GIOVANI, ECONOMIA, EDUCAZIONE FINANZIARIA, POVERTÀ, ACCESSO AL MONDO DEL LAVORO

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GIOVANI, FORMAZIONE ED ECONOMIA INTERVISTA AL PRESIDENTE DI EUCA AVV. GIAN LUCA GIOVANNUCCI

di Vittorio Emanuele Agostinelli

Abstract - YOUTH, EDUCATION, AND ECONOMY

INTERVIEW WITH EUCA PRESIDENT LAWYER GIAN LUCA GIOVANNUCCI

According to the 2025 Istat Report, Italy shows wide gaps compared to the EU average in youth employment rates, especially among high school and university graduates, with more severe issues in the South and among recent graduates. Moreover, over one-third of young Italian graduates are overqualified, often employed in jobs that do not require their level of education, highlighting a mismatch between education and labor market needs. The interview with the EucA President reports that CUIR and the Italian National Agency for Microcredit renew their joint commitment. The CUIR College welcomes students from around the world, offering holistic education supported by scholarships and merit-based aid. EucA, a European network of colleges, promotes internationalization, psychological well-being, and the development of soft skills through training events and a master’s program for student affairs professionals. The IES project, active in Rome’s outskirts, aims to bridge the digital and educational divide. Economic education remains insufficient in Italy but is essential for youth entrepreneurship. Lastly, the importance of decent working conditions is highlighted, especially those aligned with the expectations of Generation Z.

Sommario

  1. Il rapporto Istat 2025: giovani e mercato del lavoro.
  2. Intervista all’Avv. Gian Luca Giovannucci, Presidente di EucA – European University College Association e Vicepresidente di CUIR – Collegio Universitario Internazionale di Roma

  1. Il rapporto Istat 2025: giovani e mercato del lavoro1

Secondo il Rapporto Annuale Istat 2025 presentato il 21 maggio 2025 i divari nei tassi di occupazione giovanili dell’Italia rispetto alla media UE27 sono ampi soprattutto se si considera la popolazione dei giovani diplomati e laureati, a riprova del fatto che in Italia, a differenza di molti paesi europei, il mercato del lavoro assorbe con maggiore difficoltà e lentezza il giovane capitale umano, con particolare evidenza nel Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese. Nel 2023, il tasso di occupazione dei giovani laureati con età compresa tra 30 e 34 anni è pari all’84,0% e scende al 73,0 tra quelli con un titolo di studio secondario superiore, distanziandosi rispettivamente di oltre 5 e di oltre 8 punti percentuali dalla media UE27. Se si considerano i 20-34enni non più inseriti in un percorso di istruzione e formazione che hanno conseguito il titolo di studio (secondario o terziario) da uno a non più di tre anni, la differenza con l’Europa è ancora più marcata: i tassi di occupazione per i neodiplomati e i neolaureati (rispettivamente 59,7 e 75,4%) sono inferiori al valore medio europeo di oltre 18 punti per i primi e di oltre 12 punti per i secondi. Inoltre, per questo segmento di popolazione, i tassi di disoccupazione (24,3 e 13,3%) hanno valori almeno doppi rispetto a quelli medi europei.

In Italia è anche marcato il divario territoriale nella partecipazione dei giovani al mercato del lavoro. Nel 2024, la differenza tra Nord e Mezzogiorno nei tassi di occupazione dei 30- 34enni è pari a +17,8 punti percentuali per i laureati, raggiunge +25,0 punti per i diplomati e arriva a +28,6 punti per i giovani con al più un titolo di studio secondario inferiore. Di converso, il divario di genere nei titoli di studio elevati è più contenuto, in tutte le zone. Va pure segnalato che nell’ultimo quinquennio il tasso di occupazione dei giovani laureati nel Mezzogiorno è cresciuto di 11 punti, riducendo di 7,5 punti il differenziale territoriale con il Nord. Per i giovani con basso titolo di studio, invece, il divario nel tasso di occupazione tra Nord e Mezzogiorno aumenta di 2,1 punti rispetto a quello rilevato nel 2019.

Inoltre, tra i giovani è significativamente elevata la quota di occupati che pure disponendo di un titolo di studio alto non svolge un’occupazione adeguata, cosiddetti laureati sovraistruiti. In generale, la sovraistruzione può essere sintomo di una lenta risposta del sistema di istruzione e formazione alle esigenze del mercato del lavoro e/o di una scarsa capacità di assorbire risorse umane qualificate da parte di aziende o istituzioni. Tra i 25-34enni laureati l’incidenza di sovraistruiti è pari al 35,9%, sale al 38,1% tra le donne e raggiunge il 51,4% tra gli stranieri. Il 38,1% dei laureati sovraistruiti è occupato in professioni tecniche, il 36,3% svolge professioni impiegatizie, il 16,5% è occupato in professioni nei servizi e il restante 9,1% lavora come operaio o svolge professioni non qualificate. La sovraistruzione raggiunge un picco del 47,6% tra i laureati in discipline socio-economico-giuridiche e scende al 21,6% tra chi possiede un titolo terziario in agricoltura, veterinaria, medicina, farmacia, un livello inferiore anche rispetto ai laureati in discipline STEM (27,0%).


2. Intervista a Gian Luca Giovannucci, Presidente di EucA – European University College Association e Vicepresidente di CUIR – Collegio Universitario Internazionale di Roma

Si rinnova il protocollo di intesa tra l’Ente Nazionale per il Microcredito e il CUIR - Collegio Universitario Internazionale di Roma. Il piano formativo del Collegio prevede per i suoi studenti programmi di formazione della persona, formazione culturale, formazione internazionale e formazione sociale. Secondo le esperienze del CUIR, che ruolo assume la formazione nella lotta alla povertà?

Il Collegio Universitario Internazionale di Roma (CUIR) ha scelto di impegnarsi in una lotta alla povertà a tutto campo. Ma per essere efficaci, è necessario intendersi sul significato stesso di “povertà”, che per noi non è mai un fenomeno univoco né superficiale. Esistono infatti – e si alimentano a vicenda – una povertà materiale, una povertà umana e una povertà spirituale. Il nostro obiettivo, attraverso il piano formativo integrato del Collegio, è combattere contemporaneamente su tutti e tre questi fronti.

La povertà materiale è la prima barriera da affrontare, perché la mancanza di mezzi economici rappresenta spesso – in larghissima parte del mondo – un ostacolo insormontabile per l’accesso a percorsi educativi di qualità. Il CUIR accoglie studenti provenienti da tutti i continenti, con una particolare concentrazione dal Sud del mondo. Offrire loro la possibilità di formarsi a Roma, nella città simbolo dell’universalità e del dialogo tra civiltà, significa rimuovere concretamente un limite che altrimenti li condannerebbe a restare esclusi. Come superiamo questo limite? Attraverso il merito. L’impegno, i risultati e la dedizione dei nostri studenti ci consentono di mobilitare risorse – borse di studio, contributi da enti e da privati – per sostenere i loro percorsi di crescita, rendendo possibile ciò che, nei loro Paesi d’origine, sarebbe inimmaginabile.

Ma esiste anche una povertà umana, che troppo spesso viene trascurata, e che si manifesta in solitudine, incapacità relazionali, cinismo, rassegnazione. Ad essa si collega strettamente la povertà spirituale, che consiste nella perdita di senso, nel vuoto interiore, nell’assenza di una tensione alla virtù. Non basta, infatti, la cultura per “arricchire” l’animo umano. Ecco perché al CUIR crediamo che l’educazione integrale debba includere anche una dimensione spirituale.

Ogni giorno, nel nostro Collegio, ci adoperiamo per costruire un ambiente in cui lo studente sia messo in condizione non solo di apprendere, ma di crescere come persona intera, attraverso la formazione culturale, la vita collegiale, l’apertura internazionale e l’impegno sociale. Solo così si può davvero parlare di una risposta credibile alla povertà: non una risposta ideologica o parziale, ma un cammino educativo capace di restituire all’uomo la pienezza della propria dignità.

La rete europea dei collegi universitari EucA di cui lei è Presidente è attiva ormai da 17 anni nell’internazionalizzazione e apprendimento non formale di giovani studenti provenienti da tutta Europa. Come si è evoluto il vostro modello negli anni e quali sono le prospettive verso le sfide dei prossimi anni?

Il modello di formazione che EucA porta avanti ha sempre avuto come “vision” quella di rendere l’internazionalizzazione parte dell’esperienza quotidiana dell’Istruzione Superiore (Higher Education) europea, sviluppando e offrendo esperienze internazionali di qualità e scambi sia agli studenti universitari che ai professionisti che si occupano della crescita globale degli studenti, coloro che vengono definiti nell’esperienza anglosassone professionisti degli Student Affairs (direttori di Collegi Universitari e residenze universitarie, responsabili delle attività culturali, funzionari dei career offices, employment, ecc. delle Università...).

Negli ultimi sei-sette anni ci siamo resi conto di un crescente bisogno da parte degli universitari di un maggiore sostegno per i problemi relativi agli aspetti psicologici (salute mentale): la cronaca quotidiana testimonia un crescente disagio dei più giovani (la cosiddetta Generazione Z) di fronte alle sfide e alle incertezze dei tempi attuali. Pertanto, anche EucA ha iniziato a trattare più assiduamente tematiche relative alla gestione delle emozioni, al modo di affrontare paure e ansie. Abbiamo inoltre sviluppato moduli in presenza ed online per insegnare agli studenti come individuare i propri punti di forza e di debolezza, come affrontare i colloqui di lavoro, come fare networking, come saper comunicare in modo più efficace: career coaching li abbiamo definiti. Hanno un’ottima accoglienza da parte degli studenti, perché sono basati in gran parte su sessioni individuali e insegnano a navigare nel mercato del lavoro.

Sono strumenti che oltretutto aiutano a sviluppare le famose soft o life skills, sempre più determinanti per avere successo nella vita e nel lavoro.

Ci piace infatti fare nostro uno slogan che abbiamo appreso dai nostri colleghi americani: “from study success, to student success”: vogliamo aiutare gli studenti a crescere anzitutto come persone prima che ad avere risultati importanti negli studi.

Sembra ovvio dirlo, ma per ottenere quanto sopra è necessario formare i formatori: dal 2019 EucA ha incrementato moltissimo le attività rivolte dunque ai professionisti degli Student Affairs, come li ho definiti sopra.

Conferenze internazionali: quest’anno dal 12 al 14 novembre si svolgerà a Porto, in Portogallo la settima edizione di ECSAS-European Conference on Student Affairs and Services, a cui prendono parte alcune centinaia di professionisti da più di 20 Paesi, non solo europei. Organizzata da EucA in collaborazione con NASPA, la più grande rete americana di Student Affairs.

Dal 18 al 20 giugno un’altra conferenza a Cork, in Irlanda, con i colleghi di NASPA e quelli di SAI, gli Student Affairs irlandesi.

Si tratta di forum per scambiare esperienze ed idee, conoscere i trends relativi alla formazione degli universitari, presentare e conoscere buone pratiche da tutto il mondo, fare networking ad alto livello.

Inoltre, EucA in collaborazione con l’Università LUMSA e ancora con NASPA si avvia ad iniziare la terza edizione di un Master di 1º livello da 60 CFU “Training of Experts in Student Affairs”, che dura 9 mesi online sincrono e asincrono in inglese. Sono 40 i colleghi da tutto il mondo che vi hanno preso parte per arricchire le proprie competenze professionali e vari di loro hanno subito dopo ottenuto un avanzamento professionale.

Tra i progetti in essere di EucA c’è IES - Innovation Education Skills lanciato ad Ottobre 2024 e rivolto alle aree marginali di Roma e Lazio con l’obiettivo di ridurre il divario digitale e migliorare l’accesso all’educazione. Quali sono i prossimi appuntamenti del progetto e qual è il messaggio che intende inviare ai nostri lettori?

Il progetto IES nasce con l’urgenza di contrastare la povertà educativa e digitale nelle grandi città come Roma e nelle periferie.

Il tema oggi rappresenta una delle forme più subdole e meno visibili di disuguaglianza. Per questo il progetto promuove l’accesso a strumenti, conoscenze e opportunità digitali per i giovani e stimola spirito critico, autonomia e visione imprenditoriale tramite lo sviluppo di soft skills.

Il progetto valorizza quindi la persona prima del profilo professionale, puntando a rafforzare l’autoefficacia e l’empowerment dei giovani come chiave per una crescita sostenibile e inclusiva. L’innovazione, in questo contesto, non è solo tecnologica: è soprattutto sociale, educativa e culturale.

Il lavoro è fatto con gli studenti ma anche con i formatori. Si è infatti appena conclusa la fase dedicata ai laboratori nelle classi degli studenti delle scuole superiori di Roma e del Lazio e in contemporanea si sta promuovendo l’accesso alla piattaforma iestoolkit per tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza di digital skills e soft skills, in particolare per chi lavora con i giovani, da insegnante o formatore. Una conferenza nazionale finale, che raccoglierà testimonianze, dati e prospettive per rafforzare l’impatto del progetto a livello sistemico.

L’ENM promuove sin dalla sua fondazione l’imprenditorialità dei giovani e l’educazione finanziaria a più livelli. Nelle attuali condizioni economiche e di mercato aumenta la competizione per chi si affaccia al mondo del lavoro. Con EucA avete realizzato progetti che hanno coinvolto negli anni migliaia di giovani. Qual è il riscontro sull’importanza per un giovane della formazione economica per avviare un’impresa o ottenere un lavoro dignitoso?

Non lo scopriamo certamente ora, ma in Italia (ed in altri Paesi) c’è una grave carenza nella formazione economica degli universitari e dei giovani in generale. Mancano le nozioni di base e per questo poi è difficile che qualcuno abbia il coraggio di intraprendere iniziative imprenditoriali. Per esempio, moltissimi ancora non hanno idea di come si possa accedere a finanziamenti per start up e temo che ancora molti non conoscano il lavoro così prezioso che porta avanti l’Ente Nazionale per il Microcredito.

EucA ha fatto qualcosa in questo campo, ad esempio organizzando una study visit a Berlino, patria delle start up.

Ma c’è ancora moltissimo da “inventare” per venire incontro a questa necessità improcrastinabile.

Sono molto contento che EucA abbia partecipato al progetto IES di cui abbiamo parlato sopra, una bellissima iniziativa su un bando CIMEA con fondi del Ministero dell’Università, che abbiamo portato avanti con l’Università Europea di Roma e Social Warning. Certamente una goccia nel mare, ma ci serve a fare esperienza e a progettare iniziative più grandi per il futuro.

In tutte le occasioni nelle quali abbiamo offerto agli studenti formazione anche di base su temi economici, il riscontro è stato assolutamente positivo.

Sull’argomento del lavoro dignitoso potremmo parlare a lungo, faccio solo un brevissimo cenno che vuole essere un auspicio. Si deve intervenire infatti perché le condizioni di lavoro siano tali da renderlo appetibile, anche e forse soprattutto qui in Italia.

I giovani oggi hanno in mente non solamente il salario.

È noto che la Generazione Z è estremamente sensibile alle condizioni del luogo di lavoro, alla qualità delle relazioni verticali ed orizzontali, alla possibilità di lavorare da remoto almeno parte della settimana, al fatto che il lavoro non soffochi la vita privata, ecc.

In Italia abbiamo salari bassissimi, anche e specialmente per chi inizia a lavorare. Questo è uno dei non pochi fattori che spinge tantissimi studenti italiani di valore a cercare fortuna fuori del nostro Paese. Non è accettabile e si devono tenere in conto anche le altre esigenze manifestate dai giovani, peraltro legittime e migliorative del rapporto con il lavoro rispetto alle generazioni precedenti (ho in mente gli eccessi dei “boomer” di cui faccio parte: il lavoro prima di tutto, con ripercussioni nella vita familiare e sociale).

NOTE

Rapporto annuale 2025, Istat, 2025, https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/05/RA-2025-volume-integrale.pdf

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