UN'EUROPA PIÙ SOCIALE
UN'EUROPA PIÙ SOCIALE
< >A cura di LORENZO SEMPLICI
I lavori del Tavolo 4 sono stati affidati a un coordinamento tecnico così composto:
• Amministrazioni centrali: ANPAL, DPCoe/PCM, ACT, MLPS (DG inclusione), MIUR (Istruzione)
• Regioni: Sicilia, Toscana
L’obiettivo generale dei Tavolo 4 è quello di far emergere priorità, ambiti e modalità di intervento della politica di coesione nel perimetro dell’Obiettivo di Policy 4: un’Europa più Sociale. Tale obiettivo è articolato in tre aree tematiche – occupazione, istruzione e inclusione-protezione sociale1 - declinate a loro volta in obiettivi specifici (Tabella 1).
Il Tavolo, per ciascuno di questi obiettivi, è chiamato a illustrare i risultati operativi di maggior dettaglio, alcune tipologie e strumenti di intervento e la capacità degli strumenti di raggiungere i risultati.
Gli obiettivi specifici, anche nei lavori del Tavolo 4, dovranno essere letti con la lente dei quattro temi unificanti:
• Lavoro di qualità
• Territorio e risorse naturali per le generazioni future
• Omogeneità e qualità dei servizi per i cittadini
• Cultura veicolo e spazio di coesione Un primo esempio di questo esercizio è rappresentato nella tabella 2.
Il lavoro che tutti i partner del tavolo andranno a realizzare in riferimento a ciascun obiettivo specifico dovrà essere sintetizzato in una apposita “Scheda di Raccolta dei Contributi” predisposta dal DPCoe così articolata:
1 Quali esperienze di politiche pubbliche, tipologie di interventi e strumenti è utile proporre in quanto promettenti? Specificare le motivazioni.
2 Quali esperienze di politiche pubbliche, tipologie di interventi e strumenti andrebbero abbandonati in quanto hanno dimostrato di non essere efficaci? Specificare le criticità di contesto.
3 Come le proposte possono contribuire ad affrontare le sfide poste dai Temi Unificanti (Lavoro di Qualità; Territorio e risorse naturali, Omogeneità e qualità dei servizi, Cultura veicolo di coesione economica e sociale)3
4 Come le proposte possono contribuire al perseguimento degli obiettivi strategici della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e/o agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030?
5 Segnalare eventuali esperienze, analisi, studi, ricerche, da cui trarre informazioni per l’impostazione della programmazione (fonte, titolo, anno, link da cui acquisire documentazione pertinente).
6 Eventuali ulteriori osservazioni.
Il contributo dell’ente nazionale per il microcredito ai lavori del tavolo 4
L’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) ha partecipato, e continuerà a partecipare, alle sessioni di lavoro del Tavolo 4, offrendo il proprio contributo in termini di esperienze strutturate e progettuali e di visione, mettendo entrambe a servizio del coordinamento del tavolo.
Nella Tabella 3 vengono riportati gli obiettivi specifici sui quali l’ENM ha scelto di condividere le proprie esperienze di successo.
Per quanto concerne il contributo che le esperienze e le progettualità dell’ENM possono dare in relazione ai temi unificanti emergono i seguenti punti:
• Il microcredito imprenditoriale e le progettualità attivate per implementarne la sua diffusione e il suo
impatto si muovono nella logica di un’inclusione che passa dalla fiducia nelle capacità umane, soprattutto dei soggetti maggiormente esclusi a livello socio-economico e/o non valorizzati, superando quella strettamente assistenzialistica. Tale logica è alla base dello sviluppo di un lavoro di qualità, inoltre per quanto riguarda i giovani talenti presenti nel nostro Paese gli strumenti/progetti proposti possono essere un trampolino di lancio che indirettamente contribuiscono alla costruzione di una cultura imprenditoriale ancorata ai principi della solidarietà e della responsabilità. Difatti, il microcredito è uno strumento che per sua natura conferisce dignità e libertà alle persone che ne beneficiano e al tempo stesso le responsabilizza nei confronti del creditore. La capillarità degli strumenti di supporto all’attività del microcredito imprenditoriale che l’ENM ha costruito nel corso degli anni può costituire un importante base per l’obiettivo di ridurre i divari territoriali e garantire parità di accesso e di possibilità in termini di servizi. Elemento fondamentale del microcredito in Italia è quello di affiancare all’erogazione una serie di servizi non finanziari (implementati dai tutor formati dall’ENM e iscritti all’Elenco Nazionale obbligatorio degli operatori in servizi non finanziari ausiliari di assistenza e monitoraggio per il microcredito), che permettono di garantire omogeneità e riduzione delle disparità fra le diverse iniziative microimprenditoriali intraprese, a prescindere dal riferimento territoriale.
Va infine sottolineato come la presenza territoriale dei tutor permette di cogliere le opportunità peculiari di ciascuna realtà locale, valorizzando il territorio.
• Inoltre, si sottolinea come l’inclusione degli immigrati in processi legali di imprenditorialità possa contribuire a ridurre il lavoro illegale e conseguentemente la tutela dei diritti dei lavoratori stranieri, soprattutto in quelle regioni dove la criminalità sfrutta sistematicamente le condizioni di esclusione sociale, eco
nomica e finanziaria dei cittadini di paesi terzi.
• Un altro importante contributo al dibattito sui temi unificanti è offerto dal microcredito sociale che, nell’ambito della politica di coesione, può fornire un contributo rilevante nella co-progettazione, tra diversi attori pubblici e privati del territorio di riferimento, di servizi integrativi di quelli già presenti, superando la parcellizzazione dell’offerta, che spesso genera dispersione delle risorse economiche ed organizzative. In tale senso, il microcredito sociale offre soluzioni di welfare generativo proprio perché, escludendo ogni logica di assistenzialismo, è in grado di far fruttare le risorse a disposizione senza consumarle ma rigenerandole coi il concorso al risultato dei beneficiari. Il passaggio dalla cultura dell’assistenza alla cultura della responsabilità rappresenta il principale contributo del microcredito sociale e dei relativi servizi di accompagnamento alle sfide poste dal tema unificante in parola.
• Il microcredito e le azioni di capacity building presso le istituzioni sono due strumenti che possono consentire una più facile integrazione abitativa e una maggiore erogazione di servizi sociali capaci di rispondere puntualmente alle esigenze dei soggetti vulnerabili. La creazione di spazi condivisi e di nuove strutture abitative, con all’interno servizi di prossimità organizzati e strutturati secondo le più innovative logiche di user friendly, realizzate a partire dalla riqualificazione dell’esistente e quindi senza aumentare la percentuale di suolo consumato hanno un impatto positivo sia in termini di tutela e valorizzazione del territorio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, ma anche dal punto di vista culturale, in quanto favorisce l’integrazione di soggetti emarginati, aumentando la possibilità di incontro e di scambi, contribuendo ad eliminare i ghetti e a costruendo una nuova comunità coesa. L ’outcome atteso è quello di una trasformazione degli spazi urbani in una logica di sostenibilità economica, ambientale e sociale, capace di generare direttamente e indirettamente nuove opportunità lavorative di qualità.
• Gli accordi stipulati con i Ministeri e il microcredito sociale possono rappresentare una prima leva importante per garantire l’omogeneità e la qualità dei servizi, soprattutto in termini di accessibilità. Inoltre, non è di banale considerazione il fatto che persone che sono in grado di rispondere per sé e per la propria famiglia al bisogno primario delle cure mediche possono contribuire in maniera significativa allo sviluppo del proprio territorio, continuando ad esserne parte attiva. La possibilità eventuale di ampliare la portata del microcredito sociale attivando una molteplicità di accordi capillari con tutte le strutture sanitarie (per esempio istituendo sportelli di microcredito sociale al loro interno) contribuirebbe a diffondere una cultura pratica dell’inclusione, offrendo ai cittadini strumenti reali per rispondere alle loro necessità.
Bisogna inoltre sottolineare come il lavoro trasversale e capillare dell’ENM realizzato tramite le esperienze e le progettualità messe in evidenza nella Tabella 3 possa contribuire in misura significativa al conseguimento degli obiettivi elencati nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile2. La Tabella 4 riporta, suddivisi per area strategica, gli obiettivi sui quali impatta l’azione dell’ENM. Mentre nella Tabella 5 sono messi in evidenza i collegamenti fra il contributo dell’ENM e gli obiettivi strategici della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
In conclusione, si evidenziano alcune osservazioniproposte dell’ENM al tavolo 4, finalizzate a rendere strutturale il contributo del microcredito e della finanza etica in generale all’interno della programmazione futura:
• Sarebbe importante implementare i fondi a disposizione e dedicati alle progettualità qui riportate per ampliare e sviluppare a livello capillare, anche facendo leva sul know-how e sulla rete già presente dell’ENM, lo strumento del microcredito imprenditoriale come volano di inclusione economica e di valorizzazione delle competenze anche di giovani brillanti e altamente istruiti. In questa direzione è pensabile l’attivazione di nuove risorse per la costruzione di fondi di garanzia e/o rotativi dedicati all’imprenditorialità femminile, soprattutto nelle Regioni Meno Sviluppate.
• Un’altra via da seguire è quella dell’implementazione di nuovi strumenti di finanza d’impatto (quali i SIB), sia per generare processi di welfare partecipativi e di circolarità sussidiaria, sia per stimolare l’effetto “leva” con i fondi privati, migliorando l’accesso al credito, e facendo fruttare le idee imprenditoriali innovative ad alto contenuto sociale. Quest’ultima strada si muove nella direzione degli obiettivi strategici della SNSvS legati al settore privato nell’area della PARTNERSHIP .
• Ad oggi non esiste un fondo nazionale che, analogamente al Fondo di Garanzia per le PMI per il sistema produttivo, sia di sostegno alle spese ammissibili per lo strumento di microcredito sociale. Pertanto, gli interventi di sostegno al microcredito sociale necessitano di essere realizzati ad hoc, di volta in volta, tramite operazioni territoriali in relazione alla necessità delle Pubbliche Amministrazioni e degli Enti locali e alla capacità di queste organizzazioni di mettere a disposizione fondi di garanzia che possano operare a sostegno del credito erogato. La politica di coesione può, in questo, determinare la copertura di un grande spazio di policy non ancora presidiato a livello nazionale, generando effetti moltiplicativi nell’uso del microcredito sociale. Ciò in ragione anche delle differenze di condizioni e di attività di tutoraggio obbligatoriamente previste dalla norma. In questo modo, si promuoverebbe ulteriormente il potenziale dello strumento di migliorare le condizioni di vita personali e familiari delle persone, al di fuori di logiche di assistenzialismo, ma inducendo i beneficiari ad intraprendere un uso oculato e razionale delle risorse finanziarie, senza ripudiare i meccanismi di base della finanza, ma riformulandone i valori di riferimento: la persona e non il capitarle, l’idea e non il patrimonio, l’equa remunerazione dell’investimento e non la speculazione. In tal modo, si gioca un ruolo primario nel passaggio da welfare assistenziale a un welfare delle responsabilità condivise, in cui tutti i soggetti, enti pubblici, enti privati e terzo settore, collaborano sinergicamente per attivare nuovi paradigmi di sviluppo sostenibile. La politica di coesione può trovare, nel microcredito sociale, uno strumento per: prevenire future situazioni di squilibrio finanziario e di sovraindebitamente, di giacenza in condizioni di svantaggio e di insicurezza sociale e emarginazione; diffondere la cultura della responsabilizzazione, superando la logica del contributo a fondo perduto.
• Nell’ambito delle politiche pubbliche della coesione territoriale, il microcredito sociale può assurgere a principale strumento di inclusione e coesione per:
- prevenire il fenomeno dell’usura, facilitando quei soggetti che possono sperimentare difficoltà nell’accesso al credito sano;
- contrastare l’economica sommersa, determinando la trasformazione di disoccupati e inoccupati in contribuenti attivi dello Stato;
- promuovere le politiche abitative, agevolando le operazioni di adeguamento degli impianti e dee consumi energetici e finanziando rate di mutuo o canone;
- sostenere gli individui e le famiglie nell’affrontare le necessità economiche che possono generare devianza sociale, tra cui pagamento delle spese mediche e spese scolastiche.
• Lo strumento del microcredito sociale e in particolare dell’housing microfinance potrebbe diventare il seme con il quale attivare percorsi di coprogettazione e di riqualificazione di spazi pubblici abbandonati finalizzandoli all’ampliamento dell’offerta di alloggi da destinare a target specifici. In questa direzione l’ENM ha stipulato una convenzione con il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori. Anche la diffusione territoriale dell’ENM tramite i suoi sportelli e i suoi tutor sono sicuramente un elemento che permetterebbe di sviluppare progettualità coerenti con l’obiettivo specifico in oggetto su tutto il territorio nazionale. Un ulteriore contributo che l’ENM può avere è in relazione allo sviluppo di strumenti di finanza d’impatto, una realtà in forte crescita e ritenuta la più adeguata per il raggiungimento degli SDGs. Ad oggi, secondo gli ultimi dati, gli investimenti d’impatto nell’housing rappresentano il primo settore d’intervento.