Immigration in Italy: Regulations, Figures, and Inclusion Pathways
The article analyzes Italian immigration legislation, starting from Law 40/1998 and the Consolidated Immigration Act of 1998, later amended by the 2009 “security package.”
It focuses on policies for managing migration flows, combating illegal immigration, and promoting the integration of regular immigrants, with particular attention to citizenship and civil and social rights. Recent immigration data in Italy is also examined, highlighting growth in the foreign population but also gender and nationality disparities, especially in the labor market.
The “Inclusive Finance for Integration” project offers an opportunity to improve migrants’
socio-economic inclusion, with particular emphasis on women.
The article stresses the need for inclusive policies to ensure full integration
Keywords: testo unico sull’immigrazione, flussi migratori, integrazione,
donne extra-UE e inclusione
- Fonti normative
Le linee generali delle politiche pubbliche in materia di immigrazione in Italia, fissate dalla legge 40/1998 (cosiddetta “legge Turco – Napolitano”), sono state successivamente consolidate nel decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero, che regola l’ingresso, il soggiorno e l’integrazione dei cittadini stranieri in Italia.
1.1 Pacchetto Sicurezza
Nella XVI legislatura, ulteriori integrazioni al testo unico sono state apportate dalla legge n. 94 del 2009, nell’ambito del “pacchetto sicurezza” che ha introdotto una serie di norme relative alla sicurezza pubblica, rendendo più restrittive le condizioni per l’ingresso in Italia. Esso è infatti consentito solo in assenza di condanne penali, anche non definitive, per gravi reati. Inoltre, il provvedimento ha predisposto varie disposizioni che aggravano le sanzioni in caso di violazione delle regole come, ad esempio, il rafforzamento delle norme di espulsione per i migranti privi di permesso di soggiorno e soggiorno illegale. In generale, il testo unico interviene in entrambi gli ambiti principali del diritto dell’immigrazione: il diritto dell’immigrazione in senso stretto, concernente la gestione nel suo complesso del fenomeno migratorio e il diritto dell’integrazione, che riguarda l’estensione, in misura più o meno ampia, ai migranti dei diritti propri dei cittadini (diritti civili, sociali, politici).
1.2 Il testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero: i principi fondamentali
I princìpi fondamentali alla base del testo unico sono essenzialmente tre1: la programmazione dei flussi migratori, il contrasto all’immigrazione clandestina e la concessione di una ampia serie di diritti volti all’integrazione degli stranieri regolari. Dettagliando brevemente ciascun principio, relativamente al primo, ogni anno il Governo, sulla base della necessità di manodopera interna, stabilisce il numero di stranieri che possono entrare nel nostro Paese per motivi di lavoro. La gestione dei flussi di immigrazione è realizzata attraverso una serie di strumenti e documenti a supporto.
In merito all’immigrazione clandestina, gli strumenti che l’ordinamento predispone per contrastarla sono numerosi e vanno dalla repressione del reato di favoreggiamento al respingimento alla frontiera. Uno degli strumenti che ha reso efficace il contrasto all’immigrazione clandestina è stato la stipulazione, da parte del Governo italiano, di una serie di accordi bilaterali in materia di immigrazione (l’ultimo con la Libia): accordi di riammissione degli stranieri irregolari, previsti dal testo unico sull’immigrazione, volti a ottenere la collaborazione delle autorità del Paese straniero nelle operazioni di rimpatrio dei migranti non regolari, espulsi dall’Italia o respinti al momento dell’attraversamento della frontiera.
Per quanto riguarda il terzo dei tre princìpi ispiratori il nostro ordinamento garantisce un’ampia tutela dei diritti degli stranieri e promuove l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati. A essi infatti, sono garantiti i diritti fondamentali di libertà ed eguaglianza fissati dalla prima parte della Costituzione Italiana. La legge prevede inoltre, in presenza di determinate condizioni, la concessione agli stranieri della cittadinanza, quale massimo strumento di integrazione e di possibilità di godimento dei diritti garantiti dall’ordinamento. Le acquisizioni di cittadinanza italiana si attestano su livelli elevati superando le 200 mila unità nel 2023, dato in linea con l’anno precedente, pur se in leggero calo.
2. Migrazione in Europa e Italia: numeri e nuove tendenze
Nel dicembre 2024, secondo i dati Eurostat sono 912 mila i richiedenti asilo per la prima volta nei paesi europei, con un calo del 13% rispetto all’anno precedente2 (Fig. 1).
Tra i richiedenti asilo, la nazionalità più rappresentata è quella siriana (148.000 domande), seguita da quella venezuelana (72.800) e l’afgana (72.200). I paesi europei che hanno ricevuto più richieste sono la Germania, la Spagna, l’Italia, la Francia e la Grecia che insieme rappresentano l’82% di tutti i richiedenti asilo per la prima volta, nell’Unione Europea3.
2.1 Il caso italiano
Guardando al caso italiano, secondo l’annuario statistico italiano 2024 pubblicato da Istat, la popolazione straniera residente in Italia, al primo gennaio 2024, è pari a 5,3 milioni di individui (equamente distribuiti tra uomini e donne), con un aumento di 166 mila unità rispetto all’anno precedente, che ha comportato un lieve aumento dell’incidenza sul totale della popolazione residente (9,0%, era l’8,7% al 1° gennaio 2023). La presenza di cittadini stranieri in Italia è più marcata nelle regioni del Nord e del Centro, dove rappresentano oltre l’11% della popolazione residente, mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente inferiore, attestandosi al 4,8% nel Sud e al 4,0% nelle Isole. Complessivamente, più di tre quarti degli stranieri residenti si concentrano nel Centro-Nord, con il 58,6% nel Nord e il 24,5% nel Centro. Per quanto riguarda la provenienza, quasi la metà degli stranieri in Italia ha origini europee: al 1° gennaio 2023, il 27,1% possedeva la cittadinanza di un Paese dell’UE, mentre il 19,9% proveniva da un Paese europeo extra-UE. Seguono i cittadini dell’Africa Settentrionale e dell’Asia centrale o medio-orientale, che insieme rappresentano il 13,4% della popolazione straniera residente. In generale quindi, per il 2023, il saldo migratorio continua a essere positivo e in crescita (+273.809, contro +260.796 dell’anno precedente), per effetto di un aumento delle immigrazioni e una diminuzione delle emigrazioni4.
2.1.1 Calo dei permessi di soggiorno e nuove tendenze
Un aspetto significativo riguarda l’interruzione della crescita dei cittadini non UE titolari di permesso di soggiorno che nel 2023 erano pari a 3,6 milioni, registrando così un calo di oltre 120 mila rispetto agli anni precedenti per l’effetto combinato di molteplici fattori. Analizzando i numeri, emerge che i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono stati 330.730, con una diminuzione del 26,4% rispetto all’anno 2022, durante il quale si era registrato il valore più alto degli ultimi dieci anni in seguito alla crisi dei rifugiati provenienti dall’Ucraina. Le motivazioni che hanno fatto registrare tale riduzione sono le richieste di asilo e protezione internazionale, passate da oltre 200 mila a 106.237 (-47,6%) e i motivi di lavoro, scesi da oltre 67 mila a circa 39 mila (-42,2%). In crescita, invece, gli ingressi per studio (+9,4%) e per ricongiungimento familiare (+2,1%). La maggior parte dei nuovi entrati proviene dai paesi europei non comunitari (85.464 ingressi, pari al 25,8%), dall’Asia meridionale (22,9%) e dall’Africa settentrionale (19,0%). Oltre la metà dei nuovi permessi (58,9%) è stato rilasciato a cittadini non comunitari con meno di trenta anni di età. Rimane complessivamente bilanciata invece (50,8% di uomini contro 49,2% di donne), la struttura di genere seppure con rilevanti squilibri all’interno delle diverse collettività5 (Fig. 2).
2.1.2 Ombre e luci del mondo del lavoro per gli extra-UE
Secondo il XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2024”, pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2023 gli occupati stranieri in Italia sono stati circa 2,4 milioni, rappresentando più del 10% del totale degli occupati. Nel 2023, il quadro riportato dal Rapporto è positivo da un lato, evidenziando la crescita del tasso di occupazione degli stranieri non UE al 60,7% e la riduzione del tasso di disoccupazione (11,4%) e di inattività (31,5%), dall’altro mette in luce, una realtà che continua a essere segnata da disparità di genere e nazionalità6. Più di 6 lavoratori stranieri su 10 svolgono mansioni operaie o non qualificate (61,6% vs il 29,5% degli italiani) e non vedono migliorare le loro condizioni con l’anzianità occupazionale, mentre meno di 9 su 100 esercitano una professione qualificata (8,7% vs il 38,6% degli italiani). A loro continua a essere riservato un segmento assai ristretto del mercato, visto che le prime 19 professioni ne assorbono già oltre il 50% (per gli italiani ce ne vogliono 47), con una drastica contrazione nel caso delle donne, più della metà delle quali è impiegata in appena 4 professioni: collaboratrici domestiche, badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali, cameriere. I lavoratori stranieri continuano a essere sovra istruiti (cioè a svolgere mansioni inferiori ai titoli posseduti) nel 35,5% dei casi (quasi 10 punti percentuali più degli italiani), un valore che per le donne sale al 43,8% (27,8% per le italiane)7.
Per riassumere, i settori con la maggior incidenza di lavoratori stranieri sono quindi i servizi personali e collettivi (30,4%), agricoltura (18%), ristorazione e turismo (17,4%) e costruzioni (16,4%). Nello specifico, nel corso dell’anno 2023 sono stati attivati 2,5 milioni di rapporti di lavoro con cittadini stranieri (+4,7% rispetto al 2022), concentrati soprattutto nell’agricoltura e nelle costruzioni (Fig. 3).
Come detto in precedenza, il Rapporto mette in luce un marcato divario di genere, che evidenzia una situazione di svantaggio per le donne non UE. È significativo, infatti, il gap che si registra nell’occupazione: il 75% degli uomini con cittadinanza extra UE è occupato, mentre tra le donne l’incidenza crolla al 45,6%8. Complessivamente poi, le donne sono colpite da tassi di Neet molto elevati: tra le extra UE il tasso è pari al 39,6%, seguite da quelle UE con un valore del 25,2% e le italiane che raggiungono il 16%. In particolare, le migranti con figli hanno i livelli di disoccupazione più elevanti e di lavoro part-time involontario.
- Il progetto Finanza Inclusiva per l’integrazione
In tale contesto, merita un accenno il progetto Finanza Inclusiva per l’integrazione, realizzato da CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale) in collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito. L’obiettivo del progetto triennale (2024-2027) è la promozione della partecipazione attiva dei cittadini migranti alla vita economica, sociale e culturale contribuendo così alla loro inclusione finanziaria (IF) e a una piena integrazione socioeconomica. “Le attività dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti consentiranno quindi lo sviluppo di una cultura dell’inclusione e dell’accoglienza c/o operatori e istituzioni, favorendo l’incontro fra domanda e offerta e una maggiore consapevolezza dei migranti circa un corretto accesso/utilizzo dei servizi finanziari”9.
Conclusioni
L’analisi dell’immigrazione in Europa e in particolare in Italia evidenzia un fenomeno in costante evoluzione, influenzato da fattori normativi, economici e sociali. Se da un lato il saldo migratorio in Italia rimane positivo e il contributo degli stranieri al mercato del lavoro è significativo, dall’altro persistono criticità e ombre legate all’integrazione e all’accesso equo alle opportunità lavorative. Esse si concretizzano in disuguaglianze che colpiscono in particolare le donne immigrate, che sperimentano tassi di occupazione più bassi e una maggiore precarietà, oltre agli elevati tassi di inattività registrati soprattutto per le donne extra-UE con figli. Questi dati evidenziano quindi la necessità di politiche mirate a garantire un’integrazione più equa e inclusiva. Attraverso strumenti come il microcredito e i programmi di inclusione finanziaria, la situazione economica delle donne migranti potrebbe migliorare aumentando così la loro indipendenza economica e il potere di partecipare attivamente alla nuova società di cui sono parte integrante.
NOTE
1 D. Lgs. 25 luglio 1998 n.286
2 Parlamento italiano, Le fonti normative in La disciplina dell’immigrazione
3 IDOS, Dossier statistico immigrazione, 2024, p. 4 e Caritas e Migrantes, XXXIII Rapporto Immigrazione 2024, p. 1
4 Eurostat, Asylum applications - annual statistics, 2025
5 Eurostat, 62 085 asylum applications in December 2024, 2024
6 ISTAT, Popolo e Famiglia, in Annuario Statistico Italiano, 2024, p. 149
7 ISTAT, op. cit., p. 126 e IDOS, op. cit. pag.4
8 Caritas e Migrantes, op. cit., p.3
9 IDOS, op. cit., pag. 9
10Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro”, 2024, p.33
11 https://www.cespi.it/it/ricerche/finanza-inclusiva-lintegrazione