CONFAPI: SINERGIA PER IL FUTURO DELLA CYBERSECURITY INTERVISTA AL PRESIDENTE DI CONFAPI CRISTIAN CAMISA

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CONFAPI: SINERGIA PER IL FUTURO DELLA CYBERSECURITY INTERVISTA AL PRESIDENTE DI CONFAPI CRISTIAN CAMISA

ELISA PANDOLFI

La cyber sicurezza è un tema molto sentito e soprattutto le piccole e medie imprese del nostro Paese necessitano di una attività che possa renderle sicure dai pericoli della rete. Per fare tutto ciò l'Ente Nazionale per il Microcredito , capofila nel progetto Microcyber collaborerà insieme a Confapi affinché si sviluppi un programma dedicato proprio a questa attività. Confapi da sempre si occupa di piccole e medie imprese e diventa il cuore sinergico di una grande progettualità volta al futuro, alla sicurezza, alla rete e all'Europa. Di seguito riportiamo l'intervista del Presidente di Confapi che ha voluto raccontare a Microfinanza cosa si sta realizzando e quali sono le prospettive.

Presidente qual è oggi la forza di una confederazione per le PMI?

Dal 1947 a oggi Confapi ha intrecciato il suo cammino con quello della piccola e media industria privata italiana, quella protagonista del boom del dopoguerra e artefice del Made in Italy, che continua a rappresentare un fondamentale pilastro del nostro sistema produttivo. La nostra forza si sostanzia di una serie di fattori. Primo tra tutti il fatto che le nostre aziende non hanno mai smesso di rappresentare un modello non solo economico, ma anche sociale e di aggregazione sul territorio, nel quale l’imprenditore riveste spesso il ruolo di pater familias. Secondo aspetto la flessibilità: le nostre imprese a fronte delle “calamità” di questi ultimi anni hanno dimostrato grande capacità di resilienza e adattamento ai cambiamenti repentini a cui la realtà esterna obbligava. Terzo e ultimo la considerazione delle nostre collaboratrici e collaboratori come un vero asset. Per noi i nostri dipendenti non sono solo numeri come accade nel sistema delle multinazionali e della grande industria, ma li conosciamo per nome, spesso partecipiamo direttamente alle vicende della loro vita, siamo i loro testimoni di nozze o i padrini al battesimo dei loro figli. Tradizione che si deve sposare con l’innovazione: stiamo lavorando all’ambizioso obiettivo di creare la prima associazione 5.0, tecnologica, interattiva, innovativa.

Digitale, innovazione e cybersicurezza quanto costa alle imprese innovare?

Fin dall’inizio abbiamo affermato che le transizioni gemelle, quella digitale e quella di uno sviluppo sostenibile, potevano rappresentare anche per il nostro sistema un’opportunità di crescita e di lavoro. Da un recente nostro sondaggio, infatti, emerge che più di 500mila imprese negli ultimi cinque anni hanno investito sulle tecnologie e sulla sostenibilità, un 51% in più rispetto al quinquennio precedente. Ma nello stesso tempo riteniamo che le transizioni debbano essere portare avanti gradualmente, con step e supporti cadenzati nel tempo per non correre il rischio di distruggere quanto di buono fatto finora. Per esempio ci preoccupa la tagliola del 2035, anno in cui dovrà cessare la vendita delle auto benzina e diesel. Una scadenza così ravvicinata mette a rischio un nostro settore di eccellenza come quello della componentistica automotive con effetti dirompenti in termini di occupazione e di quote di mercato. L’utilizzo delle nuove tecnologie porta con sé una sempre più forte necessità di sicurezza. Oggi per ogni impresa i dati, insieme al sistema informatico aziendale, rappresentano forse il bene più prezioso. Per questo vanno tutelati e protetti mentre le imprese devono essere sostenute e guidate. La nostra Confederazione sta accompagnando in questo processo di consapevolezza e conoscenza le imprese attraverso eventi di formazione e progetti di sviluppo.

Come è possibile offrire servizi e consulenze affinché l’impresa italiana torni ad essere tra le prime che internazionalizzano?

Il processo di internazionalizzazione, insieme alle sfide della Quarta rivoluzione industriale, assume un ruolo cruciale. Per farlo però bisogna essere competenti, il che significa sviluppare un sapere basato sulla conoscenza e trasferirlo nella pratica. Condividiamo quegli interventi volti a rifinanziare gli incentivi per l’assunzione di figure professionali come gli innovation manager e i temporary export manager, che possono accompagnare le aziende nel processo della transizione digitale. Dovremmo poi ricomporre il quadro dei nostri mercati di riferimento. Il nostro export è alimentato ancora per la maggior parte dagli altri Paesi europei. È questo però il momento di guardare a nuovi mercati vicini e ancora inesplorati. Pensiamo per esempio alle opportunità che offre il continente africano dove possiamo portare il nostro know how e la cultura d’impresa che da sempre ci contraddistinguono. L’impegno del Governo e del mondo associativo deve focalizzarsi anche su quei Paesi con i quali abbiamo relazioni economiche storiche e consolidate, come ad esempio l’area dei Balcani. Nell’ottica proprio della promozione integrata condividiamo la strategia di sostenere il Made in Italy anche con l’obiettivo di attrarre flussi turistici.

MicroCyber un progetto europeo che vede capofila tra i partner Confapi. Quanto conta lo sviluppo di una rete di competenze e servizi per il supporto all'innovazione?

Lo sviluppo di nuove competenze è assolutamente necessario per intraprendere il processo di innovazione a livello aziendale. Il progetto MicroCyber da questo punto di vista è strategico perché tra i suoi obiettivi ha proprio quello di fornire servizi di skill and training. Non a caso è rivolto strategicamente alle regioni del Sud: l’obiettivo, infatti, è quello di affiancare le aziende che, nonostante siano dotate di grandi capacità e producano prodotti validi, non hanno al proprio interno le necessarie competenze. Per questo vanno supportate nel processo di innovazione tecnologica e MicroCyber rappresenta dunque una grande opportunità per il Sistema Confapi e per tutti i suoi partner di progetto di offrire alle aziende un aiuto concreto in questo particolare momento storico in cui l’innovazione può rappresentare un volano per superare la crisi.

Un Hub per la sicurezza e l'impresa, come come le competenze trasversali possono sostenere questo compito e quali saranno gli apporti fondamentali di Confapi alla rete Microcyber?

Confapi, all’interno del progetto, è responsabile nello specifico per la strategia di onboarding delle imprese. Abbiamo quindi il compito di coinvolgere le aziende che potranno usufruire dei servizi dell’European Digital Innovation Hubs. Attraverso la nostra rete territoriale presente nelle regioni target (Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia) raggiugeremo le aziende che, grazie a un assesment mirato, potranno avere servizi dedicati per implementare una strategia di cybersecurity al loro interno. Attraverso Microcyber, Confapi intende traghettare le imprese del Mezzogiorno nel processo di transizione digitale implementando sin da subito misure di difesa cibernetica. Il progetto prevede anche il coinvolgimento della PA nei territori del Sud. Anche in questo caso Confapi potrà contribuire attraverso le relazioni instaurate nel territorio per coinvolgere gli stakeholders a livello locale.

In Italia c’è ancora voglia di investire e creare impresa. Ci illustra la realtà dello scenario dal suo particolareggiato punto di vista a due anni dalla pandemia?

Spesso quando ci rechiamo nelle Università e chiediamo a un’aula di studenti in quanti da grande vorrebbero fare gli imprenditori le mani che si alzano sono davvero pochissime. È la dimostrazione che il nostro lavoro non è affatto semplice. Lo scorso anno, insieme alla professoressa Sadun della prestigiosissima Harvard Business School, abbiamo condotto uno studio comparato per analizzare il comportamento delle imprese durante la crisi del Covid. Ne è emerso che le nostre imprese, talvolta meglio di quelle in altri Paesi, hanno mostrato una capacità di resilienza e di cambiamento straordinaria. Oggi, il nostro Paese non solo ha grande voglia ma anche grandissime capacità di fare impresa. Gli imprenditori italiani hanno da sempre grande coraggio e grande competenza, skills che caratterizzano le nostre imprese. C’è ancora voglia di investire, dunque, ma nello stesso modo, oggi più che mai abbiamo bisogno di una visione programmatica che sia sostenuta dalla politica: un piano industriale a medio e lungo termine che sia concretamente lungimirante e predittivo.

Qual è per l’imprenditore del 2023 la difficoltà più grande nel fare impresa?

Ci portiamo ormai da decenni fardelli importanti, come costo del lavoro e tax burden tra i più alti d’Europa, oltre a una burocrazia che di certo non favorisce l’impresa. Se a questo aggiungiamo la pandemia e la guerra in Ucraina, mi sento di poter dire che l’imprenditore, che per antonomasia è colui che scommette nel futuro, si trovi oggi in grande difficoltà nel pianificare le sue attività da qui a sei mesi.

Artigianato e turismo 4.0, quali sono le possibilità del Belpaese per il rilancio dell’economia in questi settori?

Potenzialità enormi e non lo scopriamo oggi. Bisogna puntare sulla qualità valorizzando il nostro immenso patrimonio culturale, paesaggistico e archeologico e destagionalizzando l’offerta. La pandemia ha rappresentato un punto di rottura con l’approccio del passato: parliamo di migliaia di attività ricettive e della filiera che hanno fatto i conti con due anni di fermo pesantissimi. Certo, come per ogni crisi è stata l’occasione per sviluppare nuovi servizi e offerte. Oggi però l’impegno comune deve essere quello di rafforzare la competitività di questi settori strettamente legati tra loro, partendo da investimenti che puntino alla sostenibilità e al miglioramento dei servizi di ospitalità, alla crescita del settore. Da qui la necessità di mettere nelle condizioni la filiera di usufruire a pieno dei fondi del PNRR con i vari interventi previsti come il Digital Tourism Hub, i Fondi per la competitività delle imprese turistiche, il progetto Caput Mundi – New generation EU per i grandi eventi turistici e la stessa riforma dell’Ordinamento delle professioni delle guide turistiche. Spesso parliamo di Brand Italia, ecco le occasioni sono all’orizzonte: il Giubileo 2025 e Cortina Milano 2026 possono rappresentare il volano per una nuova crescita del settore che deve coinvolgere tutto il Paese.

Come il microcredito e la microfinanza, a suo avviso, riescono a sostenere il tessuto economico del Sistema Paese?

Microcredito e Microfinanza sono indispensabili per le aziende, soprattutto per le Pmi spesso, in special modo negli ultimi anni, alle prese con crisi di liquidità. Poter utilizzare questo strumento per acquistare beni, servizi e materie prime, pagare le retribuzioni dei dipendenti, sostenere i costi di formazione, pagare affitti o canoni leasing è fondamentale ora e lo è stato in modo particolare durante la lunga pandemia che ha rischiato di mettere in ginocchio l’intero sistema economico del Paese. Parliamo, insomma, di quella che in molti casi è una vera e propria ancora di salvezza, veloce ed etica, fondamentale, oggi più che mai, per aiutare le aziende a ripartire e a superare la crisi economica.

BOX

Confapi rappresenta oggi la sintesi di un ampio sistema

Più di 116 mila imprese con oltre 1 milione e 200 mila addetti che applicano i 13 Contratti nazionali di lavoro firmati da Confapi (dati Inps); 63 sedi territoriali e distrettuali; 13 Unioni nazionali e un’Associazione nazionale di categoria a cui si aggiungono 2 Gruppi di interesse; 13 Enti bilaterali.

Tutela e promuove a tutti i livelli i reali interessi della piccola e media industria italiana.

Valorizza lo sviluppo delle PMI attraverso il dialogo con il Governo e le Parti Sociali.

Attua iniziative e programmi per favorire lo sviluppo economico e civile del Paese in collegamento con le organizzazioni e le istituzioni nazionali ed europee.

Stipula Accordi interconfederali con le Organizzazioni sindacali nazionali di CGIL-CISL-UIL.

Stipula Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro per le piccole e medie aziende industriali e manifatturiere, dei trasporti e dei servizi.

Centro e motore di sviluppo della Confederazione è la capillare ramificazione territoriale con Organizzazioni che svolgono la propria attività in autonomia strutturale, finanziaria e amministrativa e che, grazie ad una approfondita conoscenza delle peculiarità economiche del loro territorio, affiancano le aziende associate nella quotidianità, fornendo loro assistenza e servizi specifici.

Negli ultimi tempi ha promosso al suo interno un radicale cambiamento per favorire trasparenza e efficacia, rafforzando i settori di studi e ricerche, ampliando i canali di comunicazione con i suoi pubblici di riferimento, adeguando attività e servizi ai nuovi scenari economici e finanziari.

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Cristian Camisa è nato a Piacenza il 4 marzo 1974, è sposato e ha due figli Matilde e Leonardo. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha cominciato l’attività lavorativa presso il Gruppo Volkswagen Italia come interfaccia con la Rete dei Concessionari e successivamente nel gruppo FIAT Auto dove è diventato prima responsabile mercato Europa su progetti legati all’Infomobilità per poi diventare Direttore di Targa Infomobility. Dal 2008 è entrato nell’azienda di famiglia, la T.T.A. (Tecno Taglio Acciai), azienda manifatturiera attiva dal 1976 nel campo del taglio, commercio e lavorazione di lamiere, acciai speciali e inossidabili dove attualmente ricopre il ruolo di Presidente e amministratore delegato. Dal 2010 è entrato a far parte di Confapi Industria Piacenza prima come consigliere e poi come membro di giunta di Presidenza con delega ai rapporti con le categorie. A giugno 2012 è stato eletto Presidente di Confapi Industria Piacenza e dallo stesso anno è membro di giunta nazionale di Confapi. Da luglio 2015 è membro dell’Advisory Board Centro-Nord Italia di Unicredit dove è stato rinnovato sia nel 2018 che nel 2021. Ha rappresentato più volte Confapi nelle audizioni con il governo in particolare sulla legge di bilancio. È stato relatore al Parlamento Europeo in rappresentanza della piccola e media industria privata. È stato Vice Presidente Nazionale di Confapi e dal 2021 è Presidente della Fondazione Istituto Dirigenti Italiani che si occupa della formazione di alto livello dei dirigenti e quadri superiori. L’8 novembre del 2022 viene eletto all’unanimità Presidente nazionale di Confapi.

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