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DONNE E AUTOIMPRENDITORIALITÀ: LO ‘SGUARDO’ DELL’EUROPA
DONNE E AUTOIMPRENDITORIALITÀ: LO ‘SGUARDO’ DELL’EUROPA
LUISA REGIMENTI - VICE CAPO DELEGAZIONE DI FORZA ITALIA AL PARLAMENTO EUROPEO
“Le donne appartengono a tutti i luoghi in cui vengono prese le decisioni… Non dovrebbero essere l’eccezione”.
Le parole della giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America Ruth Bader Ginsburg, vere, universali e profondamente giuste, rappresentano appieno uno dei pilastri sui quali si basa l’Unione Europea. Si tratta del principio della parità fra donna e uomo, alla base di tutte le politiche dell’Ue e sul quale si fonda l’integrazione nel nostro continente. Fin dall’inizio del mio mandato da europarlamentare, ho cercato di rendere tangibile e concreto questo valore e di aiutare le cittadine e i cittadini a sentirsi davvero europei, in egual modo e senza differenze.
Sul fronte istituzionale, le politiche europee dedicate al macro tema della donna, come parte integrante del tessuto economico produttivo, sono più che solide. Basti citare il lavoro dell’Ue relativo al terzo piano d’azione sulla parità di genere - del quale fa parte la recente direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione, nota come ‘Women on Boards’, approvata, con i suoi obblighi, a distanza di ben dieci anni dalla sua proposta, un tempo che ci impone molteplici riflessioni - è ed è stato fondamentale. É certamente un importante traguardo raggiunto, seppur decisamente tardivo, quello di obbligare le grandi società quotate in borsa dell’UE, ad adottare misure per aumentare la presenza femminile nei loro consigli di amministrazione, entro il luglio del 2026. Ho lavorato personalmente ad un dossier, come relatrice ombra, proposto dalla Commissione per il commercio internazionale, in cui si invitava la Commissione Europea, fra i vari principi, a promuovere e garantire il valore fondamentale della parità di genere nelle sue politiche commerciali e di investimento. Studi esaminati recentemente dal Pe, hanno evidenziato che le donne rappresentano la fonte più preziosa e più ampia di potenziale imprenditoriale e di leadership inutilizzata in Europa. Puntare sull’imprenditoria al femminile, significa quindi dar vita alla consapevolezza politica e istituzionale che le imprenditrici e le lavoratrici autonome rappresentino un potenziale di crescita dell’intera economia europea. Per quanto riguarda l’Italia, sono significativi i dati forniti da Unioncamere nel suo IV Rapporto sull’imprenditoria femminile. Negli ultimi cinque anni, infatti, in termini assoluti, l’aumento delle imprese al femminile è stato più del triplo rispetto a quelle al maschile: un ritmo molto intenso, che ha portato alla nascita di più di 38.000 realtà guidate da donne, a fronte delle quasi 13.000 con a capo uomini. Altrettanto vero è che, purtroppo, il periodo pandemico ha colpito il settore delle donne, frenando, di fatto, anche l’aspirazione di queste ultime all’autoimprenditorialità.
Durante un momento storico economicamente avverso, è stata la parte maschile delle imprese a tenere, con un numero di iscrizioni di nuove aziende che ha subìto un calo ‘solo’ del 35% rispetto all’anno precedente, a fronte di una ‘catabasi’ di quelle femminili (con un 42% in più). Un dato questo che ne conferma un altro, ben noto purtroppo: il peso più rilevante è ricaduto e rischia di continuare a ricadere sulle spalle delle donne, se non si rafforzano ulteriormente strumenti utili per sostenerle, aiutandole per far nascere le loro imprese. E se ci spostiamo dal nostro Paese, e dalla nostra Europa, i dati non si discostano di molto. Nel Global State of Small Business Report, sviluppato da Meta, si è rilevato che non solo siano state le imprese gestite da donne ad aver avuto le maggiori probabilità di chiudere definitivamente, nel periodo della pandemia di Covid-19, ma che il 64% delle imprese gestite da donne si è dichiarata fortemente colpita dalla crisi che ne è derivata, rispetto al 52% delle imprese gestite o di proprietà di uomini.
L’Ue per le donne in concreto:
Lo Sportello del cittadino europeo in Italia
Se è vero che in Europa manca ancora un reale sistema di condivisione dei progetti e delle opportunità che offre, è proprio grazie al lavoro degli eurodeputati scelti dalle cittadine e dai cittadini che l’Ue e le sue decisioni istituzionali, possono e devono essere ’portate’ nei territori, al servizio delle europee e degli europei. Lo Sportello del cittadino europeo, SCE, è un progetto, del quale sono stata promotrice, che è nato proprio per valorizzare questo principio: offrire alle persone servizi e opportunità, ad esempio, di autoimprenditorialità, presenti nei bandi europei. Fra i vari temi, un’attenzione specifica è riservata a quello dell’imprenditoria delle donne e giovanile. Perché la resilienza e la capacità delle donne di mettersi in gioco, anche nel mondo del lavoro, non sono rappresentabili attraverso i numeri, ma sono dati di fatto, altrettanto concreti. E ne è esempio tangibile il frutto del lavoro proprio dello Sportello del cittadino europeo; poco più di un anno fa, è stato inaugurato a Latina il primo di questi spazi. Si tratta di un vero e proprio punto di incontro fra coloro che vogliono fare impresa e le opportunità specifiche al riguardo offerte dall’Europa, spiegate da professionisti del settore, che rappresentano una vera e propria guida in una prima fase di conoscenza e informazione. Fra i vari servizi attivi, uno è interamente dedicato alle informazioni sui bandi europei, diretti e indiretti, e alle procedure di adesione per la presentazione delle domande; e un’attenzione specifica è riservata proprio a quello dell’imprenditoria femminile e giovanile.
Ad oggi, gli sportelli presenti fra Lazio, Umbria e Marche, sono più di trenta. Prendendo in esame il lavoro del solo sportello di Latina, l’80% delle richieste di accesso ai bandi per creare un’impresa è stato fatto da donne. I primi risultati concreti sono da poco arrivati, considerando che la tempistica per il parere positivo comporta svariati mesi; cito, come esempio su tutte, due nuove future imprenditrici, che hanno da poco ricevuto la notizia di aver vinto i bandi. La prima nel settore del food, l’altra in quello dello spettacolo. In un momento di crisi del lavoro, queste donne rappresentano la determinazione e la forza di crearlo, attraverso l’autoimprenditorialità, dimostrandone i principi fondanti: trasformare l’intuizione, l’idea in qualcosa di concreto, capace di produrre business e, allo stesso tempo, di procurare soddisfazione personale.
Il domani è donna. Ed è ‘giovane’.
Lo Sportello del cittadino europeo lo sa
Formare e informare, rappresentano le basi per coloro che dovranno lavorare domani. Fra i servizi attivi dello Sportello del cittadino europeo, abbiamo pensato di dedicarne uno al futuro, destinato quindi a giovani donne e uomini ai quali garantire una guida attraverso il non sempre facilmente accessibile mare magnum delle regole UE. Tramite i programmi per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, è noto che l’Unione europea sviluppi e rafforzi la sua stessa dimensione, promuovendo la mobilità e incentivando la cooperazione internazionale, attraverso i programmi Erasmus e Corpo europeo di solidarietà. In particolare, l’Erasmus permette agli studenti universitari di intraprendere un periodo di studio in una università di altri Paesi membri dell’UE, o di Paesi extra-europei partner del programma. Lo SCE ha scelto di offrire ai giovani servizi di consulenza e informazione per questa opportunità, e garantisce inoltre di accompagnarli verso la conoscenza dei tirocini professionali offerti dalle istituzioni europee presso le proprie strutture e dipartimenti. Si tratta, al contempo, della possibilità per le donne e gli uomini del futuro di ‘imparare’ il funzionamento delle istituzioni europee, e di un contributo concreto alla loro formazione professionale. Attraverso questo aiuto concreto, le donne e gli uomini che offrono il loro tempo e la loro capacità professionale per lo Sportello del cittadino europeo, danno vita, per i giovani, a quell’impegno che Don Lorenzo Milani spiegò con la dichiarazione: “I care”.