PROGRAMMA LEADER

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PROGRAMMA LEADER

L'APPROCCIO LEADER A FAVORE DELLO SVILUPPO RURALE NELL'UE

Carla Cavallini | EUROPE DIRECT - Carrefour europeo Emilia

LEADER nasce come un Programma di Iniziativa Comunitaria volto a promuovere lo sviluppo integrato e sostenibile delle aree rurali dei paesi dell’Unione europea attraverso il sostegno finanziario di interventi proposti a livello locale, nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente, del turismo rurale, dell’artigianato, dei servizi, della formazione e dell’aggiornamento professionale. L’acronimo LEADER dal francese sta infatti per Liason Entre Actions de Développment de l’Economie Rurale (Collegamento fra azioni di sviluppo dell’economia rurale) e sostiene progetti di sviluppo rurale ideati a livello locale al fine di rivitalizzare il territorio e di creare occupazione. In altre parole, è finalizzato a promuovere lo sviluppo integrato, endogeno e sostenibile delle aree rurali. I principi di fondo su cui si è sempre basato l’intervento LEADER sono quelli di un approccio “dal basso” (bottom-up) dove la definizione delle esigenze di sviluppo del territorio proviene direttamente dagli operatori locali e non è calata “dall’alto”.

Preceduto negli anni Novanta dai programmi LEADER I e II, poi seguiti da LEADER +, l’intervento Ue a favore delle aree rurali persegue ancora l’obiettivo di renderle più dinamiche e si è sempre attivato grazie l’operato dei Gruppi d’Azione Locale (GAL), costituiti da un’unione di soggetti pubblico/privati rappresentativi della società e dell’economia locale che hanno potuto contare su un finanziamento pubblico, in gran parte proveniente dal bilancio dell’Unione europea.
Nell’attuale periodo di programmazione 2014-2020 tutte le politiche dell’Unione, Politica Agricola Comune e sviluppo rurale compresi, sono chiamate a dare il loro contributo, ciascuna per le proprie caratteristiche, al raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020, per un’Unione più “intelligente”, sostenibile e inclusiva. Per quanto riguarda lo sviluppo territoriale il nuovo strumento del Community-led local development (CLLD) si innesta nel solco tracciato ormai da decenni dal LEADER prevedendo il coinvolgimento attivo delle comunità locali – confermando in sostanza il principio del bottom-up - per offrire una risposta alle complesse sfide territoriali mediante un metodo integrato. Un maggiore sostegno alle fasi preparatorie delle strategie di sviluppo locale – comprese le fasi di costituzione dei GAL - e alla sensibilizzazione è previsto, così come maggiore flessibilità per un miglior funzionamento anche attraverso altri fondi a livello locale, come ad esempio la cooperazione rurale-urbana. Lo Strumento CLLD – Community-led local development pone diversi elementi di riflessione sul ruolo che le strategie locali devono assumere nell’ambito delle politiche di sviluppo, su quali tematiche possano svolgere un ruolo strategico e su come favorire la concentrazione degli investimenti su una risorsa/opportunità/criticità di sviluppo locale.
La Commissione europea definisce, per altro, questo approccio come obbligatorio e trasversale a tutti i Fondi strutturali e di investimento europei anche se occorre ricordare che, mentre per lo sviluppo rurale è confermato l’obbligo di destinare all’approccio Leader almeno il 5% delle risorse totali del Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (FEASR) dei singoli Programmi regionali di sviluppo rurale (PSR), nel caso del Fondo Sociale Europeo, del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca nessun vincolo di questo tipo è stabilito.
La politica di sviluppo rurale mantiene, poi, e consolida il suo intervento: le Autorità nazionali e le Regioni continuano a elaborare i propri Programmi pluriennali di sviluppo rurale sulla base di una gamma di misure disponibili a livello dell’Ue e in risposta alle diverse esigenze delle proprie zone rurali, ricevendo poi dalla Ue, una volta approvati, le risorse necessarie alla loro attuazione.
Possibili ambiti tematici sui quali impostare le strategie di intervento con metodo CLLD – Community-led local development, così come indicate a livello nazionale italiano, sono:
- Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali (agro-alimentari, artigianali e manifatturieri);
- Sviluppo della filiera dell’energia rinnovabile (produzione e risparmio energia);
- Turismo sostenibile;
- Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità (animale e vegetale)
- Valorizzazione di beni culturali e patrimonio artistico legato al territorio;
- Accesso ai servizi pubblici essenziali;
- Inclusione sociale di specifici gruppi svantaggiati e/o marginali;
- Legalità e promozione sociale nelle aree ad alta esclusione sociale;
- Riqualificazione urbana con la creazione di servizi e spazi inclusivi per la comunità;
- Valorizzazione delle produzioni ittiche, delle tradizioni della pesca e della filiera corta;
- Diversificazione economica e sociale connessa ai mutamenti nel settore della pesca.
Andando poi più nello specifico, tuttavia, la scelta di uno o più veri e propri temi catalizzatori non può che essere rimandata ai singoli GAL in quanto espressioni di un territorio locale e attorno a questi temi ogni GAL sarà poi chiamato a sviluppare la propria strategia di intervento (Piano Strategico Locale – PSL).
LEADER offre inoltre l’importante opportunità della cooperazione, privilegiando un approccio globale e integrando operatori, progetti e territori di diverse regioni e/o Paesi svolge un ruolo positivo nel consentire alle aree rurali, in gran parte caratterizzate da una minore apertura economica e sociale verso l’esterno e da una bassa propensione all’innovazione, di superare la loro condizione d’isolamento. I progetti di cooperazione realizzati nelle precedenti iniziative LEADER, infatti, nel favorire il confronto tra realtà ed esperienze diverse, hanno consentito il trasferimento di nuovi modelli organizzativi e di buone prassi operative attraverso lo scambio d’informazioni e competenze, la creazione di reti nazionali ed europee tra operatori e imprese, nonché la realizzazione congiunta di prodotti e/o strutture comuni. Tutto ciò, oltre ad aver rafforzato l’intervento locale dei Gruppo di Azione Locale, ha prodotto un forte impatto culturale sia sulla metodologia di attuazione di questi progetti sia sul capitale umano, generando un’evidente crescita dei partecipanti.
Due sono le tipologie di cooperazione attuabili secondo l’approccio LEADER:
interterritoriale, tra territori rurali all’interno di uno stesso Paese Ue;
transnazionale, tra Gruppi LEADER di almeno due Stati dell’Unione europea oppure con gruppi di Paesi non-Ue che però seguano un approccio partecipativo similare.
Vi è poi in realtà la possibilità per i GAL di operare in progetti di partenariato anche con soggetti pubblici e privati diversi dai GAL coinvolti in azioni analoghe di sviluppo locale, non necessariamente solo in ambiti rurali.


“I contenuti di questo articolo rappresentano il punto di vista dell’autore e non rappresentano necessariamente la posizione della Commissione europea”

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