INCLUSIONE È una delle parole chiave dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Espressione che contiene in sé non solo l’idea di un’economia rispettosa dell’ambiente e l’obbligo morale di lasciare alla future generazioni un Pianeta sano, ma anche il principio dell’equità sociale da raggiungere – recita il target n° 10 del documento – attraverso “lavoro dignitoso e crescita economica”.
Non stupisce, dunque, che venga introdotto nei fondamentali il principio dell’inclusione finanziaria che parta dalla formazione che, a sua volta, renda capaci di investire su se stessi, gestire le risorse, rendersi autonomi per autotutelarsi e, soprattutto, essere davvero liberi di scegliere.
Un supporto educativo arriva dall’intelligenza artificiale già ampiamente in uso tra i “consumatori finanziari”.
Facciamo qualche esempio per comprendere meglio il ruolo degli algoritmi – ad oggi ampiamente diffuso - nel ridurre il rischio degli investimenti disegnando un percorso ad hoc per ogni cliente. Primo passo compiuto dall’AI, la profilazione dell’utente per poterne comprendere esigenze e propensioni così da suggerire un portafoglio tagliato su misura, limitando – almeno nelle intenzioni – gli errori di valutazione umani. In questo senso, anche la creazione di assistenti virtuali disponibili 24 ore su 24 e costantemente aggiornati, ad esempio, sui dati di volatilità dei mercati, consentono al cliente di ricevere risposte e rassicurazioni circostanziate in qualsiasi momento della giornata.
Altro aspetto rilevante, la gestione dei cosiddetti bias cognitivi. Ossia – questa la definizione tecnica - distorsioni sistematiche nel modo in cui pensiamo e prendiamo decisioni, portando a giudizi irrazionali e comportamenti inefficaci che l’intelligenza artificiale “corregge” indicando scelte più razionali e basate sui dati statistici e reali. Con questo approccio, dunque, il mondo della finanza – sempreché resti vigilato da persone in carne ed ossa - è destinato ad essere più inclusivo potendo avvicinare in modo semplice e diretto persone tradizionalmente diffidenti o prive degli strumenti necessari a districarsi nel complesso universo degli investimenti fruttiferi.
Guai, però, pensare che basterà affidarsi ad un algoritmo ben istruito per assicurarsi guadagni sicuri e costanti. Nulla, infatti, più prescindere da una buona educazione finanziaria personale. Non a caso, dallo scorso anno scolastico la materia è stata introdotta – grazie al decreto Competitività in applicazione della legge Capitali - nei piani di studio all’interno delle ore dedicate all’educazione civica. Obiettivo: insegnare fin da piccoli il valore del risparmio e l’importanza di una corretta gestione del denaro fino ad acquisire, traguardo riservato agli studenti delle superiori, la necessaria consapevolezza nel prendere decisioni finanziarie. E se la prima reazione è chiedersi perché avvicinare i più piccoli al culto del “dio denaro”, a ben guardare è proprio consentendo ai ragazzi di conoscerne il valore che si possono liberare e rendere consapevolmente indipendenti le future generazioni.
È questa la ratio della norma di legge che abbiamo chiesto di commentare a chi le leggi le fa. Come il deputato del Movimento Cinque Stelle Gaetano Amato che pur riconoscendo le potenzialità dell’iniziativa è assai critico sui risultati raggiunti.
“Per sgomberare il campo da qualsiasi equivoco, dico subito che si tratta di argomento importante e fondamentale per la formazione dell’individuo, ma proprio perché la riconosciamo cosi importante riteniamo che, come al solito, sia stata trattata dal Ministero in modo superficiale e inadeguato. L’insegnamento è affidato a docenti, non specifici, che insegnano educazione civica e rientra in un monte ore annuo di 33 ore, per cui 1 ora a settimana, da dividere con gli altri argomenti previsti nella materia. Quindi già cominciamo col dire che il tempo che viene dedicato è assolutamente insufficiente, se consideriamo poi che la lezione non viene somministrata da un insegnante specializzato nella materia e che contribuiscono a creare il materiale didattico le Assicurazioni, le banche e gli istituti finanziari, mi pare evidente che le informazioni e la formazione che ne può venir fuori non sia imparziale e completa, e può addirittura essere dannosa, orientando il futuro Cittadino verso l’uso del credito, a danno della capacità futura a gestire I propri soldi o a capire come leggere un contratto di servizio o una bolletta. A nostro avviso sarebbe necessario l’utilizzo di docenti specializzati nella materia, con un programma preciso, e non meramente teorico, senza condizionamenti di parte, ma che si limitasse davvero a fornire contenuti pratici legati più al giornaliero dell’individuo, da somministrare durante il corso dell’anno con un adeguato numero di ore dedicate esclusivamente all’argomento”.
Non la pensa così il deputato di Fratelli d’Italia Luca Sbardella convinto che i frutti di questo investimento su nuove materie di studio si vedranno presto.
“L’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole, avviata dallo scorso anno, è una riforma culturale prima ancora che didattica. In un’economia sempre più complessa e in un mercato che muta e si rinnova con velocità che non hanno precedenti, formare i giovani alla gestione consapevole delle risorse è un atto di responsabilità verso le future generazioni, oltre che un’esigenza concreta di crescita.
Non parliamo solo di risparmio e credito, ma di competenze fondamentali per affrontare la vita adulta con autonomia e consapevolezza. L’idea alla base di questo progetto che andrà monitorato e migliorato, se necessario, sulla scorta dei risultati che saranno raggiunti, è quella di rendere i giovani liberi di scegliere. E non può esserci libertà senza conoscere leve e meccanismi che regolano un settore complesso con cui ci confrontiamo - consapevolmente o meno – tutti i giorni.
D’altronde la missione della scuola è proprio quella di fornire ai ragazzi la capacità di continuare ad apprendere ed orientarsi anche al termine del ciclo scolastico oltre che formare cittadini animati da quei valori di solidarietà, responsabilità e senso civico che sono alla base delle società libere.
È nostro compito, dunque, garantire che questa formazione sia accessibile, aggiornata e concreta. Solo così potremo costruire una società più informata, equa e resiliente.”
Merita un approfondimento l’uso dell’intelligenza artificiale nella didattica riservata ai ragazzi con disabilità.
Un’applicazione nata in Inghilterra – su un progetto datato 2006 per fornire insegnamento personalizzato per ogni differente deficit di apprendimento – promette di modificare in tempo reale le lezioni in base alle prestazioni degli studenti. Principio simile è alla base di Quizlet che personalizza i quesiti tenendo conto dei punti di forza e delle lacune del singolo ragazzo. Per farlo, il sistema necessita di una macchina che sia in grado di incamerare i risultati e di leggerli qualitativamente. In una parola: comprendere. Ovvero la caratteristica peculiare dell’intelligenza artificiale.
Sono solo alcuni esempi di una metodica didattica in costante evoluzione, partita dalla necessità di assicurare pari opportunità di apprendimento a studenti con differenti gradi di disabilità motoria, sensoriale o cognitiva. Parte integrante del percorso è la contestuale formazione dei docenti di sostegno alla gestione dei nuovi strumenti informatici.
Se iniziative simili si moltiplicano dando risultati soddisfacenti, anche l’educazione finanziaria rivolta a ragazzi disabili trae dall’impiego dell’AI grande beneficio. In particolare, l’Unione europea ha previsto un progetto dedicato all’alfabetizzazione finanziaria dei giovani con disabilità. DisFinLit, il nome del programma finalizzato a fornire nozioni base di economia ma con particolare attenzione agli aspetti sociali, ambientali e di buon governo che derivano da investimenti e gestione economica sostenibili. In pratica il progetto prevede la raccolta e la catalogazione del materiale didattico già esistente e l’integrazione degli aggiornamenti che di volta in volta arrivano da tecnologie sempre più avanzate ma anche da nuovi modi di concepire il mercato globale.
Ancora una volta, dunque, è la parola sostenibilità ad indicare la rotta in un mondo, compreso quello economico, in continuo cambiamento.
Se la scuola pubblica deve tuttora fare i conti con l’insufficienza di risorse e di personale specializzato per rispondere alla diversificazione delle richieste di formazione, un aiuto viene da enti, associazioni e privati riconosciuti da Bruxelles come attori in grado di attuare le direttive europee attraverso bandi e progetti.
Un esempio ad hoc viene dall’iniziativa del Museo del Risparmio di Torino che ha lanciato il bando “Eureka: educazione finanziaria e disabilità cognitive” rivolto a giovani ricercatori e studenti di università pubbliche e private, a gruppi di lavoro composti da almeno due persone maggiorenni e ad enti del terzo settore non a scopo di lucro e con operatività certificata da almeno un anno antecedente la domanda di partecipazione che intendano ideare e sviluppare strumenti multimediali e tecnologici volti a facilitare l’inclusione finanziaria di persone affette da limitata abilità mentale di età compresa tra i 6 ed i 99 anni. In particolare, l’obiettivo è progettare app, giochi, guide o anche podcast con un linguaggio particolarmente accessibile, personalizzabile ed aggiornabile.
Capitolo a parte è l’impegno che banche e casse di risparmio profondono in programmi di educazione finanziaria. A partire dalla Banca d’Italia che si è dotata di un portale dedicato, “L’economiapertutti” accessibile anche a non vedenti, ipovedenti e non udenti, e che offre informazioni utili nelle principali situazioni di gestione delle proprie finanze personali.
Oltre al portale, la Banca d’Italia ha previsto due differenti programmi di inclusione, uno rivolto specificatamente ai ragazzi, - grazie all’accordo sottoscritto con il Ministero dell’Istruzione - l’altro per gli adulti. Nel primo caso il percorso formativo - Progetto Scuola - è pensato essenzialmente per gli insegnanti delle scuole dell’obbligo. Nel secondo, la Banca d’Italia è impegnata in campagne di sensibilizzazione per specifici target, con una particolare attenzione ai gruppi svantaggiati o vulnerabili. Tutte le iniziative si avvalgono di supporti multimediali che semplificano la comprensione e agevolano l’aggiornamento delle modalità di comunicazione grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale.
Un altro elemento importante dell’educazione finanziaria degli adulti è la promozione di strumenti di autotutela dei clienti delle Banche: la Banca d’Italia – fa sapere l’Istituto nel documento di presentazione dell’iniziativa - cura le “Guide in parole semplici” sui principali prodotti bancari (ad esempio mutuo, conto corrente, credito ai consumatori) che in base alla normativa esistente gli intermediari sono tenuti a mettere a disposizione della clientela.
Altra faccia della medaglia dell’impiego dell’intelligenza artificiale nella gestione del risparmio e degli investimenti finanziari è la tentazione del fai da te. Non a caso la Consob – organismo di controllo degli istituti di credito – ha diffuso un vademecum per informare gli utenti sui rischi connessi ad un utilizzo acritico dello strumento. O peggio sul proliferare di programmi truffaldini che promettono facili e certi guadagni.
Il trading di strumenti finanziari è un’attività intrinsecamente rischiosa e prevedere i movimenti dei prezzi è estremamente difficile, se non impossibile. Diffidate dei siti web e delle app che affermano di essere in grado di prevedere i prezzi futuri dei titoli con grande precisione, recita la brochure della Commissione Nazionale per la Società e la Borsa. Una precisazione importante anche alla luce del fatto che questo tipo di attività non è soggetta alla supervisione dell’Autorità di regolamentazione finanziaria non essendo riferibile a servizi di imprese di investimento.
Ed è ancora il documento informativo della Consob a sottolineare due nodi cruciali. Il primo di natura etica: gli strumenti pubblici di IA online non hanno l’obbligo di agire nel vostro migliore interesse e di fornire una consulenza adeguata alla vostra situazione personale. Potreste, pertanto, subire perdite finanziarie. Il secondo, ancora più inquietante, connesso alla natura stessa dell’AI: questi strumenti spesso funzionano in modi che nemmeno i loro sviluppatori comprendono appieno.
Conclusione: evitate di affidarvi esclusivamente a strumenti automatizzati. Il giudizio umano è fondamentale.
In prima linea per la diffusione di un’educazione finanziaria consapevole, anche le amministrazioni locali. Il Consiglio comunale di Torino, ad esempio, ha approvato un ordine del giorno che impegna il Municipio ad adottare progetti – sollecitando la partecipazione di Regione e Città metropolitana – per sensibilizzare le famiglie sull’importanza dell’educazione finanziaria, coinvolgendole attivamente nei progetti educativi nelle scuole.
Una buona conoscenza dei principi economici e finanziari – sottolinea il documento votato in aula – contribuisce a formare cittadini consapevoli e responsabili, capaci di prendere decisioni informate riguardo al risparmio, agli investimenti e alla gestione del denaro, contribuendo inoltre a ridurre il rischio di indebitamento.
Con un secondo documento approvato dallo stesso Consiglio poi, il Comune di Torino si impegna a coinvolgere nel Tavolo di Educazione finanziaria anche persone in condizioni di fragilità come donne vittime di violenza economica, migranti, detenuti ed ex detenuti, persone affette da lieve disabilità cognitiva o da deficit fisici, o coinvolte in percorsi di recupero da dipendenze dal gioco d’azzardo, famiglie a basso reddito, giovani e persone a rischio sovraindebitamento, anziani particolarmente esposti alle truffe online e a cui trasferire i concetti base della sicurezza per le transazioni elettroniche.
Tutti obiettivi da raggiungere attraverso metodi didattici tradizionali – è ancora fondamentale anche in questo caso, e si spera lo sarà ancora, il rapporto fiduciario con il formatore – integrati da supporti multimediali creati su misura dall’AI.
