Processi per l’innovazione tecnologica dalla sponda ionica della Magna Grecia
Processi per l’innovazione tecnologica dalla sponda ionica della Magna Grecia
Bruno Antonio Pansera
Ricercatore presso l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria
In un periodo storico caratterizzato da fenomeni funesti come la pandemia, le nuove minacce batteriologiche all’orizzonte e l’invasione russa dell’Ucraina appare peraltro innegabile la voglia di innovazione e sostenibilità che sta invadendo il pianeta.
Ovunque, infatti, si susseguono iniziative e manifestazioni a sostegno di una società che - nel suo divenire sempre più “smart” – rivolga la sua attenzione a questioni ormai non differibili, quali la sostenibilità, la ricerca di fonti di energia alternativa e la realizzazione di processi produttivi che vedano la responsabilità sociale quale punto cardine.
Fin dal 2015 si sono gettate le fondamenta per un’agenda che prevedesse nuovi paradigmi per lo sviluppo sostenibile: l’agenda 2030 traccia, infatti, percorsi finalizzati al raggiungimento di obiettivi “green” che vedono coinvolte tutte le istituzioni operanti: dalla scuola alle aziende, dai governi centrali a quelli più periferici.
La voglia di cambiamento si respira da tempo, ma mai come adesso diventa essenziale. Il segnale più forte si è avuto grazie all’azione capillare ed estesa all’intero pianeta di milioni di giovani che, accomunati da un unico obiettivo, si sono stretti intorno a Greta Thumberg per far giungere a tutti il loro grido d’aiuto, aiuto verso un pianeta lacerato e mutilato dall’azione incessante di multinazionali orientate verso l’imposizione di una globalizzazione dell’economia e dunque della società in cui viviamo.
In questo scenario appare significativo orientare la nostra attenzione verso attività che nascono in aree periferiche, dove l’avvio di attività innovative che mirano alla riscoperta di culture antiche diventa volano per un’intera regione. È questo il caso della Calabria, terra di confine, luogo di contraddizioni e di civiltà millenarie che attraverso una serie di startup cerca di connettere la propria storia secolare alla società 4.0.
Siamo in provincia di Reggio Calabria, nel cuore della Magna Grecia, sede dell’insediamento di Locri Epizefiri, polo di civiltà e cultura, luogo di culti millenari, teatro di importanti battaglie, patria della poetessa Nosside. Siamo in un territorio che ancora, guardando il mare, evoca antichi miti: la Locride.
Il territorio che si estende nei pressi della città di Locri è conosciuto in tutto il mondo per la bellezza delle sue coste, un continuo susseguirsi di tratti di sabbia finissima e anfratti scogliosi, per la sua cucina, ricca di sapori sempre nuovi ma di tradizione antica, per le sue attrattive culturali che legano il periodo Magno-Greco ai secoli ed alle invasioni che hanno visto le coste della Calabria ionica come primo approdo. I gioielli che caratterizzano questi luoghi sono innumerevoli, basti pensare alle meraviglie medievali di Gerace e alla Cattolica di Stilo.
Eppure in un’area come questa la situazione economica/occupazionale è davvero preoccupante. I dati che presenta il Quarto numero dell’ “Osservatorio/Laboratorio Economico-Territoriale delle Politiche del Lavoro”1 sull’andamento dell’occupazione nella regione Calabria evidenziano:
occupati 531.220, perdita netta pari a – 19.302 lavoratori occupati, rispetto al 31/12/2019;
disoccupati 146.087, andamento stabile con una perdita contenuta, pari a - 286 lavoratori, rispetto al 31/12/2019;
inattivi 577.798, diminuzione pari a - 8.915 persone che non lavorano e non sono alla ricerca di un’occupazione, rispetto al 31/12/2019;
forze lavoro potenziali 177.085, diminuzione pari a – 12.387 persone che “...non cercano attivamente un lavoro, ma sono disponibili a lavorare”, rispetto al 31/12/2019;
lavoratori avviati con nuovo lavoro fuori regione 15.988, pari al 15% circa del totale dei nuovi avviamenti;
calabresi che vanno a lavorare fuori regione con il titolo universitario 4.636, pari a 29% circa dei lavoratori andati fuori regione.
Il valore più preoccupante è l’ultimo: un laureato calabrese su tre lascia la regione per approdare nelle regioni del nord oppure all’estero, dove il lavoro specializzato viene ben retribuito e la possibilità di creare una start-up è favorita da un ambiente più fecondo di opportunità.
Nonostante tutto la regione Calabria “Con un totale di 267 nuove società si posiziona a metà della classifica nazionale tra le regioni con il maggior numero di startup (12esima su 20)”2.
La situazione diventa critica se si pensa all’innovazione tecnologica in quanto “tra tutte le nuove società di capitali calabresi (ovvero con meno di 5 anni), solo il 2,83% risulta essere una startup innovativa, secondo il report di Infocamere3. Questa percentuale è fra le più basse su scala nazionale e posiziona la regione in fondo alla classifica italiana, insieme alle startup della Sardegna”2.
Molto interessante, per fotografare un’Italia rurale è il risultato del VII Censimento Generale dell’Agricoltura 20214.
I dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica evidenziano come negli ultimi 38 anni siano scomparse due aziende su tre. La scomparsa di piccole e medie imprese ha favorito la crescita della dimensione media delle aziende agricole in termini di superficie agricola utilizzabile (SAU), passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda, che di superficie agricola totale (SAT), da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda.
Rimane ancora forte la figura del pater familias come condottiero d’impresa. L’agricoltura è tuttora ancorata all’esperienza sul campo più che su appositi percorsi di studio: quasi il 59% ha un titolo di istruzione scolastica fino alla terza media o nessun titolo e solo il 10% è laureato. Dato che limita l’innovazione in molte delle differenti aziende presenti sul territorio calabrese.
Molte aziende, in tale scenario, hanno deciso di diversificare le proprie attività. Nel 2020 sono più di 65mila le aziende che si dedicano ad attività connesse alla produzione agricola: al primo posto vi è l’agriturismo, praticato dal 37,8%; le attività agricole e non agricole per conto terzi (18,0%); la produzione di energia rinnovabile (16,8%).
I risultati del VI Censimento Generale dell’Agricoltura in Calabria 5 evidenziano che:
Le aziende agricole attive in Calabria sono 137.790, pari all’8,5% del totale nazionale; la Superficie Aziendale Totale (SAT) e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) rappresentano rispettivamente il 4,1% e il 4,3% del dato nazionale.
La dimensione media aziendale è cresciuta nell’ultimo decennio, passando da 3,2 ettari di SAU a 4,0 ettari nel 2010.
L’azienda agricola con forma di conduzione diretta del coltivatore prevale sulle altre tipologie organizzative (96,9% dei casi).
La struttura fondiaria è più flessibile, con uno slittamento verso forme di superfici in affitto; tuttavia il processo non è particolarmente dinamico: la gran parte delle aziende (l’84,7%) possiede solo terreni di proprietà nella misura del 64,4% della SAU.
La quota prevalente delle giornate di lavoro standard è stata prestata dalla manodopera aziendale familiare (68%).
La forza lavoro è costituita per il 72% da familiari del conduttore.
La presenza di lavoratori stranieri rappresenta circa il 14% della manodopera extra-familiare.
Il 73% dei capi azienda possiede un titolo d’istruzione pari o inferiore alla terza media o non ne possiede alcuno.
9 aziende su 10 investono in coltivazioni legnose agrarie, coprendo il 46% della SAU.
Le aziende zootecniche diminuiscono nel decennio (-53%), in linea con la tendenza nazionale (-41%).
L’allevamento bovino è presente nel 48% delle aziende zootecniche.
Il 5% delle aziende presenta superficie destinata a colture e/o allevamenti biologici (2,7% in media Italia).
La contraddizione sembra essere un marchio di fabbrica di questa terra. L’innovazione rimane uno scoglio che occorre superare per aprire le braccia verso un bacino di utenti più ampio, verso mercati che viaggiano su canali virtuali. Chi ha scommesso nell’innovazione, ad oggi, ha avuto ragione. Il progresso tecnologico cambia il mondo, nel senso che rende fertile il terreno più arido e connette un piccolo centro con il mondo intero. La Silicon Valley è l’emblema di un mondo nuovo ed è diventata nell’immaginario comune la “Valle dei desideri”, dove ogni sogno diventa realtà.
In tale scenario meritano un’attenzione particolare le attività nate in seno al GAL “Terre Locridee”. In una terra, infatti, contraddistinta dall’arroccamento secolare contro le innovazioni il GAL pone in essere una serie di attività basate su6:
l’innovazione di metodo, ovvero l’approccio integrato ai temi della produzione agricola: sostenibilità ambientale, biodiversità, benessere animale, qualità; sulla promozione della cooperazione a vari livelli: fra imprese, con soggetti di altri stati, con le amministrazioni locali; nel favorire collaborazioni con enti di ricerca e poli di innovazione;
l’innovazione di processo e prodotto, teso a favorire nuova imprenditoria giovanile e non nelle aree rurali e interne; a sostenere le aziende agricole nei percorsi di valorizzazione dei prodotti locali, per nuove e più efficaci trasformazioni; a potenziare il ruolo sociale dell’impresa agricola.
L’azione del GAL “Terre Locridee”, nella figura del Presidente, il Barone Francesco Macrì, e del Direttore, Dott. Guido Mignolli, negli ultimi anni ha dato inizio a una serie di progetti finalizzati alla valorizzazione dei prodotti tipici dell’area che sorge intorno al centro di Locri. Progetti che vedono come protagonisti gli imprenditori che operano sul territorio e Enti di riferimento. Lavoro instancabile questo che si può concretamente verificare dalla numerosa pubblicazione di bandi pubblici che vengono seguiti da una partecipazione attenta e continuativa delle aziende operanti. Tali progetti vertono sulla6:
ricerca su innovazione di processo o prodotto riguardo alle produzioni tipiche del territorio, in cooperazione fra imprese ed enti di ricerca;
sperimentazione di risultati della ricerca, in cooperazione fra imprese ed enti di ricerca;
cooperazione transnazionale su temi ambientali e recupero biodiversità colturale;
cooperazione regionale per il recupero dei prodotti della tradizione locale;
cooperazione con poli di Innovazione ed enti di ricerca sui temi della sostenibilità ambientale;
nuova impresa non agricola ma in area rurale;
agricoltura sociale;
ampliamento colturale e crescita aziendale e piccoli impianti di trasformazione;
campi di salvataggio.
L’obiettivo principale di queste azioni è di offrire, attraverso la creazione di micro o piccole imprese, nuove opportunità di sviluppo per il territorio della Locride, creazione di nuova imprenditorialità innovativa, che si ritiene possa essere maggiormente attrattiva per i giovani qualificati, contribuendo a mantenerli nelle aree rurali.
Significativa è stata la promozione dell’intervento 1.1.2 “La fabbrica delle idee. Soluzioni innovative per la crescita socio attuativa dell’Obiettivo Strategico OS1 della creatività del territorio e porre la centralità dei giovani e delle donne nelle politiche di crescita”, al fine di migliorare:
la diversificazione delle fonti di reddito e dell’occupazione nelle zone rurali, promuovendo l’introduzione di elementi di innovazione e sostenibilità nell’uso delle risorse fisiche, naturali e agricole disponibili;
la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’attivazione di servizi di utilità sociale, con vantaggio indiretto per le collettività rurali7.
Il GAL Terre Locridee, inoltre, ha in fase di elaborazione un progetto denominato “Il respiro del mondo: biodiversità naturale e colturale. Campi di salvataggio e Musei della Terra”, in risposta ai fabbisogni sul tema espressi, nei termini previsti dall’avviso regionale sopra menzionato, dai Comuni di Ardore, Bivongi e Gerace, dal titolo: “Biodiversità naturale e delle colture agroalimentari. Recupero delle identità e processi di sviluppo locale”. Per tutti e tre i comuni, la sfida da affrontare è legata al patrimonio delle colture agroalimentari del territorio, che con la loro varietà rappresentavano e rappresentano un valore elevato di biodiversità, ma che sta rapidamente avviandosi all’estinzione.
Si ritiene importante poter recuperare la conoscenza sui frutti antichi e sulle coltivazioni del passato, tipiche del territorio, che stanno scomparendo, da cui possano scaturire idee innovative per il loro recupero e per la valorizzazione in chiave di sviluppo locale e turismo sostenibile. L’intervento, infatti, ha come focus primario quello di incentivare gli investimenti verso lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie nel settore agroalimentare, con preciso riferimento alle colture agroalimentari diffuse nell’area della Locride. L’ambiziosa idea è quella di coniugare la tradizione con possibili soluzioni innovative per la produzione e la trasformazione, secondo principi di qualità, nell’ottica di accrescere l’identità e la voglia di appartenenza a un sistema locale.
La macroarea di studio rientra nell’Obiettivo Strategico OS2. “Le produzioni agroalimentari e artigianali” del GAL Terre Locridee e in particolare all’azione 1.2. “Favorire il recupero delle produzioni locali di tradizione”, sia per i prodotti vegetali che per quelli animali.
Nell’ambito della strategia di sviluppo locale del GAL Terre Locridee, al fine di incentivare processi di microfiliera, l’intervento è coordinato con i seguenti: misura 4.1, produzione, e misura 4.2, trasformazione e la commercializzazione.
Le attività e le iniziative profuse da tale Ente sono finalizzate in ogni fase della realizzazione del progetto verso un’agricoltura sociale, tesa alla costruzione di un’offerta di servizi da parte delle aziende agricole rivolte a persone in situazione di disagio o disabilità.
L’intervento è attuativo dell’Obiettivo Strategico OS1. “La socialità”, azione per “Accoglienza e solidarietà. Promuovere la costituzione di reti e servizi per l’integrazione”.
Per il GAL Terre Locridee, la realizzazione delle fattorie sociali è azione cardine per caratterizzare il territorio sul tema dell’accoglienza intesa come inclusione sociale. significative sono le seguenti8:
GIAVIT, Historical grape varieties garden. Biodiversity preservation and climate and water management, Regione Calabria, PSR 2014-2020, mis. 19.3 (2019-2023). Partenariato: GAL Italiani, Portoghesi, Iter Vitis
GASTROCERT, Gastronomy and Creative Entrepreneurship in Rural Tourism. Coordinator Gothenburg Research Institute, University of Gothenburg, (SWEDEN); Participants: University “Mediterranea” of Reggio Calabria (ITALY); University of the Highlands and Islands (UK); University of Girona (SPAIN); University of Mid Sweden (SWEDEN), GAL Terre Locridee (ITALY) – (2019-21);
COWATER, monitoring water quantity and sediment in reservoirs in the pilot areas; sensors control and ICT for improvement of irrigation water management. Partenariato: Università, enti di ricerca, Agenzie ambientali di Cipro, Grecia, Spagna, Italia, Marocco;
SIGRI, Integrated System to real time water monitoring and management in the Locride area. Partenariato: CNR ISAFOM, GAL “Terre Locridee”, Polytechnic University of Milano (2021-2023);
AMPA, Environment and Agricultural Multi Parametric Analysis, CNR IIA, Agricultural enterprises, LAG Terre Locridee (2017-2021);
WITE - Web-based DSS for precision viticulture, CNR IIA, Agricultural enterprises, GAL “Terre Locridee” (2021-2023).
Una delle realtà che meglio sta interpretando questo cambiamento è quella che nell’ultimo trentennio sta portando avanti la Cooperativa Valle del Bonamico, nata nel 1995 da un’idea del già Presidente Dott. Pietro Schirripa e del Presidente del Collegio Sindacale Monsignor Bregantini, Vescovo di Locri-Gerace, con l’obiettivo di produrre piccoli frutti da esportare in tutto il mondo.
Già dalla sua istituzione, l’opera della cooperativa ha visto la realizzazione di 4000 metri quadri di serre grazie al Piano Integrato di Filiera. Tale coltivazione ha visto la partecipazione attiva della Cooperativa Sant’Orsola che con la sua esperienza ha supportato tale progetto ottenendo un importante risultato in termini di allungamento del periodo di produzione dei lamponi. Il micro clima della Locride permette la produzione dei lamponi dai primi giorni del mese di Aprile, mentre in Trentino, sede della Sant’Orsola, ha inizio nel mese di Maggio. Il periodo di produzione dei lamponi si dilata fino ai mesi “più freddi”, Novembre, Dicembre e Gennaio, garantendo standard di produzione impensabili a latitudini sopra il 33mo parallelo.
Negli anni a seguire, grazie ai progetti dei Piani di Filiera messi in opera dalla Regione Calabria, nel 2005 circa 40 ettari di serre venivano impiegati per la produzione di lamponi, con una produzione di 1500 quintali di lamponi all’anno, a cui si aggiungono circa 500 quintali tra more e mirtilli.
Questa buona pratica dal 2015 viene emulata da una serie di piccoli produttori agricoli, giovani imprenditori in prevalenza, che hanno deciso, in completa autonomia e senza contributi statali, di seguire le orme della suddetta cooperativa e di convertire le loro coltivazioni in quelle di piccoli frutti rossi. La cooperativa si allarga fino ad arrivare a 50 ettari di serre sulla costa ionica e 10 ettari su quella tirrenica, dando vita a una delle realtà più importanti nella produzione di frutti rossi in Italia. Oggi nelle serre dei piccoli frutti lavorano circa 500 braccianti stagionali per sei mesi all’anno. Circa la metà è costituita da manodopera femminile9.
In tale contesto di recupero e valorizzazione delle colture e delle specie animali autoctone significativa è l’attenzione che è stata rivolta verso la riscoperta di una specie suina unica al mondo: il maiale nero d’Aspromonte.
Nato tre anni fa, grazie all’azione sinergica della Cooperativa Agricola e dal GAL “Terre locridee”, tale progetto -che unisce 18 allevatori- ha dato un impulso molto positivo e innovativo nel territorio verso la riscoperta di una specie ormai quasi estinta ma da sempre apprezzata per le carni pregiate. Secondo studi dell’Università del Molise, infatti, le carni sono ricche di omega 3 e le caratteristiche genetiche dell’animale favoriscono un allevamento che rispetta la sostenibilità ambientale. La sinergia tra le aziende della Locride e l’Università del Molise prevede un protocollo molto rigido che prevede l’esame costante degli animali al fine di individuare il DNA di questo suino e poterne tracciare le caratteristiche. In questi anni grazie al maiale nero d’Aspromonte si è creata una nuova economia, in continua e costante crescita. Sono nate delle cooperative per la realizzazione di salumi d’alto pregio, alcuni dei quali stagionati dalle sapienti mani dei maestri di Norcia e della Toscana. Alcuni culatelli vengono lavorati a Zibello (Parma) dallo chef stellato Massimo Spigaroli, produttore tra i più famosi al mondo.
La Cooperativa Agricola si è dimostrata in questi anni volano di un’economia locale molto significativa che continua a crescere; l’opera incessante del GAL, attraverso la promozione di numerosi progetti, ha permesso un’identificazione genetica del Maiale Nero d’Aspromonte a al fine di tipizzarne la razza. Il Maiale Nero d’Aspromonte, infatti, è caratterizzato da due appendici pendule sotto il collo, dette “margare”, è più tozzo e più alto al garrese e ha le orecchie che si chiudono sugli occhi formando quasi un elmetto da soldato. Gli studiosi sono rimasti impressionati dalla ricchezza di vitamine importanti della sua carne e dal pregio dei prodotti ottenuti dalla lavorazione della stessa.
Il Maiale Nero d’Aspromonte è al centro di un’azione che avvolge il territorio della Locride e le Istituzioni scolastiche ricadenti in tale ambito. Importante è la collaborazione con l’Istituto Alberghiero “Dea Persefone” di Locri, presieduto dalla Prof.ssa Anna Maria Cama, dove si cerca di preparare i nuovi chef a cucinare al meglio le carni di questo pregiato animale.
Anche la stampa nazionale ha conosciuto tale allevamento e i benefici che questo porta a una terra come questa appena descritta. Uno dei primi articoli verso questa direzione è quello di Repubblica dal titolo “La mortadella calabrese che punta a conquistare il mondo”10.
Le attività poste in essere rientrano in un quadro molto più vasto e significativo e abbracciano un territorio ricco di storia e cultura millenaria. Locri è una città che nei secoli è divenuta approdo di viaggiatori e uomini di cultura, scrittori e archeologi. È una terra di miti e leggende, che guarda al futuro con intelligenza antica.
Per questo e molto altro ancora la Locride si candida a Capitale della Cultura 2025.
Reference
https://www.galterrelocridee.it
https://regione.calabria.it/website/
https://www.unioncamere.gov.it
NOTE
1 https://www.regione.calabria.it/website/portalmedia/2021-03/NUMERO-4—-20-MARZO-2021.pdf
2 https://www.startupgeeks.it/startup-calabria/
3 https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Report_Infocamere_3_trimestre_2021.pdf
4 https://www.teatronaturale.it/tracce/economia/38188-addio-alle-piccole-aziende-agricole-italiane.htm
5 https://www.istat.it/it/files//2013/02/Agricoltura-Focus-calabria.pdf
6 Fonte GAL “Terre Locridee”
7 Fonte GAL “Terre Locridee”
8 Fonte GAL “Terre Locridee”
9 Appunti da un dialogo con il Dott. Pietro Schirripa
10 https://www.repubblica.it/il-gusto/2021/10/11/news/prodotti_tipici_calabria_mortadella_aspromonte-320063836/?ref=RHTP-BG-I294524205-P7-S1-F