CARD. PETER KODWO APPIAH TURKSON
CARD. PETER KODWO APPIAH TURKSON
Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
Desidero ringraziare vivamente il Presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, il Dott. Mario Baccini, per avermi invitato ad intervenire al III Forum Europeo sul Microcredito che si sta svolgendo in questi giorni, nella sede del Teatro Italia, qui a Roma. Mi è stato affidato il compito di parlare quest’oggi sul tema dell’economia sociale di mercato, accesso al credito e la lotta alla povertà, tre temi interconnessi tra loro e che stanno molto a cuore a Papa Francesco come anche ai suoi predecessori. Il problema: la cultura dello scarto e un’economia che uccide Sin dall’inizio del suo Pontificato Papa Francesco ci ha messo in guardia dalle storture del vigente sistema economico, dapprima nella Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium del 2013 e poi nella Enciclica Laudato si’ nel 2015. In tali documenti il Santo Padre ha sottolineato con forza come il funzionamento del sistema economico si fondi sull’esclusione e sullo scarto e produca inequità: per questo ha parlato come di un’economia che uccide! Questo sistema opera sulla base di una logica fondamentalmente speculativa, ponendosi come unica finalità la massimizzazione del profitto a breve e brevissimo termine, «senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano» (LS 109) e per l’ambiente (cfr LS 56). Per questo nell’Enciclica Laudatosi’ Papa Francesco si chiede e ci chiede: «È realistico aspettarsi che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a pensare agli effetti ambientali che lascerà alle prossime generazioni? All’interno dello schema della rendita non c’è posto per pensare ai ritmi della natura, ai suoi tempi di degradazione e di rigenerazione, e alla complessità degli ecosistemi che possono essere gravemente alterati dall’intervento umano» (LS 190). Più di recente, nel maggio del 2016, nel discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, Papa Francesco ha chiaramente additato l’obiettivo del superamento di quella che ha definito un’economia liquida, ossia “un’economia che punta al reddito e al profitto in base alla speculazione e al prestito a interesse”1. Si tratta di un’economia dove i numeri sono più importanti delle persone! Papa Francesco indica chiaramente come sia inaccettabile che “non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa”2. La causa di tutto questo è la crisi antropologica che il mondo attraversa: ben più profonda di quella economica: «la negazione del primato dell’essere umano!» (EG 55). Al centro abbiamo invece posto il denaro, assurto al ruolo di nuovo idolo:“L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfrEs 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano.”3 Tuttavia, il Sommo Pontefice non si limita ad una critica del modello economico attuale, madelinea anche una immagine di una economia più equa, che garantisca a tutti la possibilità di partecipare nel rispetto della loro dignità umana e promuovendo la tutela dell’ambiente. Proprio la sfida di un’economia attenta a combinare redditività e sostenibilità è per Papa Francesco un modo per esercitare «una creatività capace di far fiorire nuovamente la nobiltà dell’essere umano, perché è più dignitoso usare l’intelligenza, con audacia e responsabilità, per trovare forme di sviluppo sostenibile ed equo, nel quadro di una concezione più ampia della qualità della vita» (LS 192). Nella stessa linea, in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, Egli sottolineava l’esigenza di ricercare “nuovi modelli economici più inclusivi ed equi, non orientati al servizio di pochi, ma al beneficio della gente e della società. E questo ci chiede il passaggio da un’economia liquida a un’economia sociale. Penso ad esempio all’economia sociale di mercato, incoraggiata anche dai miei predecessori”. Qui Papa Francesco parla esplicitamente di una economia sociale come alternativa ad un capitalismo privo di regole e di eticità. La soluzione: una moderna economia sociale di mercato Dunque, oltre a denunciare l’attuale andamento del sistema economico a livello globale, il Santo Padre indica come soluzione l’economia sociale che “investa sulle persone creando posti di lavoro e qualificazione”4: abbiamo bisogno di un tipo diverso di progresso, di un progresso che sia “più salutare, più umano, più sociale, più integrale” (LS 112, cf. 194). L’economia sociale nasce per rispondere alle sfide dell’Europa del secondo dopo-guerra, in un periodo di profonda crisi come quello attuale. Ebbene, se allora la reazione fu un’avversione all’economia di mercato, anzi “il ripudio del libero mercato”,5 un’analoga sfiducia si è diffusa a livello generale in conseguenza alla più recente crisi economico-finanziaria. Oggi abbiamo bisogno di una moderna economia sociale di mercato per fronteggiare le sfide della disoccupazione generalizzata, della crescita delle disuguaglianze e del degrado ambientale; un’economia sociale di mercato nella quale la persona umana sia il fulcro del sistema, nella quale tutti siano inclusi nella vita economico - sociale e nel quale la creatività sia apprezzata e protetta. A tal fine si necessita, in primo luogo, di una politica normativa, di regole che all’interno del libero mercato assicurino una sana competizione tra gli attori economici, anche ponendo «limiti a coloro che detengono più grandi risorse e potere finanziario» (LS 129), in modo che l’intera vita economica sia orientata al bene comune. Esso “presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale” (LS 157). In secondo luogo, vi è la necessità di una moderna politica sociale, che cerchi di assicurare a tutti l’opportunità di partecipare alla vita economica e produttiva, anche e soprattutto coloro che oggi ne sono esclusi in quanto scartati. Sicuramente una sfida cruciale che una moderna economia sociale di mercato si troverà ad affrontare è quella della globalizzazione: alla globalizzazione dell’indifferenza deve fare da contraltare quella della solidarietà. Una economia globale implica, dunque, anche una responsabilità globale: a fianco di una economia globalizzata, abbiamo oggi bisogno di un sistema di regole altrettanto globali – ad esempio per affrontare le emergenze climatiche e ambientali –, e di una politica sociale globale – capace ad esempio di affrontare e risolvere il dramma delle migrazioni forzate. Vengono, inoltre, in soccorso alla realizzazione di una moderna economia sociale i principi fondanti della dottrina sociale della Chiesa quali il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà. Alcuni anni fa i vescovi europei hanno elaborato una loro riflessione sull’economia sociale di mercato alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa che, ispirata ai principi del bene comune, della solidarietà e della sussidiarietà, delineava una visione dell’Europa come una “comunità di solidarietà e responsabilità”6. L’accesso al credito e la lotta alla povertà Nell’affrontare le principali sfide contemporanee della disoccupazione, della disuguaglianza e del degrado ambientale, gli strumenti della microfinanza e del microcredito - già largamente diffusi in molti paesi – sono uno strumento di importanza cruciale. L’operato di istituzioni creditizie più vicine alla gente è infatti in grado di riattivare il circolo della fiducia, proprio quella fiducia che, come sottolineava Papa Benedetto XVI, a seguito della crisi «è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave» (Caritas in veritate, n. 35). Il microcredito è, infatti, innanzitutto fiducia, riposta in chi, dalle banche, è considerato come «soggetto non bancabile», non idoneo a ricevere un finanziamento o meglio, per usare una terminologia cara a Papa Francesco, è fiducia negli esclusi, negli emarginati, nello scarto della società: è fiducia nei poveri e nella loro capacità di organizzarsi e di operare un cambiamento per se stessi, per le loro famiglie e comunità di appartenenza. Inoltre va tenuto presente che microfinanza e microcredito non hanno solo un impatto economico, ma anche sociale e culturale. Per valutarne l’efficacia, infatti, si tende a guardare all’aumento del reddito perché più facilmente misurabile, ma le ricadute sono notevoli anche in termini di stimolo a una cultura della solidarietà, in quanto spesso è un gruppo solidale a farsi garante degli eventuali problemi di solvibilità dei suoi membri: nel microcredito è la solidarietà a prendere il posto che nel mondo del credito ordinario è occupato dalle garanzie personali o reali. Inoltre l’evidente incoraggiamento all’iniziativa dal basso, così come è promossa dal microcredito, costituisce un elemento fondamentale per la creazione di una cultura della sussidiarietà. Infine, i poveri che ricorrono alla microfinanza e al microcredito, ricevendo fiducia e mostrandosi capaci di onorare gli impegni presi, fanno concretamente esperienza della propria dignità, al pari di tutti gli altri cittadini, acquisendo, al tempo stesso, una cultura del progresso, anche grazie all’accompagnamento da parte delle istituzioni di microcredito e microfinanza. Proprio a questo protagonismo dei poveri ha fatto riferimento Papa Francesco nel discorso al II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, in Bolivia, il 9 luglio 2015: “voi, i più umili, gli sfruttati, i poveri e gli esclusi, potete fare e fate molto. Oserei dire che il futuro dell’umanità è in gran parte nelle vostre mani, nella vostra capacità di organizzare e promuovere alternative creative nella ricerca quotidiana delle “tre parole” - lavoro, casa, terra - e anche nella vostra partecipazione attiva ai grandi processi di cambiamento, cambiamenti nazionali, cambiamenti regionali e cambiamenti globali. Non sminuitevi!”. I risultati ottenuti dal settore del microcredito ed ella microfinanza, e in particolare i bassi tassi di sofferenza da cui sono caratterizzate le loro operazioni, ci dimostrano come sia possibile fondare un modello di business nel settore del credito sui valori della dignità, della solidarietà e della sussidiarietà. In questo caso i fatti mostrano la solidità delle indicazioni della dottrina sociale della Chiesa. Anche nell’ambito nella finanza “se non abbiamo ristrettezza di vedute” (LS 191), possiamo scoprire opportunità di coniugare innovazione produttiva e servizio allo sviluppo integrale dell’umanità. Si tratta di un risultato importante, che deve essere difeso, salvaguardando le specificità dell’approccio del microcredito e della microfinanza: sarebbe moralmente inaccettabile se questi strumenti, che si sono rivelati così importanti per la promozione della dignità dei più poveri, venissero ricondotti all’interno della logica della massimizzazione del profitto che caratterizza il settore del credito nel suo insieme. Sarebbe drammatico se, a fronte della crisi che in molti Paesi devono affrontare gli istituti di credito tradizionali, il microcredito finisse per diventare una ghiotta opportunità per allargare il perimetro del business della finanza a scopo speculativo. Conclusione La motivazione profonda della preoccupazione della Chiesa per il fenomeno della povertà affonda le sue radici nell’immagine del giudizio finale tratteggiata nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: saremo giudicati in base a ciò che avremo fatto per venire incontro ai bisogni dei più piccoli e dei più poveri, con i quali il Signore Gesù sceglie di identificarsi. E’ qui che trova fondamento l’opzione per i poveri (EG 198) della Chiesa, su cui tanto insiste il Magistero di Papa Francesco. “Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri – scrive nell’Evangelii Gaudium - , rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali”7.