RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ DI MICROCREDITO E MICROFINANZA NEL BIENNIO 2021-2022 E SUI PRINCIPALI FATTI DI RILIEVO INTERVENUTI NELL’ANNO 2023
Ai sensi della Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 luglio 2010
Presentazione del Presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito Mario Baccini
Con la Relazione sulle attività di microcredito e microfinanza che oggi presentiamo al Parlamento, al Governo e all’opinione pubblica tutta, è nostra intenzione dare conto del contributo che l’Ente Nazionale per il Microcredito fornisce allo sviluppo del Paese.
La ripresa dell’economia che si è verificata con la fine delle restrizioni introdotte a causa della pandemia ha consentito anche alle micro e piccole imprese di recuperare significative quote di mercato, soprattutto nei settori più colpiti dalla crisi, quali il commercio e il turismo.
L’Ente Nazionale per il Microcredito, sulla base del suo modello operativo attento alle istanze che provengono dal mondo economico e dalla società civile, ha contribuito al rilancio delle attività economiche, rafforzando il sostegno alle imprese con maggiori difficoltà di accesso al credito, nonché alle persone e famiglie in condizioni di esclusione sociale e finanziaria.
Oggi, grazie a tale modello – fondato su un ampio sistema di convenzionamento con le banche, sul ricorso alla garanzia pubblica e, soprattutto, sulla prestazione dei servizi ausiliari di tutoraggio – l’attività di microcredito è tornata ai livelli pre-pandemia.
Il proseguimento di questa tendenza richiede che anche per le imprese di più piccola dimensione vengano rimosse le barriere che ancora ne condizionano la crescita, perseverando nell’agenda delle riforme, superando gli ostacoli di carattere amministrativo e burocratico e contrastando la diffusione del lavoro sommerso, che altera i meccanismi concorrenziali a danno delle imprese sane e con maggiori potenzialità di sviluppo.
Da parte sua, l’Ente Nazionale per il Microcredito si fa promotore di tutte queste istanze, assolvendo alla sua funzione di Centro di competenza nazionale per il microcredito, la microfinanza e la finanza etica, nonché di soggetto attuatore di operazioni di sistema a favore dello sviluppo, dell’innovazione e dell’equità sociale.
La visione dell’Ente Nazionale per il Microcredito
La visione del microcredito che ispira l’attività dell’Ente mira alla promozione della persona e della sua dignità. Per l’Ente, il vero scopo del microcredito è quello di trasformare coloro che vivono in uno stato di disagio, di precarietà e di esclusione in nuovi imprenditori, nuovi contribuenti e nuovi occupati, sottraendoli ai rischi del sovraindebitamento o dell’usura.
Grazie ai criteri etici adottati per la valutazione dei richiedenti e all’incisiva attività collaterale di assistenza, monitoraggio e tutoraggio assicurata a ciascun soggetto che ne faccia domanda, il modello di microcredito promosso dall’Ente supera le tradizionali logiche di selezione della clientela e offre la possibilità di accedere al credito a individui e microimprese meritevoli di fiducia e in grado di sviluppare idee progettuali sostenibili sul piano finanziario, sociale e ambientale.
Si comprende, pertanto, come per l’Ente sia di fondamentale importanza assicurare ad ogni livello il pieno rispetto delle specificità del microcredito, così come previste dalla normativa di settore, e in particolare dall’articolo 111 del Testo Unico Bancario, in base al quale il sostantivo “microcredito” può essere utilizzato esclusivamente con riferimento a finanziamenti che presentino tutte le caratteristiche stabilite dalla legge, in termini di soggetti destinatari, di importo massimo concedibile, di divieto per i soggetti finanziatori di richiedere garanzie reali e, soprattutto, di obbligo di accompagnamento dei prestiti con servizi ausiliari di assistenza, monitoraggio e tutoraggio.
Ciò rende il microcredito uno strumento inclusivo, “ritagliato” sulla persona e non assimilabile ad una ordinaria operazione di credito, anche se di importo ridotto. È determinante, soprattutto, valorizzare al massimo l’attività di tutoraggio – vero valore aggiunto del microcredito – che l’Ente assicura attraverso la propria rete di Tutor appositamente formati e iscritti nell’Elenco nazionale istituito presso l’Ente medesimo ai sensi dell’art. 13, comma 1-bis della legge n. 225/2016.
L’evoluzione della normativa in materia di microcredito
Solo recentemente, con il Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze 20 novembre 2023, n. 211, entrato in vigore il 12 gennaio 2024, hanno trovato attuazione alcune importanti modifiche al quadro normativo che disciplina l’attività di microcredito, introdotte dalla Legge di Bilancio 2022.
Tali innovazioni riguardano, in particolare:
- a) l’aumento da 40.000 a 75.000 euro dell’importo massimo delle operazioni di microcredito imprenditoriale;
- b) l’inclusione, tra i tra i soggetti beneficiari del microcredito imprenditoriale, delle società a responsabilità limitata, con la possibilità per queste ultime di beneficiare di finanziamenti fino a 100.000 euro, anche assistiti da garanzie reali;
- c) l’aumento della durata massima delle operazioni di microcredito imprenditoriale da sette a dieci anni, con la possibilità, in determinati casi, di un ulteriore aumento di tale durata fino a quindici anni;
- d) la soppressione di ogni limitazione in materia di ricavi, attivo patrimoniale e livello d’indebitamento dei soggetti richiedenti;
- e) la possibilità di accesso al microcredito anche per le imprese e per i lavoratori autonomi in possesso i Partita IVA da più di 5 anni;
- f) la riduzione della misura massima della garanzia del Fondo per le PMI dall’80% al 60%, per le operazioni di importo superiore a 50.000 euro.
Con riferimento a quest’ultima disposizione, faccio osservare che continua a verificarsi una sostanziale equiparazione tra le operazioni di microcredito e altre operazioni di mercato, definite “di importo ridotto” e che, a causa di tale equiparazione, non viene valorizzata a dovere la specificità inclusiva tipica del microcredito, consistente in modo particolare nella prestazione ai beneficiari dei servizi ausiliari di assistenza, monitoraggio e tutoraggio. Su questo aspetto, peraltro, mi riservo di formulare ulteriori e più puntuali considerazioni a conclusione del mio intervento.
Il mercato del microcredito
Come più volte rappresentato dall’Ente, il mercato italiano del microcredito presenta caratteri eterogenei, essendo presenti, sul lato dell’offerta, una pluralità di operatori pubblici, privati e del terzo settore e, sul lato della domanda, una platea di richiedenti altrettanto vasta, riconducibile ai microimprenditori, ai professionisti e ai lavoratori autonomi, nonché alle persone in temporanea difficoltà economica.
Tale complessità del mercato non rende agevole la raccolta e la comparazione di tutti i dati di cui sarebbe necessario disporre al fine di poter effettuare una compiuta analisi del fenomeno a livello di sistema.
Inoltre, il presidio del mercato da parte degli operatori di microcredito istituiti ai sensi dell’articolo 111 del Testo Unico Bancario – attualmente 13 operatori iscritti nell’apposito Elenco tenuto dalla Banca d’Italia – presenta ancora delle fragilità, dovute principalmente alla difficoltà di tali soggetti ad accedere a fonti di finanziamento e a svolgere un’attività sufficientemente profittevole. Pertanto, anche grazie all’azione di sensibilizzazione e convenzionamento svolta dall’Ente, le banche rappresentano a tutt’oggi i principali soggetti finanziatori operanti nel comparto del microcredito.
Al fine di delineare un quadro sufficientemente esaustivo dell’offerta di microcredito, l’Ente si basa su proprie elaborazioni dei dati rilasciati dal Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese. In base a tali elaborazioni, negli ultimi anni si è registrato un trend in aumento della domanda e dell’offerta di microcredito, evidentemente connesso con la fine delle restrizioni connesse con la crisi pandemica. Solo nel 2023 sono state accolte alla garanzia del Fondo ed erogate dai soggetti finanziatori circa 3.200 operazioni, per un valore di oltre 90 milioni di euro, gran parte delle quali intermediata dalle banche convenzionate con l’Ente Nazionale per il Microcredito.
A tale riguardo, ritengo importante evidenziare alcuni dati che testimoniano la spinta propulsiva che l’Ente imprime alla creazione e allo sviluppo d’impresa: solo negli ultimi tre anni, i finanziamenti erogati dalle banche convenzionate con l’Ente stesso hanno consentito di avviare o sviluppare oltre 2.000 imprese e di creare circa 5.000 nuovi posti di lavoro. A queste imprese, sostenute appunto dal ricorso al microcredito, vanno aggiunte oltre 1.100 attività avviate da parte dei giovani Neet che, a seguito di un percorso mirato di formazione all’autoimprenditorialità governato dall’Ente, sono stati supportati nella definizione di un business plan per l’avvio di una propria impresa ed hanno potuto beneficiare di specifici finanziamenti pubblici.
Analizzando, anche il volume complessivo dei finanziamenti erogati dall’avvio dell’operatività della Sezione speciale Microcredito del Fondo di garanzia, risulta che le operazioni complessivamente erogate sono state oltre 22.000, per un importo superiore ai 550 milioni di euro; tali finanziamenti hanno consentito di creare nuovi posti di lavoro stimati in oltre 55 mila.
Appare evidente, pertanto, l’importante effetto moltiplicatore del microcredito in termini di creazione di nuova occupazione: l’Ente, infatti, ha calcolato che ogni operazione di microcredito genera in media 2,43 nuovi posti di lavoro nel medio periodo. Inoltre, l’anticipazione di credito per ciascun posto di lavoro creato, nel caso del microcredito intermediato da istituti convenzionati con l’Ente, è pari ad appena 10.700 euro.
Altri dati d’interesse relativi alle caratteristiche del mercato del microcredito riguardano:
► l’importo medio dei finanziamenti, che è progressivamente cresciuto passando da 24.500 euro nel 2020 a 34.000 euro nel 2023, anche per effetto dell’aumento dell’importo massimo concedibile stabilito dalla normativa di settore;
► l’età media dei beneficiari del microcredito, che risulta pari a 37 anni, con una prevalenza dei soggetti di età compresa tra i 30 e i 50 anni, che rappresentano il 60% del totale, seguiti per il 29% del totale dagli under 30 e per l’11% del totale dagli over 50;
► la nazionalità dei richiedenti, italiana per il 92% e, per il restante 8% riferita a richiedenti provenienti da Paesi dell’Europa dell’Est, dell’Asia, dell’Africa e del Sud America;
► la natura giuridica delle imprese finanziate che, per oltre il 62%, sono costituite in forma di ditta individuale, per il 30% in forma di società a responsabilità limitata semplificata e, in misura molto più contenuta, nelle altre forme giuridiche ammissibili al microcredito (società di persone, cooperative, o associazioni);
Un’ultima considerazione che ritengo doveroso evidenziare è quella riferita al tasso di escussione della garanzia registrato da parte del Fondo PMI con riferimento alle banche convenzionate con l’Ente. Tale tasso, infatti, risulta mediamente di poco superiore al 14%, contro una media del 20% rilevata in generale per il comparto microcreditizio. È evidente, in questo caso, l’effetto di contenimento del rischio di default determinato dalla corretta, continuata e strutturata azione di prestazione dei servizi ausiliari di accompagnamento, monitoraggio e tutoraggio assicurata dall’Ente.
L’attività progettuale dell’Ente Nazionale per il Microcredito
L’Ente, sulla base di specifici accordi istituzionali, collabora con la maggior parte dei Ministeri e con numerose Regioni ed Enti locali, per la realizzazione di importanti progetti e azioni di sistema relativi a temi di stretta attualità, quali lo sviluppo sociale, economico e occupazionale, l’innovazione tecnologica e digitale, la formazione, le politiche a favore dei giovani o delle donne, le politiche migratorie e per la legalità, la cooperazione internazionale.
A tal fine, l’Ente ha sviluppato un modello operativo caratterizzato da un forte grado di trasversalità in termini di soggetti e di settori target, non necessariamente rappresentati da persone in stato di povertà o da bassi livelli d’istruzione, oppure operanti in comparti di economia tradizionale, ma anche da soggetti altamente formati e specializzati, quali gli startupper che intendono realizzare progetti innovativi e ad alto tasso di tecnologia, ad esempio nel campo dell’economia digitale o della green economy.
A ciò si aggiunge il ricco apparato di strumenti operativi, grazie al quale l’Ente è in grado di costruire pacchetti integrati di prodotti e servizi finanziari appositamente ingegnerizzati che, oltre al microcredito, integrano anche strumenti particolarmente appetibili per le imprese, quali gli strumenti di microleasing e di microassicurazione, fino ai bond a impatto sociale.
Per rappresentare in sintesi l’ampiezza del raggio di azione dell’attività progettuale dell’Ente vale la pena citare, a titolo esemplificativo e non esaustivo:
► il progetto “MicroCyber”, ad alto contenuto tecnologico e informatico, cofinanziato dalla Commissione europea, volto alla creazione di un Polo digitale innovativo;
► il progetto “F.A.S.I. Formazione, Auto-Imprenditoria e Start-Up per Immigrati Regolari” affidato all’Ente dal Ministero dell’Interno per la realizzazione di percorsi formativi rivolti ai migranti;
► il progetto “Microcredito di Libertà”, affidato all’Ente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, finalizzato all’inserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza.
Si comprende, allora, come attraverso la sua attività progettuale, l’Ente intenda realizzare un ecosistema che favorisca lo sviluppo di competenze innovative, valorizzando le capacità della finanza etica di sostenere la diffusione dell’innovazione presso il target di riferimento, muovendo in direzione dello sviluppo tecnologico e digitale, della crescita sostenibile e della diffusione di una nuova cultura imprenditoriale, più vicina al mondo della ricerca e dell’università e maggiormente disposta ad aprirsi ai flussi internazionali di capitale umano e finanziario.
Infine, ma non certo per importanza, i temi connessi con la capacity building, la formazione, l’educazione finanziaria e l’educazione all’autoimprenditorialità sono da sempre al centro delle progettualità governate dall’Ente, in quanto fondamentali per l’avvio di nuove startup o per sostenere imprese già esistenti che necessitano di un sostegno per i loro processi di innovazione, digitalizzazione o internazionalizzazione.
Competenze professionali a supporto dell’attività
dell’Ente Nazionale per il Microcredito
La realizzazione del complesso di attività che fin qui ho sinteticamente illustrato non sarebbe possibile senza le competenze professionali dei collaboratori dell’Ente che presidiano le diverse aree operative e della vasta rete di intermediari, professionisti e operatori. Tale rete è rappresentata dai Tutor di microcredito, dagli Sportelli territoriali per il microcredito e dagli istituti finanziari convenzionati con l’Ente.
I Tutor di microcredito
Come già sottolineato, l’Ente ha costantemente ribadito negli anni il ruolo fondamentale che i servizi non finanziari – quali segnatamente il tutoraggio, l’accompagnamento, l’assistenza tecnica e il monitoraggio – svolgono per fare del microcredito uno strumento inclusivo, personalizzato e non assimilabile alle ordinarie operazioni di credito, anche se di piccolo importo.
Oltretutto, intervenendo sulla responsabilizzazione personale del beneficiario, i servizi in questione consentono di registrare tassi di restituzione dei prestiti superiori a quelli che si riscontrano a livello di sistema, ed è anche per questo che l’Ente ha insistito a suo tempo che l’obbligo (e non la mera facoltà) di prestazione dei servizi non finanziari sul microcredito venisse disposto a livello normativo.
A tal fine, come certo saprete, è stato a suo tempo istituito presso l’Ente un apposito Elenco nazionale obbligatorio, nel quale sono tenuti ad iscriversi tutti coloro che svolgono attività di tutoraggio a favore dei soggetti beneficiari del microcredito. Ad oggi, sono iscritti in tale Elenco n. 993 Tutor di microcredito, di cui 612 formati e contrattualizzati dall’Ente stesso.
Gli Sportelli territoriali di microcredito
Gli Sportelli territoriali di Microcredito, istituiti su iniziativa dell’Ente presso Comuni, Regioni, Centri Provinciali per l’Impiego, Camere di Commercio, Comunità montane, Università ed enti privati, hanno lo scopo di fornire una puntuale informazione ai cittadini che intendono avviare un’attività microimprenditoriale o professionale.
Le informazioni fornite riguardano le opportunità offerte dalle misure di finanziamento e dagli altri incentivi esistenti a livello locale, nazionale ed europeo, nonché dalle molteplici progettualità curate direttamente dall’Ente. Attualmente risultano aperti in tutta Italia n. 113 Sportelli di microcredito con 319 operatori, costantemente formati e aggiornati dall’Ente stesso.
Recentemente, l’Ente ha attivato lo “Sportello Digitale per il Microcredito”, uno strumento realizzato al fine di favorire l’accesso al credito attraverso un percorso che l’utente può attivare in modo autonomo collegandosi ai canali web dell’Ente stesso. Tale Sportello nasce dalla volontà di supportare chi ha già creato la propria azienda e soprattutto chi intende trasformare l’idea imprenditoriale in una impresa reale.
È stato anche avviato un processo volto alla sostituzione della piattaforma informatica che supporta l’attività degli Sportelli, al fine di costituire un’interfaccia diretta tra l’Area dell’Ente che coordina l’attività degli Sportelli stessi e tutte le altre Aree operative, creando una rete ancora più forte e interattiva, capace di supportare maggiormente gli utenti, gli operatori e tutte le persone coinvolte in questo progetto.
Le banche convenzionate con l’Ente
Per quanto concerne le banche convenzionate con l’Ente, è appena il caso di ricordare che queste – unitamente alla rete dei Tutor e al sistema della garanzia pubblica – rappresentano uno dei tre “pilastri” sui quali si poggia il modello di erogazione del microcredito governato dall’Ente. Infatti, tenuto conto che tra i compiti istituzionali dell’Ente non rientra quello di effettuare erogazione diretta di fondi, sono appunto le banche a mettere a disposizione del microcredito propri plafond di risorse, sulla base di convenzioni stipulate con l’Ente. Attualmente, le banche convenzionate sono 32, con circa 2.500 filiali operative in tutta Italia.
Considerazioni e proposte
Prima di concludere, consentitemi di formulare alcune considerazioni e proposte di merito, nella logica del ruolo di promozione, coordinamento e monitoraggio che la legge assegna all’Ente, al fine di garantire che il microcredito assolva al suo ruolo fondamentale di vero e proprio strumento di welfare e di inclusione sociale e finanziaria.
- Le politiche d’intervento del Fondo di garanzia per le PMI
Come già accennato, desidero segnalare innanzitutto una problematica relativa al meccanismo della garanzia pubblica a valere sul Fondo per le piccole e medie imprese, che peraltro l’Ente ha più volte evidenziato nel corso degli ultimi anni e che risulta permanere anche a seguito degli ultimi recenti interventi di riforma del Fondo stesso. Faccio riferimento alla sostanziale equiparazione delle operazioni di microcredito con altre operazioni di mercato definite “di importo ridotto”, rispetto alle quali si applicano – fino ad importi non superiori a 50.000 euro – identiche condizioni di vantaggio in termini di copertura di garanzia (pari all’80% in entrambi i casi) senza tenere in alcun conto le specifiche finalità di inclusione sociale e finanziaria tipiche del microcredito, perseguite attraverso gli strumenti di sostegno e tutoraggio dell’impresa, che costituiscono la componente più tipica e fondamentale dello strumento microcreditizio e che, al contrario, non sono prescritti nel caso del cosiddetto “importo ridotto”.
Com’è evidente, tale politica d’intervento del Fondo di garanzia ha determinato negli ultimi anni una contrazione della domanda potenziale di microcredito che, a giudizio dell’Ente, è attribuibile alla preferenza frequentemente manifestata dalle banche per un prodotto considerato più accattivante del microcredito, in quanto più semplice da gestire per l’assenza dell’obbligo di prestazione dei servizi di tutoraggio, oltre che maggiormente remunerativo. Ciò, ai danni di uno strumento inclusivo come il microcredito che, proprio grazie ai richiamati servizi di sostegno, consente anche ai soggetti con maggiori difficoltà di accesso al credito la possibilità di finanziarsi per realizzare una propria idea d’impresa.
Pertanto, la nostra proposta al legislatore è di una rinnovata riflessione in merito alla valorizzazione degli strumenti di finanza inclusiva, quale in particolare il microcredito, la cui offerta al target dei microimprenditori deve essere decisamente incrementata, a tutto vantaggio anche degli stessi istituti finanziatori. Infatti, finché si continuerà a porre sullo stesso piano strumenti finanziari concepiti per rispondere a finalità tra loro diverse e ad ignorare che gli strumenti finanziari realmente inclusivi devono essere sostenuti e valorizzati nell’ambito delle politiche economiche del Paese e, soprattutto, nell’ambito delle politiche attive del lavoro, tali strumenti risulteranno del tutto inefficaci al fine di perseguire quegli obiettivi di inclusione sociale e finanziaria che sono alla base del mandato che il Parlamento e il Governo hanno conferito all’Ente.
- La necessità di un maggiore coordinamento tra le politiche nazionali e locali in materia di microcredito e microfinanza
Un’altra problematica sulla quale vorrei richiamare l’attenzione dei decisori politici è riferita alla necessità di creare un maggiore coordinamento tra le iniziative che possono essere assunte in materia di finanza etica e sviluppo di impresa, sulle quali i diversi livelli centrali, regionali e locali sembrano spesso muoversi in modo autonomo e non sempre coordinato.
Trattandosi di aspetti fondamentali per lo sviluppo dei nostri territori, ritengo che si debbano creare maggiori occasioni periodiche di confronto, con la partecipazione di soggetti pubblici, privati e del terzo settore, al fine di assicurare un maggiore coordinamento delle iniziative da assumere a favore della minore imprenditoria e delle fasce sociali marginalizzate, evitando duplicazioni di interventi e ottimizzando l’impiego delle risorse.
- Il microcredito sociale
Con riferimento a quella particolare tipologia di microcredito definita “microcredito sociale”, mi corre l’obbligo di riformulare la proposta già avanzata in più occasioni al legislatore, e anche nel corso dell’evento svoltosi in questa stessa sede istituzionale nel 2022.
Come noto, ai sensi della vigente normativa, il microcredito sociale ha lo scopo di supportare, con la concessione di un prestito attualmente fissato nella misura massima di 10.000 euro, individui e famiglie che si trovano in stato di vulnerabilità e devono fare fronte a spese correnti e indifferibili, quali ad esempio quelle per l’approvvigionamento di beni per il consumo alimentare, per l’acquisto di farmaci e apparecchiature sanitarie, per l’istruzione dei figli o per il pagamento di canoni di affitto o rate di mutuo arretrate.
Peraltro, tale tipologia di finanziamento ha finora riscontrato difficoltà applicative in relazione al reperimento di un’adeguata provvista di risorse finanziarie, anche perché non supportato da uno strumento di garanzia nazionale come nel caso del Fondo di garanzia per le PMI, destinato unicamente al sostegno di iniziative a carattere imprenditoriale.
L’Ente, pertanto, ribadisce ancora una volta la necessità di intervenire tempestivamente, a margine delle vigenti misure di welfare, a favore delle persone e delle famiglie in difficoltà, istituendo, all’interno del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, una Sezione speciale denominata “Sezione Microcredito Sociale”, per la prestazione di garanzie sui predetti finanziamenti. In alternativa, qualora tale ipotesi non risultasse percorribile, la proposta dell’Ente è quella di un fondo statale di garanzia ad hoc per il microcredito sociale, per la cui costituzione l’Ente offre alle competenti Autorità la sua piena collaborazione.
I risultati che possono derivare dalla valorizzazione del microcredito sociale sono di estrema importanza anche nell’ottica delle politiche di welfare: contrasto al rischio di devianza, promozione dei processi di empowerment, sviluppo del capitale sociale, prevenzione dell’usura e del sovraindebitamento, lotta all’economia sommersa. La proposta in esame dovrebbe assumere, pertanto, carattere di urgenza.
Vorrei inoltre chiedere di poter aprire un confronto con la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali sull’utilizzo del Fondo Sociale Europeo, come strumento di sostegno dei servizi di tutoraggio e di accompagnamento a favore dei beneficiari del microcredito.
- Il monitoraggio del mercato del microcredito
Anche in materia di monitoraggio del microcredito, desidero ribadire quanto già più volte segnalato, circa la necessità di superare la frammentarietà e incompletezza dei dati disponibili e della mancanza di un centro di raccolta ed elaborazione nazionale delle informazioni quali-quantitative, riguardanti tutte le operazioni di microcredito attivate a valere su fondi pubblici e privati.
Ritengo pertanto che all’Ente, in relazione al suo ruolo di coordinamento e monitoraggio in materia di microcredito e microfinanza, debba essere affidato con apposito provvedimento normativo il compito di acquisire ogni dato utile per fornire un quadro realmente esaustivo del fenomeno in questione.
Conclusioni
L’obiettivo politico che è stato affidato dal Parlamento e dal Governo all’Ente Nazionale per il Microcredito si sostanzia nella costruzione di un ambiente più confacente allo sviluppo economico, umano e culturale, attraverso la creazione di nuove competenze, l’educazione finanziaria, la formazione, il rafforzamento delle capacità della pubblica amministrazione, l’accompagnamento dei beneficiari al finanziamento e al tutoraggio, la valorizzazione delle persone rispetto agli automatismi del mercato.
In questi anni, l’Ente si è speso con assiduità nella realizzazione di progettualità a forte contenuto innovativo, senza per questo tralasciare di assicurare adeguato sostegno ai soggetti maggiormente marginalizzati, che possono essere recuperati ad una contribuzione attiva, valorizzando tutte le possibilità offerte dalle risorse nazionali ed europee disponibili.
Il nostro vero obiettivo, infatti, è quello di trasformare il costo sociale in nuove opportunità, con persone che diventano nuovi consumatori e, soprattutto, nuovi imprenditori e cittadini che, in molti casi, vengono sottratti ai circuiti della criminalità e dell’usura.
Proprio per questo, le iniziative progettuali sviluppate dall’Ente, sia pure nella diversità dei loro obiettivi specifici, pongono sempre al centro i temi fondamentali del lavoro, dell’occupazione, della formazione, del tutoraggio, dello sviluppo di investimenti, della digitalizzazione, che riguardano in modo trasversale tutti i soggetti ai quali l’Ente si rivolge, siano essi titolari di imprese ad alto potenziale di crescita o soggetti operanti in settori di economia tradizionale.
Con il supporto del Parlamento e del Governo, l’Ente intende continuare a moltiplicare i propri sforzi al fine di favorire creazione di nuova imprenditorialità e una maggiore inclusione sociale e finanziaria.