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La pace attraverso lo sviluppo e la microfinanza
di Emma Evangelista e Gianluigi De Angelis
Intervista al ministro Antonio Tajani
Il Ministro degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, sostiene da sempre le politiche imprenditoriali e microfinanziarie. Con Lui abbiamo ragionato su come l’attività microcreditizia possa essere un volano della nostra imprenditorialità all’estero e di quanto le best practices sviluppate dall’ENM possano essere d’esempio e di sostegno alla diplomazia preventiva al centro dei dibattiti di Expo Osaka 2025 nella settimana dei diritti umani.
Tajani, già nel convegno svoltosi a dicembrte 2024 in Farnesina, si era espresso in favore dell’uso dello strumento microfinanziario quale vettore di pace e sviluppo. Il Ministro ha tenuto a sottolineare come la politica estera italiana venga promossa nel mondo anche da coloro che portano all’estero qualcosa di materiale o immateriale della civiltà italiana. Tajani ha ricordato l’importante ruolo della cooperazione internazionale: “Tutto ciò che un italiano fa di positivo nel mondo, soprattutto quando si parla di portatori di pace, aiuta la nostra azione politica. In tutto ciò, lo strumento del microcredito può avere un ruolo chiave”, ha poi evidenziato il Ministro sottolineando come questo strumento possa essere utile allo sviluppo dei territori maggiormente in difficoltà. “Anche questa è diplomazia della pace, perché dove circolano le merci non circolano le armi”.
Il microcredito sostiene l’imprenditoria italiana, in particolare sostiene le piccole e medie imprese. Nel quadro di una diplomazia preventiva, secondo Lei, quale potrebbe essere il contributo che L’Ente Nazionale per il Microcredito, attraverso questo strumento, può fornire alle imprese in fase di internazionalizzazione?
Deve innanzitutto partire dai quei giovani che hanno capacità di innovazione, ma non i mezzi per sfruttarle. Deve sostenere le start-up, come chi è alla ricerca di una seconda opportunità. Deve porsi l’obiettivo di favorire la crescita di piccoli e medi imprenditori aiutando soprattutto le nuove generazioni, le donne, le organizzazioni del terzo settore e gli immigrati. Il supporto del Maeci, così come di tutto il Governo, non è un fatto isolato, ma si inserisce in un percorso che è parte integrante della nostra filosofia. Le istanze della responsabilità sociale d’impresa e l’attenzione al contesto sociale sono temi che trovano diffusa applicazione nelle nostre strategie. Anche se il percorso di sviluppo del microcredito ha ancora ampi margini di crescita, è importante sapere che anche istituzioni di un Paese come l’Italia hanno ben presente l’importanza di questo strumento di vera cooperazione.
Nel grande racconto dell’Italia, che è al centro di Expo Osaka, si parla anche del valore sociale dell’impresa. La presenza dell’Ente Nazionale per il Microcredito vuole marcare questo aspetto in particolare. Quale valore attribuisce alla possibilità di raccontare, in un contesto globale, il ruolo del microcredito come leva di inclusione e sviluppo?
Il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, che poi è stato l’ideatore e il realizzatore del microcredito moderno ha detto che “Normalmente i Paesi funzionano come un treno con una locomotiva che traina il convoglio. Il microcredito, invece, fa in modo che ogni singolo vagone sia autonomo. Se lo si stacca dalla locomotiva, può continuare a viaggiare da solo, perché ogni essere umano è un motore creativo”. E questo ci consente di avere uno strumento efficace di lotta all’esclusione sociale e di attivare processi di sviluppo economico e sociale che sottraggano individui, famiglie, attività imprenditoriali dall’economia di sussistenza per farli divenire attori coscienti e responsabili inseriti in economie dinamiche e aperte.
Uno sviluppo socio-economico equo e sostenibile passa attraverso quella che in molti definiscono: “La pace attraverso lo sviluppo”. Alla luce del Suo ruolo e del Suo impegno nella cooperazione internazionale, secondo Lei, il microcredito potrebbe diventare una leva della nostra politica estera in favore della crescita economica e inclusiva all’interno dei Paesi partner?
Lo strumento del microcredito svolge un ruolo chiave e noi come governo lo vogliamo valorizzare sempre di più. È particolarmente adatto per rilanciare la crescita partendo dai territori, valorizzando le piccole attività imprenditoriali, magari familiari. Attraverso la cooperazione e lo sviluppo stiamo realizzando molti interventi specie nel continente africano. Anche questa è diplomazia della pace, perché dove circolano le merci c’è crescita e benessere e non circolano le armi. E poi ritengo urgente saldare la contraddizione tra un mondo che cresce e si sviluppa e l’aumento degli squilibri e delle povertà attraverso strumenti adeguati, concreti e di tipo nuovo. E il microcredito è uno di questi.
Le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Quali sono le misure che il MAECI sta mettendo in campo per supportare questa tipologia di imprese sui mercati esteri e come, secondo Lei, si potrebbe intervenire soprattutto nelle realtà imprenditoriali più giovani o meno strutturate?
Sin dal mio insediamento alla Farnesina il sostegno ai percorsi internazionali delle micro e piccole imprese è stato una priorità della mia agenda. Assieme a Simest abbiamo approfondito e innovato gli strumenti di sostegno finanziario all’internazionalizzazione, introducendo prodotti dedicati di finanza agevolata: dai contributi per gli investimenti in transizione digitale ed ecologica, all’assunzione di export manager temporanei, che possano accompagnare le imprese che si affacciano per la prima volta sui mercati internazionali. Abbiamo anche voluto allargare i benefici della finanza agevolata alle imprese della filiera non ancora esportatrici. Con uno sguardo invece alle realtà imprenditoriali più giovani e dinamiche, sosteniamo l’internazionalizzazione delle startup. Ovvero di quelle nuove aziende e giovani aziende innovative ad alto potenziale di crescita, e fucina delle tecnologie di frontiera. Recenti studi (Assolombarda e InnovUp) dimostrano che nel periodo 2012-2023 un quarto di tutti i nuovi posti di lavoro sono stati creati da startup e PMI innovative. E si tratta generalmente di occupazione caratterizzata da elevata professionalità e alto valore aggiunto, dato che proprio queste tipologie di imprese si dedicano prevalentemente a tecnologie d’avanguardia, spesso sperimentali, sovente frutto di spin-off e ricerche accademiche. Ma data la struttura ancora molto debole della compagine di tale tipologia di imprese, il MAECI e Agenzia-ICE si sono attrezzati per fornire una forma di assistenza su misura, con programmi di accelerazione all’estero, la partecipazione a fiere tecnologiche internazionali (dove all’interno dei padiglioni Italia i giovani imprenditori-innovatori vengono messi a contatto con grandi aziende o investitori specializzati come i fondi di venture capital).
svolge un ruolo chiave e noi come governo lo vogliamo valorizzare sempre di più. È particolarmente adatto per rilanciare la crescita partendo dai territori, valorizzando le piccole attività imprenditoriali, magari familiari. Attraverso la cooperazione e lo sviluppo stiamo realizzando molti interventi specie nel continente africano. Anche questa è diplomazia della pace, perché dove circolano le merci c’è crescita e benessere e non circolano le armi. E poi ritengo urgente saldare la contraddizione tra un mondo che cresce e si sviluppa e l’aumento degli squilibri e delle povertà attraverso strumenti adeguati, concreti e di tipo nuovo. E il microcredito è uno di questi.
Le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Quali sono le misure che il MAECI sta mettendo in campo per supportare questa tipologia di imprese sui mercati esteri e come, secondo Lei, si potrebbe intervenire soprattutto nelle realtà imprenditoriali più giovani o meno strutturate?
Sin dal mio insediamento alla Farnesina il sostegno ai percorsi internazionali delle micro e piccole imprese è stato una priorità della mia agenda. Assieme a Simest abbiamo approfondito e innovato gli strumenti di sostegno finanziario all’internazionalizzazione, introducendo prodotti dedicati di finanza agevolata: dai contributi per gli investimenti in transizione digitale ed ecologica, all’assunzione di export manager temporanei, che possano accompagnare le imprese che si affacciano per la prima volta sui mercati internazionali. Abbiamo anche voluto allargare i benefici della finanza agevolata alle imprese della filiera non ancora esportatrici. Con uno sguardo invece alle realtà imprenditoriali più giovani e dinamiche, sosteniamo l’internazionalizzazione delle startup. Ovvero di quelle nuove aziende e giovani aziende innovative ad alto potenziale di crescita, e fucina delle tecnologie di frontiera. Recenti studi (Assolombarda e InnovUp) dimostrano che nel periodo 2012-2023 un quarto di tutti i nuovi posti di lavoro sono stati creati da startup e PMI innovative. E si tratta generalmente di occupazione caratterizzata da elevata professionalità e alto valore aggiunto, dato che proprio queste tipologie di imprese si dedicano prevalentemente a tecnologie d’avanguardia, spesso sperimentali, sovente frutto di spin-off e ricerche accademiche. Ma data la struttura ancora molto debole della compagine di tale tipologia di imprese, il MAECI e Agenzia-ICE si sono attrezzati per fornire una forma di assistenza su misura, con programmi di accelerazione all’estero, la partecipazione a fiere tecnologiche internazionali (dove all’interno dei padiglioni Italia i giovani imprenditori-innovatori vengono messi a contatto con grandi aziende o investitori specializzati come i fondi di venture capital).