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MICROCREDITO IERI, OGGI E DOMANI: MODELLI, SFIDE E OPPORTUNITÀ A CONFRONTO
di Maddalena Mezzacapo
Microcredit yesterday, today and tomorrow:
a comparative analysis of models, challenges and opportunities
Microcredit is a widely used microfinance tool that provides financial access to those excluded from traditional banking. Pioneered by Muhammad Yunus and the Grameen Bank in Bangladesh, it removes collateral requirements and relies on group trust, empowering the poor worldwide. Ann Dunham’s work in Indonesia added a cultural and gender-focused dimension, promoting women’s empowerment through tailored microcredit models. Global projects like Kiva, MicroLoan Foundation, and Akhuwat show diverse, effective approaches. In developed countries like Italy, microcredit combats financial exclusion and supports entrepreneurship through organizations such as PerMicro and national initiatives. Combining loans with training and social support, microcredit fosters economic inclusion and development. To maximize impact, coordinated policies and strong community networks are essential.
Keywords: microcredito, inclusione finanziaria, sviluppo socioeconomico, modelli locali e globali, soggetti non bancabili
Sommario
- Introduzione
- Il pioniere del microcredito: il modello di Muhammad Yunus e la Grameen Bank
- Il contributo di Ann Dunham in Indonesia
- Differenze tra i modelli di Yunus e Dunham
- Progetti internazionali di microcredito di rilievo
- Non solo paesi poveri: perché il microcredito serve anche in Italia
- Dalle parole ai fatti: i progetti che rendono il microcredito realtà in Italia
- Conclusione
- Introduzione
Tra gli strumenti della microfinanza, il microcredito è senza dubbio il più conosciuto e diffuso a livello globale. Esso si configura come uno strumento finanziario che consente l’accesso al sistema bancario anche a quei soggetti tradizionalmente esclusi, i cosiddetti “non bancabili”. Grazie alla sua natura semplice e diretta, il microcredito rappresenta una leva di sviluppo economico di grande efficacia, capace di generare impatti concreti e immediatamente tangibili: piccoli prestiti a favore di microimprenditori per avviare attività artigianali, acquistare bestiame o aprire piccoli negozi.
Una delle caratteristiche più interessanti del microcredito è la sua adattabilità a contesti culturali ed economici estremamente diversi, dal Sud-Est asiatico all’Africa subsahariana, fino all’America Latina. Questa flessibilità ha favorito la sua diffusione globale, rendendolo uno strumento privilegiato da molte ONG internazionali che operano in Paesi in via di sviluppo. L’idea che “una piccola somma di denaro possa cambiare una vita” è potente anche dal punto di vista comunicativo, rendendo il concetto di microcredito più attrattivo per investitori a impatto sociale e operatori privati.
- Il pioniere del microcredito: il modello di Muhammad Yunus e la Grameen Bank
L’idea moderna di microcredito prende forma negli anni ‘70 grazie a Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank in Bangladesh, modello che gli è valso il Premio Nobel per la Pace nel 2006. Il punto di svolta del modello Grameen è l’eliminazione della richiesta di garanzie patrimoniali o collaterali, tradizionalmente necessarie nelle banche occidentali. Questo ha rivoluzionato l’approccio finanziario, dimostrando che anche i più poveri possono essere affidabili clienti bancari. La Grameen Bank ha mostrato come l’accesso ai servizi finanziari possa essere un potente catalizzatore per il miglioramento socioeconomico delle fasce più vulnerabili, agendo efficacemente contro la povertà. La fiducia è il fulcro del modello, sostenuta dall’organizzazione in gruppi solidali: i membri condividono la responsabilità dei rimborsi, incentivando la disciplina e il sostegno reciproco. A differenza delle banche tradizionali, che operano tramite filiali, la Grameen Bank si basa su operatori sul campo, i cosiddetti loan officer, che instaurano rapporti di fiducia costanti con i beneficiari, monitorando da vicino le loro condizioni sociali ed economiche.1
- Il contributo di Ann Dunham in Indonesia
Un altro esempio emblematico di microcredito nel mondo è rappresentato dal lavoro di Stanley Ann Dunham, madre di Barack Obama, il cui contributo è spesso meno conosciuto ma di grande rilievo. Antropologa economica specializzata in sviluppo rurale, Dunham ha lavorato per anni in Indonesia, in particolare sull’isola di Giava, collaborando con ONG locali, agenzie di sviluppo e istituzioni internazionali come la Banca Asiatica per lo Sviluppo e USAID.
Il suo lavoro si focalizzava sull’analisi delle condizioni economiche di donne artigiane impegnate in produzioni tradizionali come il batik e la ceramica, e sulle barriere che impedivano loro l’accesso al credito, quali la mancanza di garanzie formali. Dunham sviluppò modelli di prestito informali a basso interesse, ispirandosi ai sistemi comunitari indonesiani esistenti, come gli arisan (gruppi di risparmio rotativo), con l’obiettivo di creare forme di credito sostenibili e culturalmente adatte.2 La sua ricerca è stata raccolta nella tesi di dottorato Peasant Blacksmithing in Indonesia: Surviving Against All Odds, pubblicata nel 2009 da Duke University Press come Surviving Against the Odds: Village Industry in Indonesia. Il lavoro di Dunham ha avuto un impatto significativo nello sviluppo di politiche di microfinanza inclusive e sostenibili in Indonesia e continua a influenzare le pratiche di sviluppo rurale a livello globale.
- Differenze tra i modelli di Yunus e Dunham
Il modello di Yunus è caratterizzato da un approccio economico-finanziario replicabile su larga scala, con un forte focus sulla sostenibilità finanziaria. Quello di Dunham, invece, è più specifico e contestuale, adattato alle dinamiche culturali e sociali dell’isola di Giava, con un’enfasi particolare sull’empowerment femminile e sulle pratiche locali di solidarietà. Entrambi hanno contribuito in modo complementare all’evoluzione del microcredito come strumento di inclusione.
Mentre Yunus si è concentrato sull’innovazione finanziaria pura, Dunham ha dimostrato l’importanza di un approccio multidisciplinare, che tiene conto di elementi antropologici, culturali e sociali come pilastri fondamentali per il successo delle iniziative di microcredito.
- Progetti internazionali di microcredito di rilievo
Tra i principali progetti di microcredito attivi nel mondo, meritano una menzione particolare i seguenti:
- Kiva è un’organizzazione non governativa statunitense che, a partire dal 2005, ha promosso microcrediti attraverso una piattaforma peer-to-peer online, ispirandosi al modello Grameen. Consente a donatori individuali di finanziare piccoli imprenditori in paesi in via di sviluppo. Con oltre 2 miliardi di dollari erogati a più di 5 milioni di persone, Kiva vanta un tasso di rimborso del 97%. Particolarmente significativo è il sostegno a donne imprenditrici, che rappresentano 3.82 milioni di beneficiarie, con impatti positivi sulla qualità della vita e sulla gestione finanziaria3. Infatti, l’89% ha dichiarato un miglioramento della qualità di vita e il 92% delle donne beneficiare è stata in grado di raggiungere i propri obiettivi finanziari.
- Fondazione MicroLoan, attiva in Zambia, Malawi e Zimbabwe, offre microprestiti iniziali di circa £25 accompagnati da formazione in gestione aziendale e finanziaria, con un tasso di rimborso del 97%. I beneficiari reinvestono gran parte dei guadagni in salute, istruzione e nutrizione familiare, raggiungendo circa 2,6 milioni di persone dal 20024. Tra i principali risultati raggiunti dai beneficiari del programma, si segnala che l’89% di essi ha registrato un miglioramento nella sicurezza alimentare e il 17% è uscito dalla povertà estrema (dopo un anno di utilizzo di MicroLoan, soglia di povertà di $ 1,25 al giorno).
- Akhuwat Foundation in Pakistan si distingue per offrire microcrediti senza interessi, accompagnati da formazione e supporto al business. Utilizzando moschee, chiese e templi come centri di distribuzione, riduce i costi operativi e massimizza l’efficacia. Dal 2001 ha raggiunto più di 3,5 milioni di beneficiari offrendo anche accesso gratuito all’istruzione, prestiti immobiliari e servizi sanitari. Al mese di aprile 2025, come riportato dai report pubblicati sul sito ufficiale della Fondazione, il totale dei prestiti attualmente erogati ammonta a circa 229 milioni di euro. Un dato interessante è che il 99% dei prestiti Akhuwat viene restituito senza alcun interesse, confermando l’efficacia del modello basato sulla fiducia e il sostegno comunitario5.
- Non solo paesi poveri: perché il microcredito serve anche in Italia
Dopo aver esaminato alcune tra le più significative esperienze di microcredito nel mondo, è utile soffermarsi sul ruolo e sul potenziale strategico che questo strumento può avere anche nel contesto italiano. Un punto di riferimento importante in questo dibattito è l’analisi proposta da Carlo Borgomeo nel documento Il microcredito nel panorama internazionale, pubblicato nell’ambito delle attività dell’Università Mercatorum.
Nel testo, Borgomeo ripercorre l’evoluzione del microcredito come risposta all’esclusione finanziaria, sottolineando come, a partire dalla Microcredit Summit Campaign lanciata dalle Nazioni Unite nel 1997, il numero di beneficiari sia cresciuto in modo significativo. Nel 2013, le istituzioni di microfinanza avevano raggiunto oltre 211 milioni di persone, con un impatto particolarmente rilevante tra i più poveri. Tuttavia, negli anni successivi, la crescita ha subito un rallentamento, sollevando interrogativi sull’efficacia di alcuni modelli e sull’effettiva capacità di raggiungere le fasce più fragili della popolazione6.
Secondo Borgomeo, il microcredito deve essere inteso non come un semplice strumento finanziario, ma come una vera e propria leva di emancipazione economica e sociale, capace di restituire autonomia a chi è stato escluso dal mercato del lavoro o dai circuiti bancari tradizionali. L’autore richiama inoltre le esperienze di altri Paesi europei – tra cui Francia, Germania e Romania – dove il microcredito è stato inserito all’interno di politiche più strutturate di inclusione.
In Italia, al contrario, l’approccio risente ancora di una certa frammentazione e di una debolezza strutturale nelle politiche pubbliche dedicate al settore. È in questa prospettiva che il microcredito può e deve assumere un valore strategico, non come misura assistenziale ma come strumento attivo di partecipazione, lavoro e autonomia. La sfida, secondo lui, è duplice: da un lato rafforzare le reti territoriali in grado di intercettare i bisogni reali; dall’altro, costruire un quadro normativo e istituzionale stabile, che consenta al microcredito di crescere come politica strutturale di sviluppo7.
La necessità di ripensare il microcredito in Italia alla luce delle sue specificità trova piena conferma nel recente rapporto Inclusione finanziaria e microcredito 2024, promosso da Banca Etica, c.borgomeo&co. e dalla Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria (RITMI). Il documento offre un’analisi accurata dello stato del microcredito nel nostro Paese, combinando dati quantitativi, riflessioni qualitative e prospettive di policy. Con 15.679 prestiti erogati nel solo 2022, per un valore complessivo di 213,71 milioni di euro, il microcredito continua a rappresentare una risorsa importante8. Tuttavia, il rapporto segnala anche tendenze che sollevano interrogativi: a fronte di un aumento nel numero dei finanziamenti, si registra una contrazione degli importi medi, segno di una crescente frammentazione dell’intervento.
In particolare, preoccupa la diminuzione dei microcrediti destinati alle famiglie, sostituiti da un aumento dei finanziamenti verso imprese già esistenti o a sostegno degli studi universitari. A questo si aggiunge una profonda disomogeneità territoriale: circa l’80% delle famiglie escluse dai circuiti finanziari si concentra nel Mezzogiorno, dove la desertificazione bancaria e la mancanza di sportelli fisici rende ancora più difficile l’accesso al credito per le fasce vulnerabili. Un dato allarmante riguarda gli oltre 2,3 milioni di individui completamente esclusi dai circuiti bancari, spesso esposti al rischio di usura e indebitamento informale9.
Il rapporto sollecita anche un’azione più strutturata: servono politiche organiche per il microcredito, un maggiore coordinamento tra pubblico e privato, e soprattutto una strategia territoriale che riconosca il valore dell’accompagnamento sociale e della prossimità. In questo quadro, le buone pratiche già attive assumono un ruolo cruciale. A partire da esse, è possibile immaginare un microcredito non solo come strumento di finanziamento, ma come leva di rigenerazione economica, sociale e culturale10.
- Dalle parole ai fatti: i progetti che rendono il microcredito realtà in Italia
Se da un lato il rapporto Inclusione finanziaria e microcredito 2024 fotografa con chiarezza le difficoltà strutturali del sistema italiano, dall’altro non mancano esempi virtuosi che mostrano come il microcredito possa essere una risposta concreta e trasformativa. In Italia, numerosi progetti – promossi da soggetti pubblici, privati e del terzo settore – stanno dando vita a iniziative di valore, capaci di coniugare inclusione finanziaria, accompagnamento sociale e rigenerazione economica.
Uno dei principali attori è PerMicro, una tra le più grandi società di microcredito in Italia, attiva dal 2007. Dalla sua nascita, PerMicro ha erogato 37.498 crediti per un valore di oltre 300 milioni di euro, sostenendo numerose famiglie in difficoltà economica e promuovendo la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali in settori eterogenei: dal piccolo commercio alla ristorazione, dall’artigianato ai servizi alla persona. Una ricerca condotta dal Politecnico di Milano (2009-2021) ha mostrato che, a seguito dell’accesso ai prestiti erogati da PerMicro, le persone non bancabili divenute bancabili sono pari a 8.124, favorendo anche la creazione di circa 3.000 nuovi posti di lavoro11.
Sul piano istituzionale, non si può non citare il ruolo di primo piano svolto dall’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM), che promuove e coordina iniziative su scala nazionale. Tra i progetti più innovativi si segnalano il:
- Microcredito di Libertà, rivolto alle donne vittime di violenza per favorire la loro inclusione sociale e finanziaria, agendo su quella particolare forma che è la violenza economica;
- Yes I Start Up, volto alla realizzazione di percorsi di accompagnamento all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, indirizzati ai NEET su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo finale di strutturare la loro idea imprenditoriale formalizzandola in un business plan12.
- MicroCyber, un’iniziativa sostenuta dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Digital Europe, con l’obiettivo di rafforzare le capacità digitali e la protezione delle infrastrutture informatiche delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) e Pubbliche Amministrazioni, con particolare attenzione al Sud d’Italia. MicroCyber inoltre agisce come facilitatore per l’accesso a strumenti di microfinanza e finanza agevolata13.
- Conclusione
I progetti di microcredito analizzati rappresentano esempi concreti di come, attraverso modelli diversi ma complementari, sia possibile trasformare un piccolo prestito in un volano di crescita e autonomia. Dai sistemi di mutua responsabilità della Grameen Bank alle soluzioni culturali e femministe di Ann Dunham, fino alle piattaforme digitali e alle organizzazioni senza scopo di lucro impegnate in Africa e Asia, il microcredito si conferma uno strumento flessibile, capace di adattarsi alle esigenze dei diversi territori.
L’auspicio è che queste esperienze possano ispirare e guidare anche i progetti di microcredito in Italia, rafforzando una rete integrata di servizi di supporto, formazione e finanziamento. Solo così sarà possibile fare del microcredito non un’eccezione, ma una parte strutturale delle politiche di sviluppo economico e sociale, capace di trasformare le vite delle persone e le comunità in cui vivono.
NOTE
1 Il microcredito: storia e funzionamento - Valori Lab, https://valori.it/microcredito-storia-funzionamento/
2 “Ann Dunham”, Wikiwand, https://www.wikiwand.com/it/articles/Ann_Dunham
3 sito ufficiale Kiva, sezione Impact, https://www.kiva.org/impact
4 Sito ufficiale MicroLoan Foundation, sez. Our Impact https://www.microloanfoundation.org.uk/our-work/our-impact/
5 Sito ufficiale Akhuwat Foundation, sez. Akhuwat Reports, https://akhuwat.org.pk/reports
6 Universitas Mercatorum, Il microcredito nel panorama internazionale, Carlo Borgomeo, pp.4-5
7 Universitas Mercatorum, pp. 20-26
8 PerMicro (2024), 5° Rapporto sull’inclusione finanziaria e del 17° Rapporto sul microcredito in Italia, Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria, https://www.permicro.it/wp-content/uploads/2024/01/ABSTRACT_rapporto-Inclusione-finanziaria-e-microcredito-2024-Banca-Etica-RITMI-borgomeoco.pdf, pp. 4
9 PerMicro (2024), pp. 5
10 PerMicro (2024), pp. 8-10
11 PerMicro (2023), Bilancio di sostenibilità, pp. 8-9
12 Ente Nazionale del Microcredito, Sezione Progetti, https://www.microcredito.gov.it/progetti.html
13 Sito ufficiale Microcyber, https://www.microcyber.eu/2025/progetto/