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#MICROCREATURISMO
Il microcredito per lo sviluppo delle microimprese turistiche nelle regioni convergenza 2007 - 2013
Questo è un progetto: POIn (FESR) 2007-2013 Attrattori culturali, naturali e turismo. Asse II Linea di intervento II.2.1 Intervento: “Azioni di sensibilizzazione di stakeholders, attori istituzionali ed economici di filiera turistica delle Regioni Convergenza attraverso la promozione e diffusione della conoscenza degli strumenti di microcredito e di microfinanza” realizzato nell’ambito del Progetto: “Promozione, promo-commercializzazione e sensibilizzazione di aree di attrazione culturale delle Regioni Convergenza anche con vie di accesso aeroportuali minori”
Il settore turistico italiano: una galassia di microimprese
Circa 680mila imprese censite, pari all’11,2% di tutte le imprese italiane, che danno lavoro direttamente a 1,9 milioni di persone e, indirettamente, a 1,4 milioni di occupati in attività connesse, per un totale di 3,3 milioni. Bastano questi pochi dati per capire come il turismo rappresenti una delle principali attività economiche del nostro paese, soprattutto nelle regioni del Sud, dove si contano nel comparto turistico oltre 200mila imprese, che rappresentano più del 10% di tutte le imprese meridionali e addirittura il 30% delle imprese turistiche a livello nazionale (l’incidenza percentuale più alta nella ripartizione per aree territoriali). Si tratta di un settore fortemente diversificato, dove la dimensione aziendale piccola e micro rappresenta la caratteristica comune del quadro imprenditoriale. Circa il 90% delle aziende, infatti, sono ditte individuali o società di persone: un fenomeno particolarmente evidente nelle Regioni Convergenza 2007 - 2013. Più del 60% delle imprese turistiche operano nel settore delle attività ricettive e di ristorazione; seguono le attività dei trasporti e di magazzinaggio collegate al turismo, le agenzie di viaggio, le attività artistiche, culturali e di intrattenimento. Nelle Regioni Convergenza, più di 100.000 imprese (soprattutto micro e piccole imprese) sono attive nel comparto alloggi e ristorazione. Nel quadro della programmazione 2014-2020, il sostegno alle attività turistiche per le regioni del Sud risulta fondamentale in vista delle prospettive di sviluppo del settore.
Quali sono le prospettive di sviluppo per il turismo del Sud?
Per il settore turistico del Mezzogiorno esistono importanti prospettive di sviluppo, in quanto:
- il mercato turistico internazionale è previsto in forte crescita nei prossimi 10‐15 anni;
- tra i prodotti turistici in forte ascesa sono presenti quelli che si collegano a consumi di tipo culturale e ambientale, ben presenti nelle Regioni del Mezzogiorno;
- anche i flussi turistici legati alla fruizione ambientale sono consistenti: quasi la metà delle aree parco sono localizzate nell’Italia meridionale.
Tali opportunità di sviluppo vanno accompagnate con appropriate misure di sostegno a livello finanziario e creditizio a favore delle imprese turistiche.
Quali misure di sostegno adottare per l’impresa turistica?
Per il sostegno al sistema microimprenditoriale turistico è prioritario definire un set di misure volte a favorire la creazione di imprese – in particolare da parte di giovani e di donne – ed a consolidare/sviluppare le attività esistenti per adeguarle alle esigenze di una maggiore innovazione e di una più diversificata specializzazione dei servizi offerti nelle aree del Sud del Paese. Infatti, molte piccole imprese, talvolta anche con una elevata carica innovativa, non riescono a far fronte ai propri impegni perché prive di mezzi liquidi per poter fronteggiare spese ordinarie ed investimenti. Tali criticità vanno superate favorendo un migliore accesso al credito e mettendo in campo una serie di strumenti finanziari innovativi che spaziano dal maggiore ricorso a strutture e reti di garanzia, fino ad interventi più mirati come il microcredito e la microfinanza.
Quali sono le caratteristiche del “microcredito imprenditoriale”?
L’Italia è uno dei pochi paesi europei ad aver dato una base giuridica al microcredito, che è disciplinato:
- dagli articoli 111 e 113 del Testo Unico Bancario (TUB);
- dal decreto attuativo del Ministro dell’economia e delle finanze n. 176 del 17 ottobre 2014.
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Queste le principali caratteristiche del microcredito:
• Importo massimo: 25.000 euro (elevabile in determinati casi a 35.000 euro).
• Durata massima: 7 anni (elevabile in alcuni casi a 10 anni).
• Modalità di rimborso: rate con cadenza al massimo trimestrale.
• Garanzie: nessuna richiesta di garanzie reali e possibilità di accesso gratuito alla garanzia pubblica del Fondo di garanzia per le PMI.
• Servizi ausiliari: il soggetto finanziatore è tenuto a fornire al beneficiario, direttamente o tramite enti specializzati, servizi di assistenza, monitoraggio e tutoraggio per tutta la durata del prestito. Questo potenzia le competenze dell’imprenditore, rafforzando anche la sua capacità di restituzione del prestito.
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Il microcredito: un’opportunità per le imprese turistiche meridionali
Il microcredito è rivolto non solo ai soggetti vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico (il cosiddetto “microcredito sociale”) ma anche a coloro, in particolare giovani, donne, disoccupati, immigrati, ecc., che intendono avviare o potenziare un’attività di microimpresa o di lavoro autonomo e che hanno difficoltà di accesso al credito bancario (il cosiddetto “microcredito imprenditoriale”). Per le sue specifiche caratteristiche, il microcredito si differenzia dal sistema di credito tradizionale perché rivolge l’attenzione alla persona e all’efficacia/ sostenibilità del progetto d’impresa, più che alle garanzie reali che la persona è in grado di offrire. Per questo, anche gli operatori del settore turistico meridionale che intendono avviare o consolidare un’attività di microimpresa sono fortemente interessati allo strumento del microcredito.
Esistono specifiche forme di garanzia per il microcredito?
Le imprese beneficiarie del microcredito (comprese quindi quelle turistiche nelle Regioni Convergenza) possono accedere a Fondi pubblici di garanzia istituiti proprio al fine di favorire l’accesso al credito delle imprese di più piccola dimensione. Si tratta, in particolare: • della sezione del Fondo di garanzia per le PMI, istituita dal Ministro dello sviluppo economico con i decreti 24 dicembre 2014 e 18 marzo 2015, che prevede criteri di accesso molto semplificati e la possibilità per l’impresa di effettuare on line la prenotazione della garanzia stessa, che è concessa a titolo gratuito. Per le richieste di garanzia inoltrate on line dagli interessati, la disponibilità è attualmente di 30 milioni di euro, esauriti i quali la procedura telematica di prenotazione verrà sospesa, mentre le garanzie richieste dalle banche e dagli intermediari finanziari sono coperte dalle disponibilità complessive del Fondo, che sono pressoché illimitate; • di altri fondi di garanzia costituiti a valere su risorse delle regioni, di enti pubblici o privati o di fondazioni bancarie e non bancarie.
Qual è la differenza tra microcredito e microfinanza?
Il microcredito è il principale prodotto della microfinanza, ma non l’unico. Nel più ampio concetto di microfinanza rientrano altri prodotti e servizi finanziari che congiuntamente al microcredito, oppure in alternativa ad esso, possono risultare di specifico interesse anche per le microimprese turistiche del nostro meridione. I principali prodotti di microfinanza sono rappresentati dal microleasing e dalla microassicurazione.
• Il microleasing consente anche ai più piccoli imprenditori di realizzare investimenti senza la necessità di disporre di un capitale proprio o di un capitale di credito.
• La microassicurazione consiste nell’offerta di servizi/prodotti assicurativi ad hoc per microimprenditori, famiglie ed altri soggetti che, per la loro condizione economico-sociale, non riescono ad accedere all’offerta del settore assicurativo tradizionale.
Il “sistema microcredito”
Ormai da anni l’Unione Europea, lo Stato, le Regioni e gli enti locali e territoriali rivolgono al microcredito una crescente attenzione nel processo di definizione delle politiche di sviluppo territoriale. Da parte sua, l’Ente Nazionale per il Microcredito esercita istituzionalmente una funzione di coordinamento e di promozione delle iniziative microfinanziarie attuate o da attuarsi a livello comunitario, nazionale e regionale. A queste istituzioni pubbliche si affianca una vasta serie di organismi privati e del terzo settore che svolgono un ruolo fondamentale nella promozione dei programmi di microcredito e nell’assistenza ai soggetti beneficiari. Il lavoro congiunto e coordinato di tutti questi soggetti dà luogo a quello che si può definire un vero e proprio “sistema microcredito”.
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ERASMUS PLUS
L’Europa sostiene i migranti col Microcredito
Angela Mariotti e Selene D’Angelo | Ricercatrici ENM progetto Micro
INTRODUZIONE
Il progetto M.I.C.R.O. – Migrants Ideas Converted into Real Opportunities vedrà l’Ente Nazionale per il Microcredito impegnato per 26 mesi, fino a novembre 2017, nella realizzazione delle attività progettuali finanziate dal programma europeo Erasmus +. Durante il mese di settembre sono iniziati i lavori preparatori per l’avvio del progetto di cui l’ENM è coordinatore e che vede il coinvolgimento di un partenariato internazionale composto da: Ce.S.F.Or (Italia), Nantik Lum e Acción contra el hambre (Spagna), Wisamar (Germania) e Mediter (Belgio). Il 12 e il 13 ottobre si è svolto presso la sede dell’ENM a Roma il primo Kick-off meeting al quale hanno partecipato i rappresentanti di tutte le organizzazioni partner. Questo primo incontro conoscitivo aveva come scopo la messa a punto delle responsabilità di ciascun partner al fine di realizzare le attività e gli outputs stabiliti.
Il principale obiettivo del progetto consiste nella creazione di figure professionali con competenze trasversali sul tema dell’avviamento di un’attività imprenditoriale e sull’accesso al microcredito da parte dei migranti, individuati come beneficiari.
Gli operatori formati saranno in grado di informare, orientare e accompagnare il migrante in ogni fase dell’iter da seguire. La metodologia alla base del progetto consiste dunque nell’acquisizione da parte degli operatori che lavorano con i migranti, di competenze complementari rispetto a quelle già possedute.
L’obiettivo è far si che l’operatore di una ONG che lavora con i migranti possegga le competenze necessarie, non solo per interfacciarsi e rapportarsi con persone con un diverso bagaglio culturale e linguistico ma anche delle informazioni tecnico-economiche per fornirgli una prima assistenza sulla redazione di un business plan, sullo studio di fattibilità e sulla gestione d’impresa. Parallelamente gli operatori di enti di microcredito, già in possesso di conoscenze tecniche, avranno la possibilità di acquisire conoscenze sulla comunicazione interculturale, necessarie per rapportarsi con i migranti ed instaurare con loro un rapporto di fiducia. La figura professionale che verrà creata andrà a sopperire alla mancanza di un’unica figura a cui il migrante possa far riferimento.
Il progetto M.I.C.R.O. si inserisce in un contesto più ampio di ricerca svolto dall’ENM negli ultimi anni attraverso i progetti “Monitoraggio” e “A.MI.C.I.”. Il primo offre una fotografia puntuale sulle realtà imprenditoriali create in Italia, più nel dettaglio invece A.MI.C.I. indaga le cause delle più comuni problematiche incontrate dai migranti nell’avviamento di un’attività. Dall’analisi delle indagini svolte emerge che una delle maggiori difficoltà deriva dalla carenza di cultura bancaria e dalla scarsa capacità di gestione d’impresa, a cui si affianca la complessità di reperire informazioni rivolgendosi ad un unico intermediario. Partendo dai dati rilevati sul territorio italiano, è stata svolta un’analisi anche in altri paesi europei e, grazie alla collaborazione dei partner, è emerso che si tratta di fenomeni e problematiche comuni a molte realtà in Europa. Per questo motivo una collaborazione tra paesi con un’elevata percentuale di migranti risulta essere una soluzione ottimale nell’elaborazione di una stratega d’intervento efficace e attraverso il confronto tra i vari partner verrà facilitato lo scambio di misure applicabili a livello europeo. Lo strumento del microcredito è stato infine considerato, a livello finanziario, la soluzione ideale per i migranti, comunemente considerati come soggetti non bancabili e che quindi incontrano molte difficoltà ad accedere ai prestiti tradizionali. Se dai dati rilevati nei vari paesi emergono le stesse difficoltà, parallelamente è stato constatato che l’imprenditoria avviata dai migranti è un settore in continua crescita e sul quale, dunque, investire. Come emerge dei dati del progetto A.MI.C.I. laddove la crisi degli ultimi anni ha avuto effetti negativi sulle attività avviate da italiani, non ha invece colpito quelle avviati dai migranti che continuano ad aumentare.
OBIETTIVI E RISULTATI
Sostenere, incentivare e rafforzare l’imprenditoria dei migranti è, in estrema sintesi principale obiettivo del progetto M.I.C.R.O. Una sfida ardua e allo stesso tempo condizione imprescindibile imposta dai cambiamenti sociali risultanti dai massicci flussi migratori che interessano in maniera crescente l’intero continente europeo.
Quello dell’imprenditoria dei migranti è una realtà che negli ultimi anni si è imposta per forza e numeri contribuendo in maniera significativa alle economie nazionali dei Paesi della zona Euro, registrando una crescita economica in netta opposizione al trend delle altre piccole e medie imprese italiane ed europee particolarmente in difficoltà a causa del perdurare della crisi economica. La nascita di imprese avviate dai migranti rappresenta un’opportunità che non si esaurisce nel mero ambito economico.
Oltre a produrre un significativo apporto al PIL dei Paesi interessati dai flussi migratori, con conseguenti effetti positivi sui tassi occupazionali - particolarmente preoccupanti, specie in Italia e negli altri paesi mediterranei - rappresenta un modello vincente di inclusione sociale ed economica che supera i possibili scenari di marginalizzazione e i fenomeni a essa connessi – dalla criminalità alla ghettizzazione - con le conseguenti ripercussioni che ricadrebbero sia in termini economici che sociali, sul sistema di welfare e sull’equilibrio sociale. Il progetto M.I.C.R.O. si propone di raggiungere i propri obiettivi attraverso la realizzazione di strumenti di formazione e divulgazione che coinvolgano oltre ai migranti interessati a dar vita ad attività imprenditoriali nei paesi d’adozione, anche gli intermediari fondamentali per affrontare l’iter procedurale legato allo sviluppo d’impresa. Attraverso un approccio integrato si procederà parallelamente su due distinti ma complementari percorsi formativi: uno rivolto agli operatori del settore, uno rivolto ai migranti imprenditori.
Dalle recenti indagini sul tema svolte a livello europeo è emersa la mancanza di figure professionali che sappiano rappresentare a 360° un punto di riferimento per i migranti imprenditori o per quelli potenzialmente interessati a diventarlo. Soprattutto dai dati ricavati da testimoni qualificati si evince che spesso la difficoltà nel reperire informazioni (sulle modalità di accesso al microcredito, sulla documentazione a supporto della richiesta, sulla realizzazione del business plan, ecc.) o l’eccessiva frammentazione delle stesse (con la conseguente necessità di rivolgersi a più enti ed uffici) rappresenti un iter lungo, dispersivo e spesso disincentivante.
Il primo output del progetto sarà una piattaforma e-learning per la formazione professionale di operatori provenienti da istituti di microcredito e da ong impegnati nel lavoro con i migranti, cioè dalle realtà che, a vario titolo, si interfacciano con migranti-imprenditori dai background culturali differenti dal territorio destinato a ospitare le loro attività.
Il percorso formativo tracciato prevede l’acquisizione di competenze trasversali necessarie al perfezionamento del servizio offerto dagli operatori. Incrociando le competenze specifiche dei vari settori concorrenti (ONG e Istituti di microcredito) si arriverà quindi a superare quel mismatch di cui sopra:
- gli operatori provenienti dal settore ong che lavorano con i migranti acquisiranno competenze e conoscenze relative alle modalità di accesso e finanziamento del microcredito, gestione e/o avviamento d’impresa, ecc.
- gli operatori di microcredito acquisiranno competenze relative alla comunicazione interculturale applicata, comunicazione non-verbale adattata a diversi modelli culturali
capacità di autovalutazione del “bias” e modalità di superamento; comunicazione efficace nel rispetto delle diversità (culturali, religiose, etniche, di etichetta).
Tale modello e approccio formativo è ovviamente adattabile e replicabile in altri contesti (Centri per l’impiego, Camere di commercio, sportelli regionali ecc.), e potrà quindi essere esteso a tutti gli altri operatori che, a seconda delle specificità nazionali, si trovano ad operare in prima persona con i migranti imprenditori. In ultima analisi si può dire che, attraverso la trasversalità dell’approccio proposto, le figure di riferimento per i migranti saranno in grado, in maniera del tutto innovativa, di dare risposte esaustive e in tempi celeri su ogni aspetto inerente all’avviamento e/o gestione di un’attività imprenditoriale. Altro risultato del progetto sarà il percorso info-formativo specifico per i migranti imprenditori.
Disponibile online in varie lingue europee, per superare eventuali barriere linguistiche, questo secondo strumento formativo ha come obiettivo principale quello di offrire una panoramica completa, di orientamento e prima formazione, sui vari aspetti legati alla creazione e gestione d’impresa.
I moduli formativi infatti saranno organizzati secondo un percorso che prevede un’iniziale fase di alfabetizzazione economica, dalle nozioni base, passando per l’autovalutazione delle proprie capacità imprenditoriali, fino alla stesura del Business Plan.
A conclusione di questo percorso l’aspirante imprenditore acquisirà le competenze e gli strumenti necessari per configurare e dettagliare la propria idea imprenditoriale, traducendola in obiettivi concreti, strategie, investimenti e risultati misurabili; sarà in grado di leggere un bilancio e capire, attraverso gli indicatori, la salute dell’impresa e mantenere una corretta gestione finanziaria focalizzandosi sui punti di forza e debolezza dell’impresa.
Il valore aggiunto di questo percorso formativo è rappresentato dalla metodologia innovativa che verrà utilizzata: temi complessi verranno trattati adottando un linguaggio appropriato e coerente alla provenienza dell’utente finale.
Il messaggio, veicolato attraverso strumenti di comunicazione interculturale, risulterà essere doppiamente efficace e favorevolmente accettato dall’utente proprio perché adattato alle differenze culturali. Il percorso, così delineato, rappresenterà uno spazio in cui i destinatari troveranno esattamente le risposte che cercano, in un linguaggio comprensibile ed efficace sia perché semplificato, sia perché culturalmente “tradotto”.
Parallelamente a ciò sarà portata avanti un’ampia campagna di diffusione e promozione del microcredito (in Italia e nei paesi partner) come efficace strumento a sostegno delle fasce sociali più deboli, di cui i migranti rappresentano una percentuale significativa destinata a diventare sempre più rilevante in futuro.
Partners
Wisamar is a non-profit educational institute in Leipzig, Germany, acting in vocational, cultural and adult education. Wisamar is an accredited provider of employability measures and also integration courses. We provide courses combining vocational language courses, empowerment, employability skills and start-up consultancy for different target groups, including migrants. Furthermore we support social workers and employees of organisations that are confronted with people from different cultural backgrounds to improve their intercultural mediation skills. We are looking forward to share these approaches and our experiences with the other partners during the M.I.C.R.O. project.
Carola Dieric
CE.S.F.OR. supporta le attività del progetto MICRO (Migrants ideas converted into real opportunities) garantendo la trasferibilità e replicabilità delle attività formative previste per gli operatori europei impegnati negli sportelli di creazione d’impresa. La scelta di realizzare un corso di formazione in modalità O.E.R. (Open Educational Resources) è fortemente innovativa e consentirà ai partecipanti al corso di integrare le competenze interculturali con le competenze tecniche necessarie per la creazione d’impresa. CESFOR realizzerà la struttura modulare del corso che garantirà ai professionisti un approccio flessibile; tale modalità di erogazione dei contenuti, consentirà l’aggiornamento professionale degli operatori assolutamente necessario a supportare i cittadini immigrati motivati alla creazione d’impresa. Le competenze e la metodologia del corso divengono quindi strategiche per l’apprendimento dei contenuti.
Il lavoro e la condivisione delle attività formative è stato negoziato con gli esperti della partnership europea nel 1° meeting di Roma dedicato alla pianificazione della attività di progetto.
Ernesto Russo
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GUARDARE OLTRE
LA RICERCA DI MERCATO É PER LE IMPRESE UN ELDORARO DI DIFFICILE CONQUISTA
Emma Evangelista | Direttore MicroFinanza
Che siano essi interni o esteri, ogni manager oculato conosce il valore del proprio prodotto e la capacità di espansione della sua azienda. A volte rivolgersi a mercati “lontani” può essere una chance per fare un salto di qualità. A sostenere questo obiettivo sono le politiche nazionali adottate dal Maeci e dall'insieme di strutture pubbliche e private volte al sostegno dell'internazionalizzazione e del Sistema Paese. Addirittura l'ultima frontiera è la sperimentazione di tecniche di co-working e co-sharing di manager competenti per l'assistenza diretta alle aziende che vogliano lanciarsi verso i mercati esteri per intraprendere e non solo per delocalizzare.
Per ora le cifre non sono confortanti e le aziende, soprattutto piccole e medie, ossia il cuore dell'economia italiana, non sono in grado di andare oltre i confini nazionali, molto spesso a causa di una burocrazia asfissiante. D'altronde il palcoscenico Expo può essere un buon luogo, fisico e virtuale, per uno scambio ottimale. Per chi invece resta e vuole sostenere la glocalizzazione dell'impresa nel rispetto della biodiversità, caratteristica del territorio e delle risorse italiane, le parole d'ordine sono altissima qualità del prodotto e filiera corta nel rispetto della tipicità e dei marchi d'origine. Come il microcredito si renda trasversale nella realizzazione e nel sostegno dei differenti obiettivi è connaturato nella misura stessa di uno strumento di utilità sociale, perché in fondo, la nuova tendenza economica ritrova le sue origini e valorizza quel percorso di economia sociale e inclusiva che, pur non sottraendosi alle leggi di mercato, le domina attraverso la valorizzazione del progetto, della sua realizzazione e del suo prodotto. Così dalle raccomandazioni del Santo Padre alla politica delle strutture delle nazioni Unite che si occupano di trasferimento di tecnologie e know-how alle ONG che lavorano nei Paesi in Via di Sviluppo per creare occupazione, il microcredito sembra essere l'alternativa possibile alla crisi. In questo senso l'Ente Nazionale per il microcredito sta lavorando per contribuire a sensibilizzare i cittadini all'uso dello strumento con progetti che si occupano di potenziare la rete di sportelli informativi anche e soprattutto sul territorio nazionale. In particolare nel corso degli ultimi anni si sono dimostrati particolarmente attivi e utili gli operatori degli sportelli formati dall'Ente nazionale per il microcredito nelle regioni obiettivo convergenza. Per parlare, poi, di impresa sociale e microcredito, non si può che far riferimento all'Europa e ai suoi piani di sviluppo inseriti nella programmazione 20/20 che sostengono tutte quelle attività di impresa che hanno un impatto sociale. Intraprendere in tal modo produce non solo business ma anche welfare. In Italia, secondo i dati diffusi da Ciriec International, lavorano nel settore delle organizzazioni legate all'economia sociale tra il nove e l'undici percento del totale degli occupati, un mercato in espansione anche grazie ai fondi europei (EuSEF).
Il microcredito è per sua definizione lo strumento più utile a sostenere queste iniziative, tanto che dai dati del rapporto monitoraggio dell'ENM si rileva che nel triennio 2010-2013 ogni erogazione di microcredito per l'impresa abbia sviluppato un effetto leva occupazionale del 4,3%. Ogni prestito in tal senso diventa una vera e propria risorsa per il circuito virtuoso derivante dalla impresa stessa, ma soprattutto caratterizza l'occupazione a seconda delle potenzialità e delle idee progettuali proposte, che divengono redditizie nel momento in cui i servizi aggiuntivi garantiscono la riuscita del progetto. Largo dunque alla creatività nell'impresa e alla possibilità di guardare oltre i confini nazionali.
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LA VIA ITALIANA PASSA DAI SERVIZI AUSILIARI
Gianluigi De Angelis | Coordinatore Segreteria ENM
Il fondo centrale di garanzia e il programma enm - BCC Il complesso panorama del microcredito in Italia dal maggio 2015 può fare conto sul Fondo centrale di garanzia per le PMI dedicato al Microcredito. Secondo quanto si legge sul sito predisposto dal MiSE (www.fondidigaranzia.it/microcredito.html), l’intervento del Fondo mediante la concessione di una garanzia pubblica sulle operazioni di microcredito ha lo scopo di sostenere l’avvio e lo sviluppo della microimprenditorialità favorendone l’accesso alle fonti finanziarie.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, con i decreti del 24 dicembre 2014 e del 18 marzo 2015, ha integrato le Disposizioni Operative del Fondo introducendo per la garanzia del microcredito criteri di accesso significativamente semplificati e la possibilità per l’impresa di effettuare la prenotazione on line. Alla sezione dedicata alla garanzia del microcredito il Ministero dello Sviluppo Economico ha destinato per l’anno in corso trenta milioni di euro, cui si aggiungono i versamenti volontari effettuati da enti, associazioni, società o singoli cittadini. E’ bene ribadire che tali risorse non sono utilizzate per erogare direttamente i finanziamenti, ma per favorirne la concessione attraverso la garanzia pubblica.
Le caratteristiche delle operazioni di microcredito sono stabilite dal Testo Unico Bancario (TUB) e dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n.176 del 17/10/2014. Oggi, dunque, fondamentalmente esiste una grande disponibilità di garanzia pubblica, cosa che invece prima doveva essere espressamente costruita da soggetti pubblici o privati ovviamente con delle risorse sempre limitate. Questa nuova fase del Microcredito inizia il 27 di maggio con l’operatività del Fondo. Da allora gli istituti bancari hanno iniziato ad interessarsi a questo strumento, che prima consideravano un’attività di carattere sociale, con un interesse reale per attività di mercato: per una banca offrire un prodotto nuovo come il Microcredito vuol dire poter intercettare nuovi clienti, avere un rapporto diverso ovviamente con il proprio territorio, consolidare attività ed intercettare nuove potenzialità in modo ‘sicuro’; ossia utilizzando la garanzia del Fondo centrale con dei vantaggi sostanziali dal punto di vista dell’erogazione del credito. Garantirsi con il fondo significa non fare accantonamento per quando riguarda il capitale erogato. Già a pochi mesi di distanza il mercato sta reagendo in modo positivo, così come era giustamente presupponibile, in maniera graduale a questa nuova opportunità quindi alcune banche hanno già concesso Microcredito ma con numeri piuttosto limitati, altre stanno attendendo di capire, probabilmente in maniera più operativa, come possa funzionare un’attività di Microcredito.
Qual è una delle differenze fondamentali tra il credito ordinario e il microcredito? È quella dell’erogazione dei servizi complementari. L’erogazione dei servizi complementari deve essere sempre prevista in una attività di microcredito per potersi definire tale, secondo quanto stabilito nell’art. 111 del TUB, questa attività deve altresì avere dei servizi dal punto di vista qualitativo e quantitativo, adeguati affinché si riduca il rischio di default e la conseguente mortalità delle aziende. Alcune banche hanno difficoltà ad erogare direttamente questi servizi, quindi, così come è previsto anche dall’articolo 167 del decreto di attuazione del 111, è possibile delegarli a soggetti terzi. L’erogazione dei servizi complementari, che caratterizza l’attività di microcredito, è la vera intuizione tracciata dalla ‘via italiana al microcredito’ promossa dall’ENM e dalle Istituzioni pubbliche a garanzia delle risorse e della finalizzazione ottimale delle progettualità senza default. La difficoltà ad erogare i servizi complementari è rappresentata spesso dagli alti costi che gli istituti di credito non possono sostenere. Oltre a ciò la tutela della fede pubblica della effettiva qualità ed efficacia dei servizi concretamente prestati può essere tutelata da una struttura pubblica quale l’Ente Nazionale per il Microcredito.
IL PROGRAMMA ENM - BCC
L’Ente per dare ulteriore impulso a questo tipo di segmento ha finalizzato questo accordo con BCC e standardizzato un modello replicabile su tutto il territorio nazionale per erogare direttamente questo genere di servizi. Questo programma da un lato garantisce l’utilizzo corretto del fondo centrale di garanzia e dall’altro l’intervento, come nel caso della BCC, di strutture e banche che decidano di usufruirne affinché la garanzia dei servizi sia certificata secondo i termini di legge per evitare la mortalità delle aziende e sostenere lo sviluppo occupazionale e produttivo del Paese. Sono stati sviluppati degli strumenti informatici pensati e realizzati specificatamente per il microcredito che consentono di poter operare ovunque sul territorio nazionale. Dal 5 novembre ha preso il via in tutte le filiali del Lazio e della provincia dell’Aquila (circa 150 filiali) il programma ENM e BCC per il microcredito alle nuove imprese. L’ENM garantisce lo svolgimento dei servizi ausiliari per quanto riguarda l’attività di microcredito su tutte le filiali della banca, per un plafond, di 30milioni di euro. Il plafond di 30 milioni di euro per il Microcredito comporterà la possibilità di finanziare circa 1500 imprese, tra nuove e neocostituite. Sulla base del monitoraggio effettuato dall’ENM per cui ogni beneficiario sviluppa un quoziente occupazionale di 2,43 unità lavorative, si prevede che nell’arco di due anni si svilupperanno circa 3645 nuovi occupati. Il vantaggio di questo progetto è nel “costo finito” per i richiedenti credito pari/inferiore al 6% tag compreso di servizi. Un 6% tag non rappresenta non soltanto un costo vantaggioso rispetto ad altri crediti similari anche in assenza di erogazione di servizi complementari ma dovrebbe rappresentare l’indicazione di quanto dovrebbe effettivamente costare il microcredito sul mercato del credito ordinario. Fino ad oggi non sono mai state praticate delle indicazioni particolari sui tetti massimi dei tassi d’interessi del microcredito perché questo appartiene, come il resto del credito, a un tasso d’interesse che si stabilisce sul libero mercato con un Cap al tasso d’usura che anno per anno Banca d’Italia indica. Il 6% rappresenta un costo sufficientemente remunerativo sia per la banca, sia per i servizi ausiliari e un costo sufficientemente contenuto per poter consentire maggior accesso possibile ai beneficiari.
FUNZIONAMENTO
Come funziona la sinergia avviata dall’ENM, attiva dal 5 novembre 2015, lo spiega il responsabile del programma ENM-BCC, Marco Paoluzi : “Questo programma di Microcredito realizzato in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Roma verrà attivato da ciascun interessato direttamente, prenotando la garanzia al fondo centrale e recandosi in una delle filiali della BCC per avere la conferma della garanzia. Qualora il soggetto non fosse in grado di prenotare da sé, anche se va detto che è un procedimento estremamente semplice, potrà richiedere allo sportello della BCC anche la prenotazione diretta del suo credito. La banca confermata la garanzia invierà il nominativo della persona richiedente all’Ente nazionale del Microcredito che indicherà a sua volta una sede dove il soggetto potrà recarsi per ricevere l’assistenza prevista dai servizi complementari. Terminata la fase di assistenza complementare da parte dall’Ente nazionale del Microcredito che in sostanza si manifesterà nel sostegno alla valutazione della modellizzazione della proprietà imprenditoriale, la banca fatte le sue dovute valutazioni potrà erogare il microcredito che non potrà superare, nel programma che stiamo realizzando, 25mila euro, come tetto massimo. Il credito dovrà poi essere restituito entro cinque anni sono previsti dei periodi di pre-ammortamento ma solo su indicazione del tutor che verrà assegnato al richiedente. I periodi di pre-ammortamento possono essere utili nei casi in cui un’attività non è prevedibile che possa produrre dei risultati economici nel breve o nel brevissimo periodo e quindi in questo caso invece di remunerare direttamente la banca per un periodo massimo di un anno potrà remunerare esclusivamente la quota interesse”
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MICROFINANZA = SVILUPPO SOCIALE
Emma Evangelista | Direttore MicroFinanza
La microfinanza come strumento di sviluppo sociale, razionalizzazione di risorse e ottimizzazione di opportunità è il leit motive del dibattito economico del decennio. Dal 2005, anno internazionale del Microcredito, la domanda e l’offerta di prodotti microfinanziari si è ampliata e diversificata offrendo possibilità ad un target che altrimenti sarebbe escluso dal sistema economico e creditizio e che potenzialmente invece è polo di nuovi contribuenti e nuovi consumatori attivi per il Sistema Paese. Dal monitoraggio condotto sul Paese le proiezioni estremamente positive che vedono un moltiplicatore attivo di oltre 4 unità per ogni occupato può concorrere solo con lo sviluppo di attività ad alto valore tecnologico nell’industria bellica che, unica in Europa, si estende creando un moltiplicatore di 6 unità per ogni occupato in ambito di imprese che sviluppano e utilizzano tecnologia in modo costante. Il microcredito è oggi lo strumento più accreditato per il superamento dell’emergenza sociale, ma è anche una prospettiva concreta per le politiche migratorie e di ritorno. Il problema di fondo che anche il social compact e l’Abi stanno affrontando in merito ad un’economia sociale che si fondi su valori e sviluppo è quello della educazione finanziaria. Una scolarizzazione di massa e un costante aggiornamento sui mezzi a disposizione per lo sviluppo delle attività attraverso il microcredito che attinge ai fondi di garanzia nazionali o ai programmi comunitari, deve diventare la priorità del sistema educativo primario, secondario e universitario. Attualmente atenei e facoltà focalizzano l’attenzione sul tema con corsi di laurea e specializzazioni. In questo numero vengono affrontati con una metodologia interattiva di confronto ed elaborazione alcune delle tematiche emergenti dalle urgenze affrontate dal Sistema Paese nel quadro delle attività complessive di programmazione ministeriale per l’Italia e per le dinamiche di cooperazione e sviluppo internazionali. Con il contributo di oltre 100 personalità si è aperto un dibattito circostanziato e in continua evoluzione, le cui prime risultanze vengono quì pubblicate e che aspettano ulteriori sviluppi che spero possano essere fucina di progettualità e proposte da sottoporre direttamente all’attenzione delle compagini governative e istituzionali a ogni livello decisionale. Mi auguro che anche questa Rivista possa offrire un contributo reale a questa sintesi facendosi piattaforma per ogni indicazione e proposta che possa contribuire a migliorare le progettualità e le indicazioni sulle quali tracciare ogni giorno, in modo più concreto, la via italiana al microcredito.
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MONITORAGGIO MICROCREDITO
Lucia Cavola* con il contributo di Andrea LOLI
Sintesi dei dati
L’attività di costante osservazione del microcredito – che si mostra in significativa espansione negli ultimi anni in Italia – è stata volta a verificare se tale strumento sia effettivamente un’opportunità concreta e tangibile di integrazione sociale e di inserimento nel mercato del lavoro.
Per conoscere ed analizzare le caratteristiche operative e le più significative tipologie di microcredito all’opera, si è fatto ricorso prima alla identificazione e ricognizione censuaria delle iniziative in questo campo operanti in Italia, una mappa aggiornata di anno in anno, e poi alla consultazione diretta dei promotori di tali pratiche operative, intervistati in base ad un questionario molto articolato compilato on-line tramite piattaforma web. Inoltre è stata ascoltata anche l’altra parte, i beneficiari, per avere un riscontro soprattutto sul piano dell’occupazione generatasi.
Anche nel 2013 si riscontra la presenza di numerose e variegate pratiche di microcredito, messe in campo da una pluralità di attori, che stabiliscono modi, tempi, condizioni, ogni volta molto diversi e peculiari, con un tunrover dei diversi programmi talvolta assai accelerato. Ne sono state monitorate 105. Di fatto, nessun intervento di microcredito è uguale ad un altro ed oltretutto i programmi nascono e finiscono, ovvero vengono temporaneamente sospesi, con un dinamismo talvolta assai accelerato, difficile da tenere sotto controllo. Si tratta, quindi, di un fenomeno in costante e progressiva evoluzione che proprio per questo merita di essere osservato con ricorrenza e regolarità.
A partire dalle puntuali informazioni fornite dai singoli promotori, anche per il 2013 è stata ottenuta una stima abbastanza precisa delle dimensioni del mercato del microcredito in Italia, in termini di numero totale di microcrediti concessi e di ammontare complessivamente erogato.
Pur essendo tra loro molto diverse, le iniziative di microcredito si distinguono innanzitutto per la finalità principale, produttiva o sociale (i primi volti a sostenere l’autoimpiego e le microimprese, i secondi rivolti a persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale). Considerando l’insieme dei programmi in corso si può innanzitutto verificare che la domanda esplicita di microcredito è molto elevata e solo parzialmente l’offerta presente sul mercato riesce a soddisfarla: le richieste di microcredito sottoposte a valutazione sono state 23.500 solo nel 2013. Ma il tasso di soddisfazione della domanda è molto diverso per i due tipi di microcredito: 30% nel caso del mc produttivo e 60% nel caso del mc sociale.
Microcrediti produttivi e sociali si differenziano molto anche in termini di importi medi erogati: 19.000 euro per i primi e 4.300 euro per i secondi, importi molto distanti che spiegano i differenti tassi di soddisfazione appena visti.
Nel 2013, su un totale di circa 10.000 microprestiti (9.941 per la precisione) concessi in Italia nel 2013, il 40% è destinato a quanti puntano ad intraprendere un’attività, mentre il 60% è volto ad interventi socio-assistenziali.
Va tuttavia considerato che se per numero la maggioranza dei microcrediti sono stati concessi con finalità socio-assistenziali, per ammontare erogato prevale invece il valore di quelli concessi con finalità produttive, che assorbono quasi i 3/4 delle risorse complessivamente impiegate, vale a dire oltre 76 milioni di euro, ovvero 50 milioni in più dei 26 milioni volti al microcredito sociale.
Questi primi dati d’insieme confermano la distinzione tra due basilari tipologie: da un lato, gli interventi di carattere socio-assistenziale, significativamente numerosi, ma di importi molto modesti, che però intercettano una quota maggioritaria della domanda espressa; dall’altro lato, il microcredito produttivo, cioè volto all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, con importi medi erogati più rilevanti e che però, per numerosità, è in grado di soddisfare meno di un terzo della domanda esplicita.
In definitiva, nel 2013 circa 6mila individui/famiglie hanno ricevuto attraverso il microcredito socio-assistenziale, un piccolo aiuto finanziario per l’acquisto di beni e servizi primari, per spese sanitarie, legate all’istruzione ovvero dovute ad una condizione emergenziale; contemporaneamente, altre 4mila persone o piccole ditte hanno ricevuto un sostegno creditizio più consistente per l’avvio o il consolidamento di microattività o di forme autonome di autoimpiego. Tutti soggetti che se avessero voluto accedere al credito bancario ordinario non avrebbero ottenuto alcuna risposta.
Verificando poi i principali cambiamenti intervenuti rispetto ai due anni precedenti, il 2012 e il 2011, si possono misurare le tendenze recenti che restituiscono trend molto positivi del fenomeno.
Anche qui si registrano andamenti molto differenziati, tra microcrediti a finalità sociale e mc produttivi, ma nel complesso i microcrediti concessi aumentano nel biennio 2012-2013 ad un ritmo più sostenuto di quanto erano già cresciuti nel periodo 2011-2012, con un incremento nel triennio dell’81%, vale a dire quasi un raddoppio.
L’ammontare complessivamente erogato, invece, cresce soprattutto nell’ultimo biennio 2012-2013, mentre nel periodo precedente faceva registrare un incremento contenuto, per una variazione complessiva nel triennio pari comunque al 77%; in valori assoluti, l’impegno finanziario del microcredito nel 2013 risulta quindi molto superiore, di circa 44,5 milioni di euro, a quello di due anni prima.
Oltre ad indicare una tendenza alla crescita, i dati appena esposti consentono anche di calcolare che negli ultimi tre anni (2011+2012+2013) in Italia la domanda esplicita è 2,3 volte più consistente del numero dei microcrediti effettivamente erogati, segnalando che l’offerta disponibile non è in grado di soddisfare le crescenti richieste, in special modo quelle per il microcredito produttivo che trovano una risposta solo nel 36,4% dei casi. Nello stesso periodo, sono stati 22.600 gli utenti del microcredito, suddivisi tra una maggioranza (63%) che ha ottenuto un prestito socio-assistenziale ed una minoranza (37%) che ha conseguito un sostegno finalizzato all’impiego. Assommano invece ad oltre 223 milioni di euro le risorse complessivamente anticipate a tali utenti, destinate per il 70% alla creazione di lavoro e solo per il restante 30% volte a coprire bisogni socio-assistenziali. Una mole di finanziamenti che ha arginato l’esclusione finanziaria e sociale attraverso lo strumento del microcredito e che, in assenza di interventi ad hoc come quelli monitorati, non sarebbe stata mobilitata.
A conclusione di questa breve sintesi dei risultati, occorre fare un passo indietro, al 2012, quando fu possibile realizzare un’indagine diretta sui beneficiari di microcredito che hanno avuto accesso ai programmi di microcredito attivi due anni prima, come si conviene nelle indagini valutative, nelle quattro regioni Obiettivo Convergenza. Ciò sia per guardare al fenomeno microcredito da un’altra prospettiva, quella degli utilizzatori, l’unica che consente di verificare come è stato effettivamente impiegato il piccolo prestito ottenuto, sia soprattutto per valutare se esso, specialmente quello produttivo, poteva essere considerato o meno un valido strumento di politica attiva del lavoro capace anche di moltiplicare le occasioni di occupazione.
Proprio le stime tratte da quell’indagine consentono di valutare oggi, alla luce dei risultati relativi all’aggiornamento del monitoraggio delle iniziative di cui si è fin qui trattato, l’occupazione presumibile che il microcredito ha consentito di creare.
Tralasciando l’analisi di molti interessanti dati provenienti da questa fonte e considerando solo quanti hanno utilizzato il microcredito con finalità produttiva, è stato verificato che il ruolo di questo strumento nella creazione di lavoro non si circoscrive ai soli beneficiari: è pur vero che la maggioranza di essi (53,8%), dichiara di lavorare da solo, ma ciò si traduce nel fatto che il restante 46,2% opera, invece, avvalendosi di altre persone, un numero che grazie alle risposte fornite è stato possibile conteggiare.
In altre parole, una quota di utenti di microcredito rappresenta un volano capace di generare occasioni di lavoro (per soci, familiari, dipendenti a tempo indeterminato, collaboratori a tempo determinato e apprendisti) ben superiori al numero degli stessi beneficiari. Tale moltiplicatore, calcolato rapportando il dato dell’occupazione aggiuntiva a tutto l’insieme dei microcrediti erogati con finalità produttiva, è risultato pari a 2,43: ciò vuol dire che 100 utilizzatori producono occupazione, oltre che per loro stessi, anche per altre 143 persone, per un totale di 243 occupati.
Applicando tale moltiplicatore ai microcrediti concessi con finalità produttiva negli ultimi 3 anni, possiamo quindi stimare che l’occupazione aggiuntiva prodotta nel triennio 2011-2013 dal microcredito è stata di oltre 20mila unità, un dato che cresce di anno in anno, e che conferma quanto il microcredito sia da considerare a pieno titolo una politica attiva del lavoro.
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PROPOSTE PER IL FUTURO
Mario Baccini | Presidente ENM
nessun altro strumento di politica economica e sociale esprime un carattere di trasversalità come la microfinanza.
Garantire l’accesso al credito e agli altri servizi e prodotti finanziari, il diritto all’intrapresa e l’empowerment dell’individuo sono obiettivi che possono e devono essere perseguiti agendo da diverse prospettive: politiche del lavoro, politiche sociali, economiche, pari opportunità, internazionalizzazione, politiche alimentari, agricole, rurali, politiche di cooperazione, la comunicazione.
Una volta di più, lo illustriamo in questo documento, che raccoglie le “Proposte per la microfinanza” emerse dai dibattiti che ci sono stati il 1 luglio 2015 presso la Protomoteca capitolina.
Tali dibattiti si sono svolti attorno ad undici temi. Per ciascuno degli undici tavoli, selezionati gruppi di esperti in rappresentanza di organismi pubblici e privati nazionali, esteri ed internazionali, coordinati da autorevoli presidenti, hanno lavorato secondo una metodologia tesa ad individuare criticità e relative proposte e soluzioni.
Quello che emerge è un quadro di grande interesse, che, a 10 anni dall’Anno Internazionale per il Microcredito promosso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (anno in cui nacque il primo embrione dell’odierno Ente Nazionale per il Microcredito), illustra come siano mutate la domanda e l’offerta credito inclusivo e le stesse politiche pubbliche di microcredito rivolte all’Italia ed all’estero.
Oggi abbiamo una normativa ad hoc sul microcredito, tra le poche in Europa e tra le più avanzate al mondo, individuando specifici requisiti qualitativi e quantitativi, anche in riferimento ai servizi di assistenza al beneficiario che costituiscono il reale valore aggiunto che il microcredito esprime.
Dal microcredito, siamo oggi passati ad occuparci di microfinanza, avendo ingegnerizzato e messo a disposizione dei manager pubblici e privati ulteriori prodotti quali la micro assicurazione, il microleasing, l’housing microfinance.
Anche il tema della carenza di risorse ha trovato delle risposte. Per quanto riguarda gli strumenti finanziari, in particolare grazie legge 214/2011 art. 39 comma 7 bis e regolamenti attuativi, attraverso cui si costituisce una sezione speciale per il microcredito, all’interno del Fondo centrale di garanzia (legge 662/1996); per quanto concerne la formazione e l’assistenza tecnica, attraverso l’azione di capacity building realizzata dall’Ente che ha tracciato precise linee guida sull’utilizzo dei fondi strutturali e d’investimento europei, rafforzando nel contempo le competenze dei quadri e dei dirigenti pubblici.
Emerge dunque un nuovo scenario, che nel risolvere alcune criticità, pone nuove sfide. “Proposte per la microfinanza” ne raccoglie tante e diverse.
È fondamentale ora, come in passato, evitare che le varie azioni non si disperdano, individuando una sintesi razionalizzante per procedere verso obiettivi specifici.
Questo è, in buona sostanza, il compito dell’Ente Nazionale per il Microcredito.
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SPECIALE - PROPOSTE INNOVATIVE
10 tavoli per discutere e pianificare interventi nell’ambito della microfinanza Primo forum nazionale dell’ENM in Campidoglio Questo forum ha riunito la migliore intellighenzia del Paese sui temi affrontati da Expo per trovare una sinergia di sistema con lo strumento del microcredito e con i prodotti finanziari da esso derivanti. Il microcredito è lo strumento che le Nazioni Unite hanno identificato quale utile al lotta alla povertà e all'esclusione sociale e finanziaria.
In questa occasione di incontro e dibattito è stato illustrato come gli strumenti di accesso al credito e gli altri prodotti e servizi finanziari abbiano un impatto enorme sulla vita delle persone, sulle comunità, sul mondo, in relazione a temi che vanno dalla sicurezza alimentare, alle possibilità di internazionalizzazione dei più piccoli operatori economici, a soluzioni innovative nella cooperazione allo sviluppo, ad un più generale utilizzo degli strumenti di ingegneria finanziaria. Sotto la supervisione scientifica del Prof. Angelo Maria Petroni e il coordinamento scientifico del Dott. Giovanni Nicola Pes, il Forum della Microfinanza, ha prodotto un documento, composto da una pluralità di argomenti sviluppati da altrettanti tavoli di lavoro, ciascuno dei quali coordinato da un Presidente.
Per ogni argomento sono state individuate criticità e relative possibili soluzioni/proposte che sono confluite in questo “speciale” dal titolo La proposta italiana per la microfinanza nei paesi sviluppati e in via di sviluppo.
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< >TAVOLO 1 - FOOD SECURITY & FOOD SAFETY
< >Roberto Pasca di Magliano, Enrico Giovannini < >Discussant< >| Presidente< >
Vincenzo Angrisani | Sogesid,
Laura Ciacci | Slow Food,
Corrado Fanelli | Sapienza Università di Roma,
Stefano Leporati | Coldiretti,
Cesare Manetti | Sapienza Università di Roma,
Domenico Mastrogiovanni | Cia,
Michelangelo Pascale | IspaCnr,
Marcela Villareal | FAO,
Camillo Zaccarini | ISMEA< >| Concept note
La FAO definisce Food Security “la situazione che si verifica quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico a cibo sano, nutriente e in quantità sufficiente a coprire i fabbisogni e le preferenze entro una vita attiva e salubre”.
Nell’Expo si affrontano i problemi della denutrizione e le modalità per garantire alle generazioni future una sicurezza alimentare, adeguata e variegata, in termini di SAFETY, e di alimenti sicuri e genuini per la salute, in termini di SECURITY. Alimenti sufficienti, sani e sicuri in quantità sufficiente per nutrire una popolazione mondiale in costante crescita.
In una prospettiva di scarsità di risorse e di accentuata volatilità dei prezzi delle commodities agricole sarà necessario da un lato sostenere l’innovazione e la ricerca applicata per sperimentare nuove tecnologie capaci di ottimizzare l’uso di risorse scarse (terreni coltivabili e acqua), dall’altro formare gli individui ad una corretta educazione alimentare e allo sviluppo responsabile di progetti agricoli.
I Paesi avanzati e in parte anche quelli emergenti dovranno impegnarsi innanzitutto sulla ricerca e sulla divulgazione di tecnologie capaci di accrescere la disponibilità di cibo attraverso l’aumento della produttività e delle rese, la varietà alimentare, la salubrità e genuinità degli alimenti, in un contesto di sostenibilità ambientale per non pregiudicare le esigenze delle generazioni future. La lotta allo spreco di cibo e alla valutazione di sistemi redistributivi dovrà essere al centro dell’attenzione dei paesi ricchi.
Dovrà crescere l’impegno di politica agricola per garantire la stabilità dei prezzi e la giusta remunerazione delle diverse fasi della produzione. La politica di cooperazione internazionale promossa dai paesi più ricchi e dalle organizzazioni internazionali dovrà concentrare i propri sforzi nella formazione professionale delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo per stimolare una crescita produttiva “dal basso” ed una corretta educazione alimentare.
Ai paesi in via di sviluppo devono chiedersi impegni più seri e decisi per affrontare il problema della Food Security e della conseguente malnutrizione che si riscontrano principalmente nelle comunità rurali, dove bassi livelli di reddito sono combinati con un’alimentazione squilibrata, una carente educazione alimentare e una diffusa irresponsabilità produttiva.
Il basso livello di educazione e la mancanza di una corretta informazione non consentono alle popolazioni più povere di comprendere l’importanza che lega la salute ad una dieta variata e ad un buon livello di igiene.
Inoltre, la scarsa percezione dell’impatto del cambiamento climatico sulle coltivazioni determina l’uso non appropriato delle risorse locali, e ciò, abbinato alla mancanza di tecnologie appropriate, determina un basso livello di produttività, scarsa diversificazione delle colture e quindi inefficiente uso delle risorse disponibili.
In questi contesti si può pensare ad un ruolo centrale della donna, quale protagonista dell’economia familiare e lavorativa finalizzata alla produzione alimentare ed a una corretta educazione alimentare. Il ruolo della donna emerge come particolarmente significativo per la diffusione della microfinanza che mira ad offrire strumenti per la responsabilizzazione individuale nella creazione di progetti di sviluppo agricolo che, oltre al miglioramento delle condizioni economiche e lavorative, consentono di creare all’interno della comunità ambienti produttivi consapevoli in merito al rapporto tra Food Security e salute personale.
Tanti gli esempi di successo legati alla diffusione di strumenti di microfinanza.
Possiamo ricordare il progetto MIDE attivato in Perù rivolto alle comunità rurali in cui all’interno del progetto alla donna veniva richiesto un “family development plan”; il progetto TUBA RAI METIN a Timor Est, rivolto a donne coltivatrici alle quali veniva offerto un prestito calibrato sulle fasi del raccolto, affiancando assistenza tecnica ed alfabetizzazione finanziaria, il progetto formativo in Uganda.
Dal report di Pathikrit, sulle condizioni in Bangladesh delle comunità rurali e sul ruolo della donna, emerge come sia fondamentale fornire alla popolazione, in particolare alle donne della comunità, strumenti appropriati per comprendere gli effetti del cambiamento climatico sul territorio e sulla qualità della loro vita quotidiana, tali da poter sviluppare soluzioni alternative per il loro sostentamento.
Nel corso del dibattito dovrà essere approfondito come la microfinanza, attraverso i suoi vari strumenti e prodotti (credito, microleasing, microassicurazioni, microrisparimio, formazione) può essere di supporto nel perseguimento di una maggiore sicurezza alimentare, coinvolgendo direttamente le popolazioni interessate.
In particolare, il dibattito approfondirà come l’accesso al cibo, ad una corretta alimentazione, ad alimenti variegati, salubri e sicuri rappresenti:
1 un diritto fondamentale dell’individuo in quanto condizione necessaria per il miglioramento del capitale umano ed è fondamento della propria libertà individuale;
2 una sfida globale in un mondo che vede crescere la pressione demografica, specie nelle aree con maggiori criticità socio-economiche;
3 un obiettivo difficile da perseguire specie nelle regioni più depresse del pianeta a causa dell’incapacità di valorizzare le risorse disponibili; richiede, quindi, la diffusione di tecnologie e conoscenze capaci di garantire il diritto alla nutrizione in un contesto di sostenibilità ambientale per salvaguardare i diritti delle generazioni future;
4 messo in pericolo dalle conflittualità che incendiano le aree più deboli del mondo e dai rigurgiti di fondamentalismo;
5 ostacolato, paradossalmente, dalla consuetudine ad estendere l’aiuto alimentare oltre situazioni di mera emergenza, perché alimenta assistenzialismo e deresponsabilizzazione ad impegnarsi per accrescere la produzione;
6 fondato su una mirata educazione alimentare e una formazione multidisciplinare per far apprezzare e trasferire agli individui, ancor più se poveri e malnutriti, le novità tecnologiche più appropriate a diversi territori e tradizioni;
7 realizzato contemperando la necessità di garantire un corretto apporto calorico giornaliero con la salubrità degli alimenti;
8 accompagnato con altre azioni mirate alla crescita del capitale umano (accesso all’acqua potabile, all’abitazione, alla sanità di base, all’istruzione primaria, ecc.);
9 inserito in un contesto di mercato ove, ad una graduale crescita dei consumi, corrisponda un parallelo aumento della produzione locale, scongiurando pericoli per la stabilità dei mercati;
10 diventi parte significativa delle strategie di cooperazione internazionale gestite dagli organismi nazionali e internazionali ad esse deputati e possibilmente essere in grado di attrarre investimenti istituzionali e privati. Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
Food Security si riferisce ad un contesto in cui gli individui hanno accesso fisico, sociale ed economico a cibo sano, nutriente ed in quantità sufficiente a coprire i fabbisogni e le preferenze entro una vita attiva e salubre.
Food Safety pone l’attenzione sulle modalità atte a garantire alle generazioni presenti e future una sicurezza alimentare, un’alimentazione adeguata e variegata: alimenti sufficienti, sani e sicuri in quantità sufficiente per nutrire una popolazione mondiale in costante crescita.
Expo di Milano affronta le modalità per garantire sicurezza e salubrità dei cibi ed anche i temi della denutrizione, dello spreco alimentare, delle tecnologie sostenibili e dell’educazione alimentare nel pieno rispetto delle diverse culture e tradizioni.
In una prospettiva di scarsità di risorse e di accentuata volatilità dei prezzi delle commodities agricole sarà necessario da un lato sostenere l’innovazione e la ricerca applicata per sperimentare nuove tecnologie capaci di ottimizzare l’uso di risorse scarse (terreni coltivabili e acqua), dall’altro formare gli individui ad una corretta educazione alimentare e allo sviluppo responsabile di progetti agricoli. Paesi avanzati e in parte anche quelli emergenti:
- Impegno prioritario sulla ricerca e sulla divulgazione di tecnologie capaci di accrescere la disponibilità di cibo attraverso l’aumento della produttività e delle rese, la varietà alimentare, la salubrità e genuinità degli alimenti, in un contesto di sostenibilità ambientale per non pregiudicare le esigenze delle generazioni future;
- lotta allo spreco di cibo e alla valutazione di sistemi redistributivi dovrà essere al centro dell’attenzione dei paesi ricchi;
- impegno a promuovere una politica agricola atta a garantire la stabilità dei prezzi e la giusta remunerazione delle diverse fasi della produzione;
- impegno a promuovere una politica di cooperazione internazionale capace di concentrare i propri sforzi nella formazione professionale delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo per stimolare una crescita produttiva “dal basso” ed una corretta educazione alimentare. Paesi in via di sviluppo:
- impegni più seri e decisi per affrontare il problema della Food Security e specie FoodSafety della conseguente malnutrizione che si riscontrano principalmente nelle comunità rurali, dove bassi livelli di reddito sono combinati con un’alimentazione squilibrata, una carente educazione alimentare e una diffusa irresponsabilità produttiva;
- impegno a migliorare il livello di educazione e la mancanza di una corretta informazione che non consentono alle popolazioni più povere di comprendere l’importanza che lega la salute ad una dieta variata e ad un buon livello di igiene;
- impegno ad un uso appropriato delle risorse locali, e di tecnologie sostenibili per accrescere la produttività, la diversificazione colturale e quindi l’uso efficiente delle risorse disponibili;
- valorizzare il ruolo centrale della donna, quale protagonista dell’economia familiare e lavorativa finalizzata alla produzione alimentare ed a una corretta educazione alimentare. Il ruolo della donna emerge come particolarmente significativo per la diffusione della microfinanza che mira ad offrire strumenti per la responsabilizzazione individuale nella creazione di progetti di sviluppo agricolo che, oltre al miglioramento delle condizioni economiche e lavorative, consentono di creare all’interno della comunità ambienti produttivi consapevoli in merito al rapporto tra Food Security e salute personale. Nel corso del dibattito viene approfondito come la microfinanza, attraverso i suoi vari strumenti e prodotti (credito, microleasing, microassicurazioni, microrisparimio, formazione) può essere di supporto nel perseguimento di una maggiore sicurezza alimentare, coinvolgendo direttamente le popolazioni interessate. Criticità
Il confronto tra gli esperti del Tavolo 1 viene dedicato all’approfondimento su come l’accesso al cibo, ad una corretta alimentazione, ad alimenti variegati, salubri e sicuri rappresenti:
1 un diritto fondamentale dell’individuo in quanto condizione necessaria per il miglioramento del capitale umano ed è fondamento della propria libertà individuale;
2 una sfida globale in un mondo che vede crescere la pressione demografica, specie nelle aree con maggiori criticità socio-economiche;
3 un obiettivo difficile da perseguire specie nelle regioni più depresse del pianeta a causa dell’incapacità di valorizzare le risorse disponibili; richiede, quindi, la diffusione di tecnologie e conoscenze capaci di garantire il diritto alla nutrizione in un contesto di sostenibilità ambientale per salvaguardare i diritti delle generazioni future;
4 un obiettivo minacciato dalle conflittualità che incendiano le aree più deboli del mondo e dai rigurgiti di fondamentalismo;
5 un obiettivo ostacolato, paradossalmente, dalla consuetudine ad estendere l’aiuto alimentare oltre situazioni di mera emergenza, perché essa alimenta assistenzialismo e deresponsabilizzazione ad impegnarsi per accrescere la produzione;
6 una condizione che richiede un’appropriata educazione alimentare e una formazione multidisciplinare per far apprezzare e trasferire agli individui, ancor più se poveri e malnutriti, tecnologie appropriate ai diversi territori e tradizioni;
7 una necessità da garantire tramite un corretto apporto calorico giornaliero combinata con la salubrità degli alimenti;
8 obiettivo da accompagnarsi con altre azioni mirate alla crescita del capitale umano (quali accesso all’acqua potabile, all’abitazione, alla sanità di base, all’istruzione primaria, ecc.);
9 obiettivo da realizzarsi in un contesto di mercato ove, ad una graduale crescita dei consumi, corrisponda un parallelo aumento della produzione locale, scongiurando pericoli per la stabilità dei mercati;
10 una parte significativa delle strategie di cooperazione internazionale gestite dagli organismi nazionali e internazionali ad esse deputati e possibilmente essere in grado di attrarre investimenti istituzionali e privati. Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Compito dei Paesi avanzati consiste:
- promozione della microfinanza come tecnica per garantire l’accesso a credito e stimolare progetti di tipo bottom-up;
- agevolare progetti di awarenessraising presso le popolazioni beneficiarie;
- facilitare l’accesso alle opportunità esistenti (es. Fondi Strutturali, Horizon 2020, etc.);
- finanziare progetti volti alla tutela del FoodSafety Compito dei PVS consiste, invece, nell’impegnarsi a utilizzare e diffondere la microfinanza al fine di:
- privilegiare progetti olistici che prevedano impatti sulla tutela ambientale, sociale ed economica;
- finanziare interventi da più ampi effetti territoriali al fine di garantirne l’effettiva sostenibilità (es. avere come beneficiari cooperative, associazioni, etc.);
- promuovere percorsi di formazione/informazione.
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< >TAVOLO 10 - INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE MICRO E PICCOLE IMPRESE ITALIANE
< >Irene Pivetti < >Discussant | Presidente
Fabio Desideri | Federazione Confimprese World,
< >Elisabetta Kustermann | SIOI,
Katiusha Muscas | Progetika,
Serena Strianese | AFN,
Giuseppe Tripoli | MISE | Concept note
Come la Microfinanza può agevolare i processi di Internazionalizzazione delle Micro e Piccole Imprese italiane?
La crescita e lo sviluppo dei più piccoli operatori economici è legata
- alla possibilità di innovare e accedere al credito a medio termine;
- alla capacità di “fare rete”, cioè di attivare aggregazioni e collaborazioni strutturate. In particolare per le micro e piccole imprese, data la nota difficoltà di apportare significative innovazioni all’interno dei propri processi produttivi, in un contesto di eccessiva parcellizzazione dell’apparato produttivo, emerge l’esigenza di crescere sotto il profilo dimensionale non solo sotto l’aspetto quantitativo, ma anche perseguendo un approccio qualitativo-relazionale attraverso l’attivazione di relazioni funzionali con altre piccole imprese ed operatori economici.
Il Legislatore ha saputo recepire alcuni dei mutamenti che si sono sviluppati negli ultimi 15/20 anni formalizzando, attraverso il “contratto di rete” introdotto nel luglio del 2009, questa nuova modalità di aggregazione, sviluppatasi spesso su base “spontanea”.
Il “contratto di rete” - istituito dalla Legge n. 33/2009 e perfezionato con la Legge Sviluppo del luglio 2009 (Legge n. 99/2009) - tende a formalizzare un’innovativa modalità di aggregazione, in grado di superare alcuni nodi strutturali del nostro sistema produttivo, imputabili prevalentemente alle modeste dimensioni aziendali.
Recentemente, la promozione dell’aggregazione tra imprese è stata posta tra i principi ispiratori della Legge n. 180/2011 ”Norme per la tutela della libertà d’impresa. Statuto delle imprese”, che definisce lo statuto giuridico delle imprese.
Con l’articolo 42 del Decreto sviluppo n. 83/2012 viene inoltre estesa alle micro e PMI che sottoscrivono un “contratto di rete” la possibilità di beneficiare, per la realizzazione di un progetto di internazionalizzazione, dei contributi assegnati ai “consorzi per l’internazionalizzazione”, indipendentemente dalla loro iscrizione al consorzio stesso.
Inoltre, è del 4 maggio 2010 la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, che da attuazione della Comunicazione della Commissione U.E. del 25 giugno 2008, intitolata: “ «Pensare anzitutto in Piccolo», uno «Small Business Act» per l’Europa”; finalizzata, tra l’altro, ad “... agevolare l’accesso al credito delle micro e PMI... e sviluppare il microcredito, anche prevedendo una sezione dedicata in seno al fondo di garanzia per le PMI, nonché forme di tutoring, onde contrastare l’esclusione finanziaria, favorendo interventi di finanza etica... ”.
Le policies adottate sia a livello nazionale che locale per le attività di sostegno e promozione riguardano le PMI in modo generico o sono mirate al mondo della grande impresa.
Occorre pertanto sviluppare politiche di sostegno mirate, capaci di cogliere le necessità più specifiche della microimpresa, trasformando le enormi potenzialità che il settore esprime in occasioni di crescita e promozione del prodotto italiano all’estero, puntando soprattutto ai nuovi mercati quali la Cina e la Russia.
Perseguire lo sviluppo della microimprenditorialità deve comprendere non solo creare start up (tema oggi quanto mai attuale), ma anche, immancabilmente, garantire quel sostegno necessario affinché la nuova impresa non soffochi nelle logiche di vicinato dei mercati nazionali, ma abbia modo di crescere e rafforzarsi.
Nel caso delle microimprese, infatti, la mancanza di know e l’assenza di figure professionali altamente ma, anche, specificatamente qualificate capaci di trovare le giuste vie per proporsi ai mercati esteri con prodotti di qualità è un problema importante quanto e non meno dell’accesso al credito, insieme alle questioni che riguardano la semplificazione normativa e burocratica.
Com’è noto, esiste un rapporto particolarmente virtuoso tra la microimpresa e media e grande impresa, capace di apportare un beneficio reciproco ad entrambe le realtà. Soprattutto in una congiuntura particolarmente difficile come quella che stiamo attraversando, tale rapporto dovrebbe essere rafforzato.
Occorre pertanto rafforzare il modello di “sistema impresa”, in cui operano insieme di imprese tra loro complementari e specializzate per fasi di processo o per tipo di prodotto, creando occasioni di nuovi partenariati e rapporti di interdipendenza, caratterizzati da un certo grado di stabilità e di continuità nel tempo.
La microimpresa offre, in tale contesto, un servizio di grande utilità alla grande impresa, che deve necessariamente operare secondo logiche e modelli di decentramento strategico che possono aver luogo in tutte le fasi della catena del valore aggiunto, per ragioni di (i) specializzazione, (ii) efficienza e (iii) flessibilità.
Tale collaborazione si sostanzia, per esempio
- in sistemi di indotto con rapporti di subfornitura a grandi imprese che per ragioni strategiche recidono parte della loro catena produttiva,
- in modelli di “service”, con accordi di collaborazione che possono prevedere la microimpresa impegnata, a titolo esemplificativo, nell’offerta di servizi di promozione delle attività della grande impresa. D’altra parte, la microimpresa trova in tali modelli spazi vitali di mercato, in rapporti che consentono alla stessa di operare anche in settori in cui è elevata l’influenza del fattore competitivo relativo alla dimensione.
In sintesi, dal quadro delineato emerge che:
- Esiste una potenzialità inespressa della microimpresa in un’ottica di internazionalizzazione
- Esiste un rapporto particolarmente virtuoso tra microimpresa e grande impresa. Rapporto è utile alla microimpresa, perché crea per la stessa degli spazi di mercato. Rapporto altresì utile alla grande impresa, che in logiche di indotto trova conveniente operare per ragioni di (i) specializzazione, (ii) efficienza e (iii) flessibilità
- In tale prospettiva, la nuova programmazione europea 2014-2020 offre opportunità di rilievo
- Risulta tuttavia necessario il sostegno dei Governi e delle Regioni, affinché attraverso lo strumento del microcredito si possa trasformare la precarietà dell’attuale momento di crisi congiunturale, in un’occasione per rafforzare preziosi rapporti di sistema tra la microimpresa e la macroimpresa
- Tale obiettivo può essere raggiunto, sostanzialmente, attraverso (i) l’agevolazione dell’accesso al credito (segnatamente con la costituzione di fondi di garanzia dedicati e nuovi fondi di investimento), nonché (ii) con la predisposizione di servizi di supporto tesi a facilitare i partenariati. Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
Presentazione Concept
Note
:
- Riferimenti legislativi italiani/Europei
- Importanza della rete
- Paesi target PRCina e Russia (a cui è stata aggiunta l’India)
- Distinguo fra PMI, che si rivolgono a mercato EU ed extraEU
Criticità
Non propriamente consona ai fabbisogni PMI “gestione legislativa/operativa” per i Contratti di Rete
Necessità di una figura di “accompagno” (Tutor/Angel/Formatore e/o similare), che possa essere valido aiuto nel non disperdere le risorse ottenute con MC Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Attività tecniche, utilizzo MC per:
1 costo Temporary Export Manager, come da proposta MISE
2 fase prototipale
3 movimentazione campionari/primo invio merce all’estero
4 supporto nelle Gare di Appalto EU
5 studio/progettazione un format di Franchising “new style” (edutainment, personal care, etc.) sempre MadeinItaly tarato secondo mercato estero Normativa/Regolamentazione
rivedere Contratto di Rete per poterne fare un miglior uso anche in vista di una richiesta “globale” per MC Proposte Progettuali
1 Minor burocrazia e minor tempistica per startup nell’accedere al MC
2 Inserire, per accedere al MC, uno schema di valutazione impatto innovazione, che possa essere quantizzato non solo in termini di ROI, ma anche con sistemi qualitativi innovativi come per esempio la GMA (General Morphological Analysis) per azioni di inclusione. Fondi di finanziamento:
Europei, in cui si possa coprire eventuali fidejussioni attraverso MC
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< >TAVOLO 11 - EDUCAZIONE FINANZIARIA E AGRICOLTURA SOCIALE
< >Francesco Verbaro - Presidente
< >Tiziana Lang | Isfol,
Francesca Traclò | Economista, Fondazione Rosselli,
Paola Caporale | Centro Studi dell’Ente nazionale per il microcredito,
Stella Coppi | Centro Studi dell’Ente nazionale per il microcredito,
Luca Ciccotti | Guardia di Finanza,
Francesca De Girolamo | Centro Studi dell’Ente nazionale per il microcredito | Discussant
La necessità di intervenire precocemente nei percorsi d’istruzione con moduli dedicati all’educazione finanziaria è ormai universalmente riconosciuta. Le ricerche realizzate in ambito nazionale e internazionale evidenziano come nelle famiglie, in generale, e nei giovani, in particolare, vi sono scarse conoscenze dei concetti finanziari di base e insufficienti abilità statistiche e di calcolo. Un’appropriata educazione finanziaria può contribuire, in una società sempre più dinamica e complessa, a rendere maggiormente responsabile il singolo nelle sue scelte attuali e future in materia di credito e finanza.
La responsabilità del singolo è evidente in una molteplicità di situazioni che richiedono competenze finanziarie almeno di base: dall’acquisto di una polizza assicurativa per auto alle scelte previdenziali di tipo integrativo.
Deve essere educata l’attitudine dei giovani e meno giovani a valutare le proprie prospettive finanziarie future al fine di poter individuare gli strumenti più adeguati a garantirsi un’esistenza dignitosa in ogni fase della vita: studi, inserimento nel mondo del lavoro, fasi di transizione tra un’occupazione e l’altra, creazione di una famiglia, pensione. La conoscenza del “vocabolario di settore” nonché dei concetti di risparmio, investimento, capitalizzazione garantiscono un approccio più sereno e competente alle future scelte previdenziali e nel complesso alla gestione dei propri guadagni e risparmi. Può inoltre contribuire a prevenire la condizione di “non-bancabilità” che caratterizza ampie fasce di popolazione, in particolare, dall’esplosione della crisi economica nel 2008. L’attenzione dell’Unione europea e dei singoli Stati membri nei confronti delle difficoltà nell’accesso al credito da parte di chi non può offrire garanzie reali e vive lunghe fasi di disoccupazione, è testimoniata dall’esistenza di strumenti finanziari dedicati all’inclusione sociale ed economica di queste persone. Un esempio tra tutti è lo strumento europeo di microfinanza Progress che dal 2010 a oggi ha finanziato lo start up di circa 31.000 microimprese e attività autonome da parte di persone disoccupate o finanziariamente escluse. I settori economici prescelti per l’avvio di queste attività sono stati in prevalenza quelli del commercio (32%) e dell’agricoltura (21%) che raccolgono unitamente oltre il 50 per cento del totale delle imprese avviate.
Circa 4000 i micro-imprenditori agricoli sono stati aiutati a far partire o consolidare le proprie attività rurali provenendo dalla condizione di disoccupati o finanziariamente esclusi a causa della loro incapacità di fornire garanzie reali alle banche e altre istituzioni che operano nel mercato del credito tradizionale. Lo stesso rapporto evidenzia che il 43 per cento degli intervistati si trovava nella fascia di reddito inferiore a quella fissata a livello nazionale per l’accesso agli aiuti sociali, quindi ad alto “rischio di povertà”. Infine, ma non ultimo, è bene rammentare che per avere una buona classe imprenditoriale, anche nella microimpresa, è essenziale favorire l’educazione alla gestione d’impesa compreso l’utilizzo degli incentivi e dei prodotti finanziari dedicati.
La scuola è il luogo privilegiato dove diffondere possibili iniziative formative finanziarie in modo efficace e con effetti duraturi, perché consente di raggiungere ampie fasce di popolazione di ogni condizione sociale con funzione anticipatrice rispetto al periodo della vita in cui solitamente si prendono decisioni di carattere economico. Lo stesso inserimento nell’indagine PISA 2012 (OCSE) di un modulo opzionale sulle competenze finanziarie (financial literacy) è indicativo dell’importanza riconosciuta al tema dalle istituzioni. Anche l’Italia ha aderito a questa proposta e ha confermato la partecipazione degli studenti italiani per la rilevazione del 2015 i cui risultati saranno presentati nel prossimo mese di luglio. In Italia dal 2007 il MIUR e Banca d’Italia hanno avviato un progetto sperimentale di educazione finanziaria nelle scuole. Nell’anno scolastico 2014-2015 hanno partecipato oltre 2.800 classi e 60.000 studenti.
Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
Il tema della financial education è sempre più attuale per le implicazioni che riveste, in una società sempre più dinamica e complessa, nel rendere maggiormente responsabile il singolo in materia di credito e finanza.
La necessità di intervenire precocemente nei percorsi d’istruzione con moduli dedicati all’educazione finanziaria è ormai universalmente riconosciuta. Le ricerche realizzate in ambito nazionale e internazionale evidenziano come nelle famiglie, in generale, e nei giovani, in particolare, vi siano scarse conoscenze dei concetti finanziari di base e insufficienti abilità statistiche e di calcolo.
Per quanto concerne l’Italia, come anticipato nella concept note del Tavolo, la situazione è fotografata abbastanza chiaramente nei rapporti dell’OCSE sull’indagine PISA e sui risultati in Italia dell’indagine PIAAC-OCSE (“Programme for the International Assessment of Adult Competencies”), che ci vedono in posizioni parecchio arretrate rispetto agli altri paesi dell’Unione europea, ma non solo.
In particolare, nelle competenze matematiche (numeracy) il punteggio medio degli adulti italiani tra i 16 e i 65 anni è pari a 247, un punteggio significativamente inferiore rispetto alla media OCSE dei Paesi che partecipano all’indagine (pari a 269 punti). Di questi, il 39% si colloca al cosiddetto Livello 2 di performance (intermedio) nel dominio di numeracy, mentre il Livello 3 superiore è raggiunto dal 28,9% della popolazione. Ben il 31,9% degli adulti non supera il Livello 1, o inferiore, caratterizzato da competenze matematiche molto elementari. Dal confronto internazionale l’Italia si colloca significativamente al di sotto della media OCSE insieme a Danimarca, Germania, Stati Uniti, Austria, Cipro, Polonia, Irlanda, Francia, e Spagna. I Paesi che si collocano significativamente sopra la media OCSE sono Giappone, Finlandia, Paesi Bassi, Australia, Svezia, Norvegia, Estonia e Belgio le cui popolazioni raggiungono il livello 3 della classificazione; mentre tutti gli altri Paesi (Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Canada, Korea, e Paesi del Regno Unito) non presentano differenze statisticamente importanti rispetto alla media OCSE1.
L’OCSE ha promosso la creazione di un network di esperti internazionali sull’educazione finanziaria (INFE) con l’obiettivo di definire le priorità in materia e di facilitare la diffusione delle migliori prassi in questo campo.
Da parte della Commissione europea è stata emanata a fine 2007 la Comunicazione “Un mercato unico per l’Europa del XXI secolo” (COM(2007) 724), che al suo interno indicava l’educazione finanziaria quale elemento essenziale affinché il mercato unico apportasse benefici diretti ai cittadini europei mettendoli in condizione di decidere con cognizione di causa sull’acquisto di servizi finanziari nonché di comprendere alcuni elementi basilari di finanza personale.
Inoltre, nel 2008 la Commissione europea ha costituito un gruppo di esperti in materia di educazione finanziaria per condividere e promuovere le pratiche ottimali in materia; fornire pareri alla Commissione circa le modalità di attuazione dei principi relativi all’offerta di programmi di educazione finanziaria di elevata qualità; coadiuvare la Commissione nell’individuazione di eventuali ostacoli legislativi, regolamentari, amministrativi e d’altro genere all’offerta educativa in materia finanziaria e fornire pareri sul modo di affrontare gli ostacoli così individuati; contribuire alla preparazione delle varie iniziative presentate nella comunicazione sull’«Educazione finanziaria» e alla valutazione di tali iniziative. Il gruppo di esperti ha concluso i propri lavori a fine 2010.
Obiettivo degli organismi internazionali e delle istituzioni europee appare, dunque, quello di migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria e promuovere il consumo responsabile dei prodotti finanziari.
Il Tavolo ha infine rilevato come tale miglioramento possa essere ottenuto solo se si favorirà al contempo l’accesso da parte del pubblico ai servizi bancari e finanziari di base (financial inclusion)2 la cui complessità e segmentazione (conto corrente, Bancomat/carte di credito, mutuo, prestiti, assicurazioni, fondi pensione, polizze infortuni/vita, ecc.) sono andate aumentando nel tempo.
In relazione all’educazione finanziaria degli adulti, presso i servizi sociali di molti enti locali sono stati attivati programmi di questo tipo, dove l’assistenza di personale specializzato è affiancata all’erogazione di un sussidio o di altri servizi da parte dell’amministrazione (pagamento delle utenze di gas e/o luce per un periodo dell’anno, acquisto di piccoli elettrodomestici, banco alimentare, ecc.). L’assistenza si esplica nell’affiancare la famiglia nelle scelte sul risparmio e investimento delle “entrate” (anche minime) tenuto conto delle “uscite” previste e/o impreviste. Il meccanismo della SIA (sussidio per l’inclusione attiva) sperimentato dal Governo nei nuclei famigliari in condizione di povertà residenti in alcune aree metropolitane nel 2014 si basa sul medesimo meccanismo3.
Quanto al legame tra educazione finanziaria e investimento in agricoltura4, il Tavolo di lavoro ha rilevato come quest’ultima rappresenti uno dei settori produttivi scelti con maggiore frequenza dai beneficiari di micro-prestiti. Sono stati richiamati i risultati del monitoraggio annuale dello Strumento di microfinanza Progress5 e del rapporto del valutatore indipendente sul medesimo programma6, secondo i quali ammonterebbero a circa 6000 le nuove realtà (micro)-imprenditoriali avviate tra il 2010 e il 2014 nel territorio dell’UE grazie a questo strumento finanziario della Commissione europea. Queste imprese, come previsto dal programma Progress, sono gestite in massima parte da persone in precedenza disoccupate o, comunque, non in grado di fornire garanzie reali al sistema del credito tradizionale.
Note
1. G. Di Francesco (a cura di), PIAAC-OCSE: rapporto nazionale sulle competenze degli adulti, ISFOL, Roma, 2014.
2. In proposito cfr. Verbaro F., “Educare alla finanza”, in Microfinanza n. 10, Anno III, 2015.
3. In proposito cfr. Tenaglia S. “Lo strumento SIA”, in Microfinanza n. 6, Anno II, 2014.
4. In proposito cfr. Lang, T. “Microfinanza e sostegno dell’UE alle microimprese (agricole)”, in Microfinanza n.10, Anno III, 2015.
5. European Commission, Implementation of the European Progress Microfinance Facility – 2013, COM (2014) 639 final, 2014.
6. In proposito cfr. Lang, T. “Microfinanza per l’inclusione sociale. Dove siamo, dove si va”, in Microfinanza n.10, Anno III, 2015.
Criticità
Livello ancora insufficiente di conoscenza dei concetti finanziari di base e delle abilità statistiche e di calcolo in Italia, in particolare, tra i giovani e nelle famiglie (adulti). Cfr. dati OCSE.
1 Aumentata complessità e segmentazione dei servizi finanziari (conto corrente, Bancomat/carte di credito, mutuo, prestiti, assicurazioni, fondi pensione, polizze infortuni/vita, ecc.).
2 Quasi totale assenza di programmi di alfabetizzazione, formazione e accompagnamento alla gestione consapevole delle risorse finanziarie da parte di giovani e adulti.
3 Scarsa conoscenza degli esiti dei programmi di educazione finanziaria sinora attuati in Italia (MIUR-Banca d’Italia, nonché quelli realizzati da numerosi altri soggetti pubblici e privati a livello locale, come ad es. Consorzio Patti Chiari).
4 Assenza di un programma/piano nazionale per l’educazione finanziaria e per l’educazione all’imprenditorialità di giovani e adulti.
5 Carenza (assenza) di servizi gratuiti di sostegno e affiancamento ai beneficiari finali del microcredito (consulenza, mentoring, tutoring, ecc.) nei primi anni di gestione del prestito.
6 Assenza di un repository delle buone pratiche realizzate in materia e di un “vademecum” sulla corretta educazione finanziaria di giovani e adulti (con differenziazione dei percorsi e delle metodologie).
7 Scarsa conoscenza degli esiti e delle ricadute occupazionali dei microcrediti erogati per la creazione di (micro) imprese in agricoltura.
Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Il Tavolo di lavoro, sulla base delle criticità rilevate, propone di implementare le seguenti soluzioni e piste di lavoro:
1 Predisposizione da parte dell’ENM di una bozza di direttiva della PCM sull’Educazione finanziaria per i giovani e per gli adulti, in alternativa di un Accordo quadro tra le Istituzioni competenti (MIUR, MEF, MLPS, MISE), gli enti locali (ANCI, Coordinamento delle Regioni e P.A.) e le associazioni rappresentative dei settori del credito e della finanza per la realizzazione di un Piano nazionale sull’educazione finanziaria di giovani e adulti che preveda l’inserimento di moduli sull’educazione finanziaria nei programmi di istruzione scolastica e di educazione alla cittadinanza attiva.
2 Creazione di un monitoraggio delle attività/programmi di educazione finanziaria realizzati in Italia e di un repository delle buone pratiche
3 Creazione di un “vademecum” sulla corretta educazione finanziaria di giovani e adulti (con differenziazione dei percorsi e delle metodologie) rivolto ai possibili promotori di programmi di financial education.
4 Aumentare la diffusione di servizi gratuiti di sostegno e affiancamento ai beneficiari finali del microcredito (consulenza, mentoring, tutoring, ecc.) nei primi anni di gestione del prestito ricorrendo alle risorse dei programmi operativi co-finanziati dai Fondi SIE 2014-2020, in particolare il FSE e il FESR.
5 Realizzare il monitoraggio e la valutazione degli esiti (livello di inclusione finanziaria) e delle ricadute occupazionali dei microcrediti erogati per la creazione di (micro) imprese in agricoltura.
Risorse: Fondi SIE della programmazione 2014-2020 (in particolare: PON Istruzione, PON Inclusione sociale, PON SPAO, PON Impresa e competitività, POR FSE e FESR laddove sono presenti misure dedicate agli strumenti finanziari per la creazione e il consolidamento di micro- e piccola impresa e autoimpiego).
Proposta: riformulare il titolo del Tavolo di lavoro in: “Educazione finanziaria e utilizzo del microcredito per l’agricoltura”.
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< >TAVOLO 2 - AGRICOLTURA E MICROFINANZA NEI PVS E NELLE ECONOMIE EMERGENTI
Marco Santori | Discussant | Presidente < >< >
Mario Manzi | avvocato,
Grazia Matteoni | SOS Brasile,
Maria Cristina Negro | Fondazione Giordano Dell’Amore,
Sebastiano Venezia | sindaco di Troina,
Marco di Stefano | Fattorie Sociali< >| Concept note
La sostenibilità di ogni processo di sviluppo passa necessariamente dal consolidamento di uno sviluppo rurale del territorio. Il rafforzamento di una filiera produttiva, il recupero delle tradizioni locali, la determinazione di una sovranità alimentare (almeno di sussistenza) sono per una comunità sfide strategiche. Altri fattori come il commercio, l’incontro con le altre comunità, l’immigrazione e l’emigrazione, i diritti alla terra, lo sfruttamento di questi ultimi, la sostenibilità ambientale diventano le ulteriori sfide per una comunità che è chiamata a rispondere oggi e con rapidità.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito al consolidarsi di tre fenomeni a livello planetario come risposta, o senza porsi in termini di contrapposizione, come aggiustamento dello sviluppo moderno delle produzioni agricole e dei commerci ad esse legati: l’affermarsi della cultura ambientalista-naturalista con lo sviluppo del biologico e delle sue diramazioni; l’attenzione sempre maggiore dei processi di produzione e di commercializzazione come le certificazioni Fair nelle sue varie accezioni; la riscoperta del valore delle tradizioni locali o delle loro specificità interpretate dalle varie denominazione di origine protetta, chilometro zero. Sullo sfondo, si intravede la necessità di misurare con più attenzione la sostenibilità ambientale, sociale e umana dei processi produttivi ed economici in ambito rurale.
Il microcredito per sua natura offre semplicemente un servizio finanziario e un accompagnamento con servizi alla persona/imprenditore per meglio affrontare le proprie sfide di crescita, di lavoro e di welfare. Tale servizio si inserisce spesso in una dinamica comunitaria che ogni territorio poi personalizza.
Spesso tuttavia l’approccio del microcredito non è stato in grado di accompagnare le sfide di settori rurali debilitati o semplicemente in difficoltà. L’eccessiva rapidità, nella Microfinanza, del ciclo del credito, la sua atomizzazione già nel nome (micro) hanno fatto da contraltare con la necessità di un capitale paziente, di importo più rilevante che settori dell’economia legati alla produzione agricola richiedevano. Mentre l’attenzione degli investimenti pubblici e della grande industria si è concentrata e si concentra sulle grandi produzioni e sulla scalabilità dei processi, mancano sul mercato strumenti di “micro capitale” che possano accompagnare meglio quei fenomeni correttivi (bio - Fair- local) oggi più che mai necessari.
L’evoluzione della Microfinanza in ambito rurale si pone come attualizzazione di risposte che nel novecento prendevano il nome di consorzi agrari, cooperative di produzione, cooperative di credito che nel loro sviluppo hanno accompagnato la crescita di comunità, di piccoli produttori e di consumatori consapevoli.
Oggi pur volendo consolidare processi di aggregazione cooperativa, l’idea di impresa sociale, di comunità allargata, di identità complessa richiedono di aggiungere nuovi prodotti e servizi che nel corso dell’Expo vorremmo chiamare: micro-equity per l’agricoltura. Premessa e contesto
(ambito nazionale, internazionale, europeo, PVS, ecc)
I miglioramenti tecnologici stanno facilitando gli operatori finanziari a raggiungere in modo sostenibile ed efficace le persone nelle aree rurali, anche se una migliore comprensione dei potenziali clienti e le loro esigenze finanziarie sarà necessaria per apportare miglioramenti significativi al settore agricolo. È abbastanza condivisa l’idea che il settore agricolo non è adeguatamente finanziato e che i servizi offerti difficilmente incontrano le esigenze degli agricoltori. Al mondo cinquecento milioni di piccole famiglie agricole (circa due milioni e mezzo di individui) vivono su un’agricoltura di sussistenza. Offrire servizi finanziari in ambito agricolo è più costoso, rischioso e meno redditizio rispetto ad altri settori e necessita di un nuovo paradigma che prenda in considerazione le caratteristiche e le limitazioni del settore agricolo ma sia capace di trovare nuovi strumenti, nuovi canali e nuove alleanze per rispondere ai bisogni finanziari del settore agricolo: un approccio pluralistico, inclusivo per il settore finanziario così come per i partenariati pubblico-privati. Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Le attività agricole sono prevalentemente collocate in aree rurali, poco popolate e con infrastrutture inadeguate; sono legate a cicli produttivi e dipendono da variabili esterne come il clima e i fenomeni atmosferici. I guadagni sono stagionali e la disponibilità di liquidità limitata. I prezzi dei prodotti agricoli sono notoriamente volatili e pochi agricoltori sono in grado di produrre garanzie per i finanziatori. Strumenti finanziari: accanto ai finanziamenti a breve per l’avvio della produzione, si devono mettere in campo anche finanziamenti a medio e lungo termine per la commercializzazione, il magazzino, equipaggiamento, manutenzione delle terre e possibilità di nuovi investimenti. Sono da intensificare anche strumenti di risparmio e micro-assicurazione.
Mentre l’attenzione degli investimenti pubblici e della grande industria si è concentrata e si concentra sulle grandi produzioni e sulla scalabilità dei processi, mancano sul mercato strumenti di “micro capitale” che possano accompagnare meglio quei fenomeni correttivi (bio-Fair-local) oggi più che mai necessari. Alcuni esempi:
1. FEFISOL (FONDS EUROPEEN DE FINANCEMENT SOLIDAIRE POUR L’AFRIQUE)
FEFISOL S.A. è una SICAV-SIF di diritto Lussemburghese, società d’investimento a capitale variabile e fondo d’investimento specializzato i cui soci fondatori sono Etimos (Italia), Alterfin (Belgio) e SID (Francia).
Gli investitori sono Alterfin, Banca Etica, Caritas Foundation, CréditCoopératif, Cushman Foundation, DID, EIB, ETIMOS, FISEA/AFD, NEF, NMI Frontier SEFEA, SIDI.
La strategia d’investimento di Fefisol:
Fefisol è un fondo di impact investing totalmente dedicato all’Africa, che investe nella microfinanza (debito) e nelle PMI (equity). Almeno il 75% degli investimenti devono essere localizzati in Africa Sub-Sahariana, mentre al massimo il 25% del portafoglio può concentrarsi in Nord Africa; tutti i Paesi del Continente Africano sono considerati eleggibili.
Fefisol intende sostenere organizzazioni dall’elevato valore aggiunto in aree rurali, che devono rappresentare almeno il 50% del portafoglio investito. Per fare questo il fondo si concentra su due particolari target d’investimento: le istituzioni di microfinanza che sostengono l’inclusione finanziaria ed erogano servizi finanziari in aree rurali a micro, piccole e medie imprese con accesso limitato ai servizi bancari; piccoli produttori, organizzazioni di produttori e PMI in ambito rurale, che vendono i loro prodotti sui mercati nazionali, regionali e internazionali, inclusi i mercati del biologico e fair trade destinati all’esportazione.
Gli obiettivi d’investimento in termini di prodotto sono: 70% strumenti di credito, 25% equity e 5% garanzie. L’80% del portafoglio crediti è in moneta locale, grazie ad un meccanismo di copertura del rischio cambio sviluppato da AFD (l’Agenzia di Cooperazione allo Sviluppo Francese).
Alcuni dati finanziari:
• Costituzione: Luglio 2011
• Impegno d’investimento alla data di oggi: EUR 23.8 milioni
• Capitale attualmente conferito: EUR 15.4 milioni
• Orizzonte temporale: 10 anni (con possibile estensione)
Fefisol inoltre si avvale di un dispositivo di assistenza tecnica, atto a migliorare le capacità di management, finanziarie, di reporting e di produzione delle organizzazioni in cui investe. A questo scopo la Banca Europea per gli Investimenti e l’Agenzia Governativa Francese Proparco hanno messo a disposizione 1.2 milioni di Euro.
Secondo i più recenti dati disponibili (Marzo 2015) i Paesi in cui Fefisol ha maggiormente investito sono il Kenya (17%), Costa d’Avorio (13%), Marocco (10%), Benin (9%), Togo (7%), Uganda (6%), Burkina Faso (5%), Tanzania (5%), e Senegal (4%), preferendo attività in ambito rurale (55%) o misto (38%), rispetto a quelle in ambiente urbano (7%). La maggior pare degli investimenti sino ad oggi è avvenuta attraverso strumenti di debito (88%) e in modo minoritario attraverso equity (12%).
Questi i settori produttivi maggiormente sostenuti da Fefisol: mango, soia, cereali, trasformazione di frutta fresca e secca, caffè, cacao, anacardo, miele. 2. COOP-ID in Sri Lanka (Cooperation for Industrial Development Lanka)
Nell’ambito dell’intervento di post-emergenza a seguito dello Tsunami del 2004, che Etimos ha condotto su mandato della Protezione Civile Italiana, sono stati utilizzati vari strumenti per sostenere il rilancio del tessuto socio-economico di base, fortemente colpito dalla catastrofe.
Etimos ha promosso diverse azioni, tra cui è utile ricordare:
- Investimenti in istituzioni di microfinanza sotto forma di capitale di rischio (equity);
- Investimento in fondi rotativi per istituzioni di microfinanza che necessitavano capitale;
- Investimenti attraverso crediti alle istituzioni di microfinanza e alle cooperative di produttori;
- Investimenti in cooperative di produttori rurali, per sostenere la produzione e i processi di trasformazione, facilitando l’acquisto di nuovi macchinari e i costi operativi;
- La capitalizzazione di una nuova cooperativa di produttori biologici “Coop-Id Lanka” (Cooperation for Industrial Development Lanka). Etimos ha sostenuto la costituzione di Coop-Id dall’idea iniziale fino alla realizzazione dell’intero ciclo di produzione e al successivo sviluppo commerciale e di marketing. Coop-ID rappresenta per Etimos un modello esemplare di collegamento degli interventi di post-emergenza con le strategie di sviluppo di lungo periodo a sostegno del settore privato, in un Paese in via di sviluppo.
Coop-ID fu costituita nel 2009 nell’ambito di un progetto a sostegno dell’agricoltura, dell’agro-industria e del fair trade chiamato “Microfinancemeets small producers in Sri Lanka”.
In collaborazione con l’ONG italiana ICEI, Etimos ha sostenuto lo sviluppo dei produttori di cacao nei distretti di Kandy e Matale. Nel 2008 si erano costituite due associazioni di produttori e queste rappresentavano, insieme a Etimos, i principali investitori di Coop-Id Cooperation for Industrial Development Lanka (PVT) Ltd, una nuova società cooperativa per la produzione di cacao e spezie.
Inizialmente i produttori coinvolti erano trentacinque, per poi aumentare progressivamente sino a 180 nel 2014, quando si giunse a produrre il primo stock di cacao biologico certificato in Sri Lanka.
Etimos ha investito in Coop-Id un capitale complessivo di circa Ä 600.000, che ha consentito di finanziare attività produttive, infrastrutture e programmi di formazione per i produttori, al fine di migliorare le tecniche di produzione necessarie a conseguire la certificazione biologica.
Oggi la cooperativa è certificata con il marchio Coopbio anche per la produzione di spezie e di altri prodotti alimentari, dando vita a numerose partnership con rinomati marchi quali Ceylon Chocolates e Cargils Ceylon Limited.
Il processo di capitalizzazione inoltre sostenne fortemente la costituzione, nel 2010, della cooperativa “Matale Small & Medium Organic Agriculture Producers Cooperative Society”.
Già a partire dal 2012 la società era strutturata e ben rappresentata da 80 produttori biologici e altri 798 produttori, molti dei quali in un processo di conversione a colture biologiche.
Il meccanismo introdotto da Etimos ha permesso ai piccoli e medi produttori rurali l’accesso diretto al mercato e una conseguente maggiore redditività per i relativi prodotti, incrementando le disponibilità di prodotto.
L’obiettivo di medio periodo di Coop-ID, che è ora totalmente gestita da personale locale, è di divenire una cooperativa totalmente indipendente anche dal punto di vista finanziario e di accedere a nuovi mercati internazionali all’interno del circuito fair trade. Attività tecniche: un modo efficace per sostenere meglio il settore agricolo e rurale è quello di creare alleanze con altri attori (ONG, enti governativi, organizzazioni di contadini, ecc.) e di istituire servizi complementari come la formazione e l’assistenza tecnica (TA), oltre che aumentare le conoscenze sull’andamento del mercato e favorire servizi di networking per i produttori. Proposte progettuali: favorire il dialogo tra la microfinanza e il settore agro-industriale perché può essere un valido alleato nella diminuzione del rischio in quanto conoscere i consumatori finali, la cultura, i prezzi, i mercati e i vincoli di produzione. A volte già dispongono di reti distribuzione con gli agricoltori.
L’agricoltura può diventare anche incubatore d’impresa giovanile valorizzando parchi, terreni e beni comuni per valorizzare il territorio ed offrire continuità generazionale dei saperi e delle competenze. Enti pubblici, privato sociale ed investimenti privati diventano un nuovo paradigma di aggregazione che porta ad una pianificazione integrata delle risorse, delle opportunità di un territorio e di una comunità. Una particolare evidenza va data allo sviluppo delle fattorie didattiche, alle imprese sociali che utilizzano l’agricoltura come strumento per il recupero della persona e della sua socialità. Case study:
MICROFINANZA RURALE in CAMERUN
Un fondo di microcredito rurale per migliorare le condizioni di vita dei piccoli produttori. Obiettivi
- Migliorare le condizioni economiche e sociali di una parte della popolazione rurale
- Favorire l’inclusione finanziaria di questa popolazione
- Promuovere l’incremento della produzione agricola
- Migliorare l’organizzazione della produzione per raggiungere la sostenibilità economica e la sicurezza alimentare. L’intervento è possibile grazie alle risorse messe a disposizione dall’aziendaMaireTecnimont (30.000 euro) per costituire un vero e proprio fondo rotativo rurale, gestito in loco dall’MFI Sofina per la durata di due anni, con possibilità di rinnovo. Il fondo
Il fondo rotativo è utilizzato per finanziare un target specifico di piccoli produttori rurali, privilegiando le donne e i giovani agricoltori, attraverso un processo che si concretizza con un finanziamento a breve termine per l’acquisizione di materie prime per la produzione agricola, attraverso la fornitura ai piccoli produttori di un credito “in natura” (approvvigionamento di sementi, piccoli materiali da lavoro, fertilizzanti e prodotti per la manutenzione delle piantagioni).
Alla base vi è una convenzione tra l’MFI e alcuni partner locali per la fornitura diretta ai produttori del materiale di produzione e l’acquisto di gruppo del prodotto fornito.
L’MFI può inoltre firmare degli accordi di partenariato con società locali che forniscono questi servizi o materiali da un lato, e dall’altro con società disposte ad acquistare l’intera produzione dei clienti finanziati, garantendo così agli agricoltori la vendita del prodotto e l’incasso del ricavato.
Il valore dei beni forniti rappresenta l’ammontare del credito: l’MFI non eroga quindi il credito al cliente, ma paga direttamente la società fornitrice affinché distribuisca il servizio al produttore, e il rimborso del credito avviene direttamente, tramite il produttore, una volta venduta la merce, oppure tramite accordo con gli acquirenti partner che rimborsano il credito una volta ricevuta la produzione, proporzionalmente alla quantità ricevuta.
Questa forma di finanziamento garantisce il corretto utilizzo del credito, evitando potenziali distorsioni da parte dei beneficiari e offrendo maggiori garanzie in termini di rimborso e rispetto dei tempi; la linea di credito, inoltre, può essere utilizzata più volte in un anno, secondo i cicli di produzione delle culture finanziate, garantendo così l’ottimizzazione delle risorse. Localizzazione dell’intervento:
In un contesto come il Camerun, dove nelle zone rurali è diffusa la presenza dei cosiddetti Groupement d’intérêtcommunautaire (GIC), il progetto favorisce il rafforzamento di un GIC già esistente o l’eventuale costituzione di uno nuovo. Misurazione di impatto economico e sociale:
Attraverso questo intervento Etimos sostiene gli agricoltori nel loro lavoro quotidiano, mettendoli in condizione di disporre del capitale circolante per assicurare una gestione ottimale e regolare delle piantagioni o delle culture di cui si occupano, generando così maggiori e più regolari entrate. Questo tipo di approccio permette di far beneficiare direttamente del fondo sino a 400 produttori l’anno, considerando che si tratta di finanziamenti molto ridotti (il costo di un “kit” completo varia da 100 a 150 Euro) e che, trattandosi di un fondo rotativo, i finanziamenti si rinnovano annualmente verso gli stessi produttori, man mano che i primi beneficiari acquisiscono maggiore autonomia e restituiscono i fondi ricevuti. I dati a Giugno 2015:
Sono stati selezionati i primi 250 piccoli agricoltori beneficiari della prima tranche di finanziamento, sparsi nelle province di Haut-Nkam, Bafoussam, Bangaté, Noun e Bangou, all’interno della regione di Duala. I tempi di erogazione dei micro-crediti seguono il calendario agricolo della zona nella quale si concentra il progetto: in Camerun le semine dei prodotti principali si eseguono nel periodo che va da aprile a Settembre/Ottobre, mentre i mesi da novembre a marzo sono dedicati alla raccolta e alla commercializzazione.
Si stima che, in Camerun, il reddito del 90% dei nuclei familiari rurali oggi dipenda dall’agricoltura. Tuttavia, in questo contesto, il Paese rimane ancora un grande importatore di colture alimentari e la popolazione impiegata nel settore agricolo risulta fortemente penalizzata, ai limiti della soglia di povertà.
Il progetto si focalizza sulla parte ovest del Paese. In questa zona del Camerun il 70% della popolazione è impegnata in attività rurali come l’agricoltura, la caccia, la pesca e la pastorizia. La coltura principale è quella del caffè, che consente ai produttori i maggiori introiti.
Altro: sullo sfondo la necessità di misurare con più attenzione la sostenibilità ambientale, sociale e umana dei processi produttivi ed economici in ambito rurale. Sostenibilità che passa prima di tutto da un intervento non standardizzato ma “personalizzato” al contesto, al disagio, al territorio dove si vuole operare. In tal senso il microcredito diventa strumento agile e flessibile capace di personalizzare (intervento sartoriale) il servizio/prodotto.
Case study:
Innovazione nella finanza per lo sviluppo, il Rural Development Fund in Espirito Santo (Brasile).
Il “Rural Development Fund” è un’iniziativa di Etimos Foundation e rappresenta un’attività congiunta di attori pubblici e privati, finalizzata a sostenere lo sviluppo delle piccole imprese rurali, nello Stato dell’Espírito Santo (Brasile).
Il Fondo utilizza investimenti d’impatto responsabili per finanziare progetti d’impresa rurale, quali veicolo per lo sviluppo socio-economico dei territori in cui opera.
È un fondo d’investimento che combina la rendita finanziaria con la sostenibilità ambientale e lo sviluppo socio-economico, generando quindi un forte impatto sulle comunità locali.
Il Rural Development Fund in Espírito Santo è uno strumento basato sul capitale di rischio (micro-equity) che sarà utilizzato, per un periodo definito, per condividere il rischio imprenditoriale con imprenditori locali, in ambito rurale.
Le imprese target (investees) operano nell’ambito dell’agricoltura biologica, del caffè, della filiera del latte e del turismo rurale e si trovano nelle zone interne e meno sviluppate dell’Espirito Santo (rispetto alla zona costiera). Proprio in queste imprese molti giovani formati nelle “Scuole Famiglia Rurali” hanno trovato occupazione, valorizzando un modello educativo innovativo, di successo e sostenibile, proveniente dall’esperienza di cooperazione italiana e francese in Espirito Santo e che da qui è stato poi replicato in molti altri Stati Brasiliani.
Il Fondo di Sviluppo Rurale in Espírito Santo beneficia di tre tipologie d’investitori: pubblico (governo dello Stato dell’Espírito Santo), privato (rappresentato dall’associazione delle maggiori imprese locali “Espírito Santo emAção”), internazionale (Etimos Foundation e le imprese italiane partecipanti). I tre attori investono nel fondo risorse complessive pari a 1 milione e 500 mila euro, in una prima fase pilota.
Etimos con questa nuova azione va oltre la logica di un classico progetto di cooperazione, sostenendo lo sviluppo di imprese ad alto impatto sociale e ambientale. Obiettivi
- Promuovere lo sviluppo economico dell’area, concentrandosi sugli indicatori d’impatto identificati con le autorità locali coinvolte.
- Sostenere le attività economiche in ambiente rurale, affinché possano intraprendere processi di consolidamento, modernizzazione e innovazione tecnologica, capaci di generare contestualmente buona performance economica e forte impatto socio-ambientale;
- Attrarre capitali dal settore pubblico e privato, per promuovere investimenti di micro-equity e crediti di medio termine, per sostenere le piccole imprese rurali del territorio. In questa prima fase pilota il fondo ha l’obiettivo di finanziare 20 imprese rurali in Espirito Santo, con la prospettiva di una potenziale replicabilità in altri stati brasiliani (fase II) e in altri paesi dell’America Latina (fase III).
Il fondo ha lo scopo di sostenere la crescita delle imprese ed è accompagnato da un’attività di consulenza strategica al management delle stesse. Può essere uno strumento strategico per finanziare giovani imprenditori, start-up e imprese in fase di consolidamento, caratterizzate da un forte potenziale di rendimento.
I settori d’impresa rurale individuati in questa prima fase sono la filiera del latte, il caffè, l’agricoltura biologica ed il turismo rurale.
Queste alcune delle tipologie di capitale di rischio utilizzate dal Fondo:
- Seed capital: indirizzato ai progetti d’impresa nella fase di costituzione e sviluppo, quando l’attività non è ancora partita e si rende necessario un supporto per le analisi di mercato, dei prodotti e dei servizi;
- Start-up: dedicato ad investimenti in imprese già esistenti per il loro primo periodo di operatività. Spesso il capitale è utilizzato per azioni di marketing o per il lancio di prodotti o servizi;
- Early stage: dedicato ad imprese avviate di recente che stanno completando la fase di sviluppo del prodotto e si stanno avviando ala commercializzazione; necessitano spesso di capitale per migliorare la qualità e l’innovazione dei processi;
- Consolidamento: dedicato ad imprese con anni di operatività ma che necessitano di capitale per espandere il loro business, migliorare la propria capacità produttiva e sviluppare nuove strategie di mercato.
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< >TAVOLO 3 - MICROFINANZA RURALE E BANCHE
< >Mario La Torre < >Discussant< >| Presidente
< >Massimiliano Diedda | ISFOL,
Francesco Rispoli | IFAD,
Emanuele Oberto Tarena | Intesa San Paolo,
Giorgio Venceslai | ISMEA,
Guglielmo Belardi | Banca del Mezzogiorno,
Marco Paoluzi | ENM,
Chiara Palermo | ASSILEA,
Emanuele Fontana | Banca Popolare di Vicenza,
Claudia Benedetti | Federcasse,
Stefano Mandolesi | INRL,
Marco Marino | ABI,
Francesca Macioci | ABI< >| Concept note
Il Contesto
La microfinanza rurale è strumento fondamentale nella lotta alla povertà; a livello mondiale, più della metà dei poveri che lavorano sono impegnati nel settore agricolo. Quando applicata al settore agricolo, la microfinanza si trova a fronteggiare specifiche criticità riconducibili principalmente a tre fattori:
a) la localizzazione dei beneficiari in aree remote e la loro dispersione geografica;
b) la necessità di prodotti finanziari pensati ad hoc;
c) i rischi specifici dell’attività agricola. Il tavolo di discussione si pone l’obiettivo di individuare risposte concrete alle criticità evidenziate; prendendo spunto dalle esperienze del mercato italiano nel credito agricolo, la discussione mira a definire un modello italiano a carattere universale che definisca ruoli e funzioni delle banche e degli intermediari finanziari per una microfinanza rurale sostenibile ed inclusiva.
1 Localizzazione dei beneficiari
L’insistenza dei programmi di microfinanza rurale in aree remote, rispetto a quelle urbane, pone all’intermediario erogante specifiche criticità relative all’intercettazione dei clienti, all’acquisizione delle informazioni, al monitoraggio del credito. Ne discende la necessità di un modello organizzativo in grado di assicurare tali attività a costi sostenibili.
2 I prodotti finanziari richiesti
Il gap temporale tra ciclo produttivo e ciclo finanziario dell’attività agricola determina la necessità di un fine tuning del prodotto microcreditizio che deve essere in grado di assecondare le esigenze finanziarie del beneficiario e, al tempo stesso, di assicurare piani di ammortamento sostenibili dai clienti.
3 I rischi specifici dell’attività agricola
La produzione agricola comporta specifici rischi operativi riconducibili, essenzialmente, ad eventi naturali, di carattere ambientale ed atmosferico. Sorge, pertanto, con maggiore evidenza rispetto ad altri settori, la necessità di accompagnare il microcredito rurale a forme di microassicurazione in grado di coprire tali rischi. Le questioni sul tavolo
Come gestire la territorialità della microfinanza rurale?
Partnership tra banche, operatori di microcredito ex art. 111 ed imprese sociali;
Ruolo delle banche locali e delle Casse Peote;
Ruolo dei mediatori creditizi;
Quali prodotti microcreditizi risultano più idonei alla microfinanza rurale?
- Microcredito vs micro leasing
- Social lending
- Ruolo delle rimesse Strumenti di equity per start-up agricole
Esistono spazi per un mercato delle microassicurazioni a sostegno della microfinanza rurale? Quali sinergie tra microassicurazione e Fondo Centrale di garanzia per le pmi?
- Chi sono i potenziali operatori del mercato?
- Come sostenere i costi assicurativi?
- Ruolo dei fondi pubblici e del FCG
- Ruolo dei Confidi
- Rischi di moral hazard Premessa e contesto
(ambito nazionale, internazionale, europeo, PVS, ecc)
Il tavolo di lavoro ha analizzato il rapporto tra la microfinanza rurale e banche, evidenziandone criticità ed opportunità. La discussione si è concentrata sul perimetro di azione nazionale ma, in particolare grazie alle esperienze dell’IFAD e di Federcasse, il dibattito è stato aperto anche alle problematiche della microfinanza rurale nei PVS.
In Italia il settore del microcredito agrario può far leva sull’expertise delle banche nazionali nel settore del credito agrario, risalente alla tradizione dei crediti speciali istituiti con la legge bancaria del 1936.
L’entrata in vigore del nuovo art. 111 del T.U.B. e del D.M. 176/2014, che disciplinano gli operatori di microcredito, pone da un lato la questione di come i costituendi 111 possano far leva sull’esperienza delle banche nel credito agrario, dall’altro di quali forme di collaborazione possano essere sviluppate tra operatori di microcredito e imprese bancarie. È emersa la necessità di azioni di natura strategica ed operativa, come pure necessità di rivedere alcune variabili dell’attuale environment giuridico. Criticità
I punti di debolezza dell’attuale contesto nazionale sono riassumibili come segue: MODELLI DI BUSINESS:
- Alle banche si impone una scelta tra tre opzioni distinte: a) erogazione diretta del microcredito e dei servizi ausiliari; b) costituzione di un 111 del gruppo; c) partnership con un 111 esterno. Tale scelta impatterà indirettamente anche sul modello di business dei 111.
GESTIONE DEL RISCHIO:
- Adattabilità dei modelli di valutazione e gestione del rischio utilizzati nel credito agrario e vincoli imposti dalla normativa del microcredito che vieta l’utilizzo di garanzie reali a copertura del rischio di credito. OPERATIVITÀ E STRUMENTI
- Adattabilità degli strumenti finanziari utilizzati per il credito agrario, in particolar modo leasing, cambiale agraria, polizze assicurative. Sono state rilevate, ad esempio, resistenze culturali degli agricoltori a ricorrere al leasing; il leasing risulta fiscalmente conveniente solo se il beneficiario risulta essere una società; il privilegio legale che assiste la cambiale agraria può essere interpretato come garanzia reale; le forme assicurative nel settore sono tutte sussidiate da fondi pubblici. VIGILANZA
- Vincoli imposti dall’attuale normativa di vigilanza all’ingresso delle banche nel mercato del microcredito agrario, con particolare riferimento all’assorbimento patrimoniale corrispondente al microcredito erogato in via diretta.
- Necessità di disegnare un sistema di valutazione e controllo ad hoc per gli operatori dei servizi ausiliari e di monitoraggio. Alla luce delle criticità emerse, sono state proposte alcune soluzioni specifiche o linee strategiche da suggerire ai policy makers: MODELLI DI BUSINESS:
- Le partnership tra banche e 111 saranno frutto di una serie di variabili riferite al costo-opportunità ed all’expertise dei due soggetti. Uno dei driver del modello di business adottato è l’offerta dei servizi ausiliari e di monitoraggio: banche ed operatori 111 avvertono la necessità di esternalizzare tale attività a centri di competenza specifica di settore; a tal fine può essere utilmente valorizzato il ruolo delle agenzie regionali di sperimentazione dell’agricoltura e l’Ente Nazionale per il Microcredito può svolgere un ruolo di coordinatore del processo. Per altro verso le banche che hanno un expertise nel credito agrario hanno necessità di instaurare un dialogo con esperti di microcredito per meglio adattare l’offerta. In tale ottica può essere utile valorizzare l’esperienza della rete rurale che fa capo ad ISMEA e che offre, tra l’altro, modelli di business plan disponibili on line.
- Istituire joint venture per l’erogazione dei servizi ausiliari a valere su agenzie regionali di sperimentazione dell’agricoltura, associazioni di categoria ed Ente per il Microcredito.
GESTIONE DEL RISCHIO
- Le banche che hanno un expertise nel credito agrario devono dialogare con istituzioni microcreditizie per costruire un modello di valutazione del rischio del microcredito agrario che sia in grado di catturare la rischiosità del finanziamento, avendo come riferimento la specificità del progetto, la componente mandamentale, e i vincoli che gravano sulla LGD alla luce delle garanzie ammissibili nel microcredito.
- Costruire sistemi di scoring ad hoc per il microcredito.
- Necessità di costruire un modello di garanzia pubblica del microcredito agrario a valere sulle due opzioni disponibili: ISMEA e FCG, considerando che: a) ad oggi, il Fondo Centrale non può erogare garanzie dirette ma solo controgaranzie su garanzie concesse dai Confidi agricoli; b) è necessario intercettare fondi comunitari da destinare a copertura del rischio. OPERATIVITÀ E STRUMENTI
- Adattare il leasing agrario al micro leasing agrario, in particolar modo: a) offrendo piani di rimborso semestrali; b) quando si ricorre a fondi strutturali, sostituendo l’obbligo di acquisto con un impegno ad acquistare; c) associare al micro leasing agrario una garanzia Assilea o di un Confidi agrario;
- chiarire il quadro normativo della cambiale agraria al fine di estenderne l’utilizzo anche al microcredito;
- implementare l’offerta di prodotti microassicurativi dedicati al microcredito agrario;
- implementare l’offerta di prodotti innovativi come il micro venture capital per le micro imprese agricole. VIGILANZA
- Ridurre la ponderazione dell’assorbimento patrimoniale correlato al microcredito tramite un “m factor” in ragione della evidenza che la componente di servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio contribuisce a diminuire i tassi di default dei microcrediti.
- Raccolta di dati e costruzione di statistiche utili ad implementare sistemi di valutazione e monitoraggio del rischio.
- Valorizzare la vigilanza sugli operatori di servizi ausiliari di assistenza e di monitoraggio; in tale ottica può risultare utile una partnership tra l’Ente Nazionale per il Microcredito e l’ISFOL già attivo nel campo del censimento, valutazione e certificazione delle imprese sociali come pure in quello della certificazione professionale. Anche l’esperienza di quantitative analysis di INRL può essere valorizzata a tale scopo.
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< >TAVOLO 4 - RISVOLTI PSICOLOGICI DELLA MALNUTRIZIONE
< >Luisa Brunori < >Discussant | Presedente
< >Giuseppe Torluccio | Università di Bologna,
< >Anna Maria Gibin | PDCA dell’AUSL di Parma, Catherine Leclercq | FAO,
< >Daniela Pavoncello | ISFOL,
< >Filippo Pergola | Ass.ne di Psicoanalisi
< >per la Relazione Educativa-APRE,
< >Daniela Pezzi | Consulta regionale
< >per la salute mentale, Lazio,
< >Luigi De Donno | Fondazione Grameen Italia | Concept note
Nell’ambito delle relazioni umane la fiducia rappresenta una delle condizioni necessarie per la costruzione della mente e della psiche. La fiducia è anche ingrediente fondamentale per la costruzione di un sistema sociale volto ad offrire condizioni di vita ottimali per gli individui che ne fanno parte. Il microcredito secondo il modello ideato da M. Yunus è fondato sulla fiducia perché fornisce prestiti a persone “non bancabili”, sovvertendo la logica creditizia tradizionale basata sulla sfiducia. Il sistema del microcredito, infatti, riporta al centro dell’attività economica la fiducia, come strumento capace di generare valore, autostima e orgoglio. È proprio qui, nell’intreccio tra tangibile e intangibile, che si realizza la magia economico-relazionale del microcredito: a partire da beni intangibili, la fiducia, si sviluppano beni tangibili che a loro volta creano autostima, bene intangibile, che sviluppa capacità di assunzione di rischio che ulteriormente sviluppa risorse tangibili e così via, in un crescendo virtuoso che si realizza all’interno di un sistema di “beni relazionali”.
Nella tavola rotonda si dovrebbero intrecciare contenuti reali, concreti e simbolici relativi all’individuo e all’involucro culturale di appartenenza. Nutrimento, accudimento, attaccamento son aspetti arcaici e cruciali nella costruzione della relazione diadica madre-bambino attraverso cui si genera e si organizza la mente e la psiche del piccolo.
Si genera così quella che viene definita la fiducia di base intesa come ingrediente necessario per proseguire nella crescita. È ovvio che la mancanza di nutrimento mini tale processo relazionale.
Essere in grado di procurare cibo al proprio figlio, quindi costituisce un volano per una rappresentazione di sé madre sufficientemente buona per il figlio e di sé persona capace di provvedere alle necessità della vita. È così che l’esperienza del microcredito offre fiducia alle donne più povere attraverso il denaro. Questa fiducia diventa, a sua volta, impatto positivo sulla propria vita, sulla famiglia, sulla comunità e il contesto sociale di cui sono parte. È così che l’alimentazione cessa di essere mancanza “cattiva” per diventare presenza “buona”.
Possibili interventi in quest’area:
a Cibo e funzione materna: la diade madre-bambino; la diade nutritiva.
b Donne e microcredito.
L’agricoltura può essere un esempio applicativo particolarmente interessante di questo circolo virtuoso: la fiducia nella cura della madre terra porta alla produzione di risorse primarie importanti per l’uomo, attivando un crescendo di cure reciproche tra la madre (la terra) e i suoi figli (gli esseri umani).
In Italia l’Agricoltura Sociale sostiene l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di marginalizzazione. L’A.S. produce beni relazionali costruendo e consolidando legami significativi tra persone diverse per provenienza, esperienza, capacità e prospettive. Dalla produzione di “beni relazionali” si passa, mediante processi agricoli sostenibili e attenti all’ambiente, alla produzione di alimenti (beni tangibili) dei quali ci si può fidare (beni intangibili).
Possibili interventi in quest’area:
a Esperienze di agricoltura sociale in Italia
b Agricoltura sociale e microcredito
c Agricoltura sociale e alimentazione
Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
La riflessione è stata avviata focalizzando l’attenzione sugli aspetti tangibili e su quelli intangibili della nutrizione.
Per aspetti tangibili abbiamo inteso le risorse materiali, come ad esempio il cibo. Secondo questa prospettiva la malnutrizione, letteralmente “nutrimento non adeguato”, è vista da due prospettive opposte cioè per eccesso o per difetto ed è stata suddivisa in tre categorie principali:
1 la denutrizione, ovvero la carenza di alimenti energetici associata a un deperimento fisico significativo e a uno scarso sviluppo nel bambino;
2 l’obesità, correlata non solo al cibo in eccesso ma spesso alla ingestione di “cibo spazzatura” a basso costo reclamizzato da massicce campagne pubblicitarie;
3 la cosiddetta “fame nascosta” ovvero un tipo di sottonutrizione che si verifica quando il corpo non assume o non assorbe abbastanza vitamine e minerali necessari come zinco, vitamina A, ferro e iodio. Per aspetti intangibili del nutrimento si intendono invece gli aspetti relazionali e di “attaccamento” per lo sviluppo fisico e psichico della persona a partire dalla diade madre-bambino. Nella ricerca psicologica, in particolare con Spitz e Bowlby, è stata sottolineata l’importanza dei bisogni relazionali di base, senza cui l’essere umano non può sopravvivere.
Nella discussione si è fatto riferimento a come lo sviluppo dell’individuo inizi dalla diade madre-bambino, attraversi le relazioni familiari (il gruppo primario) e tutta una serie di gruppi secondari cui la persona appartiene e da cui riceve elementi identitari, fino ad essere parte del sistema macro sociale. La persona si colloca quindi in un’interazione continua tra la sua prospettiva individuale e la società, dove la funzione alimentare è influenzata dall’intreccio complesso di fattori soggettivi, sociali, economici e mediatici con conseguenze diverse e specifiche. Criticità
All’interno del processo che lega l’individuo alla società, il cibo può diventare insano o addirittura dannoso là dove prevalga l’interesse speculativo sul bisogno di crescita fisico, psichico e culturale.
Per tanto riteniamo che il profitto esasperato sui processi di produzione alimentare nella accezione di un mercato caratterizzato da una sorta di “voracità bulimica” e l’esasperazione del pensiero individualista rappresentino gli elementi principali di criticità.
Da questo punto di vista denutrizione e obesità sono due estremi della difficoltà individuale di esercitare il controllo nella funzione alimentare in una società dove il profitto viene prima della salute.
A tale proposito l’OMS, nel Piano d’azione europeo per la salute mentale 2013/2020, ha definito che gli Stati membri devono attivamente impegnarsi per una migliore tutela della salute fisica e mentale, obiettivo fondamentale per garantire a ciascuno, soprattutto alle persone più vulnerabili o più esposte a rischi, le medesime possibilità di autonomia e padronanza della propria vita.
Per quanto detto sopra diventa cruciale riflettere sul processo produttivo alimentare e sul concetto di sana alimentazione, sostenendo la promozione e la diffusione di programmi informativi ed educativi. Si ritiene importante creare un legame tra Microcredito e Agricoltura Sociale volto a promuovere la trasformazione locale dei prodotti agricoli e la vendita di questi prodotti alle ditte che si occupano di ristorazione collettiva (ad esempio le mense) e di vending (ad esempio la gestione dei distributori automatici) favorendo una catena corta di distribuzione più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale all’interno di un processo che veda gli individui capaci di essere protagonisti responsabili nella produzione e fruizione degli alimenti. Parallelamente per prevenire e limitare anche i DAP (disturbi alimentari psicogeni) riteniamo opportuno stimolare la capacità critica dei giovani verso i modelli identitari proposti dai media che tendono a omologare in maniera acritica una identità massificata.
Crediamo sia importante investire nell’ambito dell’educazione in generale, con particolare attenzione alla tutela dell’ambiente inteso sia come bene comune da cui trarre nutrimento tangibile e relazionale che come espressione di bisogni e responsabilità condivise.
In termini operativi è necessario progettare una struttura che sia in grado di fornire un supporto:
1 alla costituzione di una rete che comprenda sia il lato dell’offerta dei prodotti alimentari (produttori) che il lato della domanda (consumatori). In tale network, i consumatori possono entrare direttamente in contatto con i produttori ed esprimere giudizi sul servizio e sui prodotti acquistati (reputation);
2 alla realizzazione di un’adeguata comunicazione per lo sviluppo della consapevolezza e della educazione alimentare;
3 allo sviluppo di imprese basate sulla logica del social business e del microcredito, forme che per loro natura non si basano sul profitto ma sul benessere dei fruitori;
4 alla individuazione di linee guida per la certificazione di qualità dei prodotti e della capacità relazionale del network;
5 all’animazione sociale per lo sviluppo di “rapporti fiduciari” all’interno del network. È quindi necessario che la consapevolezza e l’educazione alimentare, oltre alla componente comunicativa e formativa, trovino una realizzazione concreta (vendita diretta Km 0) con una forte componente relazionale e reputazionale basate sulla fiducia.
L’utilizzo delle tecnologie web e cloud, costituiscono la piattaforma ideale per la comunicazione, ma soprattutto per la misurazione della qualità percepita e della reputazione dei partecipanti. In tal modo sarà possibile anche misurare lo sviluppo del network tra produttori e consumatori in termini di crescita di fiducia, nonché fornire servizi aggiuntivi.
Microcredito e social business, per loro natura e dimensione, costituiscono lo strumento più adeguato per sostenere produttori e consumatori.
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TAVOLO 5 - COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
Franco Frattini | Presidente
Guido Barbera | CIPSI | Discussant,
Diana Battaggia | UNIDO,
Giuseppe Ignesti | Lumsa,
Paolo Nicoletti | Etimos,
Andrea Turatti | AFN | Concept note
Secondo una ricerca che l’Ufficio Studi e Progettazione dell’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) ha condotto insieme alla GCAP - Banca Mondiale, l’offerta di credito a quella fascia di popolazione generalmente esclusa dai circuiti bancari tradizionali, è pari a 17 miliardi di dollari, a fronte di una domanda di 280 miliardi di dollari.
Una situazione che coinvolge circa 1,5 miliardi di persone in stato di povertà assoluta o relativa, che genera disperazione, fame, disagio sociale, migrazioni incontrollate, criminalità e terrorismo.
Sulla base di tale premessa, può dirsi che l’insieme dei servizi e dei prodotti della microfinanza, tra cui il microcredito, possono costituire strumenti utili all’azione dei governi finalizzati a rafforzare la sicurezza internazionale, mitigare i flussi migratori, sostenere l’economia delle aree più depresse del mondo e, pertanto, migliorare gli equilibri geopolitici.
L’azione dei Governi dei Paesi sviluppati, tuttavia, si sta facendo sempre più debole. Gli Aiuti pubblici allo Sviluppo (APS) hanno subito un forte decremento in ragione della crisi economica e finanziaria e continuano tutt’oggi a diminuire (OECD/DAC, 2015).
Si rende dunque necessaria una riflessione sugli strumenti e le prassi che possono rivitalizzare la cooperazione allo sviluppo e la capacità di operare un’azione di diplomazia preventiva, anche attraverso i prodotti della microfinanza.
L’utilizzo di strumenti finanziari dovrebbe essere rafforzato quale alternativa virtuosa ai fondi a dono. Tra questi, i fondi di garanzia per il microcredito, che grazie al meccanismo della leva finanziaria, possono servire un numero estremamente elevato (teoricamente illimitato) di individui1.
Altresì, altri prodotti specifici di microfinanza, quali il microleasing e la microassicurazione, particolarmente adeguata per la protezione dai rischi tipici dell’agricoltura.
Ciò consentirebbe di promuovere modelli sostenibili e strutturali di microfinanza rurale a sostegno della multifunzionalità e alla diversificazione agricola (produzione, trasformazione e vendita di prodotti alimentari, produzione di agroenergie).
Inoltre, al fine di utilizzare al meglio le risorse e gli strumenti disponibili, potrebbero essere attivati programmi di cooperazione internazionale che prevedono crediti di aiuto aperti al microcredito, linee di microcredito nei programmi di conversione del debito nonché di crediti agevolati aperti al microcredito.
Si potrebbe altresì operare per favorire l’inserimento di servizi micro-finanziari in aggregato al trasferimento delle rimesse delle principali collettività immigrate, attraverso due piste tra loro strettamente connesse: (i) incidendo sui costi di transazione e (ii) incidendo sull’utilizzo delle rimesse, che per l’85% vanno a sostenere il consumo nei paesi di destinazione, e che invece potrebbero essere più utilmente utilizzate per finanziarie attività strutturali e sostenibili e iniziative d’impresa. Ciò presuppone programmi di financial education e in particolare l’educazione al risparmio nonché la costruzione di reti e bridges tra gli operatori, finanziari e non, dei paesi di origine e di destinazione.
Riflessioni potrebbero essere realizzate anche in relazione ai modelli di funding dei programmi di microcredito, valorizzando quelli a componente mista pubblico-privato, con l’intento di individuare: (i) canali alternativi di finanziamento; (ii) forme efficaci di finanziamento a componente mista pubblico-privato; (iii) forme innovative di finanza strutturata da applicare ai modelli di finanziamento dei grandi donatori internazionali, delle banche multilaterali di sviluppo, dei governi nazionali, delle istituzioni europee. Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
Secondo una ricerca che l’Ufficio Studi e Progettazione dell’Ente Nazionale per il Micro-credito (ENM) ha condotto insieme alla GCAP - Banca Mondiale, l’offerta di credito a quella fascia di popolazione generalmente esclusa dai circuiti bancari tradizionali è pari a 17 miliardi di dollari, a fronte di una domanda di 280 miliardi di dollari.
Una situazione che coinvolge circa 1,5 miliardi di persone in stato di povertà assoluta o relativa, che genera disperazione, fame, disagio sociale, migrazioni incontrollate, criminalità e terrorismo.
In conformità a tale premessa, può dirsi che l’insieme dei servizi e prodotti della microfinanza, tra cui il microcredito, possono costituire strumenti utili all’azione dei governi, finalizzati a rafforzare la sicurezza internazionale, mitigare i flussi migratori, sostenere l’economia delle aree più depresse del mondo e, pertanto, migliorare gli equilibri geopolitici.
L’azione dei Governi dei Paesi sviluppati, tuttavia, si sta facendo sempre più debole. Gli Aiuti pubblici allo Sviluppo (APS) hanno subito un forte decremento, anche a seguito dell’attuale crisi economica e finanziaria e seguono ancora un trend negativo (OECD/DAC, 2015).
Si rende necessaria una riflessione sugli strumenti e le prassi che possono rivitalizzare la cooperazione allo sviluppo e la capacità di operare un’azione di diplomazia preventiva, anche attraverso i prodotti della microfinanza. Criticità
Le criticità emerse dall’analisi dell’attuale panorama italiano della cooperazione internazionale rivelano anche le opportunità che il nuovo corso intrapreso dall’Italia prefigura.
In primis la necessità di coinvolgere maggiormente il settore privato profit, che opera sugli scenari internazionali, come interlocutore e soggetto attivo di cooperazione internazionale. La nuova Legge di Cooperazione Internazionale (L. 125/2014) ridisegna completamente l’assetto degli attori della cooperazione; la nuova sfida consisterà nel trovare un modello operativo che definisca le sinergie tra il mondo delle ong, tradizionalmente beneficiarie dei finanziamenti nazionali per la cooperazione, e il settore privato, considerando l’importante contributo che può derivare anche dalle imprese sociali e dal mondo cooperativo.
Al contempo l’Italia risulta ancora un Paese in cui l’apporto degli investimenti privati nei Paesi prioritari per la cooperazione internazionale è molto debole e in cui il mercato dell’impact investing è quasi inesistente.
Un interessante tema di sperimentazione progettuale per l’Italia è il co-sviluppo, ovvero la valorizzazione del ruolo dei migranti nella cooperazione internazionale con i relativi Paesi d’origine. Nonostante nel corso dell’ultimo decennio molte siano state le iniziative per sostenere questo processo, valido anche in un’ottica di sviluppo del settore privato e di costituzione di joint-ventures, ad oggi non si riesce ancora a identificare un percorso strutturato. Si evidenziano la necessità di un più efficace coordinamento con le associazioni della diaspora e di introdurre modelli e tecnologie innovative, anche a supporto delle rimesse, affinché questa opportunità si concretizzi. Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Strumenti finanziari
L’utilizzo di strumenti finanziari potrebbe essere rafforzato, anche quale alternativa virtuosa ai classici fondi a dono (grant). Tra questi strumenti è il caso di menzionare i fondi di garanzia per il microcredito, che grazie al meccanismo della leva finanziaria, possono servire un numero estremamente elevato (teoricamente illimitato) di individui.
Altri prodotti specifici di microfinanza, quali il micro-leasing e la micro-assicurazione, si rivelano particolarmente adeguati per la protezione dai rischi tipici dell’agricoltura e dalle emergenze naturali. Ciò consentirebbe di promuovere modelli sostenibili e strutturati di microfinanza rurale a sostegno della multifunzionalità e della diversificazione agricola (produzione, trasformazione e vendita di prodotti alimentari, produzione di agro-energie).
Inoltre, al fine di utilizzare al meglio le risorse e gli strumenti disponibili, potrebbero essere attivati programmi di cooperazione internazionale che prevedano crediti di aiuto aperti al microcredito, linee di microcredito nei programmi di conversione del debito, nonché crediti agevolati aperti alla microfinanza.
Per quanto riguarda il collegamento tra migrazioni e microcredito, è opportuno supportare i migranti stagionali o circolari verso una più efficace allocazione delle loro rimesse a favore dello sviluppo locale dei rispettivi Paesi d’origine. Numerose iniziative in ambito europeo e italiano hanno dimostrato come i migranti possano divenire un attore strategico nelle dinamiche socio-economiche dei Paesi d’origine, contribuendo in modo sostanziale ai processi di sviluppo. Per valorizzare al meglio questo potenziale si dovrebbe fare in modo che le banche agissero concretamente a favore dei migranti, sviluppando strumenti innovativi efficaci ed efficienti. Si potrebbe anche sperimentare l’uso della rete capillare delle istituzioni di microfinanza nei PVS, quale canale privilegiato per il trasferimento delle rimesse, anche con il supporto d’infrastrutture informatiche e finanziarie (IMEL) dedicate. L’attivazione di questa sperimentazione potrebbe favorire l’integrazione tra il servizio di money-transfer con strumenti di risparmio, investimento e assicurazione, che facilitino l’uso delle rimesse per investimenti produttivi nei rispettivi Paesi.
Per quanto riguarda la nuova Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo, il nuovo documento ministeriale prevede che questa operi in autonomia rispetto al Ministero degli Affari Esteri, eccezione fatta per le scelte di politica di sviluppo, che saranno attuate sottoscrivendo una convenzione su linee prioritarie. L’agenzia si avvarrà principalmente di personale proveniente dal MAECI.
In quest’ottica sarà importante suggerire al Ministro di sostenere l’uso di strumenti di microfinanza per lo sviluppo, nonché individuare percorsi operativi per la cooperazione internazionale che diano efficacia alle azioni, riducendo al massimo i costi operativi e di gestione per gli organismi esecutori. La microfinanza può fornire, a questo proposito, un contributo in termini metodologici nei settori della valutazione della performance, della gestione finanziaria e della misurazione dell’impatto socio-economico. Attività tecniche
Considerati i risultati positivi conseguiti con l’utilizzo del microcredito quale strumento a favore della rinascita socio-economica di territori colpiti da emergenze e calamità naturali sia nei PVS (ad esempio in Sri Lanka) sia in Italia (Abruzzo ed Emilia), si potrebbe procedere alla definizione di un modello d’intervento italiano. Il modello dovrà tenere in considerazione tutti gli interlocutori che operano nei contesti di emergenza e di ricostruzione, valorizzandone le specificità e definendo procedure efficaci per la gestione dei programmi, per identificare le modalità di funding e per misurare l’impatto socio-economico e ambientale generato dagli stessi, sul medio e lungo periodo.
Risulta anche utile sostenere l’adozione di programmi di assistenza tecnica a favore sia delle istituzioni di microfinanza nei PVS, sia delle stesse MPMI beneficiarie degli strumenti di capitale, per migliorare la performance, la sostenibilità e l’impatto delle risorse messe a loro disposizione. Normativa/regolamentazione
Un dispositivo di legge che si era dimostrato precursore dei tempi, in ambito di contributo del settore privato alla cooperazione allo sviluppo, era l’art. 7 della L.49/87. Questo favoriva la costituzione di joint-venture nei PVS attraverso l’accesso a un credito sussidiato; è stato ora migliorato e reso più accessibile attraverso l’adozione della nuova Legge di Cooperazione Internazionale, divenendo ora l’art. 27 della L. 125/2014.
In questo contesto sarebbe utile altresì promuovere la costituzione di strumenti finanziari dedicati non solo a favorire l’accesso al microcredito, ma che sostengano le MPMI nei PVS anche in forma di capitale (equity – micro-equity), dedicati alle filiere di produttori locali. Proposte progettuali
Si potrebbe operare per favorire l’inserimento di servizi micro-finanziari in aggregato al trasferimento delle rimesse delle principali comunità di migranti, attraverso due percorsi tra loro strettamente connessi: incidendo (i) sui costi di transazione e (ii) sull’utilizzo delle rimesse, che nei Paesi d’origine sono destinate per l’85% al consumo, quando potrebbero essere più efficacemente utilizzate per finanziare attività strutturate e sostenibili o iniziative d’impresa. Questo percorso presuppone però programmi di educazione finanziaria e di educazione al risparmio nel nostro Paese, oltre alla costruzione di reti tra operatori, finanziari e non, presenti nei Paesi d’origine e di destinazione.
Un’ulteriore riflessione potrebbe sorgere sulla modalità di collegamento tra lo strumento del microcredito con gli attori del settore privato nel contesto delle comunità vicine ad aree di importanti investimenti industriali o in cui si realizzino delle grandi opere (es: Eni in Mozambico). Si potrebbe incoraggiare la partecipazione del settore privato a sostegno del fondo per il microcredito a favore di micro capitalizzazioni o ipotizzare un nuovo e più efficace utilizzo delle compensazioni (offset). Si auspica inoltre una Convenzione tra Maeci e ENM per l’adozione di strumenti di micro-assicurazione per le micro-imprese beneficiarie di microcredito o di micro-equity. Fondi di finanziamento
Alcune riflessioni potrebbero essere condotte anche a proposito dei modelli di funding per i programmi di microcredito, valorizzando la componente mista pubblico-privata, con l’intento di individuare: (i) canali alternativi di finanziamento, (ii) forme efficaci di finanziamento a componente mista pubblico-privato, (iii) forme innovative di finanza strutturata da applicare ai finanziamenti provenienti da grandi donatori internazionali, banche multilaterali di sviluppo, governi nazionali e istituzioni europee.
Risulta inoltre essenziale sostenere gli strumenti che facilitano la cooperazione pubblico-privata nell’ambito degli investimenti che generano un impatto socio-economico e ambientale positivo (impact investing), di cui il microcredito è espressione rilevante.
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TAVOLO 8 - NORMATIVA: MICROCREDITO E MICROASSICURAZIONI
< >Silvio Traversa | Presidente
< >Paolo De Ioanna | Consiglio di Stato | Discussant
< >Pietro Negri | ANIA,
< >Fabrizio Santoboni | Sapienza, Università di Roma, Giovanni Sanga | deputato,
< >Orazio Sorece | SI.NA.L.P,
< >Cristiano Verzaro | Looking for value | Concept note
II contesto di riferimento
Il monitoraggio condotto dall’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) sulle iniziative di microcredito attive in Italia ha permesso di stimare che, nel periodo 2011-2014, gli utilizzatori dello strumento sono stati oltre 34.000, suddivisi tra una maggioranza (59%) che ha ottenuto un prestito socio-assistenziale ed una minoranza (41%) che ha conseguito un microcredito produttivo, vale a dire un sostegno creditizio più consistente per l’avvio o il consolidamento di microattività o di forme autonome di autoimpiego. Nello stesso periodo, ammontano ad oltre 370 milioni di euro le risorse complessivamente anticipate agli utenti di microcredito.
Emerge, poi, sempre sulla base di evidenze empiriche nell’ambito del monitoraggio, che ciascun beneficiario di microcredito produttivo sviluppa un effetto leva di 2,43 occupati.
Si rileva, poi, relativamente all’anno solare 2014, che sono stati erogati circa 11.500 microcrediti, per un ammontare complessivo di 147 milioni di euro, che hanno generato 13.800, che - aggiunti ai 20.220 del triennio 2011-2013 - danno un totale complessivo di oltre 34.000 posti di lavoro.
Nel 2014, in Italia, i microcrediti accordati hanno avuto, nella metà dei casi (5.734), una finalità sociale, intervenendo per l’inclusione di persone in condizione di particolare vulnerabilità e, nell’altra metà dei casi (5.694), una finalità produttiva, sostenendo l’avvio o l’esercizio di un’attività di lavoro autonomo o di microimpresa. A fronte di questo dato, si segnala come la domanda esplicita di microcredito sia in significativo incremento, sebbene non trovi corrispondente soddisfazione; infatti, il rapporto tra microcrediti concessi e domande valutate, vale a dire il tasso di soddisfazione della domanda di microcredito, è significativamente diverso se si considera una finalità o l’altra: in ambito sociale si riesce a soddisfare il 71% delle richieste, mentre in ambito produttivo solo il 32% dei richiedenti ottiene una risposta positiva. Housing, microleasing, microassicurazione
Sulla scorta di quanto rappresentato, appare plausibile una costante e sostenuta tendenza all’aumento dei volumi richiesti, cui si accompagnerà - presumibilmente ed auspicabilmente - la domanda di ulteriori prodotti di microfinanza.
Infatti, negli ultimi due anni, l’ENM ha sviluppato – operando in sinergia con ABI, ANIA, ASSILEA e altre diverse istituzioni estere - specifici modelli e approfondimenti sui prodotti di microfinanza, quali in particolare quelli riguardanti la microassicurazione, il microleasing e l’housingmicrofinance. Il Fondo centrale di garanzia
Ulteriore energia per lo sviluppo della microimpresa giunge ora dal Decreto di modifica del Decreto Ministeriale 24 dicembre 2014, in attuazione del Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201, art. 39 comma 7-bis, che prevede che una quota delle disponibilità finanziarie del Fondo centrale di garanzia a favore delle piccole e medie imprese sia riservata ad interventi di garanzia in favore del microcredito di cui all’articolo 111 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. Sono possibili, inoltre, operazioni realizzate a valere su sezioni speciali del fondo, incrementate da soggetti pubblici e privati e istituzioni nazionali ed europee, attraverso convezioni realizzate dall’Ente Nazionale per il Microcredito. Perché abbinare l’assicurazione al microcredito
La possibilità di prevedere soluzioni in abbinamento tra microcredito e assicurazione consentirebbe di perseguire indiscutibili vantaggi tanto dal lato della domanda, tanto dal lato dell’offerta.
Per quanto riguarda il primo versante (domanda), la presenza di una copertura assicurativa sul finanziamento e/o a copertura dei rischi della microimpresa dovrebbe essere in grado di garantire, in linea di principio, un più agevole accesso al credito, in termini sia di costo, sia di ammontare. Tale circostanza garantirebbe indiscutibili riflessi positivi anche sul lato offerta, poiché una minore rischiosità delle operazioni di microcredito potrebbe fungere da volano per il consequenziale ampliamento della platea dei potenziali beneficiari di microfinanziamenti, con ovvie esternalità positive di valenza «sociale» per tutti gli stakeholders. Le peculiarità dell’assicurazione «a servizio delle fasce deboli» della società
Le soluzioni assicurative in abbinamento ai prodotti di microcredito consentono il perseguimento di diverse finalità:
- abbattimento del rischio di «default» dei soggetti affidati;
- compartecipazione (almeno) parziale al pagamento del premio (come già avviene, ad esempio, nel settore dell’agricoltura) tramite fondi pubblici, nazionali o locali, e fondi comunitari;
- elevati ritorni «sociali» per tutti i soggetti coinvolti;
- maggiore consapevolezza delle aree di rischio cui si è esposti;
- possibilità di check-up sui rischi e di assistenza per la pianificazione dei bisogni assicurativi. In questa ottica sembra opportuno riconoscere in modo esplicito nell’ordinamento, in parallelo con quanto già avvenuto con la figura del micro credito, anche la figura della micro assicurazione, la cui causa giuridica e sfera di operatività risulterebbero connesse alla esistenza di una operazione parallela, riconducibile all’area della prima figura. Micro credito e micro assicurazione verrebbero così a costituire un binomio sul quale si può esercitare l’azione di sostegno di risorse pubbliche dirette ad abbassare il costo degli interessi e/o del mini premio. Profili normativi
Al fine di contribuire ad un consistente incremento nel nostro paese delle disponibilità finanziaria in favore del microcredito e tenuto conto che secondo le rilevazioni ufficiali la consistente devoluzione di fondi della Banca centrale europea al sistema bancario italiano non si è tradotta in un significativo incremento delle concessioni di credito al sistema delle imprese così come delle famiglie, potrebbe pensarsi ad un possibile vincolo di destinazione per le banche di una piccola parte (ad esempio l’uno per mille) di tali finanziamenti verso il microcredito, specie quello produttivo, così da incrementarne l’offerta disponibile, sicuramente inadeguata rispetto alla domanda.
prospetta poi l’opportunità in analogia a quanto avviene per il microcredito dell’eventuale definizione della microassicurazione per delinearne ambiti, modalità ed effetti in sé ed in connessione con i progetti di microcredito cui afferiscono. Ed è noto che secondo l’Autorità di vigilanza internazionale (IAIS) la microassicurazione non differisce da quella ordinaria se non sotto il seguente triplice aspetto: a) ridotta dimensione del premio; b) ridotta copertura offerta; c) tipologia dei soggetti beneficiari generalmente qualificati come a basso reddito.
In attesa di un auspicabile intervento di normativa primaria può fin d’ora prospettarsi l’ipotesi di un collegamento tra microcredito e microassicurazione che abbia natura volontaria e si traduca in sede di istruttoria delle domande di concessione di microcredito in consistente priorità di concessione per quei soggetti che si dichiarino disponibili a sottoscrivere una polizza abbinata alla realizzazione di quel determinato progetto di microcredito. Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
Il contesto di riferimento
Il monitoraggio condotto dall’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) sulle iniziative di microcredito attive in Italia ha permesso di stimare che, nel periodo 2011-2014, gli utilizzatori dello strumento sono stati 34.029, suddivisi tra una maggioranza (59%) che ha ottenuto un prestito socio-assistenziale ed una minoranza (41%) che ha conseguito un microcredito produttivo, vale a dire un sostegno creditizio più consistente per l’avvio o il consolidamento di microattività o di forme autonome di autoimpiego. Nello stesso periodo, ammontano ad oltre 370 milioni di euro le risorse complessivamente anticipate agli utenti di microcredito.
Emerge, poi, sempre sulla base di evidenze empiriche nell’ambito del monitoraggio, che ciascun beneficiario di microcredito produttivo sviluppa un effetto leva di 2,43 occupati e si rileva, che nell’anno 2014, sono stati erogati circa 11.500 microcrediti, per un ammontare complessivo di 147 milioni di euro, che hanno generato 13.836 nuovi posti di lavoro, che - aggiunti ai 20.220 del triennio 2011-2013 - danno un totale complessivo di 34.056.
Si osserva altresì che nel 2014, in Italia, i microcrediti accordati hanno avuto, nella metà dei casi (5.734), una finalità sociale, intervenendo per l’inclusione di persone in condizione di particolare vulnerabilità e, nell’altra metà dei casi (5.694), una finalità produttiva, sostenendo l’avvio o l’esercizio di un’attività di lavoro autonomo o di microimpresa. A fronte di questo dato, si segnala come la domanda esplicita di microcredito sia in significativo incremento, sebbene non trovi corrispondente soddisfazione; infatti, il rapporto tra microcrediti concessi e domande valutate, vale a dire il tasso di soddisfazione della domanda di microcredito, è significativamente diverso se si considera una finalità o l’altra: in ambito sociale si riesce a soddisfare il 71% delle richieste, mentre in ambito produttivo solo il 32% dei richiedenti ottiene una risposta positiva. Housing microfinance, microleasing, microassicurazione
Sulla scorta di quanto rappresentato, appare plausibile una costante e sostenuta tendenza all’aumento dei volumi richiesti, cui si accompagnerà - presumibilmente ed auspicabilmente - la domanda di ulteriori prodotti di microfinanza. Infatti, negli ultimi due anni, l’ENM ha sviluppato – operando in sinergia con ABI, ANIA, ASSILEA e altre diverse istituzioni estere - specifici modelli e approfondimenti sui prodotti di microfinanza, quali in particolare quelli riguardanti la microassicurazione, il microleasing e l’housing microfinance. Il Fondo centrale di garanzia
Ulteriore energia per lo sviluppo della microimpresa giunge ora dal Decreto del 18 marzo 2015 (in G.U. n. 107 dell’11/05/2015), di modifica del Decreto Ministeriale 24 dicembre 2014 che dà attuazione al Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201, art. 39 comma 7-bis, il quale prevede che una quota delle disponibilità finanziarie del Fondo centrale di garanzia a favore delle piccole e medie imprese sia riservata ad interventi di garanzia in favore del microcredito, la cui fattispecie è disciplinata dall’articolo 111 del Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. Sono possibili, inoltre, operazioni realizzate a valere su sezioni speciali del Fondo, incrementate da soggetti pubblici e privati e istituzioni nazionali ed europee, attraverso convezioni realizzate dall’Ente Nazionale per il Microcredito. Criticità
Se, come osservato, in ambito produttivo solo il 32% dei richiedenti ottiene una risposta positiva, l’area critica sulla quale appare utile convogliare risorse e proposte si colloca nella valutazione economico finanziaria della iniziativa: il nesso micro credito - micro assicurazione e la semplificazione procedurale appaiono come i due profili su cui è utile lavorare. Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Perché abbinare l’assicurazione al microcredito
La possibilità di prevedere soluzioni in abbinamento tra microcredito e assicurazione consentirebbe di perseguire indiscutibili vantaggi tanto dal lato della domanda, tanto dal lato dell’offerta. Per quanto riguarda il primo versante (domanda), la presenza di una copertura assicurativa sul finanziamento e/o a copertura dei rischi della microimpresa dovrebbe essere in grado di garantire, in linea di principio, un più agevole accesso al credito, in termini sia di costo, sia di ammontare. Tale circostanza garantirebbe indiscutibili riflessi positivi anche sull’altro versante (offerta), poiché una minore rischiosità delle operazioni di microcredito potrebbe fungere da volano per il consequenziale ampliamento della platea dei potenziali beneficiari di microfinanziamenti, con ovvie esternalità positive di valenza «sociale» per tutti gli stakeholders. Le peculiarità dell’assicurazione «a servizio delle fasce deboli» della società
Le soluzioni assicurative in abbinamento ai prodotti di microcredito consentono il perseguimento di diverse finalità:
- abbattimento del rischio di «default» dei soggetti affidati;
- compartecipazione (almeno) parziale al pagamento del premio (come già avviene, ad esempio, nel settore dell’agricoltura) tramite fondi pubblici, nazionali o locali, e fondi comunitari;
- elevati ritorni «sociali» per tutti i soggetti coinvolti;
- maggiore consapevolezza delle aree di rischio cui si è esposti;
- possibilità di check-up sui rischi e di assistenza per la pianificazione dei bisogni assicurativi. In questa ottica sembra opportuno riconoscere in modo esplicito nell’ordinamento, in parallelo con quanto già avvenuto per il microcredito, anche la figura della microassicurazione. Microcredito e microassicurazione potrebbero così costituire un binomio sul quale si può esercitare l’azione di sostegno di risorse pubbliche dirette ad abbassare il costo del finanziamento e/o del «mini» premio. Profili normativi
Al fine di contribuire ad un consistente incremento nel nostro paese delle disponibilità finanziarie in favore del microcredito e tenuto conto che secondo le rilevazioni ufficiali la consistente devoluzione di fondi della Banca centrale europea al sistema bancario italiano non si è tradotta in un significativo incremento delle concessioni di credito al sistema delle imprese così come delle famiglie, potrebbe pensarsi ad un possibile vincolo di destinazione per le banche di una quota, anche minima, di tali finanziamenti verso il microcredito, specie quello produttivo, così da incrementarne l’offerta disponibile, sicuramente inadeguata rispetto alla domanda.
Si prospetta poi l’opportunità, in analogia a quanto avvenuto per il microcredito, che la definizione della microassicurazione delinei ambiti, modalità ed effetti in sé ed in connessione con i progetti di microcredito cui afferiscono. Ed è noto che secondo l’Autorità di vigilanza internazionale (IAIS) la microassicurazione non differisce da quella ordinaria se non sotto il seguente triplice aspetto: a) ridotta dimensione del premio; b) ridotta copertura offerta; c) tipologia dei soggetti beneficiari generalmente qualificati come a basso reddito.
Naturalmente, vista anche la specificità dello strumento assicurativo qui considerato, sarebbe auspicabile e necessaria una significativa semplificazione degli adempimenti burocratici richiesti per la sua distribuzione nel mercato di riferimento, in conformità ad un criterio di ragionevole proporzionalità.
In attesa di un opportuno intervento di normativa primaria, può fin d’ora prospettarsi l’ipotesi di un collegamento tra microcredito e microassicurazione che abbia natura volontaria e si traduca in sede di istruttoria delle domande di concessione di microcredito in consistente priorità di concessione per quei soggetti che si dichiarino disponibili a sottoscrivere una polizza abbinata alla realizzazione di quel determinato progetto di microcredito.
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< >TAVOLO 9 - MICROFINANZA PER LO SVILUPPO RURALE IN ITALIA E IN EUROPA
< >Nunzia De Girolamo < >Discussant | Presidente
Giuseppe Blasi | MIPAAF,
Raffaele Borriello | MIPAAF\ISMEA,
Alessandro Cardente | La Buona Terra,
Carla Cavallini | Rete d’infomazione Europe Direct dell’Unione europea,
Carlo De Angelis | Forum nazionale dell’agricoltura sociale - Coop. Agricoltura Capodarco,
Enzo Patierno | Università La Sapienza di Roma,
Riccardo Petrocca | Looking for Value Srl, Claudio Tagliaferro | Isfol | Concept note
Il settore agricolo europeo è stato, fin dagli anni ’60 del secolo scorso, ampiamente sovvenzionato attraverso la PAC - Politica Agricola Comune dell’Unione europea, al punto tale che in alcuni periodi l’incidenza della spesa a sostegno del comparto ha raggiunto punte del 74% del bilancio Ue. Negli ultimi decenni tale sostegno si è esteso a favore di veri e propri interventi di sviluppo rurale.
Il nuovo corso delle politiche dell’Unione europea avviate dal Presidente Juncker pone, tra l’altro, l’accento su forme di sostegno pubblico europeo basate non più solo sul sistema delle sovvenzioni, ma sugli strumenti finanziari.
Secondo il Regolamento Ue 966 del 2012 per “strumenti finanziari” sono da intendersi le misure di sostegno finanziario dell’Unione fornite a titolo complementare dal bilancio per conseguire uno o più obiettivi strategici specifici dell’Ue. Tali strumenti possono assumere la forma di investimenti azionari o quasi-azionari, prestiti o garanzie, o altri strumenti di condivisione del rischio, e possono, essere associati a sovvenzioni.
Gli strumenti finanziari possono essere sempre più preziosi per moltiplicare l’effetto dei fondi dell’Ue qualora questi ultimi vengano messi in comune con altri fondi e comportino un effetto moltiplicatore. Tuttavia gli strumenti finanziari non possono essere assimilati a servizi o sovvenzioni e dovrebbero essere utilizzati solo a condizioni molto rigorose, in modo tale da evitare rischi finanziari e rischi di distorsioni di mercato contrarie alla normativa in materia di aiuti di Stato.
Per questo è sempre necessaria una valutazione ex ante che dimostri la loro maggiore efficacia per il conseguimento degli obiettivi strategici dell’Unione rispetto ad altre forme di finanziamento dell’Unione, comprese le sovvenzioni.
Da tale processo non è escluso il mondo agricolo e rurale, ricerca agricola, agro-alimentare e forestale incluse (in linea con il Partenariato Europeo per l’Innovazione - PEI - in materia di Produttività e sostenibilità dell’agricoltura, lanciato dalla Commissione europea il 29 febbraio 2012) per il quale è stato proposto congiuntamente da Commissione europea e Banca europea degli investimenti, un nuovo pacchetto di strumenti finanziari a seguito della firma di un memorandum d’intesa tra le due istituzioni Ue, il 14 luglio 2014.
Inoltre con il Regolamento Ue 1303/2013 sulle disposizioni comuni ai fondi strutturali e d’investimento europeo (SIE) al Titolo IV si ribadisce che tali fondi possono intervenire per sostenere strumenti finanziari, anche quando sono organizzati attraverso fondi di fondi. Gli strumenti finanziari vengono attivati per sostenere investimenti che si prevede siano finanziariamente sostenibili e non diano luogo a un finanziamento sufficiente da fonti di mercato. Il sostegno di strumenti finanziari è basato sempre su una valutazione ex ante che abbia fornito evidenze sui fallimenti del mercato o condizioni di investimento non ottimali, nonché su livelli e ambiti in cui sia riscontrata chiara necessità di investimenti pubblici.
Tocca ora dunque agli Stati Ue e alle Regioni adattare e utilizzare questo modello per creare i propri strumenti finanziari, come fondi di garanzia, equity o fondi di rotazione o altri e inserirli come nuova misura nei propri Programmi di sviluppo rurale, a garanzia di prestiti destinati a investimenti o altre attività. Una possibilità, questa, ancora poco sfruttata dalle Autorità nazionali e regionali, stando alle bozze dei nuovi Programmi di sviluppo rurale ancora in discussione a Bruxelles per il periodo 2014-2020.
Un Programma di sviluppo rurale che non prevede sin dal suo esordio strumenti finanziari debitamente giustificati da una valutazione ex ante, può essere eventualmente successivamente modificato per favorirne l’introduzione, previa approvazione del competente Comitato di Sorveglianza.
La necessità di investire nelle economie rurali Ue è enorme, mentre gli aiuti pubblici sono limitati da risorse finanziarie scarse e quello di cui c’è bisogno quindi è una maniera intelligente di usare i soldi pubblici, per attrarre investitori privati e sbloccare investimenti. Si tratta dunque di nuovi strumenti e nuove possibilità, ma partendo dalle risorse Ue già stanziate per la programmazione delle politiche di sviluppo rurale 2014-2020. Premessa e Criticità
Gli attori dell’economia rurale non sempre trovano facile accesso al credito. Il più delle volte le banche sono riluttanti a concedere prestiti alle aziende agricole e ad altre imprese rurali, specialmente a quelle più piccole, poiché considerato rischioso. Quindi, le condizioni per ottenere un prestito diventano sempre più difficili e talvolta impossibili per assenza di garanzie che non si è in grado di fornire o per tassi di interesse che non ci si può permettere.
Gli aiuti erogati prevalentemente nella forma di sovvenzioni a fondo perduto. Una delle maggiori difficoltà riscontrate nel panorama italiano è rappresentata dalla necessità di possedere delle fideiussioni bancarie per poter presentare la richiesta di anticipo del contributo. Inoltre, il contributo ottenuto il più delle volte non garantisce una copertura integrale del fabbisogno di capitale oppure prevede una parte del contributo in anticipo e la restante parte a saldo. Tale struttura che caratterizza i contributi rende necessario l’apporto di fondi da parte di una controparte bancaria per completare l’attività di investimento. Il sistema di sovvenzioni erogate attraverso i Programmi di sviluppo rurale non sempre è rispondente alle necessità e alle reali capacità delle imprese più piccole o quelle presenti nelle aree più marginali, come ad esempio nei territori di montagna o insulari. Inoltre i beneficiari delle sovvenzioni erogate attraverso i PSR appartengono sempre a categorie ben definite e alcuni attori dello sviluppo locale possono risultare soggetti non ammissibili (es. cooperative sociali). Viceversa non in tutti i casi il microcredito può essere adatto allo sviluppo rurale. Esistono, infatti, molte storie di successo rese possibili dagli strumenti di sovvenzionamento esistenti, come ad es. la Misura 121 o l’OCM vino.
Occorre porre particolare attenzione al concetto di produttore agricolo, del settore primario e distinguerlo da soggetti che trasformano semplicemente prodotti agricoli o vendono alimenti.
Nella programmazione 2007-2013 strumenti finanziari a supporto dello sviluppo rurale sono stati messi a punto solo in 7 paesi Ue - tra cui l’Italia attraverso ISMEA - su 28.
Laddove sono stati introdotti si sono riscontrate numerose difficoltà, soprattutto nell’avviamento e nella definizione dei destinatari effettivi, con gravi rischi di disimpegno dei fondi.
L’attuale struttura della programmazione europea dello sviluppo rurale è troppo rigida e non vi sono misure specifiche che includano forme come il microcredito o la microassicurazione, sebbene l’Obiettivo Tematico 6, preveda la lotta alla povertà e all’esclusione sociale nelle aree rurali.
Nessun venture capital è stato messo a punto, ma solo fondi di garanzia.
I risultati sono deboli, e scarso si è rivelato l’interesse rispetto agli strumenti finanziari, tant’è che un Rapporto della Corte dei Conti Ue in materia analizza questi fatti.
Un altro aspetto importante da considerare è relativo agli strumenti di protezione dei produttori agricoli dai rischi di mercato nonché quelli climatici e ambientali. In particolare, si riscontrano in Italia le seguenti criticità:
- mancata estensione delle coperture assicurative ad aziende mai assicurate prima
- scarsa diffusione di coperture assicurative di tipo catastrofale (soglia e franchigia applicate all’intera produzione aziendale) con costi assicurativi ridotti;
- assenza di significative sinergie, finalizzate alla stabilizzazione del reddito complessivo, tra coperture assicurative contro le avversità atmosferiche e altre modalità di gestione del rischio;
- elevato fabbisogno contributivo. Nella programmazione 2014-2020 solo 7 paesi Ue su 28 hanno previsto il ricorso a strumenti finanziari fin dall’inizio della programmazione per un valore complessivo tra i 340 e i 376 milioni di euro.
La valutazione ex-ante preliminare e obbligatoria comporta un processo di adozione lungo e complesso, perché deve toccare tutte le priorità e le focus area di un Programma di sviluppo rurale.
Sovvenzioni vs strumenti finanziari?
Va posta attenzione in tema di aiuti di Stato e di de minimis. Sarebbe possibile un accantonamento sul microcredito? Mancano le risorse nazionali. Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
In questo contesto potrebbero trovare ampio spazio e rappresentare valide soluzioni gli strumenti di microcredito, microfinanza, microassicurazione e microleasing. In particolare si propone come esercizio preparatorio alla Programmazione post-2020 delle risorse Ue per lo sviluppo rurale, alcune azioni pilota:
- realizzazione di una analisi comparata dei Programmi di sviluppo rurale delle diverse Regioni e Provincie Autonome italiane per verificare l’esistenza di Misure eventualmente meglio finanziabili attraverso strumenti di microcredito e microfinanza e/o la fattibilità di una loro eventuale attivazione;
- lancio di un Focus Group a livello europeo nell’ambito del Partenariato Europeo per l’Innovazione (PEI) in materia di Produttività e sostenibilità dell’agricoltura (ovvero di Gruppi o Operativi per l’Innovazione - GOI a livello regionale italiano) sull’utilizzo degli strumenti finanziari, di microcredito e di microfinanza quali strumenti innovativi per il settore agricolo e lo sviluppo rurale, in grado di contribuire alla creazione di un servizio di advisory e guidance, capace di offrire un servizio di assistenza multiregionale;
- collaborazione tra l’Ente Nazionale per il Microcredito, la Rete Rurale Nazionale (RRN) e ISMEA per promuovere la creazione di reti capaci di favorire lo scambio, la diffusione e la veicolazione delle buone pratiche a livello regionale, nazionale ed internazionale in materia di microcredito e microfinanza per lo sviluppo rurale;
- partecipazione dell’Ente Nazionale per il Microcredito ai tavoli tecnici promossi dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, affinché lo stesso ENM possa promuovere in seno alle stesse politiche gli strumenti della microfinanza, in particolare attraverso la RRN e ISMEA; il MIPAAF a sua volta potrebbe farsi promotore e garante presso la Conferenza Stato-Regioni dell’introduzione dello strumento di microcredito in Italia a favore del mondo agricolo e rurale;
- analisi delle possibilità offerte dall’ex-FAS, ora Fondo di Coesione, strumento che sarà rifinanziato a livello nazionale nel 2017;
- avvio di un dialogo con il settore dei Confidi - consorzi di garanzia collettivi dei fidi (prestano garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti) e in particolare con i consorzi Agrifidi presenti sul territorio nazionale oltre che con il comparto assicurativo agricolo;
- avvio di un dialogo con i Gruppi d’Azione Locale (GAL) LEADER sulla possibile integrazione di strumenti di microfinanzia tra quelli utilizzabili nella realizzazione delle loro Strategie di Sviluppo Locale; avvio di un dialogo con i CAA – Centro di Assistenza Agricola presenti su tutto il territorio nazionale al fine di promuovere lo strumento del microcredito;
- realizzazione di programmi di formazione e capacity building in grado di incentivare l’utilizzo di programmi di microfinanza e microcredito a sostegno dello sviluppo rurale e di formare una rete di advisor specializzati;
- realizzazione di programmi di divulgazione ed informazione degli strumenti finanziari a disposizione per ciascun segmento del settore dell’agricoltura;
- realizzazione di programmi di microfinanza rurale attraverso la costituzione di fondi rotativi e/o di garanzia, elaborati sulla base delle differenti specificità territoriali. Realizzazione di programmi di sostegno allo sviluppo rurale contenenti prodotti di microcredito, microassicurazioni e microleasing:
- creazione di uno strumento di accompagnamento con aiuto in regime de minimis in conto capitale o interesse per un massimo di 15.000 euro (sul modello della ex Legge Sabatini);
- creazione di uno strumento di pre-start-up finanziabile attraverso il microcredito, che abbia funzione di supporto e preparazione al primo insediamento in agricoltura per i giovani;
- creazione di uno strumento finanziabile attraverso il microcredito per la ristrutturazione dei debiti in tempi di crisi e per l’intercettazione dei bisogni in termini di capitale circolante ad integrazione degli strumenti finanziari esistenti. Costituzione di tavoli di lavoro tra istituzioni, enti ed esperti del settore agricolo con i rappresentanti del settore bancario, fondi pensione e assicurazioni al fine di poter definire dei piani di intervento congiunti e integrati:
- creazione di strumenti finanziari ed assicurativi che intercettino la domanda;
- condivisione di modelli di valutazione dei rischi specifici del settore agricolo e definizione di percorsi di capacity building per gli operatori dell’offerta di strumenti finanziari.
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