CUCINE SOLARI PER MONT-ORGANISE'
CUCINE SOLARI PER MONT-ORGANISE'
< >Responsabilità ambientale, energie rinnovabili e microcredito, parole chiave del progetto ‘Cucine solari per Mont-Organisé’ di AFNonlus per incrementare lo sviluppo socio-economico della popolazione di Haiti
Andrea TURATTI | Presidente AFNonlus
Per Haiti, una strategia di sviluppo che sia realmente sostenibile non può prescindere dalla risoluzione dei problemi ambientali. Ce lo insegna la situazione socio-economica in cui versa lo Stato con la sua storia fatta di tragedie umanitarie e tumulti politici. Tra i paesi più poveri del mondo, Haiti è oggi sull’orlo del precipizio, ma il ricorso alle energie a impatto zero potrebbe essere il motore per uscire dalla spirale di miseria e decadenza che attanaglia la società e che impedisce di guardare al futuro con ottimismo.
Il 12 gennaio 2010 un terremoto di magnitudo 7.3 colpisce l’entroterra di Haiti, la zona più popolosa del Paese, coinvolgendo circa 3 milioni di persone.1 Oltre 220 mila i morti stimati e un danno economico di 7.804 miliardi di dollari.2 Definito come il più potente che si sia mai abbattuto su Haiti in 200 anni, il sisma ha interessato il centro amministrativo ed economico del Paese, distruggendo le sedi di istituzioni pubbliche e private, partner internazionali e ONG. Sulla scia del disastro, ingenti capitali e aiuti umanitari sono stati riversati sul Paese ma l’inazione del governo, congiuntamente con l’inefficacia di alcune errate misure adottate dalla cooperazione internazionale, non hanno fatto altro che peggiorare la catastrofe. Già prima del disastro Haiti era afflitta da una dilagante miseria, con grandi disuguaglianze sociali, infrastrutture fragili, problemi ambientali, e soprattutto un governo debole. Il disastro ha portato alla luce e amplificato tutte le vulnerabilità e i problemi del Paese.
5 anni dopo il terremoto, il bilancio è ancora negativo: la situazione socio-economica haitiana, preesistente alla tragedia si è cronicizzata in una spirale discendente. Secondo lo Human Development Report dello UNDP3, con riferimento all’IDH (indice di sviluppo umano4), Haiti si è collocata nel 2014 al 168° posto/187 classificandosi come il paese più povero del continente americano e tra i più poveri dell’intero pianeta con circa l’80% di persone che vivono sotto la soglia di povertà.
Oggi Haiti è senza parlamento e il suo presidente, Michel Martelly, accusato di aver bloccato l’avvio delle riforme necessarie alla ripresa politico-economica del Paese, governa per decreto. Ma questo è solo l’ultimo atto di una lotta per il potere che dura ormai da quasi 30 anni e rende gli attori politici incapaci di eleborare una governance globale, un piano strategico di sviluppo sostenibile che venga “dall’interno” e non “dall’alto”, non sia cioè imposto dalla presenza internazionale.
Il principale settore produttivo di Haiti resta, anche dopo i fatti del 2010, l’agricoltura che interessa circa il 70% della popolazione. Diversamente da quanto accade negli altri paesi in via di sviluppo, per gli haitiani l’accesso alla terra non rappresenta un problema: il 93% delle famiglie ha un terreno da coltivare, l’82% ne è proprietario, mentre solo il 7% è senza terra.5 Tuttavia, il settore economico principale del Paese porta il marchio dell’inefficienza della leadership politica. La mancanza di infrastrutture adeguate, le scarse possibilità di accedere al credito, di meccanismi che regolamentino la risoluzione dei contenziosi fondiari, l’impoverimento delle terre, sono conseguenze di direttive politiche inadeguate e insufficienti che hanno contribuito ad ostacolare lo sviluppo rurale. A ciò si è aggiunta anche la massiccia migrazione di profughi dalle città verso le zone rurali del Paese a seguito del terremoto che ha avuto un impatto negativo sulle famiglie legate alla coltivazione della terra. Per sopravvivere, alla popolazione rurale non è rimasto che ricorrere a metodi di sfruttamento del territorio che contribuiscono ad acuire il degrado ambientale.
A partire dal 1992, con il vertice internazionale sul clima di Rio de Janeiro, il Governo ha adottato delle misure per la tutela ambientale che, tuttavia, non hanno portato a risultati rilevanti. Negli ultimi 30 anni, infatti, la copertura forestale si è ridotta al 3.6% del territorio6, mentre, nel 1923, secondo stime della FAO, era del 60%. Questo disastro ambientale è diretta conseguenza della pressione demografica: non solo più del 90% della popolazione utilizza legna come risorsa energetica7, ma negli ultimi anni sono andati rapidamente crescendo le richieste di legno per le costruzioni e lo sfruttamento senza regole della terra per soddisfare i bisogni alimentari. Direttamente connesso al fenomeno della deforestazione è la desertificazione: le riserve acquifere di Haiti stanno andando incontro ad una progressiva diminuzione. L’acqua è inaccessibile al 38% 8della popolazione e l’inquinamento minerale e organico delle falde acquifere sta peggiorando mettendo a rischio la salute della popolazione. Insomma, il Paese è sull’orlo di una crisi ambientale senza precedenti se non si adotta una politica ambientale complessiva che debba però essere parte integrante di una strategia di sviluppo sostenibile che venga “dall’interno”.
Ed è proprio questa la logica che sottende l’intervento che AFNonlus, in collaborazione con l’ENM e il partner haitiano PACNE ONG, intende proporre per iniziare a migliorare le condizioni di vita della popolazione haitiana: la diffusione di un modello di cucina solare tailor made, compatibile cioè con i bisogni sociali, ambientali, climatici e culturali del luogo.
L’analisi dello scenario internazionale, sempre più orientato verso soluzioni “tecnologiche” a impatto zero, ha ispirato l’idea di sostenere Haiti facendo ricorso alle energie rinnovabili e in particolare all’energia solare, che è pulita, facilmente accessibile, e praticamente a costo zero. Non solo gli haitiani sono già abituati a seguire il ciclo solare, ma le “cucine solari a concentrazione” progettate da AFNonlus sono di tecnologia semplice, di facile manutenzione e montaggio e non hanno bisogno di “esperti”: è possibile, infatti, imparare a costruirle con materiali reperiti in loco, abbattendo non solo i costi di un’eventuale spedizione, ma anche del ricorso continuo a personale tecnico qualificato, favorendone, così, la facile diffusione presso la comunità. Va, inoltre, sottolineato che i materiali scelti hanno caratteristiche di sostenibilità e biodegradabilità, e il dispositivo è energeticamente autonomo (non richiede cioè combustibile né attività di accensione) per essere ad impatto zero sull’economia ecologica locale.
Come luogo di sperimentazione dell’intervento AFNonlus ha scelto la comunità di Mont-Organisé, un piccolo comune dell’arrondissement di Ouanaminthe nel dipartimento del Nord-Est, dove opera dal 1985 e dal 2010, congiuntamente con PACNE (ONG locale), per offrire aiuti concreti ai nuclei famigliari esodati a seguito del terremoto, come il sostegno nelle piccole necessità quotidiane, l’avvio di piccole attività agricole per favorire l’autosostentamento, borse di studio universitarie in agronomia e progetti di recupero ambientale e agricolo. Comunità rurale isolata sulle montagne del Nord, priva di elettricità e acqua canalizzata, Mont-Organisé è il perfetto punto di partenza dell’intervento: un ristretto microcosmo fotografia del macrocosmo haitiano in cui è possibile sperimentare e valutare l’impatto sociale del progetto, creare cioè un modello esportabile nell’intero Paese e, successivamente, in tutte le zone del mondo che vivono le stesse criticità.
Con il proposito più ampio di migliorare le condizioni di vita della popolazione di Mont-Organisé, l’obiettivo è da un lato rispondere alle emergenze ambientali, agricole, alimentari (food security), e di approvvigionamento energetico, e dall’altro creare i presupposti e le condizioni per favorire uno sviluppo della microimpresa nel settore delle tecnologie a impatto zero. In questo modo, si verrà a generare un circolo virtuoso che favorirà lo sviluppo socio-economico della comunità.
Anche la scelta di partire dalle 20 scuole che AFNonlus sostiene a Mont-Organisé risponde a un’esigenza precisa, ovvero la consapevolezza che la comprensione da parte delle nuove generazioni dell’importanza delle cucine solari produrrà benefici a lungo termine su tutta la comunità locale e sulle future generazioni nell’ottica di uno sviluppo sostenibile della società che venga “dall’interno”. Destinatari principali dell’intervento sono, dunque, i 5.564 alunni AFNonlus e le loro famiglie. Per la sua attuazione, l’intervento prevede il coinvolgimento degli insegnanti che diventano i primi utilizzatori e conoscitori delle cucine solari. Dopo un periodo di formazione, questi si organizzeranno in pool di formatori con l’obiettivo di trasmettere il know-how, sensibilizzare la comunità circa il food security, l’utilizzo consapevole delle risorse agricole, i benefici sociali, economici e ambientali derivanti dall’introduzione della nuova “tecnologia” e i problemi ambientali legati all’abuso di legna. Si istituirà, poi, una linea di montaggio delle cucine solari in loco e, infine, verranno attivati programmi di microcredito ad hoc.
Per responsabilizzare la popolazione e incoraggiarla ad avere un ruolo attivo nello sviluppo del Paese, si è scelto, fatta eccezione del prototipo, di non donare le cucine solari, ma in collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito, attraverso accordi con istituzioni finanziarie locali, di garantire microprestiti di circa 300 dollari agli abitanti di Mont-Organisé per l’acquisto delle cucine solari. Il microcredito è uno strumento cardine per il raggiungimento del macro-obiettivo dell’intervento: il miglioramento delle condizioni di vita della comunità passa attraverso l’inclusione sociale delle categorie più svantaggiate stimolandone l’iniziativa economica e concorrendo alla creazione e alla diffusione di imprenditorialità per la lotta alla povertà. L’obiettivo a lungo termine è quello di avere un impatto reale sull’economia haitiana rendendo il Paese autonomo, indipendente dall’influenza internazionale.
Responsabilità ambientale, energie rinnovabili e microcredito, sono le parole chiave per l’attuazione di strategie di sviluppo sostenibile “dall’interno”, strategie che coinvolgano tutti gli aspetti fondamentali per la crescita di Haiti: economia, tutela dell’ambiente, salute, alimentazione.
BOX
La cucina solare sfrutta due semplici principi della fisica: la concentrazione dei raggi solari, che trasforma l’energia solare in termica e l’accumulo di energia termica grazie ai legami chimico-fisici della materia irradiata. Le cucine solari che AFN intende utilizzare ad Haiti: sono tecnologicamente avanzate ma semplici da costruire; raggiungono i 400°C; mantengono il calore per 25 ore, anche senza irraggiamento solare; non hanno bisogno di stringenti caratteristiche ambientali per essere funzionali; non richiedono un ingente capitale per la loro costruzione; sono di facile diffusione, semplice utilizzo e facile manutenzione; utilizzano materiali biodegradabili per ridurre l’impatto ambientale.
BOX - AFNOnlus ad Haiti
Dal 1985, AFN Onlus s’impegna attraverso il SAD per sostenere l’infanzia svantaggiata ad Haiti aumentando il tasso di scolarizzazione nelle aree rurali e contribuendo allo sviluppo integrale del bambino con percorsi formativi incentrati sui valori universali della cooperazione reciproca. A causa anche del forte analfabetismo (35% della popolazione), infatti, la maggioranza delle persone è rimasta ferma ad una sola economia di sussistenza. La speranza di avviarsi verso un possibile sviluppo è legata alla attivazione, almeno per i bambini, di un inizio di scolarizzazione che consenta in futuro l’apprendimento di un lavoro proficuo.
Secondo la Croce Rossa Internazionale, il terremoto del 12 gennaio 2010 avrebbe coinvolto più di 3 milioni di persone i cui circa 45.000–50.000 sarebbero rimaste uccise. All’indomani della tragedia, afnonlus ha avviato il progetto “Centro accoglienza profughi a Mont-Organisé” in collaborazione con il partner locale Action contre la Pauvreté du Nord Est – PACNE per accogliere i nuclei famigliari provenienti dalle zone più disastrate.
Il progetto ha permesso la costruzione di una struttura sicura e accogliente per offrire aiuti concreti ai nuclei famigliari ospitati e il sostegno nelle piccole necessità quotidiane fino all’avvio di piccole attività agricole per favorire il loro autosostentamento.
< >NOTE
< >2 Haiti Earthquake PDNA: Assessment of damage, losses, general and sectoral needs
< >3 2014 Human Development Report - Sustaining Human Progress: Reducing Vulnerabilities and Building Resilience (UNDP)
< >4 L’HDI è un indice che misura lo sviluppo umano secondo 3 dimensioni: standard di vita adeguati, durata media della vita, salute e accesso all’istruzione.
< >5 Il contesto macroeconomico e il settore della microfinanza ad Haiti – Caritas 2012
< >6 World Bank Data 2012
< >7 UN FAO Forestry Statistics 2014
< >8 World Bank Data 2014