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Il Microcredito strumento ausiliario per l’assistenza, la cura e la salute.
di Rosaria Mustari
La disamina delle condizioni del Servizio Sanitario Nazionale è oggetto di sempre più accurata attenzione e approfondimento da qualche anno a questa parte, soprattutto a causa delle criticità messe a nudo dall’epidemia di covid-19.
Il carattere universalistico che contraddistingue il sistema italiano garantisce a tutti i cittadini l’accesso ai servizi per la salute, tuttavia sempre più rilevanti eccezioni si registrano e colpiscono le fasce più fragili della popolazione.
Da ultimo, le difficoltà economiche conseguite dapprima alla pandemia e poi ai conflitti, con l’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, hanno penalizzato particolarmente, tra l’altro, le persone che convivono con una patologia cronica.
Tra queste, speciale rilevanza riveste la categoria delle pazienti oncologiche, particolarmente le donne affette da tumore al seno, per le conseguenze ultronee che la malattia comporta sotto il profilo economico.
È la cosiddetta tossicità finanziaria, ovvero le ricadute economiche che la patologia e le relative cure determinano sulla paziente, sia in termini oggettivi che soggettivi: basti pensare all’elevato costo dei farmaci e delle procedure diagnostiche che, anche in un servizio sanitario pubblico, comporta oneri finanziari sempre maggiori, sia a livello sociale, per l’innalzamento della spesa, sia per la crescente quota di compartecipazione all’assistenza sanitaria da parte degli stessi pazienti. A ciò aggiungasi che l’ammalata deve sostenere plurime spese dirette e indirette, sia sanitarie che complementari, che non rientrano nelle statistiche “ufficiali”, tra cui, ad esempio, i costi degli spostamenti per le visite, per baby-sitter o per le pulizie, per la parrucca, per prodotti cosmetici, per il reggiseno post-operatorio, la dieta, la fisioterapia o la riabilitazione.
Le recenti analisi dei dati riguardanti le donne affette da cancro al seno mostrano che la tossicità finanziaria aumenta la percentuale di insuccesso delle cure, ovvero il peggioramento della situazione economica riduce le probabilità di guarigione.
Per il contrasto di un così infausto fenomeno si è già da tempo suggerito l’utilizzo del microcredito sociale1, più che confacente a siffatte esigenze, per la peculiare vocazione inclusiva che lo caratterizza, rivolgendosi l’articolo 111, comma 3, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 “a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale”.
La norma, in combinato disposto con il D.M. n. 176/20142, consente di applicare il microcredito sociale anche per sopperire a esigenze sanitarie, posto che un sopravvenuto stato di malattia può ben configurare il requisito normativo delle “obiettive condizioni di bisogno”, tale che il prestito può utilmente essere impiegato per le relative spese mediche.
Sotto il profilo della valutazione di legittimità, un utilizzo siffatto è non soltanto perfettamente praticabile ma anzi finanche auspicabile, in quanto attuativo di plurimi valori costituzionali, a partire dai principi di solidarietà ed eguaglianza di cui agli articoli 2 e 3 della Costituzione, oltre che del diritto alla salute3.
Inoltre, si configura anche come risposta efficace, per non dire provvidenziale, in una congiuntura di grave crisi economico-sociale, con l’indebolimento del SSN per carenza di risorse finanziarie e umane e per l’incremento dei costi delle attività sanitarie, che finiscono per gravare sempre più sui singoli e sulle famiglie, già in affanno per l’inflazione galoppante.
“Il nostro Servizio Sanitario Nazionale non ce la fa più da solo… Stiamo passando da un “Welfare State” a un welfare mix, perché il bilancio pubblico è ormai schiacciato tra vincoli europei e bisogni in crescita: sanità, pensioni, assistenza, ambiente e difesa. E le risorse non bastano più»”4. È la conclusione più accorata emersa da ultimo dalla riflessione degli economisti.
L’individuazione di strumenti idonei a garantire la sopravvivenza di un sistema di welfare caratterizzato da universalismo, equità e solidarietà è quindi urgente e non più rinviabile e richiede un cambiamento prima di tutto culturale, per un impegno corale e trasversale, tale da coinvolgere plurime articolazioni sociali, dal pubblico al privato, in un’ottica di complementarietà inter-istituzionale e sussidiarietà.
In questa prospettiva, quanto mai proficuo si sta rivelando l’impegno dell’Ente Nazionale per il Microcredito che, proprio ai fini del contrasto del fenomeno della tossicità finanziaria, sta sperimentando un approccio sinergico, con il coinvolgimento di plurimi soggetti, pubblici e privati, potenzialmente capaci di un apporto efficace, dalle banche alle istituzioni di governo centrale e locale, promuovendo nuove e virtuose interazioni.
È importante evidenziare che per gli istituti di credito, iniziative siffatte contribuiscono in maniera determinante alla promozione reputazionale e al rafforzamento dell’immagine aziendale, in particolare sotto il profilo ESG (Environmental, Social, Governance), per l’alto valore di inclusione sociale in favore di una categoria vulnerabile, dando prova di una gestione ispirata a valori di etica e responsabilità sociale.
L’avvio di una tale sperimentazione consentirà di vagliare un nuovo modello operativo, che possa auspicabilmente costituire un paradigma da declinare su plurimi fronti, per compensare la crisi sempre più ingravescente dei sistemi di welfare tradizionali.
In quest’ottica di utilizzo integrato dello strumento microcredito, si va progressivamente configurando un vero e proprio “metodo” di politiche sociali sussidiarie e solidali, con una preponderante funzione promozionale dei valori super-primari dell’ordinamento che, in quanto tale, costituisce una potente spinta propulsiva allo sviluppo di ulteriori iniziative di analogo valore. E ancor più rilevante risulta tale modello organizzativo se si considera che esso si traduce, nella pratica, in un profluvio di iniziative sul territorio. Ne consegue che una così preziosa ricchezza diffusa merita di essere adeguatamente promossa e valorizzata dall’azione politica e amministrativa, in favore del novero di beneficiari più ampio possibile e per il soddisfacimento di esigenze emergenti, in un’ottica di welfare contemporaneo, responsabilizzante e incentivante5.
NOTE
1 Finanziamento di importo massimo di € 10.000, prestati a condizioni più favorevoli di quelle prevalenti sul mercato, non assistito da garanzie reali e accompagnato dalla prestazione di servizi ausiliari di bilancio familiare, allo scopo di consentire l’inclusione sociale e finanziaria del beneficiario.
2 È il Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 17 ottobre 2014, n. 176, “Disciplina del microcredito, in attuazione dell’articolo 111, comma 5, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385”.
3 “La salute, sia pure prevista autonomamente a livello costituzionale, deve essere considerata unitamente alla norma che quale clausola generale, riconosce e garantisce i diritti dell’uomo con esclusione di qualsiasi loro tassatività o tipicità (artt. 2 e 3, comma 2).” Così PERLINGIERI P., Il diritto civile nella legalità costituzionale, Napoli, 1991, pag. 354.
4 BIONDI A., Sanità integrativa: «I fondi devono diventare pilastro del welfare», in Il Sole 24 Ore – Inserto Festival dell’Economia Trento, 25 Maggio 2025, pag. 11.
5 Sul tema, ex plurimis, v. ANTONINI L., La sussidiarietà e la cifra democratica del patto costituzionale, in VITTADINI G., a cura di, Che cosa è la sussidiarietà. Un altro nome della libertà, Milano, 2007; COLASANTO M., LODIGIANI R., Welfare possibili. Tra workfare e learnfare, Milano, 2008; FERRERA M. Dal welfare state alle welfare regions: la riconfigurazione spaziale della protezione sociale in Europa, in Riv. Pol. Soc., 2008, 3, pp. 17-49; PACI M., Welfare, solidarietà sociale e coesione della società nazionale, in Stato e Merc., vol. XXVIII, 2008, 1, pp. 3-30; ZAMAGNI S., L’evoluzione dell’idea di Welfare: verso il welfare civile, Milano, 2015, VECCHIATO T., Verso un Welfare generativo, da costo a investimento, Padova, 2013.