MICROCREDITO SOCIALE: STRUMENTO DI INCLUSIONE E SVILUPPO

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di Elisa Iacomelli

Il microcredito sociale nasce come risposta concreta a un’esigenza sempre più urgente, quella di offrire un’alternativa finanziaria a chi è escluso dai canali bancari tradizionali e ha necessità di soddisfare i suoi bisogni primari. Si tratta infatti di uno strumento pensato per i cosiddetti “non bancabili”, ovvero persone che, pur avendo necessità di accedere a un prestito, non possiedono garanzie reali da offrire ai soggetti erogatori. Il microcredito sociale non richiede ipoteche, fideiussioni o altri strumenti di tutela patrimoniale. Al contrario, si fonda sulla fiducia, sull’accompagnamento personalizzato e sulla capacità delle persone di rimettersi in gioco, anche partendo da situazioni di fragilità.

Il microcredito sociale rappresenta una risposta concreta e innovativa alle crescenti disuguaglianze economiche e sociali che colpiscono ampie fasce della popolazione. Nato per sostenere soggetti in condizioni di vulnerabilità, questo strumento si propone di prevenire fenomeni come l’usura, contrastare l’economia sommersa e rispondere a esigenze fondamentali come ad esempio spese mediche del soggetto richiedente o di un membro del nucleo familiare, spese per l’accesso all’istruzione scolastica, copertura dei canoni di locazione o esigenze di liquidità causate di una sopraggiunta non autosufficienza.

Il suo scopo principale è trasformare il disagio in opportunità, contribuendo a prevenire l’esclusione sociale configurando il microcredito sociale non come un intervento assistenzialistico, ma come un vero e proprio strumento di inclusione e rigenerazione sociale. L’essenza di questo tipo di intervento è nella sua attenzione alla persona e ai suoi bisogni che si traduce nel soddisfare quella domanda di credito che il sistema tradizionale non è in grado di intercettare, colmando il vuoto tra necessità reali e accesso al credito.

Sommario

  1. Italia ai margini: povertà, esclusione e bisogno urgente di risposte concrete.
  2. Una legge che include: quando la norma diventa strumento di riscatto.
  3. Il ruolo dell’Ente Nazionale per il Microcredito nella promozione dell’inclusione sociale e dello sviluppo locale.
  4. MamHabitat: un microcredito fino a 5000 euro per mamme sole in difficoltà a Roma.
  5. Roma Capitale riparte dal basso: il microcredito come leva per il cambiamento.
  6. Microcredito di Libertà: quando l’autonomia economica è anche emancipazione sociale.
  7. Microcredito sociale in Puglia: un sostegno concreto per chi è in difficoltà
  8. Microcredito sociale: dalla fragilità alla riscossa

  1. Italia ai margini: povertà, esclusione e bisogno urgente di risposte concrete

Negli ultimi anni, a causa della crisi economica e della pandemia, i problemi legati alla povertà e all’esclusione sono diventati ancora più evidenti e strutturali nel nostro Paese. I dati ISTAT del 2023 mostrano che circa 2,2 milioni di famiglie, ovvero oltre 5,7 milioni di persone, vivono in povertà assoluta. Questa condizione colpisce di più il Mezzogiorno, dove l’incidenza raggiunge il 10,2%, e i comuni più piccoli, mentre nelle grandi città si registra una diminuzione. La povertà relativa, invece, riguarda oltre 2,8 milioni di famiglie e coinvolge circa 8,4 milioni di persone, con un’incidenza più alta nel Sud, dove quasi il 20% delle famiglie è in questa condizione.

Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda gli stranieri: nel 2022, circa 661 mila11 XIV Rapporto annuale: “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”, a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, 2024.

di loro vivevano in povertà assoluta, con un’incidenza molto più alta rispetto agli italiani, specialmente nel Mezzogiorno e nei comuni più piccoli. La povertà tra le famiglie straniere è in aumento, sia in forma assoluta che relativa.

Altro dato allarmante è il fenomeno dell’esclusione sociale, che riguarda circa 13 milioni di italiani circa il 22,8% della popolazione. Si tratta di persone che non hanno accesso ai servizi di base come acqua, elettricità, istruzione, sanità o previdenza, e che vivono in condizioni di disagio e marginalità.

Inoltre, i dati Istat parlano anche di esclusione finanziaria, cioè l’impossibilità di accedere a servizi bancari e finanziari essenziali come conti correnti, prestiti o assicurazioni. Questa problematica colpisce circa il 36,6% delle famiglie italiane, ed è più diffusa nel Sud, tra le donne e nelle aree meno sviluppate. La mancanza di accesso ai servizi finanziari limita le possibilità di partecipare pienamente alla vita economica e sociale, e rende più vulnerabili a rischi come il sovraindebitamento o l’usura.

Il quadro descritto fa emergere bene quanto sia importante rafforzare gli interventi pubblici e privati di microfinanza e microcredito. Questi strumenti possono davvero aiutare a creare un’economia più inclusiva ed equa. La situazione in Italia mostra che povertà, esclusione sociale e finanziaria sono problemi complessi e diffusi, che richiedono politiche mirate e interventi concreti per garantire a tutti una vita dignitosa e la possibilità di partecipare attivamente alla società.

  1. Una legge che include: quando la norma diventa strumento di riscatto

La normativa italiana ha definito in modo preciso il quadro di riferimento in materia di microcredito sociale. L’articolo 111 del Testo Unico Bancario, modificato nel corso degli anni per rispondere meglio ai bisogni emergenti, stabilisce al comma 3 che il microcredito sociale è un “finanziamento a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale”, con l’obiettivo di promuovere “l’inclusione sociale e finanziaria del soggetto beneficiario”, distinguendolo da quello imprenditoriale volto all’avvio e all’implementazione delle microimprese e del lavoro autonomo. Il microcredito sociale è stato ulteriormente disciplinato dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 176/2014, art.5 comma 5 che ha definito obbligatori i servizi di tutoraggio e assistenza che accompagnano il finanziamento.

Dal punto di vista operativo, il microcredito sociale è un prestito personale che può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro. È caratterizzato dalla totale assenza di garanzie reali, ha una durata massima di cinque anni ed è sempre accompagnato da servizi di assistenza e monitoraggio.

Questo approccio integrato è ciò che lo distingue radicalmente da qualsiasi altro prestito tradizionale. Non si tratta solo di erogare una somma di denaro, ma di costruire insieme al beneficiario un percorso di sostenibilità economica che porti al miglioramento delle condizioni di vita dell’individuo e della sua famiglia. Infatti i servizi ausiliari giocano un ruolo fondamentale. Ogni beneficiario viene affiancato da un tutor formato, che lo accompagna sin dalla fase istruttoria fino alla fine della restituzione del prestito. Questo accompagnamento ha una duplice funzione: da un lato, permette di personalizzare l’intervento in base alle esigenze specifiche; dall’altro, consente un monitoraggio attivo che aumenta significativamente la probabilità di restituzione del prestito. I servizi ausiliari non sono dunque un elemento accessorio, ma costituiscono il vero motore del microcredito sociale, garantendo che il prestito non diventi un ulteriore fardello per persone già in difficoltà.

I beneficiari di questo strumento sono persone che vivono situazioni di disagio economico e sociale: disoccupati, lavoratori con redditi insufficienti, soggetti non autosufficienti, famiglie colpite da eventi traumatici o improvvisi aumenti delle spese. Particolare attenzione è dedicata a categorie spesso escluse dai circuiti bancari tradizionali, come le donne, i migranti, gli ex detenuti e i giovani in cerca di prima occupazione. Il microcredito si rivolge a chi ha necessità urgenti ma non ha la possibilità di accedere al credito ordinario: in questo senso, diventa un argine contro la povertà e un alleato nella costruzione di un progetto di vita più stabile.

Le finalità dei finanziamenti concessi tramite microcredito sociale sono molteplici e di ampio respiro. Si punta non solo a garantire l’accesso al credito, ma a promuovere l’inclusione sociale e finanziaria, sostenere l’occupazione, favorire le pari opportunità e contrastare ogni forma di discriminazione. Migliorare le condizioni di vita del singolo e del nucleo familiare, responsabilizzare il cittadino nella gestione delle proprie risorse, diffondere una cultura del risparmio e della sostenibilità: questi sono i veri obiettivi che guidano la pratica del microcredito sociale.

  1. Il ruolo dell’Ente Nazionale per il Microcredito nella promozione dell’inclusione sociale e dello sviluppo locale.

L’Ente Nazionale per il Microcredito ricopre un ruolo chiave nella promozione dell’inclusione sociale e finanziaria, con l’obiettivo di sostenere la nascita di nuove imprese e stimolare la crescita del tessuto imprenditoriale locale. Nel corso degli anni, ha sviluppato numerosi progetti nel campo del microcredito e della microfinanza, ponendo particolare attenzione al microcredito sociale. Per realizzare le proprie iniziative, l’Ente ha collaborato attivamente con le pubbliche amministrazioni a ogni livello – nazionale, regionale e locale – oltre che con soggetti del terzo settore, come enti non profit e istituti bancari.

Il primo esperimento di microcredito sociale in Italia promosso dall’Ente è stato avviato nel 2015 nella provincia di Benevento, rappresentando una pietra miliare nella diffusione di strumenti di finanza inclusiva. Il progetto è nato grazie a una donazione privata di 300.000 euro da parte del sig. Alessandro Perriello e ha portato alla creazione di due distinti fondi di garanzia.

Il Fondo Vincenzo Perriello, con una dotazione iniziale di 120.000 euro, era destinato al microcredito imprenditoriale. Operava in via sussidiaria rispetto alla Garanzia Pubblica, offrendo opportunità di finanziamento a soggetti in condizione di disagio sociale che, altrimenti, non avrebbero avuto accesso al credito attraverso il Fondo di Garanzia per le PMI.

Il Fondo Agnese Zolli, anch’esso con una dotazione iniziale di 120.000 euro, era invece rivolto al microcredito sociale, finalizzato a sostenere persone e famiglie in temporanea difficoltà economica o sociale, residenti nella provincia di Benevento. L’obiettivo era offrire un concreto strumento di inclusione socio-finanziaria in un territorio esposto al rischio di marginalizzazione.

Entrambi i fondi sono stati istituiti tramite una convenzione con il donatore privato e realizzati in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di San Marco dei Cavoti e del Sannio, che ha fornito una leva finanziaria ai fondi, raddoppiando così la capacità di erogazione dei finanziamenti.

Questo progetto ha rappresentato un esempio concreto e innovativo di come il microcredito possa diventare un motore di sviluppo locale, contribuendo al tempo stesso all’inclusione sociale in aree economicamente fragili.

  1. MamHabitat: un microcredito fino a 5000 euro per mamme sole in difficoltà a Roma

Tra le iniziative promosse dall’Ente Nazionale per il Microcredito a sostegno dell’inclusione sociale, spicca il progetto MamHabitat, un’azione concreta rivolta alle mamme sole con figli minori in condizione di vulnerabilità economica o sociale, residenti a Roma e nell’area metropolitana. Il progetto prevede l’erogazione di prestiti fino a 5.000 euro per sostenere spese che contribuiscono a rafforzare l’autonomia personale e lavorativa delle beneficiarie. Le somme possono essere utilizzate, ad esempio, per percorsi di formazione professionale, l’acquisto di attrezzature o mezzi di trasporto, l’anticipo per una caparra, o altri investimenti capaci di migliorare la capacità lavorativa e il reddito familiare.

Il Fondo di Microcredito Sociale MamHabitat, primo in Italia interamente dedicato alle madri sole, nasce dalla collaborazione tra l’Ente Nazionale per il Microcredito, BCC Roma e una rete di organizzazioni del terzo settore. Selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile, il progetto si rivolge in particolare ai nuclei “mamma-bambino” in uscita da percorsi di accoglienza, come case famiglia o comunità alloggio, con l’obiettivo di accompagnarli verso una piena autonomia abitativa, sociale ed economica.
Alla realizzazione di MamHabitat hanno contribuito diversi partner, tra cui La Nuova Arca Onlus, Caritas di Roma, Accoglienza Onlus e altre realtà attive sul territorio, con il supporto di Famiglia Cristiana come media partner. La cooperativa “La Nuova Arca” si occupa della raccolta fondi e della gestione del Fondo di Garanzia presso l’ENM, che a sua volta affida le risorse a BCC Roma, partner incaricato dell’erogazione dei prestiti. L’Ente valuta ogni richiesta sulla base di progetti personalizzati, affiancando le beneficiarie con un percorso di tutoraggio individuale. Le destinatarie del progetto sono donne in situazione di svantaggio socio economico, con figli minori a carico. L’accesso al prestito non è vincolato da requisiti rigidi, ma si basa su alcuni indicatori prioritari come la condizione di monogenitorialità, il numero di figli, il percorso socio-assistenziale in atto e un valore ISEE inferiore a 12.000 euro.

I finanziamenti possono coprire spese che facilitano la conciliazione tra lavoro e vita familiare, come corsi professionali, piccoli lavori di ristrutturazione domestica o la mobilità, con l’obiettivo di creare le condizioni per un futuro sostenibile e dignitoso.

Come ha sottolineato Monsignor Benoni Ambarus, Direttore della Caritas di Roma, questo progetto rappresenta un gesto concreto di speranza e fiducia per donne che spesso si sentono abbandonate, contribuendo a costruire non solo indipendenza economica, ma anche nuove relazioni di fiducia e di sostegno reciproco

  1. Roma Capitale riparte dal basso: il microcredito come leva per il cambiamento

Altra esperienza significativa di microcredito a vocazione sociale, con impatti concreti sul territorio, spicca il progetto promosso da Roma Capitale, volto a sostenere la ripresa economica locale, diffondere la cultura d’impresa e promuovere l’inclusione sociale e finanziaria. Il Microcredito Sociale rappresenta una delle due misure cardine del progetto, insieme al Microcredito Imprenditoriale, e si rivolge a individui e nuclei familiari in condizioni di temporanea vulnerabilità economica o sociale, residenti nel territorio di Roma Capitale. Il finanziamento, garantito dal Fondo di Roma Capitale, può raggiungere un importo massimo di 5.000 o 10.000 euro e deve essere restituito entro cinque anni in forma rateale. È indispensabile che il richiedente dimostri di possedere un reddito sufficiente per rimborsare le rate: non possono accedere alla misura coloro la cui situazione finanziaria sia gravemente compromessa, come nei casi di sovraindebitamento o dipendenza da sussidi. Il microcredito è destinato a coprire spese legate a bisogni essenziali, come l’abitazione, cure sanitarie, istruzione, eventi straordinari o difficoltà impreviste. Un elemento centrale del progetto è il tutoraggio: tutor selezionati dall’Ente Nazionale per il Microcredito affiancano i beneficiari per tutta la durata del percorso, dalla fase di valutazione e istruttoria tecnica fino all’erogazione del finanziamento e al successivo monitoraggio della restituzione, garantendo così un accompagnamento solido e mirato alla sostenibilità del prestito. Questo approccio integrato rende il progetto uno strumento efficace di inclusione attiva e resilienza economica.

  1. Microcredito di Libertà: quando l’autonomia economica è anche emancipazione sociale

Il progetto “Microcredito di Libertà per l’autonomia economica delle donne vittime di violenza” nasce su impulso del Ministero per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità ed è frutto della collaborazione tra il Dipartimento per le Pari Opportunità, l’Ente Nazionale per il Microcredito, ABI, Federcasse e Caritas Italiana. Obiettivo primario: contrastare la violenza economica mediante il ricorso a strumenti di microcredito, sia sociale che imprenditoriale, accompagnati dalla creazione di un Fondo dedicato e da servizi di orientamento, affiancamento e formazione economico-finanziaria e imprenditoriale. Per quanto riguarda il microcredito sociale, l’ENM collabora con Caritas Italiana per la preparazione degli operatori che affiancano le donne nei percorsi di uscita dalla violenza, mentre per quello imprenditoriale si rafforza la preparazione dei tutor tramite percorsi formativi specifici su tematiche legate alla parità di genere, affrontate sotto il profilo giuridico, culturale, economico e psicologico. Il Microcredito di Libertà è uno strumento di contrasto all’esclusione economica e finanziaria, che mira a restituire autonomia alle donne sottoposte a controllo economico da parte del partner, ad esempio quando viene loro impedito di lavorare o gestire risorse economiche. L’intervento si rivolge a donne seguite dai Centri Anti Violenza o ospiti delle Case Rifugio, escluse dai tradizionali circuiti bancari. Integrare il microcredito a strumenti più classici del welfare rappresenta un segnale forte nella lotta contro la violenza di genere, offrendo opportunità concrete a chi vuole emanciparsi e costruire un’autonomia economica, con l’impegno di gestire in modo responsabile il finanziamento ricevuto. Questo modello rappresenta un’evoluzione culturale nel welfare: non più sola assistenza, ma partecipazione attiva in percorsi di reinserimento e crescita sociale. I progetti citati, sebbene rivolti a un pubblico limitato e a contesti specifici, hanno mostrato risultati di grande impatto. L’istituzione di un Fondo Nazionale per il Microcredito Sociale permetterebbe un’azione più ampia, capace di sostenere su scala nazionale le persone vulnerabili, promuovendo l’inclusione sociale ed economica e facilitando la mobilità sociale nelle famiglie coinvolte.

  1. Microcredito sociale in Puglia: un sostegno concreto per chi è in difficoltà

Il microcredito sociale attivato dalla Regione Puglia, in collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito, rappresenta una risposta concreta ai bisogni delle persone e delle famiglie in situazioni di vulnerabilità economica e sociale. L’iniziativa prevede l’erogazione di prestiti fino a un massimo di 10.000 euro, pensati per coprire spese fondamentali come cure mediche, affitti, utenze domestiche (trasporti, energia) e costi legati all’istruzione. Anche in questo caso ciò che rende questo strumento diverso dal credito ordinario è l’approccio umano e personalizzato: oltre al sostegno economico, i beneficiari ricevono accompagnamento e assistenza sia nella fase di richiesta del finanziamento, sia durante il periodo di utilizzo del prestito. Questo affiancamento aiuta a orientare le risorse verso obiettivi sostenibili e realmente utili per migliorare la qualità della vita e promuovere l’autonomia. L’intervento si configura come un modello virtuoso di inclusione, capace di coniugare sostegno finanziario e responsabilizzazione individuale. In sintesi, l’iniziativa pugliese dimostra come il microcredito sociale, se ben strutturato, possa diventare uno strumento efficace per contrastare la povertà, favorire l’inclusione e accompagnare le persone più fragili lungo un percorso di riscatto e autodeterminazione.

8. Microcredito sociale: dalla fragilità alla riscossa

Il microcredito sociale si conferma oggi come uno degli strumenti più efficaci per affrontare in modo proattivo le fragilità economiche e sociali che caratterizzano una parte sempre più ampia della popolazione. Non si tratta semplicemente di concedere un prestito: è un patto di fiducia, un percorso condiviso che mira a restituire dignità, autonomia e progettualità a chi si trova ai margini del sistema economico tradizionale.

Attraverso un impianto normativo chiaro, un modello operativo inclusivo e servizi di accompagnamento personalizzati, il microcredito sociale rappresenta un ponte tra esclusione e partecipazione, tra vulnerabilità e resilienza. Esperienze come quelle realizzate da Mamma Habitat o da Roma Capitale, dalla Regione Puglia e dal progetto “Microcredito di Libertà” dimostrano che è possibile coniugare strumenti finanziari e obiettivi sociali, con impatti concreti e misurabili sul benessere individuale e collettivo.

Il futuro del microcredito sociale in Italia passa ora attraverso due direttrici fondamentali: da un lato, l’allargamento della platea dei beneficiari mediante la creazione di un Fondo Nazionale dedicato; dall’altro, la valorizzazione delle esperienze territoriali già attive, che possono diventare laboratori permanenti di innovazione sociale e inclusione.

In un’epoca segnata da diseguaglianze crescenti e incertezza economica, il microcredito sociale offre una risposta tangibile, fondata sull’ascolto, la fiducia e la corresponsabilità. È uno strumento da potenziare, promuovere e integrare sempre più all’interno delle politiche pubbliche e dei servizi di welfare, affinché ogni persona abbia la possibilità concreta di ripartire.

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