CONTESTO E NUMERI

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CONTESTO E NUMERI

L'INTERNAZIONALIZZAZIONE RAPPRESENTA OGGI UN FATTORE SEMPRE PIÚ IMPORTANTE PER LE NOSTRE AZIENDE

Carlo Spagnoli | Area Internazionalizzazione di Unioncamere

< >Soprattutto considerando che le frontiere del business per un impresa che vuole affrontare le sfide di un mondo globalizzato sono sempre meno fisiche e sempre più “attitudinali”.

Quello che oggi conta maggiormente per un operatore è infatti sempre più prendere coscienza - e dare attuazione concreta - al fatto che l’accesso ai mercati esteri rappresenta un passo necessario al proprio sviluppo: l’impresa che guarda ai mercati globali è un impresa che difende anche il proprio mercato nazionale, che valorizza i propri asset produttivi e professionali e che non si nasconde di fronte alla concorrenza internazionale.
In questo contesto, l’ossatura del sistema produttivo italiano presenta certamente degli aspetti del tutto particolari, essendo rappresentato principalmente da medie, piccole e micro imprese. In Italia sono 211.700 le imprese (+2% nel 2014) che operano sui mercati esteri e solo una minima parte di esse - circa 11.200 (ossia il 6%) - intrattiene però rapporti stabili con i mercati.
Nonostante questi numeri l’Italia ha esportato nel 2014 circa 400 miliardi di euro di beni e servizi con un incremento rispetto all’anno precedente di circa 2 miliardi, ossia il 2%. Anche l’andamento settoriale - considerando gli ultimi quattro anni - è in costante crescita: meccanica ed elettronica (+1,7%), chimica e farmaceutica (+5,1%), sistema moda (+4,6%), sistema abitare (+3,1%) e infine alimentari e bevande (+5,1%). Sotto il profilo dei mercati di sbocco - nello stesso arco temporale - si riscontra un incremento - in alcuni casi vertiginoso - dell’export in America del Nord (+8,8%), Africa settentrionale (+9,3%), Africa Subsahariana (+5,9%), Asia centrale e orientale/Oceania (+4,1%) e Medio Oriente/Golfo (+2,5%).
Questi dati ci dicono che viviamo un periodo in cui si stanno verificando condizioni particolarmente favorevoli - e tutte contemporaneamente - per il rilancio dell’export delle nostre imprese e la promozione internazionale del “Made in Italy”.
I motivi sono conosciuti: i tassi di cambio euro molto favorevoli, costo del petrolio/energia ai minimi, l’eccezionale dotazione finanziaria dei fondi di promozione per l’export (nel 2015 pari a 6 volte rispetto alla media 2010-2014 essendo passati da circa 40 milioni di euro della media degli ultimi 5 anni ai 260 milioni di euro del 2015), le importanti e concrete aspettative dall’evento Expo Milano 2015 ed infine, come già evidenziato, l’ottima tenuta del nostro export in una fase di congiuntura negativa.

L’INTERVENTO DEL SISTEMA CAMERALE


Viviamo una fase particolarmente rilevante sotto il profilo della rivisitazione del modello organizzativo e delle funzioni di tutto il comparto pubblico e - al proprio interno - del sistema delle Camere di commercio.
Unioncamere e le Camere di commercio italiane - e con esse la rete delle Camere di Commercio italiane all’estero (oggi 81 in 55 paesi del mondo, di cui 24 europei) e le Camere di commercio Italo Estere e miste (oggi 40 in 40 paesi e svariate “aree territoriali di intervento” del mondo, di cui 17 europei) - conferma in questo senso la propria azione a livello locale e nazionale a fianco ed in stretto raccordo collaborativo con le politiche del Governo.
Dette politiche riguardano in particolare le articolate iniziative promozionali presentate nel piano per il Piano Straordinario per Made in Italy appena varato quali - per la parte italiana - il rafforzamento degli eventi fieristici, i voucher e la formazione per l’utilizzo dei temporary export manager, i roadshow informativi per le pmi e il rilancio dell’e-commerce.
In questo contesto, l’azione stessa camerale guarda ad aumentare le già importanti “cifre” indicate, attraverso un’intervento mirato verso le imprese c.d. potenzialmente esportatrici.
Si tratta di quelle 72 mila aziende produttive che avrebbero i “numeri” - in quanto ad addetti, a natura giuridica, a fatturato, a dinamica territoriale e specializzazione dell’export del comparto produttivo - per accedere ai mercati esteri ma che per timidezza non lo hanno ancora fatto.
L’azione camerale non si ferma qui.
Le Camere in questi anni, anche attraverso un’apposita linea di intervento di Unioncamere, sulla scorta di un apposito Protocollo con il Ministero dello Sviluppo Economico, hanno inoltre contribuito a sviluppare quelle straordinarie forme di aggregazione per accedere ai mercati internazionali rappresentate dalle reti di impresa per l’internazionalizzazione.
Sono circa 2.000 gli operatori che realizzano questa libera forma di coordinamento - di natura contrattuale - che interviene sia sul piano economico con l’obiettivo di sostenere la crescita in competitività e innovazione che sul piano del posizionamento strategico in termini di mercato, accesso al credito, brevetti, investimenti esteri e certificazioni di qualità che per speciale disciplina fiscale agevolata.

L’EUROPA E l’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE


Dopo un anno di transizione, chiuso dal Semestre italiano di presidenza, che ha visto il progressivo avvio di tutti i fondi tematici europei ma ha anche segnato il ritardo nell’approvazione dei programmi nazionali e regionali legati alla nuova fase dei fondi strutturali, il 2015 vedrà finalmente a regime la programmazione 2014-2020.
Di fronte ad una crisi che incide ancora pesantemente sulla competitività del nostro sistema economico e produttivo - che continua ad avere proprio nella difficoltà di accesso al credito la causa di maggior sofferenza - la “domanda di Europa” è destinata inevitabilmente a crescere nei territori, imponendo la necessità di una rivisitazione in termini di impatto e di efficacia della tipologia di servizi resi disponibili da entità di natura pubblica all’interlocutore impresa, associazione, università, ente locale, in un partenariato sempre più solido con gli attori territoriali, a cominciare da quelli associativi.
Le Camere di commercio italiane - e al loro fianco Unioncamere - sono in prima linea per cogliere le opportunità della nuova programmazione europea.
Le misure su cui si incentra l’azione camerale sono molto puntuali.
Le attività di innovazione e trasferimento tecnologico fanno riferimento a Horizon 2020; per le iniziative per la competitività, i distretti e per il turismo, Cosme rimane il punto di riferimento. Su mobilità e alternanza scuola/lavoro importante l’Azione 1 sui tirocini e l’Azione 2 sui partenariati strategici di Erasmus+. Per le attività su economia sociale, la linea PROGRESS del programma EaSI è quella su cui convoglieranno progettualità specifiche.
Sul settore chiave dell’internazionalizzazione che, dopo diversi anni di scarsa attenzione da parte della UE, sembra in progressivo rilancio - come dimostrato dagli importanti risultati delle “Missioni per la Crescita” della Commissione Europea promosse dall’ex Commissario Antonio Tajani, oggi Vice Presidente del Parlamento UE - attraverso lo strumento di Partenariato. In questo settore si collocano i nuovi strumenti di preadesione (IPA), quelli di vicinato (ENI) e in generale i programmi della cooperazione territoriale europea - nell’ambito dei quali trovano fonti di finanziamento i progetti elaborati nel quadro della strategia adriatico-jonica - anche potendo Unioncamere partecipare ai relativi tavoli di coordinamento nazionale.
Potendo disporre di questo quadro di opportunità, le Camere Italiane mettono in campo tutta la loro “potenza di fuoco”.
In primo luogo, il sistema camerale, attraverso Unioncamere, mette a disposizione degli operatori italiani un formidabile strumento per l’accesso ai mercati - anche europei - attraverso informazioni, banche dati e strumenti ad hoc, una fitta rete di esperti e consulenti on line ed il collegamento funzionale alla rete camerale internazionale citata.
Stiamo parlando di Worldpass (www.worldpass.camcom.it), lo sportello informativo per l’internazionalizzazione delle camere di commercio. È una delle speciali tessere di un ampio mosaico che disegna una razionalizzazione complessiva degli interventi sull’internazionalizzazione avviata in questi anni dal Sistema camerale e coordinata da Unioncamere, per migliorare l’efficacia complessiva della sua azione. Insieme ai Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Esteri, all’ICE, a Sace, a Simest, alla rete delle Camere di commercio italiane all’estero e miste, si è voluto costruire la porta di ingresso unitaria verso i mercati internazionali. Un punto unico di contatto per le imprese che necessitano di assistenza specialistica e di un primo orientamento per esportare. È con questo strumento che, in particolare, si intende fornire un “passaporto per il mondo” a tutte le potenziali imprese esportatrici che da sole non riescono a spiccare il volo. Un aiuto concreto per sostenere il Made in Italy nella sfida della competizione globale.
L’azione del sistema camerale italiano si muove inoltre attraverso l’importante Rete rappresentata dall’Enterprise Europe Network (600 partner in 55 paesi), strumento della Commissione europea che in cinque anni ha messo a segno oltre 11 mila accordi di partnership internazionale tra operatori, che dispone di una banca dati con 19 mila profili, migliaia di esperti e servizi dedicati in tema di brevetti, trasferimento tecnologico, nuovi mercati e, naturalmente, accesso ai finanziamenti europei. Pensiamo solo all’impatto del già citato programma Cosme, che riserva per il 2015 oltre 50 milioni di euro per la Rete EEN per progettualità ed iniziative per migliorare l’accesso ai mercati nell’Unione e su scala mondiale.
Infine Unioncamere è inserita a pieno titolo nel sistema di Eurochambres, la rete delle Camere di commercio Europee.
450 mila start-up create annualmente con l’assistenza delle Camere, 2 milioni di partecipanti ai corsi di formazione, 335 mila imprese partecipanti alle iniziative di internazionalizzazione, 5 milioni di documenti per il commercio estero redatti annualmente: sono questi alcuni dei risultati prodotti dagli oltre 40 sistemi camerali (pubblici e privati) presenti in Europa, cui fanno riferimento 1700 camere regionali e locali. All’interno di Eurochambres le Camere italiane possono anche far sentire la loro voce alle istituzioni europee, e non solo, su tematiche di loro prioritario interesse. Cito a mero titolo di esempio il lavoro in atto sul Trattato transatlantico su commercio e investimenti tra UE e Stati Uniti (cd. TTIP) dove, con Eurochambres, le Camere siedono ai tavoli negoziali potendo portare avanti la posizione delle Pmi europee su temi quali i diritti di proprietà intellettuale, gli appalti pubblici, le questioni regolamentari e gli ostacoli non tariffari, le dogane, e la facilitazione degli scambi commerciali.
Ma tutto ciò non basta.
Nonostante tutto questo impegno profuso dal sistema delle Camere di commercio e di Unioncamere per accedere ai mercati europei e globali si manifesta evidente la necessità di confezionare servizi innovativi e sempre più mirati in grado di raggiungere il tessuto economico e produttivo locale.
Il sistema camerale italiano sta facendo la sua parte attraverso politiche di riforma e sviluppo, che stanno entrando nella fase più delicata portando ad una razionalizzazione del proprio essere e del proprio operare, sia per potersi posizionare al meglio come beneficiario delle misure e dei programmi che l’Unione Europea ha inserito nel proprio piano d’azione settennale ma soprattutto per rispondere adeguatamente alla “nuova” domanda di servizi delle imprese.
Le settanta aziende provenienti da quasi tutte le Regioni italiane che hanno partecipato - con l’assistenza di Unioncamere attraverso Unioncamere Europa - alla terza edizione del Parlamento Europeo delle Imprese lo scorso ottobre a Bruxelles, hanno ancora una volta rappresentato alle Istituzioni comunitarie la necessità che le Camere di Commercio si impegnino maggiormente nella fornitura di servizi mirati sui temi europei, dall’informazione, alla formazione e all’assistenza tecnica.
Una priorità da cogliere per arrivare, nel corso del 2015, a un’offerta strutturata da rendere disponibile, sull’asse Roma- Bruxelles, attraverso la rete camerale sul territorio.

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