Da Don Bosco al Microcredito

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DA DON BOSCO AL MICROCREDITO.

LA MISSIONE DEI SALESIANI È IL SOSTEGNO AI GIOVANI ATTRAVERSO IL LAVORO.

Flavia Santia

Giornalista

Era il 1859 quando San Giovanni Bosco fondava la “Società di San Francesco di Sales” nel rione Valdocco, ponendo le basi per la congregazione cattolica dei salesiani, presente oggi in 131 nazioni e 5 continenti. La Società Salesiana fu il risultato della lunga esperienza di apostolato di Don Bosco tra i giovani di Torino. Arrivato qui nel 1841, si trovò davanti ad un quadro per niente roseo: giovani che vivevano in condizioni di estrema povertà e disoccupazione e che spesso per sopravvivere sceglievano la via della criminalità, che si concludeva spesso con la prigione. Decise così di trovare una soluzione a questa situazione di degrado e abbandono e fondò il primo oratorio nella periferia della città, in cui faceva scuola ai ragazzi e li aiutava a trovare un lavoro a condizioni accettabili. Da quel momento l’educazione e la formazione dei giovani diventarono i capisaldi dell’azione salesiana nel mondo e si concretizzano oggi in una rete vastissima di scuole, oratori e centri di formazione professionale. L ’ingresso nel mercato del lavoro nella società di oggi, in cui i processi economici e le innovazioni tecnologiche richiedono un insieme sempre più vario di competenze, costituisce una vera e propria sfida. Il Centro Nazionale delle Opere Salesiane per la Formazione e l’Aggiornamento Professionale (CNOS-FAP) si propone proprio di raccogliere questa sfida e fornire ai giovani gli strumenti per poter costruire il proprio futuro. Con questo obiettivo in mente, il 22 gennaio il CNOS-FAP ha sottoscritto un accordo con l’Ente Nazionale per il Microcredito per la realizzazione di percorsi che promuovano l’educazione finanziaria e la cultura imprenditoriale. A tal proposito l’Ente Nazionale per il Microcredito ha intervistato Don Luigi Enrico Peretti, Direttore Generale del CNOS-FAP .


Qual è il ruolo della federazione CNOS-FAP nell’ambito dell’attività dei salesiani? «Il CNOS-FAP è l’aspetto civilistico di tutta l’attività dei salesiani in Italia. Abbiamo costituito delle federazioni che raccolgono le varie associazioni secondo i diversi ambiti di servizio. Noi, CNOS-FAP , rispondiamo alla necessità di formazione professionale dei nostri giovani, che nell’ottica salesiana sono un aspetto fondamentale. Ci rivolgiamo alle categorie più popolari che cercano attraverso l’esperienza della formazione e dell’istruzione uno spazio di autonomia e di crescita. Don Bosco aveva iniziato mandando i propri ragazzi come apprendisti presso le aziende, ma si era presto reso conto che questo non era sufficiente, anzi, i ragazzi tornavano piuttosto affaticati e tristi perché incapaci di inserirsi in un ambito di lavoro senza avere le giuste competenze. Così ha chiesto ai suoi amici, imprenditori e artigiani – siamo nel 1850, nella

InTERVISTA A DON LUIGI ENRICO PERETTI

Direttore Generale del Centro Nazionale

Opere Salesiane - Formazione e

Aggiornamento Professionale

prima rivoluzione industriale – di venire ad insegnare ai suoi ragazzi. Non è Don Bosco il fondatore della formazione professionale, ma è sicuramente stato il primo a strutturarla in modo serio, ossia con percorsi di formazione all’autonomia, quelli che oggi chiameremmo “soft skills”. Il CNOS-FAP ad oggi ha una sessantina di centri, 55 dei quali operativi, che operano nella formazione dei ragazzi nell’ottica della filiera verticale. I nostri ragazzi, circa 22.500, vengono per il 42% da situazioni di disagio. Queste situazioni comprendono chi ha abbandonato gli studi di prima scelta, chi proviene da famiglie povere o che sono appena arrivate in Italia, quindi con problemi e disagi particolari. Noi non offriamo dei corsi, ma dei percorsi personalizzati. Lavoriamo direttamente con i destinatari della missione salesiana, non chiediamo nulla per la scuola, ricevendo fondi a livello regionale, statale ed europeo. Anche ragazzi di altre fasce economiche si avvicinano ai nostri centri e scelgono questo come spazio in cui si realizza, come diceva Don Bosco, “l’intelligenza delle mani”. Io provengo da questa realtà, prima lavoravo nella formazione professionale a Udine, poi a San Donà di Piave e a Mestre. Mi hanno chiamato da Roma per questo ruolo di coordinamento nazionale e di sostegno all’attività formativa presso tutti quei ministeri a cui noi facciamo riferimento, con il MIUR per quanto riguarda l’assolvimento dell’obbligo e con il Ministero del Lavoro, con cui abbiamo ottimi rapporti, per quanto riguarda la formazione professionale».


La federazione fornisce attività di formazione professionale di base e superiore per i giovani, di formazione continua per gli occupati e i disoccupati ma anche servizi al lavoro per l’inserimento dei giovani e degli adulti, grazie ad accordi con varie imprese. Quali sono i principali settori in cui si sviluppano i percorsi di formazione? «Sono trasversali a tutto ciò che è formazione professionale. Abbiamo molte richieste ma cerchiamo di mantenerci su ambiti in cui la nostra competenza è più specifica. Il primo è il manifatturiero: meccanico, dell’energia, elettromeccanico. Ma anche il settore dell’automotive, il turistico-alberghiero, spazio che raccoglie maggiormente la domanda dei ragazzi, il settore grafico e multimediale. Si sta ampliando molto l’area dell’informatica, vista l’evoluzione tecnologica in corso. Come attenzione al mondo femminile si sta sviluppando il mondo dell’estetica e dell’acconciatura, anche se tanti ragazzi entrano in questo settore in quanto le divisioni sono sempre meno radicate culturalmente».

Recentemente il CNOS-FAP ha sottoscritto un accordo con l’ENM per la realizzazione di programmi di microcredito e per lo sviluppo e la diffusione della cultura della microfinanza. Come si è arrivati all’accordo e cosa prevede questa collaborazione?

«Ci sono due principali linee di sviluppo di questo spazio. Prima di tutto noi ci rendiamo conto che nell’esperienza della formazione è assolutamente necessaria una formazione alla finanza, al credito, a capire come essendo cittadini si acquisiscano diritti e doveri, ma anche opportunità che bisogna essere in grado di sfruttare. L ’impressione che abbiamo avuto finora è che questo aspetto sia un terreno digiuno nel mondo della scuola e della formazione. Noi avevamo già ipotizzato con la nostra università – Università Pontificia Salesiana di Roma - alcuni percorsi di educazione finanziaria. Ad esempio, un ragazzo che conclude il suo percorso formativo e diventa meccanico deve saper fare un preventivo, una fattura, deve capire come funzionano i passaggi. Non a caso l’educazione all’imprenditorialità, che da noi è fortemente sostenuta, è anche uno degli obiettivi chiave delle politiche europee sulla formazione professionale e deve essere in ogni modo garantita. Tutto ciò richiede una formazione tecnica che però noi da soli non possiamo offrire in quanto non rientra nell’ambito delle nostre competenze. Ci è stata data quindi l’opportunità di collaborazione con l’ENM e siamo rimasti positivamente sorpresi, anche al momento della firma con il presidente Mario Baccini, da questa disponibilità verso il mondo della formazione.

Il secondo aspetto, dopo l’importanza dell’educazione finanziaria appunto, è accompagnare questi ragazzi nella gestione del proprio futuro professionale. Riusciamo a collocare tantissimi ragazzi che studiano qui da noi, perché il nostro legame con le aziende è molto forte. Detto ciò, abbiamo valutato di operare in maniera intelligente anche decidendo di offrire a questi ragazzi una cultura dell’autoimprenditorialità, intesa come la capacità di diventare responsabili e consapevoli delle proprie scelte. Accanto all’acquisizione di competenze
e conoscenze, ai nostri giovani vanno anche forniti gli strumenti per potersi muovere nel mondo del lavoro. Non dobbiamo preparare i ragazzi solo all’occupabilità, ma anche all’occupazione. Oggi la differenza tra le due è netta. Una volta si diceva “studia o ti mando a lavorare”. Molti vorrebbero sentirselo dire adesso. Quindi i percorsi di formazione che forniamo uniti ai nostri servizi di entrata nel lavoro e all’aiuto dello strumento del microcredito costituiscono una vera opportunità di guidare questi giovani nella costruzione di un’impresa e nella realizzazione dei loro progetti».

L ’obiettivo dell’accordo è appunto promuovere, oltre all’educazione finanziaria, la cultura imprenditoriale, al fine di favorire l’inserimento nel mercato del lavoro. Pensa che questo elemento sia assente nella società di oggi e che ciò influisca sull’inclusione sociale?

«Si. Dal punto di vista specifico manca, mentre dal punto di vista della formazione, dipende dall’ente, da noi questo aspetto c’è sempre stato. I nostri laboratori hanno sempre lavorato a stretto contatto con le aziende del territorio, e difatti rispondono alle esigenze dello stesso nella loro proposta di formazione. È importante che questo avvenga anche nella formazione all’autoimprenditorialità. Per fare un esempio, credo che soprattutto nel mondo del Sud dovremmo educare i ragazzi alla cultura imprenditoriale. Forse il tessuto produttivo non è così ricco, ma ci sono le risorse. Penso al settore dell’agroalimentare, al turistico. Solo che spesso i ragazzi hanno un livello di educazione molto alto nel teorico, ma non nel pratico.

Il collegamento tra il mondo della formazione professionale, tutti settori economici e le pubbliche amministrazioni è fondamentale, perché secondo me non ci troviamo tanto davanti alla mancanza di lavoro, quanto più alla mancanza di competenze. Tante aziende cercano lavoratori qualificati nel manifatturiero e non li trovano. È assurdo dire che la rivoluzione tecnologica abolirà molti lavori, o meglio, si può dire, però ne creerà altri. Se fino a 60 anni fa in Italia l’occupazione era legata per il 50% al settore primario ed oggi lo è per meno del 5%, ma l’occupazione è aumentata, vuol dire che l’evoluzione tecnologica introduce delle competenze che sono trasversali a tutti settori.

Inoltre credo che questo accordo costituisca una grande opportunità e che crei lo spazio giusto all’interno del quale offrire questo servizio, anche perché l’educazione all’autonomia nel contesto del laboratorio è molto più facile che nel mondo della scuola, dove vengono richieste capacità più teoriche e di riflessione».

Nel mondo di oggi l’educazione finanziaria è diventata una necessità, un presupposto imprescindibile per poter operare scelte consapevoli e raggiungere un’autonomia imprenditoriale. Spesso infatti non basta un finanziamento per assicurare la buona riuscita di un progetto ed il successo di una nuova attività. Come giudica lo strumento del microcredito rispetto ad altre forme di finanziamento?

«Intanto, il fatto che sia a tasso zero è estremamente interessante (per i finanziamenti sul progetto “yes I start-up”) .

È molto bella l’esperienza del tutor, che segue i beneficiari non soltanto nel momento della richiesta del credito ma li accompagna anche nella gestione del rientro della somma ricevuta. Il fatto che l’ENM riporti dei tassi così alti di rientro del prestito vuol dire che il servizio si è dimostrato efficace. Io penso che in generale si debba avere una presunzione migliore della disponibilità da parte dei cittadini di sapersi prendere la responsabilità. Il motto di Don Bosco era “buoni cristiani e onesti cittadini”. Il diritto di cittadinanza parte dalla competenza dei diritti e dei doveri, se noi educhiamo un ragazzo a riconoscerli, lo educhiamo all’autonomia. Abbiamo sempre lasciato che a gestire il mondo del lavoro fossero l’economia e l’ideologia, e invece il tema del lavoro è un tema antropologico. L ’esperienza del microcredito quindi, con il finanziamento e il tutor, è un’esperienza che ci trova perfettamente concordi».

Gli obiettivi dell’ENM, quali la promozione della conoscenza degli strumenti microfinanziari e la costituzione di microimprese, si sposano con quelli del CNOS-FAP , ossia la formazione professionale ed il successivo inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Qual è la situazione della Federazione oggi e come cambierà attraverso questo accordo?

«Stiamo passando ad una concezione diversa della formazione professionale. Quando sono arrivato quattro anni fa c’era questo pregiudizio, fondato, della separazione tra i soggetti: la pubblica amministrazione finanzia, gli enti accreditati mettono a disposizione le strutture e le competenze, il mondo del lavoro accompagna. Ora, dopo l’esperienza di qualche anno fa del sistema duale, ossia l’alternanza scuola-lavoro sperimentata nei centri di formazione, le aziende stanno finalmente comprendendo la necessità del loro compito formativo. Inoltre se si aggiungono, accanto ai finanziamenti all’istruzione e ai percorsi formativi, degli strumenti finanziari come quelli dell’ENM che permettono di costruire la propria autonomia e la propria autoimprenditorialità, sono convinto che faremmo fare un’enorme salto di qualità anche al mondo della formazione professionale, arricchendolo di competenze in più. Mi piacerebbe fra qualche anno poter fare un convegno in cui portiamo le diverse esperienze che sono nate. Il mondo della comunicazione è un mezzo straordinario per far capire che il collegamento tra noi e voi è un collegamento nell’interesse delle persone che a noi si affidano e che accompagniamo. Nella tarda primavera chiederemo di poter organizzare insieme un seminario di formazione con tutti i nostri centri in modo che queste opportunità possano venire a conoscenza di tutti. L ’impressione è che le opportunità siano tante. Dobbiamo coordinarle e con l’ENM la disponibilità al coordinamento c’è. Questa collaborazione è una risposta ad una domanda reale».

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