DIECI ANNI DI MAGISTERO SOCIALE DI PAPA FRANCESCO DISCORSO DI APERTURA DEL PRESIDENTE DELL’ENTE NAZIONALE PER IL MICROCREDITO - MARIO BACCINI

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DIECI ANNI DI MAGISTERO SOCIALE DI PAPA FRANCESCO

DISCORSO DI APERTURA DEL PRESIDENTE DELL’ENTE NAZIONALE PER IL MICROCREDITO - MARIO BACCINI

Sono trascorsi cinque anni dal giorno in cui, nel febbraio 2018, l’Ente Nazionale per il Microcredito, che ho l’onore di presiedere, sottoscriveva con la Banca d’Italia un protocollo d’intesa recante, insieme alla mia, la firma dell’allora Vicedirettore Generale, Fabio Panetta, oggi membro italiano del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea.

Oggetto dell’intesa, in applicazione della legge istitutiva dell’Ente, era l’elenco dei “tutor”: cioè di quella vasta e articolata rete di operatori che ogni giorno accompagnano dal basso la nascita e crescita, il consolidamento e allargamento di una finanza di popolo.

Non esagero se affermo a riguardo che anche il Santo Padre potrebbe essere assimilato a un Tutor e meriterebbe di essere collocato, “honoris causa”, al primo posto dell’elenco suddetto.

Francesco è un “Tutor” universale, che sin dall’inizio del proprio ministero, il 13 marzo 2013, promuove instancabilmente l’inclusione sociale e finanziaria di coloro – a volte intere categorie sociali, a volte interi paesi - che ne sono esclusi. E offre un contributo indispensabile alla stabilità e sostenibilità, all’equità e legalità dell’economia del mondo globalizzato.

Non ci poteva essere modo migliore, quindi, per ricordare il protocollo sottoscritto con la Banca d’Italia, che inserirlo nel contesto di un anniversario più grande: quello dei 10 anni di pontificato di Sua Santità, che ricorrono il prossimo 13 marzo e che oggi celebriamo.

Lo facciamo laicamente, come compete a un ente pubblico, e in una cornice istituzionale, come nei precedenti appuntamenti da noi promossi.

Appuntamenti che hanno fatto tappa, lo scorso anno, in Senato, alla Camera dei Deputati e al CNEL con le conferenze di Monsignor Nunzio Galantino, Presidente dell’APSA, e del Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fondazione Fratelli Tutti, davanti a un uditorio qualificato e variegato, a riprova del fatto che il pensiero economico e sociale del Pontefice rappresenta un punto di riferimento per tutti, credenti e non.

Per noi dell’Ente Nazionale per il Microcredito, in particolare, costituisce uno stimolo a inverare il binomio con cui già Benedetto XVI aveva definito la finanza: “amore intelligente”.

Amore, perché ha un’anima. Intelligente, perché ha una testa e non si lascia dettare le scelte da un algoritmo.

Amore intelligente, che ci spinge a chiedere strumenti normativi nuovi, al fine di estendere l’area d’intervento e fruizione del microcredito alle periferie dell’esistenza, per usare un’espressione del Santo Padre.

Il nostro Ente si colloca e opera notoriamente a metà strada tra istituzioni e imprese: per esprimere la cultura della solidarietà, propria delle istituzioni, e imprimere la cultura d’impresa, in ambiti dove altrimenti da sola non fiorirebbe.

Cultura, impresa, solidarietà.

Desideriamo portare in alto la “cultura del microcredito”, intesa come idea di una finanza che si fa piccola, che si fa “micro”, per rendere sempre più grande, sempre più “macro”, l’area di coloro che ne beneficiano e farne momento di formazione, come questa mattina, per la classe dirigente del Paese.

Ma desideriamo altresì continuare a operare dal basso, a partire dalle migliaia di microimprese – diciottomila nell’ultimo triennio - alle quali offriamo supporto finanziario attraverso lo strumento del microcredito, per mezzo della rete di intermediari che abbiamo convenzionato (ad oggi 38 banche con oltre 2.700 filiali, che ci consentono di essere presenti sull’intero territorio nazionale).

Le banche – mi piace sottolinearlo in questa sede - hanno svolto un ruolo determinante per l’avvio e l’espansione del microcredito in Italia, coordinandosi con l’Ente e dando vita a un vero e proprio ecosistema.

Riteniamo tuttavia necessario aprire una nuova fase, che veda il microcredito diventare autonomo attraverso la piena operatività dei nuovi intermediari di microcredito istituiti dall’articolo 111 del Testo Unico Bancario, i quali hanno avuto finora pochissimo margine di operatività, soprattutto a causa del divieto di raccolta di depositi per l’erogazione dei crediti che, come noto, è attività riservata alle banche. Un tema nevralgico che colgo l’occasione per affidare alla Vostra riflessione.

Consentitemi di concludere riprendendo e sviluppando un paragone che ho impiegato al Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.

Il PNRR è destinato, negli auspici, ad ammodernare il guardaroba del Paese, in un certo senso a “rifare il vestito” all’Italia.

Non si tratta solo di abito materiale, ma di “habitus mentale”, per rendere il tessuto sociale resiliente agli strappi delle congiunture avverse e pronto a “indossare” quelle favorevoli.

E’ un’opera di alta sartoria, che compete a molti dei “decisori” presenti in questa sala, con quello stile di cui la Banca d’Italia ha sempre offerto un esempio ragguardevole, come si addice a una grande maison.

In tale cornice, il microcredito costituisce “la cucitura a mano”, quella che non si vede ma si sente, perché ripara le smagliature, purtroppo ancora numerose.

A volte gli economisti somigliano ai profeti: devono prevedere il futuro senza conoscerne tutte le variabili, con l’ottimismo della volontà, che è proprio della fede, ma anche della politica.

In tale orizzonte, vogliamo credere alla profezia di Papa Francesco, che cito testualmente e che assumiamo come slogan e mission dell’Ente: “Il microcredito umanizzerà l’economia”.

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