PORTA FUTURA: DA BARI UN’OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI
Angelo Perfetti
Una volta si chiamavano centri per l’impiego, oggi la prospettiva e l’organizzazione è diversa, e guarda al futuro. Stiamo parlando dei job centre, e in particolare di quello di Bari: “Porta Futuro”, appunto. Un nome affascinante, ma sappiamo bene che le migliori idee se non hanno le gambe per muoversi restano tali. E in economia, nel mondo del lavoro, “gambe” è sinonimo di “soldi”. Quel tanto che basta per trasformare un sogno in un’impresa. Tutto facile? Neanche per idea. L’accesso tradizionale al credito deve fare i conti con le sofferenze bancarie, con la diffidenza ad erogare nuovi prestiti e – nel caso di un giovane imprenditore – con l’assenza di garanzie. Come fare dunque?
Il Comune di Bari e l’Ente Nazionale per il Microcredito hanno sottoscritto – a tale proposito - un protocollo di intesa che consentirà alla città di Bari di sperimentare, tra le prime in Italia, l’attivazione di un nuovo servizio di promozione del microcredito che sarà insediato presso il job centre Porta Futuro. Lo sportello informativo per il microcredito e l’autoimpiego fornisce un’informazione completa e puntuale sui programmi di microcredito e di incentivazione all’autoimpiego, disponibili sia a livello locale che nazionale.
Soldi, dunque. Ma cosa è davvero il microcredito? E’ uno strumento di sviluppo economico che consente a soggetti normalmente esclusi dal settore finanziario formale, l’accesso senza garanzie a sostegni economici di piccolo ammontare, finalizzati all’avvio di un’attività imprenditoriale.
Lo sportello viene inserito in rete nel più ampio contesto dei 160 sportelli presenti e già operanti sul territorio nazionale presso i Centri per l’impiego, le Camere di Commercio, le Università e altri Comuni. Gli operatori dello sportello potranno contare su una piattaforma dedicata attraverso cui rimanere sempre informati e aggiornati dall’Ente Nazionale per il Microcredito per l’attività di consulenza.
Il cittadino che si recherà allo sportello troverà informazioni puntuali sugli strumenti finanziari esistenti per l’avvio di attività autonome, sugli incentivi alle start-up locali e nazionali ma, soprattutto, troverà personale dedicato e preparato a fornire informazioni e a indirizzare i cittadini verso le opportunità finanziarie più rispondenti alle proprie esigenze. “Il Comune di Bari continua a investire sulle politiche del lavoro – spiega il sindaco Antonio Decaro – attivando tutti i canali di collaborazione istituzionali e le risorse disponibili sul mercato per favorire la mobilitazione dei giovani e delle loro competenze. E il dialogo con l’Ente Nazionale per il Microcredito e con Invitalia rientra in questo percorso di apertura della città all’utilizzo di strumenti nuovi per affrontare le side dell’occupabilità e del protagonismo giovanile. Le nuove generazioni rappresentano una sfida per le città che intendono salvaguardare il proprio capitale umano e (r)innovare il proprio tessuto urbano. E ci auguriamo che queste opportunità restituiscano maggiore fiducia a chi intende mettersi in gioco e scommettere su se stesso e sull’economia della città”.
“Siamo soddisfatti di quest’ulteriore alleanza che Porta Futuro stabilisce con l’Ente Nazionale per il Microcredito perché ci consente di rafforzare gli strumenti di risposta del job centre ai temi del lavoro e della disoccupazione giovanile – dichiara l’assessora alle Politiche del Lavoro Paola Romano – il microcredito ha una storia di successo decennale, che dimostra l’efficacia di uno strumento che promuove il valore della fiducia e una visione etica della finanza al servizio del nuovo welfare e dei nuovi bisogni sociali”.
L’accesso al lavoro dei giovani trova enormi difficoltà soprattutto nel Mezzogiorno. Il tasso di occupazione 15-29 è appena il 22,8% in Puglia nel 2016, ma con una notevole differenza tra i maschi e le donne: 27,6% i primi e solo il 17,7% le seconde. Viceversa il tasso di disoccupazione 18-29 anni è il 40,9% (i maschi 38,3% e le donne 44,8%).
I giovani non occupati e non in istruzione in età 18-29 anni sono 207.000 nel 2016, il 37,1% della popolazione della medesima fascia di età (34,9% maschi, 39,4% donne). C’è quindi una questione di accesso al lavoro dei giovani e soprattutto delle giovani donne. E’ chiaro che in questa situazione sono difficili progetti di vita forti, è difficile mettere su famiglia, i figli sono desiderati ma poi c’è uno scoraggiamento per la difficoltà a garantire un futuro degno. Ci sono politiche pubbliche nazionali e regionali che cercano di favorire l’accesso al lavoro dei giovani attraverso il sostegno alle start up di impresa, alle politiche giovanili, ad un lavoro possibilmente non precario. L’esperienza del Microcredito si colloca proprio in questo solco.
“Con il microcredito ognuno ha la possibilità di scegliere il proprio lavoro, di costruire un’ impresa, di guardare al futuro con ottimismo. – lo ha dichiarato Mario Baccini – presidente del’Ente nazionale per il Microcredito- Per questo motivo abbiamo deciso di aprire uno sportello informativo all’interno di Porta Futuro, vero collettore di attività di impresa e riferimento per la Città di Bari e l’area metropolitana. Questo per sostenere con il modello italiano la via della microfinanza e l’occupazione di quei giovani che intendono realizzarsi nel mondo del lavoro con una formazione adeguata e una idea progettuale. Con questa iniziativa si rinnova la collaborazione con la città di Bari per affermare con più forza l’economia sociale e e di mercato per la lotta alla povertà e alle esclusioni sociali e finanziarie”.
D’altronde l’imperativo categorico è “non fermarsi”. Nonostante il semestrale report europeo sull’Italia evidenzi un graduale miglioramento del mercato del lavoro, la disoccupazione di lunga durata e quella giovanile restano alte. Il tasso di disoccupazione di lunga durata è stato del 7% circa nel 2016. Il tasso di disoccupazione giovanile è del 40% circa e più di 1,2 milioni di giovani non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. L’attuazione della riforma delle politiche attive del mercato del lavoro, compreso il rafforzamento dei servizi pubblici per l’impiego, è ancora nelle prime fasi. La contrattazione a livello aziendale non è molto diffusa, il che ostacola la distribuzione efficace delle risorse e l’adeguamento delle retribuzioni alle condizioni economiche.
Sempre nel report europeo (2017, European Semester Country Report Italy) si evidenzia con chiarezza come la crisi ha colpito in modo particolarmente duro le regioni meridionali e su molti fronti persistono disparità tra regioni. Tra il 2007 e il 2014 il PIL reale nel Mezzogiorno è sceso in media dell’1,9% all’anno, mentre il calo è stato dell’1,1% nel Centro-Nord (grafico 1.4) ( 1 ). Gli investimenti nelle regioni meridionali sono calati di più del 6,5% all’anno, attestandosi nel 2014 a un livello più basso del 38% circa rispetto al livello del 2007 (mentre nel Centro-Nord il dato è pari a -27 %). Nel 2015 la ripresa del PIL reale è stata lievemente più dinamica al Sud che al Centro-Nord (+1,1% rispetto a +0,6%), nonostante un minor aumento dei consumi delle famiglie.
L’inasprimento delle condizioni di finanziamento ha colpito in modo particolare le imprese meridionali, con un più significativo deterioramento della qualità dei crediti. Nel secondo trimestre del 2016 il 40% circa dei crediti alle imprese del Sud era deteriorato, a fronte di meno del 30% nel Centro-Nord. Nel 2015 il reddito da lavoro dipendente pro capite nel Mezzogiorno è stato di 18 punti percentuali inferiore a quello del Centro-Nord, ma il divario nella produttività del lavoro è addirittura più ampio (23 punti percentuali). Ciò riflette un disallineamento a lungo termine tra il Sud e il ( Centro-Nord ) L’economia delle regioni meridionali continua ad essere maggiormente dipendente dalla spesa pubblica. Ad esempio, nel 2014 il consumo pubblico è stato pari al 32% circa del PIL nel Mezzogiorno, a fronte del 17% nel Centro-Nord. Centro-Nord in termini di dinamica dei salari e della produttività.
Le differenze del PIL pro capite sono significative a causa della minore partecipazione al mercato del lavoro e dell’elevato tasso di disoccupazione nel Sud. Questo andamento evidenzia una mancanza di resilienza e di capacità di reazione, in particolare nelle regioni meridionali. In questo quadro, è del tutto evidente che al fianco di interventi strutturali di competenza governativa – che pure sono indispensabili e insostituibili - ogni iniziativa tesa a muovere l’economia senza sprecare risorse, ma dando l’opportunità a chi non ha garanzie di poter investire su se stesso, diventa un volano per superare la stagnazione. Rimettere in moto la macchina dell’economia al Sud è il primo obiettivo, e in questo il Microcredito si pone come elemento fondamentale. Il resto sarà il mercato a dirlo.