INTERVENTI E OPINIONI - MIGRANTES

Print Friendly, PDF & Email

Immigration in Italy: Regulations, Figures, and Inclusion Pathways

The article analyzes Italian immigration legislation, starting from Law 40/1998 and the Consolidated Immigration Act of 1998, later amended by the 2009 “security package.”

It focuses on policies for managing migration flows, combating illegal immigration, and promoting the integration of regular immigrants, with particular attention to citizenship and civil and social rights. Recent immigration data in Italy is also examined, highlighting growth in the foreign population but also gender and nationality disparities, especially in the labor market.

The “Inclusive Finance for Integration” project offers an opportunity to improve migrants’

socio-economic inclusion, with particular emphasis on women.

The article stresses the need for inclusive policies to ensure full integration

Keywords: testo unico sull’immigrazione, flussi migratori, integrazione,

donne extra-UE e inclusione

  1. Fonti normative

Le linee generali delle politiche pubbliche in materia di immigrazione in Italia, fissate dalla legge 40/1998 (cosiddetta “legge Turco – Napolitano”), sono state successivamente consolidate nel decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero, che regola l’ingresso, il soggiorno e l’integrazione dei cittadini stranieri in Italia.

1.1 Pacchetto Sicurezza

Nella XVI legislatura, ulteriori integrazioni al testo unico sono state apportate dalla legge n. 94 del 2009, nell’ambito del “pacchetto sicurezza” che ha introdotto una serie di norme relative alla sicurezza pubblica, rendendo più restrittive le condizioni per l’ingresso in Italia. Esso è infatti consentito solo in assenza di condanne penali, anche non definitive, per gravi reati. Inoltre, il provvedimento ha predisposto varie disposizioni che aggravano le sanzioni in caso di violazione delle regole come, ad esempio, il rafforzamento delle norme di espulsione per i migranti privi di permesso di soggiorno e soggiorno illegale. In generale, il testo unico interviene in entrambi gli ambiti principali del diritto dell’immigrazione: il diritto dell’immigrazione in senso stretto, concernente la gestione nel suo complesso del fenomeno migratorio e il diritto dell’integrazione, che riguarda l’estensione, in misura più o meno ampia, ai migranti dei diritti propri dei cittadini (diritti civili, sociali, politici).
1.2 Il testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero: i principi fondamentali

I princìpi fondamentali alla base del testo unico sono essenzialmente tre1: la programmazione dei flussi migratori, il contrasto all’immigrazione clandestina e la concessione di una ampia serie di diritti volti all’integrazione degli stranieri regolari. Dettagliando brevemente ciascun principio, relativamente al primo, ogni anno il Governo, sulla base della necessità di manodopera interna, stabilisce il numero di stranieri che possono entrare nel nostro Paese per motivi di lavoro. La gestione dei flussi di immigrazione è realizzata attraverso una serie di strumenti e documenti a supporto.

In merito all’immigrazione clandestina, gli strumenti che l’ordinamento predispone per contrastarla sono numerosi e vanno dalla repressione del reato di favoreggiamento al respingimento alla frontiera. Uno degli strumenti che ha reso efficace il contrasto all’immigrazione clandestina è stato la stipulazione, da parte del Governo italiano, di una serie di accordi bilaterali in materia di immigrazione (l’ultimo con la Libia): accordi di riammissione degli stranieri irregolari, previsti dal testo unico sull’immigrazione, volti a ottenere la collaborazione delle autorità del Paese straniero nelle operazioni di rimpatrio dei migranti non regolari, espulsi dall’Italia o respinti al momento dell’attraversamento della frontiera.

Per quanto riguarda il terzo dei tre princìpi ispiratori il nostro ordinamento garantisce un’ampia tutela dei diritti degli stranieri e promuove l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati. A essi infatti, sono garantiti i diritti fondamentali di libertà ed eguaglianza fissati dalla prima parte della Costituzione Italiana. La legge prevede inoltre, in presenza di determinate condizioni, la concessione agli stranieri della cittadinanza, quale massimo strumento di integrazione e di possibilità di godimento dei diritti garantiti dall’ordinamento. Le acquisizioni di cittadinanza italiana si attestano su livelli elevati superando le 200 mila unità nel 2023, dato in linea con l’anno precedente, pur se in leggero calo.
2. Migrazione in Europa e Italia: numeri e nuove tendenze

Nel dicembre 2024, secondo i dati Eurostat sono 912 mila i richiedenti asilo per la prima volta nei paesi europei, con un calo del 13% rispetto all’anno precedente2 (Fig. 1).

Tra i richiedenti asilo, la nazionalità più rappresentata è quella siriana (148.000 domande), seguita da quella venezuelana (72.800) e l’afgana (72.200). I paesi europei che hanno ricevuto più richieste sono la Germania, la Spagna, l’Italia, la Francia e la Grecia che insieme rappresentano l’82% di tutti i richiedenti asilo per la prima volta, nell’Unione Europea3.

2.1 Il caso italiano

Guardando al caso italiano, secondo l’annuario statistico italiano 2024 pubblicato da Istat, la popolazione straniera residente in Italia, al primo gennaio 2024, è pari a 5,3 milioni di individui (equamente distribuiti tra uomini e donne), con un aumento di 166 mila unità rispetto all’anno precedente, che ha comportato un lieve aumento dell’incidenza sul totale della popolazione residente (9,0%, era l’8,7% al 1° gennaio 2023). La presenza di cittadini stranieri in Italia è più marcata nelle regioni del Nord e del Centro, dove rappresentano oltre l’11% della popolazione residente, mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente inferiore, attestandosi al 4,8% nel Sud e al 4,0% nelle Isole. Complessivamente, più di tre quarti degli stranieri residenti si concentrano nel Centro-Nord, con il 58,6% nel Nord e il 24,5% nel Centro. Per quanto riguarda la provenienza, quasi la metà degli stranieri in Italia ha origini europee: al 1° gennaio 2023, il 27,1% possedeva la cittadinanza di un Paese dell’UE, mentre il 19,9% proveniva da un Paese europeo extra-UE. Seguono i cittadini dell’Africa Settentrionale e dell’Asia centrale o medio-orientale, che insieme rappresentano il 13,4% della popolazione straniera residente. In generale quindi, per il 2023, il saldo migratorio continua a essere positivo e in crescita (+273.809, contro +260.796 dell’anno precedente), per effetto di un aumento delle immigrazioni e una diminuzione delle emigrazioni4.

2.1.1 Calo dei permessi di soggiorno e nuove tendenze

Un aspetto significativo riguarda l’interruzione della crescita dei cittadini non UE titolari di permesso di soggiorno che nel 2023 erano pari a 3,6 milioni, registrando così un calo di oltre 120 mila rispetto agli anni precedenti per l’effetto combinato di molteplici fattori. Analizzando i numeri, emerge che i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono stati 330.730, con una diminuzione del 26,4% rispetto all’anno 2022, durante il quale si era registrato il valore più alto degli ultimi dieci anni in seguito alla crisi dei rifugiati provenienti dall’Ucraina. Le motivazioni che hanno fatto registrare tale riduzione sono le richieste di asilo e protezione internazionale, passate da oltre 200 mila a 106.237 (-47,6%) e i motivi di lavoro, scesi da oltre 67 mila a circa 39 mila (-42,2%). In crescita, invece, gli ingressi per studio (+9,4%) e per ricongiungimento familiare (+2,1%). La maggior parte dei nuovi entrati proviene dai paesi europei non comunitari (85.464 ingressi, pari al 25,8%), dall’Asia meridionale (22,9%) e dall’Africa settentrionale (19,0%). Oltre la metà dei nuovi permessi (58,9%) è stato rilasciato a cittadini non comunitari con meno di trenta anni di età. Rimane complessivamente bilanciata invece (50,8% di uomini contro 49,2% di donne), la struttura di genere seppure con rilevanti squilibri all’interno delle diverse collettività5 (Fig. 2).
2.1.2 Ombre e luci del mondo del lavoro per gli extra-UE

Secondo il XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2024”, pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2023 gli occupati stranieri in Italia sono stati circa 2,4 milioni, rappresentando più del 10% del totale degli occupati. Nel 2023, il quadro riportato dal Rapporto è positivo da un lato, evidenziando la crescita del tasso di occupazione degli stranieri non UE al 60,7% e la riduzione del tasso di disoccupazione (11,4%) e di inattività (31,5%), dall’altro mette in luce, una realtà che continua a essere segnata da disparità di genere e nazionalità6. Più di 6 lavoratori stranieri su 10 svolgono mansioni operaie o non qualificate (61,6% vs il 29,5% degli italiani) e non vedono migliorare le loro condizioni con l’anzianità occupazionale, mentre meno di 9 su 100 esercitano una professione qualificata (8,7% vs il 38,6% degli italiani). A loro continua a essere riservato un segmento assai ristretto del mercato, visto che le prime 19 professioni ne assorbono già oltre il 50% (per gli italiani ce ne vogliono 47), con una drastica contrazione nel caso delle donne, più della metà delle quali è impiegata in appena 4 professioni: collaboratrici domestiche, badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali, cameriere. I lavoratori stranieri continuano a essere sovra istruiti (cioè a svolgere mansioni inferiori ai titoli posseduti) nel 35,5% dei casi (quasi 10 punti percentuali più degli italiani), un valore che per le donne sale al 43,8% (27,8% per le italiane)7.

Per riassumere, i settori con la maggior incidenza di lavoratori stranieri sono quindi i servizi personali e collettivi (30,4%), agricoltura (18%), ristorazione e turismo (17,4%) e costruzioni (16,4%). Nello specifico, nel corso dell’anno 2023 sono stati attivati 2,5 milioni di rapporti di lavoro con cittadini stranieri (+4,7% rispetto al 2022), concentrati soprattutto nell’agricoltura e nelle costruzioni (Fig. 3).

Come detto in precedenza, il Rapporto mette in luce un marcato divario di genere, che evidenzia una situazione di svantaggio per le donne non UE. È significativo, infatti, il gap che si registra nell’occupazione: il 75% degli uomini con cittadinanza extra UE è occupato, mentre tra le donne l’incidenza crolla al 45,6%8. Complessivamente poi, le donne sono colpite da tassi di Neet molto elevati: tra le extra UE il tasso è pari al 39,6%, seguite da quelle UE con un valore del 25,2% e le italiane che raggiungono il 16%. In particolare, le migranti con figli hanno i livelli di disoccupazione più elevanti e di lavoro part-time involontario.

  1. Il progetto Finanza Inclusiva per l’integrazione

In tale contesto, merita un accenno il progetto Finanza Inclusiva per l’integrazione, realizzato da CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale) in collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito. L’obiettivo del progetto triennale (2024-2027) è la promozione della partecipazione attiva dei cittadini migranti alla vita economica, sociale e culturale contribuendo così alla loro inclusione finanziaria (IF) e a una piena integrazione socioeconomica. “Le attività dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti consentiranno quindi lo sviluppo di una cultura dell’inclusione e dell’accoglienza c/o operatori e istituzioni, favorendo l’incontro fra domanda e offerta e una maggiore consapevolezza dei migranti circa un corretto accesso/utilizzo dei servizi finanziari”9.

Conclusioni

L’analisi dell’immigrazione in Europa e in particolare in Italia evidenzia un fenomeno in costante evoluzione, influenzato da fattori normativi, economici e sociali. Se da un lato il saldo migratorio in Italia rimane positivo e il contributo degli stranieri al mercato del lavoro è significativo, dall’altro persistono criticità e ombre legate all’integrazione e all’accesso equo alle opportunità lavorative. Esse si concretizzano in disuguaglianze che colpiscono in particolare le donne immigrate, che sperimentano tassi di occupazione più bassi e una maggiore precarietà, oltre agli elevati tassi di inattività registrati soprattutto per le donne extra-UE con figli. Questi dati evidenziano quindi la necessità di politiche mirate a garantire un’integrazione più equa e inclusiva. Attraverso strumenti come il microcredito e i programmi di inclusione finanziaria, la situazione economica delle donne migranti potrebbe migliorare aumentando così la loro indipendenza economica e il potere di partecipare attivamente alla nuova società di cui sono parte integrante.

NOTE

1 D. Lgs. 25 luglio 1998 n.286

2 Parlamento italiano, Le fonti normative in La disciplina dell’immigrazione

3 IDOS, Dossier statistico immigrazione, 2024, p. 4 e Caritas e Migrantes, XXXIII Rapporto Immigrazione 2024, p. 1

4 Eurostat, Asylum applications - annual statistics, 2025

5 Eurostat, 62 085 asylum applications in December 2024, 2024

6 ISTAT, Popolo e Famiglia, in Annuario Statistico Italiano, 2024, p. 149

7 ISTAT, op. cit., p. 126 e IDOS, op. cit. pag.4

8 Caritas e Migrantes, op. cit., p.3

9 IDOS, op. cit., pag. 9

10Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro”, 2024, p.33

11 https://www.cespi.it/it/ricerche/finanza-inclusiva-lintegrazione

Print Friendly, PDF & Email

Print Friendly, PDF & Email

Sempre più inseriti nella società, spesso determinati a fare dell’Italia il luogo dove crescere i propri figli, in tanti giunti ormai anche alla terza generazione: i migranti in Italia sono cambiati rispetto a decenni fa quando la conoscenza reciproca era più difficile. E sempre più spesso tra di loro ci sono molti grandi e piccoli imprenditori. Gianfranco Belgrano ha potuto osservare questo fenomeno da un osservatorio privilegiato. Internationalia, di cui è co-fondatore, è un centro studi e gruppo editoriale che si occupa delle aree emergenti del globo in particolare Africa ma anche Medio oriente, America Latina e Asia. Questo gli ha consentito di vedere e studiare le dinamiche delle migrazioni nel tempo anche grazie ai continui contatti e viaggi nei paesi di origine dei migranti.

Come sono cambiate le migrazioni?

C’è un dato che spesso non viene sottolineato: i processi migratori avvengono in primis all’interno dell’Africa stessa. Le persone che si muovono verso l’Europa e le altre zone del mondo rappresentano soltanto una parte, sicuramente più piccola. Quelli che arrivano in Italia sono soprattutto migranti economici.
E questo che effetti ha nel nostro Paese?

Il lavoro. Mi spiego meglio. Nel rapporto su migrazioni e imprenditoria di IDOS si nota che in Italia è aumentato il numero delle imprese gestite da migranti con una incidenza del 10,8% sul totale nazionale. E questo ha chiaramente effetti su tutte le dinamiche economiche.

Ci faccia capire meglio

I numeri ci aiutano a capire la realtà. In 10 anni, ad esempio, gli imprenditori africani titolari di imprese nel nostro Paese sono aumentati del 10% e oggi sono 145mila imprese. Se poi andiamo a leggere bene queste statistiche notiamo che tra i principali gruppi di provenienza ci sono il Marocco, l’Egitto e la Nigeria dall’Africa, Romania dall’Europa e Cina dall’Asia. Sono tutti imprenditori che lavorano prevalentemente nei servizi. I marocchini si sono specializzati nel commercio all’ingrosso ma negli ultimi anni è cresciuta la loro presenza nel turismo. I nigeriani sono attivi nel commercio, i romeni nel comparto dell’edilizia mentre i cinesi spaziano dal tessile, alla ristorazione e al commercio.

Cosa accomuna questi imprenditori?

Certamente il loro grado di resilienza. Gli immigrati hanno una forza e una preparazione che si tende erroneamente a sottostimare. Il migrante è per antonomasia una persona più resiliente. E questa è una caratteristica che serve sicuramente a un imprenditore per vincere le sfide del mercato. Un migrante deve superare ostacoli come la cultura e la lingua. E questo diciamo che li allena a non arrendersi mai e andare oltre ogni problema.

È il solo elemento che li accomuna?

Un’altra caratteristica è quella di essere un ponte tra l’Italia e i loro Paesi di origine. Questo aspetto può creare connessioni tra imprese italiane e quelle di altri Paesi. Le diaspore sono storicamente ponte di collegamento e sviluppo. Lo è stato per l’Italia e le nazioni dove i nostri migranti sono stati. E ora lo è per l’Italia e i Paesi di provenienza dei migranti.
In che senso?

Molti imprenditori che hanno una propria impresa in Italia poi provano a replicare quel modello di business nel proprio Paese. Ci sono migranti che oltre a costruire le case, investono in imprese locali nei loro territori di origine.

Molti però decidono di restare in Italia

La sfida da vincere è questa. Ci sono nuovi italiani e si deve evitare il rischio che si sentano stranieri a casa loro perché sono a tutti gli effetti italiani. Le nuove generazioni sono sicuramente più preparate di quelle dei loro genitor: spesso i ragazzi nati in Italia hanno avuto possibilità che i loro genitori non hanno avuto. Molte volte poi si impegnano nelle attività di famiglia nelle quali riversano le proprie conoscenze.

C’è qualche esempio di successo?

Mi viene in mente l’esperienza di Madi Sakandé. È un imprenditore nativo del Burkina Faso che ha rilevato un’azienda del settore della refrigerazione nei pressi di Bologna riuscendo a rilanciarla. Oltre a preservare tanti posti di lavoro, ha portato la sua esperienza in Burkina Faso avviando anche lì una impresa. Come la sua ci sono altre storie che possono far capire come l’imprenditoria in Italia sia interconnessa ai migranti.

Print Friendly, PDF & Email

Print Friendly, PDF & Email

“Finanza Inclusiva per l’Integrazione” è

un progetto finanziato con le risorse del Fondo

FAMI 2021-2027, realizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito,

Partner, in sinergia con il Ce.S.P.I. ETS (Centro Studi di Politica Internazionale),

Capofila, sotto la Direzione del MINISTERO DELL’INTERNO -

Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. Con una durata complessiva

di 3 anni, il progetto avrà termine nel mese di Aprile 2027.

IL CONTESTO

Il G20, attraverso la Global Partnership for Financial Inclusion e gli SDGs (Sustainable Development Goals), considera l’inclusione finanziaria come uno strumento chiave per lo sviluppo e la riduzione delle disuguaglianze. In Italia una percentuale significativa di adulti, soprattutto tra gli stranieri, non ha accesso a conti bancari, esponendoli a maggiore fragilità finanziaria. L’inclusione finanziaria risulta, dunque, fondamentale per migliorare la stabilità economica degli individui e delle comunità, riducendo la povertà, favorendo l’accesso al credito e promuovendo l’empowerment.

Le politiche italiane dal canto loro mirano a favorire l’autoimprenditorialità e l’accesso ai servizi finanziari, ma vi sono ancora barriere, come la scarsa conoscenza normativa e linguistica, che limitano l’efficacia di questi strumenti per i migranti.

La recente pandemia ha, inoltre, accentuato le difficoltà economiche, in particolare, dei migranti, aumentando il divario occupazionale e finanziario con gli italiani; è necessario e strategico, dunque, promuovere misure di orientamento all’autoimpresa e l’accesso al microcredito.

OBIETTIVO GENERALE E OBIETTIVI SPECIFICI

Obiettivo generale del progetto è contribuire al rafforzamento e accelerazione di una piena integrazione socio-economica dei cittadini extra UE attraverso lo strumento dell’Inclusione Finanziaria.

L’esperienza ha mostrato, infatti, come l’inclusione finanziaria dei migranti costituisca un driver e un terreno di sperimentazione per l’integrazione finanziaria della popolazione più vulnerabile nel suo complesso. In questa dinamica sono rilevanti l’accesso al credito e l’educazione finanziaria per consentire ai beneficiari di cogliere le opportunità offerte dal mercato.

Posto il suddetto generale obiettivo, di seguito si indicano gli obiettivi specifici del progetto:

  • rafforzare l’inclusione finanziaria dei cittadini extra UE;
  • accrescere la cultura dell’inclusione finanziaria e l’interazione di operatori finanziari, istituzioni, terzo settore e migranti;
  • accrescere la conoscenza degli ostacoli e le dinamiche nel processo di inclusione finanziaria dei migranti;
  • favorire la messa in rete e iniziative di sistema;
  • accrescere il livello di educazione finanziaria dei cittadini extra UE;
  • contribuire al raggiungimento dell’obiettivo 10.c degli SDG’s, accrescendo trasparenza e informazione;
  • rafforzare la capacità dei soggetti della rete di trasmettere ai migranti informazioni e conoscenze finanziarie e imprenditoriali, favorendo la loro inclusione lavorativa attraverso iniziative di autoimprenditorialità e l’accesso a strumenti di microcredito e microfinanza;
  • sostenere l’autoimprenditorialità quale strumento di empowerment economico e sociale e valorizzazione delle competenze;
  • far emergere potenzialità professionali, dotando i migranti di competenze, metodologie e strumenti finanziari per creare un’attività economica.
    LE RETI MULTISTAKEHOLDER

Il Progetto si avvale di un sistema di reti multilivello consolidate a partire dall’operatività ed esperienza del CeSPI e dell’Ente Nazionale per il Microcredito, o sviluppate all’interno di progetti o, ancora, costruite e ampliate attraverso le attività di progetto.

Tre, dunque, i livelli di reti:

  • il Tavolo Nazionale, attinge alle reti nazionali delle Associazioni di Categoria (a titolo esemplificativo: Abi, Ania, Assofin, Unioncamere, Confesercenti, Ass. Prestatori Servizi di Pagamento, ecc.) raggiungendo i loro associati, istituzioni nazionali (a titolo esemplificativo: Ministeri, Banca d’Italia, Poste Italiane, MTOs, ecc.), internazionali (ILO), Ambasciate;
  • Laboratori Territoriali, ossia reti locali multilivello istituzionali costituite da: Consolati, ETS, Operatori finanziari, Associazioni di migranti, Sindacati, ecc., coinvolgendo uffici e sportelli sui territori;
  • la rete territoriale informatizzata, composta da soggetti pubblico/privati, che aderiranno al progetto sulla base di specifico accordo, apportando alle attività la loro consolidata esperienza nell’istruzione e nella formazione dei migranti adulti, nella capacità di intercettare i loro bisogni, nonché nel facilitare l’accesso alle informazioni sugli strumenti finanziari per l’autoimprenditorialità e, infine nelle attività di informazione e di sensibilizzazione.

DESTINATARI

Le attività si rivolgono a un bacino ampio di destinatari diretti comprendente entrambe le tipologie dell’Avviso: istituzioni, operatori pubblici e privati, cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia, fino a un pubblico più ampio al fine di diffondere una cultura dell’inclusione finanziaria. Beneficiari potenziali finali del Progetto sono la popolazione extra UE adulta regolare in Italia (circa 2,9 milioni).

Nelle attività verranno coinvolti anche richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e si avrà un’attenzione particolare all’ottica di genere, cercando di promuovere una partecipazione equilibrata e rappresentativa.

WORK PACKAGES

Il progetto è strutturato in un ampio e articolato sistema di WP (e correlati tasks), di seguito descritti nei loro principali obiettivi:

WP0 - Gestione e controllo del progetto: racchiude attività strategiche per il funzionamento e il monitoraggio del progetto. Concepito come la cabina di regia del progetto concentra le attività di coordinamento, amministrative, di monitoraggio, rendicontazione e verifica contabile e legale.

WP1 - Comunicazione e Diffusione: attraverso questa attività si intende rendere la proposta quale riferimento autorevole in tema di inclusione finanziaria dei cittadini stranieri, consentendole di svolgere un ruolo di stimolo e sollecitazione continuo, oltre che accrescere l’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica sulla centralità dell’inclusione finanziaria come strumento di integrazione socio-economica.

WP2 - Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti: riguarda le attività di analisi e ricerca dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria, fondamentali per raggiungere gli obiettivi del progetto. L’Osservatorio monitora i dati aggiornati per tracciare l’evoluzione dell’inclusione finanziaria dei cittadini stranieri, identificando punti di forza, debolezze e aree di intervento. Utilizzando dati micro raccolti da operatori finanziari e cittadini, e un database di oltre 10 anni, fornisce un quadro dettagliato del fenomeno, con indicatori sintetici che vanno oltre il semplice indice di bancarizzazione. L’Osservatorio è un punto di riferimento nazionale e internazionale, i cui dati sono utilizzati a livello G20 e dal Ministero dell’Interno. In collaborazione con il Movimento Consumatori, verrà inoltre avviata un’indagine per identificare criticità nel rapporto migranti-istituzioni finanziarie.

WP3 - Interazione: l’interazione tra i vari stakeholder nel processo di inclusione finanziaria dei cittadini stranieri è cruciale per il successo dell’iniziativa. La proposta punta a favorire la collaborazione tra settore pubblico e privato, dato che l’inclusione finanziaria è un fenomeno complesso che richiede uno sforzo congiunto, attraverso l’attivazione di tavoli di lavoro interistituzionali e la realizzazione di laboratori territoriali

WP4 - Strumenti digitali di educazione finanziaria: si basa su tre attività:

  • gestione e aggiornamento del sito di comparazione delle rimesse (www.mandasoldiacasa.it), che fornisce ai migranti informazioni aggiornate sui costi, canali e tempi di invio delle rimesse. I dati vengono raccolti mensilmente tramite la metodologia del mistery shopping e validati dagli operatori, poi pubblicati sul sito. Inoltre, il sito sarà arricchito con nuovi contenuti di educazione finanziaria.
  • realizzazione di video-tutorial, sul canale YouTube dell’Osservatorio, per offrire supporto educativo sui temi finanziari.
  • sviluppo e aggiornamento dell’App MoneyMize, un’app di educazione finanziaria che aiuta l’utente a collegare obiettivi e budget con i prodotti finanziari, offrendo feedback sulla sostenibilità finanziaria. L’app verrà potenziata con contenuti interattivi e algoritmi predittivi, integrando sistemi di OpenAI per un’esperienza personalizzata. Le attività saranno affidate a società specializzate, ma i contenuti saranno coordinati e supervisionati dal CeSPI.

Tutte le attività predette sono finalizzate a migliorare l’educazione finanziaria e l’accesso ai servizi per i migranti, con l’obiettivo di supportarli nella gestione delle loro risorse economiche

WP5 - Formazione formatori in educazione finanziaria, in collaborazione con ILO: si basa su una collaborazione pluriennale con l’International Labour Organization (ILO) che ha realizzato un percorso di formazione per formatori in educazione finanziaria. Il percorso è finalizzato a formare individui che, attraverso un processo di certificazione, diventano formatori ILO abilitati in tutto il mondo.

WP6 - Educazione finanziaria: il cui obiettivo specifico è aumentare l’educazione finanziaria dei cittadini extra-UE, coinvolgendo le comunità di riferimento e offrendo corsi personalizzati in base alle esigenze del target. Il WP mira a integrare l’educazione finanziaria in percorsi formativi più ampi, come il Progetto Erias2, includendo anche moduli su diritti e normative sul lavoro. Il WP6 intende anche avviare una ricerca sulle piattaforme di educazione finanziaria in UE per identificare buone pratiche da replicare in Italia, e, alla fine, fare una valutazione complessiva per trarre lezioni apprese da condividere a livello nazionale.

WP7 - Costituzione di una rete informatizzata di intervento territoriale e creazione di spazi di confronto: costituzione e sperimentazione di una rete territoriale di stakeholder pubblici e privati, creata ad hoc per l’attuazione del progetto, avente le seguenti finalità:

  • fornire supporto al processo di inclusione finanziaria dei cittadini di Paesi terzi;
  • creare spazi di confronto e interazione tra operatori, istituzioni finanziarie e migranti.

Attraverso la costituzione della rete di stakeholders si intende supportare e rafforzare il processo di inclusione finanziaria dei cittadini dei Paesi terzi presenti nel territorio italiano attraverso un’azione di promozione e condivisione dei servizi finanziari loro destinati favorendone, in questo modo, la conoscenza e l’accesso.

WP8 - Capacity building per Operatori pubblici e privati: realizzazione di un’azione di Capacity building mediante l’erogazione di percorsi formativi realizzati in FAD, in materia di educazione finanziaria e servizi alle imprese (in particolare i servizi offerti dalla rete), in favore degli Operatori afferenti alle Organizzazioni pubbliche e private che aderiranno alla costituenda rete multistakeholder. Attraverso la realizzazione dell’azione di Capacity building e l’erogazione della correlata attività di formazione, con il WP8 si intende perseguire la finalità di trasferire in capo ai soggetti pubblici e privati aderenti alla rete territoriale conoscenze e competenze specialistiche in materia finanziaria, al fine di migliorare i servizi da erogare ai migranti. Nel contempo, la formazione intende focalizzarsi sui servizi di accoglienza, analisi dei fabbisogni orientamento e accompagnamento all’autoimprenditorialità e al microcredito, counseling sui servizi offerti dalla rete, per concludere con il processo di profilazione dei migranti per il successivo accesso alla formazione imprenditoriale di cui al successivo WP9.

WP9 - Formazione migranti in materia finanziaria e imprenditoriale: realizzazione di percorsi di sensibilizzazione e formazione in favore dei migranti, anch’essi destinatari del progetto, tesi a:

  • informare e sensibilizzare i migranti sulla necessità di rafforzare le loro conoscenze e competenze in materia finanziaria e di gestione d’impresa;
  • fare emergere le loro potenzialità professionali, per introdurli più agevolmente nel mondo del lavoro, dotandoli di competenze, metodologie e strumenti finanziari necessari per creare e gestire una propria attività economica.

WP10 - Fideiussione e valutazione-monitoraggio: funzionale all’assolvimento degli obblighi contrattuali e di servizio all’intero progetto (fideiussione) e alla strutturazione del sistema di monitoraggio e valutazione interna.

LA SOSTENIBILITÀ DEL PROGETTO

Le attività del progetto mirano a incrementare la conoscenza e la cultura dell’inclusione finanziaria tra operatori e policy maker, facilitando l’incontro tra domanda e offerta e sostenendo l’approccio sistemico. L’obiettivo è rafforzare l’educazione finanziaria e creare strumenti di interazione tra attori pubblici, privati ​​e del terzo settore, migliorando l’operatività e la continuità delle reti territoriali già attive.

I risultati avranno un impatto duraturo, sostenendo i soggetti vulnerabili. Le partnership locali contribuiranno, dal canto loro, a integrare l’inclusione finanziaria nel tessuto territoriale, valorizzando risorse esistenti e favorendo nuove iniziative.

Da ultimo, l’Osservatorio sull’inclusione finanziaria fornirà supporto scientifico e analisi dei bisogni per future iniziative, mentre la formazione e gli strumenti sviluppati, come moduli FAD, App Moneymize, video-tutorial e piattaforme online, garantiranno un impatto duraturo, rendendo i materiali accessibili a un vasto pubblico.

FINANZA INCLUSIVA PER L’INTEGRAZIONE

PREMESSA “Finanza Inclusiva per l’Integrazione” è un progetto triennale finanziato dal Fondo FAMI 2021-2027, realizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito (Partner) e dal Ce.S.P.I. ETS (Capofila), sotto la Direzione del Ministero dell’Interno, per promuovere l’integrazione dei migranti attraverso l’educazione finanziaria

DURATA E PERIODO DI SVOLGIMENTO 3 Anni - Maggio 2024 / Maggio 2027

IL CONTESTO Il G20 considera l’inclusione finanziaria essenziale per lo sviluppo e la riduzione delle disuguaglianze. In Italia molti adulti, soprattutto tra gli stranieri, non hanno accesso a conti bancari, aumentando la loro vulnerabilità economica. Le politiche italiane, come il microcredito, promuovono l’autoimprenditorialità, ma le barriere linguistiche e normative limitano l’efficacia di tali strumenti per i migranti. È necessario rafforzare l’orientamento all’impresa, l’accesso al microcredito e l’educazione finanziaria per ridurre le disuguaglianze economiche, amplificate dalla pandemia

OBIETTIVO GENERALE E OBIETTIVI SPECIFICI Il progetto mira a favorire l’inclusione finanziaria dei cittadini extra UE, promuovendo l’accesso al credito, l’educazione finanziaria e l’autoimprenditorialità come strumenti per una piena integrazione socio-economica.

Gli obiettivi specifici includono il rafforzamento delle reti di supporto, la sensibilizzazione sulle dinamiche di inclusione e la creazione di opportunità attraverso microcredito e microfinanza

LE RETI MULTISTAKEHOLDER Il progetto si avvale di tre livelli di reti: i) il Tavolo Nazionale, che coinvolge istituzioni e associazioni nazionali e internazionali; ii) i Laboratori Territoriali, che attivano reti locali con enti e operatori finanziari; iii) la rete territoriale informatizzata, che unisce soggetti pubblici e privati per supportare l’inclusione finanziaria e l’autoimprenditorialità dei migranti

DESTINATARI Le attività del progetto coinvolgono istituzioni, operatori pubblici e privati, e cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia, con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’inclusione finanziaria.

I potenziali beneficiari finali sono i circa 2,9 milioni di adulti extra UE (compresi richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale), con un’attenzione particolare a una partecipazione equilibrata di genere

WORK PACKAGES WP0 - Gestione e controllo del progetto

WP1 - Comunicazione e Diffusione

WP2 - Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti

WP3 - Interazione

WP4 - Strumenti digitali di educazione finanziaria

WP5 - Formazione formatori in educazione finanziaria, in collaborazione con ILO

WP6 - Educazione finanziaria

WP7 - Costituzione di una rete informatizzata di intervento territoriale e creazione di spazi di confronto

WP8: - Capacity building per Operatori pubblici e privati

WP9 - Formazione migranti in materia finanziaria e imprenditoriale

WP10 - Fideiussione e valutazione-monitoraggio

LA SOSTENIBILITÀ DEL PROGETTO Le attività del progetto mirano a rafforzare la cultura dell’inclusione finanziaria tra operatori e policy maker, creando strumenti di interazione tra attori pubblici, privati e del terzo settore. I risultati, supportati da partnership locali e risorse esistenti, garantiranno un impatto duraturo, con formazione e strumenti accessibili a un pubblico ampio

Print Friendly, PDF & Email

Print Friendly, PDF & Email

L’immigrazione è per molti un argomento scomodo, per chi se ne occupa da anni, invece, diventa uno strumento di forza per sostenere la multiculturalità che attraverso l’integrazione porta al miglioramento del tessuto economico e sociale locale e nazionale. Come è cambiato il volto dei migranti e come si possano integrare attraverso una formazione che diventi anche opportunità di lavoro in Italia, è uno dei compiti dei CPIA. A Bologna questa realtà opera sotto l’egida di Emilio Porcaro, dirigente di lungo corso che ha fatto della formazione una missione, tanto da aver ricevuto il 17 marzo u.s. il premio “Il Portico” dal Consiglio Comunale. Porcaro, preside del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) è stato premiato dal Consiglio comunale per aver saputo promuovere il senso civico e i valori dell’inclusione, della solidarietà e della partecipazione facendo notevolmente aumentare le richieste di iscrizione per la formazione.

Lei ha ricevuto un riconoscimento per l’integrazione, ci racconti come è cambiata negli ultimi anni e cosa, secondo la sua esperienza, è utile per i migranti?

Ormai sono quasi vent’anni, anche prima del lavoro nei CPIA, che mi occupo di cittadini stranieri, di integrazione linguistica, di apprendimento della lingua italiana, insomma di cercare e trovare tutte le modalità didattiche, educative, relazionali per favorire una buona, per quanto possibile, integrazione prima linguistica e poi ovviamente sociale, lavorativa, professionale per far sì che le persone che provengono da altri Paesi possano diventare cittadini a tutti gli effetti. Questo mi ha accompagnato negli ultimi vent’anni. Io sono nel CPIA dalla sua nascita, quindi dal primo settembre del 2014, prima dirigevo un CTP che è un po’ quello che c’era prima del CPIA e ho sempre collaborato all’integrazione linguistica e sociale delle persone migranti, dei cittadini di Paesi terzi o delle persone in generale con background migratorio. Dalla scuola primaria all’educazione degli adulti, quindi genitori, persone in qualche modo fuori dall’obbligo scolastico ma che vengono, si rivolgono a noi sia per apprendere la lingua italiana (e rimanere nel Paese) o per poter utilizzare i titoli che hanno valore anche rispetto alla documentazione sui permessi di soggiorno e anche sulla cittadinanza, perché dal 2010 la conoscenza attestata della lingua è un requisito per ottenere le diverse tipologie di permesso di soggiorno.

I nostri utenti sono per il 96-97% cittadini stranieri e provengono (attualmente) da 97 Paesi del mondo. Noi cerchiamo di far vivere anche un’esperienza di apprendimento che sia significativa, curando il rapporto con le persone che vengono da noi e accompagnandole in un’esperienza che vada oltre il conseguimento del titolo di studio, e lasci il segno da un punto di vista delle emozioni, delle relazioni, dello star bene assieme anche se per poco tempo, perché i nostri percorsi durano al massimo un anno scolastico e un anno scolastico significa 6-7 mesi, quindi non è tanto, ma cerchiamo di far vivere loro questi 6-7 mesi nel migliore dei modi, cercando di favorire quanto più possibile le relazioni. Io cerco di districarmi fra queste cose da un punto di vista gestionale: l’organizzazione della scuola, le attività che facciamo sul territorio, i docenti, la formazione dei docenti, il colloquio anche con gli stessi studenti, perché non sempre tutto è così chiaro e limpido, c’è sempre un’attività di dialogo con studenti e studentesse, e la mia attività, prevalentemente negli ultimi anni, si svolge anche in questa direzione. C’è un grande bisogno di istruzione e di educazione fra gli adulti, anche perché viviamo una sorta di controtendenza rispetto alla narrazione dei mass media. Il cosiddetto calo demografico, la denatalità, noi non lo viviamo assolutamente, se per la scuola “tradizionale”, quella del mattino, si registra una diminuzione del numero degli studenti, così non è per la scuola degli adulti, dove invece c’è un incremento anche significativo. Quest’anno, come CPIA di Bologna, abbiamo registrato oltre 4200 domande di iscrizione, è un numero impressionante, elevato, che non riusciamo a soddisfare perché ci mancano le risorse umane e logistiche, questo è un dato significativo rispetto a un’esigenza sempre più pressante da parte delle persone adulte e straniere, sia tra quelle arrivate da poco, sia che vivono sul nostro territorio da diversi anni e di alcune che hanno in progetto di rimanere sul nostro territorio, acquisire una cittadinanza e stabilirsi in maniera più o meno duratura.

Quanto è importante per lei anche la formazione all’autoimpiego? Lei sa che noi ci occupiamo di microcredito e microfinanza anche per i migranti regolari che vogliono intraprendere un’attività con il sostegno dello Stato. Cosa ne pensa e quanto è importante questo?

Secondo me è un’area da intensificare, da valorizzare. Noi qualche anno fa abbiamo partecipato, in qualità di partner dell’Ente Nazionale per il Microcredito con un progetto per sensibilizzare i migranti rispetto al microcredito e quindi alla possibilità di avviare un’attività imprenditoriale in proprio.

Secondo me questa strada va perseguita perché molte sono le persone in cerca di lavoro e ce ne sono anche tante con qualifiche conseguite nel Paese d’origine, hanno le competenze e le possono dimostrare.

Qui a scuola abbiamo tantissimi studenti tra i venti e i ventisei anni che arrivano con un bagaglio e delle competenze tecnico-professionali molto elevate in diversi settori, quindi secondo me, l’opportunità più che la possibilità è di intercettare queste persone, di offrire loro a livello informativo, non solamente formativo, una opportunità su come attivarsi e quindi mettersi in proprio, fare un’attività di autoimprenditorialità secondo me può essere una strada molto interessante che favorisce anche l’occupabilità, se non di tutti, di una parte delle persone che frequentano i percorsi del e dei CPIA.

Secondo me quindi è una buona occasione, una buona direzione, bisogna trovare solamente le modalità e le strategie adeguate, perché è un’utenza un po’ particolare, molto fragile, c’è la necessità che queste attività si possano integrare in un percorso di apprendimento della lingua, capire quando è il momento giusto per poterla proporre e poi fare anche delle attività di orientamento professionale, orientamento specialista, non perdere tempo ma dedicarne parlando con piccoli gruppi anche a livello individuale e soprattutto cercare di trovare la motivazione necessaria e la spinta giusta, perché poi queste informazioni possano tradursi in un’azione concreta:

“A questo punto mi metto in proprio, so quali sono gli strumenti, e anche i rischi, ho le competenze linguistiche e tecnico professionali per poterlo fare”.
Quali sono i nuovi migranti, qual è la fotografia che oggi immortala i target nel nostro Paese rispetto a qualche anno fa in cui l’immigrazione era sinonimo di caregiver e braccianti stagionali?

Sicuramente è cambiata, sicuramente arrivano persone con una scolarizzazione più o meno alta, io parlo di scuola secondaria di secondo grado, se non addirittura di lauree, ad esempio dall’Iran arrivano molti laureati; dal Bangladesh, abbiamo avuto due persone espertissime in comunicazione visiva e grafica, hanno fatto delle cose meravigliose qui con noi, mettendosi anche in gioco e diventando dei peer educator rispetto agli altri studenti; due anni fa abbiamo avuto una studentessa del Pakistan che era molto competente nella gestione di programmi di grafica a livello molto alto. Quindi sicuramente c’è un tipo di utenza che arriva in Italia con delle competenze, bisogna riconoscerle, farle emergere, valorizzarle, ,cosa che non sempre riusciamo a fare perché spesso, e faccio autocritica, ci concentriamo solo sulla conoscenza della lingua italiana. Cerchiamo subito fin dall’inizio di classificare, di attribuire livelli, conosce l’italiano B1 o B2, e magari dimentichiamo le competenze, che però per fortuna durante il percorso emergono. Adesso ci sono anche altre opportunità legate in particolare agli effetti del cosiddetto decreto Cutro, c’è la possibilità di avviare la formazione sia civico-linguistica ma anche tecnico-professionale nel Paese d’origine e nell’immediato futuro questo consentirà a persone che hanno già una scolarizzazione nel Paese d’origine e delle competenze tecnico-professionali di entrare in Italia per completare la formazione e l’integrazione. Si sta andando verso una sorta di maggior presenza di cittadini stranieri con un approccio diverso rispetto a questo tipo di utenza: convivono in questo quadro sia i cittadini stranieri che hanno low skill, una bassa qualificazione, una bassa scolarizzazione che sono sempre presenti ma sta aumentando il numero e il peso dei cittadini stranieri che invece sono scolarizzati, hanno delle alte skills e quindi vengono invitati per imparare la lingua che è fondamentale, avendo loro già l’interesse a entrare nel mercato del lavoro, altrimenti la pratica per i documenti di soggiorno non potrebbe procedere. E poi c’è tutta l’utenza di chi comincia un percorso di apprendimento nel Paese d’origine e lo deve completare in Italia con i nuovi dispositivi legati al decreto Cutro, ai flussi regolari. Lo scenario si è ampliato e deve far fronte a nuove esigenze inventando, adeguando o adattando i percorsi formativi.

Credo che non sia un caso se negli ultimi mesi dal Ministero ci sia arrivato la suggestione di far sì che anche i CPIA possano attivare, anche se in via sperimentale, percorsi di secondario e di secondo grado, in particolare per la gestione diretta degli istituti tecnici. Significa che dal prossimo anno scolastico, o comunque in un futuro non troppo remoto, il CPIA diventerà una scuola onnicomprensiva, nel senso che all’interno della stessa istituzione scolastica i nostri studenti avranno la possibilità di proseguire nel secondo ciclo, quindi con un canale ancora più diretto verso il mondo del lavoro o anche verso l’università o anche verso gli ITS (Istituti Tecnici Superiori) che sono canali di alta specializzazione e di alta formazione. Uno scenario che se confermato vedrà ancora una volta il CPIA al centro di un processo di integrazione e di inclusione, non solo linguistica ma anche lavorativa.

Cosa funziona e cosa non funziona nei CPIA?

Quello che non funziona e su cui forse le politiche dovrebbero in qualche modo insistere maggiormente, è:

la questione delle sedi, ancora oggi i CPIA, che negli ultimi dieci anni hanno fatto un lavoro enorme da un punto di vista dell’assorbimento di persone e farle reintrodurre nel sistema formale, sono scuole che non hanno edifici propri. Per cui forse sarebbe importante che almeno nelle città capoluogo, venissero costruiti o progettati edifici dedicati per l’apprendimento degli adulti, che è cosa completamente differente dall’istruzione dei bambini;

le risorse umane e di organico. Abbiamo fatto un’indagine statistica come Rete Nazionale dei CPIA, sull’anno scolastico 2023-2024 e abbiamo circa 270 mila persone adulte e giovani adulti nei nostri corsi, contro un organico docenti di 4mila persone, per cui se si fa la proporzione ogni insegnante del CPIA ha oltre un centinaio di utenti, invece nella “scuola del mattino” il rapporto è 1 a 6, 1 a 7.

Quindi significa che c’è una carenza di organico, che assieme alla scarsità logistica, alla mancanza di sedi, fa sì che ci siano liste d’attesa molto lunghe. A Bologna quest’anno abbiamo avuto oltre 4 mila persone che sono venute in segreteria a portare la loro domanda di iscrizione, noi riusciamo ad accoglierne 2.200.

Cosa invece funziona?

Funziona il fatto che questi pochi docenti e poco personale, ci mettono la passione totale, c’è una motivazione estrema da parte dei docenti per far funzionare il tutto, non è solo passione, è anche professionalità, perché spesso chi sceglie il CPIA lo sceglie, non è un caso che si trasferisca qui da noi e quindi professionalità e passione fanno sì che la gran parte dei docenti viva questa esperienza lavorativa, il CPIA non come un mero adempimento lavorativo e professionale, quindi c’è un contratto di lavoro, io faccio le mie 18 ore, ma vada oltre quello che un contratto di lavoro stabilisce e anche il mansionario, quindi oltre le attività classiche eppure di insegnamento, perché c’è tutto un tema di accoglienza, di cura, di relazione iniziale che a queste persone, ai nostri docenti, nessuno gliel’ha insegnato, quindi siamo noi che facciamo la formazione, lo imparano facendo esperienza e imparano queste cose magari guardando e lavorando con chi le ha già fatte. C’è un modo di tramandare competenze e abilità, quindi sicuramente questa è una cosa che funziona.

L’altra cosa che funziona è la fitta rete di connessioni che in questi anni i CPIA hanno saputo realizzare con il territorio, insieme ad associazioni, ed enti del terzo settore, ai centri per l’impiego, insieme a soggetti pubblici e privati, insieme alla formazione professionale, insieme a enti nazionali che in qualche modo sono legati al mondo del lavoro. Negli ultimi 2-3 anni la parola lavoro sta entrando in maniera forte nei CPIA, alcuni hanno anche organizzato degli sportelli di orientamento professionale e lavorativo in collaborazione con i centri per l’impiego, quindi è un luogo dove non c’è solo l’apprendimento ma è un luogo dove l’apprendimento può diventare anche funzionale e strumentale alla ricerca di un impiego Cos’altro funziona? Ce ne sono tante di cose che funzionano.

Sì, diciamo che le cose che funzionano sono superiori alle cose che non funzionano, anche se le cose che non funzionano spesso sono quelle più evidenti.

Cosa pensa della Formazione a distanza?

La FAD noi ce l’abbiamo nel DNA, già prima del Covid, noi facevamo FAD. Il regolamento, la nostra normativa, la prevedevano già dal 2012. Il Covid lo ha sdoganato nel senso che quella percentuale, cioè la FAD è diventata dominio di tutte le scuole, purtroppo il post-Covid lo ha nuovamente represso, ma noi continuiamo perché ci siamo resi conto che i nostri studenti erano più motivati a frequentare a distanza per tante ragioni: lavorative, professionali, familiari e non può venire fisicamente a scuola per questo le nostre iscrizioni sono aumentate, anche durante il Covid.

La FAD va sicuramente potenziata, nel senso che noi abbiamo due possibilità, due modalità di fruizione a distanza, la prima è quella che si chiama Aula Agorà, ossia il 100% di un percorso scolastico può essere fruito a distanza, purché il gruppo degli studenti si trovi a distanza però nello stesso luogo. Abbiamo utilizzato questa modalità del 100% a distanza in tre progetti conclusi da poco, utilizzando i fondi dell’articolo 23 (decreto Cutro) ossia abbiamo erogato il livello iniziale di conoscenza della lingua italiana a potenziali lavoratori che sarebbero venuti in Italia, in maniera regolare, completamente a distanza, un’opportunità perché ci consente di raggiungere sia in zone montuose oppure in zone periferiche del territorio persone che altrimenti non potrebbero frequentare, non potrebbero venire in presenza a scuola, ma con le opportunità di queste attività della formazione pre partenze abbiamo la possibilità di rivolgerci a persone che potenzialmente saranno nostri utenti perché dovranno completare il percorso, quindi in qualche modo li curiamo già prima della loro venuta in Italia.

C’è un’interlocuzione in questo momento con il Ministero per potenziare la quota FAD all’interno dei nostri percorsi per rendere in qualche modo strutturale non solamente come un’opportunità di personalizzazione del percorso.
Per risolvere il problema dell’organico immagina un sistema di intelligenza artificiale che sostituisce gli insegnanti?

Mi viene in mente quel bellissimo film di Alberto Sordi in cui decide di affidare la gestione della sua vita a un robot con le conseguenze che ne derivarono. Spero che non si arrivi a una situazione simile, credo che l’intelligenza artificiale, oppure le nuove tecnologie, possano aiutare, essere da supporto. Io sono un grande consumatore di tecnologia, in questo momento storico e rispetto alla nostra utenza possono essere un buon ausilio, ma non possono essere un ausilio completo, cioè non possono sostituire completamente il lavoro che fa, ad esempio, un insegnante per due ragioni fondamentali: una è legata al fatto che la nostra utenza non sempre ha competenze digitali adeguate, quindi bisognerebbe prima fare una sorta di programma di alfabetizzazione digitale a tappeto; seconda cosa, spesso queste persone sono anche portatori di una personalità, siamo adulti, hanno bisogno di essere ascoltati prima che di essere fruitori di un apprendimento.

Chi viene da noi si mette in gioco, in gioco veramente, perché io vedo la sera, delle mamme, delle donne che stanno qui fino alle dieci di sera a imparare, magari hanno i figli a casa, ma perché? Perché gli insegnanti non fanno solo gli insegnanti, curano anche aspetti relazionali, emotivi, di attività da proporre in gruppo, quindi c’è quella dimensione relazionale che forse una macchina non può soddisfare. Il nostro target è troppo diversificato per poter generalizzare, quindi non bisogna mai, anch’io non voglio generalizzare, in alcune situazioni potrebbe essere efficace e funzionale, in altre situazioni forse la macchina o un’intelligenza artificiale magari non funziona, noi siamo la scuola del lavoro, bisogna lavorare caso per caso, situazione per situazione, persona per persona, quindi in relazione alle esigenze, alle possibilità, alle opportunità, alle competenze che queste persone hanno. Io lo posso immaginare un lavoro di apprendimento fatto direttamente con una macchina, dove non c’è l’insegnante fisicamente, però non in maniera generalizzata.

NOTE

1 Il decreto Cutro è il decreto-legge (DL) n. 20 del 2023, convertito in legge (L.) n. 50 del 2023

Print Friendly, PDF & Email
© 2019 Rivista Microfinanza. All Rights Reserved.