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GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO: l’Agenda 2030 Dal credito alla cittadinanza economica: come cambiare il mondo
di Gianluca Giliberto
Abstract
In an era defined by complex and interconnected challenges, microcredit is emerging as a key tool to foster economic inclusion, social cohesion, and sustainable development. This article examines the role of[1] microcredit in Italy within the framework of the 2030 Agenda, with a particular focus on Goal 1 (Eradicate poverty), Goal 4 (Quality education) and Goal 8 (Decent Work and Economic Growth). Special attention is given to its impact on vulnerable groups, including women (Goal 5), migrants, and NEET youth to combat inequality (Goal 10). Central to the analysis is the work of the Italian National Agency for Microcredit, which has helped shape a national model of microfinance aligned with active labor market policies, based on territorial networks, tailored training, and personalised support. The article also explores the contribution of microcredit in the context of Human[2] Rights, its connection to ethical finance, and the recognition of access to credit as a human right, as demonstrated by initiatives such as the “Microcredit for Great Ideas” program by the Ethical Finance Foundation. Drawing on insights from ASviS reports, the piece concludes by outlining future challenges and prospects for the sector, including digitalisation, ecological transition, the inclusion of emerging forms of vulnerability, and a cultural shift towards rights-based finance. Microcredit thus emerges not merely as a financial mechanism, but as a transformative driver capable of reshaping the economy along more equitable, participatory, and sustainable lines.
In un’epoca definita da sfide complesse e interconnesse, il microcredito sta emergendo come strumento chiave per promuovere l’inclusione economica, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile. Questo articolo esamina il ruolo del microcredito in Italia nel quadro dell’Agenda 2030, con particolare attenzione all’Obiettivo 1 (Sconfiggere la povertà), all’obiettivo 4 (Istruzione di qualità) e all’Obiettivo 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica). Particolare attenzione viene data al suo impatto sui gruppi vulnerabili, tra cui le donne (Obiettivo 5), i migranti e i giovani NEET per combattere le disuguaglianze (Obiettivo 10). Al centro dell’analisi c’è il lavoro dell’Ente Nazionale per il Microcredito, che ha contribuito a creare un modello nazionale di microfinanza allineato con le politiche attive del mercato del lavoro, basato su reti territoriali, formazione su misura e supporto personalizzato. L’articolo esplora anche il contributo del microcredito nel contesto dei diritti umani, il suo legame con la finanza etica e il riconoscimento dell’accesso al credito come diritto umano, come dimostrato da iniziative quali il programma “Microcredito per grandi idee” della Fondazione Finanza Etica. Basandosi sugli spunti tratti dai rapporti dell’ASviS, il pezzo si conclude delineando le sfide e le prospettive future per il settore, tra cui la digitalizzazione, la transizione ecologica, l’inclusione di forme emergenti di vulnerabilità e un cambiamento culturale verso una finanza basata sui diritti. Il microcredito emerge quindi non solo come meccanismo finanziario, ma come motore di trasformazione in grado di rimodellare l’economia secondo linee più eque, partecipative e sostenibili.
Parole chiave: Microcredito; Inclusione finanziaria; Lavoro dignitoso; Povertà zero; Resilienza economica; ENM; Agenda 2030; Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs);
ASviS; Imprenditorialità sociale; Uguaglianza di genere
Sommario
- Introduzione: l’urgenza dello sviluppo sostenibile
- Il microcredito contro la povertà: emancipazione economica, istruzione e parità
- Lavoro e uguaglianza: uno strumento di inclusione e sviluppo
- Il ruolo dell’Ente Nazionale per il Microcredito e la governance italiana
- ASviS: indicatori, analisi e raccomandazioni
- Microcredito made in Italy: innovazione sociale per la società del domani
- Conclusione: la finanza che cambia il futuro
- Introduzione: l’urgenza dello sviluppo sostenibile
Povertà, disoccupazione, esclusione finanziaria. Sono queste le grandi fratture del nostro tempo, e non risparmiano neppure le economie più avanzate come l’Unione Europea. Milioni di persone vivono in condizioni di vulnerabilità economica e lavorativa. È in questo contesto che prende forma l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata dalle Nazioni Unite nel 2015, con 17 obiettivi globali per costruire un futuro più equo e resiliente. Al centro, la promessa di sradicare la povertà e garantire a tutti l’accesso a opportunità reali di crescita.
All’interno di questa cornice, il microcredito evolvendo da strumento finanziario a motore di capacitazione economica e diritti umani, si afferma come uno strumento trasversale a molti degli obiettivi strategici dell’Agenda. Non si limita, infatti, a favorire l’accesso al credito per le persone escluse dal sistema bancario tradizionale, ma agisce come leva multidimensionale: facilita l’inclusione finanziaria, stimola la partecipazione economica, sostiene l’educazione imprenditoriale, rafforza la coesione territoriale, promuove la parità di genere e contribuisce alla costruzione di sistemi economici più resilienti e partecipativi.
Ma come si passa dalla teoria alla realtà per chi non ha un impiego, né garanzie per ottenere credito o avviare un’attività? Per comprenderne il ruolo, è necessario tornare ai Millennium Development Goals (MDGs), in vigore dal 2000 al 2015. Anche se meno articolati rispetto agli SDGs, gli MDGs hanno aperto la strada a un approccio allo sviluppo basato sull’inclusione sociale e sull’accesso ai servizi essenziali. Fu in quegli anni che strumenti come il microcredito si affermarono come leve per emancipare economicamente i più fragili, grazie anche all’esperienza di Muhammad Yunus e della Grameen Bank. L’Agenda 2030 non solo raccoglie quelle eredità, ma la potenzia: si parla ora di ecosistemi territoriali capaci di generare occupazione, coesione sociale e autoimprenditorialità. Significa offrire a chi è escluso dal sistema economico strumenti reali per autodeterminarsi e costruire una traiettoria di sviluppo sostenibile.
Tra gli SDGs, ve ne sono alcuni in cui il contributo del microcredito risulta particolarmente incisivo:
- Obiettivo 1: Sconfiggere la povertà: il microcredito sostiene l’autoimpiego e la creazione di reddito per le fasce più fragili.
- Obiettivo 4: Istruzione di qualità: attraverso programmi formativi integrati, il microcredito fornisce ai beneficiari competenze imprenditoriali e strumenti per una cittadinanza economica attiva, promuovendo opportunità di apprendimento permanente e inclusivo.
- Obiettivo 5: Uguaglianza di genere: rafforza l’autonomia economica delle donne attraverso accesso a credito e supporto.
- Obiettivo 8: Lavoro dignitoso e crescita: incentiva l’imprenditorialità e la transizione verso l’occupazione formale.
- Obiettivo 10: Ridurre le disuguaglianze: facilita l’accesso al credito per i più vulnerabili, riducendo le disparità sociali e territoriali.
Due obiettivi1, in particolare, fotografano le sfide più pressanti: l’Obiettivo 1 e l’Obiettivo 8.
In Italia, questo cambiamento passa concretamente attraverso il lavoro dell’Ente Nazionale per il Microcredito, che coniuga strumenti di finanziamento, percorsi di formazione e accompagnamento personalizzato per chi vuole costruire il proprio futuro. Un impegno che si riflette nei dati dell’ASviS, che ogni anno monitora i progressi dell’Italia rispetto agli SDGs: proprio la finanza inclusiva viene riconosciuta come uno degli assi strategici per combattere le disuguaglianze e generare lavoro.
- Il microcredito contro la povertà: emancipazione economica, istruzione e parità
Lo sradicamento della povertà in tutte le sue forme rappresenta la prima missione dell’Agenda 2030. Per realizzarla, le Nazioni Unite riconoscono un ruolo cruciale all’inclusione finanziaria, che consente a individui e famiglie di accedere a risorse economiche di base, rompendo il ciclo dell’esclusione e creando nuove opportunità di sviluppo umano e sociale.
Questa consapevolezza non nasce con gli SDGs, ma affonda le radici nei Millennium Development Goals (2000–2015). Già allora, il microcredito fu valorizzato come strumento strategico per raggiungere gli obiettivi di riduzione della povertà estrema e consentire a milioni di persone escluse dal sistema bancario tradizionale di intraprendere percorsi di autonomia economica. La sua efficacia deriva da un approccio integrato: piccoli prestiti accompagnati da tutoraggio e percorsi di alfabetizzazione economica hanno permesso a milioni di persone escluse dal sistema bancario tradizionale di avviare attività produttive, migliorare le condizioni abitative e investire nell’istruzione dei figli.
Con l’avvento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il microcredito ha visto ampliarsi il proprio campo d’azione. Oggi, il suo contributo va ben oltre l’Obiettivo 12: incide in modo trasversale anche sull’Obiettivo 4, favorendo l’accesso a percorsi di apprendimento permanente attraverso l’integrazione di formazione e accompagnamento nei progetti di microfinanza; e sull’Obiettivo 5, promuovendo l’empowerment femminile mediante strumenti finanziari mirati che sostengono l’autonomia e l’imprenditorialità delle donne.
L’impatto di queste azioni è tanto più rilevante se contestualizzato nella realtà socioeconomica italiana. Secondo la definizione dell’ISTAT, una famiglia si trova in condizione di povertà assoluta quando la sua spesa mensile per consumi è pari o inferiore al valore monetario di un paniere di beni e servizi considerati essenziali per evitare gravi forme di esclusione sociale. Questo paniere varia in base alla composizione familiare, all’area geografica e al tipo di comune di residenza. Nel 20233, la povertà assoluta ha coinvolto l’8,4% delle famiglie residenti in Italia, pari a poco più di 2,2 milioni di nuclei familiari, e quasi 5,7 milioni di individui, corrispondenti al 9,7% della popolazione totale . L’incidenza è particolarmente elevata tra le famiglie con almeno uno straniero, raggiungendo il 30,4%, rispetto al 6,3% delle famiglie composte solamente da italiani.
Alla luce di questi dati, diventa evidente come il microcredito non sia semplicemente una misura economica, ma un dispositivo flessibile di emancipazione per rafforzare la resilienza finanziaria delle famiglie, sostenere microimprese e affrontare le vulnerabilità economiche. Lo aveva già affermato l’ONU nel 2005, durante l’Anno Internazionale del Microcredito, sottolineando la necessità di costruire sistemi finanziari in grado di raggiungere anche le economie informali e i soggetti più vulnerabili. Oggi questa visione viene rilanciata nella cornice dell’Agenda 2030, ponendo il microcredito come leva per rafforzare la resilienza comunitaria, creare opportunità economiche, educative e sociali.
- Lavoro e uguaglianza: uno strumento di inclusione e sviluppo
Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, garantendo a tutte le persone un lavoro dignitoso e produttivo: sono questi i pilastri su cui si fonda l’Obiettivo 8 dell’Agenda 2030. Tuttavia, per trasformare queste aspirazioni in realtà, è necessario agire sulle condizioni strutturali che limitano l’accesso al mercato del lavoro, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione. È in questo contesto che il microcredito si configura come una leva concreta per stimolare l’imprenditorialità, generare occupazione e promuovere una partecipazione economica più equa.
Nel panorama italiano, gli strumenti di microfinanza sono stati utilizzati in modo mirato per raggiungere specifici gruppi a rischio di esclusione, come giovani NEET, donne e persone con background migratorio. Il progetto “Microcredito di Libertà”, ad esempio, si rivolge a donne vittime di violenza economica, offrendo loro accesso a finanziamenti, formazione e mentoring con l’obiettivo di favorire l’autoimpiego e ricostruire percorsi di autonomia personale e professionale. Parallelamente, il programma Yes I Start Up, promosso dall’ENM in collaborazione con Anpal e Invitalia, ha formato migliaia di giovani inattivi, fornendo loro competenze imprenditoriali e accompagnandoli nell’avvio di microimprese su tutto il territorio nazionale.
Queste iniziative non rappresentano solo risposte a emergenze sociali, ma generano effetti strutturali. Da un lato, favoriscono l’inclusione lavorativa di soggetti marginalizzati; dall’altro, contribuiscono in modo diretto all’attuazione dell’Obiettivo 10 dell’Agenda 2030, che mira a ridurre le disuguaglianze economiche e sociali, sia all’interno dei Paesi che tra di essi. L’accesso al credito non è, infatti, soltanto una questione economica, ma una condizione abilitante per esercitare il diritto al lavoro, all’autonomia economica e alla cittadinanza attiva.
Oltre all’inclusione sociale, il microcredito svolge un ruolo essenziale nel rafforzamento del tessuto produttivo italiano, composto in larga parte da micro e piccole imprese. Attraverso finanziamenti agevolati, servizi di tutoraggio, assistenza tecnica e supporto nella gestione progettuale, la microfinanza stimola la resilienza delle PMI, incentiva l’innovazione e rafforza la loro capacità di adattamento in un mercato ormai globale e in continua evoluzione.
Un passo significativo in questa direzione è stato compiuto con l’adozione del Decreto Ministeriale n. 2114 del 20 novembre 2023, entrato in vigore il 12 gennaio 2024. La riforma ha ampliato l’accesso al microcredito anche alle Srl ordinarie, innalzando i massimali finanziabili a 75.000 euro (e fino a 100.000 euro per le società), estendendo la durata a 10 anni e rimuovendo vincoli legati all’anzianità della partita IVA e ai requisiti patrimoniali. Si tratta di un intervento normativo che rafforza l’efficacia del microcredito come strumento di politica inclusiva, pienamente in linea con gli obiettivi e i principi dell’Agenda 2030.
In questa prospettiva, il microcredito non si limita a rispondere a fragilità individuali: è un meccanismo di riequilibrio strutturale, capace di connettere inclusione economica, empowerment e sviluppo sostenibile.
- Il ruolo dell’Ente Nazionale per il Microcredito e la governance italiana
Nell’architettura istituzionale italiana dedicata all’inclusione finanziaria, l’Ente Nazionale per il Microcredito rappresenta il nodo strategico di una rete sempre più capillare. Attraverso progetti come MICRO-WORK, l’Ente ha rafforzato il proprio impegno sul territorio con l’attivazione di sportelli informativi locali, finalizzati a promuovere il microcredito come politica attiva per il lavoro. Questi presìdi, operativi in numerose regioni italiane, non si limitano alla diffusione informativa: forniscono orientamento, consulenza, formazione e mentoring, accompagnando i cittadini lungo tutto il percorso di accesso al credito. In questo modo, il microcredito diventa un’opportunità reale e strutturata, non solo un’astrazione normativa.
Accanto a ciò, l’ENM promuove anche progetti di microcredito sociale, dedicati a persone in condizioni di temporanea vulnerabilità economica che necessitano di un sostegno per affrontare spese essenziali, dalla salute alla casa, fino all’istruzione. Questa dimensione sociale del microcredito integra la funzione redistributiva del welfare con strumenti di responsabilizzazione e accompagnamento, ponendosi come risposta concreta alle nuove forme di disagio diffuse anche nelle economie avanzate.
L’azione dell’ENM si inserisce in una governance multilivello, che coinvolge istituzioni locali, nazionali e organismi internazionali, in sinergia con le strategie per l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. In particolare, gli obiettivi 1-4-8 trovano attuazione concreta attraverso questa rete di servizi, che mira a costruire un’infrastruttura solida di finanza inclusiva.
- ASviS: indicatori, analisi e raccomandazioni
Ogni anno, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) pubblica un quadro articolato sull’andamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, evidenziando i progressi, le criticità e le traiettorie possibili per uno sviluppo più equo e sostenibile. Nel Rapporto 2023, l’ASviS sottolinea come gli Obiettivi 1 e 8, centrali anche per il microcredito, continuino a registrare ritardi strutturali, che richiedono un rafforzamento delle politiche pubbliche e un maggiore coordinamento tra misure sociali, strumenti finanziari e azioni formative.
Sul versante della povertà (Obiettivo 1), l’Italia mostra una delle performance peggiori a livello europeo. Sebbene nel 2024 siano entrate in vigore nuove misure come l’Assegno di inclusione (Adi) e il Supporto per la formazione e il lavoro (SFL), queste coprono solo in parte la platea raggiunta in passato dal Reddito di cittadinanza, lasciando “scoperte fasce consistenti della popolazione più vulnerabile”. Il rischio, avverte l’ASviS, è quello di “frammentare ulteriormente il sistema delle tutele”, indebolendo la capacità del Paese di garantire una protezione efficace e universale.
Anche l’Obiettivo 8 presenta un quadro in chiaroscuro, con segnali di miglioramento parziale ma persistenti criticità. Il tasso di occupazione femminile5 infatti si attesta al 53,5%, contro il 71,1% maschile, mentre la percentuale di giovani NEET, sebbene in calo negli ultimi cinque anni, “resta ancora troppo elevata per una democrazia avanzata”. Il mercato del lavoro è segnato da un’elevata instabilità: tre milioni di persone hanno un contratto a tempo determinato, di cui due milioni lavorano part-time in modo involontario. A ciò si aggiunge il peso del lavoro irregolare, che coinvolge ulteriori tre milioni di lavoratori, spesso privi di tutele fondamentali.
Di fronte a questo scenario, l’ASviS nelle sue analisi6 ribadisce la necessità di rafforzare il coordinamento tra le politiche attive del lavoro, le misure di welfare e gli strumenti di inclusione finanziaria. È in questo quadro che il microcredito viene identificato come una leva potenzialmente decisiva, ma da integrare in una strategia di sistema più ampia: «Il microcredito (si legge nel Rapporto) va collocato all’interno di politiche strutturali di contrasto alla povertà, con incentivi all’occupazione stabile e un’attenzione specifica ai lavoratori precari e ai soggetti più vulnerabili».
Ciò che si evince da ciò è che la sola erogazione di credito non basta: servono interventi multidimensionali e coerenti con una visione integrata dello sviluppo. In questo senso, il microcredito può agire da fattore moltiplicatore, a condizione che sia accompagnato da percorsi formativi, servizi di accompagnamento e azioni coordinate su scala territoriale. Solo un approccio sistemico, che tenga insieme occupazione, reddito, competenze e accesso al credito, potrà condurre l’Italia a progressi reali e misurabili nella realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030.
6. Microcredito made in Italy: innovazione sociale per la società del domani
Nel quadro della tutela dei Diritti Umani, il legame tra libertà individuali, pari opportunità e strumenti di autonomia economica si rivela quanto mai attuale. In tale contesto, il microcredito si configura anche come presidio concreto del diritto all’iniziativa economica e alla dignità del lavoro, in linea con i principi della finanza etica ed ai valori centralizzati all’interno dell’Agenda 2030.
In questa prospettiva, la microfinanza si inserisce nel solco della finanza etica, basata sulla valutazione dell’impatto sociale e ambientale degli investimenti e sulla centralità della persona. Iniziative come il bando “Microcredito per grandi idee”7, promosso dalla Fondazione Finanza Etica, ne sono un esempio emblematico: sostegni fino a 25.000 euro per persone con background migratorio, finalizzati all’avvio di attività imprenditoriali ad alto valore sociale, accompagnati da formazione e supporto. Si tratta di interventi che integrano la dimensione economica con quella dei diritti civili, contribuendo a creare percorsi di inclusione attiva e protagonismo civico. La finanza etica, fondata sulla valutazione dell’impatto sociale e ambientale degli investimenti, interpreta il credito come diritto umano e strumento di equità. In questa prospettiva, il microcredito si conferma un ponte tra giustizia sociale e sviluppo sostenibile, capace di incidere strutturalmente sulle disuguaglianze e promuovere un’economia orientata al benessere collettivo.
7. Conclusione: la finanza che cambia il futuro
In un contesto globale caratterizzato da transizioni complesse e crisi interconnesse, economiche, ambientali, sanitarie e sociali, il microcredito si consolida come leva strutturale di resilienza e inclusione. Dal quadro degli Obiettivi del Millennio fino all’attuale Agenda 2030, con particolare riferimento ai Goal 1, 4,5, 8, 10, la microfinanza ha mostrato una crescente capacità di ibridarsi con le politiche pubbliche, offrendo risposte efficaci alle fragilità economiche e occupazionali. L’azione dell’Ente Nazionale per il Microcredito, attraverso un sistema integrato di sportelli territoriali, percorsi formativi e strumenti di accompagnamento, ha lo scopo di servire come pilastro della governance multilivello per lo sviluppo sostenibile. Il microcredito italiano si distingue per la sua prossimità ai bisogni reali dei cittadini, per la capacità di generare impatto nei territori e per la sua propensione a innovare: una buona pratica replicabile che concilia sostenibilità economica, inclusione sociale e coesione. Dimostrando di essere un modello in continua evoluzione, si configura come esempio di buona pratica a livello europeo.
Guardando al futuro, sarà essenziale potenziare il ruolo del microcredito attraverso soluzioni ibride, tecnologie accessibili, strumenti digitali inclusivi, e alleanze intersettoriali con il mondo produttivo, accademico e istituzionale. Ma soprattutto, sarà necessario un cambio di paradigma culturale: riconoscere che la finanza, se orientata alla persona e fondata su principi di giustizia sociale, può diventare agente trasformativo.
Per realizzare questa visione, occorre il coinvolgimento attivo di tutti gli attori dell’ecosistema8: policy maker, enti locali, imprese, terzo settore, sistema educativo e cittadini. Solo un impegno condiviso potrà consolidare un’economia che non lasci indietro nessuno.
Una finanza diversa è possibile. Il microcredito, radicato nei diritti, proiettato verso l’innovazione, integrato nelle politiche pubbliche, ne è oggi la dimostrazione concreta.
NOTE
1 ONU – Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: https://unric.org/it/agenda-2030/
2 ONU – Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, Obiettivi 1, 4, 5, https://unric.org/it/agenda-2030/
3 ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica (2024), La povertà in Italia – Anno 2023, Comunicato stampa del 25 marzo 2024.
4 Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), Decreto Ministeriale 20 novembre 2023, n. 211 – “Modifiche al microcredito imprenditoriale”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 301 del 28 dicembre 2023.
5 United Nations, Millennium Development Goals Report 2015; Yunus M., Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, 2007.
6 ASviS, Rapporto annuale 2023: L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
7 Fondazione Finanza Etica – Bando “Microcredito per grandi idee”: https://www.finanzaetica.info/
8 ONU, Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, Risoluzione A/RES/70/1, 2015.