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  • A SCUOLA DI MICROFINANZA

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    A SCUOLA DI MICROFINANZA

    Stefano Battaggia | Consulente in affari europei

    Nel mondo accademico, un tema sempre attuale è quello dell’ alfabetizzazione finanziaria quale strumento di lotta contro l’indebitamento, effetto della povertà e causa di disperazione. Un tema meno dibattuto, ma non meno importante, è quello della formazione degli esperti in microfinanza, coloro destinati a lavorare nel mondo variegato della microfinanza.

    La preparazione richiesta riflette la complessità che la materia stessa presenta. Infatti, la microfinanza include settori con approcci e strumenti di studio differenti: dalla tecnica bancaria alla finanza aziendale, dalla sociologia alla psicologia, dall’economia agraria al risk management. Si ritiene che un buon programma di studio debba contenere una simulazione della creazione di una impresa di microfinanza (IMF), dall’analisi del mercato ai bilanci prospettici.

    Con un occhio al passato, l’offerta di formazione in microfinanza in Italia ha annoverato alcuni programmi che, cessata l’attività, hanno fatto comunque scuola. Fra questi, menzioniamo il corso post-laurea organizzato dal CIRIG (Centro Interdipartimentale per la Ricerca sociale e Intervento sui Gruppi), presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Bologna. Il corso, coordinato dalla prof. Luisa Brunori, poneva l’accento sulle va- riabili psicologiche del prestito di gruppo nel modello Grameen. Non a caso la Fondazione Grameen Italia ha sede a Bologna, come anche il MIO (Microfinance International Obser- vatory). Nel 2014 la Fondazione ha pubblicato i risultati di una ricerca sul potenziale del microcredito e del Social Business in Italia in un volume intitolato “faremicrocredito.it” (Franco Angeli) e un testo dal titolo “The Other Side of the Coin: The Psychological Implications of Microcredit” una riflessione sul complesso rapporto tra psiche, relazioni sociali e modelli economici.

    Dal 2002 al 2010 l’Università di Bergamo ha organizzato tramite il CCI - Centro di ricerca sulla cooperazione internazionale e in collaborazione col CIPSI (Coordi namento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale), il Ministero degli Affari Esteri e la Fondazione Dell’Amore di Milano, quattro edizioni di un Master in Microfinanza dedicato a laureati provenienti dai Paesi in via di sviluppo. L’organizzazione del corso ha beneficiato dell’ esperienza e della passione per la microfinanza (con particolari esperienze in Africa e nel Medio Oriente) della prof.ssa Laura Viganò.

    L’offerta formativa si rinnova però continuamente: l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” organizza da quest’anno un master in Finan- za Etica e Microcredito. L’obiettivo del Master è fornire ai partecipanti strumenti di conoscenza, di management, organizzativi e operativi della finanza etica e del microcredito, oltre che di visione di gestione dei servizi, per operare efficacemente nell’ambito della microfinanza e del microcredito. Il corso è rivolto a soggetti inte- ressati a sviluppare una concreta professionalità nelle istituzioni e nelle imprese nel campo della finanza etica e del microcredito.

    Sempreverde è il Boulder Microfinance Training (MFT), che si svolge da più di vent’anni a Torino. Il corso, che prevede un soggiorno estivo di tre settimane, mette assieme profes- sionisti da tutta la sfera della microfinanza: IMF, istituzioni ed enti pubblici, banche, organizzazioni umanitarie e di cooperazione allo sviluppo, università, ecc. Particolarmente interessante quindi è la possibilità di fare networking fra professionisti del settore. Il costo di partecipazione, piuttosto elevato, prevede normalmente una qualche forma di sponsorizzazione.

    http://www.itcilo.org/en/community/news/boulder-microfinance-training-in-turin

    In ambito europeo, spicca l’European Microfinance Programme (EMP), ospitato presso la moderna sede della Solvay Brussels School, la facoltà di Economia della Université Libre de Bruxelles. Il corpo insegnante proviene da tre diverse universi- tà (Université libre de Bruxelles; Université de Mons, Université Paris Dauphine) e da ONG partner quali ADA, BRS, CERISE, Positive Planet (già Planet Finance) e SOS Faim. Al master si accede tramite selezione dopo una laurea magistrale (300 CFU). Le lezioni del Master, che consta di 60 crediti formativi universitari (CFU), sono se- rali ed è previsto uno stage obbligatorio in un Paese in via di sviluppo della durata di due o tre mesi. La condizione di studente all’EMP permette di ottenere un forte sconto per la partecipazione alla European Microfinance Week, che si tiene in Lus- semburgo ogni autunno.

    http://www.europeanmicrofinanceprogram.org/

    La Universidad Autonoma de Madrid offre il Master internacional en microfinanza para el emprendimiento, già arrivato all’ottava edizione. Il master di 60 CFU viene impartito prevalentemente in inglese, e, in minor misura, in spagnolo. Il corso unisce una formazione teorica con un’ esperienza di stage di un minimo di 150 ore presso una istituzione del settore della microfinanza, sia in Spagna che all’estero.

    http://www.mastermicrofinance.com/

    La scozzese Glasgow Caledonian University (GCU) organizza nel 2016 un master innovativo chiamato ‘MSc Social Business and Microfinance’. Questo programma, il primo del suo genere in tutto il mondo, esplora l'imprenditorialità sociale, ponendo l’accento sulle questioni più scottanti per la società. La direzione del programma ritiene che esso o moduli all'interno di esso si rivolgano a imprenditori sociali esistenti e persone che lavorano per i governi, intermediari di investimenti sociali e le imprese sociali da tutti i Paesi.

    http://www.gcu.ac.uk/study/postgraduate/courses/details/index.php/P02763-1FTA-1617/ Social%20Business%20and%20Microfinance

    Per quanto riguarda i corsi in modalità e-learning segnaliamo tre offerte didattiche:

    In Germania, la Frankfurt School of Finance & Management è specializzata in corsi online per ottenere i titoli di Certified Expert in Microfinance e Certified Expert in Microinsurance. Inoltre, in collaborazione con la Islamic Relief Academy, è stato recentemente attivato un corso in 'Islamic Microfinance'.

    http://www.frankfurt-school.de/linked/en/courses/microfinance.html

    Il Tokyo Development Learning Centre organizza annualmente un corso a distanza interattivo chiamato Microfinance Training of Trainers (MFTOT). Il corso è stato lanciato nel 2005 dall’ Asian Development Bank Institute (ADBI), dal World Bank Tokyo Development Learning Center (TDLC) e il United Nations Capital Development Fund (UNCDF).

    http://www.jointokyo.org/

    L’inglese Microfinance Association offre un percorso di studio a distanza in collaborazione con l’Università Guglielmo Marconi di Roma. La scuola si avvale della collaborazione dei proff. Mario La Torre e Gianfranco Vento.

    http://www.microfinanceassociation.org/page.aspx?id=71&nId=154

    Infine, segnaliamo una iniziativa, per così dire, pan-accademica. Lanciata nel 2009 da Positive Planet e dalla Freie Universität Berlin, col supporto dell’Unione Europea, University Meets Microfinance (UMM) è un'iniziativa che promuove la cooperazione tra università, studenti in Europa e gli operatori di microfinanza per contribuire all'innovazione della microfinanza e l'educazione allo sviluppo. UMM è attiva principalmente nei settori dell'istruzione microfinanza, la ricerca nella microfinanza, la capitalizzazione e diffusione delle informazioni, lo scambio professionale. Tutte le attività UMM (seminari, corsi in modalità e-learning e outline, training of trainers) sono svolte sotto l'ombrello della lussemburghese Piattaforma Europea di Microfinanza (e-MFP).

    http://www.universitymeetsmicrofinance.eu/

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  • ALCUNE RIFLESSIONI SULL'IMPRENDITORIA GIOVANILE

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    ALCUNE RIFLESSIONI SULL'IMPRENDITORIA GIOVANILE

    Giovanni Esposito | Consigliere Tesoriere dell’ordine degli Ingegneri di Napoli.
    Membro commissione nazionale CNI Ingegneria e Industria.
    Membro DEL gruppo di lavoro nazionale per la Finanza di Progetto. Coordinatore della Commissione Ingegneria Gestionale

    Il documento allegato1 è stato presentato nel corso del convegno, svoltosi a Napoli alla fine del 2015, di presentazione dei risultati ottenuti dal Progetto We Start al termine della fase di “Idea Harvesting”, iniziata nel settembre 2015.

    La conclusione del progetto è prevista a Maggio 2016.

    We Start è un’iniziativa promossa dal Rotaract Napoli Sud Ovest e dall’associazione ItaliaCamp per fornire a giovani under 30 della provincia di Napoli il “knowhow e gli strumenti pratici per la creazione e sviluppo di Progetti e Start-up con una forte connotazione di impatto sociale”. In particolare si era richiesto ai giovani concorrenti di presentare idee nell’ambito della COMMUNITY DEVELOPMENT (“Servizi innovativi per sostenere la solidarietà, l’inclusione e l’integrazione sociale e le tematiche culturali”) e della URBAN&RURAL REGENERATION (“Ripensare gli spazi urbani e rurali, riqualificare luoghi della comunità per favorirne lo sviluppo sociale, culturale ed ecosostenibile”). Il documento analizza alcuni dati forniti dal Centro studi Unioncamere – Osservatorio sulla demografia delle imprese, collegandoli logicamente con quelli sul mercato del lavoro nel Sud, relativi ad anni precedenti,

    forniti da “Noi Italia 2015 – ISTAT”, e con i dati sulle opportunità occupazionali, ottenuti da elaborazioni su fonti ISTAT, evidenziando come l’attuale sviluppo dell’autoimpego e dell’autoimprenditorialità sia un necessario mezzo per contrastare la disoccupazione, ma anche un'opportunità da cogliere. Termina quindi con alcune considerazioni sull’imprenditoria ad impatto sociale per fornire ai giovani concorrenti alcune indicazioni sui modelli interpretativi di tale realtà, di supporto alla redazione del richiesto Business Plan.

    Gli ultimi dati del Centro studi Unioncamere – Osservatorio sulla demografia delle imprese2 (costruito elaborando i dati provenienti dal registro delle imprese) evidenziano come anche nel 2015 il sistema delle imprese italiane abbia ripreso a crescere, raggiungendo tasso di crescita annuo pari a quello che si riscontrava nel 2007 (0,75% ), e risalendo dal valore minimo toccato nel 2013 - con un saldo fra le imprese nate e cessate pari a 12681 e con un tasso di crescita dello 0,21% -, ai valori del 2014 - saldo di + 30718 e tasso di crescita dello 0,51% -, ed ai valori del 2015, con un saldo di + 45181 ed un tasso di crescita dello 0,75%.

    I dati del primo trimestre 2015, presentati nel documento, e relativi agli “under 35” (ovvero +35442 nuove imprese create da uno o più giovani con meno di 35 anni di età) sono stati confermati dai dati di tutto il 2015 che vede ben +66202 nuove imprese create dai giovani. Sembra, pertanto, che i giovani abbiano preso atto della crisi del mercato del lavoro e abbiano quindi iniziato a sperimentare la voglia di “mettersi in proprio” e si stiano confrontando con il mercato del lavoro (ed in particolare con la disoccupazione) in termini di auto impiego ed autoimprenditorialità, ovvero, basandosi sulle proprie capacità.

    I giovani hanno cambiato prospettiva sul mercato del lavoro

    È rivalutata l'autoimprenditorialità con un'attenzione particolare ai modelli che prevedono un focus sull'impatto sociale

    La disaggregazione di questi dati per area geografica ha evidenziato che circa un terzo delle nuove imprese giovanili “under 35” (ovvero + 13169 imprese) del primo trimestre 2015 è stato creato nel mezzogiorno, con preferenza ai settori del commercio, delle costruzioni, dei servizi di ristorazione, che il saldo delle imprese individuali (+10604) è il doppio di quello delle imprese di capitale (+4828) e che circa i 2/3 di queste nuove

    imprese “under 35” ha “puntato subito su internet”, confermando il rilevante ruolo di facilitatore svolto dalla tecnologia ICT (Information and Communication Technology) sia per l’individuazione di nuovi modelli di business (quali ad esempio l’e-business) in ogni settore economico-produttivo sia per l'impegno non rilevante, in termini di risorse e tempi, richiesto per la loro pratica implementazione.

    Ma siamo davvero di fronte ad una “vitalità imprenditoriale” del mezzogiorno? O occorre fare ulteriori considerazioni? I dati di “Noi Italia 2015 – ISTAT” del mercato del lavoro nel Sud per gli anni precedenti mostrano con chiarezza la sfida che i giovani della Campania hanno dovuto affrontare: il tasso di occupazione (43,4%) in Campania, era il fanalino di coda di tutta Italia (ca 60%), dello stesso mezzogiorno (ca 45%) e ben lontano dal tasso di occupazione della regione con la maggiore percentuale di occupati (Lombardia con il 69,3%).

    Ovviamente tale contesto ha creato nei giovani un forte senso di sfiducia, come attestato dalla percentuale di NEET - Not (engaged) in Education, Employment or Training in Campania (36,4%), percentuale superiore a quella dei NEET del mezzogiorno (35,4%) e dell’Italia (26%). Ne consegue che la forte presenza di lavoratori indipendenti in Campania (34,8%) inferiore solo alla presenza di tali lavoratori nel mezzogiorno, ma di gran lunga superiore alla media italiana ed alla Lombardia (23,7) era indice, probabilmente, già negli anni scorsi, e continua ad esserlo oggigiorno, non di una di una libera scelta da parte dei giovani, ma un "ripiego", ovvero una “necessità”, di intraprendere un lavoro indipendente, come diretta conseguenza del contesto delineato. Necessità di lavoro indipendente e quindi di auto impiego ed auto imprenditorialità, confermata dalle problematiche che si sono riscontrate negli scorsi anni nel lavoro dipendente quali: - l'overeducation, l'overskilling ed il mismatching (disallineamento professionale) per un complessivo 8% ca., - l'elevata percentuale di sottoinquadramento rispetto al titolo di studio posseduto, - i circa 5 anni necessari, nel 2012, per essere assunti a tempo indeterminato.

    Ma tale "ripiego" da parte dei giovani per contrastare la disoccupazione, in special modo al sud, si sta trasformando in un'opportunità grazie al ruolo dell'ICT di "facilitatore nella realizzazione di nuove imprese", ed al mutato clima culturale che riconosce ed apprezza, anche al sud, i vantaggi individuali e collettivi associati all'autoimpiego, all'autoimprenditorialità, alle start up.

    Pur se lentamente, sta inoltre cambiando la percezione sociale del "fallimento", in quanto si comincia ad associare a tale evento una semantica positiva, di volontà di agire, di proattività, diminuendo, di fatto, una delle barriera culturali all'intraprendere.

    I giovani hanno iniziato a vedere il futuro lavorativo con occhi diversi rispetto alla generazioni precedenti, comprendendo che le convinzioni dei padri rispetto al mercato del lavoro e su cosa serva per arrivare al successo (inteso come fonte di reddito adeguata e rinnovabile) non sono attuali e che occorra valutare più possibilità e sperimentare più opportunità, molte strade diverse, quindi, ma egualmente percorribili.

    L’ autoimprenditorialità richiede comunque che il giovane possegga di alcuni strumenti concettuali che gli permettano di sviluppare con successo la sua idea, e lo aiutino a produrre, in estrema sintesi, un business plan efficace.

    Si pensi, ad esempio, ai modelli interpretativi dell'impresa, con i quali si rappresenta l'interazione dell'impresa con l'ambiente in cui opera, al fine di valutarne la possibilità di successo Con riferimento all'imprenditoria da impatto sociale, si può utilizzare il modello di Coda, che collega il successo di un'impresa, in termini reddituali, non solo alla cosiddetta dominanza sul mercato (derivante dai vantaggi offerti ai consumatori dal prodotto/servizio ipotizzato nell'idea imprenditoriale) ma anche ai risultati sociali, derivanti dal sodisfacimento, grazie ad opportune proposte progettuali, delle attese degli stakeholder all'interno del sistema di interlocutori sociali.

    Ulteriore semplificato modello interpretativo è quello che associa il successo dell'impresa all'interazione tra tecnologia, organizzazione e cultura d'impresa, specficando che l'innovazione è soprattutto un processo gestionale da implementare e basato non solo sulla tecnologia (come usualmente si crede) ma anche (o soprattutto, in molti casi) su aspetti organizzativi e culturali.

    “L’aria di ripresa sembra sostenere la voglia d’impresa dei giovani. Dall’inizio dell’anno, un piccolo esercito di italiani ‘under 35’ ha sciolto le riserve e - davanti ad un mercato del lavoro che lentamente ha ripreso a muoversi - ha scelto, come si diceva una volta, di mettersi ‘in proprio’. Delle oltre 115mila imprese nate tra gennaio e marzo, infatti, oltre 35mila (il 31%) hanno alla guida uno o più giovani con meno di 35 anni di età. La culla di questa vitalità imprenditoriale continua ad essere il Mezzogiorno, dove ha sede il 36% delle imprese giovanili nate lo scorso trimestre, con poco più di 13mila nuove iniziative.”

    1 Alcune riflessioni sull’imprenditoria giovanile, a cura del referente regionale per la Regione Campania del progetto ”Microwork: fare rete per il microcredito e l’occupazione”, un progetto per la microimprenditorialità, il lavoro autonomo e l’inclusione sociale di ENM – Ente Nazionale per il Microcredito

    2 Centro Studi UnionCamere – Osservatorio sulla demografia delle imprese – Anno 2015

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  • EDUCAZIONE FINANZIARIA A SCUOLA

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    EDUCAZIONE FINANZIARIA A SCUOLA

    LO STATO DELL’ARTE IN ITALIA

    Francesco Verbaro | Presidente FormaTemp

    Il Rapporto della Federazione bancaria europea (EBF) del 2015 riporta lo stato dell’arte dell’educazione finanziaria nei diversi Paesi dell’Unione. Per l’Italia si afferma che non è ancora stata varata una strategia nazionale dedicata, ma si cita il protocollo di intesa tra MIUR e Banca d’Italia (Consorzio Patti Chiari) le cui attività sono state prese in carico dalla neonata Fondazione per l’Educazione finanziaria (fine 2014) che le promuove assieme all’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza e la Fondazione Rosselli.

    Il Protocollo prevede l’inclusione dell’educazione economica e finanziaria nel piano nazionale d’istruzione (materie curricolari) e l’attuazione dei progetti di educazione finanziaria da parte di queste cinque istituzioni a stretto contatto con il MIUR. Il Rapporto evidenzia come, purtroppo, a causa dell’assenza di una strategia nazionale ufficiale, i programmi di educazione finanziaria non abbiano un percorso comune riguardo a obiettivi, schemi e formulari di valutazione. Pertanto, ciascuna istituzione può scegliere e adottare i propri contenuti, strumenti e metodologie; come pure, può decidere se monitorare i risultati e, nel caso, quali risultati monitorare. Tra le buone prassi realizzate, tuttavia, il Rapporto riporta proprio la creazione da parte del settore bancario della “Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio” partecipata da autorità nazionali, servizi finanziari, associazioni dei consumatori e formatori/ insegnanti.

    La Fondazione è chiamata ad accogliere in sé enti pubblici e privati attivi nella promozione di programmi e iniziative di educazione finanziaria affinché si realizzi un coordinamento nazionale tra gli stakeholder interessati e si condividano esperienze di successo, nonché si pervenga a un uso intelligente delle risorse disponibili. In linea con le conclusioni del Rapporto europeo, la Fondazione è tra i firmatari della “Carta d’intenti per “l’Educazione economica come elemento di sviluppo e crescita sociale” sottoscritta il 10 giugno 2015 tra il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) e una serie di istituzioni pubbliche e private1. La Carta ricade tra le attività comprese dalla Riforma “La buona scuola” di cui alla legge 13 luglio 2015, n. 107 laddove quest’ultima prevede il potenziamento delle conoscenze in materia economico-finanziaria tra gli obiettivi prioritari delle iniziative di accrescimento dell'offerta formativa2. La Carta d’intenti contempla tra i propri obiettivi la definizione di una strategia di livello nazionale per migliorare la cultura finanziaria dei giovani. Educazione, sensibilizzazione, conoscenza e consapevolezza dell’agire economico sono le parole chiave dell’accordo.

    1 Tra i firmatari della Carta di Intenti: Ministero dell’economia e finanze, Corte dei conti, Banca d’Italia, Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, Guardia di Finanza, Agenzia delle entrate, Equitalia, ABI, Unioncamere, Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito, Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, Fondazione Rosselli. Per consultare l’atto v. link http://istruzioneer.it/wp-content/uplo- ads/2015/10/carta_d_intenti_legalita_economica-1.pdf . 2 cfr. art. 1 comma 7 della legge 107/2015.

    Il fine ultimo è mettere i giovani nella condizione di compiere nella propria vita attuale e futura le scelte più funzionali alle esigenze della collettività. L’approccio sembra essere finalmente quello corretto se, come già si è avuto modo di osservare su queste pagine3, sono proprio i giovani e i loro docenti che devo- no avvicinarsi con sempre più slancio ed interesse agli argomenti di attualità che non possono prescindere dall’economia, tematica e problematica costantemente presente.

    Inoltre, dato l’aumento della segmentazione e della complessità dei prodotti e servizi finanziari4 è necessario ideare e implementare specifici programmi di formazione per i docenti affinché i giovani vengano coinvolti in maniera pro-attiva promuovendo politiche di educazione finanziaria volte a migliorare la tute- la dei consumatori nei mercati finanziari complessi e spesso irresponsabili, poiché continuano a non fornire in maniera adeguata le informazioni circa i rischi connaturati ai prodotti offerti. La prevenzione delle sofferenze bancarie passa inoltre da una buona formazione ed educazione finanziaria, che possono rendere altresì più piacevoli gli studi della matematica.

    L’impegno dei firmatari è quello di condividere i programmi educativi in atto e le esperienze maturate sui temi dell’economia, della legalità, della finanza e del risparmio, al fine di favorire l’integrazione delle iniziative di educazione alla cittadinanza economica e alla legalità. Inoltre, il coordinamento dovrà offrire di anno in anno una proposta complessiva di programmi di formazione per le Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, e garantire lo sviluppo di competenze utili per i docen- ti che dovranno sviluppare i progetti formativi volti a istillare nelle nuove generazioni, una forte cultura della legalità, della cittadinanza e del bene comune. Se si può fare un appunto all’impianto della Carta è quello di non aver incluso tra gli obiettivi dell’accordo il particolare valore dell’educazione economica (e finanziaria) per la dimensione personale dell’individuo. Se, infatti, sono importanti le dimensioni dello sviluppo e della crescita sociale, non di meno lo è quello della proiezione di sé del giovane rispetto al futuro e alle sue aspettative economiche e previdenziali. Lo stesso richiamo del MIUR alla necessità di favorire nei giovani la conoscenza dei principi costituzionali attraverso idonei percorsi di formazione esclude, dagli articoli richiamati (tutti significativi quanto a principi e obiettivi), l’art. 47, dedicato al risparmio e alla sua tutela da parte dello Stato, compreso il comportamento responsabile nell’investimento in proprietà e azionariato.

    Potrebbe essere utile ampliare il numero dei soggetti i firmatari, come previsto dall’art. 7 della Carta, con l’ingresso di soggetti che si occupano di previdenza pubblica e privata, dall’INPS alla COVIP, alle Associazioni delle Casse di previdenza privata, affinché i giovani possano sviluppare una capacità previsionale strategica rispetto alle condizioni del mercato del lavoro attuale e del futuro. Non possiamo, infatti, ignorare che i percorsi lavorativi e previdenziali dei giovani sono già, e saranno sempre più, contrassegnati da una forte “instabilità” e “variabilità” sia nelle esperienze lavorative sia nelle tipologie contrattuali, con l’alternanza di periodi a elevata o bassa capacità di risparmio anche, e soprattutto, “contributivo”. Nel sito web della Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio è citata la previdenza complementare, ma non ne sono sviluppati i contenuti. Cultura finanziaria e cultura previdenzia le sono due temi fortemente legati. Con una circolare inviata a inizio anno scolastico 2015/16 ai direttori e sovrintendenti degli uffici scolastici territoriali, il MIUR ha illustrato le iniziative didattiche attivate in tema di economia, finanza e legalità fiscale alle quali le scuole possono aderire5. È stata avviata in tal modo quell’attività di coordina- mento, che la Carta di Intenti affida al Ministero, sulle attività formative attivate nelle diverse scuole su que- sti temi. Gli impegni presi dal Ministero in questo senso sono così in gran parte rispettati, pur mancando le missive alle associazioni degli studenti (consulte provinciali, Forum nazionale delle associazioni studentesche) e dei genitori. Nel prossimo futuro il MIUR procederà a verificare l’efficacia dei programmi realizzati da soggetti pubblici e privati e a sostenere la programmazione nelle singole scuole di attività specifiche volte a integrare l’offerta formativa con attività su questi temi.

    Certamente occorrerà prevedere forme di coinvolgimento più efficaci dei docenti e per questo un approccio multidisciplina- re che coinvolga le altre materie studiate in aula, non solo matematica, ma, ad esempio, storia o filosofia. La nota trasmessa dal MIUR agli uffici scolastici è accompagnata da alcune schede illustrative dei programmi oggetto dell’offerta formativa di specie nell’anno scolastico 2015/16. Si tratta di quattro programmi edu- cativi realizzati dalla Banca d’Italia, dalla Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia per le entrate. Il piano disegnato dalla Carta d’intenti per “l’Educazione economica come elemento di sviluppo e crescita sociale” è molto ambizioso per il Paese. Il suo successo, ossia la definizione di una strategia nazionale unitaria di “alfabetizzazione-finanziaria”, potrà essere garantito solo se saranno mantenuti gli impegni di coordinamento delle attività formative realizzate nei diversi territori, e se saranno costantemente monitorati e valutati gli esiti di tali attività. Al momento è stata condotta (giugno-agosto 2015) una rilevazione tra tutti i soggetti che hanno promosso iniziative e programmi di educazione finanziaria in Italia. La Fondazione Rosselli ha coordinato l’attività di rilevazione realizzata con Banca d’Italia, Consob, Covip, Ivass, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e Museo del Risparmio. Si attende la pubblicazione dei risultati dell’indagine per capire se l’insieme delle attività di educazione finanziaria previste dal piano di lavoro della Carta di intenti, e quelle che saranno altresì realizzate, sono all’altezza della sfida posta dalla Carta e oltre questa (se è vero che gli italiani mostrano comportamenti virtuosi nel risparmio e una buona padronanza dei concetti di base della finanza ma, ancora, una scarsa familiarità nel calcolo numerico, ossia l’interesse semplice, e una limitata consapevolezza del funzionamento del sistema di capitalizzazione degli interessi (Cfr. “Indice di Competenza Finanziaria”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Milano Bicocca, Invalsi, Consorzio PattiChiari).

    3 F. Verbaro, Educare alla Finanza. Una sfida per le istituzioni, un dovere verso le nuove generazioni , in “Microfinanza”, Anno 3, numero 10, 2015. 5 Si tratta della nota prot. 6014 del 5 ottobre 2015 a firma del Direttore generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del 4 Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, v. link http://www.istruzione.it/allegati/2015/prot6014_15.pdf. All’interno Conto Corrente, Bancomat, Carta di Credito, Mutuo, Prestito Personale, RC Auto, RC Capofamiglia, Polizza vita e infortuni, Polizza malattia, Rispar- mio/Investimento, ecc. della nota la descrizione sintetica dei programmi educativi proposti per l’AS 2015/2016 e, in allegato, la scheda descrittiva di dettaglio e le modalità di adesione.

    I PROGRAMMI EDUCATIVI DELL’AS 2015/2016

    "Educazione finanziaria nelle scuole" - Progetto promosso da Banca d'Italia, ispirato a una didattica per competenze e orientato allo sviluppo di abilità comportamentali degli studenti per compiere consapevolmente scelte finanziarie quotidiane e di più lungo periodo. I programmi formativi rivolti alle scuole di ogni ordine e grado riguardano: moneta e strumenti di pagamento, stabilità dei prezzi, sistema finanziario e, per le sole scuole secondarie di secondo grado, la responsabilità civile da circolazione stradale.

    L'offerta formativa è integrata da ulteriori iniziative di sensibilizzazione e ludiche, in particolare in materia di circolazione monetaria e politica monetaria, che da alcuni anni costituiscono una componente importante della collaborazione nel campo della cultura finanziaria tra il MIUR e la Banca d'Italia (scheda descrittiva - alI. 1). "Economi@scuola" - A cura della Fondazione per l'Educazione Finanziaria e al Risparmio il progetto è incentrato sull'uso consapevole del denaro e sulla cittadinanza economica e si basa su una metodologia didattica innovativa e su un approccio valoriale al tema dell'economia e della finanza (scheda descrittiva - alI. 2). "Fisco a scuola" - Progetto a cura dell'Agenzia delle Entrate diretto a migliorare la cultura contributiva, promuo- vere la legalità fiscale e sensibilizzare i contribuenti di domani sull'importanza di un comportamento fiscalmente corretto quale modalità di partecipazione dei cittadini alla realizzazione e al funzionamento dei servizi pubblici (scheda descrittiva - alI.4).

    A queste iniziative si accompagnano le attività degli altri soggetti firmatari della Carta che operano nell’ambi- to della didattica connessa ai temi dell’economia finanziaria e della legalità in alcuni casi rivolte solo ad alcuni territori. In breve: l’ANSPC6 in Calabria realizza negli Istituti superiori un progetto sulla cultura finanziaria come base dell’educazione civica; il Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria e l’Università di Torino attuano in Piemonte, Emilia Romagna e Toscana un’azione sull’educazione alla legalità fiscale; la Fondazione Rosselli svolge in Piemonte una ricerca-azione per lo sviluppo del curriculum di cittadinanza economica; Equitalia si rivolge al mondo accademico con un progetto sullo sviluppo della legalità fiscale. Unioncamere si orienta all’educazione degli studenti delle scuole superiori con attività di formazione all’impren- ditorialità e alla legalità nella gestione delle nuove imprese; la Corte dei Conti realizza un progetto nella scuola primaria e secondaria sulla tutela che parte dall’Unione europea sulle frodi; l’Albo dei promotori finanziari che coinvolge gli allievi della scuola primaria con un progetto sul risparmio consapevole (vedi allegato 5 della nota del MIUR).

    6 Associazione nazionale per lo studio dei problemi del credito.

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  • FORMAZIONE CONTRO L’ESCLUSIONE FINANZIARIA

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    FORMAZIONE CONTRO L’ESCLUSIONE FINANZIARIA

    Mario Baccini | Presidente ENM

    In una economia globalizzata e fluida che sta subendo battute d'arresto sempre più frequenti è necessario affrontare in modo organico il problema della riconversione del debito e della lotta alla esclusione finanziaria di quelle fasce di popolazione 'debole'.

    Innanzitutto però è necessario affrontare la questione delineando quali sono i termini e gli attori di questo nuovo conflitto economico che coinvolge non solo i border line dei cosiddetti Paesi emergenti, bensì quelle che fino a qualche anno fa erano considerate fasce medio borghesi, oggi, per effetto della crisi, ridotte sulla soglia di povertà.

    Il sistema creditizio tradizionale, d'altronde, dopo l'implosione finanziaria delle grandi bolle speculative, specie in Europa, non è più disposto ad investire in termini fiduciari su progetti senza garanzie reali.

    In questo è necessario l'intervento della Istituzione pubblica che possa sostenere il costo sociale di un'operazione di integrazione economica e occupazionale di tali soggetti. In uno stato che trasformi una politica di assistenzialismo improduttivo ad una di sostegno al welfare e allo sviluppo la risposta è evidente e quasi ovvia: è necessario investire nella formazione economica.

    La Financial education delle nuove generazioni, insieme a programmi di educazione per la riconversione finanziaria secondo modelli di finanza etica che si ispirino all'economia sociale e di mercato oggi sono la strada percorribile per raggiungere un risultato positivo nella crescita economica o perlomeno più di un tentativo per tamponare le buche di arresto del processo.

    Molti sono i fattori che andrebbero controllati in un processo che non può esaurirsi in un’analisi empirica: sarebbe pretenzioso quanto folle.

    Ma in una logica che porti all'efficienza e a risultati a breve termine è necessario stabilire buone prassi che diano luogo ad una vera e propria giurisprudenza in materia.

    Nel lungo periodo sicuramente il controllo dei flussi migratori e la mobilità occupazionale, nonché il sostegno alle economie dei Paesi emergenti è la strada che quasi tutti gli economisti contemporanei suggeriscono.

    Per chi si occupa, come noi di Microfinanza, il sistema della via italiana che stiamo testando è sicuramente una buona occasione per sviluppare una rete globale di supporto alle azioni dei governi, con la prerogativa di un basso costo ed un'elevata efficacia nel breve periodo. D’altronde l’efficacia degli strumenti microfinanziari ed in particolare del microcredito quale forma di attività sostenibile e modulare per la crescita è una risposta di indubbia efficacia già sostenuta dalle Nazioni Unite dal lontano 2004, ed accolta dal parlamento italiano con la creazione di un organismo ad hoc, dotato di personalità giuridica come l’Ente, che sappia interpretare ad attuare le direttive comunitarie, sempre più interessate ed attive sulla materia. Dal canto suo, l'Ente Nazionale per il Microcredito, sta percorrendo questa strada con il monitoraggio delle attività ed un sostegno diretto di tutte le iniziative di rilievo in Italia per quel che riguarda lo sviluppo di percorsi formativi qualificanti per la creazione di nuove figure professionali, da un lato, e dall'altro per il sostegno di nuove attività d'impresa.

    L’educazione finanziaria è uno dei temi fondamentali nelle dinamiche economiche comunitarie di cui si occupa precipuamente il CESE che, nelle sue funzioni, ha esortato la Commissione a considerare seriamente l’elaborazione di misure legislative che obblighino gli Stati membri a un’effettiva promozione dell’educazione finanziaria.

    Uno strumento utile promosso dall’OCSE è l’International Network on Financial Education INFE – Rete internazionale sull’educazione finanziaria – sui contenuti e sulle pratiche più pertinenti da considerare in materia di educazione finanziaria.

    Il Programma dell’OCSE per la valutazione internazionale delle competenze degli studenti (PISA) nelle prove della edizione 2013 ha introdotto questioni di educazione finanziaria, allo scopo di valutare le conoscenze finanziarie degli studenti quindicenni dei principali Paesi industrializzati. Giovani, giovanissimi, o adulti che hanno bisogno di riconvertire la propria professionalità per affermarsi nel mondo del lavoro o per costruire un percorso occupazionale sono il target di un’educazione economica che, a nostro avviso, deve rivolgere l’attenzione agli strumenti di microfinanza.

    Il nostro Paese si sta adeguando a queste direttive, la prima istituzione è stata la Banca d’Italia che, insieme al Ministero dell’Università e della ricerca ha badnito un programma specifico. Anche l’Ente Nazionale per il Microcredito si adopererà per creare programmi di formazione professionale multilivello, questo non solo per adeguarsi alle richieste comunitarie, ma per sostenere quei principi di equità e sostenibilità che ne ispirarono la nascita sulla base del concorso per il raggiungimento dei millennium goal stabiliti dalle Nazioni Unite.

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  • GIOVANI DONNE: CHE IMPRESA!

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    GIOVANI DONNE: CHE IMPRESA!

    UN'OPPORTUNITÀ PER INSERIRSI NEL MONDO DEL LAVORO A PARTIRE DA SE STESSE

    Simona Lanzoni Responsabile dei programmi Fondazione Pangea Essere oggi giovani donne è veramente una sfida, una impresa, nessuno lo può mettere in dubbio! In Italia ci sono tante giovani donne che studiano o sono uscite dall’università ed hanno un sogno nel cassetto. Sono le donne che si laureano mag- giormente rispetto agli uomini ma le prime difficoltà arrivano quando ci si affaccia al mondo del lavoro.

    Per questo motivo sempre di più l’auto impiego e l’avvio di una microimpresa sono la risposta giusta per esprimere le proprie potenzialità, concretizzarle e riuscire in questo modo a realizzarsi anche dal punto di vista economico. Iniziare è però molto difficile, bisogna attrezzarsi. Si ma in quale modo? È difficile quando non si ha una disponibilità economica e bisogna chiedere un aiuto ai propri genitori!

    È difficile trovare delle persone esperte a cui rivolgersi, sentirsi capite e potersi fi- dare! E’ difficile ricevere, allo stesso tempo, sostegno e conoscenza degli strumenti tecnici che ti aiutino a sviluppare l’idea che hai in mente e i passaggi per realiz- zarla. Per superare questi ostacoli Fondazione Pangea offre a Roma, nei pressi di stazione Termini, un corso gratuito di 11 giornate di orientamento all’avvio d’impresa (sette giorni nel mese di maggio, due a giugno e due a luglio).

    GIOVANI DONNE: CHE IMPRESA! Nasce per sostenere coloro che hanno voglia di cimentarsi con le loro idee nella realiz- zazione concreta della propria attività o auto-impiego. (facebook.com/donne impresa).

    Due tra le migliori idee sviluppate potranno avere accesso al microcredito del Fondo gestito da F.Pangea con Banca Popo- lare Etica. Questo Corso è un’occasione di crescita e di confronto con persone competenti ed esperte che orienteranno chi vuole intraprendere questa strada, per iniziare a sviluppare il pro- prio business model e prepararsi così alla costruzione di un business plan, conoscere cosa sono e come fare parte delle reti di impresa, quali sono le sovvenzioni esistenti per le start up, etc... Il corso di Fondazione Pangea vuole essere un trampolino di lancio e restituire quell’entusiasmo e voglia di mettersi in gio- co in una sfida lavorativa che può trasformarsi da semplice idea a concreta realtà redditizia. In Italia, come abbiamo già fatto in Afghanistan, in India, Pangea è sempre dalla parte delle donne e del loro coraggio di non arrendersi di fronte alle difficoltà e che sono pronte a cambiare la loro vita.

    COSA ASPETTATE ALLORA? PASSATE PAROLA, CHIAMATECI ED ISCRIVETEVI! I POSTI SONO LIMITATI!

    Potete inviare un breve video (massimo due minuti) in cui potete, dopo avere presentato voi stesse, proponete la vostra idea di impresa. Per ulteriori informazioni potete scrivere al seguente indirizzo e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure chiamare l’Ufficio di Pangea tutti i giorni dalle11.00 alle 13.00, dalle 14.00 alle 16.00, giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 16.00. al numero telefonico:06/4815335

    Fondazione Pangea nasce a sostegno delle donne e attraverso i suoi progetti, le sue idee e i suoi sogni ha saputo donare, nel tempo, speranza e nuove possibilità a coloro che hanno creduto in noi, nel nostro lavoro e nel nostro impegno a dare vita ad un mondo migliore. Sostenere le donne in Afghanistan e in India, Paesi politicamente complessi e culturalmente lontani, è stato all’inizio una sfida, oggi è la prova che si possono cambiare le esistenze di singole persone mettendo in luce le loro potenzialità e i punti di forza di chi ha accettato di mettersi in gioco credendo in noi e combattendo con noi le discriminazioni e le diverse forme di violenza contro le donne.

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  • GLI ULTIMI SVILUPPI IN TEMA DI EDUCAZIONE FINANZIARIA A LIVELLO INTERNAZIONALE

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    GLI ULTIMI SVILUPPI IN TEMA DI EDUCAZIONE FINANZIARIA A LIVELLO INTERNAZIONALE

    Tiziana Lang | Ricercatrice ISFOL esperta di politiche del lavoro e microcredito

    Come noto l’educazione finanziaria era un tema all’ordine del giorno della Commissione europea già prima dell’avvento della crisi finanziaria ed economica del 2008. La Comunicazione sull’Educazione finanziaria1, del dicembre 2007, definisce il ruolo che a parere della Commissione questo tema deve avere nello sviluppo e nel consolidamento del mercato interno e, al contempo, ne ribadisce l’importanza per l’insieme dei cittadini (consumatori), per la società e per un’economia più equa, solidale e sostenibile nell’Unione. In aggiunta alla Comunicazione del 2007, la Commissione europea pubblicò otto principi (per i programmi di educazione finanziaria) e quattro iniziative concrete, destinati a giovani e adulti e diede l’incarico a un Gruppo di esperti sull’educazione finanziaria (EGFE) di realizzare una ricognizione delle attività di alfabetizzazione finanziaria realizzate nell’Unione al fine di sviluppare una strategia comune (agosto 2008). Per economicità e per favorire la sinergia tra il lavoro della Commission europea e quello dell’OCSE - che da tempo si occupava del temail lavoro dell’EGFE (v. http://ec.europa.eu/finance/ finservices-retail/capability/index_en.htm) è confluito nella Rete internazionale per l’educazione finanziaria (INFE) istituita nel 2003 con l’intento di favorire lo scambio di buone prassi e delle lezioni apprese tra i paesi aderenti all’organizzazione internazionale.

    Nel suo Libro Verde “Costruire un'Unione dei mercati dei capitali”2 si afferma che il rafforzamento dell’educazione finanziaria per gli adulti consentirebbe ai consumatori di scegliere i prodotti finanziari con maggiore efficienza e semplicità, nonché di riuscire a comparare i prodotti tra loro senza dover sempre ricorrere, almeno in una prima fase, agli esperti finanziari. L’attenzione al tema dell’alfabetizzazione finanziaria degli adulti e dei ragazzi è presente anche nel G20, tanto che il Financial Stability Board ha incluso l’educazione finanziaria tra i principi guida dello sviluppo sostenibile. Da ultimo, sia il Consiglio europeo che il Parlamento hanno incoraggiato gli Stati membri ad accrescere il proprio impegno nella diffusione dell’educazione finanziaria sul territorio dell’Unione.

    Il Parlamento europeo, nel rapporto sulla nuova agenda per una politica del consumatore europeo (2012/2133(INI)) - adottata l’11 giugno 2013-, ha espressamente dichiarato che l’istruzione (compresa l’educazione finanziaria) e la responsabilizzazione dei consumatori devono essere garantiti nell’arco di tutta la vita, a partire dagli anni scolastici. Anche la direttiva sulla comparabilità dei costi dei conti correnti bancari, dei trasferimenti di conto e dell’accesso ai conti bancari (2013/0139(COD)) evidenzia come sia necessario che i paesi europei rafforzino i programmi di alfabetizzazione finanziaria, a partire dalla scuola, anche al fine di minimizzare i rischi per i consumatori e di contrastare il sovraindebitamento. Secondo il rapporto sull’andamento dei consumi nel 2014, realizzato dall’Autorità bancaria europea (EBA), l’alfabetizzazione finanziaria rappresenta, da un lato, uno dei principali driver dello sviluppo economico dell’Unione e, dall’altro lato, uno dei maggiori problemi. L’EBA è stata pertanto autorizzata a rivedere e coordinare i piani di alfabetizzazione finanziaria e le iniziative educative implementate dalle autorità nazionali.

    Tale incarico include la valutazione dell’impegno dei produttori di prodotti finanziari nel considerare tra le variabili essenziali nello sviluppo e vendita di tali prodotti, anche la capacità (maturità) finanziaria dei consumatori. L’alfabetizzazione finanziaria è un tema centrale nella complessità dell’attuale mercato finanziario. Si presume che le iniziative di educazione finanziaria migliorino la conoscenza e la fiducia nelle transazioni transfrontaliere, favorendo in tal modo il completamento del Mercato unico europeo (anche quello finanziario). Di conseguenza, il miglioramento della comprensione da parte dei consumatori di temi quali: caratteristiche, termini e rischi del prodotto rimane un fattore dirimente nella costruzione della fiducia del consumatore. Inoltre, l’educazione finanziaria gioca un ruolo centrale nelle direttive per i prodotti di investimento al dettaglio, quelli assicurativi, di credito e di pagamento come pure in vari schemi di compensazione. Nell’agenda della Riforma finanziaria post-crisi la Commissione ha adottato alcune misure per regolare il mercato dei prodotti finanziari di base, al fine di migliorare i livelli di trasparenza e la supervisione del settore.

    A titolo esemplificativo, la Direttiva MiFID II stabilisce quali siano le informazioni da garantire per gli investimenti finanziari. Le due Direttive sul credito al consumatore3 e sui contratti di credito ai consumatori relativi a beni immobili residenziali e il Pacchetto per i prodotti di investimento al dettaglio4 contribuiscono a rendere più efficace la protezione del consumatore. Inoltre, esse introducono il principio del prestito responsabile (concetto che sappiamo essere alla base anche dell’erogazione del microcredito). Da quanto esposto è facile comprendere come l’educazione finanziaria giochi un ruolo importante in tutte le misure regolatorie citate, poiché la capacità finanziaria è un fattore essenziale nel ricostruire e conservare la fiducia nel sistema finanziario europeo e nell’utilizzo responsabile di prodotti e servizi finanziari.

    IL LAVORO DELL’OCSE/INFE SULLE STRATEGIE NAZIONALI PER L’EDUCAZIONE FINANZIARIA

    “In un panorama finaznziario in veloce evoluzione, dove l’accesso ai servizi finanziari è reso più semplice e immediato con i conseguenti effetti collateriali per il cittadino, l’alfabetizzazione finanziaria è divenuta una competenza chiave dell’individuo così come per le micro e piccole imprese. L’educazione finanziaria può rafforzare l’alfabetizzazione finanziaria migliorando la conoscenza del settore, le competenze e gli atteggiamenti personali. Essa può contribuire alternativamente a favorire la partecipazione delle persone (comprese quelle più vulnerabili e con redditi meno elevati) alla vita finanziaria, economica e sociale così come al loro benessere finanziario. Come complemento all’inclusione finanziaria e alla protezione del consumatore, l’educazione finanziaria è importante per ristabilire la confidenza e la fiducia nei mercati finanziari e per sostenere la stabilità finanziaria”5 Il Policy Handbook dell’OCSE/INFE sulle strategie nazionali per l’educazione finanziaria, pubblicato a fine 2015, rappresenta la conclusione del lavoro avviato nel 2009 dall’OCSE come parte del suo progetto sull’educazione finanziaria. Nel quinquennio passato il numero di governi che ha adottato questo approccio nazionale coordinato all’educazione finanziaria è aumentanto esponenzialmente a testimonianza della sua importanza. Oggi, 60 paesi stanno implementando una strategia nazionale rispetto ai pochissimi che già lo facevano nel 2009. L’Handbook rappresenta uno strumento per l’elaborazione di politiche dedicate da parte dei governi e delle istituzioni pubbliche sia nei paesi sviluppati che nelle economie emergenti. Inoltre, riporta le principali tendenze nelle strategie nazionali di educazione finanzaria del pianeta. Esso si raccorda con gli altri strumenti di analisi e di policy sviluppati dal progetto OCSE/INFE sul tema dell’educazione finanziaria, ivi comprese la raccolta delle evidenza qualitative e quantitative, il lavoro sul fabbisogno dei diversi destinatari, il ruolo dei soggetti portatori di interesse nel settore (cfr le Linee guida per il coinvolgimento degli stakeholder privati e non profit nell’educazione finanziaria). Approvato nell’estate del 2015 da parte del Comitato tecnico del gruppo OCSE/INFE, dal Comitato dell’OCSE sulle assicurazioni e pensioni private e dal Comitato OCSE sui mercati finanziari, l’Handbook è stato trasmetto al Forum sul Partenariato globale per l’inclusione finanziaria tenutori in Turchia a settembre 2015 ed è stato condiviso con i Leader del G20 al summit di Antalya del 15 novembre 2015. La convinzione dell’OCSE (e, crediamo noi, della Commissione europea, che ha recepito questo rapporto) è che possa contribuire ad accrescere l’efficacia delle strategie nazionali per l’educazione finanziaria a livello globale, e in ultima analisi a migliorare la capacità dei singoli individui e delle loro famiglie di governare le sfide e le opportunità dei mercati finanziari di oggi migliorando al contempo il loro benessere finanziario. Nei cinque capitoli dell’Handbook si presenta un quadro generale delle strategie nazionali per l’educazione finanziaria (1), il percorso per sviluppare una strategia nazionale (2), il ruolo degli stakeholder a sostegno della strategia nazionale(3), l’individuazione degli obiettivi e dei percorsi per conseguirli, la valutazione e il finanziamento della strategia nazionale (4), alcune proposte per assicurare l’erogazione di un’educazione finanziaria efficace ed innovativa (5).

    3 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2008/48/EC del 23 aprile 2008.
    4 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2014/17/UE del 4 febbraio 2014.
    5 Introduzione all’Highlights Booklet del Policy Handbook “National Strategies for Financial Education”, OECD/INFE, 2015.

    I PUNTI CHIAVE EVIDENZIATI DALL’HANDBOOK SONO:

    a. l’importanza dell’esercizio di misurazione e mappatura delle iniziative esistenti e delle necessità dei beneficiari finali quale premessa indispensabile per il disegno di un’efficace strategia nazionale;

    b. la necessità di un mandato esplicito con l’attribuzione di adeguate risorse economiche per le politiche di educazione finanziaria – questa non è ancora una prassi comune, ma stanno aumentando le istituzioni che presentano un mandato esplicito nel loro atto fondativo (tra questi rientrano: ministeri delle finanze, banche centrali, autorità del mercato finanziario e ministeri dell’istruzione) – inoltre, si segnala come un elemento di governance vincente sia rappresentato dalla divisione dei ruoli direttivi/esecutivi e quelli di controllo e supervisione al fine di coinvolgere più intensamente le istituzioni private e nonprofit;

    c. le roadmap e i piani di azione per l’educazione finanziaria delle strategie nazionali devono tener conto delle evidenze ed essere sviluppati attraverso più strumenti, da quelli di misurazione del livello di alfabetizzazione finanziaria, a quelli della ricerca accademica sino ai suggerimenti degli stakeholder. In questo senso, molto importante è il ruolo che può svolgere la valutazione (e monitoraggio) delle strategie nazionali per l’educazione finanziaria;

    d. gli strumenti della strategia nazionale che devono essere vari e innovativi per raggiungere la popolazione e provocare il cambiamento di attitudini e comportamenti finanziari. Tre sono gli approcci principali riportati nell’Handbook:

    1) facilitazione dell’accesso alle informazioni e consulenza multicanale (per es siti internet dedicati, strumenti interattivi multimediali, campagne di comunicazione per la comprensione del fenomeno,

    2) comprensione del tempo e del luogo (nascita dei figli, acquisto della prima casa, pensionamento, ecc.) e l’uso di ambienti di apprendimento idonei (scuola);

    3) sostegno al coinvolgimento, alla motivazione e alle decisioni individuali.

    Per ulteriori informazioni:
    http://www.oecd.org/daf/fin/financial-education/national-strategies-for-financial-education-policy-handbook.htm

    L’EDUCAZIONE FINANZIARIA IN EUROPA:
    LA RILEVAZIONE DELLA EUROPEAN BANKING ASSOCIATION

    Come detto, l’EBA è stata incaricata dall’Unione europea della raccolta delle migliori prassi realizzate nel continente in materia di alfabetizzazione finanziaria. Tra le attività che EBA realizza rientra, inoltre, la promozione e il coordinamento delle attività della “European Money Week” fissata per quest’anno tra il 14 e il 18 marzo con il coinvolgimento di 20 Stati membri. La settimana prevede numerosi eventi in tutta l’UE e livello comunitario volti a celebrare i risultati ottenuti dall’educazione finanziaria a livello nazionale, nonché a sollecitare l’interesse dell’opinione pubblica per l’alfabetizzazione finanziaria e in particolare per accrescere l’educazione finanziaria nelle scuole primarie e secondarie. Attraverso lo scambio delle buone pratiche nazionale si intende aumentare il livello di educazione finanziaria in Europa. A marzo 2015 per il lancio della prima European Money Week l'EBA ha pubblicato un rapporto sulle buone pratiche nazionali dell'Unione europea. Questo il quadro di sintesi della pubblicazione che riporta dati realitivi al fine 2014 inizio 2015.

    Paese Educazione
    finanziaria
    nell’offerta
    formativa SI/NO
    PISA 2012
    SI/NO
    e posizione in
    UE
    BUONE PRASSI NAZIONALI
    Austria NO NO Ministero dell’istruzione coinvolto in progetti di educazione finanziaria.
    Programma educativo per bambini e studenti sull’uso corretto
    della moneta (Sparefroh TV). La Banca nazionale austriaca offre vari
    strumenti educativi per gli studenti 8-18 anni.
    Belgio NO SI (Vallonia)
    2^ classif.
    Nel 2013 creato un sito internet per l’educazione finanziaria
    (Wikifin.be) a sostegno delle scelte finanziarie dei cittadini.
    Numerose iniziative del settore bancario indirizzate agli studenti
    delle scuole primare e secondarie, ai neoimprenditori
    e ai lavoratori autonomi.
    Bulgaria NO NO Il Governo sta studiando una strategia nazionale. Oltre al sistema
    bancario anche le associazioni private sono impegnate con iniziative
    per accrescere la competenza finanziaria dei cittadini.
    Croazia SI SI,
    11^ classif.
    Il Comitato nazionale per l’alfabetizzazione finanziaria,
    coordinato dal Ministero delle Finanze, ha disegnato
    il “Piano nazionale strategico per l’alfabetizzazione finanziaria
    dei consumatori 2015-2020” e il “Piano di azione per il 2015”
    entrambi adottati dal Governo. Il Ministero dell’Istruzion
    ha introdotto nel 2014 un curriculum interdisciplinare per
    l’“Educazione alla cittadinanza” che integra l’alfabetizzazione
    finanziari nelle altre materie fondamentali.
    Cipro NO NO L’associazione delle banche cipriote ha organizza seminari di
    educazione finanziaria rivolti al pubblico su prodotti bancari di base.
    Repubblica
    Ceca
    SI SI,
    5^ classif.
    La Strategia nazionale per l’educazione finanziaria è stata
    adottata nel 2010 e consiste in due progetti principali:
    Educazione iniziale ed Educazione degli adulti.
    Danimarca SI NO Da gennaio 2015 l’educazione finanziaria è parte del curriculum
    scolastico danese per gli studenti tra i 13 e i 15 anni (bilancio,
    risparmio e valutazione dei vari tipi di prestito, diritti
    del consumatore e circuito economico). Il Money and Pension Panel
    realizza ricerche sul comportamento finanziario e organizza
    campagne per migliorare le attitudini finanziarie dei giovani.
    L’associazione bancaria danese sviluppa in collaborazione
    con gli insegnanti di matematica nuovi materiali di insegnamento
    per l’educazione finanziaria.
    Estonia NO SI,
    3^ classif.
    Programma di promozione dell’alfabetizzazione finanziaria
    2013-2020 del Ministero delle Finanze. L’autorità
    per la supervisione finanziaria gestisce un sito internet che fornisce
    informazioni affidabili e comprensibili su tutti i servizi finanziari,
    nonché test e altri giochi per l’apprendimento finanziario.

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  • IL MADE IN ITALY NEI PAESE EMERGENTI

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    IL MADE IN ITALY NEI PAESE EMERGENTI

    UNA BORSA DI STUDIO PER INCENTIVARE L'IMPRENDITORIA FEMMINILE

    Francesca de Palo | Direttore Generale di BAU Roma

    L'economia del ventunesimo secolo ha il viso di una donna! Più lavoro retribuito per le donne, più guadagno per tutti.

    Il rapporto OCSE "Going for Growth 2016" pubblicato alla fine dello scorso Febbraio in occasione del G20 finanziario di Shanghai, riconferma i risultati delle ricerche degli anni precedenti sulle ineguaglianze di genere e lavoro, che cioè se il tasso di partecipazione delle donne a lavoro retribuito fosse identico a quello degli uomini, il PIL aumenterebbe in media più dell’1,5% ogni anno. Tra le riforme p olitiche di prioritaria importanza per innescare un processo di crescita robusta e sostenibile dell’economia e un'inversione di tendenza della preoccupante recessione in atto a livello mondiale, l'OCSE raccomanda l’urgenza di interventi strutturali e incentivi fiscali per aumentare la partecipazione delle donne alla forza lavoro e ridurre le disuguaglianze di reddito tra uomini e donne, sostenendo i percorsi scolastici delle donne e investendo in infrastrutture pubbliche, nei settori della sanità, delle pensioni, delle politiche abitative, della mobilità geografica, nonché incoraggiando l’imprenditoria femminile con investimenti, misure finanziarie e linee di credito ad hoc.

    Dall’analisi dei Paesi del Nord Europa, è emerso inoltre che la partecipazione delle donne al lavoro retribuito full time è direttamente proporzionale alla crescita demografica di un Paese, un indicatore questo che in tempi di crollo delle nascite e progressivo invecchiamento della popolazione mondiale, è entrato di rigore tra i nuovi parametri del 21mo secolo per valutare la ricchezza, il potenziale di crescita e la produttività di un territorio. Lo documentava già nel 2012 la ricerca HSCB “the World in 2050”, che rivedeva la TOP-30 dei Paesi leader dell’economia globale includendo in una nuova lista delle 100 migliori economie del mondo, paesi dell’Asia, del Sub-Sahara e dell’America Latina che di promettente hanno soprattutto l’indice demografico stabilmente in crescita. In buona sostanza, in un Paese che incentiva il lavoro femminile retribuito, annulla il divario di reddito tra uomini e donne e risolve gli ostacoli alla realizzazione di un normale progetto di vita che includa la famiglia e il diritto alla maternità, si innesca un circuito virtuoso tra crescita demografica, consumi e produttività.

    Vale la pena richiamare a questo proposito la sempre attuale ricerca pubblicata nel 2009 su Harvard Business Review ”The Female Economy", che annunciava per la prima volta con il supporto di dati concreti alla mano, l’avvento della PINKONOMICS, un mercato femminile grande più di due volte rispetto all’intera popolazione di Cina e India messe insieme, in grado di controllare 20 miliardi di dollari dei consumi mondiali. L’indagine fu condotta da due ricercatori di Boston Consulting Group (il famoso gruppo americano di consulenza manageriale noto per aver codificato negli anni ’70 la matrice BCG questionmark/ star/dog/cash-cow per la gestione del portafoglio d’impresa) su di un campione di 12000 donne da 50 organizzazioni attive in 13 differenti settori industriali, che risposero con disarmante sincerità a un questionario di 120 domande sul proprio comportamento di acquisto in circa tre dozzine di categorie di beni e servizi concernenti educazione, finanze, casa, beni, lavoro e carriera, interessi, relazioni, speranze e paure (estratto disponibile su www.womenspeakworldwide.com).

    I risultati di questo sondaggio - ancor oggi menzionato nel rapporto OCSE "Going for Growth 2016" a sostegno delle raccomandazioni di cui sopra - testimoniano che anche se la maggior parte dei consumi e delle decisioni di acquisto che sorreggono il sistema produttivo dell’economia globale sono fatti dalle donne, paradossalmente molte aziende non tengono conto dei fattori che influenzano il loro comportamento d’acquisto, perfino nel comparto dei consumi domestici e familiari. E così, dai cosmetici, all’abbigliamento, alle automobili fino al settore finanziario e sanitario, circolano tuttora prodotti e servizi che non rispondono alle esigenze delle donne che lavorano con figli, e si rivolgono a uno stereotipo di donna codificato dall’immaginario maschile, di solito succintamente vestita, spesso di nero, magrissima, sotto i 50, a meno che non si parli di presidi medici, prodotti o servizi di assistenza e per trattare le disabilità. Eppure l’IFC (International Finance Corporation) - istituzione del World Bank Group che si è data da fare con il programma Banking on Women per promuovere l’accesso al credito delle donne imprenditrici nei paesi emergenti - ha stimato che il 30% delle imprese nel mondo sono fatte dalle donne. Il ruolo delle SMEs femminili di nuova generazione è di vitale importanza per la crescita sostenibile dell’economia globale, in particolare nei paesi emergenti come il Subsahara, dove le donne producono l'80% delle derrate alimentari per l'intero continente africano.

    Dunque in buona sostanza, le donne controllano di fatto i consumi dell'economia globale, ma con poca voce in capitolo, perché pur partecipando ad attività produttive che soddisfano le esigenze basilari dell'esistenza, lo fanno per lo più part-time e sotto banco, con forme non riconosciute e non garantite. A completare il quadro, si aggiungano l'ancora modesta partecipazione delle donne ai vertici decisionali delle aziende, lo scarso accesso agli strumenti di credito e agli incentivi per le imprese, il consistente divario di reddito rispetto ai colleghi uomini, con medesime mansioni e livello di esperienza.

    Quest'ultimo fenomeno, anche detto pay-gap, è stato studiato dall'economista di Harvard, Claudia Goldin su di un campione di studenti MBA osservati a 15 anni di distanza dal completamento degli studi. Goldin ha osservato che in media a 40/50 anni le donne del campione preso in analisi non hanno fatto carriera come i colleghi uomini, perché per non rinunciare alla maternità e alla famiglia, hanno scelto occupazioni più flessibili, con orari part-time, salari più bassi e opportunità professionali meno o affatto premianti. Il gap salariale è la cartina tornasole di un sistema socio culturale dove è accettabile che la donna, non l'uomo, si escluda dalle dinamiche del lavoro retribuito e riconosciuto per mettere su famiglia. Le donne quindi continuano ad ingrossare le fila di una corrente che nutre si' l'economia mondiale, ma in silenzio e "under ground".

    In questo contesto si inserisce il partenariato di Bahçeşehir University (BAU) con l’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM), che prevede iniziative e programmi a sostegno di capacità e progetti imprenditoriali che si auspica possano essere di grande impatto sociale per il futuro economico di Italia e Turchia e per le relazioni bilaterali dei due Paesi, già peraltro molto attive. L’Italia è il secondo maggiore Paese fornitore e il quarto maggiore cliente UE della Turchia, con più di 1000 aziende nazionali sul territorio turco che contribuiscono al flusso di merci e risorse tra i due Paesi con attività buy-back (Rapporto ICE 2012), particolarmente nel settore tessile, abbigliamento, macchinari, veicoli e ingegneria meccanica. BAU & ENM intendono cooperare nelle aree dell’innovazione, dell’imprenditorialità, della “social responsibility” e dell’internazionalizzazione, attraverso progetti condivisi sviluppati per aiutare individui e aziende a restare competitive nel mercato globale ed espandere i loro network in Europa ed Eurasia. In questo quadro spicca il programma MBA r ibattezzato d elle due Rome, un Master in Business administration che si svolge tra R oma e Istanbul e mostra alle piccole e medie imprese italiane che rappresentano la spina dorsale del nostro Paese, come penetrare le economie caratterizzate da bassi costi di produzione e grande attenzione al Made in Italy brand, in linea con gli obiettivi OCSE di inclusione sociale, eliminazione del pay-gap e crescita solida e sostenibile del sistema produttivo.

    Una borsa di studio che copre il 50% della retta di frequenza e svariati altri contributi parziali sono stati istituiti dalla Fondazione BAU per incoraggiare la partecipazione delle donne alla creazione di un n etwork di imprese, operatori finanziari e competenze in grado di lanciare il sistema produttivo di Europa e Eurasia sul mercato globale.

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  • IN RETE SI LEGGE ANCORA

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    IN RETE SI LEGGE ANCORA

    LA NUOVA DIMENSIONE DEI LIBRI CREA IMPRESA

    Marco Attonetti

    “Noi della 80144 edizioni guardiamo l’editoria da un diverso punto di vista. Partendo da una nostra idea - che sviluppiamo, modelliamo e sperimentiamo in collaborazione con validi scrittori - ci poniamo l'obiettivo di dare al libro una diversa dimensione”. Con queste parole Paolo Baron racconta il suo progetto editoriale. Un progetto che grazie al microcredito ora è destinato a diventare ancora più grande.

    Di cosa si occupa Paolo? “Nati nel 2005 – spiega - siamo la casa editrice di Toilet, la popolare collection di racconti da leggere in bagno. Dopo diversi titoli di successo (Italian Zombie, Schifoso traditore, ecc.), nel 2011, al fianco di Poste Italiane, abbiamo lanciato Lineagialla, per il sostegno e la diffusione della narrativa italiana emergente mediante la più vasta operazione di marketing culturale mai realizzata nel nostro Paese”.

    I volumi di 80144 edizioni, promossi e distribuiti da Pde Italia, ora diventeranno ancora più gettonati. “Mi sono avvicinato al microcredito grazie al web e ho avuto delle informazioni tramite dei miei amici che ho contattato attraverso i social: è uno strumento che dà grande possibilità”, racconta. La casa editrice di Paolo è distribuita da circa dieci anni da Messaggerie, il principale distributore in Italia di libri. L’avventura di Paolo con il microcredito è iniziato nel giugno del 2015 quando, guardandosi intorno, ha fatto un giro per cercare un finanziamento alternativo a quello offerto dalle banche, difficile da ottenere. Quello dell’editoria è un mondo difficile in Italia e non solo. Al di là dei dati congiunturali è evidente che ad essere in crisi è il sistema libro, un mondo che in questi ultimi anni si è dovuto confrontare con una serie di evoluzioni e di rivoluzioni copernicane.

    Negli ultimi 10 anni infatti l’editoria è stata stravolta dal digitale, dalla rete e dalla concorrenza sempre più forte di altri mondi che, al contrario del libro, hanno cavalcato alla grande fin da subito l’evoluzione digitale (penso al mondo delle serie tv e dei videogames). Ecco un po’ di numeri: a fine ottobre il mondo editoriale ha registrato circa 65milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2012 nei canali trade (-6,5%). Stiamo parlando di un brutale - 13,8% rispetto al 2011 (in due anni sono spariti 151milioni).

    I lettori "seriali" sono il primo bacino d'utenza per l'on-line

    Grazie al tutor e al microcredito ho trovato una soluzione diversa per la situazione italiana dei progetti culturali

    La situazione è meno drammatica se si parla di numero di copie vendute, che calano soltanto del 2.1%. La differenza nei due dati fa capire come pur di vendere libri gli editori siano stati costretti ad abbassare molto i prezzi (e questo sì dipende dalla crisi globale). I piccoli e medi editori perdono meno, dato che vivono meno di sconti e puntano più sulla qualità e su un pubblico di lettori fedeli: vendono meno copie ma il loro fatturato complessivo cala meno rispetto ai grandi editori perché i loro prezzi sono diventati più alti, anche se il segno meno regna supremo ovunque: -6.5% a copie e -5.3% a valore). Parlare di piccola e media editoria oggi significa parlare del 9% circa del mercato editoriale italiano. Il settore che ha letteralmente salvato i piccoli e medi editori è quello dei libri per ragazzi che coprono il 14.6% delle vendite (+1.3% rispetto al 2012). Nonostante le maledizioni degli editori la rete è diventata fondamentale per il mondo del libro, soprattutto per quanto riguarda il settore “salva-editoria”, cioè quello dei bambini e ragazzi, che trova in internet il suo canale di vendita più significativo. Le librerie online infatti sono il canale in cui i piccoli e medi editori pesano di più con un 11.9%. Seguono le librerie indipendenti (9.9%) e quelle di catena 7.4%.

    Questo è un dato che dovrebbe far pensare: i piccoli e medi editori vendono di più online che nelle librerie indipendenti che dovrebbero essere invece il regno dei piccoli editori. Entra in gioco infatti il vero problema dei piccoli e medi editori, e cioè quella distribuzione: in un mercato distributivo folle come quello italiano le librerie online stanno diventando un ancora di salvezza per i piccoli e medi editori che riescono realmente ad arrivare ovunque.

    Del resto l’online è sfruttato soprattutto dai lettori forti che sono il primo bacino d’utenza delle piccole e medie case editrici, quindi è naturale che l’e-commerce si riveli un canale fondamentale per questo tipo di mercato. Conoscere l’Ente Nazionale per il microcredito ha permesso a Paolo di progettare qualcosa di più grande per la sua attività. “Ho fatto un giro e ho notato che la maggior parte delle banche non erano preparate: la Bcc, invece, mi ha permesso di conoscere una persona molto acuta che mi ha aiutato”, spiega Paolo. Nel giro di due mesi è stato contattato da un tutor che l’ha seguito fino all’ottenimento del finanziamento richiesto, pari a 25mila euro.

    “Quando si parla di progetti culturali in Italia si sa come finisce, invece grazie al tutor e al microcredito sono riuscito a trovare una situazione diversa”, racconta ancora Paolo. Dopo la richiesta dei documenti tecnici da parte della banca e l’esame sul business plan è arrivato il finanziamento. I tempi? Due mesi e mezzo circa, considerando anche che c’è stata l’estate di mezzo. Ora Paolo potrà guardare con ancora più entusiasmo al suo futuro e progettare un sogno: ampliare la casa editrice e investire all’estero. Il progetto prevede lo sviluppo di un canale che comunichi direttamente con il mondo in lingua inglese. A chi ancora non conosce i vantaggi del microcredito, Paolo dà alcuni consigli: “Sicuramente essere molto chiari, spiegare dove si vuole arrivare e con quali mezzi. E’ importante poi far conoscere il proprio background e quello della propria attività, presentare il business plan con la massima chiarezza”. Consigli che Paolo ha fatto suoi e che ora lo proiettano all’estero a gonfie vele.

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  • L'EDUCAZIONE FINANZIARIA

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    L'EDUCAZIONE FINANZIARIA

    Giovanni Nicola Pes | vice segretario generale ENM

    IL QUADRO DI RIFERIMENTO

    Secondo la definizione dell’OCSE, “l’educazione finanziaria è un processo attraverso il quale i consumatori, i risparmiatori e gli investitori migliorano le loro capacità di comprensione dei prodotti finanziari e dei concetti che ne sono alla base e attraverso istruzioni, informazioni, consigli sviluppano attitudini e conoscenze atte a comprendere i rischi e le opportunità di fare scelte informate, dove ricevere supporto o aiuto per realizzare tali scelte e per le azioni da intraprendere per migliorare il proprio stato e il livello di protezione”.

    La preparazione finanziaria dei cittadini è un elemento essenziale per la prosperità eco- nomica di un Paese ed è tanto più essenziale se alla sua diffusione contribuisce un’azione sinergica che coinvolga tutti gli attori del sistema economico: enti regolatori, industria ban- caria e finanziaria, media, sistema scolastico e associazioni di consumatori. D’altra parte, per quanto siano in continuo aumento gli interventi normativi e formativi organizzati a livello comunitario e istituzionale, nel nostro Paese la cultura finanziaria, intesa sinteti- camente come la capacità del cittadino medio di saper districarsi con prontezza tra gli strumenti finanziari più diffusi, è ancora un obiettivo da acquisire. Gli ultimi anni hanno visto aumentare la complessità dell’orientamento e delle scelte fi- nanziarie a carico delle persone, a causa dei profondi cambiamenti verificatisi nel settore dei servizi finanziari destinati alle famiglie e alle imprese, con un’offerta sempre più seg- mentata e specializzata e con una gamma di prodotti (conto corrente, bancomat, carta di credito, mutuo, prestito personale, RC auto, RC capofamiglia, polizza vita e infortuni, po- lizza malattia, risparmio/investimento) che, avendo oramai una diffusione capillare, sono spesso scelti in modo non oculato né tempestivo. In questo quadro, è necessario attivare ed alimentare un nuovo fronte di alfabetizzazione che aiuti i cittadini risparmiatori ad acquisire le nozioni di carattere economico-finanziario indispensabili per gestire al meglio le proprie risorse. A tal fine, occorre agire su due fronti: da un lato, questi temi vanno presentati come un elemento centrale della crescita quotidiana degli nostri studenti, per metterli in grado di sviluppare una maggiore consapevolezza al fine di affrontare nel migliore dei modi le scel- te per il proprio futuro, diventando cittadini responsabili; dall’altro, sono gli stessi docenti che devono acquisire le nozioni necessarie per introdurre questi temi nella vita scolastica di tutti i giorni, per approfondire gli argomenti basilari dell’economia in classe, facendone percepire la quotidianità e la diffusione nella vita di tutti.

    L’INDAGINE OCSE “PISA” 2012

    L’ultima indagine OCSE in materia di alfabetizzazione economico-finanziaria-assicurativa1 ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei giovani e anche di specifici investimenti in programmi di formazione per i docenti.

    Con riferimento al nostro Paese, l’OCSE ha sottolineato come l’Italia sia ancora molto indietro in termini di competenze diffuse e consapevolezza dei consumatori (Figura 1). Ad esempio, il 60% delle persone in Italia non è in grado di calcolare gli interessi composti (rispetto al 18% in Germania, al 29% in Giappone e al35% negli USA); il 40% e il 55% non comprende, rispettivamente, il concetto d'inflazione e di diversificazione del rischio (rispetto al 22% e al 38% in Germania, al 41% e al 60% in Giappone e al 36% e al 48% negli USA).

    Più di uno studente su cinque in Italia (21,7% rispetto al 15,3% in media nei Paesi ed economie dell’OCSE) non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze di alfabetizzazione finanziaria (Livello 2). Nel migliore dei casi, questi studenti riconoscono la differenza tra bisogni e desideri, sono in grado di prendere decisioni semplici sulle spese quotidiane e riconoscono lo scopo di documenti finanziari della vita di ogni giorno, come ad esempio una fattura. Solo il 2,1% degli studenti raggiunge il livello più alto nella scala “PISA”, rispetto a una media del 9,7% nei Paesi ed economie dell’area OCSE (Figura 2).

    Lo studio dimostra che gli studenti italiani hanno meno esperienza in materia di prodotti e servizi finanziari rispetto agli studenti degli altri Paesi dell’OCSE che hanno partecipato alla valutazione: solo il 44% degli studenti italiani, rispetto a una media del 54% dell’area OCSE, è titolare di un conto corrente o di una carta prepagata. D’altra parte, gli studenti che già hanno avuto modo di fare una qualche pratica finanziaria o sono stati interessati al tema, risultano molto più avanti degli altri loro colleghi: • • • • gli studenti titolari di un conto corrente ottengono 10 punti in più rispetto a quelli che non lo sono; gli studenti che hanno dichiarato di risparmiare per comprare un articolo troppo costoso ottengono risultati migliori alle prove di alfabetizzazione finanziaria rispetto a quelli con uno status socio-economico simile che hanno dichiarato che comprereb- bero comunque l’articolo desiderato. Tra gli effetti indotti dall’indagine “PISA” 2012 a livello nazionale, vi è quello di aver con- tribuito all’avvio di una riflessione attenta da parte delle istituzioni. In particolare, nella direttiva governativa sulla legge 13 luglio 2015, n. 107 (la cosiddetta “Buona scuola”), si afferma che “l’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi tocca livelli preoccupanti, con oltre la metà degli studenti che si attestano su un livello di comprensione dei meccanismi economici e finanziari ben al di sotto della media dei paesi europei monitorati. È per questo necessario procedere ad una modifica ordinamentale per la valorizzazione delle discipline economiche anche all’interno del percorso dei licei scientifici e classico. L’economia deve essere una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado”.

    Nella “Buona Scuola” c’è quindi un richiamo diretto all’educazione finanziaria e alla ne- cessità di inserirla nei curricula scolastici ed è evidente che l’unico modo per raggiungere questo risultato è quello di poter contare su docenti esperti del tema, tanto da poter intro- durre materie comunque complesse nella quotidianità della loro azione formativa. Questo pensiero viene così esplicitato nella succitata direttiva governativa, partendo proprio dai risultati dell’Indagine OCSE: “C’è poi un’altra lingua che conosciamo male e di cui parliamo ancora meno. I dati di un’in- dagine OCSE, che nel 2012 ha coperto quasi 20 paesi e un campione di quasi trentamila quindicenni, ci raccontano che l’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi tocca livelli pre- occupanti, con oltre la metà degli studenti che si attestano su un livello di comprensione dei meccanismi economici e finanziari ben al di sotto della media dei paesi europei monitorati. Nel sistema italiano oggi manca un vero indirizzo di liceo economico: l’opzione economi- co-sociale rappresenta un’articolazione nel percorso del liceo delle scienze umane, ma corre il rischio di non essere adeguatamente valorizzata a causa di una non piena autonomia. È per questo necessario, da un lato, procedere ad una modifica ordinamentale per la valo- rizzazione delle discipline economiche anche all’interno del percorso dei licei scientifico e classico e, dall’altro, tendere ad un’economia che deve essere una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado. Anche in questo caso l’immissione in ruolo di docenti dalle GAE può aiutare a colmare questo vuoto: la presenza negli organici funzionali di docenti di classi di concorso affini all’economia (e, allo stesso modo, al diritto) permetterà di estendere la progettualità sui temi economici”.

    IL PROGRAMMA “EDUCAZIONE FINANZIARIA A SCUOLA”

    Con il Programma “Educazione finanziaria a scuola”, AIEF2 ed ASNOR3 promuovono l’al- fabetizzazione in ambito economico, assicurativo e finanziario dei docenti e degli denti delle Scuole di secondo grado. Il Programma fornisce ai docenti gli strumenti necessari per conoscere gli aspetti più importanti del sistema bancario, finanziario ed assicurativo, con l’auspicio che questi temi possano diventare un altro elemento fondamentale della prepa- razione e della crescita personale dei nostri studenti.

    Con questo progetto, i docenti hanno l’opportunità di ampliare le loro conoscenze specifiche e professionalizzanti, per diventare educatori finanziari capaci di formare e migliorare le conoscenze economiche, assicurative e finanziarie dei cittadini di domani, certi del fatto che, soprattutto in questo settore, essere consumatori informati equivale a fare scelte ponderate, sostenibili e produttive, nell’interesse proprio e della propria famiglia e per il benessere della propria comunità.

    Obiettivi specifici del programma sono: • • introdurre nella scuola buone prassi nel settore, stimolando la propensione dei docen- ti ad essere educatori, più attenti alla formazione delle persone che al trasferimento di contenuti strettamente curriculari; • • sviluppare un adeguato grado di consapevolezza delle potenzialità insite negli stru- menti bancari, economici e finanziari, troppo spesso utilizzati in maniera impropria o inconsapevole; • • diffondere la cultura finanziaria, affinché i cittadini di domani siano in grado utilizzare efficacemente i servizi bancari, finanziari ed assicurativi più diffusi; • • promuovere l’e-learning e la formazione continua per sostenere la qualificazione pro- fessionale dei docenti, i principali attori del sistema educativo/formativo nazionale, alle prese con un momento importante, di transizione e necessaria evoluzione. Ogni Scuola aderente, quindi, diventerà un Centro di Educazione Finanziaria per costituire uno spazio fisico in cui i docenti/educatori finanziari siano in grado di fornire consulenza e assistenza finanziaria agli studenti e alle famiglie. Il passo successivo sarà quello di incro- ciare le migliori esperienze ed i migliori strumenti di divulgazione messi a punto dai docen- ti, per dare vita ad una vera e propria Rete nazionale di Centri di Educazione Finanziaria che fornisca alle scuole ed ai docenti coinvolti la possibilità di diventare poli di riferimento sul territorio, anche per un tema fondamentale ed ancora sostanzialmente oscuro, come quello dell’economia e della finanza.

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  • L'EDUCAZIONE FINANZIARIA ALLA BASE DI UNA PRODUCENTE RESPONSABILITÀ CIVILE

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    L'EDUCAZIONE FINANZIARIA ALLA BASE DI UNA PRODUCENTE RESPONSABILITÀ CIVILE

    Ercole P. Pellicanò | Presidente ANSPC - Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito

    La crisi, che ha colpito l’economia occidentale dopo il 2008, si è riflessa sul nostro sistema economico e finanziario, creando, attraverso la crescita anomala dei crediti in sofferenza, profondi problemi nell’ordinamento bancario. Gli scossoni che toccano, oggi, il sistema creditizio, acuiti dalla crisi di quattro Istituti (CariChieti, CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche), spingono le autorità a mettere in atto azioni di profilassi che evitino, in futuro, il ripetersi di situazioni anomale. L’osservanza dei vincoli europei, pur con la loro rigidità e complessità, possono aiutare, nel tempo medio, a fare affidamento su un sistema più solido e patrimonializzato. Al tempo stesso, però, non sono da escludere altri sussulti, soprattutto se il mercato, ovvero i risparmiatori, non risponderanno positivamente alla necessità di capitalizzazione di altri Istituti, manifestando una crescente disaffezione verso il deposito bancario e scarsa propensione all’acquisto di titoli di debito (azioni ed obbligazioni).

    Nel tempo breve, è difficile prevedere un cambiamento radicale del ciclo; dando per ipotizzabile che ciò che è valido oggi forse non lo sarà domani, per evitare i disastri odierni bisogna, accanto ad altre leve, puntare su di una maggiore consapevolezza e capacità critica del risparmiatore. Tali elementi possono essere sollecitati attraverso una adeguata azione di Educazione Finanziaria, dei giovani e delle famiglie. In questo senso, il MIUR ha preso l’iniziativa di promuovere un protocollo d’intesa, sottoscritto da numerosi enti, tra cui Banca d’Italia, Abi, Corte dei Conti, Guardia di Finanza, al fine di coordinare le molteplici iniziative esistenti in materia. Tra gli enti partecipanti c’è l’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito (ANSPC), che ho l’onore di presiedere. Da sette anni, questa Associazione sviluppa un progetto didattico nelle scuole medie – superiori di varie regioni del Paese, per diffondere la cultura del credito e della finanza, per rendere i giovani cittadini coscienti

    dell’importanza che gli strumenti finanziari hanno nella quotidianità e nel lungo periodo, per orientarli nell’utilizzo consapevole delle proprie risorse finanziarie, per insegnare loro ad agire in modo autonomo e responsabile, per far comprendere la rilevanza e le conseguenze derivanti da orientamenti decisi, sul proprio futuro e come esse possano influire sulla comunità. Il progetto è arricchito da esercitazioni pratiche, che partono dal bilancio familiare per arrivare a scelte, come consumi ed investimenti, in cui il rapporto rendimento – rischio è tenuto nella giusta evidenza. La collettività ha interesse che il denaro, evidente simbolo del mondo finanziario, non venga sprecato, né venga utilizzato per fini illegali. Bisogna, in primis, conoscere; attraverso la conoscenza, cresce la consapevolezza e la responsabilità dei singoli nelle scelte per il proprio benessere economico e sociale, e per il contrasto alla illegalità. Questa esigenza si avverte particolarmente oggi, dal momento che la globalizzazione ha comportato radicali cambiamenti nell’offerta di prodotti e servizi finanziari. Essi sono sempre più diversificati e rimbalzano, nella vita quotidiana, attraverso sistemi informatici vieppiù complessi e raffinati, che alimentano una turbolenta sfida civile e sociale. Il grado di alfabetizzazione finanziaria del Paese è basso. I dati relativi sono inferiori alla media dei 13 paesi dell'OCSE, che hanno partecipato ad un'indagine di qualche tempo fa. In Italia il 21,7% non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze di alfabetizzazione finanziaria, contro il 15,3% della media. Solo il 2,1% dei nostri studenti, contro il 9,7% dei paesi OCSE, raggiunge il livello più alto nella scala PISA (Program for International Student Assestment). Non a caso, la crisi che stiamo vivendo ha colpito più duramente i paesi europei, dove la cultura economica finanziaria è meno diffusa, come in Grecia, Spagna e Italia. Il percorso formativo che sviluppiamo, oltre che da una osservazione della realtà, trova spunto nella lettura dell’articolo 4 della Costituzione. Esso, al II° comma, recita: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo.

    le proprie possibilità e le proprie scelte, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.” Si può partecipare, però, alla crescita della società se si conosce e si ha consapevolezza delle proprie scelte. Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al 22° Congresso ASSIOM FOREX tenutosi a Torino, il 30 gennaio 2016, ha dichiarato, prendendo lo spunto dal “fallimento” delle quattro banche (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara): “Perché le norme degli investitori siano pienamente efficaci, è necessario che questi ultimi siano in grado di sfruttare le informazioni ricevute e fare scelte consapevoli. Recenti indagini internazionali hanno mostrato che le conoscenze in materia di finanza sono in Italia particolarmente carenti. Bisogna investire nella conoscenza delle caratteristiche degli strumenti più diffusi, nella comprensione di concetti fondamentali quali la nozione che a un maggior rendimento corrisponde più rischio e che la concentrazione degli investimenti finanziari è sempre un azzardo. La Banca d’Italia promuove da anni programmi di educazione finanziaria nelle scuole, basati sulla collaborazione volontaria di moltissimi insegnanti; sta cercando di realizzare un coordinamento con altre analoghe iniziative pubbliche e private. Ma l’educazione finanziaria deve coinvolgere tutti; è un problema da affrontare in via prioritaria.” Nei corsi di Educazione Finanziaria, sviluppati da questa Associazione, un modulo formativo è dedicato alla finanza etica e al microcredito. Quest’ultimo viene visto non come semplice strumento.

    di lotta all’usura, ma come leva di sviluppo in un’economia caratterizzata da microimprese, che rappresentano più del 70% del fatturato delle PMI e occupano quote vicine al 60% delle risorse produttive. Affermava Benjamin Franklin: l’investimento in conoscenza è quello che paga il più alto tasso di interesse. Così vista, l’Educazione Finanziaria esce dalla scuola e tocca il mondo civile, divenendo vieppiù centrale nella dialettica economico e culturale, con naturali risvolti sul sociale. Una estensione della cultura finanziaria, oltre i nostri confini territoriali, viene opportunamente fatta dalla Fondazione Terzo Pilastro- Italia e Mediterraneo, che sostiene concretamente il nostro progetto. Il suo Presidente, Avv. Prof. Emmanuele F.M. Emanuele, ha dichiarato, in occasione dell’apertura dei corsi di Educazione Finanziaria in Calabria, il 10/11 febbraio di quest’anno: “La Fondazione Terzo Pilastro è lieta di sostenere l’iniziativa dell’ANSPC – che trova ulteriori validi partners in due prestigiosi Atenei della Calabria – in quanto è mio fermo convincimento, come testimoniato anche dal mio libro “Arte e Finanza” (2012), che i principi della finanza e della gestione di impresa siano la base da cui partire per valorizzare le immense risorse culturali ed ambientali del bacino del Mediterraneo, culla della tradizione e della civiltà occidentale, troppo spesso penalizzata da amministrazioni miopi e scarsamente preparate. Ecco perché è fondamentale diffondere questa cultura tra i giovani, nell’auspicio che, in un futuro prossimo, essa possa diventare un volano per la rinascita di quest’area così feconda”. L’Educazione Finanziaria sviluppata nelle scuole – e non sarebbe male inserirla nel più ampio contesto dell’educazione civica – contribuisce a creare il cittadino responsabile. Egli deve essere in grado di pianificare spese ed investimenti, individuare opportunamente gli strumenti finanziari più sicuri ed adeguati, predisporre ammortizzatori, ergo risparmio, per fronteggiare al meglio possibili imprevisti, evitando azzardi che possano pregiudicare il futuro, proprio e della famiglia.

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  • LA “CARTA DI INTENTI” E IL PROGETTO DI EDUCAZIONE FINANZIARIA DELLA BANCA D’ITALIA

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    LA “CARTA DI INTENTI” E IL PROGETTO DI EDUCAZIONE FINANZIARIA DELLA BANCA D’ITALIA

    Il 10 giugno 2015 è stata firmata al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca la Carta d’Intenti per l’Educazione alla Legalità Economica, frutto di un accordo tra Miur, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Corte dei Conti, Banca d'Italia, Associazione Bancaria Italiana, Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, Equitalia S.p.A, Unioncamere, Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito, APF - Organismo per la Tenuta dell’Albo dei Promotori Finanziari, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, Fondazione Rosselli.

    Obiettivo della Carta è quello di promuovere l’educa- zione economica, finanziaria, fiscale a partire dai ban- chi di scuola per spingere i ragazzi di oggi, cittadini di domani, a comportamenti attivi e consapevoli. Per la prima volta tutte le istituzioni che da anni sono attive in questa direzione hanno deciso di lavorare insieme per proporre alle scuole linee guida e progetti formativi congiunti. I programmi già attivati saranno condivisi e potenziati per creare sinergie che consentano di raggiungere le scuole di ogni ordine e grado e verrà realizzata una mappatura delle aree geografiche ritenute “a rischio” per organizzare interventi mirati sul tema della legalità economica.

    E’ stato poi deciso di predisporre delle Linee guida rivolte ai docenti e di promuovere progetti che favoriscano incontri e confronti sul territorio con esperti del settore economico e finanziario. Ai ragazzi saranno riservati laboratori per accrescere la loro conoscenza dell’economia, della finanza e la consapevolezza dell’importanza della trasparenza degli assetti giuridici, economici e finanziari delle imprese. Nell'offerta formativa in educazione finanziaria e alla legalità economica del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ed in coordinamento con le istituzioni sottoscrittrici della Carta d'Intenti, si inserisce il programma "Educazione finanziaria nelle scuole 2015/2016" avviato dalla Banca d’Italia, che implementa un progetto formativo avviato come 14 progetto pilota nell’anno scolastico 2008-2009.

    Il progetto – ispirato a una didattica per competenze e orientato allo sviluppo delle abilità comportamentali necessarie a compiere scelte finanziarie, in linea con le migliori prassi internazionali – è rivolto a tutti i livelli scolastici e prevede sessioni dedicate agli insegnanti a cura del personale della Banca d’Italia e sessioni per i ragazzi svolte dai loro stessi docenti. Le materie trattate sono la moneta e gli strumenti di pagamento alternativi al contante, la stabilità dei prezzi, il sistema finanziario e assicurativo. Nell’edizione pilota 2008-2009, sono stati coinvolti circa 630 studenti di 32 classi di scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Nell'anno scolastico 2014-2015 hanno partecipato oltre 2.800 classi e 60.000 studenti.

    Fino all’anno scolastico 2011- 12 l’efficacia del progetto è stata valutata con dei test somministrati agli studenti prima e dopo il ciclo di formazione: i risultati di questo monitoraggio sono stati incoraggianti e hanno evidenziato come le conoscenze finanziarie dei partecipanti, misurate dalla percentuale delle risposte corrette nei test, aumentassero dopo le lezioni in classe. Le esperienze internazionali mostrano come la scuola costituisca un canale privilegiato per veicolare iniziative, conoscenze e competenze di educazione finanziaria e rivesta un ruolo fondamentale perché, da un lato, consente di raggiungere una vasta fascia della popolazione, con riferimento a tutti i ceti sociali; dall’altro, agevola il processo di avvicinamento, o familiarizzazione, dei consumatori di domani ai temi finanziari, prima che giunga il momento della vita in cui vengono effettuate scelte che possono incidere sul benessere economico. I giovani si trovano oggi a dover fronteggiare situazioni e scelte finanziarie più impegnative di quelle vissute alla stessa età dai loro genitori. L’educazione finanziaria nelle scuole può quindi produrre anche benefici “indiretti” per le famiglie, in quanto i giovani possono veicolare in maniera più o meno volontaria quanto acquisito anche ai genitori.

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  • LA NUOVA NORMATIVA SUL MICROCREDITO E SUL FONDO DI GARANZIA PER LE PMI

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    LA NUOVA NORMATIVA SUL MICROCREDITO E SUL FONDO DI GARANZIA PER LE PMI

    Nell’ambito della propria attività di promozione del microcredito, anche a livello legislativo, L’Ente ha contribuito in modo fattivo alla riforma del Titolo V del Testo Unico Bancario che, all’art. 111, ha introdotto una specifica disciplina giuridica del microcredito nel nostro Paese, riaffermando il valore di questo strumento per la lotta all’esclusione finanziaria, nonché l’importanza dei servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio del microcredito. L’Ente si è anche fortemente impegnato per l’approvazione della richiamata legge 214/2011 art. 39 comma 7-bis, volta a favorire l’accesso al microcredito da parte delle microimprese.

    L’obbligo di prestazione dei servizi ausiliari da un lato e l’accesso semplificato alla garanzia pubblica dall’altro rappresentano due fattori che riducono in modo determinante il rischio di credito per le banche

    A) I SERVIZI AUSILIARI DI ASSISTENZA E MONITORAGGIO

    Con riferimento al nuovo quadro normativo sul microcredito (le cui disposizioni attuative sono state emanate con decreto n. 176/2014 del Ministro dell’Economia e delle Finanze), merita una particolare sottolineatura l’obbligo, per i soggetti finanziatori, di assicurare ai destinatari del microcredito la prestazione di servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio, come elencati nell’art. 3 del predetto decreto 176. Tali servizi devono essere prestati dallo stesso soggetto finanziatore (banca o altro intermediario finanziario) che, a tal fine, può avvalersi anche di soggetti terzi specializzati ed appositamente convenzionati.

    Grazie ai servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio, il microcredito riesce ad essere uno strumento finanziario più vicino alle persone: questi servizi, adattati a ogni singolo caso, riescono a far sentire i beneficiari del credito coinvolti e responsabilizzati, permettendo la formazione di una vera e propria cultura finanziaria che è il segreto del successo del microcredito. E’ infatti sperimentato, anche a livello internazionale, che i programmi di microcredito assistiti da servizi di accompagnamento sono quelli con migliori performances nella restituzione dei prestiti, in quanto tali servizi contribuiscono a superare le “asimmetrie informative” e, quindi, a ridurre il rischio del finanziamento.

    Si tratta di un’attività che vede da sempre impegnato l’Ente Nazionale per il Microcredito. L’Ente è, infatti, un soggetto specializzato nella prestazione di tali servizi, che eroga direttamente o tramite l’affidamento, in tutto o in parte, a soggetti accreditati o puntualmente verificati.

    B) L’ACCESSO AL FONDO DI GARANZIA

    Il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che riconosce una garanzia pubblica a fronte dei finanziamenti concessi dalle banche, rappresenta il principale strumento messo a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico per sostenere lo sviluppo delle micro-PMI italiane. La concessione della garanzia del Fondo, riducendo il rischio della banca, accresce infatti le possibilità di accesso al credito.

    Per quanto riguarda le operazioni di microcredito il Ministero dello Sviluppo Economico, con i decreti del 24 dicembre 2014 e del 18 marzo 2015, ha integrato le disposizioni operative del Fondo introducendo criteri di accesso fortemente semplificati e la possibilità per l'impresa di effettuare la prenotazione on line.

    L’impresa può chiedere direttamente la garanzia tramite una procedura telematica molto semplice, attraverso il sito www.fondidigaranzia.it. Ottenuta la garanzia, entro 5 giorni l’impresa deve trovare una banca o un altro intermediario disposto a concedere il finanziamento e a confermare la prenotazione on line. Dopo la conferma della garanzia, entro 60 giorni il soggetto finanziatore deve presentare la richiesta di garanzia al Fondo. In alternativa, l’impresa può presentare la domanda di microcredito ad una banca o ad un altro intermediario finanziario che, in caso di valutazione positiva, inoltrerà al Fondo la richiesta di garanzia.

    Per le richieste di garanzia inoltrate on line dagli interessati, la disponibilità è attualmente di 30 milioni di euro, cui si aggiungono i versamenti volontari effettuati da enti, associazioni, società o singoli cittadini. Le garanzie sulle operazioni di microcredito richieste dalle banche e dagli intermediari finanziari sono coperte dalle disponibilità complessive del Fondo, che sono pressoché illimitate.

    Il Fondo garantisce fino all’80% dell’operazione di microcredito. La garanzia su tali operazioni è gratuita e viene concessa senza alcuna valutazione economico-finanziaria perché il merito di credito è valutato dalla banca, che può accogliere o respingere la domanda di finanziamento.

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  • LA PAGELLA DELL'ENTE

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    LA PAGELLA DELL'ENTE

    IL RAPPORTO ANNUALE 2015 DEL SERVIZIO DI VALUTAZIONE INDIPENDENTE DEI PON FSE 2007-2013

    Andrea Loli | Segreteria tecnico amministrativa ENM

    La valutazione di un organismo ministeriale di rilevanza è sempre un punto di confronto per l’operato di un Ente, ma soprattutto è un metro oggettivo di stima offerto al cittadino. Vista la rilevanza dello strumento finanziario del microcredito, e visto altresì il suo crescente rilievo all’interno della programmazione 2014-2020 del FSE, il Servizio di Valutazione Indipendente dei PON FSE 2007-2013 a titolarità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha ritenuto utile presentare, per la prima volta, un approfondimento su questa tematica, andando ad analizzare alcune iniziative implementate tramite i PON FSE direttamente dall’Ente Nazionale per il Microcredito.

    Nel corso della programmazione 2007-2013, l’Ente ha realizzato cinque progetti nell’ambito del PON FSE del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:

    • Monitoraggio dell’integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al microcredito e alla microfinanza (PON GAS);
    • Azione di sistema per il monitoraggio e la valutazione del microcredito in Italia (PON GAS);
    • Capacity Building sugli strumenti finanziari di microcredito: definizione e sperimentazione di nuove competenze e strumenti per la gestione efficiente ed efficace dei programmi (PON GAS);
    • Microcredito e Servizi per il Lavoro - Azione di sistema per la promozione e creazione presso i Servizi per il lavoro di strumenti operativi innovativi volti all’autoimpiego e alla microimprenditorialità (PON GAS);
    • Micro - Work: fare rete per il microcredito e l’occupazione (PON GAS e PON AS).

    ANALISI DEGLI INTERVENTI PROGETTUALI DELL’ENTE

    Il progetto Monitoraggio dell’integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al microcredito e alla microfinanza, rivolto alle regioni Convergenza, ha rappresentato una sperimentazione di un nuovo strumento, ovvero un sistema di monitoraggio appositamente studiato e implementato per questo intervento, che si è rivelata molto proficua.

    Se la prima annualità del progetto è stata, appunto, una sperimentazione, il progetto è riuscito negli anni seguenti a consolidare lo strumento di monitoraggio dal punto di vista metodologico e renderlo utile e fruibile anche per successivi interventi che sono stati implementati dall’Ente.

    Tramite il successivo progetto Azione di sistema per il monitoraggio e la valutazione del microcredito in Italia, rivolto questa volta anche alle regioni Competitività, è stato possibile portare avanti le analisi del progetto precedente ed approfondire ulteriori aspetti che non era stato possibile trattare in profondità nella prima fase del progetto, ovvero quelli di carattere più squisitamente qualitativo (come esperienze dei progetti di microcredito già attivi a livello regionale), le problematiche più comuni affrontate dagli istituti di credito e dai beneficiari e le esperienze concrete di donne e giovani beneficiari di programmi di microcredito in corso.

    Entrambi questi progetti hanno prodotto diversi rapporti, non solo sul monitoraggio, ma anche su temi specifici, quali il “Report di sintesi degli studi di caso” (riguardanti donne e giovani beneficiari di microcredito) e il “Report di analisi sui servizi di supporto al microcredito”. Tutti questi dati sono stati di grande importanza, da un lato, per avere una panoramica ampia ed esaustiva della situazione del microcredito in Italia e, dall’altro, per rappresentare una base conoscitiva fondamentale per gli altri interventi successivi dell’Ente.

    Il progetto Capacity Building sugli strumenti finanziari di microcredito: definizione e sperimentazione di nuove competenze e strumenti per la gestione efficiente ed efficace dei programmi, oltre ad aver usufruito delle conoscenze emerse dal progetto Monitoraggio, è stato un unicum a livello europeo, in quanto ha cercato di fornire una risposta diretta e incisiva alle criticità incontrate dalle amministrazioni dell’Obiettivo Convergenza, nella costruzione, avvio e attuazione degli strumenti finanziari collegati alle tematiche di microcredito e microfinanza.

    Il progetto ha affrontato, infatti, due ordini di criticità: da un lato, il sottoutilizzo dei fondi strutturali destinati alle politiche di sviluppo e occupazione e, dall’altro, la contrazione dell’offerta di credito che, negli anni recenti, ha fortemente penalizzato il sistema imprenditoriale e soprattutto le imprese di minori dimensioni.

    Per il superamento di tali criticità sono stati predisposti un ventaglio di strumenti di microcredito volti a potenziare gli strumenti operativi già a disposizione delle pubbliche amministrazioni, rafforzando al contempo le competenze e le conoscenze degli stakeholders riguardo ai nuovi strumenti di ingegneria finanziaria.

    Il progetto Capacity Building ha anche il merito di aver permesso all’Ente di aprire dei tavoli di lavoro con le principali associazioni del mondo bancario e finanziario al fine di definire, congiuntamente a questi interlocutori, le modalità ottimali per la relativa ingegnerizzazione nel contesto della programmazione 2014-2020.

    Proprio il ricorso a tali prodotti costituisce una forma innovativa di spesa del bilancio comunitario, che può integrare le sovvenzioni o i sussidi con strumenti maggiormente orientati al mercato che possano apportare dei benefici al raggio d’azione complessivo dei programmi.

    I successivi progetti dell’Ente, Microcredito e Servizi per il Lavoro - Azione di sistema per la promozione e creazione presso i Servizi per il lavoro di strumenti operativi innovativi volti all’autoimpiego e alla microimprenditorialità e Micro - Work: fare rete per il microcredito e l’occupazione hanno contribuito all’implementazione di sportelli di microcredito sia nelle regioni Convergenza che in quelle Competitività. Anche questi due interventi progettuali hanno agito, da un lato, sulla formazione dei beneficiari e sul supporto continuativo agli stessi, anche tramite supporti telematici (è stata infatti creata una piattaforma, www.retemicrocredito.it, per l’autoformazione degli sportellisti che per l’informazione rivolta agli utenti sul microcredito e l’autoimpiego) e, dall’altro, hanno lavorato sulla costruzione di reti di soggetti, coinvolti a diversi livelli del processo di erogazione di microcredito, che durante i progetti hanno iniziato a lavorare in maniera congiunta: Comuni, Province, Camere di Commercio, Centri per l’Impiego, Università, enti erogatori di credito e soggetti erogatori di servizi pre e post finanziamento

    Tali progetti, rispondendo alle necessità delle pubbliche amministrazioni partecipanti, hanno ottenuto piena collaborazione ed hanno contribuito anche all’implementazione concreta di 1311 sportelli informativi sul microcredito.

    LA VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI PROGETTUALI

    Secondo il Rapporto, nei cinque progetti di cui sopra, si evidenzia una modalità operativa standard dell’Ente Nazionale per il Microcredito, ovvero affiancare attività di formazione e di informazione degli stakeholders con attività di sensibilizzazione e costruzione di network, oltre che implementare strumenti a ulteriore supporto dei beneficiari quali siti, report e documentazione di vario genere. Applicare delle modalità operative standard già sperimentate e, dunque, consolidate, ha sicuramente reso più efficace l’attività degli operatori dell’Ente e favorito la riuscita degli interventi. In tutte le attività promosse è stata inoltre riscontrata una validità scientifica, oltre a un soddisfacente gradimento da parte dei soggetti che hanno partecipato ai progetti.

    Per quanto riguarda la rispondenza con le esigenze degli attori coinvolti, tutti i progetti si sono caratterizzati per la loro unicità e originalità, in quanto non vi era alcun intervento simile che fosse già stato realizzato a livello nazionale e in un’ottica di sistema. L’elemento comune a tutte le attività realizzate dagli operatori dell’Ente è il fatto di aver instaurato un proficuo rapporto di interscambio di conoscenze e informazioni con gli stakeholders destinatari degli interventi. Oltre a ciò, a monte degli interventi è stata fatta un’analisi sia di ciò che i territori già offrivano rispetto al microcredito, sia una ricognizione sulle problematiche che, a livello locale, si affrontano solitamente nell’implementazione di questo tipo di strumento.

    Indubbio è l’apporto dato dagli interventi progettuali esaminati agli aspetti delle policy rilevanti per gli attori coinvolti. Tale risultato è di notevole importanza perché non sempre i PON sono stati in grado, nei diversi filoni di policy di cui si sono occupati, di sviluppare strategie d’intervento capaci di innescare un percorso cumulativo di apprendimento nella Pubblica Amministrazione e di capitalizzare sinergie e complementarietà tra interventi di diversa tipologia. La corretta visione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di riunire sotto la titolarità dell’Ente Nazionale per il Microcredito l’attuazione degli interventi in materia di microcredito ha contribuito a questo risultato e mostrato che l’Ente è un attore che potrebbe ricoprire un ruolo importante nel futuro sviluppo delle strategie di settore ed in possesso dell’expertise utile a queste policy. Per quanto riguarda infine la produzione di cambiamenti positivi e sostenibili, i cinque progetti, in virtù della loro natura molto specifica, hanno prodotto cambiamenti di sistema a livelli differenti

    I due progetti con finalità conoscitive hanno il merito di creare e mettere a sistema uno strumento di monitoraggio che potesse poi essere utile per successivi interventi. Il loro esito appare incoraggiante, poiché i report prodotti non sono rimasti confinati agli “addetti ai lavori” ma hanno trovato una significativa diffusione e colmato un significativo vuoto conoscitivo a livello nazionale.

    Il progetto Capacity Building, ha prodotto ottimi risultati dal punto di vista del rafforzamento del personale delle Pubbliche Amministrazioni in materia di microcredito proponendo sia la definizione di nuovi modelli di rilevazione dei fabbisogni e di gestione dei processi partenariali che coinvolgano tutta la filiera dalla PA e degli stakeholders sulla specifica tematica del microcredito, che lo sviluppo, nei funzionari delle amministrazioni delle Regioni partecipanti, di competenze mirate alla programmazione economico-finanziaria e alla progettazione di strumenti finanziari specifici del microcredito. Gli sportelli informativi sul microcredito hanno infine rappresentato una risorsa importante per i territori, poiché sono stati un primo passo verso la promozione capillare della politica per il microcredito.

    In conclusione, la promozione della “via italiana al microcredito”, cominciata nel 2004 da quando si sono mossi i primi passi verso la creazione di quello che nel 2011 è diventato l’Ente Nazionale per il Microcredito, e l’attuale crisi economica che sta gravemente investendo il mercato del lavoro italiano e innalzando il tasso di disoccupazione, ha sostenuto sia le ragioni dell’espansione dello strumento finanziaria del microcredito che il ricorso all’Ente come interlocutore istituzionale da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la programmazione 2007-2013.

    Una scelta vincente anche grazie alla policy dell’Ente di rendere gli output di un singolo progetto funzionali a successivi interventi sulla stessa tematica ed indirizzando gli interventi verso un approccio sinergico, che possa mettere a frutto gli insegnamenti appresi dagli altri progetti. Una scelta che sarà sicuramente vincente anche per la nuova programmazione 2014-2020.

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  • LE DONNE NEL CUORE

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    LE DONNE NEL CUORE

    Marco Paoluzi | Funzionario staff di presidenza ENM

    A partire dall’aprile del 2012, l’ENM iniziato un lavoro teso a individuare e superare i principali ostacoli che le donne incontrano per chiedere e ottenere credito e finanza per le loro microimprese. Il primo gradino è stato dunque quello di costruire un network di attenzione verso la tematica, grazie a un ciclo di incontri che ha visto la partecipazione di 25 rappresentanti dell’associazionismo femminile, da storiche sigle come l’UDI e il CIF, a quelle più recenti come SNOQ (Se non ora quando) a quelle di banche con finalità specifiche.

    Il risultato di questo lavoro ha indicato inequivocabil- mente che ancora oggi le donne che intendono fare impresa si trovano di fronte ad ostacoli di varia natura ma principalmente riconducibili all’informazione, alla formazione e all’attivazione di prodotti di mitigazio- ne del rischio. Da qui è nato un piano di lavoro costituito da una cam- pagna d’informazione ed orientamento sul microcredi- to al femminile, denominata “Riparti da Te”, realizzata in partnership con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali unitamente alla realizzazione di un Progetto Pilota sulla Regione Lazio attraverso la costituzione di un fondo di garanzia a valere su risorse dell’ENM. Sul primo tema abbiamo realizzato una campagna istituzionale con il supporto Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso un video informativo e di sensibilizzazione sulle reti RAI. Lo spot aveva l’obiettivo di far conoscere lo strumento del microcredito per creare impresa e occupazione basandosi sulle proprie conoscenze, attività, peculiarità e attivando dei prestiti che chiedono come garanzia una progettualità e non capitali. Il titolo della campagna per questo è stata denominata: “Riparti da te”.

    La campagna, presentata presso la sala stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri insieme al Ministro Enrico Giovannini, proseguita sulla carta stampata e viral web, ha portato migliaia di cittadine a rivolgersi al nostro team, appositamente costituito presso l’Ente, per ricevere le informazioni necessarie per inoltrare la propria proposta progettuale alle istituzioni di microcredito attive nei propri territori d’appartenenza. Le indicazioni fornite sono rese disponibili grazie alla banca dati del “Progetto Monitoraggio” nato da un accordo tra la Direzione generale del Mercato del lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l'Ente Nazionale per il Microcredito che ha l'obiettivo generale di costruire un sistema di monitoraggio e valutazione dei programmi di microcredito in corso in Italia. Inoltre, stiamo ricevendo manifestazioni di interesse da diverse istituzioni finanziarie, dall’ABI e da altri Enti pubblici che chiedono di aderire al Progetto.

    In considerazione necessità di rafforzare l’offerta di microcredito e microfinanza attualmente disponibile sul mercato, ulteriormente confermata dall’esito della campagna “Riparti da te” che ha suscitato ad oggi ol- tre 12.000 richieste di orientamento, l’ENM, ha forte- mente voluto la costituzione di un Fondo di garanzia e sviluppo mediante l’utilizzo di fondi propri, derivati dell’avanzo di amministrazione degli esercizi di bi- lancio 2011 e 2012, per la realizzazione del “Proget- to pilota Microcreditodonna”, che ha voluto favorire l’accesso al credito da parte di donne disoccupate o inoccupate, della Regione Lazio, che intendano avviare progetti di microimpresa o autoimpiego. Il Progetto Pilota è stato realizzato con il preciso in- tento di fornire a tutte le Amministrazioni Pubbliche, Private e del terzo settore, uno strumento finanziario che consenta loro di partecipare attivamente al fondo di garanzia ampliando, in tal modo, l’area territoriale di intervento. L’attività che ha portato al finanziamento 19 microim- prese femminili del Lazio, è stata successivamente fat- ta confluire un programma di finanziamento più grande attualmente in corso, dove con la partnership della BCC di Roma verranno finanziate circa 1500 imprese indi- pendentemente dal genere o dall’età del richiedente. L’esperienza acquisita nel corso del Progetto Microcre- dito Donna è stata comunque preziosa e ci ha indicato soprattutto che il microcredito al femminile ha delle peculiarità proprie che di esprimono soprattutto nel- la necessità di accompagnare le aspiranti imprenditrici nel percorso che precede il loro ingresso nel mercato. Accogliamo per questo con entusiasmo l’attività pro- mossa da Pangea Onlus, organizzazione di microfi- nanza tra le prime panorama italiano e desideriamo sostenere questa lodevole iniziativa offrendo a tutte le partecipanti che non si aggiudicheranno il finanzia- mento Pangea, l’opportunità di far valutare il loro pro- getto imprenditoriale per ottenere comunque le risor- se per finanziare le loro attività.

    La scommessa vincente è sul microcredito al femminile

    I dati del progetto Microcredito Donna e della campagna Riparti da Te hanno segnato il passo per avviare la riscossa in rosa.

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  • MICROERASMUS PLUS

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    MICROERASMUS PLUS

    FORMARE GLI OPERATORI DI ONG

    Angela Mariotti e Selene D’Angelo | Ricercatrici progetto Microerasmus

    Operatori di microcredito con competenze interculturali; questa la risposta che il progetto M.I.C.R.O. - Migrants Ideas Converted into Real Opportunities - vuole dare per sostenere e incentivare l’imprenditoria dei migranti. Un settore che negli anni si è imposto per numeri e peso economico, non solo, si è dimostrato essere uno strumento concreto di inclusione sociale che accelera e valorizza quel processo di integrazione economica.

    Fare rete, indagare le richieste del settore e tradurle in strategie, offrire servizi ad hoc modellati su un target ben specifico sono allo stesso tempo premesse e azioni congiunte alla formazione che il progetto intende realizzare.

    Una formazione rivolta ad operatori (di ONG e di mi- crocredito) che, a vario titolo si interfacciano con mi- granti imprenditori o aspiranti tali, e che a seconda del settore di provenienza, adottano misure e strategie differenti all’interno del raggio d’azione proprio.

    Due realtà che non hanno mai dialogato, pur rappresentando ognuna un punto di riferimento chiave per i 76 migranti imprenditori, offrendo loro servizi accessori distinti ma comunque correlati nel fine ultimo, ossia la creazione d’impresa. Far dialogare questi due settori in un’ottica di condivi- sione e scambio delle specifiche competenze di ognuno, è in estrema sintesi, l’obiettivo principale del progetto.

    La formazione in aula sarà una sperimentazione della metodologia messa a punto che si basa essenzialmente sullo shared learning e cross-sectoral approach. Il risultato? Operatori di microcredito con competenze interculturali in grado di riconoscere e superare il bias rispetto al “diverso” e capaci di mettere in atto una comunicazione efficace che gli permetta di entrare in relazione con i migranti, consapevoli delle particolarità culturali delle realtà e delle comunità con cui entrano in contatto, con il portato di storie e tradizioni, esigenze e competenze, che caratterizzano, di volta in volta, l’utente di riferimento. Parallelamente, operatori di ONG con competenze tecniche, procedurali ed economiche in grado di guidare e orientare il percorso di un aspirante imprenditore immigrato. Sommare le competenze equivale a moltiplicare l’offerta di due mondi -quello delle ONG, rivolte al sociale e quello del microcredito, essenziale serbatoio per l’ecosistema di PMI - che già rappresentano, distinti, un valido riferimento per i migranti imprenditori e che, uniti, potranno fornire un nuovo impulso allo sviluppo economico e sociale di quel settore -imprenditoria dei migranti- che gioca un ruolo così prezioso nel processo d’integrazione.

    FORMAZIONE MIGRANTI

    La formazione dei migranti sul tema della finanza e dell’imprenditoria verrà effettuata attraverso un per- corso info-formativo disponibile sul sito del progetto. L’obiettivo principale del percorso è di offrire una pa- noramica completa, di orientamento e prima formazione comprendente ogni aspetto dell’imprenditoria. L’aspirante imprenditore acquisirà quindi le competenze e gli strumenti necessari per configurare la propria idea, avviare l’attività e, successivamente, gestire la propria impresa. Il percorso spazierà dalla corretta gestione finanziaria, all’analisi dei punti di forza e debolezza dell’impresa, alla pianificazione d’impresa e business plan. I moduli formativi saranno ideati e realizzati dagli stessi operatori beneficiari del training i quali, grazie alle competenze trasversali acquisite, struttureranno un percorso efficace per i migranti interessati ad avviare un’attività imprenditoriale. Temi complessi come la pianificazione d’impresa e la creazione di un business plan verranno resi accessibili attraverso una metodologia specifica che prevede l’insegnamento di nozioni tecniche attraverso l’utilizzo di competenze di mediazione interculturale. Il messaggio, veicolato attraverso strumenti di comunicazione interculturale, risulterà essere di facile comprensione per l’utente proprio perché adattato alle differenze culturali.

    Essendo pensato per facilitare l’acquisizione di competenze tecniche da parte dei migranti e per superare eventuali barriere linguistiche, il percorso sarà inoltre disponibile nelle seguenti lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco. Si tratta delle lingue dei paesi partner del progetto che corrispondono ai paesi a più alto tasso d’immigrazione. La scelta di far curare la parte contenutistica dagli operatori di ong e di microcredito poggia sulla convinzione che siano gli unici in grado di individuare le tematiche e le criticità da trattare nel percorso info-formativo. La loro esperienza lavorativa a contatto con i migranti che vogliano avviare un’attività imprenditoriale li ren- de i più idonei a capirne i bisogni e le necessità.

    L'Europa è attenta alle possibilità offerte dal microcredito

    Formare operatori di ONG significa aprire la strada ad una immigrazione produttiva e ad una integrazione reale.

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  • PROGETTO MICRO-WORK: LA RETE DEGLI SPORTELLI SUL TERRITORIO

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    PROGETTO MICRO-WORK: LA RETE DEGLI SPORTELLI SUL TERRITORIO

    Maria Rosaria Cozza

    A conclusione di più di tre anni e mezzo di attività l’Ente restituisce al Paese una rete di 173 sportelli informativi su microcredito e Autoimpiego 1 ed una piattaforma informativa “retemicrocredito.it”, in grado di fornire puntuale informazione ai cittadini che vogliono avviare un’attività micro-imprenditoriale. E tutto questo grazie ai due progetti “Microcredito e Servizi per il Lavoro” e “Microwork” che hanno permesso a circa 117 amministrazioni coinvolte tra Comuni, Centri per l’impiego, Camere di commercio e Università, di avviare degli sportelli informativi sul microcredito e l’autoimpiego.

    Un nuovo servizio del tutto diverso da quello fino a questo momento offerto. La sfida futura, quindi, a tre mesi dalla conclusione del progetto “Microwork”, sarà quella di garantire la sostenibilità del modello costruito finora e svolgere una capillare azione sul territorio per far sì che gli sportelli siano in grado di proseguire la loro attività di informazione, di aggiornamento e di accompagnamento ai principali programmi di microcredito regionale, nazionale e ai singoli programmi di sostegno dell’autoimpresa e dell’autoimpiego. A tale scopo si sta svolgendo un’attività di promozione e di verifica sul territorio attraverso una serie di sopralluoghi in diverse regioni d’Italia con l’obiettivo di rilevare l’operatività degli stessi sportelli. Attraverso questa attività è possibile monitorare l’attività degli enti coinvolti ed interloquire su problematiche inerenti l’erogazione delle consulenze agli utenti.

    Ed i segnali di buona operatività ci sono, anche nelle regioni che sono entrate solo di recente nella rete microcredito come il Friuli, la Lombardia ed il Veneto. Inoltre, nei prossimi mesi, si prevede un’attività di animazione territoriale, costituita da una serie di eventi in alcune delle principali città d’Italia, che avrà l’obiettivo di consolidare i rapporti tra l’Ente e tutto il personale che opera presso gli sportelli, di creare accordi e di avviare intese utili con gli istituti bancari e le istituzioni locali/regionali che hanno competenza sui temi del microcredito e dell’autoimpiego. L’obiettivo futuro sarà quello di strutturare la rete e renderla operativa collegando efficacemente, tramite gli sportelli per il microcredito e l’autoimpiego, gli utenti di microcredito ai soggetti che erogano prestiti con i quali è in corso la stipula di protocolli di intesa e accordi di collaborazione. Una vasta azione di sensibilizzazione per potenziare gli strumenti di sviluppo economico sul territorio con la consapevolezza che il microcredito è al servizio dei più deboli.

    1 Dato aggiornato Marzo 2016.

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  • QUANTO PESA IL MICROCREDITO

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    QUANTO PESA IL MICROCREDITO

    INTERVISTA AL MAGNIFICO RETTORE DELL’UNICUSANO, FABIO FORTUNA, SULLE NUOVE TECNICHE DI FORMAZIONE A DISTANZA PER LE MATERIE MICROFINANZIARIE

    Gianluigi De Angelis | Coordinatore Segreteria ENM

    Per parlare di formazione nel terzo millennio non si può, naturalmente, non parlare di elearning e corsi a distanza attraverso supporti multimediali e high tech. Fabio Fortuna, rettore della UNICUSANO e docente esperto in materia economica, nonché precursore di un'attività formativa che utilizza le nuove realtà digitali e le piattaforme di e-learning per la trasmissione della conoscenza, risponde ad alcune domande sulle nuove prospettive di sistema sul tema economico.

    Professore oggi qual è il peso della finanza etica e delle attività microfinanziarie nei nuovi indirizzi economici e nella programmazione di un'offerta formativa complessiva?

    Il peso è ancora limitato, purtroppo, anche se nei sistemi economici di oggi finanza etica e microfinanza stanno assumendo una rilevanza sempre maggiore; sarà quindi il caso di incrementarne presenza e incidenza. Lo strumento della microfinanza può insegnarci molto, in riferimento sia al ruolo dell’etica nell’economia sia ad alcuni ambiti economici che non riescono ad avvalersi del credito tradizionale. Il microcredito, infatti, offre un approccio originale al problema dell’affidabilità del creditore, demandando il controllo ex post dell’utilizzo del credito concesso alla comunitá di appartenenza.

    La microfinanza fino a qualche anno fa era considerata negli ambienti economici un'attività da svolgere nei Paesi emergenti e la sua applicabilità era demandata ad operatori che spesso prestavano opera di volontariato o a banche e fondazioni locali che operavano senza nessun tipo di formazione specifica. Come è cambiato il panorama? Esiste oggi la possibilità reale che nei corsi di economia sia trattata la microfinanza come un vero e proprio argomento di studio? Per lei quanto è importante integrare questo indirizzo nei corsi?

    La microfinanza non è più un argomento confinabile nei Paesi emergenti ma ci coinvolge direttamente; sarebbe necessario considerarla con attenzione insieme alla questione “etica” nella finanza e concepire con maggiore frequenza corsi ad hoc. In quelli tradizionali che ruotano intorno agli intermediari finanziari e alla finanza, questo argomento è spesso trattato solo marginalmente, anche per l’incidenza limitata che hanno, nella massa di prestiti erogati annualmente, quelli riconducibili alle forme tecniche del microcredito; per quanto espresso, tuttavia, reputo indispensabile dedicare parti definite dei corsi tradizionali o sviluppare corsi specifici su questi temi. Nei corsi di economia monetaria e di microeconomia, tuttavia, trova spazio la trattazione dei temi delle asimmetrie informative che sono alla base delle peculiarità dello schema del microcredito.

    A suo avviso quali sono gli effetti a breve e lungo termine che potrebbe sortire lo studio e l'applicazione della microfinanza come strumento di sviluppo economico e sociale?

    Mi ricollego alla risposta precedente per sottolineare che lo studio delle forme tecniche deve accompagnarsi a quello della qualità del credito, inteso come un’integrazione dell’analisi di fido mediante indagini tecnico-economiche legate agli aspetti sociali e di politica economica. Il microcredito, infatti, è soprattutto una forma tecnica che rende più responsabili il creditore e la sua comunità; pertanto, ha lo scopo di migliorare l’utilizzo del credito e ne migliora la qualità.

    L'educazione a distanza può essere utile a formare nuove figure professionali? Ad esempio professionisti che rispondano alle esigenze di un percorso di orientamento al lavoro legate alla figura dell'operatore di servizi microfinanziari?

    Sicuramente. La formazione normalmente definita “a distanza” sta diventando “più vicina” ai discenti, quindi anche ai professionisti. La motivazione principale è connessa alla possibilità delle attuali modalità di interazione che consentono un contatto diretto anche essendo fisicamente distanti. Inoltre, la telematica permette anche un’interazione asincrona, ampliando le potenzialità dei processi formativi, senza costituirne una parte marginale.

    Da esperto vorremmo, infine, un suo parere sull'utilizzo e la creazione dei Fondi di garanzia nazionali per lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

    I Fondi di garanzia, se funzionali a ripianare le perdite delle imprese meno efficienti, non è detto che possano sortire effetti positivi sul tessuto produttivo italiano. Se, invece, potessero essere impiegati anche in chiave preventiva mediante la formazione degli operatori, focalizzando l’attenzione sulla qualità del credito, la loro presenza potrebbe garantire una limitazione del danno per ogni intermediario finanziario: ciò favorirebbe, invece di ridurre, il perseguimento dell’efficienza del settore che stenta a decollare anche per mancanza di conoscenza dei suoi meccanismi di funzionamento.

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  • SEGUENDO LA "VIA ITALIANA"

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    SEGUENDO LA "VIA ITALIANA"

    Emma Evangelista | Direttore MicroFinanza

    Crescere significa superare le difficoltà ed affermarsi nel proprio ambiente sociale ed economico anche con una professionalità che renda possibile un buon tenore di vita. Lo scopo di una formazione finanziaria adeguata è quello di offrire strumenti che sappiano supportare tale sviluppo personale o riconvertire in una forma di educazione permanente le capacità già acquisite per raggiungere la propria metà. Per quanto riguarda la microfinanza ed il microcredito in particolare, questo tipo di processo si è finora focalizzato su un target di età elevata.

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  • STORIA DI MARINELA

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    STORIA DI MARINELA

    DALLA ROMANIA ALL’ITALIA IN PUNTA D’AGO

    Marco Attonetti

    La storia di Marinela Logigan è una di quelle che meglio sembrano ricalcare questi tempi in cui la crisi economica si intreccia con la voglia di fare fortuna all’estero o anche solo per avere maggiori chance rispetto a realtà di forte difficoltà. Infatti quando Marinela arriva in Italia è piena di belle speranze. Ha lasciato la sua terra, la Romania, dove le cose non vanno affatto bene. Se si trova lavoro è un lavoro duro e soprattutto si guadagna poco. La speranza è quella di ribaltare la situazione qui in Italia e mandare qualche soldino a casa una volta trovata un buona situazione.

    A dire la verità l’approdo in Italia non è il massimo. Marinela, un po’ spaesata, conosce anche molto poco la lingua e si accorge subito che a differenza dei tanti racconti che si fanno in Romania, Roma non è l’eldorado. Anche qui i problemi non mancano: traffico, code, problemi di comunicazione all’inizio fanno la differenza, ma lei non demorde e comincia a guardarsi attorno arrangiandosi come domestica. Man mano che passano le settimane però si accorge che in Italia e a Roma tanti lavori non piacciono più o meglio nessuno è disposto più a farli, come ad esempio quello di sarta che invece lei conosce bene. Dai calzini dei fratelli, quando era ancora in Romania, ad abiti un po’ più seri, magari per uscire di casa con qualcosa di nuovo senza spendere soldi che in Romania non ci sono, Marinela insomma può vantare, a ragion veduta, un’ottima m anualità e una particolare bravura nell'utilizzare ago e filo, forbici e macchina da cucire. Le amiche le cominciano via via a consegnare abiti e pantaloni da accorciare e sistemare e Marinela comincia a pensare che forse potrebbe aprire una piccola attività in proprio. “Una sartoria – ci racconta – mi sembrava proprio una buona idea in questo periodo in cui è difficile trovare un posto di lavoro dipendente”. La volontà però si scontra subito con un aspetto che in Italia conosciamo bene: la burocrazia. Bolli, autorizzazioni, richieste e attese, ma soprattutto soldi che in questo momento Mari- nela non ha. Insomma non si trattava semplicemente di apri- re una partita Iva: gli ostacoli erano tanti.

    C’era bisogno di un locale a norma di legge, magari cercandolo in una zona fre- quentata e di passaggio dove l'attività poteva risultare visibile e facilmente raggiungibile. Almeno due stanze con un piccolo camerino, oltre agli spazi riservati al lavoro vero con tanto di macchine da cucire e gomitoli. Una ricerca non facile e Marinela scopre subito che aprire un’attività di sana pianta le risulterebbe troppo costoso. Poi un giorno passeggiando s copre che proprio a pochi passi dalla casa che condivide con un paio di amiche un signore anziano italiano intende cedere la sua attività di sarto. Il locale è proprio quello che serviva: macchine, manichini, stoffe. Tutto pronto. Il suo paradiso. Certo la clientela un po’ ridotta probabilmente perché con l’età l’anziano proprietario faceva sempre più fatica a portare a termine tutti i lavori, allungando di molto i tempi di consegna dei capi e provocando l’irritazione della clientela più propensa a rivolgersi altrove. Ma Marinela era certa di poter fare la differenza con il suo lavoro e lo sforzo non le faceva paura tanto più che avrebbero lavorato con lei anche due amiche pronte a darsi da fare e brave con ago e filo.

    Cominciano le trattative con il vecchio proprietario e dopo una settimana l’accordo sembra davvero ad un passo, ma Marinela si scontra con un altro problema che a quel punto rischiava di far tramontare il suo sogno di rilevare una sartoria: l’accesso a un prestito personale che le banche non volevano concedergli. Tanti preventivi in giro tra istituti di credito e finanziarie, ma il ritornello di molte banche era sempre lo stesso: “Con i suoi documenti di reddito e senza un garante solido il prestito non può esserle concesso”. Passano diverse settimane e a questo punto l’idea di aprire un’attività in proprio sembra svanita per sempre. Marinela non ha neanche molto tempo a disposizione: il vecchio proprietario la incalza, vuole sapere se l’affare si può fare, ma lei è ancora in alto mare e l’accordo ormai sembra un ricordo lontano. Un giorno però in giro mentre era alla ricerca di una qualche soluzione attraverso Internet si imbatte nella pagina dell’Ente Nazionale per il Microcredito. Sembra il solito annuncio come tanti altri, ma a leggere bene il messaggio sembra diverso.

    Cortesia e cordialità, anche allo stesso call center, sono un segnale diverso da quelli che ha raccolto fino ad ora e nonostante la sfiducia e il pessimismo delle ultime settimane Marinela decide di provare e segue la procedura. “Ho presentato un business plan nonostante fosse il periodo di ferie, in pieno luglio, e per questo avevo paura che sarebbe stata rigettato di li a poco”, ci confessa. Passano tre settimane, poi una telefonata. La richiesta è stata vagliata e al rientro dal periodo delle vacanze la cifra di 5.000 euro, che Marinela aveva chiesto, è pronta. “Sono sincera: avevo perso le speranze, non pensavo sarei riuscita ad avere quella somma, ma quando mi hanno chiamato dall’Ente Nazionale per il Microcredito per avere l’Iban del mio conto sono stata contentissima. Mi sono confrontata con tanti amici: il prestito è molto favorevole in termini di condizioni e anzi molto più concorrenziale di quelli proposti da molte banche con interessi che per me sarebbero stati ingestibili. Oggi invece ho una piccola rata che non mi pesa e posso lavorare con tranquillità”. “Consiglio a tutti il microcredito e infatti ho già mandato tanti amici che come me che hanno piccole botteghe”, racconta ancora Marinela. La sua sartoria, che si trova in uno dei quartieri più popolari di Roma, fa ogni giorno il pieno. Grazie al finanziamento ricevuto dall’Ente Nazionale per il Microcredito, Marinela ha potuto acquistare macchinari e, più in generale, sostenere le spese della sua attività. Il suo sogno, ora, è realtà.

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  • TEACHING MICROCREDITO

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    TEACHING MICROCREDITO

    IL MICROCREDITO NEL SISTEMA DI EDUCAZIONE FORMALE ITALIANO ED EUROPEO

    Luisa Brunori | Psicologa dei gruppi, già docente ordinario di Psicologia Dinamica dei Gruppi MPSI/07 presso l’Università di Bologna,vicepresidente della Fondazione Grameen Italia Luisa Brunori
    Andrea Sparro |Università di BolognaDipartimento di Psicologia , GVC Onlus.

    Proprio in questi giorni si conclude un progetto co-finanziato dall’Unione Europea: Teaching Microcredit in secondary schools: an active way to learn how to fight poverty, promote justice and solidarity and to overcome Eurocentric perspective in development education (EuropeAid grant contract DCI-NSA- ED/2012/281-479). Si conclude dopo tre anni di attività, preceduti da un tanto fruttuoso quanto impegnativo lavoro di preparazione, con una conferenza internazionale intitolata “Microcredito ed educazione per uno sviluppo individuale e collettivo”, tenutasi a Bologna il 25 febbraio.

    La responsabilità scientifica, oltre che l’iniziativa in termini di contenuti accademici e scolastici, è stata dell’Università di Bologna, che da anni ospita, all’interno del Dipartimento di Psicologia, un gruppo di lavoro multidisciplinare che si occupa di ricerca, studi di fattibilità e formazione su microcredito e social business, riunito sotto le insegne dell’Osservatorio Internazionale sulla Microfinanza e del Centro per la Ricerca e l’Intervento sui Gruppi, guidato da Luisa Brunori, docente universitaria e psicologa dei gruppi. È noto lo stretto legame che è stato creato tra l’Università di Bologna, che già nel 2004 diede a M. Yunus la laurea honoris causa, anticipando il grande riconoscimento internazionale che ebbe nel 2006 con il Premio Nobel per la Pace. Da allora è stata creata la Fondazione Grameen Italia, dedicata allo sviluppo del microcredito e del social business in Italia, a partire dalla Regione Emilia Romagna. La città di Bologna ha sostenuto questo impegno offrendo a M. Yunus la cittadinanza onoraria l’8 luglio 2015.

    Il soggetto capofila dell’intero progetto è stato GVC Onlus (Gruppo di Volontariato Civile), una ONG italiana con sede a Bologna, attiva da oltre quarant’anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari in più di venti paesi del mondo, che accanto alle azioni sul terreno oltre i confini continentali attribuisce sempre maggiore rilevanza alle azioni in Italia e in Europa, svolte al fine di sensibilizzare e di educare allo sviluppo. Come sempre accade in queste circostanze, il progetto è stato proposto e poi gestito da una partnership composta da soggetti provenienti da tre paesi europei: Italia, Spagna, Ungheria. In Italia i territori interessati sono stati due: l’Emilia Romagna e la Provincia Autonoma di Bolzano.

    I partner europei sono stati dunque la Provincia Autonoma di Bolzano, la Libera Università di Bolzano, HBAid (Hungarian Baptist Aid), la Corvinus University di Budapest, la Fundación ETEA di Cordoba, il consorzio ACC Andalusia e l’Università Loyola Andalusia. In ognuno di questi quattro territori sono state coinvolte prevalentemente due tipologie di soggetti: un ente di cooperazione e un’istituzione universitaria. Le attività del progetto hanno richiesto infatti competenze e sfere d’azione complementari, entrambe necessarie per il raggiungimento degli obiettivi che descriveremo a breve.

    Alla base di questo progetto ci sono delle considerazioni che potremmo sintetizzare in due grandi sfere.

    Il microcredito è considerato strumento per la riduzione della povertà, per l’inclusione sociale e finanziaria, per lo sviluppo individuale e collettivo.Tuttavia si tratta di uno strumento la cui diffusione incontra spesso ostacoli formali, burocratici, ma anche resistenze, causate sia dalla scarsa conoscenza delle reali esperienze di sedicente microcredito (male interpretato) hanno provocato.

    Gli studi compiuti nel corso degli anni dall’Università di Bologna hanno dimostrato come il successo del dispositivo del microcredito dipenda in maniera sostanziale dal rispetto di una serie di requisiti sulla cui sistematizzazione e formalizzazione si collabora da tempo in ambito internazionale, senza i quali si corre il rischio di trasformare i supposti benefici in danni per i beneficiari. Senza entrare nel dettaglio di questi requisiti, ciò che appare certamente necessario è dare luogo a una strutturata attività di formazione sull’argomento, sia da un punto di vista teorico e concettuale, sia da un punto di vista più pratico, concreto, professionalizzante.

    Da anni l’Università di Bologna offre infatti Master e Corsi di Alta Formazione che permettono di approfondire la conoscenza del fenomeno, a partire dalla sua formulazione originaria avvenuta in Bangladesh, fino ad arrivare alla creazione di figure professionali che siano in grado di progettare, attivare e gestire progetti di microcredito. La prima considerazione è dunque la necessità sempre maggiore di formazione specifica e ad alti livelli sui temi del microcredito e della microfinanza, fino ad arrivare a creare una vera e propria figura professionale definita e costruita sulla base di un syllabus creato e concordato dalle strutture che a vario titolo concorrono a definire e a sviluppare il fenomeno del microcredito.

    Il modello di sviluppo – non solo economico e finanziario – dominante in Europa e nel mondo occidentale ha dimostrato nell’ultimo decennio dei cedimenti strutturali. “Crisi” è il vocabolo del decennio, e si può accostare tanto alle banche quanto alle relazioni sociali, tanto ai sistemi produttivi quanto alle economie familiari. Si tratta probabilmente della crisi e del declino di un modello economico, sociale, culturale basato sulla costante corsa all’accumulo delle risorse da parte dei soggetti economicamente e politicamente più forti. In tali momenti di crisi emerge comprensibilmente la necessità di individuare alternative al modello esistente; le alternative in questo senso possono puntare ad integrare, sopperendo alle eventuali carenze, o addirittura a sostituire il modello con una proposta totalmente nuova, eliminando ciò che non funziona.

    È luogo comune, nei paesi a economia neoliberista, considerare il proprio sistema economico, politico, sociale e culturale se non come l’unico possibile, come il migliore; talmente buono da auspicarne l’esportazione, per proporre e offrire i benefici e il benessere di cui godiamo anche ai più “sfortunati”. Viceversa, esistono luoghi nel mondo, che spesso etichettiamo come “sottosviluppati”, o con più generosità “in via di sviluppo” – sempre in base ad una concezione occidentale di sviluppo – esistono altre realtà, altri paradigmi, o semplicemente altre pratiche economiche che non conosciamo, o che consideriamo semplicemente come folkloristiche, esotiche. La seconda considerazione dunque è la necessità di superare la prospettiva eurocentrica nell’osservazione, nell’analisi e nella pratica di tutto ciò che è legato a un determinato modello di sviluppo, per evitare di perdere la ricchezza e il contributo che altre visioni del mondo possono offrire. Ciò non ha come obiettivo la sostituzione di un modello con un altro, ma la raccolta di conoscenze e di strumenti critici di analisi per ampliare le proprie vedute e osservare il mondo con occhi più consapevoli e maggiormente capaci di progettare, di proporre soluzioni complesse, non unilaterali ai problemi dell’oggi.

    Una cosa certa è l’importanza che il sistema educativo ha nella creazione dei legami sociali prodotti dal modello economico, fino a influire sulla costruzione della mente. Qualora dunque si intenda operare un cambiamento duraturo in una società, è proprio sul sistema educativo che è necessario intervenire. In definitiva Teaching Microcredit si propone di favorire l’inserimento di tematiche riguardanti il microcredito all’interno del sistema educativo formale, attraverso una serie di attività pilota, e con materiali didattici appositamente creati a partire dall’osservazione diretta di pratiche economiche, finanziarie e sociali riconducibili in maniera più o meno diretta al dispositivo del microcredito. Sono stati presi in considerazione quattro paesi extra europei: Bangladesh, Ecuador, Mozambico e Tunisia. Dunque, basandoci su quanto previsto dal documento di progetto originario, gli obiettivi di questa iniziativa possono essere così sintetizzati:

    • incrementare la consapevolezza e la comprensione critica dell’intreccio delle dinamiche economiche globali attraverso l’insegnamento del microcredito come strumento per contrastare la povertà e promuovere la giustizia;
    • contribuire a diffondere idee di solidarietà ed equità tra i cosiddetti paesi in via di sviluppo e i cosiddetti paesi sviluppati;
    • contribuire alla lotta alla povertà attraverso l’insegnamento dei valori e delle pratiche tipiche del microcredito;
    • potenziare la capacità di analisi critica dei processi di sviluppo degli studenti e degli insegnanti delle scuole secondarie, attraverso l’introduzione di tematiche legate al microcredito e di dinamiche di apprendimento tipiche dell’educazione allo sviluppo nei programmi di studio delle scuole secondarie dei territori interessati dall’azione.

    Teaching Microcredit parte da un’analisi dell’offerta formativa delle scuole secondarie superiori italiane, prendendo in considerazione linee guida, quadri orari, risultati di apprendimento attesi e profili educativi, culturali e professionali stabiliti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Dall’analisi della documentazione a disposizione, emerge una separazione piuttosto netta tra l’offerta di materie economico-giuridiche e di scienze umane. Sembrerebbe infatti che la trattazione di tematiche al centro del nostro interesse sia svolta, nelle scuole superiori italiane, o da un punto di vista economico o da un punto di vista, diciamo così, sociale. In Italia esiste una sola opzione che prevede l’insegnamento sia di economia che di scienze umane (psicologia, antropologia, sociologia, metodologia della ricerca) nel corso di tutti e cinque gli anni: il Liceo delle Scienze Umane, opzione Economico Sociale. La necessità di analisi della realtà nella sua complessità ha bisogno di una trattazione multidisciplinare dei fenomeni.

    L’individuazione dei percorsi formativi maggiormente in grado di accogliere le nostre istanze rappresenta allo stesso tempo il punto di partenza e il punto di arrivo del nostro progetto. Difatti in questi tre anni abbiamo pianificato e attivato un processo di formazione che abbiamo definito a cascata, che ha portato al coinvolgimento di numerose figure attive in diversi campi. Il coinvolgimento di un numero consistente di attori nelle varie fasi del processo di trasferimento di conoscenze ha l’obiettivo di provocare una sensibilizzazione a macchia di leopardo, permettendo che i centri di diffusione dei nuovi valori siano molteplici, distribuiti sul territorio e rappresentati da persone particolarmente motivate al cambiamento.

    L’esperienza già acquisita dal gruppo di lavoro dell’Università di Bologna ha rappresentato la base per pianificare le missioni di studio nei quattro paesi identificati. Partendo dal Bangladesh, luogo in cui tutto il movimento ha origine, abbiamo visitato e studiato altri paesi nei quali da un lato esiste una grande offerta di piccoli prestiti, operata da banche commerciali e altre istituzioni finanziarie, che vengono comunemente – ed erroneamente – chiamate “microcredito”, e dall’altro sono stati sviluppati nel corso degli anni dei meccanismi di gestione del denaro, del risparmio, dei prestiti con caratteristiche differenti a quelle del modello bengalese di Grameen Bank, ma che comunque lasciano intendere un utilizzo, che potremmo definire solidale, del denaro per il benessere della collettività.

    In Ecuador, ad esempio, si è progressivamente sviluppata, fino ad ottenere un riconoscimento formale all’interno della Costituzione nazionale, la cosiddetta Economía Popular y Solidaria, considerata la terza tipologia di economia del paese, dopo quella dello Stato e quella privata. Il sistema dell’economia popolare e solidale si basa su concetti che traggono origine dalla cultura dei popoli originari, tra i quali il sumak kawsay (espressione quichua solitamente tradotta come buen vivir, il “buon vivere”), paradigma che impone una ricerca di benessere in armonia con la natura e con le necessità dell’essere umano, o il concetto di minga, o minka, che indica una forma di lavoro volontario a favore della comunità di appartenenza.

    La struttura organizzativa più diffusa è la cooperativa di risparmio e di prestito. A partire dai piccoli risparmi dei lavoratori, dei componenti della cooperativa, si genera un piccolo fondo al quale ciascuno partecipa secondo le proprie possibilità, che viene poi utilizzato per erogare prestiti agli stessi componenti della cooperativa, in un sistema auto gestito, che permette al denaro di restare nella comunità, che lo gestisce e lo reinveste.

    Guidati dai nostri partner del FEPP (Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio) abbiamo visitato, tra le altre località, Salinas de Guaranda, una comunità andina di circa 10.000 abitanti, situata vicino al vulcano Chimborazo, a oltre 3.500 metri di altitudine, il cui sistema produttivo sfrutta economie di scala e modalità di condivisione dei fattori produttivi che ha poco da invidiare ai nostri distretti alimentari di eccellenza. In Mozambico abbiamo avuto modo di osservare come fosse difficile riscontrare sostenibilità finanziaria e rispetto dei principi ispiratori del microcredito Grameen all’interno della stessa istituzione di microfinanza.

    Vissuto difatti principalmente come un mero prodotto finanziario, la maggior parte delle istituzioni bancarie lo offrono con tassi di interesse particolarmente alti; dunque, se da un lato si raggiunge in questo modo un’autonomia finanziaria, dall’altro si trascurano completamente tutti i tratti caratteristici del microcredito Grameen che permettono l’empowerment delle persone che lo ricevono, sia sul piano tangibile che intangibile. Laddove invece alcune istituzioni optano per un rispetto dei bisogni del mutuatario, soprattutto inserendo azioni di microcredito all’interno di programmi integrati per favorire lo sviluppo delle comunità, si osserva che la singola attività di microcredito non è autosufficiente dal punto di vista finanziario, sia per una spietata concorrenza sul mercato dei prestiti, sia perché le buone intenzioni delle organizzazioni che agiscono in questo modo non sono sufficienti per far funzionare una macchina complessa, come è un’istituzione di microfinanza.

    Abbiamo invece potuto osservare da vicino un’altra pratica, originaria del posto, denominata xitique. Presente in gran parte dell’Africa subsahariana, ma anche in gran parte del resto del mondo, è una sorta di credito rotativo con una fortissima componente relazionale e comunitaria, che permette a piccoli gruppi di persone di risparmiare assieme e di usufruire, ciclicamente, di una somma significativa di denaro per poter compiere investimenti per il proprio lavoro, per la propria casa; in alcuni casi esiste anche un fondo speciale per i funerali. Questa pratica è diffusa indipendentemente dalla ricchezza delle persone, a testimonianza del fatto che il denaro può essere utilizzato dalle comunità come strumento di socializzazione, di mutuo aiuto, di protezione reciproca, e quindi come strumento per la creazione dell’intreccio di relazioni che costituiscono l’essenza della comunità stessa.

    Le missioni nei quattro paesi hanno permesso di raccogliere una significativa quantità di materiale audio, video, fotografico, che è stato utilizzato per la creazione di un toolkit didattico, sotto la supervisione scientifica dell’Università di Bologna, composto da un libello intitolato “Microcredito! Macro soluzioni per sradicare la povertà”, edito da Giunti Progetti Educativi, accompagnato da una guida per gli insegnanti contenente una serie di suggerimenti su dinamiche e metodologie da usare in classe, e un documentario, intitolato anch’esso “Teaching Microcredit”, elaborato dal regista Miko Meloni che ha seguito lo staff di progetto nelle quattro missioni. Per favorire il coinvolgimento degli attori interessati, tutto il materiale didattico è stato sottoposto, in fase di creazione, a numerosi focus group, che hanno visto la partecipazione di professori e ricercatori universitari, esperti in microcredito, professori e studenti delle scuole superiori, membri di ONG e altre organizzazioni interessate, con l’obiettivo di testare e valutare i materiali didattici in itinere.

    Una volta completati i materiali didattici, è iniziata ufficialmente la “formazione a cascata”. Il Training of Trainers (ToT) ha avuto luogo nel novembre 2014 a Cordoba, in Spagna, nella sede dell’Università Loyola, e ha visto la partecipazione complessiva di oltre 30 persone provenienti da otto Paesi. Con il coordinamento scientifico dell’Università di Bologna, i membri dello staff di progetto, assieme ad esperti del mondo del microcredito provenienti da Bangladesh, Tunisia, Ecuador, Mozambico e Ghana, hanno avuto la responsabilità di formare 20 persone, provenienti dai quattro territori europei nei quali il progetto si è articolato, appartenenti al mondo dell’università, della ricerca, della cooperazione, del microcredito, della scuola. Nel corso di questo ToT internazionale intensivo, della durata di una settimana, sono state formate le persone che avrebbero assunto la responsabilità di gestire le fasi successive della formazione una volta tornate nei rispettivi territori. In particolar modo si è lavorato sugli intenti educativi dell’intero processo. Più volte abbiamo sostenuto che nel microcredito il denaro può essere considerato quasi come un pretesto per valorizzare il sistema relazionale tra individui, tra individuo e comunità e nell’individuo con se stesso. Allo stesso modo possiamo sostenere che in ambito educativo il microcredito, con i suoi valori e i suoi principi, può essere utilizzato come pretesto per parlare di ricchezza e povertà, di uguaglianza ed equità, di sviluppo.

    La formazione degli insegnanti delle scuole superiori ha rappresentato la fase cruciale dell’intero percorso di formazione, di trasferimento delle conoscenze. Il progetto è stato sostenuto e promosso a livello locale dall’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna e a livello nazionale dalla Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca. Gli insegnanti delle scuole superiori che hanno aderito hanno partecipato in forma volontaria a un corso di formazione sui temi del microcredito e delle altre forme di economia solidale, e sull’educazione allo sviluppo. Nel corso di questa fase di formazione gli insegnanti, prevalentemente di materie economiche, di scienze umane, di filosofia, hanno ampliato la loro prospettiva, accogliendo non solo contenuti e metodologie nuovi, ma anche nuovi punti di vista. La formazione degli insegnanti è di cruciale importanza strategica per la sostenibilità del progetto, perché essi avranno la possibilità, negli anni a venire, di trasmettere gli stessi contenuti alle centinaia di studenti che incontreranno nel loro cammino professionale, di condividere le nuove prospettive con i propri colleghi all’interno dei consigli di classe o dei collegi dei docenti. Gli insegnanti, così formati, hanno tenuto nelle classi dei corsi pilota, che grazie ad un approccio multidisciplinare e a contenuti così divergenti, offrono una riorganizzazione della prospettiva nei confronti della conoscenza. Le attività di formazione hanno riguardato anche il mondo universitario: a febbraio 2016 si è infatti conclusa la Winter School dell’Università di Bologna in “Microcredito per l’Educazione allo Sviluppo”, un corso che ha visto la partecipazione di oltre 30 studenti, neolaureati in numerosi ambiti disciplinari. Il microcredito è stato affrontato dal punto di vista psicologico, antropologico, economico, politico, della comunicazione, dell’educazione allo sviluppo. Considerando formatori e formati, insegnanti e studenti, questo processo ha coinvolto un numero che supera i 700 individui solo in Emilia Romagna; in attesa di avere i dati precisi a livello europeo, stimiamo che i numeri possano essere più che quadruplicati.

    Il 25 febbraio 2016 si è tenuta a Bologna la conferenza internazionale intitolata “Microcredito ed educazione per uno sviluppo individuale e collettivo”, che ha segnato la conclusione del progetto. Un’intera giornata dedicata alla presentazione dei risultati ottenuti in tre anni di lavoro, ma anche a riflessioni tese a progettare nuovi interventi. Nella prestigiosa Aula Prodi del complesso universitario di San Giovanni in Monte, con un variegato pubblico composto da studenti e professori, delle scuole superiori e universitari, da membri di ONG, istituzioni, associazioni, privati cittadini, si sono alternati ospiti provenienti da nove paesi, rappresentanti del mondo universitario italiano ed europeo, del mondo del microcredito e dell’economia solidale a livello internazionale, dei ministeri italiani del lavoro, dell’istruzione e degli affari esteri, i rappresentanti dei partner europei ed extra europei, e ovviamente i rappresentanti delle organizzazioni che hanno guidato il progetto fino a questo punto: Università di Bologna e GVC. Alte sono state sensibilità e attenzione che microcredito ed educazione allo sviluppo hanno generato.

    Ospiti e relatori hanno concordato sulla necessità di proseguire con nuove progettualità per incidere sul futuro della lotta alla povertà, della promozione dei valori del microcredito e dell’economia solidale, dell’educazione allo sviluppo. Alcune brevi riflessioni finali. Il microcredito è certamente un fenomeno che suscita un notevole interesse in Italia, ma che richiede ancora corsi di formazione specializzati, sia per chi intenda dedicarsi alla ricerca, sia per chi voglia intraprendere un percorso più operativo.

    Il microcredito, se adeguatamente inteso e interpretato, è portatore di valori, principi, insegnamenti che possono arricchire ben oltre la conoscenza tecnica delle tecnicalità bancarie, poiché è in grado di contribuire alla costruzione del patrimo- nio valoriale e dei beni relazionali dei singoli e delle comunità. L’inserimento di nuovi contenuti e metodologie nell’offerta formativa del sistema di educazione formale è una delle chiavi per creare cittadini più maturi e consapevoli, più propensi alla comprensione dell’altro e alla ricerca di soluzioni inclusive e win-win ai problemi sociali. La forma mentis è l’elemento cruciale a cui pensiamo quando parliamo di formazione, e la forma mentis corrisponde alla costruzione del pensiero che ciascuno di noi si organizza a partire da modelli di vita che apprendiamo fin dalla prima infanzia e che costituiscono la oikos nomos, la regola della casa nella quale viviamo. Essere consapevoli che la regola della casa è un intreccio tra elementi antropolo- gicoculturali, economici e politici dovrebbe aiutarci ad esprimere una più precisa volontà o a ricercare soluzioni creative e di utilità per tutti anziché accettare questo mondo, nei suoi aspetti più crudeli, come un inevitabile destino.

    Per informazioni sul progetto, per consultare i materiali didattici e tutti gli outputs prodotti, è possibile consultare il sito www.teachingmicrocredit.org Tutto il materiale prodotto nell’ambito del progetto “Teaching Microcredit” è stato realizzato con il supporto finanziario dell’Unione Europea; i contenuti sono assoluta responsabilità degli autori e in nessun modo riflettono la posizione dell’Unione Europea

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