La cultura che crea ponti Intervista alla direttrice dell’istituto di cultura italiana Silvana de Maio

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di Teodoro Fulgione

Un mondo lontano per tanti aspetti, a partire ovviamente da quello geografico, ma Giappone e Italia hanno qualcosa che li lega, talvolta in modo del tutto inaspettato: cultura e trasformazione sociale.

L’Expo di Osaka 2025 rappresenta un’opportunità per mettere a contatto due mondi e permettere di conoscersi meglio. In tal senso l’attività dell’Istituto di Cultura dell’Italia a Tokyo è fondamentale.

Silvana De Maio dal 2022 ne coordina le attività come direttrice dello stesso istituto. Un punto di vista privilegiato per osservare questa realtà con un accento a tutti gli aspetti relativi all’arte e una attenzione alle dinamiche sociali.

Il Giappone sta vivendo anni di profonda trasformazione. L’immagine di un Paese dove tutti lavorano per le grandi multinazionali nipponiche - colossi che vanno dall’elettronica alle automobili – sta lasciando spazio alla piccola iniziativa privata. Uno schema che ci rende più vicini. Protagonisti di questa trasformazione sono i giovani.

“In Giappone esiste da sempre una realtà di piccole e medie imprese – spiega la direttrice De Maio - E forse è uno dei motivi per i quali c’è vicinanza con l’Italia. È vero. Esistono le grandi realtà come la Honda o la Suzuki per citare solo alcune delle più famose ma nelle numerose e diverse prefetture, magari lontane da Tokyo, ci sono realtà più piccole. Penso ad esempio alle aziende che producono la componentistica”. Un modello che potrebbe ricordare quanto avviene, ad esempio, in alcune regioni del nord e del sud Italia per l’indotto dell’automotive.

“Inoltre – insiste la direttrice con un entusiasmo che lascia trapelare passione e conoscenza del Paese – ora, come riflesso dell’arrivo massiccio di stranieri, sia orientali che occidentali tra i quali tantissimi italiani, c’è un enorme ritorno di attenzione alle produzioni tradizionali come, ad esempio, quelle agricole. Queste realtà stanno avendo un boom. Per far capire l’impatto che ha sul Paese c’è un dato utile: tutte le mattine le tv nazionali presentano un settore al grande pubblico. Ad esempio, il sakè sta riscontrando un enorme successo: c’è una forte richiesta per avere licenze in modo da aprire nuove piccole aziende di produzione. Si stanno sviluppando i corsi per assaggiatori di sakè, sia per giapponesi che per stranieri. Non è soltanto una moda”, ci tiene a precisare. Una dinamica che ricorda quanto è avvenuto e avviene in Italia con il settore del vino: tradizione e tanti posti di lavoro per i giovani. “Ovviamente ci sono le grandi realtà aziendali ma stanno nascendo le piccole imprese che stanno riscontrando un interesse. E questo avviene anche nell’alimentare: penso alla produzione delle alghe per la cucina fusion o a quella di prodotti tipici locali come il tofu o il misu.

“L’artigianato locale è un settore dove ci sono sempre più imprese – spiega De Maio - C’è un sottobosco in fermento che forse non si nota a una prima osservazione del Paese. I giovani stanno scoprendo che c’è l’interesse per tutti questi settori”.

Le attività dell’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo risalgono al 1939. La sede, distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stata più volte ristrutturata, l’ultima volta nel 2003 su progetto dell’architetto Gae Aulenti. Dal 1997 l’insegnamento della lingua italiana ha avuto una spinta propulsiva che ha visto salire il numero degli iscritti fino ai 4000 studenti attuali.

“Gli italiani stanno aumentando tantissimo. Rispetto a 30 anni fa sono più che raddoppiati. Al di là delle grandi aziende che sono qui da decenni. In questo il ruolo dell’ambasciata fa da ponte tra aziende italiane e giapponesi. Dall’agroalimentare allo spazio. L’Itaila desta sempre tanto interesse”. “Il Giappone è in un momento di cambio anche nei rapporti con il Belpaese: “Soprattutto per la cultura ci troviamo in una fase di transizione – sottolinea - Per decenni la cultura italiana è stata conosciuta dalle élite del paese, ora questo strato della società sta lasciando la propria eredità alle nuove generazioni. Iniziano a esserci giovani molto interessati all’Italia, alla sua musica, al cinema e alla stessa cucina ma con una preparazione che va coltivata, va arricchita”. Ci sono aspetti economici che ovviamente influiscono: “Con la svalutazione dello yen i giovani che riescono a venire in Italia non sono tanti. In genere è difficile che i giapponesi lascino il loro Paese anche perché vivono bene”. Il paragone con l’Italia e i suoi giovani è automatico. Il ruolo che il Microcredito ha svolto è importante e ha aiutato tanti nuovi piccoli imprenditori che, come i loro corrispettivi giapponesi, hanno bisogno di una spinta per dare vita alle loro realtà imprenditoriali.

L’Istituto Italiano di Tokyo coordina le attività e contribuisce al processo di diffusione della cultura italiana: “Come Istituto stiamo ospitando alcune delle realtà che si stanno presentando a Expo 2025 Osaka. Tanti italiani vengono sia per prendere contatti che per capire le prospettive di promozione del settore culturale di cui si occupano. Chi dall’Italia viene in Giappone passa sempre per Tokyo. Fare squadra è
importante perché si conosce meglio il Paese, si scambiano informazioni e conoscenza. Lavorando insieme si riesce a raggiunge più settori di interesse”.

“Come istituto stiamo veramente sviluppando molti progetti – ricorda Di Maio – A breve avremo il simposio su Italo Calvino qui nella sede dell’Istituto e alla Tokyo University. Poi ci sarà una tavola rotonda sui 60 anni della Carta di Venezia per la conservazione del patrimonio dell’umanità, un documento del ’64”.

“Nella cultura continua a investire lo stato giapponese ma anche le aziende editoriali hanno un grande ruolo nella realizzazione di grandi mostre cavalcando l’onda dell’Expo. Noi collaboriamo con alcune realtà importanti: un vanto è il Festival del cinema italiano che realizziamo collaborando con Cinecittà”.

In Giappone l’età media della popolazione è alta, come in Italia, e iniziano a vedersi fenomeni di povertà ai quali gli abitanti non erano abituati. “La povertà ovviamente è ovunque, anche in Giappone – afferma Di Maio – Sta aumentando purtroppo. Ora sono frequenti anche in tv annunci con il quale si comunica la creazione di banchi alimentari per aiutare gli indigenti. Inizia ad essere visibile la crisi economica anche a livello sociale”. In questi spazi si riscopre l’importanza che il Credito Sociale ha in Italia. Anche in Giappone esiste una sorta di facilitazione di accesso al Microcredito. Lo Stato con politiche governative specifiche facilita l’ottenimento di prestiti per Piccole e Medie Imprese e per imprenditori. La crescita di questo settore sta supportando la crescita e lo sviluppo locale. La trasformazione dell’economia nipponica, caratterizzata tradizionalmente dalla presenza delle grandi multinazionali e dalla “fedeltà” aziendale intesa come difficoltà a cambiare datore di lavoro, è in atto. Una trasformazione che incide anche sulle dinamiche sociali.

“Qui, ad esempio, sono in grossa difficoltà la madri single. Spesso i bambini hanno un pasto solo perché vanno alla scuola dell’obbligo dove viene dato a tutti. Prima era tabù parlare di povertà; ora iniziano a comunicarlo. Un tentativo per impedire l’emarginazione dei più deboli”.

L’Expo di Osaka 2025 ha preso il via il 13 aprile. La sua conclusione è prevista per il 13 ottobre. L’Italia è presente con un proprio padiglione progettato da Mario Cucinella Architect e propone una interpretazione della città rinascimentale italiana con piazza, portici, giardini e luoghi di incontro.

Il tema scelto è “L’Arte Rigenera la Vita”: l’obiettivo è presentare le eccellenze dell’Italia: dalla ricerca scientifica, all’arte classica e contemporanea, dal design all’artigianato.

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