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EVOLUZIONE DEL MICROCREDITO IN ITALIA: DALLA NASCITA DEL COMITATO NAZIONALE ALL’ENM
di Elisa Iacomelli
Keywords: MICROCREDITO, ENTE NAZIONALE PER IL MICROCREDITO, FINANZA INCLUSIVA, FINANZA D’IMPATTO, TUTOR MICROCREDITO, FONDO CENTRALE PER LE PMI, TUTOR MICROCREDITO
Sommario
- L’evoluzione del microcredito in Italia: dal Comitato per il 2005 all’Ente Nazionale per il microcredito
- La via italiana al microcredito: La rete di tutor, il fondo centrale di garanzia per le PMI e gli operatori bancari e finanziari.
- Conclusioni
Il microcredito, inteso come uno strumento finanziario nato per favorire l’inclusione sociale e lo sviluppo economico delle fasce più vulnerabili, ha conosciuto un percorso di crescita e consolidamento importante in Italia negli ultimi vent’anni. Partendo dall’esperienza pionieristica di Muhammad Yunus e della Grameen Bank, il nostro Paese ha dato vita a un sistema articolato che, attraverso il Comitato Nazionale e successivamente l’Ente Nazionale per il Microcredito, promuove iniziative di sostegno alle microimprese, ai lavoratori autonomi e ai soggetti svantaggiati. Un percorso articolo scandito da tappe fondamentali che hanno reso la via italiana al microcredito uno strumento chiave per l’inclusione sociale e finanziaria e lo sviluppo sostenibile in Italia.
- L’evoluzione del microcredito in Italia: dal Comitato Nazionale Italiano per il 2005 all’Ente Nazionale per il Microcredito
Il microcredito inteso come strumento finanziario si è affermato dopo gli anni settanta con Muhammad Yunus e la sua Grameen Bank che è stata la prima istituzione a ricorrere all’erogazione di piccoli prestiti ai “più poveri tra i poveri” avendo fiducia solo in loro e nei loro progetti. Sulla base di questa esperienza positiva l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan lanciò un appello per sensibilizzare gli Stati membri e i loro governi, affinché costituissero dei Comitati Nazionali per progettare tutte le misure necessarie a potenziare la finanza degli esclusi e proclamò il 2005 anno internazionale per il microcredito, Risoluzioni ONU 53/197 e 58/221.
L’Italia ha risposto all’appello e alle risoluzioni ONU costituendo, nel 2004, il “Comitato Nazionale Italiano per il 2005 - Anno Internazionale del Microcredito”, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che lavorò sin da subito per definire le linee di azione per una “via italiana alla microfinanza”. L’obiettivo fu attivare meccanismi, network, iniziative per continuare la lotta alla disuguaglianza finanziaria anche oltre l’agenda in occasione del 2005 cercando di favorire l’inclusione finanziaria dei cosiddetti non bancabili. Questo ha portato alla sua trasformazione in “Comitato Permanente” con la Legge n.81/2006.
Il Comitato ha assunto la natura di ente di diritto pubblico con la legge 244/2007, valorizzando ulteriormente le sue funzioni di promozione, supervisione e coordinamento delle iniziative microfinanziarie destinate allo sviluppo del nostro Paese, nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione in collaborazione con il MAECI. Funzioni formalmente riconosciute anche nel DPCM di luglio 2010 che ha conferito al Comitato specifici obiettivi e funzioni quali: monitoraggio e valutazione di tutte le iniziative italiane di microcredito e microfinanza, e quindi anche la diffusione della cultura del microcredito, sostegno all’avvio e allo sviluppo dell’autoimprenditorialità e dell’autoimpiego, sostegno a progetti certificati da istituzioni terze offrendo servizi di assistenza tecnica nelle fasi del progetto, come analisi di settore, monitoraggio e soprattutto di formazione.
Nel 2011 il Comitato ha assunto l’attuale denominazione con la legge 106 diventando Ente Nazionale per il Microcredito con funzioni di ente di coordinamento nazionale per la promozione, l’indirizzo, l’agevolazione, la valutazione, e il monitoraggio degli strumenti di microcredito e di microfinanza promossi dall’Unione Europea, nonché quelli realizzati a valere su fondi UE. Viene dotato di autonomia amministrativa, finanziaria, contabile e organizzativa.
Nello svolgimento delle sue attività, l’Ente Nazionale per il Microcredito assolve alla sua mission di Centro di Competenza per il microcredito, la microfinanza e la finanza etica, la formazione, la capacity building, il tutoraggio, nonché di soggetto pubblico preposto al coordinamento nazionale delle azioni e degli strumenti di microfinanza realizzati a valere sui fondi dell’Unione Europea.
A tal fine, l’Ente sostiene la nascita e lo sviluppo delle micro e piccole imprese, nonché delle iniziative di lavoro autonomo, e favorisce l’inclusione sociale e finanziaria delle fasce sociali più svantaggiate della popolazione. L’Ente, in tal modo, contribuisce alla soluzione delle problematiche sociali ed economiche presenti nel Paese attivando collaborazioni tra i soggetti pubblici, privati e del terzo settore che possono favorire lo sviluppo di un microcredito vicino alle esigenze dei microimprenditori e dei lavoratori autonomi con maggiori difficoltà di accesso al credito, nonché delle fasce di popolazione più vulnerabili.
- La via italiana al microcredito: la rete di tutor, il fondo centrale di garanzia per le PMI e gli operatori bancari e finanziari
Quando si è in presenza di una vasta area di popolazione che viene definita non meritevole di credito perché carente o non in possesso di garanzie reali questo rappresenta un problema economico e sociale. L’intervento pubblico a questo punto risulta necessario e indispensabile in un ruolo di supplenza del sistema finanziario privato.
La via italiana al microcredito si è dimostrata una scelta importante della politica economica del nostro Paese. Segue la via tracciata da quell’economia sociale di mercato che l’Ente Nazionale per il Microcredito ha abbracciato con convinzione. Privilegia la persona e l’obiettivo sociale rispetto al capitale, è attenta a non far prevalere l’interesse dei singoli sull’interesse generale, difende l’applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà. Sebbene sia uno strumento finanziario nato per rispondere al bisogno di inclusione di chi ha difficoltà di accedere al credito tradizionale, il microcredito non è solo un piccolo prestito ma un prodotto integrato di servizi finanziari e non finanziari che permettono l’integrazione dell’individuo nella società, creando un nuovo imprenditore e un novo consumatore.
Il microcredito promosso dall’Ente si distingue per diversi punti di forza che ne fanno uno strumento efficace di inclusione sociale e sviluppo economico. Ciò che lo differenzia dal credito ordinario è la sua preoccupazione per la persona, accolta, ascoltata e sostenuta prima, durante e dopo il servizio, nonché la particolare attenzione prestata alla validità e sostenibilità del suo progetto. Infatti uno degli aspetti più rilevanti è la creazione da parte dello stesso ENM di una vasta rete di tutor specializzati, che svolgono un ruolo fondamentale nel supportare i beneficiari lungo tutto il percorso di accesso e gestione del credito.
I tutor di microcredito sono professionisti formati appositamente per accompagnare i beneficiari, spesso soggetti vulnerabili o in condizioni di svantaggio, nella comprensione delle procedure, nella pianificazione finanziaria e nella gestione del prestito. Questa rete iscritta nell’Elenco Nazionale obbligatorio degli operatori dei servizi non finanziari ausiliari di assistenza e monitoraggio, tenuto e aggiornato dallo stesso ENM ai sensi della legge 225/2016 permette di instaurare un rapporto di fiducia e di ascolto, fondamentale per il successo delle iniziative di microfinanza. Grazie a un supporto personalizzato, i beneficiari si sentono più sicuri e motivati, riducendo il rischio di insolvenza e favorendo un utilizzo responsabile del credito.
L’approccio adottato dall’ENM si basa sulla relazione diretta e umana con i beneficiari. I tutor non sono semplici consulenti finanziari, ma figure di accompagnamento che ascoltano le esigenze, le aspirazioni e le difficoltà di chi chiede il microcredito. Questo rapporto permette di individuare soluzioni su misura, di offrire formazione e di rafforzare le competenze imprenditoriali o di gestione del denaro. La presenza di un supporto continuo favorisce anche l’empowerment dei beneficiari, contribuendo a costruire una maggiore autonomia e fiducia in sé stessi.
Negli ultimi anni, il panorama della microfinanza in Italia ha conosciuto un’evoluzione significativa grazie a iniziative legislative e operative che hanno rafforzato la nascita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese e dei soggetti a basso reddito. Un elemento chiave di questa trasformazione è stata la creazione della sezione dedicata al microcredito all’interno del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, prevista dall’articolo 39, comma 7-bis della legge 214/2011 che è andata a coprire l’erogazione delle operazioni di microcredito. Un punto di svolta, poiché ha riconosciuto formalmente l’importanza di sostenere le microimprese e i soggetti vulnerabili attraverso strumenti di finanziamento più accessibili e mirati. La sezione microcredito del Fondo Centrale, infatti, ha permesso di mettere a disposizione risorse specifiche, facilitando l’accesso al credito per chi, altrimenti, avrebbe incontrato difficoltà a ottenere finanziamenti tradizionali.
La presenza di una copertura statale ha rappresentato, infatti, un elemento di grande rassicurazione per gli operatori bancari e finanziari, che hanno potuto offrire prestiti con maggiore serenità, riducendo i rischi di insolvenza. Questo ha incentivato le banche e gli intermediari finanziari a investire nel microcredito, ampliando così l’offerta di prodotti finanziari dedicati alle microimprese e ai soggetti più fragili.
Inoltre, la garanzia pubblica ha contribuito a creare un circolo virtuoso: più operatori hanno aderito al sistema, più microimprese hanno potuto accedere a finanziamenti, favorendo lo sviluppo di attività economiche locali, l’occupazione e l’inclusione sociale. La legge 214/2011 ha quindi rappresentato un passo importante verso un sistema di microfinanza più strutturato, accessibile e sostenibile.
A completare il quadro l’ultimo elemento strategico è la promozione da parte dell’Ente della creazione di partenariati con intermediari bancari e finanziari, con l’obiettivo di sviluppare un microcredito più vicino alle reali esigenze degli operatori economici che incontrano maggiori difficoltà di accesso al credito.
Secondo i dati ISTAT, infatti, circa il 30%1 delle microimprese italiane fatica a ottenere finanziamenti tradizionali, spesso a causa di requisiti di garanzia troppo stringenti. Per rispondere a questa criticità, l’Ente ha definito un modello operativo innovativo e efficace, che mira a sviluppare e diffondere l’offerta di microcredito in tutto il Paese. Questo modello si basa oltre che sui già citati Tutor di microcredito e sulla garanzia pubblica anche sulla stipula di convenzioni con banche e intermediari finanziari, creando un network capillare di operatori pronti a mettere a disposizione finanziamenti microcreditizi, favorendo così l’inclusione finanziaria di soggetti spesso esclusi dai canali tradizionali. Al 30 aprile 2025, sono 41 le banche convenzionate con l’Ente, che complessivamente dispongono di 2.7362 filiali distribuite su tutto il territorio nazionale. Questi numeri sono significativi: rappresentano il 13,51% del totale delle filiali bancarie presenti in Italia, che indicano un totale di circa 20.2533 filiali bancarie nel nostro Paese. Questa presenza capillare permette di avvicinare il microcredito alle comunità locali, facilitando l’accesso a finanziamenti anche in aree più periferiche o svantaggiate, dove spesso le microimprese e i soggetti più vulnerabili trovano maggiori ostacoli. L’attività dell’ENM, attraverso la creazione di partnership strategiche con un numero crescente di banche e intermediari, rappresenta un tassello fondamentale per rafforzare il sistema di microfinanza in Italia. Grazie a questa rete, si favorisce lo sviluppo di un’economia più inclusiva e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze di un tessuto imprenditoriale spesso trascurato dai canali di credito tradizionali.
- Conclusioni
Il microcredito promosso dall’ENM rappresenta molto più di un semplice strumento finanziario: è un vero e proprio elemento di welfare che mira a migliorare le condizioni di vita delle persone più vulnerabili. Si configura come un intervento integrato che promuove l’inclusione sociale, l’occupazione e l’autonomia economica. Grazie a questo strumento, si favoriscono iniziative di autoimpiego, piccole imprese e attività sociali, contribuendo così a ridurre le disuguaglianze e a rafforzare il tessuto sociale delle comunità. Un aspetto fondamentale è il supporto dei tutor e l’approccio umano e personalizzato, che creano un circolo virtuoso di solidarietà ed empowerment. Questo approccio non solo aiuta i beneficiari a sviluppare le proprie capacità, ma ha anche effetti positivi sul benessere complessivo delle comunità. I punti di forza del microcredito dell’ENM risiedono nella rete di tutor qualificati, nel rapporto diretto e umano con i beneficiari e nel suo ruolo di strumento di welfare attivo. In questo modo, il microcredito diventa molto più di un prestito: è un mezzo per favorire l’inclusione sociale, lo sviluppo personale e il rafforzamento del welfare comunitario.
In Italia, il sistema di microcredito si è evoluto grazie a un percorso strategico e ben strutturato, che ha coinvolto istituzioni pubbliche, banche e reti di tutor specializzati. Nato con l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale e lo sviluppo di microimprese e soggetti vulnerabili, mette al centro le esigenze delle persone. Le innovazioni legislative, come l’inserimento nel Fondo Centrale di Garanzia e le convenzioni con le banche, hanno rafforzato l’accesso al credito per chi altrimenti avrebbe incontrato molte difficoltà. La presenza capillare di filiali e di operatori sul territorio ha permesso di avvicinare il microcredito alle comunità locali, contribuendo così allo sviluppo economico e sociale del Paese.
Grazie a queste strategie e collaborazioni, il sistema di microfinanza italiano si presenta come uno strumento efficace per promuovere un’economia più inclusiva, sostenibile e attenta alle fasce più svantaggiate della popolazione. È un esempio concreto di come pubblico e privato possano lavorare insieme per creare opportunità e ridurre le disuguaglianze.
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NOTE
1 https://www.istat.it/it/files/2023/11/REPORTCensimprese.pdf
2 Fonti interne ENM
3 Dati MCC: periodo di riferimento (25 maggio 2015 – 31 marzo 2025)