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FRANCESCO VERBARO

Docente presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione

Fino a qualche anno fa vigeva la convinzione che il lavoro autonomo si potesse improvvisare e fosse una sorta di via di fuga rispetto alle difficoltà di entrare nel mercato del lavoro subordinato. Una second best. Più volte abbiamo registrato
come ad incrementi del tasso di disoccupazione seguiva l’incremento degli occupati indipendenti e non solo per il fenomeno delle false partite Iva. A volte anche la stretta in materia di diritto del lavoro su contratti di collaborazione e
lavoro accessorio hanno portato ad incrementare il ricorso ai contratti cd “a partita Iva”. Ugualmente norme fiscali di vantaggio come il cd “regime forfettario” possono altresì portare ad aprire una partita iva. Ma a parte questi fenomeni di cui comunque occorre tenere conto ormai che la scelta di mettersi in proprio e di svolgere attività di lavoro autonomo deve essere sempre più consapevole e preparata.

Il soggetto deve quindi essere equipaggiato non solo con le cd “hard skills”, quelle di settore, ma anche con le soft skills e per questo l’ENM che nasce per promuovere il microcredito anche per l’autoimpiego, si è preoccupato negli anni di accompagnare queste erogazioni provenienti da diversi soggetti con un’attività formativa e con un’assistenza tecnica, ponendo attenzione al risultato
finale e all’outcome della politica.

Non si tratta infatti di assicurare un credito e di avviare formalmente un lavoratore autonomo o una PMI ma di far nascere e crescere una realtà economica. Dobbiamo avere un capitale umano sempre più equipaggiato e attrezzato sia per i cambiamenti che riguardano il lavoro autonomo sia per quelli che riguardano il lavoro subordinato. Le continue evoluzioni e i continui cambiamenti portano a dover sviluppare competenze trasversali, manageriali e imprenditoriali ormai in tutti i campi. Puoi essere un bravo artigiano e avere vocazione per tale attività, ma poi si scopre che comunque hai bisogno di “life skills”, come la capacità di comunicazione, di gestire gli imprevisti e lo stress, la capacità di problem solving, essere autocritico e capace di individuare i propri fabbisogni formativi. Così come le cd. transversal skills che attengono a materie utili come la fiscalità, la statistica, il credito, la contrattualistica, le lingue, la privacy e l’informatica avanzata.
Le misure contenute da ultimo nel DL 18/2020 confermano come uno dei punti critici delle PMI è quello della liquidità. Molti sono gli interventi in favore delle Pmi e del lavoro autonomo, che finalmente trova visibilità nelle disposizioni e nelle politiche di welfare dopo anni di pregiudizi. La legge 81/2017, che potremmo definire come una sorta di “statuto del lavoro autonomo” è rimasto in gran parte inattuato e pertanto oggi occorre intervenire con diversi strumenti di tutela. L’art. 27 del DL 18/2020 prevede il riconoscimento – a favore dei liberi professionisti titolari di partita IVA - di un’indennità per il mese di marzo pari a 600 euro, questo non trova applicazione ai liberi professionisti iscritti alle Casse
di previdenza, dato il riferimento all’iscrizione alla Gestione separata.
L’art. 44 istituisce il “Fondo per il reddito di ultima istanza” destinato ai liberi professionisti iscritti alle Casse, con una dotazione al momento pari a 300 milioni di euro. Dovendo tener conto della cessazione, riduzione o calo del reddito si dovrebbe fare riferimento ad un calo del 33% del reddito complessivo da lavoro autonomo e subordinato.

In questo caso la prestazione dovrebbe essere richiesta dall’iscritto direttamente alla Cassa, che poi verrebbe rimborsata secondo modalità già sperimentate ed in essere (es. benefici ex combattenti, maternità). L’art. 49 prevede un maggiore utilizzo del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, che trova applicazione anche ai liberi professionisti in quanto equiparati alle piccole e medie imprese come definite dalla Raccomandazione della Commissione, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese (Testo rilevante ai fini del SEE) [notificata con il numero C(2003) 1422].
Serve quindi aumentare gli interventi per non scoraggiare i giovani ad intraprendere attività di lavoro autonomo. Lo scenario economico che si prospetta a seguito del blocco delle attività conseguenti alla pandemia da Covid-19 è particolarmente negativo. Si immagina per il 2020 un calo del Pil del 6-8%.
L’Ente Nazionale per il Microcredito ha avviato con la Regione Calabria una collaborazione istituzionale, per la realizzazione dell’intervento progettuale “Yes I Start Up Calabria – Formazione per l’Avvio d’Impresa”, nell’ambito della Misura 7.1 “Attività di accompagnamento all’avvio di impresa e supporto allo start up di impresa” del PON IOG 2014-2020 finanziato dalla Regione Calabria. Un progetto rivolto ai tanti che vogliono mettersi in proprio, che si intende replicare in più regioni del sud. Ciò vale anche per l’avvio degli studi professionali che stanno attraversando una profonda trasformazione. Grazie alla collaborazione con l’ADEPP infatti è stato possibile individuare i fabbisogni dei giovani professionisti ordinistici iscritti alle Casse di previdenza, che da alcuni anni sono in diminuzione e stanno soffrendo per i diversi cambiamenti, in corso, per le trasformazioni nell’ambito dell’economia dei servizi e adesso per gli effetti economici del Covid-19.


E’ in cantiere intanto un Progetto sempre della Regione Calabria in favore dei liberi professionisti. Il fine è quello di permettere al giovane professionista di strutturare in maniera compiuta la propria idea di impresa formalizzandola in un business plan, anche al fine della successiva presentazione della domanda di finanziamento. Il progetto, verrà realizzato sotto la responsabilità dell’ENM, e in partnership con ADEPP, su tutto il territorio della Regione Calabria, per il tramite di soggetti partner appositamente individuati dell’ENM nell’ambito della propria rete di partenariato e collaborazioni già attive ed attraverso un avviso pubblico aperto a tutti i soggetti che nella regione hanno la capacità di garantire l’erogazione di percorsi
formativi per i giovani professionisti.
Sarà importante anche in questo caso il percorso formativo e il percorso che porterà al business plan, che dovrà essere specifico rispetto ad un modello di attività professionale diverso dal passato.
Occorre pensare infatti a studi multidisciplinari, a rete, fortemente digitalizzati, aperti alle collaborazioni nazionali ed europee. Solo così sarà possibile affrontare i cambiamenti e le transizioni che ci attendono.

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