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DIHCUBE l’EDIH italiano per il settore edile
Verso un’Europa più digitale: la rete degli European Digital Innovation Hub
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha intrapreso un ambizioso percorso per favorire la transizione digitale dei suoi sistemi produttivi e istituzionali. In questo quadro, una delle iniziative più rilevanti è certamente quella che ha dato vita alla rete degli European Digital Innovation Hub (EDIH), poli di innovazione distribuiti capillarmente sul territorio europeo e pensati come centri di riferimento per accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nell’adozione di tecnologie digitali avanzate. La missione è chiara: accelerare la digitalizzazione dell’economia, soprattutto delle piccole e medie imprese, rendendole più competitive, resilienti e sostenibili.
L’EDIH non è un semplice progetto, ma un’infrastruttura strategica prevista dal Programma Europa Digitale, il cui obiettivo è rafforzare la leadership europea nelle tecnologie digitali attraverso il finanziamento di iniziative concrete. A partire dal 2022, la Commissione Europea ha selezionato e cofinanziato i primi 136 poli, ampliando successivamente la rete fino a raggiungere, nel 2023, un totale di 151 hub presenti in tutta l’Unione. Con un investimento pubblico complessivo che supera i 640 milioni di euro – provenienti da fondi europei e da cofinanziamenti nazionali – la rete copre circa il 90% della popolazione attiva europea.
In Italia, sono stati attivati 13 hub ufficialmente finanziati dall’Unione Europea, a cui si affiancano 24 ulteriori poli premiati con il “Seal of Excellence”, un riconoscimento di qualità che ha permesso a queste realtà di essere sostenute con risorse nazionali. Il nostro Paese ha risposto con grande impegno, investendo oltre 148 milioni di euro per sostenere l’intera rete. Gli EDIH si distinguono non solo per il supporto tecnologico offerto, ma anche per la capacità di creare sinergie tra imprese, pubbliche amministrazioni, università e centri di ricerca, ponendosi come snodi cruciali degli ecosistemi regionali dell’innovazione.
Ogni hub si concentra su una o più tecnologie chiave, considerate strategiche per la competitività dell’UE. Tra queste spiccano l’Intelligenza Artificiale, la Cybersecurity e il Calcolo ad Alte Prestazioni (HPC), ma non mancano le applicazioni nei campi del cloud computing, della robotica, della realtà aumentata e virtuale, dei Big Data e dell’Internet of Things. Gli EDIH non sono centri astratti o generici: ciascuno si radica nel proprio territorio e nel proprio network, rispondendo alle vocazioni produttive locali. Alcuni poli sono dedicati al manifatturiero, altri all’agroalimentare, alla sanità, all’energia, alla cultura. E tra questi, emerge DIHCUBE, il Digital Innovation Hub dedicato al mondo delle costruzioni e dell’ambiente costruito.
DIHCUBE: il futuro digitale del settore delle costruzioni
Nel vasto panorama degli EDIH italiani, DIHCUBE - Digital Italian Hub for Construction and the Built Environment si distingue per il suo focus verticale su un comparto strategico quanto complesso: quello dell’edilizia. Con una durata triennale e un partenariato articolato composto da università, enti pubblici e aziende private, DIHCUBE si propone come motore della trasformazione digitale nel mondo delle costruzioni, un settore che in Italia rappresenta il 22% del PIL ma che, al contempo, è ancora caratterizzato da un basso livello di digitalizzazione, da una forte frammentazione e da una competitività limitata.
L’obiettivo di DIHCUBE è ambizioso: creare un vero e proprio ecosistema dell’innovazione, capace di coinvolgere l’intera filiera del settore. Non solo imprese costruttrici, ma anche progettisti, fornitori di materiali e tecnologie, software house, gestori, committenti pubblici e privati. A loro disposizione verrà messo un insieme integrato di servizi, dalla valutazione della maturità digitale all’affiancamento tecnologico, dalla formazione all’accesso ai finanziamenti, fino alla sperimentazione diretta di soluzioni innovative.
Il cuore dell’innovazione proposta da DIHCUBE è rappresentato dall’integrazione tra Intelligenza Artificiale, High Performance Computing e Sicurezza Informatica. Questo approccio consente di affrontare, in modo sistemico, le sfide della progettazione, della gestione di cantiere, della logistica e del monitoraggio delle infrastrutture. Il polo si propone anche come catalizzatore per la transizione verde, supportando le imprese nella scelta di materiali sostenibili, nell’ottimizzazione energetica e nella digitalizzazione dei processi edilizi.
Non meno importante è la dimensione europea del progetto. DIHCUBE è parte di una rete tematica che include altri sei hub europei dedicati al settore delle costruzioni, situati in Belgio, Finlandia, Germania, Portogallo, Polonia e Bulgaria. Questa connessione continentale rappresenta un’opportunità per condividere buone pratiche, sviluppare progetti congiunti e ampliare l’impatto delle azioni intraprese in Italia.
Il contributo dell’Ente Nazionale per il Microcredito al progetto DIHCUBE
Tra i partner di DIHCUBE, l’Ente Nazionale per il Microcredito è stato coinvolto – in virtù della sua missione istituzionale – per facilitare le imprese (e in particolare le PMI del settore) ad accedere a opportunità di finanziamento legate all’innovazione digitale.
Nell’ambito di DIHCUBE, l’ENM ha contribuito attivamente alla progettazione e all’implementazione dei servizi pensati per supportare le imprese nell’accesso al credito, nella comprensione dei bandi disponibili e nella costruzione di strategie di investimento sostenibili.
Tra i servizi offerti da ENM all’interno di DIHCUBE troviamo:
- Il monitoraggio continuativo delle misure di sostegno finanziario più rilevanti a livello europeo, nazionale e regionale.
- Attività di informazione, sensibilizzazione e formazione, sulle misure disponibili (inclusi gli strumenti di microfinanza), tramite l’organizzazione di workshop tematici, incontri con le imprese e momenti informativi.
- Accompagnamento alle imprese interessate, tramite consulenze individuali finalizzate all’analisi di bandi specifici, alla redazione delle domande e alla pianificazione di investimenti innovativi.
Nella prima fase di attività, ENM ha svolto una ricognizione approfondita delle fonti di finanziamento, con particolare attenzione ai programmi che promuovono la digitalizzazione, l’innovazione tecnologica e la transizione ecologica. La selezione ha incluso strumenti molto diversificati, dai contributi a fondo perduto ai prestiti agevolati, dagli incentivi fiscali ai finanziamenti misti. Sono stati analizzati parametri come gli ambiti tematici coperti, i soggetti beneficiari, le spese ammissibili, i criteri di selezione e le modalità di candidatura.
Dalla mappatura è emersa la rilevanza crescente di incentivi destinati all’efficientamento energetico, all’adozione del BIM, alla formazione delle competenze digitali e all’utilizzo di materiali innovativi. È stata anche evidenziata la complessità del panorama finanziario, caratterizzato da una frammentazione delle fonti e da procedure di accesso spesso articolate, che rendono ancora più prezioso il ruolo di accompagnamento svolto dall’ENM.
Il 2025 è un anno strategico per il settore delle costruzioni, grazie a una dotazione significativa di fondi pubblici. Il PNRR resta centrale, con oltre 45 miliardi destinati al comparto e altri 9,3 miliardi per l’efficienza energetica. Le misure più rilevanti includono il Piano Transizione 5.0, che incentiva la riduzione dei consumi energetici, e i Contratti di Sviluppo, focalizzati su sostenibilità e innovazione. Importanti anche il Fondo per la Transizione Industriale e il Fondo Nuove Competenze, rivolti all’aggiornamento delle professionalità.
Per le PMI spicca la Nuova Sabatini Capitalizzazione, che sostiene gli investimenti in tecnologie 4.0 e progetti green, con un’attenzione particolare alle aree del Mezzogiorno. Anche le Regioni, come Lombardia, Lazio e Campania, offrono bandi a fondo perduto o agevolati per la transizione ecologica e digitale.
Nonostante le opportunità, la digitalizzazione del settore resta bassa e la carenza di manodopera qualificata è un ostacolo concreto. Le imprese che sapranno investire in innovazione, formazione e sostenibilità avranno un vantaggio competitivo decisivo. In questo contesto, l’accesso ai servizi DIHCUBE, e in particolare ai servizi ENM per l’accesso a risorse per finanziare investimenti in digitalizzazione, appaiono come una opportunità da non mancare per le PMI del settore.
Conclusioni
A livello europeo, la digitalizzazione del settore edile rappresenta una sfida e al contempo un’opportunità. L’edilizia è uno dei comparti storicamente meno digitalizzati, ancora fortemente legato a pratiche tradizionali e a una struttura produttiva frammentata. Tuttavia, la crescente pressione ambientale, l’evoluzione normativa, le esigenze di sostenibilità e l’impatto delle recenti crisi internazionali – dalla pandemia alle tensioni geopolitiche – stanno accelerando una transizione ormai ineludibile. La digitalizzazione, infatti, si sta imponendo come leva fondamentale per incrementare la produttività, migliorare la sicurezza nei cantieri, ridurre l’impatto ambientale e attrarre nuove professionalità nel settore.
A guidare questa trasformazione vi sono alcune tecnologie chiave: il Building Information Modeling (BIM), sempre più utilizzato per la progettazione e la gestione del ciclo di vita degli edifici; l’Internet of Things (IoT), che consente il monitoraggio in tempo reale delle infrastrutture; i sensori intelligenti e i sistemi di scansione 3D, capaci di rilevare dati fondamentali per la manutenzione predittiva; i droni per la sorveglianza dei cantieri; la robotica e la stampa 3D per la realizzazione di componenti costruttivi in modo rapido e preciso; e, non da ultimo, l’Intelligenza Artificiale per l’analisi dei dati, la pianificazione e il controllo dei costi. Sebbene molte di queste soluzioni siano ancora in fase di sviluppo o adozione limitata, è ormai evidente che il futuro del comparto passerà necessariamente attraverso il loro impiego integrato.
In questo contesto, il ruolo delle micro e piccole imprese (PMI) è tanto cruciale quanto delicato. Nell’Unione Europea, oltre il 90% delle imprese del settore delle costruzioni è composto da PMI, una percentuale che in Italia raggiunge addirittura il 95%. Queste realtà rappresentano l’ossatura del sistema produttivo edile, ma spesso si trovano in difficoltà nell’adottare strumenti digitali, a causa di risorse economiche limitate, carenze di competenze tecniche, scarsa consapevolezza dei benefici e difficoltà nell’accesso ai finanziamenti. La digitalizzazione per le PMI non è solo una questione tecnologica, ma anche organizzativa e culturale.
Già il rapporto della Commissione Europea risalente al 2021 (Osservatorio europeo sul settore delle costruzioni - “La digitalizzazione nel settore delle costruzioni Report analitico Aprile 2021”) sulla transizione del settore edile, aveva identificato come uno dei principali ostacoli per le MPI la difficoltà di accesso a risorse finanziarie per coprire l’investimento in hardware e software, seguiti dalla mancanza di personale qualificato e dalla complessità dei processi di adozione. Allo stesso tempo, però, sono proprio le PMI a poter trarre i maggiori benefici da un corretto percorso di digitalizzazione: maggiore efficienza operativa, controllo dei costi, tracciabilità dei materiali, accesso a nuovi mercati, miglioramento della sicurezza e della sostenibilità dei cantieri. Inoltre, l’introduzione di strumenti digitali può facilitare l’accesso a commesse pubbliche, sempre più legate a requisiti digitali come l’adozione del BIM o la rendicontazione dei parametri ESG.
L’Ente Nazionale per il Microcredito e hub come DIHCUBE sono chiamati a colmare questo divario, offrendo alle PMI supporto personalizzato, formazione e strumenti finanziari per accompagnarle lungo il percorso di transizione. Iniziative come la creazione di cataloghi di opportunità di finanziamento, l’erogazione di workshop e pillole formative sulla microfinanza, l’organizzazione di assessments digitali e la consulenza su bandi europei e nazionali sono strumenti essenziali per rendere la digitalizzazione accessibile anche ai piccoli operatori.
BIM (Building Information Modeling) e ESG (Environmental, Social, Governance) sono due approcci che possono essere combinati per promuovere la sostenibilità e la responsabilità sociale nella progettazione e costruzione di edifici.
BIM
- Consente di gestire i dati di un edificio lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla progettazione alla demolizione
- Permette di ottimizzare i processi decisionali, ridurre gli impatti ambientali ed energetici
- Fornisce un quadro dettagliato e organizzato di tutte le informazioni dell’opera
- Consente di prevedere costi e tempi di realizzazione
ESG
- Consente di verificare, misurare e sostenere l’impegno di un’impresa o di un’organizzazione in termini di sostenibilità
- Considera fattori etici che trascendono l’analisi finanziaria tradizionale
- Si riferisce a tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale e di governance
Combinando BIM e ESG, è possibile:
- Calcolare in fase preliminare scenari e impatti ambientali
- Sostenere l’impegno in termini di sostenibilità
- Promuovere sound governance
- Contribuire a un’edilizia che si allinea ai principi di responsabilità ambientale, equità sociale e accountability aziendale
- Gestire in modo integrato, interoperabile e proiettato nel tempo il costruito
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