PROGETTI 17

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di Maddalena Mezzacapo

Microcredit yesterday, today and tomorrow:

a comparative analysis of models, challenges and opportunities

Microcredit is a widely used microfinance tool that provides financial access to those excluded from traditional banking. Pioneered by Muhammad Yunus and the Grameen Bank in Bangladesh, it removes collateral requirements and relies on group trust, empowering the poor worldwide. Ann Dunham’s work in Indonesia added a cultural and gender-focused dimension, promoting women’s empowerment through tailored microcredit models. Global projects like Kiva, MicroLoan Foundation, and Akhuwat show diverse, effective approaches. In developed countries like Italy, microcredit combats financial exclusion and supports entrepreneurship through organizations such as PerMicro and national initiatives. Combining loans with training and social support, microcredit fosters economic inclusion and development. To maximize impact, coordinated policies and strong community networks are essential.

Keywords: microcredito, inclusione finanziaria, sviluppo socioeconomico, modelli locali e globali, soggetti non bancabili

Sommario

  1. Introduzione
  2. Il pioniere del microcredito: il modello di Muhammad Yunus e la Grameen Bank
  3. Il contributo di Ann Dunham in Indonesia
  4. Differenze tra i modelli di Yunus e Dunham
  5. Progetti internazionali di microcredito di rilievo
  6. Non solo paesi poveri: perché il microcredito serve anche in Italia
  7. Dalle parole ai fatti: i progetti che rendono il microcredito realtà in Italia
  8. Conclusione

  1. Introduzione

Tra gli strumenti della microfinanza, il microcredito è senza dubbio il più conosciuto e diffuso a livello globale. Esso si configura come uno strumento finanziario che consente l’accesso al sistema bancario anche a quei soggetti tradizionalmente esclusi, i cosiddetti “non bancabili”. Grazie alla sua natura semplice e diretta, il microcredito rappresenta una leva di sviluppo economico di grande efficacia, capace di generare impatti concreti e immediatamente tangibili: piccoli prestiti a favore di microimprenditori per avviare attività artigianali, acquistare bestiame o aprire piccoli negozi.

Una delle caratteristiche più interessanti del microcredito è la sua adattabilità a contesti culturali ed economici estremamente diversi, dal Sud-Est asiatico all’Africa subsahariana, fino all’America Latina. Questa flessibilità ha favorito la sua diffusione globale, rendendolo uno strumento privilegiato da molte ONG internazionali che operano in Paesi in via di sviluppo. L’idea che “una piccola somma di denaro possa cambiare una vita” è potente anche dal punto di vista comunicativo, rendendo il concetto di microcredito più attrattivo per investitori a impatto sociale e operatori privati.

  1. Il pioniere del microcredito: il modello di Muhammad Yunus e la Grameen Bank

L’idea moderna di microcredito prende forma negli anni ‘70 grazie a Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank in Bangladesh, modello che gli è valso il Premio Nobel per la Pace nel 2006. Il punto di svolta del modello Grameen è l’eliminazione della richiesta di garanzie patrimoniali o collaterali, tradizionalmente necessarie nelle banche occidentali. Questo ha rivoluzionato l’approccio finanziario, dimostrando che anche i più poveri possono essere affidabili clienti bancari. La Grameen Bank ha mostrato come l’accesso ai servizi finanziari possa essere un potente catalizzatore per il miglioramento socioeconomico delle fasce più vulnerabili, agendo efficacemente contro la povertà. La fiducia è il fulcro del modello, sostenuta dall’organizzazione in gruppi solidali: i membri condividono la responsabilità dei rimborsi, incentivando la disciplina e il sostegno reciproco. A differenza delle banche tradizionali, che operano tramite filiali, la Grameen Bank si basa su operatori sul campo, i cosiddetti loan officer, che instaurano rapporti di fiducia costanti con i beneficiari, monitorando da vicino le loro condizioni sociali ed economiche.1

  1. Il contributo di Ann Dunham in Indonesia

Un altro esempio emblematico di microcredito nel mondo è rappresentato dal lavoro di Stanley Ann Dunham, madre di Barack Obama, il cui contributo è spesso meno conosciuto ma di grande rilievo. Antropologa economica specializzata in sviluppo rurale, Dunham ha lavorato per anni in Indonesia, in particolare sull’isola di Giava, collaborando con ONG locali, agenzie di sviluppo e istituzioni internazionali come la Banca Asiatica per lo Sviluppo e USAID.

Il suo lavoro si focalizzava sull’analisi delle condizioni economiche di donne artigiane impegnate in produzioni tradizionali come il batik e la ceramica, e sulle barriere che impedivano loro l’accesso al credito, quali la mancanza di garanzie formali. Dunham sviluppò modelli di prestito informali a basso interesse, ispirandosi ai sistemi comunitari indonesiani esistenti, come gli arisan (gruppi di risparmio rotativo), con l’obiettivo di creare forme di credito sostenibili e culturalmente adatte.2 La sua ricerca è stata raccolta nella tesi di dottorato Peasant Blacksmithing in Indonesia: Surviving Against All Odds, pubblicata nel 2009 da Duke University Press come Surviving Against the Odds: Village Industry in Indonesia. Il lavoro di Dunham ha avuto un impatto significativo nello sviluppo di politiche di microfinanza inclusive e sostenibili in Indonesia e continua a influenzare le pratiche di sviluppo rurale a livello globale.

  1. Differenze tra i modelli di Yunus e Dunham

Il modello di Yunus è caratterizzato da un approccio economico-finanziario replicabile su larga scala, con un forte focus sulla sostenibilità finanziaria. Quello di Dunham, invece, è più specifico e contestuale, adattato alle dinamiche culturali e sociali dell’isola di Giava, con un’enfasi particolare sull’empowerment femminile e sulle pratiche locali di solidarietà. Entrambi hanno contribuito in modo complementare all’evoluzione del microcredito come strumento di inclusione.

Mentre Yunus si è concentrato sull’innovazione finanziaria pura, Dunham ha dimostrato l’importanza di un approccio multidisciplinare, che tiene conto di elementi antropologici, culturali e sociali come pilastri fondamentali per il successo delle iniziative di microcredito.

  1. Progetti internazionali di microcredito di rilievo

Tra i principali progetti di microcredito attivi nel mondo, meritano una menzione particolare i seguenti:

  • Kiva è un’organizzazione non governativa statunitense che, a partire dal 2005, ha promosso microcrediti attraverso una piattaforma peer-to-peer online, ispirandosi al modello Grameen. Consente a donatori individuali di finanziare piccoli imprenditori in paesi in via di sviluppo. Con oltre 2 miliardi di dollari erogati a più di 5 milioni di persone, Kiva vanta un tasso di rimborso del 97%. Particolarmente significativo è il sostegno a donne imprenditrici, che rappresentano 3.82 milioni di beneficiarie, con impatti positivi sulla qualità della vita e sulla gestione finanziaria3. Infatti, l’89% ha dichiarato un miglioramento della qualità di vita e il 92% delle donne beneficiare è stata in grado di raggiungere i propri obiettivi finanziari.
  • Fondazione MicroLoan, attiva in Zambia, Malawi e Zimbabwe, offre microprestiti iniziali di circa £25 accompagnati da formazione in gestione aziendale e finanziaria, con un tasso di rimborso del 97%. I beneficiari reinvestono gran parte dei guadagni in salute, istruzione e nutrizione familiare, raggiungendo circa 2,6 milioni di persone dal 20024. Tra i principali risultati raggiunti dai beneficiari del programma, si segnala che l’89% di essi ha registrato un miglioramento nella sicurezza alimentare e il 17% è uscito dalla povertà estrema (dopo un anno di utilizzo di MicroLoan, soglia di povertà di $ 1,25 al giorno).
  • Akhuwat Foundation in Pakistan si distingue per offrire microcrediti senza interessi, accompagnati da formazione e supporto al business. Utilizzando moschee, chiese e templi come centri di distribuzione, riduce i costi operativi e massimizza l’efficacia. Dal 2001 ha raggiunto più di 3,5 milioni di beneficiari offrendo anche accesso gratuito all’istruzione, prestiti immobiliari e servizi sanitari. Al mese di aprile 2025, come riportato dai report pubblicati sul sito ufficiale della Fondazione, il totale dei prestiti attualmente erogati ammonta a circa 229 milioni di euro. Un dato interessante è che il 99% dei prestiti Akhuwat viene restituito senza alcun interesse, confermando l’efficacia del modello basato sulla fiducia e il sostegno comunitario5.

  1. Non solo paesi poveri: perché il microcredito serve anche in Italia

Dopo aver esaminato alcune tra le più significative esperienze di microcredito nel mondo, è utile soffermarsi sul ruolo e sul potenziale strategico che questo strumento può avere anche nel contesto italiano. Un punto di riferimento importante in questo dibattito è l’analisi proposta da Carlo Borgomeo nel documento Il microcredito nel panorama internazionale, pubblicato nell’ambito delle attività dell’Università Mercatorum.

Nel testo, Borgomeo ripercorre l’evoluzione del microcredito come risposta all’esclusione finanziaria, sottolineando come, a partire dalla Microcredit Summit Campaign lanciata dalle Nazioni Unite nel 1997, il numero di beneficiari sia cresciuto in modo significativo. Nel 2013, le istituzioni di microfinanza avevano raggiunto oltre 211 milioni di persone, con un impatto particolarmente rilevante tra i più poveri. Tuttavia, negli anni successivi, la crescita ha subito un rallentamento, sollevando interrogativi sull’efficacia di alcuni modelli e sull’effettiva capacità di raggiungere le fasce più fragili della popolazione6.

Secondo Borgomeo, il microcredito deve essere inteso non come un semplice strumento finanziario, ma come una vera e propria leva di emancipazione economica e sociale, capace di restituire autonomia a chi è stato escluso dal mercato del lavoro o dai circuiti bancari tradizionali. L’autore richiama inoltre le esperienze di altri Paesi europei – tra cui Francia, Germania e Romania – dove il microcredito è stato inserito all’interno di politiche più strutturate di inclusione.

In Italia, al contrario, l’approccio risente ancora di una certa frammentazione e di una debolezza strutturale nelle politiche pubbliche dedicate al settore. È in questa prospettiva che il microcredito può e deve assumere un valore strategico, non come misura assistenziale ma come strumento attivo di partecipazione, lavoro e autonomia. La sfida, secondo lui, è duplice: da un lato rafforzare le reti territoriali in grado di intercettare i bisogni reali; dall’altro, costruire un quadro normativo e istituzionale stabile, che consenta al microcredito di crescere come politica strutturale di sviluppo7.

La necessità di ripensare il microcredito in Italia alla luce delle sue specificità trova piena conferma nel recente rapporto Inclusione finanziaria e microcredito 2024, promosso da Banca Etica, c.borgomeo&co. e dalla Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria (RITMI). Il documento offre un’analisi accurata dello stato del microcredito nel nostro Paese, combinando dati quantitativi, riflessioni qualitative e prospettive di policy. Con 15.679 prestiti erogati nel solo 2022, per un valore complessivo di 213,71 milioni di euro, il microcredito continua a rappresentare una risorsa importante8. Tuttavia, il rapporto segnala anche tendenze che sollevano interrogativi: a fronte di un aumento nel numero dei finanziamenti, si registra una contrazione degli importi medi, segno di una crescente frammentazione dell’intervento.

In particolare, preoccupa la diminuzione dei microcrediti destinati alle famiglie, sostituiti da un aumento dei finanziamenti verso imprese già esistenti o a sostegno degli studi universitari. A questo si aggiunge una profonda disomogeneità territoriale: circa l’80% delle famiglie escluse dai circuiti finanziari si concentra nel Mezzogiorno, dove la desertificazione bancaria e la mancanza di sportelli fisici rende ancora più difficile l’accesso al credito per le fasce vulnerabili. Un dato allarmante riguarda gli oltre 2,3 milioni di individui completamente esclusi dai circuiti bancari, spesso esposti al rischio di usura e indebitamento informale9.

Il rapporto sollecita anche un’azione più strutturata: servono politiche organiche per il microcredito, un maggiore coordinamento tra pubblico e privato, e soprattutto una strategia territoriale che riconosca il valore dell’accompagnamento sociale e della prossimità. In questo quadro, le buone pratiche già attive assumono un ruolo cruciale. A partire da esse, è possibile immaginare un microcredito non solo come strumento di finanziamento, ma come leva di rigenerazione economica, sociale e culturale10.

  1. Dalle parole ai fatti: i progetti che rendono il microcredito realtà in Italia

Se da un lato il rapporto Inclusione finanziaria e microcredito 2024 fotografa con chiarezza le difficoltà strutturali del sistema italiano, dall’altro non mancano esempi virtuosi che mostrano come il microcredito possa essere una risposta concreta e trasformativa. In Italia, numerosi progetti – promossi da soggetti pubblici, privati e del terzo settore – stanno dando vita a iniziative di valore, capaci di coniugare inclusione finanziaria, accompagnamento sociale e rigenerazione economica.

Uno dei principali attori è PerMicro, una tra le più grandi società di microcredito in Italia, attiva dal 2007. Dalla sua nascita, PerMicro ha erogato 37.498 crediti per un valore di oltre 300 milioni di euro, sostenendo numerose famiglie in difficoltà economica e promuovendo la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali in settori eterogenei: dal piccolo commercio alla ristorazione, dall’artigianato ai servizi alla persona. Una ricerca condotta dal Politecnico di Milano (2009-2021) ha mostrato che, a seguito dell’accesso ai prestiti erogati da PerMicro, le persone non bancabili divenute bancabili sono pari a 8.124, favorendo anche la creazione di circa 3.000 nuovi posti di lavoro11.

Sul piano istituzionale, non si può non citare il ruolo di primo piano svolto dall’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM), che promuove e coordina iniziative su scala nazionale. Tra i progetti più innovativi si segnalano il:

  • Microcredito di Libertà, rivolto alle donne vittime di violenza per favorire la loro inclusione sociale e finanziaria, agendo su quella particolare forma che è la violenza economica;
  • Yes I Start Up, volto alla realizzazione di percorsi di accompagnamento all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, indirizzati ai NEET su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo finale di strutturare la loro idea imprenditoriale formalizzandola in un business plan12.
  • MicroCyber, un’iniziativa sostenuta dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Digital Europe, con l’obiettivo di rafforzare le capacità digitali e la protezione delle infrastrutture informatiche delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) e Pubbliche Amministrazioni, con particolare attenzione al Sud d’Italia. MicroCyber inoltre agisce come facilitatore per l’accesso a strumenti di microfinanza e finanza agevolata13.

  1. Conclusione

I progetti di microcredito analizzati rappresentano esempi concreti di come, attraverso modelli diversi ma complementari, sia possibile trasformare un piccolo prestito in un volano di crescita e autonomia. Dai sistemi di mutua responsabilità della Grameen Bank alle soluzioni culturali e femministe di Ann Dunham, fino alle piattaforme digitali e alle organizzazioni senza scopo di lucro impegnate in Africa e Asia, il microcredito si conferma uno strumento flessibile, capace di adattarsi alle esigenze dei diversi territori.

L’auspicio è che queste esperienze possano ispirare e guidare anche i progetti di microcredito in Italia, rafforzando una rete integrata di servizi di supporto, formazione e finanziamento. Solo così sarà possibile fare del microcredito non un’eccezione, ma una parte strutturale delle politiche di sviluppo economico e sociale, capace di trasformare le vite delle persone e le comunità in cui vivono.

NOTE

1 Il microcredito: storia e funzionamento - Valori Lab, https://valori.it/microcredito-storia-funzionamento/

2 “Ann Dunham”, Wikiwand, https://www.wikiwand.com/it/articles/Ann_Dunham

3 sito ufficiale Kiva, sezione Impact, https://www.kiva.org/impact

4 Sito ufficiale MicroLoan Foundation, sez. Our Impact https://www.microloanfoundation.org.uk/our-work/our-impact/

5 Sito ufficiale Akhuwat Foundation, sez. Akhuwat Reports, https://akhuwat.org.pk/reports

6 Universitas Mercatorum, Il microcredito nel panorama internazionale, Carlo Borgomeo, pp.4-5

7 Universitas Mercatorum, pp. 20-26

8 PerMicro (2024), 5° Rapporto sull’inclusione finanziaria e del 17° Rapporto sul microcredito in Italia, Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza e Inclusione Finanziaria, https://www.permicro.it/wp-content/uploads/2024/01/ABSTRACT_rapporto-Inclusione-finanziaria-e-microcredito-2024-Banca-Etica-RITMI-borgomeoco.pdf, pp. 4

9 PerMicro (2024), pp. 5

10 PerMicro (2024), pp. 8-10

11 PerMicro (2023), Bilancio di sostenibilità, pp. 8-9

12 Ente Nazionale del Microcredito, Sezione Progetti, https://www.microcredito.gov.it/progetti.html

13 Sito ufficiale Microcyber, https://www.microcyber.eu/2025/progetto/

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di Elisa Iacomelli

Keywords: MICROCREDITO, ENTE NAZIONALE PER IL MICROCREDITO, FINANZA INCLUSIVA, FINANZA D’IMPATTO, TUTOR MICROCREDITO, FONDO CENTRALE PER LE PMI, TUTOR MICROCREDITO

Sommario

  1. L’evoluzione del microcredito in Italia: dal Comitato per il 2005 all’Ente Nazionale per il microcredito
  2. La via italiana al microcredito: La rete di tutor, il fondo centrale di garanzia per le PMI e gli operatori bancari e finanziari.
  3. Conclusioni

Il microcredito, inteso come uno strumento finanziario nato per favorire l’inclusione sociale e lo sviluppo economico delle fasce più vulnerabili, ha conosciuto un percorso di crescita e consolidamento importante in Italia negli ultimi vent’anni. Partendo dall’esperienza pionieristica di Muhammad Yunus e della Grameen Bank, il nostro Paese ha dato vita a un sistema articolato che, attraverso il Comitato Nazionale e successivamente l’Ente Nazionale per il Microcredito, promuove iniziative di sostegno alle microimprese, ai lavoratori autonomi e ai soggetti svantaggiati. Un percorso articolo scandito da tappe fondamentali che hanno reso la via italiana al microcredito uno strumento chiave per l’inclusione sociale e finanziaria e lo sviluppo sostenibile in Italia.

  1. L’evoluzione del microcredito in Italia: dal Comitato Nazionale Italiano per il 2005 all’Ente Nazionale per il Microcredito

Il microcredito inteso come strumento finanziario si è affermato dopo gli anni settanta con Muhammad Yunus e la sua Grameen Bank che è stata la prima istituzione a ricorrere all’erogazione di piccoli prestiti ai “più poveri tra i poveri” avendo fiducia solo in loro e nei loro progetti. Sulla base di questa esperienza positiva l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan lanciò un appello per sensibilizzare gli Stati membri e i loro governi, affinché costituissero dei Comitati Nazionali per progettare tutte le misure necessarie a potenziare la finanza degli esclusi e proclamò il 2005 anno internazionale per il microcredito, Risoluzioni ONU 53/197 e 58/221.

L’Italia ha risposto all’appello e alle risoluzioni ONU costituendo, nel 2004, il “Comitato Nazionale Italiano per il 2005 - Anno Internazionale del Microcredito”, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che lavorò sin da subito per definire le linee di azione per una “via italiana alla microfinanza”. L’obiettivo fu attivare meccanismi, network, iniziative per continuare la lotta alla disuguaglianza finanziaria anche oltre l’agenda in occasione del 2005 cercando di favorire l’inclusione finanziaria dei cosiddetti non bancabili. Questo ha portato alla sua trasformazione in “Comitato Permanente” con la Legge n.81/2006.

Il Comitato ha assunto la natura di ente di diritto pubblico con la legge 244/2007, valorizzando ulteriormente le sue funzioni di promozione, supervisione e coordinamento delle iniziative microfinanziarie destinate allo sviluppo del nostro Paese, nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione in collaborazione con il MAECI. Funzioni formalmente riconosciute anche nel DPCM di luglio 2010 che ha conferito al Comitato specifici obiettivi e funzioni quali: monitoraggio e valutazione di tutte le iniziative italiane di microcredito e microfinanza, e quindi anche la diffusione della cultura del microcredito, sostegno all’avvio e allo sviluppo dell’autoimprenditorialità e dell’autoimpiego, sostegno a progetti certificati da istituzioni terze offrendo servizi di assistenza tecnica nelle fasi del progetto, come analisi di settore, monitoraggio e soprattutto di formazione.

Nel 2011 il Comitato ha assunto l’attuale denominazione con la legge 106 diventando Ente Nazionale per il Microcredito con funzioni di ente di coordinamento nazionale per la promozione, l’indirizzo, l’agevolazione, la valutazione, e il monitoraggio degli strumenti di microcredito e di microfinanza promossi dall’Unione Europea, nonché quelli realizzati a valere su fondi UE. Viene dotato di autonomia amministrativa, finanziaria, contabile e organizzativa.

Nello svolgimento delle sue attività, l’Ente Nazionale per il Microcredito assolve alla sua mission di Centro di Competenza per il microcredito, la microfinanza e la finanza etica, la formazione, la capacity building, il tutoraggio, nonché di soggetto pubblico preposto al coordinamento nazionale delle azioni e degli strumenti di microfinanza realizzati a valere sui fondi dell’Unione Europea.

A tal fine, l’Ente sostiene la nascita e lo sviluppo delle micro e piccole imprese, nonché delle iniziative di lavoro autonomo, e favorisce l’inclusione sociale e finanziaria delle fasce sociali più svantaggiate della popolazione. L’Ente, in tal modo, contribuisce alla soluzione delle problematiche sociali ed economiche presenti nel Paese attivando collaborazioni tra i soggetti pubblici, privati e del terzo settore che possono favorire lo sviluppo di un microcredito vicino alle esigenze dei microimprenditori e dei lavoratori autonomi con maggiori difficoltà di accesso al credito, nonché delle fasce di popolazione più vulnerabili.

  1. La via italiana al microcredito: la rete di tutor, il fondo centrale di garanzia per le PMI e gli operatori bancari e finanziari

Quando si è in presenza di una vasta area di popolazione che viene definita non meritevole di credito perché carente o non in possesso di garanzie reali questo rappresenta un problema economico e sociale. L’intervento pubblico a questo punto risulta necessario e indispensabile in un ruolo di supplenza del sistema finanziario privato.

La via italiana al microcredito si è dimostrata una scelta importante della politica economica del nostro Paese. Segue la via tracciata da quell’economia sociale di mercato che l’Ente Nazionale per il Microcredito ha abbracciato con convinzione. Privilegia la persona e l’obiettivo sociale rispetto al capitale, è attenta a non far prevalere l’interesse dei singoli sull’interesse generale, difende l’applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà. Sebbene sia uno strumento finanziario nato per rispondere al bisogno di inclusione di chi ha difficoltà di accedere al credito tradizionale, il microcredito non è solo un piccolo prestito ma un prodotto integrato di servizi finanziari e non finanziari che permettono l’integrazione dell’individuo nella società, creando un nuovo imprenditore e un novo consumatore.

Il microcredito promosso dall’Ente si distingue per diversi punti di forza che ne fanno uno strumento efficace di inclusione sociale e sviluppo economico. Ciò che lo differenzia dal credito ordinario è la sua preoccupazione per la persona, accolta, ascoltata e sostenuta prima, durante e dopo il servizio, nonché la particolare attenzione prestata alla validità e sostenibilità del suo progetto. Infatti uno degli aspetti più rilevanti è la creazione da parte dello stesso ENM di una vasta rete di tutor specializzati, che svolgono un ruolo fondamentale nel supportare i beneficiari lungo tutto il percorso di accesso e gestione del credito.

I tutor di microcredito sono professionisti formati appositamente per accompagnare i beneficiari, spesso soggetti vulnerabili o in condizioni di svantaggio, nella comprensione delle procedure, nella pianificazione finanziaria e nella gestione del prestito. Questa rete iscritta nell’Elenco Nazionale obbligatorio degli operatori dei servizi non finanziari ausiliari di assistenza e monitoraggio, tenuto e aggiornato dallo stesso ENM ai sensi della legge 225/2016 permette di instaurare un rapporto di fiducia e di ascolto, fondamentale per il successo delle iniziative di microfinanza. Grazie a un supporto personalizzato, i beneficiari si sentono più sicuri e motivati, riducendo il rischio di insolvenza e favorendo un utilizzo responsabile del credito.

L’approccio adottato dall’ENM si basa sulla relazione diretta e umana con i beneficiari. I tutor non sono semplici consulenti finanziari, ma figure di accompagnamento che ascoltano le esigenze, le aspirazioni e le difficoltà di chi chiede il microcredito. Questo rapporto permette di individuare soluzioni su misura, di offrire formazione e di rafforzare le competenze imprenditoriali o di gestione del denaro. La presenza di un supporto continuo favorisce anche l’empowerment dei beneficiari, contribuendo a costruire una maggiore autonomia e fiducia in sé stessi.

Negli ultimi anni, il panorama della microfinanza in Italia ha conosciuto un’evoluzione significativa grazie a iniziative legislative e operative che hanno rafforzato la nascita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese e dei soggetti a basso reddito. Un elemento chiave di questa trasformazione è stata la creazione della sezione dedicata al microcredito all’interno del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, prevista dall’articolo 39, comma 7-bis della legge 214/2011 che è andata a coprire l’erogazione delle operazioni di microcredito. Un punto di svolta, poiché ha riconosciuto formalmente l’importanza di sostenere le microimprese e i soggetti vulnerabili attraverso strumenti di finanziamento più accessibili e mirati. La sezione microcredito del Fondo Centrale, infatti, ha permesso di mettere a disposizione risorse specifiche, facilitando l’accesso al credito per chi, altrimenti, avrebbe incontrato difficoltà a ottenere finanziamenti tradizionali.

La presenza di una copertura statale ha rappresentato, infatti, un elemento di grande rassicurazione per gli operatori bancari e finanziari, che hanno potuto offrire prestiti con maggiore serenità, riducendo i rischi di insolvenza. Questo ha incentivato le banche e gli intermediari finanziari a investire nel microcredito, ampliando così l’offerta di prodotti finanziari dedicati alle microimprese e ai soggetti più fragili.

Inoltre, la garanzia pubblica ha contribuito a creare un circolo virtuoso: più operatori hanno aderito al sistema, più microimprese hanno potuto accedere a finanziamenti, favorendo lo sviluppo di attività economiche locali, l’occupazione e l’inclusione sociale. La legge 214/2011 ha quindi rappresentato un passo importante verso un sistema di microfinanza più strutturato, accessibile e sostenibile.

A completare il quadro l’ultimo elemento strategico è la promozione da parte dell’Ente della creazione di partenariati con intermediari bancari e finanziari, con l’obiettivo di sviluppare un microcredito più vicino alle reali esigenze degli operatori economici che incontrano maggiori difficoltà di accesso al credito.

Secondo i dati ISTAT, infatti, circa il 30%1 delle microimprese italiane fatica a ottenere finanziamenti tradizionali, spesso a causa di requisiti di garanzia troppo stringenti. Per rispondere a questa criticità, l’Ente ha definito un modello operativo innovativo e efficace, che mira a sviluppare e diffondere l’offerta di microcredito in tutto il Paese. Questo modello si basa oltre che sui già citati Tutor di microcredito e sulla garanzia pubblica anche sulla stipula di convenzioni con banche e intermediari finanziari, creando un network capillare di operatori pronti a mettere a disposizione finanziamenti microcreditizi, favorendo così l’inclusione finanziaria di soggetti spesso esclusi dai canali tradizionali. Al 30 aprile 2025, sono 41 le banche convenzionate con l’Ente, che complessivamente dispongono di 2.7362 filiali distribuite su tutto il territorio nazionale. Questi numeri sono significativi: rappresentano il 13,51% del totale delle filiali bancarie presenti in Italia, che indicano un totale di circa 20.2533 filiali bancarie nel nostro Paese. Questa presenza capillare permette di avvicinare il microcredito alle comunità locali, facilitando l’accesso a finanziamenti anche in aree più periferiche o svantaggiate, dove spesso le microimprese e i soggetti più vulnerabili trovano maggiori ostacoli. L’attività dell’ENM, attraverso la creazione di partnership strategiche con un numero crescente di banche e intermediari, rappresenta un tassello fondamentale per rafforzare il sistema di microfinanza in Italia. Grazie a questa rete, si favorisce lo sviluppo di un’economia più inclusiva e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze di un tessuto imprenditoriale spesso trascurato dai canali di credito tradizionali.

  1. Conclusioni

Il microcredito promosso dall’ENM rappresenta molto più di un semplice strumento finanziario: è un vero e proprio elemento di welfare che mira a migliorare le condizioni di vita delle persone più vulnerabili. Si configura come un intervento integrato che promuove l’inclusione sociale, l’occupazione e l’autonomia economica. Grazie a questo strumento, si favoriscono iniziative di autoimpiego, piccole imprese e attività sociali, contribuendo così a ridurre le disuguaglianze e a rafforzare il tessuto sociale delle comunità. Un aspetto fondamentale è il supporto dei tutor e l’approccio umano e personalizzato, che creano un circolo virtuoso di solidarietà ed empowerment. Questo approccio non solo aiuta i beneficiari a sviluppare le proprie capacità, ma ha anche effetti positivi sul benessere complessivo delle comunità. I punti di forza del microcredito dell’ENM risiedono nella rete di tutor qualificati, nel rapporto diretto e umano con i beneficiari e nel suo ruolo di strumento di welfare attivo. In questo modo, il microcredito diventa molto più di un prestito: è un mezzo per favorire l’inclusione sociale, lo sviluppo personale e il rafforzamento del welfare comunitario.

In Italia, il sistema di microcredito si è evoluto grazie a un percorso strategico e ben strutturato, che ha coinvolto istituzioni pubbliche, banche e reti di tutor specializzati. Nato con l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale e lo sviluppo di microimprese e soggetti vulnerabili, mette al centro le esigenze delle persone. Le innovazioni legislative, come l’inserimento nel Fondo Centrale di Garanzia e le convenzioni con le banche, hanno rafforzato l’accesso al credito per chi altrimenti avrebbe incontrato molte difficoltà. La presenza capillare di filiali e di operatori sul territorio ha permesso di avvicinare il microcredito alle comunità locali, contribuendo così allo sviluppo economico e sociale del Paese.

Grazie a queste strategie e collaborazioni, il sistema di microfinanza italiano si presenta come uno strumento efficace per promuovere un’economia più inclusiva, sostenibile e attenta alle fasce più svantaggiate della popolazione. È un esempio concreto di come pubblico e privato possano lavorare insieme per creare opportunità e ridurre le disuguaglianze.

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NOTE

1 https://www.istat.it/it/files/2023/11/REPORTCensimprese.pdf

2 Fonti interne ENM

3 Dati MCC: periodo di riferimento (25 maggio 2015 – 31 marzo 2025)

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di Vitanio Pietanza

  1. CONTESTO DI RIFERIMENTO

Il microcredito sociale è uno strumento finalizzato ad affrontare i bisogni primari della popolazione a rischio esclusione sociale, quali ad esempio la gestione della propria abitazione, la salute, i beni durevoli, al fine di consentire loro di superare un momento di temporanea difficoltà economica.

L’attuale fase di crisi, sta generando un sempre più repentino rallentamento dei flussi economici con un consequenziale incremento dei casi di povertà anche in soggetti o famiglie che dispongono di redditi da lavoro dipendente. Da tale evidenza discende da un lato una maggiore esigenza e necessità di accesso al credito e, dall’altro, una maggiore complessità gestionale per gli Istituti finanziari dovuta alle numerose richieste di finanziamento. Difficoltà legate principalmente all’aumento del costo di approvvigionamento finanziario, a cui è legato il parametro di “affidabilità creditizia”, c.d. credit score, volto a valutare la solvibilità del cliente e il corrispondente rischio di insolvenza legato all’operazione.

Lo strumento del Microcredito Sociale si pone dunque al centro delle strategie e delle azioni di inclusione sociale divenendo così un valido sostegno che la Giunta Regionale pugliese, prima su tutto il territorio nazionale ad attuare un’iniziativa di questo genere, ha pensato di implementare in accordo strategico e operativo con l’Ente Nazionale per il Microcredito al fine di sostenere i propri cittadini in una situazione di emergenza economica e di far riacquistare loro dignità e serenità. Questa operazione è disciplinata da un accordo interistituzionale ai sensi dell’art. 15 della legge 241/90 stipulato a gennaio 2025 tra Regione Puglia (Sezione Inclusione sociale Attiva) e Ente Nazionale per il Microcredito.

Tale strumento consente, in aggiunta all’accesso ad un finanziamento difficilmente raggiungibile per i richiedenti, un servizio personalizzato di supporto ed affiancamento nell’espletamento dell’intera procedura a cura di personale qualificato, ovvero di Tutor iscritti nell’elenco degli “Operatori in servizi di assistenza e monitoraggio al microcredito” di cui all’art. 13 commi 1bis e 1ter, DL n.193-2016, tenuto dall’Ente Nazionale per il Microcredito.
In questo stesso elenco potranno iscriversi i soggetti privati e del terzo settore residenti/aventi sede legale nella Regione Puglia che manifesteranno interesse alla partecipazione al Progetto e che molto spesso rappresentano i primi interlocutori per famiglie o soggetti con problemi economici.

L’assistenza offerta dai Tutor rappresenta l’elemento chiave del microcredito sociale, sviluppandosi sin dalla fase di avvicinamento allo strumento da parte del soggetto richiedente.

Il richiedente infatti, verrà assistito:

  1. a) inizialmente nella fase di istruttoria della richiesta, avente ad oggetto l’analisi per la corretta gestione del bilancio familiare, e dunque la valutazione del c.d. rapporto rata/reddito per la verifica della sostenibilità della richiesta di finanziamento, fino all’erogazione dello stesso;
  2. b) successivamente nella fase di erogazione del credito, l’assistenza si realizza nelle attività di monitoraggio sulla corretta gestione del bilancio familiare redatto in sede di istruttoria. Tali attività saranno dunque volte a prevenire eventuali criticità limitando, laddove possibile, il rischio di inadempimento da parte del cliente.

  1. BENEFICIARI E CARATTERISTICHE DEL FINANZIAMENTO

L’iniziativa è indirizzata esclusivamente ai cittadini residenti in Puglia da almeno 12 mesi in possesso di un’attestazione ISEE in corso di validità con un valore non superiore a 18.500,00 euro.

Ai fini dell’attuazione del progetto è prevista la costituzione di un Comitato di Indirizzo, composto da elementi individuati di concerto tra ENM e Regione Puglia che svolgeranno funzioni di indirizzo e coordinamento nell’esecuzione del Progetto, al fine di assicurarne l’implementazione e la coerenza con gli obiettivi stabiliti e con le politiche microfinanziarie. (Vedi scheda pag. seguente)

  1. IMPLEMENTAZIONE PROGETTO

Grazie al confronto continuo con gli uffici regionali che in Puglia attuano molteplici politiche innovative spesso foriere di soluzioni per i meno abbienti si è deciso di operare con l’obiettivo di coinvolgere il maggior numero possibile di potenziali beneficiari nell’implementazione del progetto. Verrà attivata una rete capillare di sportelli sull’intero territorio regionale da dedicare alle attività di informazione, sensibilizzazione ed orientamento dei potenziali beneficiari. I suddetti Sportelli da individuare tra alcuni già presenti sul territorio pugliese ed altri da istituire anche nell’ambito della rete dei centri servizi per la famiglia, svolgeranno un ruolo fondamentale nell’erogazione dell’attività di orientamento durante la quale avranno modo di verificare la sussistenza dei primi requisiti d’accesso dei potenziali beneficiari alla misura in oggetto. Nello specifico, grazie al servizio di prossimità all’utenza che istituzionalmente svolgono potranno verificare aspirazioni e motivazioni dei potenziali beneficiari.

L’ENM selezionerà e formerà gli Operatori-Tutor iscritti nell’Elenco degli Operatori in servizi ausiliari tenuto dell’ENM, che forniranno assistenza alle famiglie in difficoltà, in relazione alle richieste di microcredito sociale. Tale formazione sarà incentrata sulle modalità di erogazione dei servizi di bilancio familiare previsti dalla normativa sul microcredito sociale (art. 111, comma 3 del TUB e art. 5, comma 5 del decreto 176/2014), volti a fornire ai beneficiari informazioni utili per migliorare la gestione dei flussi delle entrate e delle uscite, a partire dalla fase istruttoria e per l’intera durata del piano di rimborso del finanziamento. I tutor verranno formati all’utilizzo degli strumenti di gestione tecnici e informatici forniti da ENM per la gestione delle domande di finanziamento e per la compilazione dell’istruttoria al fine di fornire assistenza ai potenziali beneficiari in tutto il percorso.

In questa potranno essere coinvolti, oltre ai tutor già presenti nell’elenco tenuto dall’Ente Nazionale per il Microcredito, anche gli Enti del terzo settore, i professionisti e i soggetti giuridici residenti nella Regione Puglia che manifesteranno interesse alla partecipazione al Progetto.

La Regione Puglia provvederà a ricevere tutte le richieste di Microcredito che perverranno, a preselezionarle sulla base dei criteri stabiliti e a trasmettere quelle idonee all’Ente Nazionale per il Microcredito attraverso una piattaforma informatica.

L’Ente Nazionale per il Microcredito convenzionerà infine con apposita procedura ad evidenza pubblica uno o più intermediari finanziari in grado di garantire con le proprie filiali la copertura dell’intero territorio regionale ed aventi il compito di gestire i singoli finanziamenti.

Sulla base dell’accordo sottoscritto tra Regione Puglia e ENM, gli operatori finanziari verranno selezionati tenendo in considerazione l’economicità della loro offerta rispetto alla percentuale stabilita per l’abbattimento del tasso d’interesse, alla disponibilità a concedere una leva finanziaria rispetto alle risorse disponibili a garanzia dei microprestiti e alla loro presenza su tutto il territorio pugliese per permettere a tutti i cittadini ovunque residenti di utilizzare lo strumento più facilmente.

Sarà realizzata un’attività di monitoraggio operativo e finanziario del progetto finalizzato a verificare l’efficienza gestionale del progetto (rispetto scadenze programmate, conseguimento risultati di progetto, realizzazione output di progetto, numero ed ammontare finanziamenti concessi e percentuale di insolvenza, ecc.) e a rilevare eventuali gap gestionali con conseguente apporto di azioni correttive e individuare i fattori di successo da valorizzare.

MICROCREDITO SOCIALE DELLA REGIONE PUGLIA

La Regione Puglia promuove progetti di microcredito, educazione finanziaria ed inclusione sociale attraverso la costituzione di un Fondo di Garanzia presso l’Ente Nazionale Microcredito.

A tal fine la Regione Puglia destina, ai sensi dell’art. 94 della Legge regionale n. 37/2023 (Bilancio di Previsione 2024 e bilancio Pluriennale 2024-2026 della Regione Puglia - Legge di stabilità) risorse pari a 1.000.000,00.

L’iniziativa si rivolge dunque esclusivamente alle persone fisiche che possiedono i seguenti requisiti:

  • essere residente in Puglia da almeno 12 mesi;
  • avere un’attestazione ISEE in corso di validità con un valore non superiore a 18.500,00 euro.

Il finanziamento verrà concesso valutando la situazione economica personale e familiare del richiedente, secondo i principi di straordinarietà, essenzialità e sostenibilità. Il prestito verrà concesso a fronte di una necessità economica correlata ad esso e alla capacità del beneficiario di integrarne la parte eventualmente rimanente.

Affinché il prestito venga concesso è necessario che il soggetto richiedente dimostri di poter far fronte alle rate del finanziamento che sta sottoscrivendo. Il prestito non può comunque essere concesso a soggetti le cui entrate non consentano la normale gestione della quotidianità e che presentino una situazione economica già fortemente compromessa. Sono peraltro ammesse deroghe in relazione a specifiche situazioni di disagio che verranno valutate caso per caso.

Il finanziamento sarà finalizzato in via esclusiva all’erogazione di finanziamenti a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale, purché i finanziamenti concessi:

  • siano di importo massimo di euro 10.000,
  • non siano assistiti da garanzie reali,
  • siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari di bilancio familiare,
  • abbiano lo scopo di consentire l’inclusione sociale e finanziaria del beneficiario,
  • siano prestati a condizioni più favorevoli di quelle prevalenti sul mercato.

I finanziamenti saranno erogati con tassi di interesse, spese di istruttoria e commissioni di erogazione pari a zero euro. Il tasso di mora, in caso di ritardato pagamento, si applicherà in misura pari al tasso legale vigente al momento dell’inadempimento e maturato dal 90esimo giorno successivo alla data di scadenza di ciascuna rata e fino alla data di effettivo pagamento.

I beneficiari del microcredito saranno assistiti dai servizi ausiliari obbligatori di assistenza tecnica, monitoraggio e tutoraggio di cui all’art. 111, comma 1, lettera e), del TUB e all’art. 3, comma 1, del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze 17 ottobre 2014, n.176, oltre che da tutti i servizi accessori previsti da apposito Accordo di collaborazione sottoscritto tra Regione Puglia ed Ente Nazionale Microcredito.

I finanziamenti sono destinati all’acquisto di beni o servizi necessari al soddisfacimento di bisogni primari del richiedente o di un membro del proprio nucleo familiare. A titolo esemplificativo e non esaustivo:

A Spese per realizzare tutti quegli interventi volti ad assicurare ai richiedenti la disponibilità di un alloggio dotato dei requisiti minimi di idoneità abitativa:

1 canoni di locazione insoluti;

2 spese per la messa a norma degli impianti della propria abitazione principale e per la riqualificazione energetica;

3 spese per l’attivazione o la riattivazione di utenze domestiche (luce e gas);

4 opere di ristrutturazione straordinaria, ad esempio rotture inaspettate e non previste quali idrauliche, elettriche ecc.;

5 spese connesse alla ricerca di un nuovo immobile a seguito di sfratto esecutivo o mutate esigenze familiari.

B Spese straordinarie per eventi particolari della vita, comprese le spese per l’acquisto di biglietti aerei o ferroviari che coinvolgono parenti, fino al secondo grado, quali:

1 nascita o adozione di un figlio;

2 ricongiungimenti familiari;

3 decesso di un membro del nucleo familiare;

4 tariffe per l’accesso a servizi pubblici essenziali, quali ad esempio i servizi energetici.

C Spese mediche per il richiedente o dei componenti il suo nucleo familiare:

1 spese per trasporto, vitto e pernottamento del malato e dell’eventuale accompagnatore per assistenza ricevuta presso strutture sanitarie localizzate anche al di fuori del territorio regionale;

2 acquisto protesi e altri ausili non rimborsabili.

D Spese connesse all’istruzione e inserimento lavorativo capaci di accrescere le competenze di componenti della famiglia, nella prospettiva del miglioramento e dello sviluppo delle competenze lavorative ai fini dell’inserimento lavorativo:

1 spese necessarie per l’accesso all’istruzione scolastica;

2 acquisto hardware e software (necessario allo svolgimento dell’attività formativa);

3 spese di trasferimento, di vitto ed alloggio per la frequenza di corsi e/o stage/tirocini lavorativi che si tengono fuori dal comune di residenza, sulla base di un piano di spesa e con verifica del risultato.

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di Elisa Iacomelli

Il microcredito sociale nasce come risposta concreta a un’esigenza sempre più urgente, quella di offrire un’alternativa finanziaria a chi è escluso dai canali bancari tradizionali e ha necessità di soddisfare i suoi bisogni primari. Si tratta infatti di uno strumento pensato per i cosiddetti “non bancabili”, ovvero persone che, pur avendo necessità di accedere a un prestito, non possiedono garanzie reali da offrire ai soggetti erogatori. Il microcredito sociale non richiede ipoteche, fideiussioni o altri strumenti di tutela patrimoniale. Al contrario, si fonda sulla fiducia, sull’accompagnamento personalizzato e sulla capacità delle persone di rimettersi in gioco, anche partendo da situazioni di fragilità.

Il microcredito sociale rappresenta una risposta concreta e innovativa alle crescenti disuguaglianze economiche e sociali che colpiscono ampie fasce della popolazione. Nato per sostenere soggetti in condizioni di vulnerabilità, questo strumento si propone di prevenire fenomeni come l’usura, contrastare l’economia sommersa e rispondere a esigenze fondamentali come ad esempio spese mediche del soggetto richiedente o di un membro del nucleo familiare, spese per l’accesso all’istruzione scolastica, copertura dei canoni di locazione o esigenze di liquidità causate di una sopraggiunta non autosufficienza.

Il suo scopo principale è trasformare il disagio in opportunità, contribuendo a prevenire l’esclusione sociale configurando il microcredito sociale non come un intervento assistenzialistico, ma come un vero e proprio strumento di inclusione e rigenerazione sociale. L’essenza di questo tipo di intervento è nella sua attenzione alla persona e ai suoi bisogni che si traduce nel soddisfare quella domanda di credito che il sistema tradizionale non è in grado di intercettare, colmando il vuoto tra necessità reali e accesso al credito.

Sommario

  1. Italia ai margini: povertà, esclusione e bisogno urgente di risposte concrete.
  2. Una legge che include: quando la norma diventa strumento di riscatto.
  3. Il ruolo dell’Ente Nazionale per il Microcredito nella promozione dell’inclusione sociale e dello sviluppo locale.
  4. MamHabitat: un microcredito fino a 5000 euro per mamme sole in difficoltà a Roma.
  5. Roma Capitale riparte dal basso: il microcredito come leva per il cambiamento.
  6. Microcredito di Libertà: quando l’autonomia economica è anche emancipazione sociale.
  7. Microcredito sociale in Puglia: un sostegno concreto per chi è in difficoltà
  8. Microcredito sociale: dalla fragilità alla riscossa

  1. Italia ai margini: povertà, esclusione e bisogno urgente di risposte concrete

Negli ultimi anni, a causa della crisi economica e della pandemia, i problemi legati alla povertà e all’esclusione sono diventati ancora più evidenti e strutturali nel nostro Paese. I dati ISTAT del 2023 mostrano che circa 2,2 milioni di famiglie, ovvero oltre 5,7 milioni di persone, vivono in povertà assoluta. Questa condizione colpisce di più il Mezzogiorno, dove l’incidenza raggiunge il 10,2%, e i comuni più piccoli, mentre nelle grandi città si registra una diminuzione. La povertà relativa, invece, riguarda oltre 2,8 milioni di famiglie e coinvolge circa 8,4 milioni di persone, con un’incidenza più alta nel Sud, dove quasi il 20% delle famiglie è in questa condizione.

Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda gli stranieri: nel 2022, circa 661 mila11 XIV Rapporto annuale: “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”, a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, 2024.

di loro vivevano in povertà assoluta, con un’incidenza molto più alta rispetto agli italiani, specialmente nel Mezzogiorno e nei comuni più piccoli. La povertà tra le famiglie straniere è in aumento, sia in forma assoluta che relativa.

Altro dato allarmante è il fenomeno dell’esclusione sociale, che riguarda circa 13 milioni di italiani circa il 22,8% della popolazione. Si tratta di persone che non hanno accesso ai servizi di base come acqua, elettricità, istruzione, sanità o previdenza, e che vivono in condizioni di disagio e marginalità.

Inoltre, i dati Istat parlano anche di esclusione finanziaria, cioè l’impossibilità di accedere a servizi bancari e finanziari essenziali come conti correnti, prestiti o assicurazioni. Questa problematica colpisce circa il 36,6% delle famiglie italiane, ed è più diffusa nel Sud, tra le donne e nelle aree meno sviluppate. La mancanza di accesso ai servizi finanziari limita le possibilità di partecipare pienamente alla vita economica e sociale, e rende più vulnerabili a rischi come il sovraindebitamento o l’usura.

Il quadro descritto fa emergere bene quanto sia importante rafforzare gli interventi pubblici e privati di microfinanza e microcredito. Questi strumenti possono davvero aiutare a creare un’economia più inclusiva ed equa. La situazione in Italia mostra che povertà, esclusione sociale e finanziaria sono problemi complessi e diffusi, che richiedono politiche mirate e interventi concreti per garantire a tutti una vita dignitosa e la possibilità di partecipare attivamente alla società.

  1. Una legge che include: quando la norma diventa strumento di riscatto

La normativa italiana ha definito in modo preciso il quadro di riferimento in materia di microcredito sociale. L’articolo 111 del Testo Unico Bancario, modificato nel corso degli anni per rispondere meglio ai bisogni emergenti, stabilisce al comma 3 che il microcredito sociale è un “finanziamento a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale”, con l’obiettivo di promuovere “l’inclusione sociale e finanziaria del soggetto beneficiario”, distinguendolo da quello imprenditoriale volto all’avvio e all’implementazione delle microimprese e del lavoro autonomo. Il microcredito sociale è stato ulteriormente disciplinato dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 176/2014, art.5 comma 5 che ha definito obbligatori i servizi di tutoraggio e assistenza che accompagnano il finanziamento.

Dal punto di vista operativo, il microcredito sociale è un prestito personale che può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro. È caratterizzato dalla totale assenza di garanzie reali, ha una durata massima di cinque anni ed è sempre accompagnato da servizi di assistenza e monitoraggio.

Questo approccio integrato è ciò che lo distingue radicalmente da qualsiasi altro prestito tradizionale. Non si tratta solo di erogare una somma di denaro, ma di costruire insieme al beneficiario un percorso di sostenibilità economica che porti al miglioramento delle condizioni di vita dell’individuo e della sua famiglia. Infatti i servizi ausiliari giocano un ruolo fondamentale. Ogni beneficiario viene affiancato da un tutor formato, che lo accompagna sin dalla fase istruttoria fino alla fine della restituzione del prestito. Questo accompagnamento ha una duplice funzione: da un lato, permette di personalizzare l’intervento in base alle esigenze specifiche; dall’altro, consente un monitoraggio attivo che aumenta significativamente la probabilità di restituzione del prestito. I servizi ausiliari non sono dunque un elemento accessorio, ma costituiscono il vero motore del microcredito sociale, garantendo che il prestito non diventi un ulteriore fardello per persone già in difficoltà.

I beneficiari di questo strumento sono persone che vivono situazioni di disagio economico e sociale: disoccupati, lavoratori con redditi insufficienti, soggetti non autosufficienti, famiglie colpite da eventi traumatici o improvvisi aumenti delle spese. Particolare attenzione è dedicata a categorie spesso escluse dai circuiti bancari tradizionali, come le donne, i migranti, gli ex detenuti e i giovani in cerca di prima occupazione. Il microcredito si rivolge a chi ha necessità urgenti ma non ha la possibilità di accedere al credito ordinario: in questo senso, diventa un argine contro la povertà e un alleato nella costruzione di un progetto di vita più stabile.

Le finalità dei finanziamenti concessi tramite microcredito sociale sono molteplici e di ampio respiro. Si punta non solo a garantire l’accesso al credito, ma a promuovere l’inclusione sociale e finanziaria, sostenere l’occupazione, favorire le pari opportunità e contrastare ogni forma di discriminazione. Migliorare le condizioni di vita del singolo e del nucleo familiare, responsabilizzare il cittadino nella gestione delle proprie risorse, diffondere una cultura del risparmio e della sostenibilità: questi sono i veri obiettivi che guidano la pratica del microcredito sociale.

  1. Il ruolo dell’Ente Nazionale per il Microcredito nella promozione dell’inclusione sociale e dello sviluppo locale.

L’Ente Nazionale per il Microcredito ricopre un ruolo chiave nella promozione dell’inclusione sociale e finanziaria, con l’obiettivo di sostenere la nascita di nuove imprese e stimolare la crescita del tessuto imprenditoriale locale. Nel corso degli anni, ha sviluppato numerosi progetti nel campo del microcredito e della microfinanza, ponendo particolare attenzione al microcredito sociale. Per realizzare le proprie iniziative, l’Ente ha collaborato attivamente con le pubbliche amministrazioni a ogni livello – nazionale, regionale e locale – oltre che con soggetti del terzo settore, come enti non profit e istituti bancari.

Il primo esperimento di microcredito sociale in Italia promosso dall’Ente è stato avviato nel 2015 nella provincia di Benevento, rappresentando una pietra miliare nella diffusione di strumenti di finanza inclusiva. Il progetto è nato grazie a una donazione privata di 300.000 euro da parte del sig. Alessandro Perriello e ha portato alla creazione di due distinti fondi di garanzia.

Il Fondo Vincenzo Perriello, con una dotazione iniziale di 120.000 euro, era destinato al microcredito imprenditoriale. Operava in via sussidiaria rispetto alla Garanzia Pubblica, offrendo opportunità di finanziamento a soggetti in condizione di disagio sociale che, altrimenti, non avrebbero avuto accesso al credito attraverso il Fondo di Garanzia per le PMI.

Il Fondo Agnese Zolli, anch’esso con una dotazione iniziale di 120.000 euro, era invece rivolto al microcredito sociale, finalizzato a sostenere persone e famiglie in temporanea difficoltà economica o sociale, residenti nella provincia di Benevento. L’obiettivo era offrire un concreto strumento di inclusione socio-finanziaria in un territorio esposto al rischio di marginalizzazione.

Entrambi i fondi sono stati istituiti tramite una convenzione con il donatore privato e realizzati in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di San Marco dei Cavoti e del Sannio, che ha fornito una leva finanziaria ai fondi, raddoppiando così la capacità di erogazione dei finanziamenti.

Questo progetto ha rappresentato un esempio concreto e innovativo di come il microcredito possa diventare un motore di sviluppo locale, contribuendo al tempo stesso all’inclusione sociale in aree economicamente fragili.

  1. MamHabitat: un microcredito fino a 5000 euro per mamme sole in difficoltà a Roma

Tra le iniziative promosse dall’Ente Nazionale per il Microcredito a sostegno dell’inclusione sociale, spicca il progetto MamHabitat, un’azione concreta rivolta alle mamme sole con figli minori in condizione di vulnerabilità economica o sociale, residenti a Roma e nell’area metropolitana. Il progetto prevede l’erogazione di prestiti fino a 5.000 euro per sostenere spese che contribuiscono a rafforzare l’autonomia personale e lavorativa delle beneficiarie. Le somme possono essere utilizzate, ad esempio, per percorsi di formazione professionale, l’acquisto di attrezzature o mezzi di trasporto, l’anticipo per una caparra, o altri investimenti capaci di migliorare la capacità lavorativa e il reddito familiare.

Il Fondo di Microcredito Sociale MamHabitat, primo in Italia interamente dedicato alle madri sole, nasce dalla collaborazione tra l’Ente Nazionale per il Microcredito, BCC Roma e una rete di organizzazioni del terzo settore. Selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile, il progetto si rivolge in particolare ai nuclei “mamma-bambino” in uscita da percorsi di accoglienza, come case famiglia o comunità alloggio, con l’obiettivo di accompagnarli verso una piena autonomia abitativa, sociale ed economica.
Alla realizzazione di MamHabitat hanno contribuito diversi partner, tra cui La Nuova Arca Onlus, Caritas di Roma, Accoglienza Onlus e altre realtà attive sul territorio, con il supporto di Famiglia Cristiana come media partner. La cooperativa “La Nuova Arca” si occupa della raccolta fondi e della gestione del Fondo di Garanzia presso l’ENM, che a sua volta affida le risorse a BCC Roma, partner incaricato dell’erogazione dei prestiti. L’Ente valuta ogni richiesta sulla base di progetti personalizzati, affiancando le beneficiarie con un percorso di tutoraggio individuale. Le destinatarie del progetto sono donne in situazione di svantaggio socio economico, con figli minori a carico. L’accesso al prestito non è vincolato da requisiti rigidi, ma si basa su alcuni indicatori prioritari come la condizione di monogenitorialità, il numero di figli, il percorso socio-assistenziale in atto e un valore ISEE inferiore a 12.000 euro.

I finanziamenti possono coprire spese che facilitano la conciliazione tra lavoro e vita familiare, come corsi professionali, piccoli lavori di ristrutturazione domestica o la mobilità, con l’obiettivo di creare le condizioni per un futuro sostenibile e dignitoso.

Come ha sottolineato Monsignor Benoni Ambarus, Direttore della Caritas di Roma, questo progetto rappresenta un gesto concreto di speranza e fiducia per donne che spesso si sentono abbandonate, contribuendo a costruire non solo indipendenza economica, ma anche nuove relazioni di fiducia e di sostegno reciproco

  1. Roma Capitale riparte dal basso: il microcredito come leva per il cambiamento

Altra esperienza significativa di microcredito a vocazione sociale, con impatti concreti sul territorio, spicca il progetto promosso da Roma Capitale, volto a sostenere la ripresa economica locale, diffondere la cultura d’impresa e promuovere l’inclusione sociale e finanziaria. Il Microcredito Sociale rappresenta una delle due misure cardine del progetto, insieme al Microcredito Imprenditoriale, e si rivolge a individui e nuclei familiari in condizioni di temporanea vulnerabilità economica o sociale, residenti nel territorio di Roma Capitale. Il finanziamento, garantito dal Fondo di Roma Capitale, può raggiungere un importo massimo di 5.000 o 10.000 euro e deve essere restituito entro cinque anni in forma rateale. È indispensabile che il richiedente dimostri di possedere un reddito sufficiente per rimborsare le rate: non possono accedere alla misura coloro la cui situazione finanziaria sia gravemente compromessa, come nei casi di sovraindebitamento o dipendenza da sussidi. Il microcredito è destinato a coprire spese legate a bisogni essenziali, come l’abitazione, cure sanitarie, istruzione, eventi straordinari o difficoltà impreviste. Un elemento centrale del progetto è il tutoraggio: tutor selezionati dall’Ente Nazionale per il Microcredito affiancano i beneficiari per tutta la durata del percorso, dalla fase di valutazione e istruttoria tecnica fino all’erogazione del finanziamento e al successivo monitoraggio della restituzione, garantendo così un accompagnamento solido e mirato alla sostenibilità del prestito. Questo approccio integrato rende il progetto uno strumento efficace di inclusione attiva e resilienza economica.

  1. Microcredito di Libertà: quando l’autonomia economica è anche emancipazione sociale

Il progetto “Microcredito di Libertà per l’autonomia economica delle donne vittime di violenza” nasce su impulso del Ministero per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità ed è frutto della collaborazione tra il Dipartimento per le Pari Opportunità, l’Ente Nazionale per il Microcredito, ABI, Federcasse e Caritas Italiana. Obiettivo primario: contrastare la violenza economica mediante il ricorso a strumenti di microcredito, sia sociale che imprenditoriale, accompagnati dalla creazione di un Fondo dedicato e da servizi di orientamento, affiancamento e formazione economico-finanziaria e imprenditoriale. Per quanto riguarda il microcredito sociale, l’ENM collabora con Caritas Italiana per la preparazione degli operatori che affiancano le donne nei percorsi di uscita dalla violenza, mentre per quello imprenditoriale si rafforza la preparazione dei tutor tramite percorsi formativi specifici su tematiche legate alla parità di genere, affrontate sotto il profilo giuridico, culturale, economico e psicologico. Il Microcredito di Libertà è uno strumento di contrasto all’esclusione economica e finanziaria, che mira a restituire autonomia alle donne sottoposte a controllo economico da parte del partner, ad esempio quando viene loro impedito di lavorare o gestire risorse economiche. L’intervento si rivolge a donne seguite dai Centri Anti Violenza o ospiti delle Case Rifugio, escluse dai tradizionali circuiti bancari. Integrare il microcredito a strumenti più classici del welfare rappresenta un segnale forte nella lotta contro la violenza di genere, offrendo opportunità concrete a chi vuole emanciparsi e costruire un’autonomia economica, con l’impegno di gestire in modo responsabile il finanziamento ricevuto. Questo modello rappresenta un’evoluzione culturale nel welfare: non più sola assistenza, ma partecipazione attiva in percorsi di reinserimento e crescita sociale. I progetti citati, sebbene rivolti a un pubblico limitato e a contesti specifici, hanno mostrato risultati di grande impatto. L’istituzione di un Fondo Nazionale per il Microcredito Sociale permetterebbe un’azione più ampia, capace di sostenere su scala nazionale le persone vulnerabili, promuovendo l’inclusione sociale ed economica e facilitando la mobilità sociale nelle famiglie coinvolte.

  1. Microcredito sociale in Puglia: un sostegno concreto per chi è in difficoltà

Il microcredito sociale attivato dalla Regione Puglia, in collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito, rappresenta una risposta concreta ai bisogni delle persone e delle famiglie in situazioni di vulnerabilità economica e sociale. L’iniziativa prevede l’erogazione di prestiti fino a un massimo di 10.000 euro, pensati per coprire spese fondamentali come cure mediche, affitti, utenze domestiche (trasporti, energia) e costi legati all’istruzione. Anche in questo caso ciò che rende questo strumento diverso dal credito ordinario è l’approccio umano e personalizzato: oltre al sostegno economico, i beneficiari ricevono accompagnamento e assistenza sia nella fase di richiesta del finanziamento, sia durante il periodo di utilizzo del prestito. Questo affiancamento aiuta a orientare le risorse verso obiettivi sostenibili e realmente utili per migliorare la qualità della vita e promuovere l’autonomia. L’intervento si configura come un modello virtuoso di inclusione, capace di coniugare sostegno finanziario e responsabilizzazione individuale. In sintesi, l’iniziativa pugliese dimostra come il microcredito sociale, se ben strutturato, possa diventare uno strumento efficace per contrastare la povertà, favorire l’inclusione e accompagnare le persone più fragili lungo un percorso di riscatto e autodeterminazione.

8. Microcredito sociale: dalla fragilità alla riscossa

Il microcredito sociale si conferma oggi come uno degli strumenti più efficaci per affrontare in modo proattivo le fragilità economiche e sociali che caratterizzano una parte sempre più ampia della popolazione. Non si tratta semplicemente di concedere un prestito: è un patto di fiducia, un percorso condiviso che mira a restituire dignità, autonomia e progettualità a chi si trova ai margini del sistema economico tradizionale.

Attraverso un impianto normativo chiaro, un modello operativo inclusivo e servizi di accompagnamento personalizzati, il microcredito sociale rappresenta un ponte tra esclusione e partecipazione, tra vulnerabilità e resilienza. Esperienze come quelle realizzate da Mamma Habitat o da Roma Capitale, dalla Regione Puglia e dal progetto “Microcredito di Libertà” dimostrano che è possibile coniugare strumenti finanziari e obiettivi sociali, con impatti concreti e misurabili sul benessere individuale e collettivo.

Il futuro del microcredito sociale in Italia passa ora attraverso due direttrici fondamentali: da un lato, l’allargamento della platea dei beneficiari mediante la creazione di un Fondo Nazionale dedicato; dall’altro, la valorizzazione delle esperienze territoriali già attive, che possono diventare laboratori permanenti di innovazione sociale e inclusione.

In un’epoca segnata da diseguaglianze crescenti e incertezza economica, il microcredito sociale offre una risposta tangibile, fondata sull’ascolto, la fiducia e la corresponsabilità. È uno strumento da potenziare, promuovere e integrare sempre più all’interno delle politiche pubbliche e dei servizi di welfare, affinché ogni persona abbia la possibilità concreta di ripartire.

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di Rosaria Mustari

La disamina delle condizioni del Servizio Sanitario Nazionale è oggetto di sempre più accurata attenzione e approfondimento da qualche anno a questa parte, soprattutto a causa delle criticità messe a nudo dall’epidemia di covid-19.

Il carattere universalistico che contraddistingue il sistema italiano garantisce a tutti i cittadini l’accesso ai servizi per la salute, tuttavia sempre più rilevanti eccezioni si registrano e colpiscono le fasce più fragili della popolazione.

Da ultimo, le difficoltà economiche conseguite dapprima alla pandemia e poi ai conflitti, con l’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, hanno penalizzato particolarmente, tra l’altro, le persone che convivono con una patologia cronica.

Tra queste, speciale rilevanza riveste la categoria delle pazienti oncologiche, particolarmente le donne affette da tumore al seno, per le conseguenze ultronee che la malattia comporta sotto il profilo economico.

È la cosiddetta tossicità finanziaria, ovvero le ricadute economiche che la patologia e le relative cure determinano sulla paziente, sia in termini oggettivi che soggettivi: basti pensare all’elevato costo dei farmaci e delle procedure diagnostiche che, anche in un servizio sanitario pubblico, comporta oneri finanziari sempre maggiori, sia a livello sociale, per l’innalzamento della spesa, sia per la crescente quota di compartecipazione all’assistenza sanitaria da parte degli stessi pazienti. A ciò aggiungasi che l’ammalata deve sostenere plurime spese dirette e indirette, sia sanitarie che complementari, che non rientrano nelle statistiche “ufficiali”, tra cui, ad esempio, i costi degli spostamenti per le visite, per baby-sitter o per le pulizie, per la parrucca, per prodotti cosmetici, per il reggiseno post-operatorio, la dieta, la fisioterapia o la riabilitazione.

Le recenti analisi dei dati riguardanti le donne affette da cancro al seno mostrano che la tossicità finanziaria aumenta la percentuale di insuccesso delle cure, ovvero il peggioramento della situazione economica riduce le probabilità di guarigione.

Per il contrasto di un così infausto fenomeno si è già da tempo suggerito l’utilizzo del microcredito sociale1, più che confacente a siffatte esigenze, per la peculiare vocazione inclusiva che lo caratterizza, rivolgendosi l’articolo 111, comma 3, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 “a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale”.

La norma, in combinato disposto con il D.M. n. 176/20142, consente di applicare il microcredito sociale anche per sopperire a esigenze sanitarie, posto che un sopravvenuto stato di malattia può ben configurare il requisito normativo delle “obiettive condizioni di bisogno”, tale che il prestito può utilmente essere impiegato per le relative spese mediche.

Sotto il profilo della valutazione di legittimità, un utilizzo siffatto è non soltanto perfettamente praticabile ma anzi finanche auspicabile, in quanto attuativo di plurimi valori costituzionali, a partire dai principi di solidarietà ed eguaglianza di cui agli articoli 2 e 3 della Costituzione, oltre che del diritto alla salute3.

Inoltre, si configura anche come risposta efficace, per non dire provvidenziale, in una congiuntura di grave crisi economico-sociale, con l’indebolimento del SSN per carenza di risorse finanziarie e umane e per l’incremento dei costi delle attività sanitarie, che finiscono per gravare sempre più sui singoli e sulle famiglie, già in affanno per l’inflazione galoppante.

Il nostro Servizio Sanitario Nazionale non ce la fa più da solo… Stiamo passando da un “Welfare State” a un welfare mix, perché il bilancio pubblico è ormai schiacciato tra vincoli europei e bisogni in crescita: sanità, pensioni, assistenza, ambiente e difesa. E le risorse non bastano più»4. È la conclusione più accorata emersa da ultimo dalla riflessione degli economisti.

L’individuazione di strumenti idonei a garantire la sopravvivenza di un sistema di welfare caratterizzato da universalismo, equità e solidarietà è quindi urgente e non più rinviabile e richiede un cambiamento prima di tutto culturale, per un impegno corale e trasversale, tale da coinvolgere plurime articolazioni sociali, dal pubblico al privato, in un’ottica di complementarietà inter-istituzionale e sussidiarietà.

In questa prospettiva, quanto mai proficuo si sta rivelando l’impegno dell’Ente Nazionale per il Microcredito che, proprio ai fini del contrasto del fenomeno della tossicità finanziaria, sta sperimentando un approccio sinergico, con il coinvolgimento di plurimi soggetti, pubblici e privati, potenzialmente capaci di un apporto efficace, dalle banche alle istituzioni di governo centrale e locale, promuovendo nuove e virtuose interazioni.
È importante evidenziare che per gli istituti di credito, iniziative siffatte contribuiscono in maniera determinante alla promozione reputazionale e al rafforzamento dell’immagine aziendale, in particolare sotto il profilo ESG (Environmental, Social, Governance), per l’alto valore di inclusione sociale in favore di una categoria vulnerabile, dando prova di una gestione ispirata a valori di etica e responsabilità sociale.

L’avvio di una tale sperimentazione consentirà di vagliare un nuovo modello operativo, che possa auspicabilmente costituire un paradigma da declinare su plurimi fronti, per compensare la crisi sempre più ingravescente dei sistemi di welfare tradizionali.

In quest’ottica di utilizzo integrato dello strumento microcredito, si va progressivamente configurando un vero e proprio “metodo” di politiche sociali sussidiarie e solidali, con una preponderante funzione promozionale dei valori super-primari dell’ordinamento che, in quanto tale, costituisce una potente spinta propulsiva allo sviluppo di ulteriori iniziative di analogo valore. E ancor più rilevante risulta tale modello organizzativo se si considera che esso si traduce, nella pratica, in un profluvio di iniziative sul territorio. Ne consegue che una così preziosa ricchezza diffusa merita di essere adeguatamente promossa e valorizzata dall’azione politica e amministrativa, in favore del novero di beneficiari più ampio possibile e per il soddisfacimento di esigenze emergenti, in un’ottica di welfare contemporaneo, responsabilizzante e incentivante5.

NOTE

1 Finanziamento di importo massimo di € 10.000, prestati a condizioni più favorevoli di quelle prevalenti sul mercato, non assistito da garanzie reali e accompagnato dalla prestazione di servizi ausiliari di bilancio familiare, allo scopo di consentire l’inclusione sociale e finanziaria del beneficiario.

2 È il Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 17 ottobre 2014, n. 176, “Disciplina del microcredito, in attuazione dell’articolo 111, comma 5, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385”.

3 “La salute, sia pure prevista autonomamente a livello costituzionale, deve essere considerata unitamente alla norma che quale clausola generale, riconosce e garantisce i diritti dell’uomo con esclusione di qualsiasi loro tassatività o tipicità (artt. 2 e 3, comma 2).” Così PERLINGIERI P., Il diritto civile nella legalità costituzionale, Napoli, 1991, pag. 354.

4 BIONDI A., Sanità integrativa: «I fondi devono diventare pilastro del welfare», in Il Sole 24 Ore – Inserto Festival dell’Economia Trento, 25 Maggio 2025, pag. 11.

5 Sul tema, ex plurimis, v. ANTONINI L., La sussidiarietà e la cifra democratica del patto costituzionale, in VITTADINI G., a cura di, Che cosa è la sussidiarietà. Un altro nome della libertà, Milano, 2007; COLASANTO M., LODIGIANI R., Welfare possibili. Tra workfare e learnfare, Milano, 2008; FERRERA M. Dal welfare state alle welfare regions: la riconfigurazione spaziale della protezione sociale in Europa, in Riv. Pol. Soc., 2008, 3, pp. 17-49; PACI M., Welfare, solidarietà sociale e coesione della società nazionale, in Stato e Merc., vol. XXVIII, 2008, 1, pp. 3-30; ZAMAGNI S., L’evoluzione dell’idea di Welfare: verso il welfare civile, Milano, 2015, VECCHIATO T., Verso un Welfare generativo, da costo a investimento, Padova, 2013.

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