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DUE DOMANDE A...

ELISABETTA GUALMINI,

parlamentare europea, membro del gruppo S&D, componente della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali

< >di TIZIANA LANG

< >Ricercatrice ANPAL, esperta in politiche del mercato del lavoro

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Onorevole Gualmini, a suo parere, quale dovrebbe essere il ruolo delle politiche sociali nella prossima programmazione dei fondi strutturali europei?

Ci sono molte aspettative su questa legislatura europea. Questo mandato sarà decisivo proprio sul versante delle politiche sociali: ci si aspetta che il Pilastro sociale europeo già elaborato nello scorso mandato prenda forza, gambe e contenuti.

Ursula von der Leyen ha insistito nel suo discorso di insediamento sulla dimensione sociale dell’Europa, il salario minimo e l’indennità di disoccupazione europea. Ha citato Garanzia giovani e Garanzia bambini come priorità del suo mandato e dunque ha messo al centro un’Europa più vicina ai cittadini, che non parla solo di parametri tecnici e di regole da rispettare ma che tende la mano ai bisogni delle persone.

Un’Europa sociale vuol dire che a livello europeo devono sparire le grandi diseguaglianze tra cittadini dei diversi paesi membri; dal costo del lavoro che non può essere troppo basso, dalla tassazione che deve essere simile per tutti (in particolare per le grandi multinazionali), agli aiuti per i minori, i giovani e gli anziani, che sono le vere categorie deboli del nostro continente.

I fondi strutturali e in particolare il fondo sociale europeo, che ingloberà tra l’altro anche la Garanzia giovani, sono fondamentali per rilanciare l’azione sociale; dalla formazione permanente e la qualificazione dei lavoratori, alle politiche di sviluppo territoriale sino al finanziamento, che in molte regioni avviene già, dei servizi alla persona. I fondi strutturali sono il mezzo tramite cui l’Europa si avvicina ai territori; per questo motivo devono essere rafforzati e sempre più orientati a rispondere alle necessità quotidiane dei cittadini.

Le priorità della Garanzia Giovani saranno integrate nel FSE+. Ritiene che questa sia un’idea vincente? A suo parere i programmi che supportano l’avvio di lavoro autonomo e d’impresa da parte dei giovani quali punti di forza e di debolezza presentano?

Le politiche a favore del lavoro giovanile sono sempre state residuali in Italia. Nel nostro Paese abbiamo storicamente privilegiato gli interventi in materia di sussidi di disoccupazione per coloro che già erano inclusi nel mercato del lavoro (i cd. insider) e abbiamo dedicato pochi investimenti a chi invece sta ancora fuori al mercato del lavoro (i cd. outsider).

Garanzia giovani risponde a questo problema consentendo di rendere più agevole e flessibile l’ingresso dei giovani in una qualche esperienza lavorativa, consentendo stage e tirocini presso aziende e varie realtà lavorative e offrendo una risposta anche ai NEET, coloro che non sono coinvolti né in percorsi di istruzione né in percorsi professionalizzanti. Che sono tanti in Europa.

Dopo una prima fase di messa a punto dello strumento e di rodaggio da parte delle regioni, Garanzia giovani è partita e ha dato risposta a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze, combinando formazione e lavoro. Rendere questo programma permanente tramite l’ingresso nel Fondo Sociale Europeo (FSE+) e affinarlo nel suo funzionamento organizzativo penso sia fondamentale. Nei prossimi mesi e già a partire dal prossimo bilancio (2020) lavorerò per fare in modo che le dotazioni finanziarie siano all’altezza.

D’altra parte, non sempre lo strumento Garanzia Giovani porta alla creazione di nuova imprenditorialità, e spesso i ragazzi vengono inseriti in realtà aziendali già esistenti; non sempre sono sufficienti solo stimoli economici per promuovere imprenditorialità, ma occorre combinare gli aiuti finanziari con la determinazione dei ragazzi coinvolti, con le loro skills e le loro conoscenze professionali e soprattutto con la loro propensione al rischio. C’è ancora molta strada da fare per i giovani e per aiutare il loro inserimento nel mondo del lavoro, ma certamente occorre puntare ed insistere su questo strumento europeo.

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