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Per un’economia più giusta e inclusiva: da dove nasce il Piccolo Festival della Microfinanza

Katia Stancato
Tutor ENM

“Siamo vittime del senso comune secondo cui una alternativa non c’è”. Così Fabrizio Barca, economista e Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, ha aperto il proprio intervento al Piccolo Festival della Microfinanza durante la sessione di riflessione congiunta con l’Ente Nazionale per il Microcredito.

Una frase simbolo, bandiera di una scuola di pensiero orientata a smantellare con una limpida presa di coscienza la cultura diffusa del “there is no alternative” che da un certo punto in poi della storia economica, giungendo al suo apice con le parole di Margaret Thatcher, ha lasciato le sorti del mondo nelle mani del mercato. Oggi, di fronte all’impatto straordinario del Covid19 e alle porte di una nuova normalità che tutti coinvolge, abbiamo non solo il compito intellettuale ma il dovere morale di ripensare la società e di tracciare una alternativa non soltanto possibile, ma percorribile e operativa segnata dal binomio, individuato con un approccio controcorrente da Robert J. Shiller, finanza e società giusta. Una strada, è la tesi proposta, resa concreta proprio dalla diffusione capillare e dall’impatto nel post-pandemia della microfinanza.

Il Piccolo Festival è partito da qui: sul piano ideale dall’esigenza di tracciare in modo collettivo e condiviso un percorso di trasformazione sociale ed economica, e sul piano operativo dall’esperienza maturata nel settore e negli anni dall’Istituto Ermanno Gorrieri, promotore dell’iniziativa, da MicreoHub, società di consulenza per la finanza agevolata e partner operativo, e dai main partner della manifestazione, l’Ente Nazionale per il Microcredito, coinvolto già in fase progettuale e presente con una delegazione apicale con il Presidente Mario Baccini, il Segretario Generale Riccardo Graziano, il Vice Segretario Giovanni Nicola Pes e il Direttore della rivista Microfinanza Emma Evangelista, la Fondazione Carical e la BCC Mediocrati. A fare da sintesi e ponte tra le diverse anime, una consapevolezza diffusa e ormai matura: per pensare una ripartenza più inclusiva e giusta dobbiamo invertire lo sguardo e partire dai piccoli. Con un aggettivo, la riflessione ha provato ad abbracciare un universo ampio e molteplice: piccoli come i piccoli imprenditori emergenti, le cui idee spesso sono volano di profondo cambiamento sul piano dei destini individuali e delle comunità, e piccoli come i piccoli luoghi, dove la nascita e l’affermarsi di nuova attività economica possono significare efficace contrasto allo spopolamento e all’abbandono e modalità per tornare ad abitare borghi e Paesi delle aree interne.

Ecco, quindi, lo sguardo con cui è nato il Piccolo Festival della Microfinanza: capovolto. Non più proiettato dai centri tradizionali, le capitali della cultura e dell’economia, ai luoghi marginali ma orientato all’inverso, con la volontà di rendere i territori non solo destinatari di una proposta tradizionalmente pensata e elaborata altrove ma veri produttori di un modello culturale e ideale alternativo, capace di mettere in crisi lo standard e di pensare la molteplicità. A guidare la progettazione dell’iniziativa, alla sua prima edizione nel borgo di Fiumefreddo Bruzio, Cosenza, è stata infatti l’irriverenza, intesa come assenza di timore reverenziale verso l’intelligenza novecentesca, come volontà di abbandonare l’armamentario del pensiero tradizionale per provare a immaginare un modo diverso di fare economia e di agire nel mondo. Come ha scritto Alessandro Baricco in “Mai Più”, approfondimento nel quale l’autore si domanda se esistano oggi luoghi di produzione di una intelligenza inedita, lo sguardo non si posi più sul singolo albero, ma contempli la foresta. Non pensare l’unico, quindi, ma focalizzare il sistema e le relazioni tra le diversità. Un approccio fisiologico per i tutor dell’Ente Nazionale per il Microcredito la cui prossimità operativa accanto ai piccoli imprenditori emergenti è concreto strumento di valorizzazione delle diversità e delle unicità di ciascuno in un costante lavoro di diffusione della microfinanza nei territori, con l’effetto di sostenere le comunità in un processo teso a riabitare l’Italia, in ogni dove, anche - e soprattutto - ai margini.

Il racconto del Piccolo Festival: pensieri grandi in luoghi piccoli

Se queste sono le premesse, ambiziose, restituire l’impatto del Piccolo Festival, ancor prima del racconto, non è semplice. Il compito supera la capacità dei numeri sul monitoraggio della partecipazione, necessariamente ridotta in presenza nel rispetto delle misure di contenimento del contagio in vigore, più consistente online grazie alla versione ibrida della manifestazione, interamente trasmessa in diretta streaming sui canali ufficiali dell’iniziativa. Se l’intento, infatti, è stato portare lo sguardo ai piccoli per una economia a misura di piccoli, grande è stata la capacità di raccogliere in un luogo marginale voci centrali nel dibattito, inaugurato proprio con il messaggio dedicato del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, che per l’occasione ha voluto sottolineare come lo sguardo portato dai partner del Piccolo Festival sia fondamentale per affrontare le sfide della contemporaneità, soprattutto nel Meridione: “La difficoltà di accesso al credito delle pmi meridionali è uno dei principali divari a cui dobbiamo porre rimedio - ha dichiarato nella nota inviata - Da tempo, si dice che la soluzione è superare un modello troppo “bancocentrico”, per favorire la pluralizzazione di attori e di strumenti finanziari: tra questi, il microcredito rappresenta senza dubbio un asset cruciale, credibile e ormai irrinunciabile per centinaia di migliaia di operatori economici e di famiglie (...) Nel Mezzogiorno d’Italia - ha concluso - la sfida assume i contorni dell’urgenza: con questa consapevolezza stiamo lavorando, con l’obiettivo di rendere stabile e strutturale nei prossimi anni la crescita economica del 2021. È una partita che potrà essere vinta solo se il Sud Italia crescerà a ritmi sostenuti, se riporterà nel circuito del lavoro milioni di persone oggi scoraggiate o impossibilitate a lavorare, se sapremo scommettere e far crescere le piccole e buone idee di impresa, dovunque esse siano”.

Il ruolo dell’educazione finanziaria nella trasformazione della società.

E proprio alla platea di soggetti cui si è rivolta il Ministro Carfagna è stata dedicata la prima delle due giornate del Piccolo Festival, progettate per il coinvolgimento di interlocutori distinti e con l’obiettivo di un approfondimento tematico in grado di rispondere alle esigenze di divulgazione e di elaborazione di una proposte. La sessione inaugurale è stata, quindi, orientata all’educazione finanziaria con una Piccola Scuola tematica grazie alla quale la manifestazione è stata inserita tra le iniziative di qualità del Mese tematico del Comitato Edufin. Inaugurata da Annarita Trotta, ordinario di economia degli intermediari finanziari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, la scuola è stata progettata per aprire il Piccolo Festival rivolgendosi ai beneficiari potenziali del microcredito, riconoscendo loro il ruolo di destinatari privilegiati dell’intera iniziativa. Nel concreto, Trotta ha tenuto una lezione sulla finanza per l’impatto, strumento di lotta alle povertà consolidate ed emergenti e di costruzione di una società più buona e giusta. Sulle raccolte fondi online per sostenere idee imprenditoriali si è soffermata la crowdfunding specialist Lucia Michela Daniele, mentre hanno portato esperienze concrete locali Giorgia Falco, Presidente MAG delle Calabrie, e Mario Reda, dell’Ufficio Pastorale Diocesano di Cosenza. Le Mag, mutue di autogestione del denaro, nascono per concedere prestiti a soggetti non bancabili. Dal 2018 ad oggi le Mag delle Calabrie hanno concesso 21 microcrediti per 72mila euro. A sostenere i giovani di età compresa tra i 18 e i 45 che intendono intraprendere un’iniziativa imprenditoriale c’è anche l’Arcidiocesi di Cosenza- Bisignano. Mario Reda dell’Ufficio diocesano della Pastorale sociale del Lavoro ha presentato invece il progetto “Il seminatore” realizzato insieme alla BCC Mediocrati. Grazie al progetto i ragazzi che vogliono avviare la propria attività possono restituire il prestito, fino a 15mila euro, entro 6 anni. Garantisce la Diocesi all’80 per cento. Dal 2010 sono state finanziate 93 imprese in 26 comuni della Diocesi. A chiudere la giornata formativa gli interventi di Giovanni Nicola Pes, Vicesegretario dell’Ente Nazionale per il Microcredito - “il microcredito è cambiato in meglio, è diventato sempre più ampio, uno strumento per gestire una pluralità di target, non solo quelli più svantaggiati o ai margini della società. Pensiamo a quello che stiamo facendo in materia di innovazione, il microcredito contribuisce ad avviare start up nel campo dell’innovazione e della ricerca” - e del Segretario Generale dello stesso ente, Riccardo Graziano – “abbiamo fatto microcrediti su imprese di energie rinnovabili, aziende quotate in borsa, una fabbrica che fa tamburelli siciliani. Bisogna sostenere i ragazzi perché il futuro sono loro, hanno energia e anche intuizioni”.

La riflessione congiunta: proposte e temi di prospettiva

La seconda giornata di riflessione congiunta si è invece aperta con una considerazione: la Calabria è la regione con il più alto tasso di esclusione finanziaria in Italia. Non poteva, dunque, che essere il luogo in cui ospitare un dibattito per tracciare la vita italiana a una economia più giusta e inclusiva. A farlo Mario Baccini, Presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, con la proposta di lanciare una banca del microcredito attraverso un azionariato diffuso e popolare i cui soci devono essere i tutor, i beneficiari e gli enti non profit. Di ampio respiro l’intervento congiunto di Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, che si è soffermato sulla rimozione degli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della persona. “Si deve intervenire nei processi di formazione della ricchezza ed è necessario rivolgere le politiche pubbliche alle persone, nei luoghi”. Uno il vocabolario individuato al tavolo come insieme di parole fondamentali per tracciare la via a una ripresa solida e giusta. Tra i termini merito, inteso come capacità di concorrere a rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione della persona; libertà, non solo di andare ma anche di restare nei luoghi facendo sentire la propria voce; opportunità, non solo come possibilità di colmare il divario di istruzione legato alle condizioni di origine ma come capacità di rendere le persone abili in tutte le dimensioni della vita.

A chiudere la prima edizione del Piccolo Festival è stato il talk a più voci: una tavola rotonda tematica che ha voluto restituire l’esigenza di uno sguardo molteplice sul presente con gli interventi coordinati di Federico Bria, segretario BCC Mediocrati, Bruno Cassola, Public Affairs & Sustainability ICCREA Banca, Domenico Cersosimo dell’Università della Calabria, Andrea Pastore della Fondazione di Comunità Salernitana, Piercamillo Falasca, Consigliere del Ministro per il Sud, e Benigno Imbriano, AD Permicro, una tra le più importanti società di microcredito in Italia che ha annunciato proprio durante la manifestazione l’apertura di una sede entro la fine dell’anno a Lamezia Terme.

Il PNRR: discutere la ripartenza tra i piccoli per portare la voce dei piccoli.

Un passaggio dedicato nel racconto del Piccolo Festival merita infine il dibattito conclusivo sul PNRR e i modelli di sviluppo locale: un momento significativo proprio in virtù degli obiettivi dell’iniziativa progettata per ripensare la ripartenza in luoghi di solito non deputati alla elaborazione di una proposta di rilevanza non strettamente locale. Così se tra le voci quella del Professor Domenico Cersosimo ha sottolineato l’esigenza di colmare le disuguaglianze territoriali per superare i divari di cittadinanza che ancora oggi distinguono due Italie contemporanee e non coese, l’intervento di Piercamillo Falasca, dello staff del Ministro Carfagna, ha portato l’attenzione sulle concrete linee di azione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza sottolineando come le risorse vadano usate per generare infrastrutture e diritti, con un impatto particolare proprio per il sud. L’occasione di dibattito è stata fondamentale, infine, per accendere una luce anche sul futuro del Piccolo Festival della Microfinanza, per progettarlo compiendo un passo in più: come evento culminante di un percorso da realizzare ancora una volta nel Mezzogiorno con l’intento di eleggere il Meridione a patria di una ripartenza possibile all’insegna dell’inclusione finanziaria, sociale e della lotta alle disuguaglianze.

Il Campus della Microfinanza

Se la spinta ideale che ha generato il Piccolo Festival continua ad esercitare una forza motrice rilevante per pensare la seconda edizione, la manifestazione futura dovrà necessariamente fare tesoro delle lezioni apprese e tentare di compiere un passo operativo ulteriore verso l’elezione dei borghi a spazi di sperimentazione di un’economia più giusta e inclusiva. L’idea, nata nel dialogo e nel confronto con i relatori in vista della organizzazione di un comitato scientifico dedicato, è quella di selezionare attraverso una call pubblica un’area calabrese per individuare un circuito di piccoli Paesi dove realizzare un campus della microfinanza con attività di studio, di divulgazione e di diffusione degli strumenti del microcredito. Un vero e proprio laboratorio di inclusione sociale progettato e realizzato per produrre un impatto concreto nei territori e tra i piccoli imprenditori emergenti locali. La celebrazione del Piccolo Festival della Microfinanza, è la proposta, sarà la sessione culminante del percorso con la restituzione delle storie raccolte nel processo e dell’impatto dell’iniziativa sperimentale e la partecipazione di voci molteplici per continuare ad immaginare la via italiana a un’economia più giusta e inclusiva. Il fatto che l’iniziativa sia pensata qui, nella terra dell’esclusione finanziaria in Italia, la Calabria, rende ancora più significativa e urgente l’azione con una chiamata alla partecipazione dei soggetti attivi sul territorio e tematici sul piano nazionale.

L’economia a misura di persone potrà ripartire dalla Calabria e soprattutto dai piccoli di questa terra. L’invito, come testimoniato dai preziosi interventi raccolti nel Manifesto per Riabitare l’Italia, non è a reinterpretare un nuovo localismo: sarebbe miope. Al contrario, l’obiettivo è quello di pensare e agire dalla parte dei piccoli per aiutare le tante Italie che esistono a fare sistema, valorizzando le diversità e procedendo oltre un modello unico di sviluppo territoriale. La microfinanza in quest’ottica non solo è leva di progresso materiale e immateriale ma rappresenta la via maestra per la piena espressione di persone e comunità lungo il percorso che, insieme, vogliamo tracciare per un post-pandemia più inclusivo e per un futuro più giusto.

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UN'EUROPA PIÙ SOCIALE

< >A cura di LORENZO SEMPLICI

I lavori del Tavolo 4 sono stati affidati a un coordinamento tecnico così composto:

• Amministrazioni centrali: ANPAL, DPCoe/PCM, ACT, MLPS (DG inclusione), MIUR (Istruzione)

• Regioni: Sicilia, Toscana

L’obiettivo generale dei Tavolo 4 è quello di far emergere priorità, ambiti e modalità di intervento della politica di coesione nel perimetro dell’Obiettivo di Policy 4: un’Europa più Sociale. Tale obiettivo è articolato in tre aree tematiche – occupazione, istruzione e inclusione-protezione sociale1 - declinate a loro volta in obiettivi specifici (Tabella 1).

Il Tavolo, per ciascuno di questi obiettivi, è chiamato a illustrare i risultati operativi di maggior dettaglio, alcune tipologie e strumenti di intervento e la capacità degli strumenti di raggiungere i risultati.

Gli obiettivi specifici, anche nei lavori del Tavolo 4, dovranno essere letti con la lente dei quattro temi unificanti:

• Lavoro di qualità

• Territorio e risorse naturali per le generazioni future

• Omogeneità e qualità dei servizi per i cittadini

• Cultura veicolo e spazio di coesione Un primo esempio di questo esercizio è rappresentato nella tabella 2.

Il lavoro che tutti i partner del tavolo andranno a realizzare in riferimento a ciascun obiettivo specifico dovrà essere sintetizzato in una apposita “Scheda di Raccolta dei Contributi” predisposta dal DPCoe così articolata:

1 Quali esperienze di politiche pubbliche, tipologie di interventi e strumenti è utile proporre in quanto promettenti? Specificare le motivazioni.

2 Quali esperienze di politiche pubbliche, tipologie di interventi e strumenti andrebbero abbandonati in quanto hanno dimostrato di non essere efficaci? Specificare le criticità di contesto.

3 Come le proposte possono contribuire ad affrontare le sfide poste dai Temi Unificanti (Lavoro di Qualità; Territorio e risorse naturali, Omogeneità e qualità dei servizi, Cultura veicolo di coesione economica e sociale)3

4 Come le proposte possono contribuire al perseguimento degli obiettivi strategici della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e/o agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030?

5 Segnalare eventuali esperienze, analisi, studi, ricerche, da cui trarre informazioni per l’impostazione della programmazione (fonte, titolo, anno, link da cui acquisire documentazione pertinente).

6 Eventuali ulteriori osservazioni.

Il contributo dell’ente nazionale per il microcredito ai lavori del tavolo 4

L’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) ha partecipato, e continuerà a partecipare, alle sessioni di lavoro del Tavolo 4, offrendo il proprio contributo in termini di esperienze strutturate e progettuali e di visione, mettendo entrambe a servizio del coordinamento del tavolo.

Nella Tabella 3 vengono riportati gli obiettivi specifici sui quali l’ENM ha scelto di condividere le proprie esperienze di successo.

Per quanto concerne il contributo che le esperienze e le progettualità dell’ENM possono dare in relazione ai temi unificanti emergono i seguenti punti:

• Il microcredito imprenditoriale e le progettualità attivate per implementarne la sua diffusione e il suo

impatto si muovono nella logica di un’inclusione che passa dalla fiducia nelle capacità umane, soprattutto dei soggetti maggiormente esclusi a livello socio-economico e/o non valorizzati, superando quella strettamente assistenzialistica. Tale logica è alla base dello sviluppo di un lavoro di qualità, inoltre per quanto riguarda i giovani talenti presenti nel nostro Paese gli strumenti/progetti proposti possono essere un trampolino di lancio che indirettamente contribuiscono alla costruzione di una cultura imprenditoriale ancorata ai principi della solidarietà e della responsabilità. Difatti, il microcredito è uno strumento che per sua natura conferisce dignità e libertà alle persone che ne beneficiano e al tempo stesso le responsabilizza nei confronti del creditore. La capillarità degli strumenti di supporto all’attività del microcredito imprenditoriale che l’ENM ha costruito nel corso degli anni può costituire un importante base per l’obiettivo di ridurre i divari territoriali e garantire parità di accesso e di possibilità in termini di servizi. Elemento fondamentale del microcredito in Italia è quello di affiancare all’erogazione una serie di servizi non finanziari (implementati dai tutor formati dall’ENM e iscritti all’Elenco Nazionale obbligatorio degli operatori in servizi non finanziari ausiliari di assistenza e monitoraggio per il microcredito), che permettono di garantire omogeneità e riduzione delle disparità fra le diverse iniziative microimprenditoriali intraprese, a prescindere dal riferimento territoriale.

Va infine sottolineato come la presenza territoriale dei tutor permette di cogliere le opportunità peculiari di ciascuna realtà locale, valorizzando il territorio.

• Inoltre, si sottolinea come l’inclusione degli immigrati in processi legali di imprenditorialità possa contribuire a ridurre il lavoro illegale e conseguentemente la tutela dei diritti dei lavoratori stranieri, soprattutto in quelle regioni dove la criminalità sfrutta sistematicamente le condizioni di esclusione sociale, eco
nomica e finanziaria dei cittadini di paesi terzi.

• Un altro importante contributo al dibattito sui temi unificanti è offerto dal microcredito sociale che, nell’ambito della politica di coesione, può fornire un contributo rilevante nella co-progettazione, tra diversi attori pubblici e privati del territorio di riferimento, di servizi integrativi di quelli già presenti, superando la parcellizzazione dell’offerta, che spesso genera dispersione delle risorse economiche ed organizzative. In tale senso, il microcredito sociale offre soluzioni di welfare generativo proprio perché, escludendo ogni logica di assistenzialismo, è in grado di far fruttare le risorse a disposizione senza consumarle ma rigenerandole coi il concorso al risultato dei beneficiari. Il passaggio dalla cultura dell’assistenza alla cultura della responsabilità rappresenta il principale contributo del microcredito sociale e dei relativi servizi di accompagnamento alle sfide poste dal tema unificante in parola.

• Il microcredito e le azioni di capacity building presso le istituzioni sono due strumenti che possono consentire una più facile integrazione abitativa e una maggiore erogazione di servizi sociali capaci di rispondere puntualmente alle esigenze dei soggetti vulnerabili. La creazione di spazi condivisi e di nuove strutture abitative, con all’interno servizi di prossimità organizzati e strutturati secondo le più innovative logiche di user friendly, realizzate a partire dalla riqualificazione dell’esistente e quindi senza aumentare la percentuale di suolo consumato hanno un impatto positivo sia in termini di tutela e valorizzazione del territorio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma anche dal punto di vista culturale, in quanto favorisce l’integrazione di soggetti emarginati, aumentando la possibilità di incontro e di scambi, contribuendo ad eliminare i ghetti e a costruendo una nuova comunità coesa. L ’outcome atteso è quello di una trasformazione degli spazi urbani in una logica di sostenibilità economica, ambientale e sociale, capace di generare direttamente e indirettamente nuove opportunità lavorative di qualità.

• Gli accordi stipulati con i Ministeri e il microcredito sociale possono rappresentare una prima leva importante per garantire l’omogeneità e la qualità dei servizi, soprattutto in termini di accessibilità. Inoltre, non è di banale considerazione il fatto che persone che sono in grado di rispondere per sé e per la propria famiglia al bisogno primario delle cure mediche possono contribuire in maniera significativa allo sviluppo del proprio territorio, continuando ad esserne parte attiva. La possibilità eventuale di ampliare la portata del microcredito sociale attivando una molteplicità di accordi capillari con tutte le strutture sanitarie (per esempio istituendo sportelli di microcredito sociale al loro interno) contribuirebbe a diffondere una cultura pratica dell’inclusione, offrendo ai cittadini strumenti reali per rispondere alle loro necessità.

Bisogna inoltre sottolineare come il lavoro trasversale e capillare dell’ENM realizzato tramite le esperienze e le progettualità messe in evidenza nella Tabella 3 possa contribuire in misura significativa al conseguimento degli obiettivi elencati nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile2. La Tabella 4 riporta, suddivisi per area strategica, gli obiettivi sui quali impatta l’azione dell’ENM. Mentre nella Tabella 5 sono messi in evidenza i collegamenti fra il contributo dell’ENM e gli obiettivi strategici della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.

In conclusione, si evidenziano alcune osservazioniproposte dell’ENM al tavolo 4, finalizzate a rendere strutturale il contributo del microcredito e della finanza etica in generale all’interno della programmazione futura:

• Sarebbe importante implementare i fondi a disposizione e dedicati alle progettualità qui riportate per ampliare e sviluppare a livello capillare, anche facendo leva sul know-how e sulla rete già presente dell’ENM, lo strumento del microcredito imprenditoriale come volano di inclusione economica e di valorizzazione delle competenze anche di giovani brillanti e altamente istruiti. In questa direzione è pensabile l’attivazione di nuove risorse per la costruzione di fondi di garanzia e/o rotativi dedicati all’imprenditorialità femminile, soprattutto nelle Regioni Meno Sviluppate.

• Un’altra via da seguire è quella dell’implementazione di nuovi strumenti di finanza d’impatto (quali i SIB), sia per generare processi di welfare partecipativi e di circolarità sussidiaria, sia per stimolare l’effetto “leva” con i fondi privati, migliorando l’accesso al credito, e facendo fruttare le idee imprenditoriali innovative ad alto contenuto sociale. Quest’ultima strada si muove nella direzione degli obiettivi strategici della SNSvS legati al settore privato nell’area della PARTNERSHIP .

• Ad oggi non esiste un fondo nazionale che, analogamente al Fondo di Garanzia per le PMI per il sistema produttivo, sia di sostegno alle spese ammissibili per lo strumento di microcredito sociale. Pertanto, gli interventi di sostegno al microcredito sociale necessitano di essere realizzati ad hoc, di volta in volta, tramite operazioni territoriali in relazione alla necessità delle Pubbliche Amministrazioni e degli Enti locali e alla capacità di queste organizzazioni di mettere a disposizione fondi di garanzia che possano operare a sostegno del credito erogato. La politica di coesione può, in questo, determinare la copertura di un grande spazio di policy non ancora presidiato a livello nazionale, generando effetti moltiplicativi nell’uso del microcredito sociale. Ciò in ragione anche delle differenze di condizioni e di attività di tutoraggio obbligatoriamente previste dalla norma. In questo modo, si promuoverebbe ulteriormente il potenziale dello strumento di migliorare le condizioni di vita personali e familiari delle persone, al di fuori di logiche di assistenzialismo, ma inducendo i beneficiari ad intraprendere un uso oculato e razionale delle risorse finanziarie, senza ripudiare i meccanismi di base della finanza, ma riformulandone i valori di riferimento: la persona e non il capitarle, l’idea e non il patrimonio, l’equa remunerazione dell’investimento e non la speculazione. In tal modo, si gioca un ruolo primario nel passaggio da welfare assistenziale a un welfare delle responsabilità condivise, in cui tutti i soggetti, enti pubblici, enti privati e terzo settore, collaborano sinergicamente per attivare nuovi paradigmi di sviluppo sostenibile. La politica di coesione può trovare, nel microcredito sociale, uno strumento per: prevenire future situazioni di squilibrio finanziario e di sovraindebitamente, di giacenza in condizioni di svantaggio e di insicurezza sociale e emarginazione; diffondere la cultura della responsabilizzazione, superando la logica del contributo a fondo perduto.

• Nell’ambito delle politiche pubbliche della coesione territoriale, il microcredito sociale può assurgere a principale strumento di inclusione e coesione per:

- prevenire il fenomeno dell’usura, facilitando quei soggetti che possono sperimentare difficoltà nell’accesso al credito sano;

- contrastare l’economica sommersa, determinando la trasformazione di disoccupati e inoccupati in contribuenti attivi dello Stato;

- promuovere le politiche abitative, agevolando le operazioni di adeguamento degli impianti e dee consumi energetici e finanziando rate di mutuo o canone;

- sostenere gli individui e le famiglie nell’affrontare le necessità economiche che possono generare devianza sociale, tra cui pagamento delle spese mediche e spese scolastiche.

• Lo strumento del microcredito sociale e in particolare dell’housing microfinance potrebbe diventare il seme con il quale attivare percorsi di coprogettazione e di riqualificazione di spazi pubblici abbandonati finalizzandoli all’ampliamento dell’offerta di alloggi da destinare a target specifici. In questa direzione l’ENM ha stipulato una convenzione con il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori. Anche la diffusione territoriale dell’ENM tramite i suoi sportelli e i suoi tutor sono sicuramente un elemento che permetterebbe di sviluppare progettualità coerenti con l’obiettivo specifico in oggetto su tutto il territorio nazionale. Un ulteriore contributo che l’ENM può avere è in relazione allo sviluppo di strumenti di finanza d’impatto, una realtà in forte crescita e ritenuta la più adeguata per il raggiungimento degli SDGs. Ad oggi, secondo gli ultimi dati, gli investimenti d’impatto nell’housing rappresentano il primo settore d’intervento.

1 Per ciascuna di queste tre aree tematiche è stata dedicata una sessione dei lavori dei tavoli, al fine di facilitarne l’approfondimento e meglio indirizzare il dibattito del partenariato. In particolare, il 13 giugno 2019 si è tenuta la sessione dedicata all’Istruzione, il 10 luglio 2019 quella dedicata all’inclusione e protezione sociale, mentre il 19 settembre si terrà quella riguardante l’area tematica dell’occupazione.
2 Il testo completo della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile è disponibile ai seguenti link: https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/sviluppo_sostenibile/obiettivi_ita_1.pdf; https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio_immagini/Galletti/Comunicati/snsvs_ottobre2017.pdf.

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UN'EUROPA PIÙ VICINA AI CITTADINI

< >A cura di SILVIA PODDA

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PREMESSA

Il confronto partenariale per la programmazione della politica di coesione rappresenta un momento importante per gli Stati membri1, esso è esplicitamente previsto dal Codice di condotta europeo del partenariato (ECCP) nell’ambito dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE), introdotto dal Regolamento delegato (UE) della Commissione n. 240/2014, nella cui introduzione si legge:

“Il partenariato rappresenta un evidente valore aggiunto nel garantire l’efficacia dell’attuazione dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE). Esso accresce l’impegno collettivo e la responsabilità delle politiche dell’Unione, aumenta le conoscenze, competenze e pareri disponibili nella programmazione e attuazione di strategie e assicura una maggiore trasparenza nei processi decisionali.”


La condivisione di idee, progetti, esperienze con gli attori istituzionali, economici e sociali che partecipano alla programmazione della politica di coesione, che è la principale politica di investimento dell’Unione Europea, appare chiaramente un arricchimento nella definizione delle strategie che si vogliono definire per la crescita del sistema Paese. Infatti, la politica di coesione (o politica regionale europea), promuove lo sviluppo equilibrato dei diversi territori dell’Unione. In particolare, essa è tesa a superare il divario tra i diversi livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite, e ciò avviene attraverso il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale: accrescimento della competitività tra le imprese, creazione di condizioni favorevoli alla crescita economica, creazione di nuovi posti di lavoro, in generale, miglioramento della qualità della vita dei cittadini degli Stati membri2.

La modalità attraverso cui avviene il confronto partenariale per il periodo 2021-2027, è l’istituzione di 5 Tavoli, ognuno dei quali è competente per il proprio Obiettivo di Policy (OP):

I LAVORI DEL TAVOLO 5

Il Tavolo 5 è dedicato all’Obiettivo di policy (OP) “Un’Europa più vicina ai cittadini”. Il coordinamento tecnico del Tavolo è affidato ad Amministrazioni centrali, a Regioni e a Comuni, vedi Tabella 1.

Finora, si sono svolte tre riunioni del Tavolo: il 28 maggio, il 18 giugno e il 16 luglio. Il 24 settembre e il 3 ottobre sono previste le ultime due riunioni del Tavolo, inoltre sono stati calendarizzati due ulteriori incontri in plenaria, comuni a tutti gli Obiettivi di Policy: il 15 ottobre è previsto un focus sul Mezzogiorno, e il 22 ottobre si svolgerà la plenaria conclusiva. Anche il Tavolo 5, così come previsto per gli altri Tavoli, al termine di lavori elaborerà un documento conclusivo che fornirà un utile contributo programmatico all’Accordo di Partenariato dell’Italia per il periodo 2021-2027.

L ’Obiettivo di policy 5 è finanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) ma date le sue specificità, sono in fase di definizione possibili aperture al Fondo Sociale Europeo (FSE). Tale Obiettivo di policy è declinato in due obiettivi specifici (OS) simmetrici per aree urbane e non urbane:

• promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale, il turismo e la sicurezza nelle aree urbane;

• promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale, il turismo e la sicurezza in territori diversi dalle aree urbane.

Nell’OP 5 rientrano tutte le tipologie di interventi di sviluppo locale che per la loro attuazione prevedono l’utilizzo di strumenti e strategie territoriali, si tratta di

una importante novità rispetto alla programmazione 2014-2020 attualmente vigente, vi è una vera e propria inversione di rotta:

“L’Italia ha un’ampia diversità geografica di “territori” (urbani, metropolitani, rurali, ma anche costieri, insulari, di montagna) con un elevato grado di complessità, potenziale e sfide. Le strategie territoriali devono essere attuate in sinergia con gli altri obiettivi politici, con il fine primario di promuovere lo sviluppo economico e sociale delle zone più colpite dalla povertà. Sono pertanto necessari investimenti a livello territoriale, in termini di aree funzionali: le aree funzionali metropolitane devono affrontare le sfide legate alla povertà, causate anche dall’effetto “agglomerazione” e dalle tendenze demografiche; le aree urbane medie devono sviluppare modalità innovative di cooperazione per migliorare il loro potenziale economico, sociale e ambientale, tenendo conto dei gruppi più vulnerabili; le zone interne che si trovano ad affrontare le sfide demografiche e la povertà devono migliorare la qualità dei servizi di interesse generale. Nel contesto delle strategie territoriali sono anche necessari investimenti per promuovere il patrimonio culturale e dare sostegno alle imprese nel settore culturale e creativo, con particolare attenzione ai sistemi di produzione locali e ai posti di lavoro radicati nel territorio, anche attraverso la cooperazione territoriale 3”

Appare evidente l’intenzione di fornire strumenti e strategie flessibili per il raggiungimento dell’obiettivo prioritario che è lo sviluppo locale. Viene riconosciuta la grande diversità geografica dei territori italiani che rappresenta, al tempo stesso, una sfida e un’opportunità. Gli strumenti messi a disposizione per la programmazione 2021-2017 sono contenuti negli artt. 22-23 della proposta di CPR 2021-2027 (Testo compromesso del Consiglio) e descritti nella tabella 2.

Ampio spazio viene in questo modo riservato alle iniziative locali, che saranno frutto della concertazione tra gli attori istituzionali, economici e sociali del territorio cui è diretto l’intervento.

Data la forte connotazione territoriale dell’OP 5 sarà possibile programmare interventi che attivino misure

nell’ambito dei diversi Obiettivi di Policy (OP 1, OP 2, OP , 3, OP 4) e che assicurino l’integrazione dei Fondi strutturali europei (come il FESR, FSE + per esempio), dei Fondi nazionali come il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), e di altri Fondi europei settoriali (come per esempio il Fondo Asilo e migrazione – AMF). Viene, inoltre, lasciata aperta la possibilità di programmare e realizzare interventi in ambiti tematici non coperti dagli altri OP: patrimonio culturale, sicurezza e turismo. La finalità dell’OP 5 potrebbe riassumersi in una frase:

“fare tutto quello che serve” per lo sviluppo locale4

IL CONTRIBUTO OFFERTO DALL ’ENM AI LAVORI DEL TAVOLO 5 L ’ENM ha offerto il suo contributo tecnico al Tavolo 5, descrivendo la propria esperienza nella gestione di progetti cofinanziati dai Fondi strutturali europei, nella partecipazione ad interventi di sviluppo locale realizzati in partenariato con Regioni, Enti locali e Amministrazioni pubbliche, e mettendo in evidenza:

L ’ENM ha messo a disposizione del Tavolo la descrizione dei progetti realizzati in diversi ambiti tematici, ma che nel futuro potrebbero essere oggetto di un intervento unico integrato nelle aree urbane e non urbane, mediante le strategie di sviluppo territoriali proposte dalla programmazione della politica di coesione 20212027. Come più volte detto durante la discussione del Tavolo 5, nell’impostazione 2014 – 2020 dei fondi FESR e FSE “non esiste un obiettivo di policy interamente dedicato allo sviluppo locale economico, sociale e ambientale con esplicitazione su alcuni temi (patrimonio culturale, turismo, sicurezza) e con attuazione solo attraverso strumenti territoriali”, pertanto ha senso ragionare su interventi verticali sugli attuali Obiettivi Tematici 14-20.

Progetti realizzati dall’ENM

• L ’Housing Microfinance volto alla riqualificazione di abitazioni di soggetti vulnerabili e al recupero di spazi pubblici dismessi;

• Progetto “Capacity building sugli strumenti finanziari di microcredito: definizione e sperimentazione di nuove competenze e strumenti per la gestione efficace ed efficiente dei programmi” (2012-2014) PROGRAMMA PON GAS FSE 2007-2013;

• Strumenti di green finance, come i green bond, a disposizione di persone, imprese ed amministrazioni che vogliono avviare progetti di sostenibilità ambientale, come l’efficientamento energetico di abitazioni residenziali e non, di edifici e strutture pubbliche anche da mettere a disposizione come spazi sociali;

• Microcredito imprenditoriale, che ha la finalità sostenere l’avvio o lo sviluppo di iniziative di microimpresa o di lavoro autonomo, ovvero promuovere l’inserimento di persone fisiche nel mercato del lavoro;

• Progetto «MICROCREDITO DONNA» (20132016);

• Azioni di sensibilizzazione di stakeholders, attori istituzionali ed economici di filiera turistica delle Regioni Convergenza attraverso la promozione e diffusione della conoscenza degli strumenti di microcredito e di microfinanza (POIN 2007-2013).

Esperienze significative e modalità di intervento in specifiche aree territoriali

• Progetto “Rete microfinanziaria nazionale dei Comuni” - Protocollo d’intesa ENM-ANCI Attività: orientamento, formazione, tutoraggio dei microimprenditori; costituzione di un Fondo unico di garanzia e sviluppo. Destinato ai Comuni di tutto il territorio nazionale che decidono di aderire;

• L ’Ente ha attivato 163 Sportelli per il Microcredito attivi presso Comuni, Centri per l’impiego, Comunità montane, Università pubbliche e Camere di Commercio sull’intero territorio nazionale. Sono 245 gli operatori di sportello impegnati nelle relative attività di gestione e divulgazione, coordinati sia con incontri de visu che per il tramite della piattaforma. Gli Sportelli si configurano oggi come vere e proprie strutture del Paese e sono specializzati nell’accompagnamento all’accesso agli strumenti per l’autoimpiego e il microcredito, a valere sia su misure nazionali che su misure locali. L ’Ente cura la formazione e l’aggiornamento degli operatori territoriali, i quali sono messi in condizione di gestire l’intero flusso informativo, anche grazie alla piattaforma informatica “Rete microcredito” messa a loro disposizione. Tra l’Ente Nazionale per il Microcredito e l’istituzione pubblica presso la quale viene attivato lo Sportello per il Microcredito viene stipulato un atto di impegno che vincola le parti.

• L ’Ente ha attivato una pluralità di altri accordi con regioni ed enti locali, segnatamente ai seguenti fini: costituzione fondi di garanzia a beneficio di settori specifici o target specifici, realizzazione di attività di educazione finanziaria ed imprenditoriale, realizzazione di attività di capacity building, ingegnerizzazione di strumenti finanziari.

CONCLUSIONI

Il microcredito si configura come strumento elettivo di sviluppo locale: data la sua natura flessibile e multidisciplinare ben si presta alla realizzazione di interventi integrati finalizzati alla promozione della crescita sociale, economica e ambientale delle aree urbane e non urbane, anche attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale, del turismo e della sicurezza. E alla realizzazione di Interventi in grado di soddisfare i 4 “temi unificanti” proposti per la discussione partenariale e come guida alla programmazione.

1 In Italia il confronto con il partenariato istituzionale, economico e sociale per la programmazione della politica di coesione per il settennio 20212027, è stato avviato il 27 maggio 2019 con la presentazione del documento “Temi unificanti: quali e perché, connessioni con i Regolamenti, primi spunti per la discussione partenariale” da parte del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si occupa della gestione dei Tavoli partenariali.
2 Per un approfondimento dell’argomento si rimanda all’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
3 Fonte Country Report 2019 della Commissione europea- ALLEGATO D - ORIENTAMENTI IN MATERIA DI INVESTIMENTI FINANZIATI DALLA POLITICA DI COESIONE 2021-2027 PER L ’ITALIA 4 Fonte Slides di presentazione della prima riunione di confronto partenariale del 28/5/2019, realizzate dal Coordinamento tecnico del Tavolo 5

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UN'EUROPA PIÙ VERDE

A cura di ROSARIA PARISI

Nel maggio del 2018 la Commissione Europea avanzò le proposte per il nuovo bilancio europeo e dei regolamenti afferenti alla politica di coesione ’21-’27, iniziando così le attività per la definizione del nuovo quadro di riferimento finanziario e normativo per il European New Programm.

La Commissione Europea propone l’adozione di nuovi strumenti finanziari per il bilancio a sostegno di un aumento di spesa per mezzo di risorse aggiuntive, con l’obiettivo di apportare nuovi finanziamenti e destinarli verso nuove priorità, rafforzando quei programmi tanto caldeggiati dalla stessa quali: ricerca e innovazione, clima ed ambiente, giovani.

In particolare i settori che beneficiano di un incremento di risorse rispetto al QFP attuale sono:

• ricerca, innovazione e agenda digitale

• migrazione e gestione delle frontiere

• azione esterna

• clima e ambiente

La Politica di Coesione sarà finanziata dal Fondo di Coesione, dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dal Fondo Sociale Europeo+ (FSE+). Per l’Italia assistiamo ad un consistente aumento di risorse: nel periodo 2021-2027 ammonteranno, infatti, a circa 43,5 miliardi di euro. La Commissione Europea per il nuova programmazione ha proposto e predisposto degli importanti cambiamenti in un’ottica di semplicità, flessibilità ed efficienza. Per prima cosa gli 11 obiettivi tematici del periodo 2014-2020 saranno sostituiti da cinque più ampi obiettivi che permetteranno agli Stati di essere in grado di trasferire in modo più agevole le risorse nell’ambito di una determinata priorità:

• un’Europa più intelligente

• un’Europa più verde

• un’Europa più connessa

• un’Europa più sociale

• un’Europa più vicina ai cittadini

A livello di programmazione, ci sarà solo un documento strategico per Stato, l’accordo di partenariato che sarà un documento molto semplificato dove ogni Stato dovrà indicare quali dei cinque obiettivi strategici intende perseguire, attraverso quali obiettivi specifici e quali fondi a finalità strutturale. In tale accordo sarà indicato anche l’elenco dei programmi, nazionali e/o regionali, che dovranno essere predisposti entro tre mesi dalla presentazione dell’accordo stesso e che potranno essere anche plurifondo.

L ’Allegato D al Country report sull’Italia delinea le priorità di investimento che l’Italia è chiamata ad affrontare e su cui, secondo i tecnici della Commissione UE, si dovrebbe concentrare la spesa dei fondi strutturali europei 2021-2027. Per ciò che concerne il TAVOLO 2 “Un’Europa più verde” per il settore clima ed energia si suggeriscono investimenti rivolti a migliorare l’efficienza energetica e a promuovere le tecnologie rinnovabili, procedendo verso un’ampia opera di ristrutturazioni che riguarderanno il patrimonio immobiliare pubblico oltre ad investimenti rivolti ad aumentare la resilienza idrogeologica.

Uno dei primi temi affrontati in sede di riunione partneriale, nell’ambito del tavolo 2, ma presente anche in tutti gli altri tavoli di lavoro, è l’opportunità di procedere alla riorganizzare di gran parte della programmazione 2014-2020 proiettandola verso quella nuova 2021-2027 letta alla luce degli obiettivi specifici del prossimo ciclo.

Il quadro che ne emerge inerentemente all’obiettivo di policy 2, attesta che le risorse stanziate ad oggi per il settore green sono pari 16 mld di euro totali per OPOS di cui 7,4 costituiscono il costo pubblico monitorato totale riguardo a:

• Efficienza energetica ed energia rinnovabile

• Smart grid o reti intelligenti

• Clima e rischi

• Risorse idriche

• Rifiuti

• Biodiversità ed inquinamento

Nello svolgersi dei lavori del tavolo 2, si è tenuto a sottolineare come il Piano energia clima integrato adottato dall’Italia, inviato a Bruxelles, sia stato riconosciuto il migliore tra quelli presentati alla Commissione, e preso come esempio di best practice invitando tutti gli Stati europei a muoversi sulla stessa linea di lavoro nella trattazione degli argomenti e nell’affrontare i temi proposti.

Il piano energie clima ha 5 pilastri coesistenti: decarbonizzazione, efficientamento energetico, sicurezza energetica, ricerca, innovazione e competitività, mercato interno dell’energia, L ’ accento è stato posto sulla necessità di fornire adeguate risorse per la ricerca che possano aiutare la competitività dei Paesi.

Priorità maggiore viene data al fotovoltaico sugli edifici e su aree non adatte ad altri usi coinvolgendo gli enti territoriali nella fase di programmazione degli obiettivi soprattutto per l’individuazione delle aree idonee. Una volta individuate le aree idonee sarà più facile accelerare i tempi, sburocratizzando le procedure dando più velocità all’installazione degli impianti sul territorio.

Obbligo d’integrazione delle fonti di energie rinnovabili non solo negli edifici nuovi ma anche negli esistenti in particolari condizioni, ovvero attraverso la riconversione e l’ottimizzazione degli impianti con particolare attenzione ai vincoli ambientali. I temi affrontati nella la nuova programmazione per l’efficienza energetica emerse durante il tavolo 2 hanno puntato l’attenzione su:

• efficientamento energetico degli edifici pubblici con ristrutturazioni radicali, delle case popolari anche in relazione alla lotta contro la povertà energetica.

• efficientamento energetico della illuminazione pubblica ed azioni di sensibilizzazione del target destinatari attraverso campagne informative.

• adozione di soluzioni tecniche innovative anche utilizzando tecnologie consolidate: eolico off shore su piattaforme galleggianti.

Per le energie rinnovabili innovative combinabili tra di loro limitatamente ad specifici ambiti, l’attenzione è rivolta a temi quali:

• La geotermia utilizzando sistemi integrati di riscaldamento/raffreddamento con impianti solari a zero emissioni e processi di riconversione degli impianti con particolare attenzione ai vincoli ambientali

• I biocarburanti avanzati sintetici per usi industriali e civili

Per le reti elettriche:

• Interventi di smartizzazzione e modernizzazione della rete volta al miglioramento della resilienza del sistema per rispondere a fenomeni climatici avversi

• Interventi di grid edge volti alla costruzione di infrastrutture di monitoraggio tra stoccatori e gestori della rete elettrica

I temi affrontati nella la nuova programmazione per l’economia circolare hanno toccato:

• promuovere la transizione verso un economia circolare attraverso il riutilizzo delle acque reflue depurate in quelle regioni che presentano maggiore carenza idrica (Sicilia, Calabria; Campania e Molise) ob.s 5 > ob.s 6. Il recupero dovrebbe far leva su un minore prelievo a monte e conseguentemente se la richiesta di fabbisogno finanziario si spostasse sul tema territorio, invece che sui servizi si supererebbe la condizione abilitante e il vincolo territoriale.

• promuovere la gestione sostenibile dell’acqua attraverso una pianificazione aggiornata degli investimenti necessari al settore idrico e nel settore delle acque reflue.

A livello nazionale intanto i 5 tavoli di lavoro (uno per ogni obiettivo di policy) hanno avviato la discussione identificando 4 temi “unificanti”:

1)Lavoro di qualità;

2)Territorio e risorse naturali per le generazioni future;

3)Omogeneità e qualità dei servizi per i cittadini;

4)Cultura come veicolo e spazio di coesione.

Di seguito la situazione per il Tavolo 2 “Un’Europa più verde” (Tabella).

Al momento le riunioni già svoltesi hanno riguardato i seguenti argomenti1:

5)Riunione del 16 maggio 2019: far emergere priorità, ambiti e modalità d’intervento della politica di coesione nel perimetro dell’obiettivo di policy 2: “Un’Europa più verde”.

6)Riunione del 6 giugno 2019: adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione dei rischi, biodiversità ed inquinamento.

7)Riunione del 4 luglio 2019: mitigazione cambiamenti climatici (energia), acqua e rifiuti.

Il gruppo tecnico di coordinamento, per il tavolo 2, vede la partecipazione di DP .Coe/PDC; ACT; ANPAL; MISE; MATTM; DIP .PROT. CIVILE/PDC; REGIONE SARDEGNA E REGIONE UMBRIA. Quest ultime hanno portato all’attenzione dei lavori i percorsi intrapresi nell’ambito della green economy esponendo le attività in essere ed i risultati ottenuti.

CONTRINUTI DELL'ENTE NAZIONALE PER IL MICROCREDITO AL TAVOLO 2

Tutte le operazioni di microcredito effettuate dalle banche convenzionate con l’ENM possono essere destinate all’acquisto di beni e servizi connessi con le misure di efficienza energetica relative agli immobili. Ad esempio: impianti termici, pannelli solari, serramenti ed infissi, caldaie a biomassa, coibentazione, ecc.). Particolare attenzione agli investimenti in efficientamento energetico viene posta nell’ambito dell’housing microfinance” volto alla riqualificazione anche energetica di:

• abitazioni di soggetti vulnerabili (c.d. microcredito sociale).

• abitazioni da trasformare in strutture microricettive (c.d. microcredito imprenditoriale per la microricettività).

Tra gli strumenti di finanza innovativa cui l’Ente sta guardando con interesse rientrano i green bonds, strumenti finanziari relativamente nuovi, ma che hanno conosciuto un tasso di crescita straordinario negli ultimi anni. Come noto, si tratta di obbligazioni la cui emissione è legata a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni, ecc. I green bond2 permettono infatti di finanziare vari tipi di progetti con caratteristiche di sostenibilità ambientale, come il trattamento dell’acqua e dei rifiuti, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento, infrastrutture per i trasporti e, più in generale, iniziative legate all’utilizzo sostenibile dell’acqua o all’edilizia eco-compatibile.

Il microcredito green per l’efficientamento energetico degli immobili (ob.specifico 1 e ob.specifico 2)

Per quanto riguarda gli obiettivi specifici 1 e 2, lo strumento microcreditizio, così come disciplinato dalla normativa italiana con una componente di erogazione finanziaria e una componente di erogazione di servizi non finanziaria, può diventare, attivando le dovute sinergie in campo legislativo, urbanistico e istituzionale, una leva per implementare processi di efficientamento energetico all’interno delle singole unità abitative, ma anche in relazione al miglioramento in chiave green di interi edifici condominiali e di complessi aziendali. In questa direzione, l’ENM può avere un importante ruolo di sviluppo e promozione di innovativi strumenti di impact finance, che ad oggi rappresentano il volano finanziario più adeguato per il conseguimento degli SDGs e di numerosi obiettivi della SNSvS. In particolare, uno strumento che potrebbe essere implementato, in sinergia con un nuovo quadro normativo, è quello del microcredito sociale declinato nella logica del group lending e finalizzato al miglioramento energetico in chiave di economia circolare a impatto zero in termini di emissioni. Ad oggi, l’importo limitato del microcredito sociale spesso non permette un processo di efficientamento completo poiché i costi sono molto elevati, per tale ragione la logica appena illustrata potrebbe supportare la scelta congiunta di più nuclei familiari appartenenti alla medesima comunità abitativa (condominio) di fare richiesta di microcredito green, condividendone oltre che la finalità anche la responsabilità di restituzione (joint liability). Se tale strumento dovesse poi essere accompagnato da una normativa favorevole, per esempio in materia di sgravi fiscali e/o costituzione di un fondo di garanzia dedicato alla riduzione delle emissioni e dei rifiuti, l’impatto complessivo potrebbe essere notevole. Lo strumento proposto, in continuità con l’approccio dell’impact finance, genera benefici molteplici per una pluralità di soggetti (pubblico, privato, sistema finanziario e mercato), rispecchiando la logica win-win.

1 FONTE: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Politica di coesione, programmazione 2021-2027
2 FONTE: Commissione Europea
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