Il progetto PRO-CCS: rafforzare il Settore Culturale e Creativo attraverso la formazione professionale
Il progetto PRO-CCS: rafforzare il Settore Culturale e Creativo attraverso la formazione professionale
Centro Studi ENM
L’Ente Nazionale per il Microcredito, in qualità di capofila di una partenariato composto da cinque organizzazioni provenienti da Belgio, Bulgaria, Italia e Germania, ha avviato nel 2022 il progetto “ProCCS - Promoting entrepreneurship and access to finance in the Cultural and Creative Sector”, finanziato a valere sulle risorse del programma europeo Erasmus + 2021, Round 1 - Key Action 220-VET - Cooperation partnerships in vocational education and training | Lot 2: Vocational Education and Training.
Il progetto mira a supportare il Settore Culturale e Creativo (CCS) nel suo complesso, rafforzando le competenze dei professionisti attivi nel settore, collegando i professionisti CCS con il mondo delle imprese e della microfinanza e supportando gli imprenditori culturali nell’implementazione e nel finanziamento delle loro idee di business. In particolare, quali obiettivi specifici, il progetto intende:
- creare una comunità europea di mentor specializzati nel fornire formazione e tutoraggio online ai professionisti attivi nel settore culturale e creativo;
- supportare lo sviluppo del senso di iniziativa economica, delle capacità manageriali e imprenditoriali dei professionisti del CCS;
- sostenere la nascita di idee di microimpresa nel CCS e facilitare l’accesso al credito e alle altre opportunità di finanziamento;
- fornire agli intermediari finanziari le competenze chiave per una migliore comprensione delle peculiarità dei settori culturali e creativi, superando la tradizionale sfiducia del settore imprenditoriale verso quello CCS;
- supportare gli intermediari finanziari nella migliore comprensione delle specificità e peculiarità del settore CCI e rafforzare la loro consapevolezza sul potenziale economico del settore stesso.
Un Settore Culturale e Creativo robusto e resiliente, in grado di applicare conoscenze, creatività e talenti al fine di generare ricchezza economica, rappresenta infatti per l’Italia la possibilità di una forte spinta alla ripresa del sistema Paese.
In termini economici, il CCS contribuisce a una crescita superiore alla media e crea posti di lavoro, in particolare per i giovani, rafforzando contemporaneamente la coesione sociale. Per questi motivi, gli investimenti nel settore e la possibilità di accedere a essi sono fondamentali per il suo sostegno e la sua innovazione.
IL SETTORE CULTURALE E CREATIVO IN ITALIA: UNA PANORAMICA
Definizione e classificazione ufficiale delle imprese culturali e creative in Italia
In Italia, l’unica definizione normativa di imprese culturali e creative è contenuta nell’art. 1, comma 57 (secondo periodo) della legge 27/12/2017, n. 205 (Legge di Stabilità 2018). Il testo della definizione è il seguente:
“Sono imprese culturali e creative le imprese o i soggetti che svolgono attività stabile e continuativa, con sede in Italia o in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno degli Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo, purché siano soggetti passivi di imposta in Italia, che hanno quale oggetto sociale, in via esclusiva o prevalente, l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni, servizi e opere dell’ingegno inerenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, alle arti applicate, allo spettacolo dal vivo, alla cinematografia e all’audiovisivo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei nonché’ al patrimonio culturale e ai processi di innovazione ad esso collegati”.
Per il riconoscimento della qualifica di impresa culturale e creativa e per la definizione dei prodotti e servizi culturali e creativi, il comma successivo prevedeva l’emanazione di un decreto interministeriale MISE-MIBAC, previa intesa in Conferenza Stato-regioni e parere parlamentare, che sarebbe dovuto essere adottato entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. Tale decreto non è stato emanato.
Nell’audizione programmatica davanti alla VII Commissione della Camera e alla 7^ Commissione del Senato del 10 luglio 2018, il Ministro per i beni e le attività culturali aveva fatto presente che occorreva inquadrare il decreto attuativo all’interno di un complessivo intervento di sostegno al settore.
Una comparazione con l’approccio europeo
Nel Libro Verde della Commissione Europea “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare”, l’approccio adottato è piuttosto ampio ed è basato sulle seguenti definizioni di lavoro:
- Le “industrie culturali” sono le industrie che producono e distribuiscono beni o servizi che, quando vengono concepiti, sono considerati possedere un carattere, un uso o uno scopo specifici che incorporano o trasmettono espressioni culturali, quale che sia il loro valore commerciale. Oltre ai settori tradizionali delle arti (arti dello spettacolo, arti visive, patrimonio culturale - compreso il settore pubblico), questi beni e servizi comprendono anche i film, i Dvd e i video, la televisione e la radio, i giochi video, i nuovi media, la musica, i libri e la stampa. Questo concetto è definito in relazione alle espressioni culturali nel contesto della convenzione UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (2005).
- Le “industrie creative” sono le industrie che utilizzano la cultura come input e hanno una dimensione culturale, anche se i loro output hanno un carattere principalmente funzionale. Comprendono l’architettura e il design, che integrano elementi creativi in processi più ampi, e sottosettori come il design grafico, il design di moda o la pubblicità. A un livello più periferico, molti altri settori, tra l’altro quelli del turismo e delle nuove tecnologie, si basano sulla produzione di contenuti per il loro sviluppo e sono quindi in certa misura interdipendenti con le industrie culturali e creative. Questi settori non sono compresi esplicitamente nel concetto di industrie culturali e creative utilizzato in questo Libro verde.
Tuttavia poiché la maggior parte delle attività rientra in entrambe le definizioni, esse vengono spesso utilizzate come sinonimi. Quindi, anche se le definizioni differiscono di poco, gli effetti di questi cambiamenti possono influenzare in modo significativo le stime delle dimensioni delle ICC, poiché uno studio può includere o escludere interi settori con un gran numero di dipendenti e di fatturato.
A partire dagli anni Novanta è in costruzione una definizione condivisa di CCS, come riconoscimento di un settore emergente con alcuni tratti caratteristici quali il grande apporto di risorse umane, l’attitudine all’innovazione e le elevate competenze tecnico-artistiche. Questa categorizzazione è utile per includere, oltre ai settori tradizionalmente considerati parte della CCS come il teatro, la musica, le arti e così via, quelli che forniscono un valore aggiunto molto elevato come l’artigianato, il design, la moda, il marketing, la comunicazione...
Per questo motivo, è molto difficile arrivare a una definizione definitiva di cosa sia la “creatività” e di quali settori debbano essere inclusi (e possano quindi beneficiare del sostegno pubblico).
Tuttavia, possiamo osservare come una definizione emerga attraverso le politiche culturali. Nel 2022, il 3rd Investment del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in risposta alla crisi di Covid), dedica il suo terzo punto ai CCS “così come sono definiti dal Programma Cultura Creativa”, ovvero tutti i settori le cui attività si basano su valori culturali ed espressioni artistiche e altre espressioni creative individuali o collettive. Possono essere orientati al mercato o meno e comprendono architettura, archivi, biblioteche e musei, arti e mestieri, audiovisivi (compresi film, televisione, videogiochi e multimedia), patrimonio culturale materiale e immateriale, design (compreso il fashion design), festival, musica, letteratura, arti dello spettacolo (compresi teatro e danza), libri ed editoria, radio e arti visive. Se una definizione legislativa non è ancora stata stabilita, possiamo constatare che si sta costruendo attraverso l’attuazione di politiche e l’armonizzazione con la legislazione dell’UE.
Struttura imprenditoriale del sistema culturale e creativo in italiano: dimensione numerica, dati occupazionali, valore aggiunto, internazionalizzazione
Per comprendere meglio i dati sul CCS in Italia è utile avere un’idea generale delle caratteristiche principali delle sue imprese. Sono per lo più PMI, imprese individuali o liberi professionisti, sono caratterizzate da un grande tasso di innovazione (tecnologica, non tecnologica, sociale...), da un capitale umano molto elevato e si muovono facilmente tra diverse discipline e settori di applicazione. I suoi lavoratori hanno un tasso di laurea più alto rispetto agli altri, soprattutto nel settore artistico, del marketing e della comunicazione.
Il rapporto “Io sono cultura”, della fondazione Symbola (2022), fornisce un quadro in cui nel 2021 il sistema impiegava 1,5 milioni di persone (oltre 27.700 nel non profit), producendo ricchezza per 88,6 miliardi di euro, di cui 48,6 miliardi (54,9%) generati dai settori culturali e creativi (attività core) e altri 40 miliardi (45,1%) da professionisti culturali e creativi attivi in settori non strettamente culturali (creative driven). Il CCS era costituito da 270.318 imprese e 40.100 realtà del terzo settore (11,1% delle organizzazioni attive nel settore non profit).
“Io sono cultura” fornisce anche un’analisi più settoriale, dove continua la crescita del complesso videoludico italiano (ancora indietro rispetto agli altri Paesi), in particolare nel genere racing dove le aziende italiane rappresentano un’eccellenza mondiale. Un altro settore in forte crescita è quello del fumetto, protagonista assoluto del mercato librario italiano: nel 2021 si è registrato un vero e proprio boom, con 11 milioni di copie vendute per un valore di copertina di 100,245 milioni di euro (una crescita del 256% rispetto al 2019). Il settore cinematografico mostra due dinamiche diverse per produzione e distribuzione: mentre la prima cresce, soprattutto grazie all’internazionalizzazione e con un aumento dell’occupazione (le troupe cinematografiche e televisive nel 2022 passeranno da 1.600 a 2.300 settimane di riprese annue, secondo i sindacati), la sovrabbondanza di titoli fatica ad arrivare in sala. L’arrivo diretto in tv o sulle piattaforme sta indebolendo il sistema distributivo, uno dei più colpiti dalla crisi di Covid: come presentato dal rapporto annuale di Federculture “Impresa Cultura”, le variazioni nel biennio 2019-2021 della voce di spesa “servizi ricreativi e culturali” mostrano che c’è stato un vero e proprio crollo della spesa per cinema e teatri e concerti, con un -75%. Forte, ma più contenuto, è stato il calo della spesa per musei, parchi, giardini (-26,6%).
Per superare queste criticità, “Io sono cultura” osserva che il settore cerca, da un lato, sempre più la strada dell’internazionalizzazione, ma rilegge allo stesso tempo anche la crescente domanda di contenuti culturali e creativi a favore di un maggior senso di prossimità e autenticità: questo spiega il successo di casi come le radio regionali che vedono crescere gli ascolti grazie alla valorizzazione della musica a km0, o il moltiplicarsi delle iniziative di promozione della lettura organizzate da librerie e biblioteche.
Il ruolo della cultura e della creatività nell’economia del Paese: il processo di creazione del valore nelle imprese culturali e creative
“Io sono cultura” mostra che nel 2021 la ricchezza prodotta dalla filiera è aumentata del 4,2% rispetto ai dati del 2020. Ancora non abbastanza per recuperare il terreno perso dal 2019: negli ultimi due anni, l’intera filiera ha registrato una performance particolarmente negativa, con un -3,4%, decisamente peggiore della media registrata dall’intera economia (-1,1%). L’occupazione nel settore si è ridotta di un ulteriore -0,6% rispetto al 2020. Nonostante le difficoltà del biennio di crisi provocata dalla diffusione del virus Covid, la filiera 12 culturale e creativa si è dimostrata fondamentale nello sviluppo del capitale umano e territoriale nazionale, con 88,6 miliardi di valore aggiunto e 1.460 milioni di occupati che, rispettivamente, rappresentano il 5,6% e il 5,8% del totale espresso dall’intera economia italiana. Il CCS ha una capacità moltiplicativa di 1,8 (per 1 euro prodotto se ne generano altri 1,8 nel resto dell’economia) che sale a 2,0 per il patrimonio storico-artistico e a 2,2 per le industrie creative. Da un punto di vista monetario, ciò significa che gli 88,6 miliardi di euro prodotti nel 2021 dall’intero CCS (comprese le istituzioni del terzo settore e la pubblica amministrazione), attivano approssimativamente altri 162,9 miliardi di euro. Pertanto, l’intera filiera culturale e creativa in senso lato è arrivata a generare un valore aggiunto di quasi 252 miliardi di euro. L’incidenza del SPCC sull’intera economia passa quindi dal 5,6% (includendo solo le attività effettivamente facenti parte del settore culturale, pubblico, privato e non profit) al 15,8% includendo l’intera filiera attivata.
IL RUOLO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE NEL PROCESSO DI RAFFORZAMENTO DEL SETTORE: IL RISULTATO 2 DEL PROGETTO “PROCCS”
Il Progetto Pro-CCS è nato come parte del programma Erasmus+ e punta a sostenere l’intero Settore Culturale e Creativo (CCS) italiano, tramite il rafforzamento delle competenze dei suoi professionisti e la loro integrazione nel settore imprenditoriale consentendo l’implementazione e il finanziamento delle loro idee imprenditoriali tramite gli strumenti propri della microfinanza. L’intero settore ha, infatti, rispetto ad altri comparti produttivi, un maggiore bisogno di sostegno e di nuove soluzioni e strumenti per affrontare la sfida rappresentata dalla doppia crisi economica in corso, legata alla pandemia e all’aumento del costo delle materie prime.
Allo stesso tempo, il progetto dedica particolare attenzione al rafforzamento delle competenze digitali, quale strumento per promuovere le attività professionali e per sfruttare le nuove opportunità di apprendimento. Lo sviluppo di nuove competenze è cruciale per i professionisti, che necessitano di un set di capacità sempre più ampio e sofisticato rispetto al passato.
Per questo motivo, il progetto persegue un vasto numero di obiettivi che vanno dalla creazione di una comunità europea di Tutors di microcredito specializzati nel fornire formazione e assistenza online, fino alla facilitazione nell’accesso al credito e varie opportunità di finanziamento. Attraverso la realizzazione di questi obiettivi, il progetto consentirà di rispondere ai bisogni dei professionisti del settore per permettere di soddisfare i loro bisogni e di valorizzare il loro potenziale economico.
Il Risultato n. 2 del progetto: “Corso di formazione per professionisti del settore culturale e creativo per l’avvio e il consolidamento di attività imprenditoriali”
Tra le azioni previste dal progetto, come accennato, particolare enfasi è posta alle attività di formazione professionale: il Risultato 2 del progetto consiste nella realizzazione di un corso online sulle tematiche dell’avvio e del management di imprese creative, indirizzato ai professionisti del settore e che consiste in un Manuale, una piattaforma interattiva online contenente videolezioni e una sezione di esercitazioni e test, nonché una vetrina di idee per la ricerca di finanziamenti.
Ai fini della stesura di un programma per il necessario corso di formazione, è stato svolto un sondaggio preliminare in modo da poter fornire servizi su misura dei bisogni dei professionisti. I 71 artisti coinvolti provenivano da tutti i Paesi partner nel progetto e includevano 25 tedeschi, 17 italiani, 14 belgi e 15 bulgari, di cui il 48% era di sesso femminile, il 41% di sesso maschile e l’11% ha preferito non rispondere. La diversità dei soggetti intervistati si estende anche alla loro età, che va dai 25 ai 70 anni, e alla loro occupazione, che spazia dal cinema e teatro, alla musica e letteratura, fino alla progettazione di videogame e al disegno di fumetti e arte digitale. Il sondaggio ha evidenziato come la microfinanza spesso svolge un ruolo secondario negli occhi di chi opera nel settore culturale e creativo: solo 3 degli intervistati hanno indicato la microfinanza come un metodo appropriato per i loro progetti, prediligendo finanziamenti pubblici, crowdfunding o sponsorizzazioni. È anche emerso un generale sottofinanziamento dei progetti creativi e culturali: il 59% degli intervistati ha indicato di realizzare i propri progetti nonostante abbia ricevuto un finanziamento pari o minore del 60%. La problematica è direttamente connessa con una difficoltà generale nella raccolta di fondi: è stato sottolineato come il dispendio di tempo che deve essere impiegato nella ricerca di finanziamenti pubblici, spesso non reca i risultati sperati, rendendolo inutile; contemporaneamente, gli artisti spesso non sanno come individuare sponsor e finanziatori adatti e come progettare un approccio adeguato. Ciò deve essere aggiunto a una burocrazia e un meccanismo di erogazione complicati, che non favoriscono la loro gestione in modo sostenibile per lunghi periodi di tempo. Altri bisogni che sono emersi all’interno del sondaggio riguardano la necessità di approfondire la conoscenza riguardante il funzionamento di una realtà aziendale – come lo sviluppo di un budget plan e come approcciare sponsor – e della gestione di tasse e marketing. Le necessità generali per i professionisti del settore culturale e creativo risultano dunque essere conoscenze e competenze di base relative al funzionamento di un’impresa in ogni suo aspetto.
Il sondaggio, evidenziando le lacune del settore culturale e creativo, ha portato alla luce la necessità di fornire uno strumento concreto per i suoi professionisti. Per questo motivo, nell’ambito del progetto Pro-CCS, l’Ente Nazionale per il Microcredito ha tenuto un corso di formazione a distanza tra il 7 e il 21 luglio per professionisti nei settori interessati. Il corso è stato programmato in modalità asincrona, in modo da poter essere fruibile in qualsiasi momento, ed è stato suddiviso in una serie di moduli con materiali dedicati ad artisti e professionisti CCS, finalizzati a supportarli nell’avvio di una nuova attività imprenditoriale o nel rafforzamento e sviluppo di un’attività già esistente e valorizzando le loro competenze all’interno dei principali trend del mercato. Parallelamente alla fruizione dei materiali formativi, in risposta alla difficoltà di accedere ai fondi, i soggetti coinvolti hanno avuto la possibilità di essere indirizzati verso gli istituti finanziari convenzionati con l’Ente per l’accesso a prestiti di microcredito a condizioni agevolate, oltre che di essere affiancati da Tutor di Microcredito che svolgono servizi di assistenza e accompagnamento nel percorso di avvio di attività imprenditoriali e di lavoro autonomo. La duplice funzionalità risponde alla finalità ultima del progetto, ovvero non solo di sostenere i professionisti culturali nella realizzazione e nel finanziamento delle loro idee imprenditoriali, colmando le lacune di competenze degli imprenditori artistici e culturali, ma anche di collegarli alle risorse economico / finanziarie disponibili, utilizzando gli strumenti propri della microfinanza.
A seguito dello svolgimento del corso di formazione, è stato realizzato un report di valutazione, riguardo all’efficacia del percorso sulla base dei feedback dei partecipanti. La maggioranza ha trovato la formazione utile, rilevante e spendibile per le loro attività creative, e generalmente i partecipanti si ritengono soddisfatti per quanto riguarda la durata del corso. Lo stesso livello dei materiali proposti durante il corso è stato apprezzato dalla maggioranza, anche se il 7% ha sottolineato il bisogno di una maggior pragmaticità e ha suggerito di incorporare nel programma una modalità “learning by doing” a ciascun modulo di insegnamento. Il corretto livello dei materiali proposti lo si evince anche dai dati acquisiti riguardo alla conoscenza tratta dal corso di formazione: la maggioranza dei partecipanti ritiene di aver acquisito conoscenze e competenze utili su marketing e storytelling come strumento per rendere un servizio o un prodotto più memorabile o intelligente. Se la maggior parte dei partecipanti sente di aver conseguito informazioni utili sugli obiettivi e sulla modalità di elaborazione di un business plan per aziende appartenenti al settore culturale e creativo, la valutazione risulta essere meno positiva riguardo alle conoscenze sulle diverse fasi che scandiscono il percorso verso l’avvio di una nuova impresa.
L’inclusione del settore creativo e culturale all’interno di una visione strategica di lungo periodo che faciliti il raggiungimento del potenziale economico dei suoi professionisti è il punto di partenza per una serie di iniziative rappresentate, tra le altre, dal corso di formazione proposto dall’Ente Nazionale per il Microcredito. La recezione positiva del progetto rappresenta un traguardo per il futuro del miglioramento e della riqualificazione delle competenze da parte di artisti, oltre che un raggiungimento positivo dell’ottica della creazione di un settore creativo e culturale robusto e resiliente.