Le menti di ritorno. Le eccellenze e le sfide vinte dalla Calabria

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Intervista a Nicola Leone, Rettore unical

di Emma Evangelista

Tornare a casa con un bagaglio di conoscenze e professionalità che possano restituire alla propria terra d’origine prestigio e sviluppo è una tendenza che da qualche anno fa vivere alla Calabria un’età dell’oro che sottolinea l’importanza delle radici e della forza di volontà di questo popolo. Molti giovani talenti sono emigrati all’estero in prestigiose università, ma da qualche anno, complice una guida illuminata del primo ateneo calabrese - l’UniCal - sono numerosi coloro che tornano per sviluppare ricerche e conoscenza. Il percorso non è facile, non sempre economicamente vantaggioso, sappiamo bene che le università europee e americane pagano bene le ricerche e le professionalità, ma spesso è il senso di restituzione, un sentimento atavico che spinge a ritornare da dove si è partiti per un vincolo di riconoscenza con il proprio territorio e la propria gente, una forma di riscatto sociale che oggi fa della Calabria uno scrigno con molte pietre preziose, specie nelle materie tecnologiche e ingegneristiche, con punte di diamante anche nelle nuove ricerche mediche. Ne abbiamo discusso con il professor Nicola Leone, rettore dell’UNICAL, informatico, che proprio grazie alla sua esperienza all’estero e alle sue relazioni internazionali è riuscito a valorizzare l’ateneo anche con la presenza di uno dei più illustri esperti di Intelligenza artificiale, riportando così nella sua terra le competenze che possono far ripartire dalla Calabria processi che guardano il futuro e lo sviluppo del Paese.

Professore ci racconta qual è l’eccellenza dell’Università della Calabria che state

portando avanti in questi anni?

L’Università della Calabria è un’Università generalista, quindi copre quasi tutte le aree disciplinari. Ha eccellenza a macchia di leopardo: da quelle tecnico-scientifiche, a quelle socio-umanistiche, all’economia, e di recente, anche in ambito sanitario. Nell’ambito del trasferimento tecnologico e digitale vantiamo ottime professionalità grazie alla facoltà di ingegneria.

Siete stati più volte alla ribalta anche della stampa internazionale grazie a professionisti importanti nell’ambito della ricerca scientifica e tecnologica che hanno fatto la differenza a livello mondiale e che oggi lavorano in Ateneo

Possiamo dire che molti sono i talenti che lavorano con noi: recentemente è tornato da Abu Dhabi il professor Natalizio, e con lui altri, sicuramente quello che ha fatto molto clamore è stato l’arrivo, da Oxford, del professor Georg Gottlob; uno dei massimi esperti al mondo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Oggi i settori di innovazione, di telecomunicazioni e AI sono i più attenzionati e in espansione e come ateneo abbiamo creato molti corsi, che, naturalmente, sono richiestissimi. Lo scorso anno abbiamo iscritto al primo anno più di 500 studenti in queste due discipline. I nostri laureati hanno il 100% di tasso di occupazione a un anno dalla laurea, e trovano lavoro a due soli mesi dal termine del percorso di studi, ma ciò che è sorprendente è che il loro salario di ingresso risulta più alto di quello della media nazionale. Questo è un dato particolarmente interessante, se pensiamo che il contesto è quello del sud della Calabria, dove mediamente i salari sono più bassi, quindi è un grande riconoscimento alla competenza dei nostri laureati. Il nostro investimento formativo sul capitale umano sta facendo sì che grandi aziende, anche multinazionali, trovano conveniente e interessante insediarsi in Calabria, (anche nei pressi della nostra Università) perché consente loro di poter attingere al bacino dei nostri laureati e collaborare con i nostri dipartimenti universitari per lo sviluppo di progetti innovativi.

Investire nel capitale umano ha prodotto anche un investimento economico notevole da parte delle grandi aziende. Oggi quanto vale il rientro dei cervelli e come vi state organizzando per supportare il territorio e le imprese?

Un valore immenso. Siamo nella società della conoscenza dove le competenze sono il grande valore aggiunto, la grande sfida, tra l’altro con questa rapidissima crescita in settori come l’intelligenza artificiale, è importante essere al passo con i tempi, con le nuove tecnologie. L’università diventa un polo di attrazione che può fungere da volano anche per lo sviluppo economico del territorio. Per questo siamo molto impegnati sul piano del trasferimento tecnologico, lavoriamo molto con le aziende del territorio: partecipiamo a progetti congiunti con piccole e medie imprese innovative locali, favorendo la creazione di spin off, di start up, perché ci sono tanti giovani laureati che spesso hanno idee straordinarie. Nella nostra Università abbiamo creato Tecnes: un incubatore di imprese, dove le idee più innovative possono diventare start-up. Abbiamo creato, dentro il centro storico di Cosenza, un altro incubatore di imprese che affronta una sfida bellissima: fare impresa nell’ambito del turismo culturale, inoltre è in via di definizione un nuovo polo nel centro dell’area urbana di Rende. Infine, a breve, inaugureremo un Innovation Palace che ospiterà le imprese più innovative per creare sinergie ed essere anche un motore di innovazione.

Come si sta trasformando il mercato del lavoro e come l’intelligenza artificiale può servire ad un’impresa?

Il mercato del lavoro si sta molto trasformando, non credo che l’intelligenza artificiale comporti una riduzione dei posti di lavoro, comporterà sicuramente una trasformazione del lavoro. Ricordiamo che questa grande paura esisteva anche ai tempi della rivoluzione industriale, poi, invece, ci accorgemmo che la creazione di industrie di fatto aumentò i posti di lavoro. Con l’intelligenza artificiale è vero, ci saranno alcuni lavori più semplici e ripetitivi che finiranno per sparire, essendo poi svolti dalle macchine, ma si creeranno tante nuove professionalità, tanti nuovi lavori.

Ci sono dei rischi, perché i nuovi lavori richiederanno delle competenze adeguate e quindi è fondamentale la formazione. Chi ignora le nuove tecnologie è destinato a soccombere e chi invece le possiede e le comprende, potrà trarne beneficio, quindi credo molto nel valore e l’importanza della formazione. È importante che i giovani conoscano le nuove tecnologie, che le studino. È importante che siano ben noti i principi e le tecniche che governano l’intelligenza artificiale, perché chi li possiede ne trarrà un enorme beneficio, chi li ignora rischia di subire frodi, manipolazioni o di restare emarginato anche dal mercato del lavoro.

Cosa pensa dell’AI ACT?

Penso che un buon passo avanti, perché alla velocità con cui stanno avanzando le nuove tecnologie, e l’intelligenza artificiale in particolare, si sono creati dei vulnus, dei vuoti importanti, che in un qualche modo vanno regolamentati. In particolare, a mio avviso, è necessario da una parte definire un’etica dell’intelligenza artificiale, dall’altra il diritto dell’intelligenza artificiale. Da questo punto di vista l’AI ACT è un bel passo avanti. Penso che l’Europa in questo momento, sul fronte del diritto relativo all’AI, è all’avanguardia nel panorama mondiale e procede verso la giusta direzione.

Quali sono i limiti e cosa introdurrebbe nella AI literacy? In Italia anche nelle Pubbliche Amministrazioni vi è un limite all’utilizzo che responsabilizza il controller umano. Nasceranno dunque nuovi scienziati dell’informazione grazie alle Università?

Credo che in questo momento nella Pubblica Amministrazione ci sia un grande bisogno di formazione, perché è chiaro che tanti dipendenti si sono laureati molti anni fa, quando queste competenze non erano presenti e nel mentre, nella società della conoscenza, il know how è andato molto avanti. A mio avviso sarebbe importante e auspicabile che ci fosse un grande piano di formazione nell’ambito di tutta la Pubblica Amministrazione, che non riguardi solo i decisori, ma a 360 gradi tutti i dipendenti, perché se conosci i principi, le metodologie che governano questi strumenti potrai padroneggiarli, potrai utilizzarli al meglio, traendone per il lavoro il massimo beneficio, permettendo un’ottimizzazione di tempi e risorse. Penso che sarebbe quanto mai necessario un piano straordinario di formazione sulle nuove tecnologie, sull’intelligenza artificiale a seconda delle diverse mansioni e competenze.

Come si può determinare il valore della persona attraverso l’uso dell’AI per creare network?

Io credo che l’uomo deve restare sempre al centro, quindi non credo che le macchine e l’intelligenza artificiale potranno mai sostituire l’uomo. Certo, a rischio di essere ripetitivo, voglio sottolineare il valore della conoscenza: le intelligenze artificiali possono essere anche ingannevoli e il rischio di simulazioni ed errori è sempre molto alto. Quindi è necessario che la giurisprudenza e l’ingegno umano pongano dei paletti precisi su cosa può e cosa non può fare un’intelligenza artificiale e come deve essere riconoscibile l’artefatto. Per esempio l’ AI ACT determina che qualunque disegno, immagine, foto creata da un’intelligenza artificiale deve essere riconoscibile, deve avere un’etichetta che permetta al lettore di sapere che non è reale ma che quell’immagine, quel video è stato creato da un’intelligenza artificiale. Ribadisco, dunque, che è fondamentale la giurisprudenza: le regole che possono circoscrivere l’impiego dell’intelligenza artificiale con la garanzia che l’uomo sia sempre al centro del processo decisionale, che alla fine l’ultima parola sia sempre dell’uomo.

Professore il rientro di grandi nomi, grandi cervelli è un’opportunità oppure un costo?

È una grande opportunità, in particolare la Calabria è ricca di talenti, abbiamo tanti calabresi eccellenti che lavorano in Italia e nel mondo. Per questo Unical ha pubblicato delle “call” rivolte ad attrarre i cervelli di rientro. Sono orgoglioso perché in tanti hanno risposto a questa “chiamata alle armi”. Questa è un po’ una sfida. Noi diciamo a questi uomini e donne: “Abbiate il coraggio di tornare per dare un contributo a un grande progetto di rilancio del nostro territorio”. L’orgoglio è quello di dire che, ad oggi, hanno risposto scienziati che portano con sé delle grandissime esperienze, da una parte quindi le loro competenze potranno essere messe al servizio del territorio, dall’altra il beneficio d’immagine che stiamo registrando è sicuramente notevole. Sono dei nomi molto noti, quindi il loro ritorno è garanzia di credibilità per l’Università della Calabria e per tutto il territorio; ciascuno di loro porta con sé una rete di relazioni internazionali che viene poi condivisa con l’Ateneo e con il territorio. L’operazione è quella di essere pronti, generosi e accoglienti per far rientrare esperti in tutte le università del Sud.

Quali i nomi famosi rientrati e per quali discipline? Più umanistiche o più scientifiche?

Noi siamo aperti a tutto tondo, perché credo che sia importante, lo dicevo prima, che l’Università sia una Università generalista, quindi vogliamo che nessuno resti indietro, che tutte le aree possano svilupparsi e devo dire che abbiamo avuto rientri a 360 gradi. Citavo prima il professor Enrico Natalizio che lavora nell’ambito delle telecomunicazioni e si occupa in particolare di droni. Ha fatto gran clamore anche il rientro in Calabria di Franca Melfi, una grande esperta di chirurgia robotica, già Presidente europeo della chirurgia cardiotoracica, quindi settore della medicina, ma al tempo stesso abbiamo un rientro eccellente dagli Stati Uniti nell’ambito dell’economia.

La Calabria è stata sempre considerata una regione svantaggiata da sostenere, oggi si sta rivelando un vero e proprio fulcro di innovazione, anche un traino. La tendenza è invertita?

La Calabria soffre di handicap storici, ma la Calabria è una Regione che ha delle risorse straordinarie e a mio avviso, grandi potenzialità di sviluppo. Sono ottimista sulle grandi possibilità di rilancio della nostra terra, penso che in questo momento le tecnologie digitali, la globalizzazione e le telecomunicazioni, che in qualche modo accorciano le distanze territoriali, rendano più immateriale la collocazione geografica e ciò sia una grande opportunità per una regione come la Calabria. Oggi con l’Innovation Palace, che stiamo organizzando, molte realtà si incontrano per sostenere il territorio e rilanciare la Calabria e le sue opportunità. Tra queste esperienze vi è anche quella delle possibilità e degli strumenti economici offerti da istituzioni come l’Ente Nazionale per il Microcredito, che, a buon diritto, potranno essere ospitati all’interno dei nostri hub innovativi.

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