EDUCARE ALLA FINANZA
EDUCARE ALLA FINANZA
Francesco Verbaro | Presidente Formatep
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< >Una sfida per le istituzioni, un dovere verso le nuove generazioni
La crisi che dal 2008 si è abbattuta con forza sull’economia mondiale ha imposto la necessità di ricercare nuove soluzioni, strategie e contestualmente metodi innovativi di intervento per tentare di arginarne le conseguenze e rilanciare la crescita e la competitività a livello globale.
Molto spesso però è difficile conoscere e capire i variegati strumenti messi a disposizione dai governi, dalle autorità finanziarie e dagli istituti di credito, rendendo ancor più incerto e complesso il percorso di scelta degli strumenti più appropriati per poter far fronte alle proprie esigenze.
Proprio in virtù della ormai diffusa consapevolezza delle criticità evidenziate derivanti dalla somma di più ostacoli quali gli effetti della crisi, la difficoltà di accesso al credito e la scarsa conoscenza coniugata alla disinformazione circa gli strumenti di aiuto, si sta sempre più diffondendo la convinzione che sia indispensabile educare non solo all’imprenditorialità ma anche alla finanza estendendo, soprattutto tra i giovani, la cultura economica.
Secondo i recenti dati emersi dall’ultima indagine in materia economico-finanziaria-assicurativa promossa dall’OCSE, l’organismo internazionale che finora ha dedicato maggiore attenzione al tema dell’educazione finanziaria, è ancora insufficiente il livello di riferimento per le competenze di alfabetizzazione finanziaria -soprattutto in Italia - e ciò genera inevitabili ripercussioni sull’economia di un Paese in cui i cittadini non sanno scegliere gli strumenti finanziari adeguati in modo né oculato né tempestivo.
Inoltre, dato l’aumento della segmentazione e la complessità di tali servizi (Conto Corrente, Bancomat e Carta di Credito, Mutuo, Prestito Personale, RC Auto, RC Capofamiglia, Polizza vita e infortuni, Polizza malattia, Risparmio/Investimento) è necessario ideare e implementare specifici programmi di formazione per i docenti affinché i giovani vengano coinvolti in maniera pro-attiva promuovendo politiche di educazione finanziaria volte a migliorare la tutela dei consumatori nei mercati finanziari complessi e spesso irresponsabili, poiché continuano a non fornire in maniera adeguata le informazioni circa i rischi connaturati ai prodotti offerti.
Emerge dunque una vera e propria contraddizione tanto più se si considera l’importanza della cultura finanziaria indispensabile per il buon andamento dell’economia globale e la crescita economica di ogni Paese che necessita dell’azione sinergica di tutti i protagonisti del sistema economico: Enti regolatori, industria bancaria e finanziaria, media, sistema scolastico e associazioni di consumatori che dovrebbero focalizzare la loro attività sulla creazione di un network per la diffusione di informazioni, istruzioni e spiegazioni per poter assumere decisioni.
In un contesto globalizzato per potersi districare in un mercato multiforme come quello dei servizi finanziari, l’alfabetizzazione dei risparmiatori è il punto da cui partire affinché questi siano in grado di gestire le proprie risorse acquisendo una migliore conoscenza e dunque una maggiore consapevolezza e responsabilizzazione e divenire effettivamente parte integrante dei processi economici.
I giovani e in primis i loro docenti, unici veri deputati all’educazione e alla formazione che, data la trasformazione del mercato del lavoro dovrà essere sempre più specializzata e professionalizzante, devono avvicinarsi con sempre più slancio ed interesse agli argomenti di attualità che non possono prescindere dall’economia, tematica e problematica costantemente presente.
Apprendere e padroneggiare le nozioni indispensabili per l’analisi e la comprensione delle dinamiche economiche per saper gestire il proprio futuro dovrà essere un obiettivo da perseguire grazie alla collaborazione e alla concertazione di tutti gli elementi della società che, in tandem con gli operatori del settore, dovranno sviluppare una cultura finanziaria non solo generale ma che sia anche coerente con la specifica situazione di ciascun paese, delle diverse fasce di popolazione/consumatori interessate e delle possibili forme di coinvolgimento.
Allargando l’orizzonte di indagine, occorre citare insieme all’attività svolta dall’OCSE che ha promosso la creazione di un network (International Network on Financial Education, INFE) di esperti a livello globale che ha l’obiettivo di definire le priorità in materia e agevolare la diffusione delle best practices in materia di educazione finanziaria, anche quella fortemente sostenuta dalla Commissione Europea sin dal 2007.
Alla fine del 2007, è stata infatti emanata una specifica Comunicazione contenente i principi base per la realizzazione di programmi di financial education mediante il coordinamento tra gli operatori del settore su base nazionale, per ottenere una chiara definizione dei ruoli, facilitare lo scambio di esperienze, razionalizzare le risorse e definire le priorità.
A livello europeo è stato altresì costituito, nell’ottobre 2008, un gruppo di esperti in materia di educazione finanziaria (Expert Group on Financial Education – EGFE), che fino al 2010 si è riunito periodicamente con l’intento di analizzare le varie strategie di sviluppo dei programmi di educazione finanziaria, non solo incoraggiando la cooperazione tra il settore pubblico e privato al fine di favorire una migliore realizzazione, ma anche sponsorizzando le iniziative governative o private, organizzando conferenze sul tema per valorizzare e dare visibilità alla questione, pubblicare un database di tutti i programmi formativi europei per facilitare scambi di informazioni, ricerche e materiali, estendere il programma di educazione finanziaria messo a punto dalla Commissione, DOLCETA (Development of On Line Consumer Education Tools for Adults), corredandolo con strumenti didattici per i docenti delle scuole.
Emerge chiaramente che l’obiettivo degli organismi internazionali e delle istituzioni europee è quello di migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria e promuovere il consumo responsabile dei prodotti finanziari, ma ciò non potrà mai realmente attuarsi se contestualmente all’educazione finanziaria non viene analizzata una questione correlata rilanciando il dibattito sul tema dell’accesso da parte del pubblico ai servizi bancari di base (financial inclusion), con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini e i residenti nell’area euro l’accesso a tali servizi.
Il tema della “esclusione finanziaria” fa riferimento alla difficoltà di accesso a prodotti o servizi finanziari da parte di soggetti a basso reddito o con una difficile storia creditizia che si auto-escludono ancor prima che vengano esclusi/emarginati da parte del sistema finanziario, mentre una formazione capillare e diffusa produrrebbe certamente effetti positivi anche sul piano sociale, in termini di integrazione della popolazione e, in particolare, delle fasce economicamente più deboli.
Naturalmente la sola educazione finanziaria non può ritenersi sufficiente se non è accompagnata da una legislazione adeguata che tuteli il consumatore da frodi e pratiche ingannevoli, e proprio in riferimento a quest’ultimo aspetto, è intervenuto il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) che, pur avendo riconosciuto lo sforzo congiunto dei vari organismi e istituzioni, ha comunque continuato a invitare il settore finanziario ad applicare correttamente la nuova normativa in materia di trasparenza e a ricorrere all’autoregolamentazione per favorire delle prassi adeguate e oneste, agevolando l’accesso a prodotti finanziari trasparenti.
E’ dunque evidente l’impegno a tutti i livelli di governance mondiale che dovrà essere sostenuto partendo “dal basso” cominciando proprio a rafforzare la “confidenzialità” dei cittadini in generale e dei giovani con i temi economici e finanziari e, al contempo, potenziare le capacità delle imprese di fronteggiare le esigenze di liquidità e di individuare modalità innovative ed efficaci per finanziare il proprio business.
Inoltre, implementare programmi di formazione che puntino a sviluppare capabilities finanziarie avrà ricadute positive anche sul versante dell’offerta di nuove opportunità di lavoro e della crescita professionale sotto molteplici profili grazie alla valorizzazione delle potenzialità creative dei giovani, alla creazione di professionisti per lo sviluppo di settori strategici dell’economia locale, e al rafforzamento delle competenze dei dipendenti della PA relativamente alle materie economiche e finanziarie.
L’Ente nazionale per il microcredito che opera per la promozione degli strumenti di microcredito e degli strumenti di ingegneria finanziaria in favore dei soggetti non bancabili è consapevole che la “non bancabilità” deriva spesso da una scarsa conoscenza degli strumenti e delle regole che governano il credito e la finanza.
Un’azione di prevenzione della non bancabilità quindi passa attraverso una educazione e formazione obbligatoria in materia di finanza che investa i giovani e i meno giovani.
Naturalmente lo stesso settore finanziario, gli operatori e gli intermediari dovranno impegnarsi attivamente nella doppia azione «micro finanza ed educazione», nonché nell’agevolare l’accesso a servizi finanziari di base data la difficoltà all’accesso al credito da parte dei giovani che invece, se adeguatamente educati, sapranno autonomamente utilizzare al meglio gli strumenti finanziari e dunque prevenire problemi come la non bancabilità.
Chi promuove strumenti come il microcredito sa che il ricorso di soggetti deboli a strumenti di aiuto deriva spesso da un precedente cattivo utilizzo dei servizi e da una scarsa cultura sul credito, sulle regole e sui prodotti finanziari, ed anche in virtù di questa considerazione è fortemente diffusa la convinzione che l’educazione finanziaria vada introdotta come materia obbligatoria nei programmi di studio del sistema di istruzione e in una linea di continuità nei programmi di qualificazione e riconversione professionale dei lavoratori.
L’ENM, anche attraverso i propri sportelli nell’ambito del progetto Micro work, cercherà di favorire la formazione e l’informazione presso i target adulti della popolazione e cercherà di svolgere un ruolo di stimolo, in particolare nei confronti delle istituzioni formative per promuovere l’educazione finanziaria.
L’esclusione sociale si previene con la formazione. Educare alla finanza si rivela quindi una sfida per le istituzioni e un dovere verso le nuove generazioni.
Molto spesso però è difficile conoscere e capire i variegati strumenti messi a disposizione dai governi, dalle autorità finanziarie e dagli istituti di credito, rendendo ancor più incerto e complesso il percorso di scelta degli strumenti più appropriati per poter far fronte alle proprie esigenze.
Proprio in virtù della ormai diffusa consapevolezza delle criticità evidenziate derivanti dalla somma di più ostacoli quali gli effetti della crisi, la difficoltà di accesso al credito e la scarsa conoscenza coniugata alla disinformazione circa gli strumenti di aiuto, si sta sempre più diffondendo la convinzione che sia indispensabile educare non solo all’imprenditorialità ma anche alla finanza estendendo, soprattutto tra i giovani, la cultura economica.
Secondo i recenti dati emersi dall’ultima indagine in materia economico-finanziaria-assicurativa promossa dall’OCSE, l’organismo internazionale che finora ha dedicato maggiore attenzione al tema dell’educazione finanziaria, è ancora insufficiente il livello di riferimento per le competenze di alfabetizzazione finanziaria -soprattutto in Italia - e ciò genera inevitabili ripercussioni sull’economia di un Paese in cui i cittadini non sanno scegliere gli strumenti finanziari adeguati in modo né oculato né tempestivo.
Inoltre, dato l’aumento della segmentazione e la complessità di tali servizi (Conto Corrente, Bancomat e Carta di Credito, Mutuo, Prestito Personale, RC Auto, RC Capofamiglia, Polizza vita e infortuni, Polizza malattia, Risparmio/Investimento) è necessario ideare e implementare specifici programmi di formazione per i docenti affinché i giovani vengano coinvolti in maniera pro-attiva promuovendo politiche di educazione finanziaria volte a migliorare la tutela dei consumatori nei mercati finanziari complessi e spesso irresponsabili, poiché continuano a non fornire in maniera adeguata le informazioni circa i rischi connaturati ai prodotti offerti.
Emerge dunque una vera e propria contraddizione tanto più se si considera l’importanza della cultura finanziaria indispensabile per il buon andamento dell’economia globale e la crescita economica di ogni Paese che necessita dell’azione sinergica di tutti i protagonisti del sistema economico: Enti regolatori, industria bancaria e finanziaria, media, sistema scolastico e associazioni di consumatori che dovrebbero focalizzare la loro attività sulla creazione di un network per la diffusione di informazioni, istruzioni e spiegazioni per poter assumere decisioni.
In un contesto globalizzato per potersi districare in un mercato multiforme come quello dei servizi finanziari, l’alfabetizzazione dei risparmiatori è il punto da cui partire affinché questi siano in grado di gestire le proprie risorse acquisendo una migliore conoscenza e dunque una maggiore consapevolezza e responsabilizzazione e divenire effettivamente parte integrante dei processi economici.
I giovani e in primis i loro docenti, unici veri deputati all’educazione e alla formazione che, data la trasformazione del mercato del lavoro dovrà essere sempre più specializzata e professionalizzante, devono avvicinarsi con sempre più slancio ed interesse agli argomenti di attualità che non possono prescindere dall’economia, tematica e problematica costantemente presente.
Apprendere e padroneggiare le nozioni indispensabili per l’analisi e la comprensione delle dinamiche economiche per saper gestire il proprio futuro dovrà essere un obiettivo da perseguire grazie alla collaborazione e alla concertazione di tutti gli elementi della società che, in tandem con gli operatori del settore, dovranno sviluppare una cultura finanziaria non solo generale ma che sia anche coerente con la specifica situazione di ciascun paese, delle diverse fasce di popolazione/consumatori interessate e delle possibili forme di coinvolgimento.
Allargando l’orizzonte di indagine, occorre citare insieme all’attività svolta dall’OCSE che ha promosso la creazione di un network (International Network on Financial Education, INFE) di esperti a livello globale che ha l’obiettivo di definire le priorità in materia e agevolare la diffusione delle best practices in materia di educazione finanziaria, anche quella fortemente sostenuta dalla Commissione Europea sin dal 2007.
Alla fine del 2007, è stata infatti emanata una specifica Comunicazione contenente i principi base per la realizzazione di programmi di financial education mediante il coordinamento tra gli operatori del settore su base nazionale, per ottenere una chiara definizione dei ruoli, facilitare lo scambio di esperienze, razionalizzare le risorse e definire le priorità.
A livello europeo è stato altresì costituito, nell’ottobre 2008, un gruppo di esperti in materia di educazione finanziaria (Expert Group on Financial Education – EGFE), che fino al 2010 si è riunito periodicamente con l’intento di analizzare le varie strategie di sviluppo dei programmi di educazione finanziaria, non solo incoraggiando la cooperazione tra il settore pubblico e privato al fine di favorire una migliore realizzazione, ma anche sponsorizzando le iniziative governative o private, organizzando conferenze sul tema per valorizzare e dare visibilità alla questione, pubblicare un database di tutti i programmi formativi europei per facilitare scambi di informazioni, ricerche e materiali, estendere il programma di educazione finanziaria messo a punto dalla Commissione, DOLCETA (Development of On Line Consumer Education Tools for Adults), corredandolo con strumenti didattici per i docenti delle scuole.
Emerge chiaramente che l’obiettivo degli organismi internazionali e delle istituzioni europee è quello di migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria e promuovere il consumo responsabile dei prodotti finanziari, ma ciò non potrà mai realmente attuarsi se contestualmente all’educazione finanziaria non viene analizzata una questione correlata rilanciando il dibattito sul tema dell’accesso da parte del pubblico ai servizi bancari di base (financial inclusion), con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini e i residenti nell’area euro l’accesso a tali servizi.
Il tema della “esclusione finanziaria” fa riferimento alla difficoltà di accesso a prodotti o servizi finanziari da parte di soggetti a basso reddito o con una difficile storia creditizia che si auto-escludono ancor prima che vengano esclusi/emarginati da parte del sistema finanziario, mentre una formazione capillare e diffusa produrrebbe certamente effetti positivi anche sul piano sociale, in termini di integrazione della popolazione e, in particolare, delle fasce economicamente più deboli.
Naturalmente la sola educazione finanziaria non può ritenersi sufficiente se non è accompagnata da una legislazione adeguata che tuteli il consumatore da frodi e pratiche ingannevoli, e proprio in riferimento a quest’ultimo aspetto, è intervenuto il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) che, pur avendo riconosciuto lo sforzo congiunto dei vari organismi e istituzioni, ha comunque continuato a invitare il settore finanziario ad applicare correttamente la nuova normativa in materia di trasparenza e a ricorrere all’autoregolamentazione per favorire delle prassi adeguate e oneste, agevolando l’accesso a prodotti finanziari trasparenti.
E’ dunque evidente l’impegno a tutti i livelli di governance mondiale che dovrà essere sostenuto partendo “dal basso” cominciando proprio a rafforzare la “confidenzialità” dei cittadini in generale e dei giovani con i temi economici e finanziari e, al contempo, potenziare le capacità delle imprese di fronteggiare le esigenze di liquidità e di individuare modalità innovative ed efficaci per finanziare il proprio business.
Inoltre, implementare programmi di formazione che puntino a sviluppare capabilities finanziarie avrà ricadute positive anche sul versante dell’offerta di nuove opportunità di lavoro e della crescita professionale sotto molteplici profili grazie alla valorizzazione delle potenzialità creative dei giovani, alla creazione di professionisti per lo sviluppo di settori strategici dell’economia locale, e al rafforzamento delle competenze dei dipendenti della PA relativamente alle materie economiche e finanziarie.
L’Ente nazionale per il microcredito che opera per la promozione degli strumenti di microcredito e degli strumenti di ingegneria finanziaria in favore dei soggetti non bancabili è consapevole che la “non bancabilità” deriva spesso da una scarsa conoscenza degli strumenti e delle regole che governano il credito e la finanza.
Un’azione di prevenzione della non bancabilità quindi passa attraverso una educazione e formazione obbligatoria in materia di finanza che investa i giovani e i meno giovani.
Naturalmente lo stesso settore finanziario, gli operatori e gli intermediari dovranno impegnarsi attivamente nella doppia azione «micro finanza ed educazione», nonché nell’agevolare l’accesso a servizi finanziari di base data la difficoltà all’accesso al credito da parte dei giovani che invece, se adeguatamente educati, sapranno autonomamente utilizzare al meglio gli strumenti finanziari e dunque prevenire problemi come la non bancabilità.
Chi promuove strumenti come il microcredito sa che il ricorso di soggetti deboli a strumenti di aiuto deriva spesso da un precedente cattivo utilizzo dei servizi e da una scarsa cultura sul credito, sulle regole e sui prodotti finanziari, ed anche in virtù di questa considerazione è fortemente diffusa la convinzione che l’educazione finanziaria vada introdotta come materia obbligatoria nei programmi di studio del sistema di istruzione e in una linea di continuità nei programmi di qualificazione e riconversione professionale dei lavoratori.
L’ENM, anche attraverso i propri sportelli nell’ambito del progetto Micro work, cercherà di favorire la formazione e l’informazione presso i target adulti della popolazione e cercherà di svolgere un ruolo di stimolo, in particolare nei confronti delle istituzioni formative per promuovere l’educazione finanziaria.
L’esclusione sociale si previene con la formazione. Educare alla finanza si rivela quindi una sfida per le istituzioni e un dovere verso le nuove generazioni.