TRA DOMANDA E OFFERTA DI LAVORO SI PUò CREDERE NEL PRESENTE PER PREPARARSI AL FUTURO

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Mario Baccini
Presidente ENM

L’Ente Nazionale per il Microcredito ha dato al Sistema Paese un contributo fondamentale per rivitalizzare una domanda imprenditoriale per troppi anni rimasta sopita a causa della crisi economica. L’Ente sta facendo la sua parte nella ricostruzione di domanda imprenditoriale e vitalità sociale, offrendo gli strumenti per fare impresa e creare lavoro autonomo, a microimprenditori con problemi di accesso al credito, a giovani altamente formati ma privi di garanzie patrimoniali, a giovani o adulti disoccupati o inoccupati, a donne, a migranti che vogliono inserirsi stabilmente nella nostra società, agli imprenditori agricoli e a tutti quei soggetti che non sono ritenuti meritevoli di credito. Ciò significa che la microfinanza – e quindi l’azione dell’Ente – si pone in modo trasversale nella politica di inclusione finanziaria, andando ad intercettare da un lato una vastissima serie di soggetti potenzialmente beneficiari e, dall’altro, la quasi totalità dei settori di attività che, anche in questo caso, possono rientrare in quella serie di settori di economia “tradizionale”, quali ad esempio l’artigianato, il commercio, i servizi, la cultura, il turismo e agricoltura, ma possono a pieno titolo comprendere anche comparti innovativi e ad alto tasso di tecnologia, come l’economia digitale o l’economia verde. La prossima sfida riguarda l’ampliamento dell’offerta con l’apertura di linee di microcredito sociale che partiranno in via sperimentale già a gennaio 2020 in Sicilia. Per quanto riguarda i dati rilevati dall’Ente a fine 2019 si registra un’operatività di 13.857 operazioni accolte di cui 12.272 perfezionate per un totale di 311 milioni di euro di finanziamenti erogati ed un effetto leva occupazionale del Microcredito pari a 2,43 per ciascun finanziamento che equivale a 34 mila unità lavorative impiegate grazie allo strumento nel quadriennio 2015-2019. Sebbene sia uno strumento finanziario per rispondere al bisogno di inclusione di quelli che trovano difficile accedere credito tradizionale, il microcredito non è solo un piccolo prestito, ma un prodotto integrato di servizi finanziari e non-finanziari che permettono l’integrazione completa dell’individuo in società, creando un imprenditore nuovo ed un consumatore nuovo. Ciò che rende il microcredito diverso dal credito ordinario è la sua preoccupazione per la persona, che si manifesta nel modo in cui i beneficiari sono accolti, ascoltati e sostenuti prima, durante e dopo il servizio, nonché la particolare attenzione prestata alla validità e sostenibilità di un progetto. Questa è la Via italiana alla Microfinanza. Che il microcredito sia considerato uno strumento tangibile di politiche attive del lavoro è un dato di fatto. Questo strumento finanziario può “attivare” coloro che scelgono di impostare la propria attività e diventare imprenditori che inizialmente hanno bisogno di un capitale minimo che è generalmente non disponibile nel mercato creditizio. Alcuni definiscono il microcredito uno strumento win-win, in cui sia il beneficiario, che l’operatore finanziario, che lo Stato, ottengono un risultato positivo in termini economici, ma anche in termini di integrazione sociale, quindi è un vero e proprio strumento di welfare che ben rappresenta gli obiettivi della finanza d’impatto sociale e che si presta al raggiungimento degli obiettivi OSS e onorare gli impegni dell’Agenda 2030. Così come il percorso individuato dall’OCSE per sostenere strumenti e approcci per esercitare influenza e reindirizzare il finanziamento privato per lo sviluppo sostenibile, attraverso la finanza mista, è una buona prassi già ingegnerizzata nella ‘via italiana alla microfinanza’ individuata dall’Ente Nazionale per il Microcredito. Il riconoscimento dell’economia della Persona, cioè quella che trae ispirazione, come la microfinanza, da quell’economia sociale e di mercato che rimette al centro dell’azione finanziaria l’individuo con le sue necessità, sembra essere il leit motive che pro,uoverà tutta l’azione del mondo economico nel prossimo futuro. A ragione di ciò due sono gli eventi che a fine 2019 hanno segnato questo indirizzo: la promozione da parte del santo Padre, Papa Francesco, di una ‘Davos francescana’, ovvero un consesso di giovani economisti under 30 che si incontreranno a marzo ad Assisi per discure proprio dell’economia della persona e proporre soluzioni innovative per una nuova visione. La seconda, l’attribuzione del premio Nobel per l’economia 2019 a tre studiosi che sinergicamente hanno rivalutato l’importanza di mediare i processi economici attraverso una forte attività educativa. La lotta alla povertà globale passa attraverso un approccio sperimentale che insiste sull’educazione delle nuove generazioni: per questa idea i tre economisti Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer, hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento dall’accademia di Svezia. Su questo principio la microfinanza e la via italiana al microcredito hanno costruito quel sistema di tutoraggio che supporta l’attività di impresa o sociale riconosciuta dall’articolo 111 del Testo unico bancario e che istituisce i fondamenti di questa attività. Dunque la figura del tutor, la sua professionalizzazione e il trasferimento di competenze e conoscenze diventano in quest’ottica, la chiave di volta di un processo molto più ampio che abbraccia in pieno le dinamiche della lotta alla povertà e all’esclusione finanziaria che nel prossimo millennio dovranno essere debellate.

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