Yisu Alla Prova Dei Fatti: La Valutazione Terza Del Progetto Che Sostiene E Supporta Autoimpiego E Autoimprenditorialità
Claudio Verzola, Gianluca Schinaia, Flavia Santia,
Sante Costantino, Niccolò Palleschi, Sara Garino
Valutare un progetto significa esaminarne i risultati conseguiti, vagliandoli in base a criteri specifici, robusti, oggettivi, che enucleino i punti di forza dello stesso, eventuali criticità, nonché suggerimenti utili per migliorarlo e affinarne penetrazione ed efficacia strategica. Yes I Start Up, il progetto di supporto all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità ingegnerizzato dall’Ente Nazionale per ilMicrocredito sotto la regia e il coordinamento di ANPAL, ha superato con ottimi risultati anche questa prova.
Ne parla Silvia Ciampi, Coordinatrice del Gruppo di Valutazione Progetto Yes I Start Up – Formazione per l’avvio di impresa.
Un primo elemento imprescindibile è quello della terzietà: “chi valuta”, esordisce la Dottoressa Ciampi, “deve essere indipendente funzionalmente da chi disegna, attua e gestisce una politica o progetto”. Per questo in ANPAL le strutture di ricerca che effettuano la valutazione sono svincolate dall’autorità di gestione e riferiscono direttamente ai vertici.
La valutazione di Yes I Start Up – progetto riconosciuto “best practice” dall’Unione Europea e ora oggetto di un caso studio anche da parte dell’OCSE – si è svolta nell’ambito di un quadro normativo di livello europeo, ed è stata finalizzata a produrre “conoscenza in merito all’implementazione della policy, dei risultati, dei prodotti e dell’impatto”. Scopo della valutazione è infatti quello di operare e fornire un approccio plurale, che raggruppi tutti gli stakeholder e gli attori coinvolti, con una logica di piena restituzione ai fruitori e al territorio.
Gli approcci e le modalità di indagine sono molteplici. Nella scelta è necessario considerare le domande di valutazione, stabilite all’interno di un confronto pubblico, per comprendere davvero se le politiche adottate abbiano funzionato e apportato miglioramenti. Di nuovo con il caveat – come previsto dalla Commissione Europea – di nominare per il programma un valutatore indipendente, che non sia coinvolto nell’attuazione del progetto.
“Yes I Start Up si distingue”, sottolinea Silvia Ciampi, “per l’originalità e l’apprezzamento ottenuti a livello internazionale”, in specie per quanto concerne la capacità di attirare i NEET (giovani entro i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun programma di formazione), e che notoriamente rappresentano un target difficile da intercettare. Più impegnativo rispetto a quello di donne inattive e disoccupati di lunga durata, gli altri due beneficiari del progetto Yes I Start Up.
L’approccio qualitativo e quantitativo alla valutazione del progetto è consistito anche nell’individuazione di quattro casi studio regionali, attraverso altrettanti focus group di soggetti attuatori sparsi sui territori di Veneto, Lazio, Puglia e Calabria, utilizzando tutte le banche dati disponibili.
Il risultato della ricognizione ha rilevato 1.508 partecipanti, di cui oltre il 60% soggetti maschili, con i 3/4 dei discenti localizzati al Sud o nelle isole. Il 46% dei NEET ha fra i 18 e i 24 anni e nella metà dei casi è titolare di un diploma o di un titolo post diploma.
Il tasso di abbandono dei corsi, totalmente gratuiti ed erogati in 35 giorni su piattaforma on-line standardizzata (per un totale di 80 ore di formazione), è stato dell’11%. Fra coloro i quali giungono al termine del percorso didattico, 1/3 richiede poi l’accesso al fondo di finanziamento SELFIEmployment gestito da Invitalia, per ricevere fra i 5.000 e i 50.000 euro con un prestito a tasso zero, senza garanzie reali e da restituirsi in 7 anni.
Le domande di ammissione al finanziamento sono state 208, per un totale di 135 imprese finanziate, prevalentemente ditte individuali impegnate nel settore del commercio e servizi. Per quanto concerne invece i soggetti attuatori, essi sono al momento 135, la metà dei quali concentrati in due Regioni (50 in Campania e 20 in Sicilia).
Dalla valutazione emerge una caratteristica fondamentale, ancorché di primo acchito meno evidente: non è il tasso di creazione di impresa a essere il primo indicatore di successo dell’iniziativa. Il vero plus consiste nella capacità di includere i soggetti, specie quelli socialmente ed economicamente più svantaggiati, all’interno di percorsi formativi efficaci e produttivi.
Fra i suggerimenti, ovvero fra le indicazioni pro-attive per migliorare sempre di più il progetto, Silvia Ciampi e il Gruppo di valutazione individuano la possibilità di costituire percorsi di stage all’interno delle aziende, utili per accrescere le skill – di competenze ma anche umane – dei discenti. Ancora, sottolinea la Dottoressa Ciampi, un’altra ipotesi è quella di costituire una rete sinergica che consenta ai neo-imprenditori di rimanere in contatto e di fare sistema anche dopo la fine del percorso di formazione, sul modello di iniziative analoghe site specialmente nel Centro-Nord.
Un’ultima indicazione consiste infine nell’ipotizzare incentivi mirati, volti a esaltare e premiare quelle imprese che operano in settori simbolo e caratteristici del territorio.
L’esito positivo della valutazione, frutto dei risultati conseguiti, dimostra che le politiche attive del lavoro, quando mirate e rigorosamente costruite e implementate, semplicemente “funzionano”.