L'INDIPENDENZA DELLA DONNA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: IL MICROCREDITO COME STRUMENTO VINCENTE

Print Friendly, PDF & Email

L'INDIPENDENZA DELLA DONNA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: IL MICROCREDITO COME STRUMENTO VINCENTE

ABSTRACT

L'INDIPENDENZA DELLA DONNA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: IL MICROCREDITO COME STRUMENTO VINCENTE

Il microcredito ha per molti aspetti cambiato il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Rappresenta un modo per uscire dall’assistenzialismo puro e viene riconosciuto come uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone. Si mette da parte la vecchia logica della donazione che molto spesso ha contribuito a mantenere le popolazioni “aiutate” in perversi meccanismi di dipendenza dagli aiuti. Per quanto non sia sufficiente mettere denaro nelle mani delle persone, perché si possa innescare un meccanismo di sviluppo, e per quanto sia uno strumento ancora da perfezionare e adattare ai vari contesti, è comunque innegabile il ruolo importante che il microcredito ha rappresentato e continua a rappresentare nella lotta alla povertà. Con la disponibilità di credito, fiorisce la prosperità ed il progresso.

La microfinanza, in molti Paesi del sud del mondo e non solo, rappresenta uno degli strumenti più incisivi per il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone cui la mancanza di garanzie reali da offrire alle banche - e spesso le grandi distanze che separano i villaggi dalle città - rendono impossibile l’accesso ai servizi di credito e risparmio di cui avrebbero bisogno per crescere. L ’ammontare dei crediti è spesso minimo, da poche decine a qualche centinaio di euro: importi di piccole entità che però rappresentano per molti poveri l’unica possibilità per poter intraprendere un cammino di riscatto sociale ed economico che possa, attraverso la dignità del loro lavoro, migliorare le proprie condizioni di vita. Il microcredito è prima di tutto uno strumento dedicato ai più poveri per potersi affrancare dalla loro condizione di indigenza e di dipendenza. Attraverso l’agevolazione finanziaria che si da a chi ha scarso capitale s’imprime una forza importante che contrasta la moderna tendenza alla concentrazione della produzione nelle mani di poche grosse imprese. Secondo i dati dell’UNDP (United Nations Development Program), il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Nel Sud del mondo, dove le banche sono poche ed esclusive e prevale la finanza informale e l’usura, il 90% della popolazione non ha accesso ai servizi finanziari. Secondo l’UNCTAD, l’agenzia Onu su commercio e sviluppo ed il network Women ’s World Banking sono 500 milioni le microimprese nei paesi dell’Est e del Sud del mondo dei quali solo il 2% di esse ha accesso al credito.

Fin dai primi approcci la donna veniva considerata come una controparte privilegiata poiché essa era in grado di gestire gli affidamenti in maniera oculata, investendo gran parte delle somme ottenute all’interno del nucleo familiare e contribuendo al miglioramento del livello di istruzione dei figli. Considerare la donna come interlocutore principale nell’erogazione dei finanziamenti, soprattutto osservando il contesto di riferimento in cui ha iniziato ad operare il primo istituto bancario operante nel microcredito fondato dal Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, la Grameen Bank, provoca delle importanti ripercussioni per quanto riguarda la ridefinizione dei poteri e la distribuzione delle risorse all’interno della famiglia e nella società. Proprio per questo motivo, una percentuale oscillante tra il 70% e l’80% dei membri delle istituzioni di microfinanza è rappresentata da donne, sia perché sono principalmente esse a richiedere tali servizi, sia per il maggiore beneficio che esse riescono a trarre dall’utilizzo di questi strumenti.

In America Latina, Africa, Asia ed i paesi considerati in via di sviluppo, il microcredito risulta lo strumento vincente per il cosiddetto “riscatto sociale” ed il raggiungimento dell’indipendenza economica della donna. Sunita Kashyap è la segretaria e fondatrice della Mahila Umang Producers Company, un’organizzazione gestita da donne rurali nei distretti di Almora e Ranikhet, nello stato indiano di Uttarakhand. Angela Gomes, Premio Ramon Magsayay (che in Asia equivale al nostro Nobel), è la direttrice di Banchte Shekha, la più importante organizzazione femminile del Bangladesh che raggiunge più di 25.000 donne. Diakate è una delle prime donne entrata a far parte della Cassa Rurale di Credito e Risparmio di Khombole, non lontana dalla capitale del Senegal, Dakar. Celina Cossa, Presidente dell’Unione Generale delle Cooperative (Ugc) di Maputo in Mozambico, contribuisce dal 1982 alla sopravvivenza e al riscatto di migliaia di persone, come lei donne. Storie di indipendenza e rinascita, dove il microcredito e la microfinanza creano lavoro, sostenibilità e futuro.

Tra le tante, l’esperienza di Angela Gomes è un esempio di microcredito che favorisce l’empowerment femminile. Angela, Premio Ramon Magsayay (che in Asia equivale al nostro Nobel), è la direttrice di Banchte Shekha, la più importante organizzazione femminile del Bangladesh che raggiunge più di 25.000 donne. È una struttura di riferimento per tutte le azioni legali sulla questione femminile nel Paese e collabora con organizzazioni per la commercializzazione dei prodotti di diversi gruppi di donne. Ma è anche un progetto di sviluppo sociale che permette a tante donne di accedere al credito solidale per dar vita a piccoli progetti che possono aiutarle nell’emancipazione.

Celina Cossa, Presidente dell’Unione Generale delle Cooperative (Ugc) di Maputo in Mozambico, contribuisce dal 1982 alla sopravvivenza e al riscatto di migliaia di persone, come lei donne, grazie al movimento delle cooperative che vede nel microcredito uno degli aspetti dello sviluppo umano che dovrebbe essere accompagnato, come accade per il cooperativismo in Italia, da altri aspetti.

Il microcredito alle donne è stato definito una vera e propria rivoluzione sociale, perché oltre a dare un ruolo importante alle donne all’interno di società, ha creato anche una rete di solidarietà tra donne che è servita anche a denunciare violenze e soprusi da parte degli uomini, che prima non esisteva. Anche in altri paesi del Sud del mondo il microcredito è spesso rivolto alle donne e vi sono organizzazioni specificatamente dedicate. Trattasi di un microcredito spesso legato al circuito del Commercio Equo e Solidale. Il microcredito ha per molti aspetti cambiato il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Rappresenta un modo per uscire dall’assistenzialismo puro e viene riconosciuto come uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone. Si mette da parte la vecchia logica della donazione che molto spesso ha contribuito a mantenere le popolazioni “aiutate” in perversi meccanismi di dipendenza dagli aiuti. Per quanto non sia sufficiente mettere denaro nelle mani delle persone, perché si possa innescare un meccanismo di sviluppo, e per quanto sia uno strumento ancora da perfezionare e adattare ai vari contesti, è comunque innegabile il ruolo importante che il microcredito ha rappresentato e continua a rappresentare nella lotta alla povertà. Con la disponibilità di credito, fiorisce la prosperità e il progresso.

Khombole, Senegal. diakateè una delle prime donne entrata a far parte della Cassa Rurale di Credito e Risparmio di Khombole, non lontana dalla capitale, Dakar. È una cittadina di circa sedicimila abitanti. Nella cassa rurale di credito e risparmio si possono effettuare depositi e vengono concessi prestiti a 700 persone, il 90% della quali sono donne. “Prima di iniziare a lavorare facevo parte di un gruppo solidale di donne e avevo diritto ad alcuni piccoli crediti racconta Diakate - ma senza un’attività fissa ero costretta a chiedere altri prestiti da alcuni usurai del villaggio, indebitandomi sempre di più. Nel 1998 sono diventata membro della cassa rurale per migliorare le mie condizioni di vita: con il mio primo credito ho comprato del miglio e ho iniziato a produrre la bouillie (una tipica pietanza locale a base di miglio e latte) che vendevo al mercato del villaggio”.

L ’ACRA, sigla che sta per Associazione di Cooperazione Rurale in Africa e America Latina, ha come settore prioritario di intervento le attività di sviluppo in ambito rurale attraverso strumenti come il microcredito per la lotta alla povertà e alla fame, per la tutela del diritto e dell’accesso all’acqua, alle risorse naturali, alla salute e all’istruzione affidandosi ad un modello partecipativo in cui il coinvolgimento attivo delle comunità locali è sostanziale e fondamentale. Le cooperative di credito e risparmio in Africa sono cresciute considerevolmente negli ultimi anni. Diverse ONG (Organizzazioni non governative) internazionali hanno adottato, nel corso degli ultimi anni, programmi di microfinanza e microcredito, al fine di integrare progetti d’intervento a sostegno dell’economia locale dei Paesi in via di sviluppo in America Latina, Africa e Asia. È così che si sono attivate: Accion Internacional, Care Internacional, FINCA International, ACODEP (Asociacion de Consultores para el Desarrollo de la Pequena y Microempresa) e molte altre realtà di inclusione sociale e lotta alla povertà. Diakate ha circa sessant’anni, due figli, di cui uno vive a Rimini da ormai dieci anni e un altro lavora presso la gendarmeria del villaggio. Col passare degli anni Diakate è riuscita a cambiare radicalmente la propria condizione: “una volta ero io che andavo a chiedere aiuto agli altri, ora invece molte persone vengono a chiedermi consigli. Ho una bancarella molto più grande: vendo verdura, pesce secco, olio di palma. Con i soldi guadagnati, ho potuto permettere ai miei figli di studiare all’Università e ho comprato un piccolo terreno per mio figlio che sta in Italia. Quando tornerà potrà costruire lì la sua casa”.

Quello che nel termine tecnico della cooperazione si definisce come “empowerment”, cioè l’acquisizione di un riconoscimento sociale da parte della propria comunità, qui viene chiamato “sac”, che nella lingua locale significa considerazione.

La microfinanza, in molti Paesi del sud del mondo e non solo, rappresenta uno degli strumenti più incisivi per il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone cui la mancanza di garanzie reali da offrire alle banche - e spesso le grandi distanze che separano i villaggi dalle città - rendono impossibile l’accesso ai servizi di credito e risparmio di cui avrebbero bisogno per crescere. L’ammontare dei crediti è spesso minimo, da poche decine a qualche centinaio di euro: importi di piccole entità che però rappresentano per molti poveri l’unica possibilità per poter intraprendere un cammino di riscatto sociale ed economico che possa, attraverso la dignità del loro lavoro, migliorare le proprie condizioni di vita.

Diakate, Angela e Celina sono esempi di success stories che dimostrano la reale possibilità di intraprendere, grazie all’accesso al credito e al risparmio, la strada che porta all’indipendenza economica e lontano dalla povertà.

Nel 1976, un economista bengalese, Muhammad Yunus (nel 2006 Premio Nobel per la pace) diede vita al progetto chiamato Grameen Bank, il primo esempio di istituzione finanziaria di microcredito. L ’indipendenza nel reperimento dei finanziamenti da parte delle persone povere era sempre stata preclusa dal fatto che esse, non disponendo di garanzie reali, non avrebbero mai potuto ottenere un prestito da parte di un istituto bancario tradizionale. Yunus aggirò inizialmente questo ostacolo mettendo a disposizione di tasca propria i fondi necessari per avviare i primi progetti, consapevole della validità della sua iniziativa. Il credito veniva quindi concesso per avviare piccole attività economiche ed era gestito da un gruppo composto da quattro o cinque persone; in seguito le somme prestate avrebbero dovuto essere restituite comprensive di un tasso di interesse precedentemente stabilito. Grazie a degli stanziamenti governativi il progetto Grameen Bank inizia ad espandersi coinvolgendo tutta la regione del Bengala, proseguendo fino al 1983, anno in cui essa diventa a tutti gli effetti il primo istituto bancario operante nel settore del microcredito.

Il microcredito è prima di tutto uno strumento dedicato ai più poveri per potersi affrancare dalla loro condizione di indigenza e di dipendenza. Attraverso l’agevolazione finanziaria che si da a chi ha scarso capitale s’imprime una forza importante che contrasta la moderna tendenza alla concentrazione della produzione nelle mani di poche grosse imprese. Secondo i dati dell’UNDP (United Nations Development Program), il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Nel Sud del mondo, dove le banche sono poche ed esclusive e prevale la finanza informale e l’usura, il 90% della popolazione non ha accesso ai servizi finanziari. Secondo l’UNCTAD, l’agenzia Onu su commercio e sviluppo ed il network Women’s World Banking sono 500 milioni le microimprese nei Paesi dell’Est e del Sud del mondo dei quali solo il 2% di esse ha accesso al credito. Fin dai primi ap
procci la donna veniva considerata come una controparte privilegiata poiché essa era in grado di gestire gli affidamenti in maniera oculata, investendo gran parte delle somme ottenute all’interno del nucleo familiare e contribuendo al miglioramento del livello di istruzione dei figli. Considerare la donna come interlocutore principale nell’erogazione dei finanziamenti, soprattutto osservando il contesto di riferimento in cui ha iniziato ad operare la Grameen Bank, provoca delle importanti ripercussioni per quanto riguarda la ridefinizione dei poteri e la distribuzione delle risorse all’interno della famiglia e nella società. Proprio per questo motivo, una percentuale oscillante tra il 70% e l’80% dei membri delle istituzioni di microfinanza è rappresentata da donne, sia perché sono principalmente esse a richiedere tali servizi, sia per il maggiore beneficio che esse riescono a trarre dall’utilizzo di questi strumenti.

Sunita Kashyap è la segretaria e fondatrice della Mahila Umang Producers Company, un’organizzazione gestita da donne rurali nei distretti di Almora e Ranikhet, nello stato indiano di Uttarakhand. Di proprietà locale di donne contadine e produttori, la Mahila Umang Producers Company vende maglieria, marmellate e gelatine biologiche. Sostiene i suoi membri attraverso il microcredito, utilizzato per provvedere all’istruzione dei membri della famiglia, la gestione del bestiame e altri bisogni familiari. Kashyap nel 2018 ha partecipato alla Consultazione Nazionale tenutasi a Nuova Delhi, in India, organizzata da UN Women, la Commissione nazionale per le donne (Governo dell’India) e MAKAAM (Forum per i diritti delle donne contadine). La consultazione è stata il culmine di un processo lungo un anno, che ha portato a una tabella di marcia che è stata presentata al ministro indiano dell’agricoltura e del benessere degli agricoltori e ad alti rappresentanti del governo. Kashyap ha sottolineato la necessità di adottare azioni di trasformazione per sostenere i mezzi di sostentamento delle donne rurali delle comunità più emarginate, ha ribadito inoltre la sua fiducia nel commercio e ha chiesto una riduzione delle tasse per i collettivi femminili al fine di partecipare efficacemente alle catene di valore e ottenere la sicurezza del reddito.

“Io sono tutto per Umang, e allo stesso tempo non sono niente (da sola). È così che Umang è, per ogni singola donna. Stiamo insieme e incidiamo collettivamente sulle nostre vite.

Venti anni fa, alla nascita di Umang, ero una diplomata di scuola superiore e un artigiano. Anche se sono stata attivamente coinvolta nell’agricoltura con mio marito, non sono stata vista come un “agricoltore”; il mio contributo non è stato considerato a parità di condizioni. Ma le cose cambiarono quando Umang divenne una parte della mia vita. Gradualmente, ho completato una Laurea triennale e poi una Laurea magistrale. Ho imparato a gestire i conti per Umang, a condurre calcoli complessi e a supervisionare le relazioni con i clienti.

Quando ho iniziato a lavorare per Umang, mi ero ripromessa di svolgere i miei doveri domestici con la stessa diligenza di prima. Ho comprato trenta bicchieri per mia suocera, in modo che non avrebbe dovuto lavare i piatti mentre ero via durante il giorno, perché lavare i piatti era nella mia parte di compiti domestici. Questi sono gli ideali di una positiva costruzione della famiglia supportata da Umang. Ogni volta che i nostri membri sperimentano problemi familiari, cerchiamo di consigliare loro e le loro famiglie ed aiutarli a raggiungere un migliore equilibrio nel loro lavoro e nella loro vita.

Crediamo nella costruzione di una vita sostenibile assicurando un reddito costante per le donne rurali. Prima le donne avrebbero coltivato la terra e le colture e sarebbero state vendute tramite intermediari. Le donne dovevano percorrere una considerevole distanza attraverso le montagne solo per raggiungere gli intermediari. Umang ci ha offerto e ci offre l’opportunità di diventare imprenditori. Abbiamo creato gruppi di auto-aiuto in tutti i villaggi e le donne contadine lavorano all’interno di questi gruppi. Il fatto che le donne stiano producendo e vendendo i loro prodotti, controllando i gruppi di autoaiuto e mantenendo i libri e i conti, costituisce un modello sostenibile.

Umang ha iniziato con soli tre membri nel 2001, e ora ci sono 3.000 donne che sono coinvolte in agricoltura sostenibile, producendo e vendendo i propri prodotti. Io, insieme agli altri, sono diventata imprenditrice, banchiere e revisore dei conti. Siamo tutti azionisti della società e usiamo il denaro che guadagniamo per il microcredito, come farebbe una banca. Quest’anno abbiamo gestito un giro d’affari di circa 4 crore di INR (oltre $ 600.000)!

Tuttavia, con le recenti modifiche del sistema fiscale in India, stiamo subendo enormi perdite. Dobbiamo pagare le tasse prima che il prodotto sia venduto, indipendentemente dalla sua vendita. Sono qui a questa conferenza per articolare i problemi che affrontiamo. Siamo un’organizzazione sostenibile e forte, ma siamo ancora un gruppo di auto-aiuto per le donne rurali! Per noi, la sostenibilità è una soluzione a lungo termine ai problemi delle donne contadine. A Umang, crediamo nel commercio, non negli aiuti”.

(Sunita Kashyap, National Consultation organised by UN Women, Nuova Delhi, India, 2018)

Fornire credito alla clientela di sesso femminile è da sempre stata una delle caratteristiche principali del settore della microfinanza. Le donne, generalmente, fanno parte dei segmenti più poveri della popolazione, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Garantire ad esse un adeguato sostegno finanziario significa migliorare notevolmente il benessere della collettività, in quanto esse destinano mediamente una quota maggiore del loro reddito nello sviluppo del proprio nucleo familiare, a differenza di quanto farebbe un uomo. Inoltre, le donne, fanno registrare in media un tasso di rimborso dei prestiti molto più alto, incentivando le istituzioni di microfinanza ad investire maggiormente su di loro. Il mercato asiatico presenta il più alto tassi di clientela femminile al mondo registrando un dato pari al 92% in Asia meridionale e al 64% in Asia orientale e Pacifico. Il microcredito nei Paesi in via di sviluppo si conferma come strumento vincente capace di sprigionare il talento delle donne nella loro emancipazione sociale ed economica.

Print Friendly, PDF & Email
© 2019 Rivista Microfinanza. All Rights Reserved.