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Roxana Mînzatu: lavorare per sostenere il capitale umano
Abbiamo intervistato Roxana Mînzatu, vicepresidente esecutiva nella Commissione europea. Classe 1980, rumena, a settembre del 2024 il governo del suo paese l’ha indicata come commissaria europea e la presidente, Ursula von der Leyen, le ha assegnato una delle cinque vicepresidenze, con l’importante delega alle persone, alle competenze e alla preparazione (è la prima volta che una vicepresidenza è esplicitamente dedicata ai temi sociali).
Tra le competenze attribuite alla vicepresidente Mînzatu nella Mission letter indirizzatale dalla presidente von der Leyen, è centrale l’obiettivo del rafforzamento del capitale umano dell’Unione europea al fine di preparare cittadini e cittadine ai cambiamenti e ai rischi derivanti dai grandi cambiamenti globali (demografico, climatico, digitale). Per conseguire tale risultato la vicepresidente è chiamata a orientare le politiche che attuano il Pilastro europeo dei diritti sociali al superamento delle sfide poste dalle carenze di competenze e di manodopera nell’UE, concentrandosi in particolare sull’istruzione e sulla formazione per tutti e l’inclusione dei gruppi sottorappresentati nel mercato del lavoro alfine di garantire che l’economia sociale di mercato operi a sostegno della trasformazione di industrie e società in un mercato unico più forte, solidale, competitivo, in grado di offrire posti di lavoro di qualità e maggiore uguaglianza. Il mandato affidatole prevede che un sempre maggior numero di persone esca dalla condizione di povertà, non ultimo, per conseguire il target fissato al 2030 di riduzione di almeno 15 milioni di persone a rischio di povertà nell’UE (Piano d’azione del pilastro sociale, 2021). In relazione a quest’ultima, Mînzatu dovrà guidare i lavori sulla prima strategia dell’UE contro la povertà e contribuire al piano europeo per gli alloggi a prezzi accessibili. In tema di lavoro, la vicepresidente dovrà occuparsi dell’impatto della digitalizzazione sul mercato del lavoro, della preparazione della tabella di marcia per l’occupazione di qualità (Quality Jobs Roadmap) ai fini di una transizione giusta da pubblicare entro il 2025, della migliore mobilità dei lavoratori - anche attraverso un’iniziativa sulla portabilità delle competenze e il loro riconoscimento tra paesi e l’introduzione di una laurea europea – nonché della creazione di un bacino di talenti (EU Talent Pool) per attrarre competenze dai paesi terzi in risposta alle esigenze attuali e future del mercato del lavoro europeo.
Nei primi cento giorni di attività della nuova Commissione, oltre ad aver avviato il dialogo con i giovani sulle materie di propria competenza (come richiesto dalla Presidente Ursula von der Leyen a tutti i componenti del nuovo esecutivo), Roxana Mînzatu ha presentato alcune importanti iniziative. Tra le altre, preme segnalare la “Union of Skills” lanciata nel corso del Social Forum 2025 a inizio marzo, che mira a superare le carenze di competenze e di manodopera nell’UE per affrontare adeguatamente le transizioni digitale e verde. L’iniziativa, che si compone di più azioni, affronta i limiti attuali dei sistemi di istruzione e formazione dei giovani e degli adulti, proponendo misure e attività per il mantenimento e riconoscimento delle competenze possedute, la riqualificazione e il miglioramento delle competenze delle persone sul lavoro e di quelle che sono alla ricerca di un’occupazione. Dell’iniziativa fanno parte un piano d’azione sulle competenze di base e un piano strategico in materia di istruzione STEM, che affrontano due delle più evidenti carenze di competenze nell’UE. Nel piano d’azione sulle basic skills rientrano le competenze in materia di lettura, matematica, scienze, digitale e cittadinanza, non solo per gli studenti inseriti nei percorsi di istruzione, ma anche per gli adulti. Come ribadito nella comunicazione della Commissione del 5 marzo 2025, le competenze matematiche sono alla base del pensiero logico e astratto e sono fondamentali per la vita di tutti i giorni, soprattutto, in un mondo sempre più tecnologizzato. Tra le abilità matematiche, rientra anche l’alfabetizzazione finanziaria che consente alle persone di prendere decisioni informate sulla base dei dati e le aiuta a sviluppare un approccio misurato all’assunzione di rischi (in particolare, i rischi finanziari). Partendo da queste considerazioni, il piano d’azione propone lo sviluppo di una strategia per l’alfabetizzazione finanziaria per studenti e adulti, affinché tutti siano in grado di prendere decisioni economiche e finanziarie ben informate lungo tutto l’arco della vita e di migliorare le loro prospettive lavorative e personali.
Entro il terzo trimestre del 2025, in collaborazione con la commissaria Albuquerque, responsabile per i servizi finanziari e l’Unione dei risparmi e degli investimenti, sarà proposta una strategia dell’UE in materia di alfabetizzazione finanziaria col fine di responsabilizzare, sensibilizzare e aumentare la partecipazione consapevole e informata di cittadini e cittadine sia al risparmio sia agli investimenti. Come indicato anche nei rapporti Draghi e Letta, infatti, è necessario aumentare il coinvolgimento delle persone al mercato degli investimenti; tuttavia, ciò sarà possibile solo se miglioreranno le conoscenze finanziarie tra i potenziali investitori al dettaglio e se l’Unione europea farà in modo che il mercato unico offra maggiori e migliori opportunità di investimento più rispondenti alle necessità effettive dei singoli individui (dal sostegno agli studi, all’avvio di una attività lavorativa in proprio, dalla creazione di una famiglia alla programmazione e capitalizzazione del risparmio pensionistico).
Da ultimo, ma non ultimo, il rilevante portafoglio della vicepresidente Mînzatu comprende tutte le priorità strategiche strettamente legate al Fondo sociale europeo Plus (FSE+): condizioni di lavoro sostenibili, riqualificazione delle competenze, adattabilità al mercato del lavoro, inclusione sociale delle persone più vulnerabili, comprese le persone con disabilità, e lotta alla povertà.
La profonda conoscenza ed esperienza nella programmazione e gestione dei fondi europei della Vicepresidente esecutiva, sono il miglior viatico per il prossimo negoziato sulla politica di coesione, che prenderà il via a giugno 2025 con la presentazione della bozza di regolamenti da parte della Commissione europea. I nuovi fondi potranno contribuire all’attuazione delle priorità del pilastro sociale compresa l’inclusione sociale e lavorativa di chi è più distante dal mercato del lavoro. Uno degli strumenti che si sono dimostrati più efficaci ai fini dell’integrazione socio-lavorativa è il microcredito. Nell’intervista che segue abbiamo chiesto alla Vicepresidente Mînzatu quali prospettive intravede per la microfinanza e il microcredito nelle politiche attuali e future dell’Unione europea e quale ruolo possano tali strumenti svolgere nell’attuazione dei principi del Pilastro sociale, anche con riferimento all’educazione finanziaria. Ne esce un quadro complessivamente positivo, dove la funzione sociale del microcredito è più volte sottolineata, l’intenzione di proseguire il supporto al settore è confermata per il prossimo quadro finanziario pluriennale, il monitoraggio e la valutazione delle iniziative e dei programmi sono indicati come attività imprescindibili per la verifica dell’efficacia ed efficienza di queste politiche e strumenti e i loro effetti sulla convergenza sociale nell’Unione europea.
What role do you think should be given to microfinance and microcredit in the implementation of the key principles of the European Pillar of Social Rights, in particular to facilitate access to employment, social inclusion and the autonomy of vulnerable people?
The microfinance sector plays a key role in implementing two of the headline targets of the European Pillar of Social Rights, to have at least 78% of the population aged 20 to 64 in employment and to reduce of at least 15 million in the number of people at risk of poverty or social exclusion by 2030. By helping financially excluded and vulnerable people to start their own business, microfinance creates jobs and helps people get an income to support themselves and their families. The sector also plays a key role in helping women overcome the barriers they still face in starting their own business.
This is why the EU has been supporting the microfinance sector for almost 15 years. Working closely with the sector, we provided EUR 12.3 bn of financing for micro- and social entrepreneurs and helpedcreate 800,000 jobs in micro- and social enterprises. We are now supporting microfinance under the InvestEU programme, which allocates EUR 2.8 billion to promote social investment and skills until 2027.
As highlighted in the Social Economy Action Plan, lack of access to finance is one of the main obstacles for social entrepreneurship to thrive. The finance gap for these enterprises is estimated at EUR 12.9 billion (2020). Given the importance attributed to the INVEST-EU Programme in overcoming the aforementioned finance gap, can you tell us whether and how the effectiveness of the Programme is being monitored by DG EMPL with respect to the real increase of the availability of resources for social inclusion enterprises and to the quality of the jobs to the most vulnerable persons (women, young Neet, LTU, people with disabilities, people with a migrant background)?
InvestEU has been successfully supporting social enterprises, even beyond our expectations. The interim evaluation of the InvestEU programme showed that for every €1 from the EU budget, the programme has the potential to mobilise up to €15 of investment. Thanks to our cooperation with the European Investment Fund, 1,602 social enterprises have already received loans for Euro 273 million, creating or supporting about 100,000 jobs.
InvestEU is not only about financing. It also provides advisory support, through the Advisory Hub and the Social Inclusive Finance Technical Assistance (SIFTA). Advisory services are key to strengthen the social finance market and build the capacity of the financial intermediaries working with social enterprises.
Supporting social enterprises and the social economy more broadly is and will remain a priority for the European Commission. We have started the work on the mid-term review of the Social Economy Action Plan. This will be an opportunity to reflect on the progress we have made so far and to identify new ways to strengthen the social economy.
In the “Letta Report” it is stated that the European population has little financial literacy and that the EU should foster its development in view of a stronger Single Market. Letta’s proposals also include integrating financial education into school curricula. Given the prominence of skills and education in your Mission as Executive Vice-President of the European Commission, how would you respond to this call?
Professor Letta was unfortunately quite right in being worried about the low degree of financial literacy among European citizens, and his call for action is certainly justified.
Financial literacy is crucial because it empowers individuals to make informed decisions about their money. It helps them avoid debt traps, understanding interest rates and loan terms. It is essential to know how to manage daily expenses, how to build savings, invest wisely and plan for their retirement. And it is of course especially important for business owners.
Financial literacy is one of the main topics of the Business Development Services that all microfinance institutions provide to beneficiaries. We will launch soon an innovative scheme combining InvestEU products with grants under the European Social Fund Plus to provide more business development services and trainings to the most vulnerable beneficiaries of microfinance.
You cannot have financial literacy without basic skills like maths and literacy, and there too we see huge problems across Europe. Our upcoming Action Plan on Basic Skills will tackle this head-on, making literacy, numeracy, and digital skills a priority across the EU.
And for adults, financial literacy can be integrated into training for workers in any sector, particularly for the self-employed and the managers of small companies. Increasing the share of adults that engage in training is one of the priorities of our upcoming Union of Skills.
The “Employment and social development in Europe review 2024” states that EUR 2.5 billion of the European Social Fund Plus 2021-2027 was allocated by the Member States to active labour policies for self-employment and business start-up. Does the Commission intend to maintain this approach in the 2028-2034 Cohesion Policy programming period? What space, if any, will be given to microfinance and microcredit also with a view to contributing to the implementation of the objectives of the Recommendation on the development of framework conditions for the social economy?
In the 2021-2027 programming period, the European Social Fund+ (ESF+) is indeed expected to invest about EUR 2.5 billion to finance various measures to support self-employment and business start-ups in Member States and their regions, including measures supporting access to microfinance and microcredit.
We will soon begin a reflection on the next programming period. The European Commission is set to present proposals for the 2028-2034 Multiannual Financial Framework (MFF) by 30 June 2025.
Given the current socio-economic landscape and the EU’s priorities on competitiveness, cohesion policy funds, including the ESF+, are likely to continue supporting self-employment and business creation. This includes a strong emphasis on social enterprises as a means of fostering the socio-economic integration of vulnerable groups.
I am confident that the ESF+ will maintain its support for microfinance and microcredit to help achieve its broader economic and social objectives.
Roxana Mînzatu, dopo la laurea in scienze politiche e quella in integrazione europea, ha lavorato nel ministero dedicato proprio all’integrazione europea e, in seguito, è stata manager e consulente per diversi progetti finanziati dall’UE (2004-2006).
L’impegno in politica, nel partito socialdemocratico, si è sviluppato dal livello locale fino a quello nazionale e, infine, europeo. Nel 2015 è stata segretario di Stato presso il ministero dei Fondi europei e ha guidato l’Agenzia nazionale per gli appalti pubblici. Eletta alla Camera dei deputati nel 2016, è stata segretaria della commissione industria e servizi e componente della commissione affari europei. Ministra per i fondi europei nel governo Dăncilă (2019), in seguito ha ricoperto l’incarico di segretario di Stato nel ministero per gli investimenti e i progetti europei (2021-22) e segretario di Stato con compiti di coordinamento del dipartimento per la valutazione integrata e il monitoraggio dei programmi finanziati con fondi pubblici ed europei nel Segretariato Generale del Governo (2022-2024). Eletta al Parlamento europeo a maggio 2024, nel gruppo dei socialisti e dei democratici, ha fatto parte della commissione sviluppo regionale.