LE SFIDE DEL PNRR NELL’ANNO DEL G20 ITALIANO IL MICROCREDITO E LA FIDUCIA NEL DOMANI
Vittorio Emanuele Agostinelli
Consulta giovanile del Pontificio Consiglio della Cultura
NRRP CHALLENGES IN THE G20 ITALIAN PRESIDENCY YEAR
THE MICROCREDIT ROLE AND THE TRUST IN THE FUTURE
Italy was the first European country to be hit by the COVID-19 pandemic. While the rest of the world watched, staff at the Italian National Institute of Health were under pressure to understand the spread of the disease, the impacts on health and inequalities, and the connections to social and economic factors. ISTAT releases on March 4th 2021 the preliminary estimates of absolute poverty for the year 2020 together with the preliminary estimates of household consumption expenditure which form the information basis for the absolute poverty indicators. The final estimates will be made available, respectively, on 16th and 9th June 2021. The data are therefore subject to revisions but offer a clear picture of the consequences that the serious economic crisis produced by the pandemic and the health emergency has had on the conditions of life of families in the past year. We discussed on it with Federico Eichberg, from the Italian Ministry of Economic Development, with a focus on the Italian recovery and resilience plan and the G20 Italian Presidency.
Impresa, mercato del lavoro, transizione digitale, transizione ecologica,
formazione e occupazione giovanile, educazione finanziaria e lotta alla povertà.
Sommario
- Introduzione.
- Stime preliminari ISTAT della povertà assoluta e delle spese per consumi delle famiglie.
- L’urgenza di educazione finanziaria.
- Le sfide del PNRR nell’anno del G20 italiano, intervista al Dott. Federico Eichberg.
- Introduzione
Il 31 Dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il 9 Gennaio 2020, il CDC cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) come agente causale della malattia respiratoria poi denominata Covid-19. L’11 Marzo 2020 il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che la diffusione del Covid-19 era ormai diventata una pandemia diffusa in tutto il pianeta.
Dopo la Cina, l’Italia è il primo Paese che si è trovato a fare i conti con il nuovo Coronavirus, con gli ospedali che hanno iniziato a riempirsi in Lombardia e l’Italia che diventa il nuovo epicentro del virus che si diffonde in tutte le Regioni, nonché negli altri Paesi del Mondo, bloccando il movimento di persone e l’economia. Il 30 Gennaio 2020 vengono sospesi tutti i voli da e per la Cina. Il 31 Gennaio 2020 l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Avv. Giuseppe Conte, conferma i primi due casi di contagio riscontrati in Italia, due turisti cinesi, e dichiara l’emergenza sanitaria nazionale. Il 19 Febbraio si gioca a San Siro la partita di Champions League tra Atalanta-Valencia, alla quale assistono cinquantamila bergamaschi. Per molti questa è stata la “partita zero” che, ignari della presenza del Coronavirus in Italia, ha portato i cittadini della città di Bergamo ad essere la popolazione italiana tra le più colpite dal virus in Italia. Il 21 Febbraio viene annunciato il primo paziente positivo al Coronavirus in Italia, seguito a stretto giro da altre 14 persone. La prima vittima del Coronavirus nel nostro Paese fu un uomo veneto, di Vo’ Euganeo, Adriano Trevisan, 77 anni, morto nell’ospedale di Padova il 21 Febbraio 2020 per via del virus. Il 23 Febbraio scattano le prime “zone rosse” in 11 Comuni italiani tra Lombardia e Veneto, tra cui Codogno e Vo’ Euganeo: viene fatto divieto di accesso o di allontanamento dal territorio comunale e vengono sospesi eventi e manifestazioni di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale. A Marzo 2020 la situazione in Italia precipita, aumentano i casi e i decessi: il 4 Marzo annunciata la sospensione delle attività scolastiche in tutta Italia, il 7 Marzo il Governo chiude la Lombardia, per via del numero crescenti di casi. Inizia il dramma della città di Bergamo dove si conteranno poi migliaia di vittime.
Il 9 Marzo il Governo chiude il Paese intero: tutta l’Italia è in lockdown.
- Stime preliminari ISTAT della povertà assoluta e delle spese per consumi delle famiglie1
L’Istat diffonde il 4 Marzo 2021 le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020 insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie che costituiscono la base informativa per gli indicatori di povertà assoluta. Le stime definitive saranno rese disponibili, rispettivamente, il 16 e il 9 Giugno 2021. I dati sono quindi suscettibili di revisioni, ma offrono un quadro chiaro delle conseguenze che la grave crisi economica prodotta dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ha determinato sulle condizioni di vita delle famiglie nell’anno appena passato.
La povertà assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005. Le stime preliminari del 2020 indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni.
Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari del 2020 la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ossia da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore).
Le difficoltà delle famiglie italiane alle prese con la crisi del lavoro causata dalla pandemia era sotto gli occhi di tutti, adesso ci sono i dati a inquadrare in modo drammatico gli effetti del Covid sull’economia.
Il valore dell’intensità della povertà assoluta, cioè la distanza media dei consumi delle famiglie dalla soglia di povertà, ha subìto invece una riduzione (dal 20,3% al 18,7%). Tale dinamica segnala come molte famiglie, che nel 2020 sono scivolate sotto la soglia di povertà, hanno comunque mantenuto una spesa per consumi prossima ad essa, grazie anche alle misure messe in campo dal Governo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, ecc.).
Nel 2020, la stima preliminare della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è stata di 2.328 euro mensili in valori correnti, in calo del 9,1% rispetto ai 2.560 euro del 2019, sostanzialmente in linea con la diminuzione generale del PIL. In questa sfilza di record negativi dovuti alla pandemia, si tratta, anche qui, del calo più accentuato dal 1997 (anno di inizio della serie storica) che riporta il dato medio di spesa esattamente al livello del 2000.
Nel corso del 2020, le spese per consumi hanno seguito un andamento condizionato dalle restrizioni imposte dalle misure di contrasto alla pandemia via via introdotte. Il calo complessivo del 9,1% è infatti determinato dalle variazioni tendenziali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a -4,7% nel primo trimestre, -17,4% nel secondo, -4,5% nel terzo e -9,5% nel quarto trimestre dell’anno.
I consumi familiari sono calati soprattutto nel Nord Italia (-10,0%), seguito dal Centro (-8,9%) e dal Mezzogiorno (-7,3%). Tuttavia, il Centro - Nord continua a essere la zona con maggiore capacità di spesa, nonostante il calo, poiché si spendono circa 2.500 euro mensili, a fronte dei circa 1.900 del Mezzogiorno. Nel 2020 si è però continuato a spendere per la casa, mentre sono scesi gli altri acquisti: alimentari e bevande analcoliche, abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria sono rimaste sostanzialmente invariate, pari, rispettivamente, a 468 e 893 euro mensili. Diminuzioni drastiche, visto il lockdown, per servizi ricettivi e di ristorazione (-39,0%), ricreazione, spettacoli e cultura (-26,5%), trasporti (-24,6%, abbigliamento e calzature (-23,2%). La spesa per queste categorie nel 2020 vale complessivamente 967 euro al mese, ed è scesa del 19,4% rispetto ai 1.200 euro del 2019.
In particolare, tra le famiglie in povertà assoluta, per le quali le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari pesano maggiormente, tali categorie rappresentano nel 2020 il 77,1% della spesa totale, a fronte del 56,8% delle famiglie non povere.
- L’urgenza di educazione finanziaria2
Una crisi sanitaria che ha cambiato il nostro modo di vivere e lavorare non poteva non rivoluzionare anche le nostre scelte di consumo, risparmio e le abitudini di pagamento. Il salto per molti è stato traumatico, per altri è servito per capire quanto siano irreversibili certe trasformazioni e, soprattutto, perché questa pandemia ci ha confermato quanto sia importante una buona educazione economica e finanziaria.
Annamaria Lusardi, direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento della attività di educazione finanziaria, ha recentemente dichiarato: «La pandemia ci ha dimostrato che avere conoscenze di base di economia e finanza ci può aiutare a “navigare” più agevolmente nel mondo intorno a noi, in particolare nei momenti di difficoltà. Per citare solo tre esempi: per prima cosa, abbiamo capito che conoscere l’ABC della finanza ci aiuta non solo a trovare le informazioni di cui abbiamo bisogno, ma anche a filtrarle, a contestualizzarle e quindi ad utilizzarle al meglio. In quest’ultimo anno, i governi e il settore privato hanno fornito informazioni e sostegni economici per affrontare la pandemia, ed è stato importante conoscerli per poterne usufruire in modo appropriato. Secondo, in una pandemia è estremamente importante essere consapevoli dei rischi per poterli gestire. Terzo, gestire i nostri risparmi diventa ancora più difficile in periodi nei quali i mercati sono volatili e i tassi di interesse sono molto bassi. È sempre il momento giusto per introdurre l’educazione finanziaria nei piani didattici, anzi siamo già in ritardo, perché il mondo intorno a noi sta cambiando velocemente e i giovani hanno bisogno di queste competenze per affrontare meglio il loro futuro. La crisi generata dalla pandemia ha poi accelerato questa consapevolezza. Un modo per farlo è inserire l’educazione finanziaria nella educazione civica che è diventata materia curriculare ed è insegnata a partire dalle scuole elementari. Anche l’educazione finanziaria deve cominciare molto presto, appunto quando si inizia ad andare a scuola, e non deve fermarsi alla scuola dell’obbligo. Questa materia deve essere prevista anche nei percorsi formativi della scuola secondaria superiore trasversalmente e nei diversi corsi universitari. Molti Paesi l’hanno già resa obbligatoria nelle scuole e hanno inserito la finanza personale nei corsi degli atenei».
- Le sfide del PNRR nell’anno del G20 italiano, intervista al Dott. Federico Eichberg.
Ringraziamo il Dott. Federico Eichberg per aver accettato il nostro invito. Lei è dirigente al Ministero dello Sviluppo Economico nonché Membro della Presidenza Italiana del G20.
Ringrazio il Presidente Mario Baccini e tutti i colleghi e le colleghe dell’Ente Nazionale per il Microcredito. È sicuramente una bella occasione sentirsi e riflettere assieme in un momento chiave per tante sfide del nostro Paese. Quindi sono lieto di questa intervista.
È un momento chiave, come ha sottolineato. Lei è una delle persone che sta concretamente contribuendo a scrivere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A più voci viene ripetuto quanto sia un momento storico cruciale per il futuro dei prossimi decenni e quanto il PNRR rappresenti un’occasione unica per il rilancio del nostro Paese. Saremo pronti a coglierla? Quali saranno i prossimi passi determinanti per vedere i primi fondi arrivare nelle casse dello Stato?
L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea, membro del G7 e membro del G20, è un Paese che nonostante le grandi trasformazioni su scala globale, rimane in ballo fra l’8° e 9° PIL al mondo, tranquillamente sul podio come manifattura in Europa, con tantissimi attori positivi e tante imprese. Non dimentichiamoci che gli investimenti funzionano se ci sono le imprese che realizzano progetti. Una delle ricette per cui io credo che il PNRR potrà “atterrare” bene è il fatto che noi abbiamo un tessuto di imprese vivaci, innovative, che hanno un senso spiccato della manifattura e dell’innovazione. Le tappe fondamentali adesso sono i prossimi giorni da qui al 30 Aprile 2021, giorno in cui dovremo inviare il piano ultimato alla Commissione Europea con la quale abbiamo già avviato ovviamente dei contatti informali, quindi sono fiducioso.
La sfida da vincere sarà trasformare i numeri, che da mesi leggiamo sui giornali, e quindi i miliardi destinati all’Italia grazie al piano europeo Next Generation EU in riforme concrete con, un impatto reale su cittadini, territori e realtà produttive. Quali saranno secondo lei queste riforme che potranno più di altre dare la spinta economica e sociale al futuro del nostro Paese?
Personalmente credo che le riforme siano un fattore abilitante cioè è ciò che consente di operare. Prevediamo alcune tappe su cui delle riforme possono prendere forma. Una prima tappa è semplificare la nascita di un’impresa, ad es. creare delle startup in forma semplificata, come peraltro dice una specifica direttiva europea. Secondo, creare un business environment buono, un ambiente propizio agli investimenti e che dia fiducia, quindi con semplificazioni relative ad es. alle autorizzazioni derivanti dalla Conferenza dei Servizi. Nel DL Semplificazioni già è stato fatto qualcosa, ma si può fare molto di più, ad es. velocizzare anche la conferenza dei servizi asincrona. Poi una serie di misure di riforma anche fiscale che possa consentire una semplificazione per le imprese. Ho parlato quindi di nascita delle imprese, ambiente business friendly, riforme fiscali ed infine una maggior rapidità nell’ambito della giustizia e della risoluzione delle controversie. Poi c’è tutto un tema che una volta che l’impresa è nata e vive in questo ambiente business friendly, deve avere la possibilità di operare nei vari settori. Un tema molto importante da trattare sarà la possibilità che si superino una serie di ostacoli all’accesso ad alcuni settori che oggi permangono, in ragione di una liberalizzazione fatte solo in parte, mentre è importante generare sempre di più un processo in cui le imprese si sentano libere e desiderose di investire in un ambito o in un altro con lo slancio che nasce dalla consapevolezza che c’è un’uguaglianza di possibilità per tutte le imprese e non soltanto delle “concessioni” gelosamente custodite che però poi rischiano di non consentire un vero dipanarsi del mercato. Queste sono le tre tappe o ambiti, nascita dell’impresa, business environment e liberalizzazione dei mercati. Nell’ambito del business environment c’è anche il tema delle reti, io opero in un ambiente favorevole al business se ho anche “l’hardware”, ovvero delle reti digitali ed energetiche che funzionano. Per realizzare delle reti digitali e per realizzare delle reti energetiche ho anche bisogno di approvvigionamenti energetici nuovi. Dobbiamo sbloccare una serie di misure che oggi impediscono la realizzazione di queste reti, io impresa opero se ho accesso all’energia e se ho accesso alla digitalizzazione. Questo se vogliamo potrebbe essere una quarta tappa o ambito molto importante.
Uno dei punti chiave del Next Generation EU e del PNRR italiano è appunto la transizione digitale. Su questo le vorrei chiedere una considerazione che può essere sì tecnica ma anche personale. Il digitale in tempi di pandemia da Covid-19 è stato essenziale da tantissimi punti di vista, ha permesso ad es. il funzionamento della pubblica amministrazione. Sotto altri profili invece il digitale si è rivelato una possibile via che toglie qualcosa. Quali sono secondo lei gli insegnamenti positivi che ci può dare l’esperienza del digitale durante la pandemia e quali sono i rischi o campanelli di allarme che lei individua?.
Quando si parla della conflittualità del digitale riassumo sempre in una riflessione molto sintetica, che come tutte le sintesi è fonte di stimolo di pensiero e non esaurisce la verità. Io credo che il digitale sia e debba essere una fonte di inclusione sociale ma non di esclusione di rapporti. In condizioni in cui per mille ragioni è impossibile il rapporto di persona perché ci sono circostanze straordinarie come la pandemia, perché le distanze non consentono o perché ci si trova in un’area remota, le cosiddette “aree grigie” della connettività, lì bisogna arrivare al fine di consentire alle persone che risiedono in un certo luogo, che magari non è connesso così bene dal punto di vista delle infrastrutture fisiche, di essere parte di un processo, di un processo di conoscenza, di partecipazione al lavoro, alla produttività nazionale. Il digitale, in situazioni straordinarie come questa, è uno strumento di inclusione sociale. La possibilità che si possa fruire del digitale fa sì che nessuno rimanga indietro. Non deve essere però una fonte di esclusione di rapporti perché poi diventa un campo in cui si verificano dei fenomeni che hanno una valenza e rilievo sociale drammatico, pensiamo all’hikikomori, che è la chiusura su se stessi di persone che non vivono oltre il mondo digitale. Poi c’è il tema della protezione dei minori sul digitale, in tal senso stiamo lavorando come Presidenza Italiana del G20 a dei principi guida per la tutela dei minori nel digitale. Il tema di protezione dei consumatori e quindi dei dati dei consumatori nel digitale. Io credo molto al digitale, lo dico con orgoglio, perché è uno strumento di inclusione, nessuno resta indietro grazie al digitale. Ma sappiamo che è un campo che rischia la spersonalizzazione e ha ancora bisogno di tante reti di protezione che ci sono nell’ambiente quotidiano in cui viviamo ma che il digitale ancora non ha costituito come fattispecie e circostanze su cui “normare”. Il nostro compito quindi è questo.
Lei ha giustamente fatto riferimento ad un fenomeno molto triste e drammatico, l’hikikomori. Quel fenomeno, estremizzato, può essere l’ultimo segmento di un percorso che nei giovani inizia con la condizione di Neet, un giovane quindi che nè studia e nè lavora, in un quadro appunto di esclusione sociale alimentata da una mancanza di attenzione da parte delle realtà esterne, anche pubbliche, che devono fornire una corretta formazione a chi non può o non ha gli strumenti necessari per essere parte attiva della società. Volevo chiederle se può dirmi qualcosa su questo.
Qualche tempo fa lessi una riflessione molto bella. Noi abbiamo vissuto il XX secolo all’insegna di muri che riguardavano ideologie, sistemi economici e sistemi di valori che si contrapponevano. Siamo riusciti con il sacrificio di tante persone a rimuovere quei muri. Oggi però si crea un altro muro, che in qualche misura divide quell’io autoreferenziale dal resto del mondo, dalla vita vera. Quell’io autoreferenziale trova nel digitale un mondo di disimpegno, in cui spesso ci sono identità celate, anche più identità, paradossalmente si vivono più vite, la relazionalità che una volta era fuori dalla porta oggi è al di qua della porta nell’essere un “io” con diversi ambiti in cui opera sempre mascherato, autoreferenziale, onirico nel senso che poi sì, è bellissimo, sono il primo ad avere amici conoscenti a tutte le latitudini ma poi io sono chiamato qui nella vita reale. Una persona vive un po’ quella condizione di quelle mappe che troviamo delle volte sulle navi da crociera o nei grandi parchi, “voi siete qui”. Noi siamo qui, nel Marzo 2021, a Roma. Ed è qui che dobbiamo servire al meglio la comunità in cui ci troviamo. Questo rischio di desocializzare è forte. Dobbiamo essere tutti bravi a far comprendere che il web è uno strumento che fa eco a delle idee che nascono e maturano nella vita reale e che nulla sostituirà mai l’esplorazione di uno sguardo di chi ho davanti. Noi siamo un popolo di santi, di navigatori, di trasmigratori, di esploratori e sembra che abbiamo un po’ perso questo coraggio di esplorare lo sguardo di una persona davanti a noi, che invece è la cosa più bella e che richiede però coraggio. Talvolta questa autoreferenzialità digitale nasce anche da una mancanza di coraggio e dobbiamo restituirlo.
Un altro tema “caldo” e presente nelle agende internazionali già nel periodo pre-pandemia e che ha avuto un attenzione particolare anche durante la pandemia è il tema ambientale. Prima che l’infezione da Covid-19 “fermasse” le nostre vite, il mondo, l’Unione Europea in modo particolare si apprestava a mettere l’acceleratore su una vera e propria rivoluzione verde con lo European Green Deal e le diverse mobilitazioni anche sociali nate negli ultimi anni. La “transizione ecologica” è un asse portante del PNRR e dell’attuale Governo presieduto dal Presidente Mario Draghi. Il nostro Paese si può dire che si colloca tra i Paesi europei più “virtuosi” nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale individuati nell’Agenda 2030. Quali saranno le azioni più importanti, che secondo lei consentiranno questa “transizione” del Paese?
Effettivamente prima del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vivevamo in una cornice costituita fondamentalmente dal European Green Deal e da un Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima, cosiddetto PNIEC, che era figlio di un buon quindicennio di politiche attive sull’energia rinnovabile e sulla crescita sostenibile, sostenuta con i conti energia, al contempo il PNIEC lanciava alcune sfide ma su queste basi solide. Sotto questo profilo dobbiamo essere orgogliosi del fatto che l’Italia abbia realizzato molto di più e molto meglio di tantissimi altri Paesi europei e del fatto che, non dimentichiamocelo, l’Italia ha una posizione unica da tutti i punti di vista e quindi può fare moltissimo. Ci sono però alcune riforme da fare per consentire di aprire le potenzialità ancora maggiori che esistono in questo ambito, basti pensare alla wave energy, l’energia da moto ondoso, da correnti marine, abbiamo una vastità di potenziale sconfinato. Quello che è venuto con il PNRR è stato il dire, partendo da questo, quali sono quelle svolte che possiamo pensare in termini di approvvigionamento, reti e applicazioni. Sull’approvvigionamento, in uno sforzo comune dei Paesi europei, si è data molta enfasi all’idrogeno e quindi il PNRR ricalca questo. L’idrogeno è oggetto di un IPCEI – Important Project of Common Euoropean Interest, che è uno strumento di politica industriale europea, nonché quindi oggetto di una strategia nazionale. In particolare nel PNRR è stato pensato lo sviluppo di una filiera italiana dell’idrogeno con elettrolizzatori e tutto ciò che di funzionale ha, le FER – energie rinnovabili ed il biometano. Perché tutto questo possa svilupparsi in un quadro armonico, è necessario un intervento sulle reti, ad es. nell’idrogeno creando una serie stazioni di ricarica per fuel celle luoghi di distribuzione di questo tipo di vettore. Se vi è questo il “sistema idrogeno” ha anche una sostenibilità economica. Da questo tronco della produzione si diramano poi due applicazioni principali, una per la decarbonizzazione dei cicli produttivi inquinanti ed una sulla mobilità e quindi tutto ciò che riguarda la mobilità sostenibile, il trasferimento su ferro, ma anche su gomma grazie all’idrogeno. Una terza applicazione che fa da piccolo lembo al tronco di produzione è quello del residenziale, su cui ancora molto va fatto. Questo è l’asse transazione ecologica con a fianco due elementi: il primo l’economia circolare, ovvero la capacità delle imprese e dei cittadini di dar vita a percorsi virtuosi di riciclo, il secondo l’elemento dell’incentivazione all’efficientamento energetico del residenziale, il cosiddetto Superecobonus, che consente gratuitamente di ristrutturare casa secondo dei parametri energetici più aggiornati.
Nonostante l’Italia si trovi in linea con gli standard di sostenibilità ambientale fissati con l’Agenda 2030, in uno degli obiettivi delle Nazioni Unite ci troviamo tra le peggiori posizioni: sconfiggere la povertà. I residui della crisi economica prima e la crisi pandemica oggi hanno provocato un enorme aumento di persone in stato di povertà. L’Ente Nazionale per il Microcredito opera ogni anno per favorire l’economia sociale di mercato, facilitare l’accesso al credito ed avviare un percorso virtuoso che da linfa al nostro sistema imprenditoriale medio-piccolo. Quanto può essere importante lo strumento del Microcredito per la ripartenza italiana e la lotta alla povertà e all’esclusione sociale?
Ho letto i dati ISTAT appena pubblicati. 1 milione in più di famiglie si trovano in stato di bisogno, numeri raddoppiati rispetto ai dati precedenti, e circa 5,6 milioni di connazionali che sostanzialmente affluiscono alla ricerca di sostegno nelle varie strutture caritatevoli. Questa cosa mi ha ferito e non voglio anestetizzarmi. Mi vergognerei di me stesso se mi anestetizzassi di questo. In questo preciso momento noi dobbiamo dare fiducia nel “domani” ma nelle due accezioni di “domani” come “domani migliore” ma anche come verbo e complemento oggetto “do-mani”, noi dobbiamo dare mani che si intrecciano ad altre mani e che danno fiducia, che danno ossigeno, che creano. Un pubblico ufficiale cosa può fare? Può cercare talvolta con le risorse che la propria amministrazione ha di dare una mano, ma altre volte anche solo mettendo in rapporto realtà diverse. Penso ad esempio ad una recente iniziativa che ho cercato di portare avanti con il banco alimentare, che come sapete recupera le eccedenze. Il tema del recupero delle eccedenze è straordinario, tra l’altro l’abbiamo vissuto in maniera molto evidente sia sul food waste sia sul food loss. In Italia abbiamo avuto quest’anno tantissima sovrapproduzione non destinata al mercato perché i ristoranti e gli hotel sono stati chiusi, recuperare tutto questo, portarlo al consumatore, alle persone bisognose, in questo momento è una delle 3-4 cose più importanti che possiamo fare. Il microcredito opera in questa linea. A voi va un grande grazie per quello che fate. Diffondete cultura del microcredito. Oggi è proprio quel piccolo ossigeno che magari può spingere a dire “mi lancio”. Mi piacerebbe che ci fosse una narrazione complessiva migliore, rispetto a mesi fa oggi sappiamo che c’è un vaccino, arriveremo a Settembre 2021 con la quasi totalità della popolazione che sarà vaccinata, quindi possiamo programmare il futuro. Dobbiamo aiutare le persone a capire questo ed il microcredito aiuta senz’altro in questo senso. Quindi grazie per quello che state facendo e continuate a farlo.
Un settore profondamente segnato dalla pandemia è quello dell’istruzione. A diverse voci si chiede, soprattutto tra i giovani e giovanissimi, un’innovazione della didattica, delle modalità di insegnamento e dell’offerta formativa. L’educazione finanziaria è una delle “stelle polari” dell’azione dell’Ente. Alla luce di una digitalizzazione dei sistemi di pagamento che ognuno di noi sin dall’età di 18 anni inizia ad utilizzare, quanto può essere importante avere un bagaglio economico finanziario di base per le generazioni future, sempre più in interazione con il mondo dell’e-commerce e la pianificazione del proprio futuro?
Credo che nessuna generazione nella storia come la generazione italiana nel XXI secolo abbia due grandi risorse senza precedenti. La prima è avere circa due miliardi di consumatori con un livello di reddito non troppo distante da quello dell’Unione Europea raggiungibili con un click. I nostri genitori se li sognavano. La seconda è disporre di un brand che qualche anno fa KPMG disse che è il terzo al mondo dopo due brand commerciali, il Made in Italy. È un nome riconoscibile a tutte le latitudini ed a tutti i fusi orari, quindi sicuramente educare a cogliere quest’opportunità sapendo trasmettere con il prodotto una cultura, non facendo una corsa verso il basso, ma cercando quelle eccellenze italiane che ci hanno reso nel mondo un paradigma di bellezza. Al MISE, ma anche al MAECI, abbiamo la figura dei voucher per i temporary export manager, tanti giovani, che hanno una maggiore proiezione internazionale di quanto lo abbiano alcuni pur bravi imprenditori di piccola impresa che per mille ragioni non si sono dedicati all’internazionalizzazione, oggi possono essere il valore aggiunto per queste imprese che hanno una buona manifattura, una buona conoscenza dei prodotti, dell’artigianato, ma non hanno nessuna proiezione internazionale. Educare sicuramente alla finanza e alla capacità di proporsi in questi mercati è importantissimo, proprio perché abbiamo due condizioni senza precedenti. Un soft power che probabilmente non ha eguali al mondo, nella classifica tra i Paesi del mondo per influenza culturale nel 2019 l’Italia è al primo posto, e la prossimità, perché il web ci rende prossimi.
La Presidenza Italiana del G20. La prima volta, quali aspettative e speranze riponiamo in questo grande appuntamento?
Come diceva, sono all’interno del team della Presidenza Italiana G20, in particolare nel track digitale. Abbiamo alcuni obiettivi che vogliamo conseguire e su cui stiamo lavorando con tutta la membership degli altri 19 Paesi ed alcune organizzazioni internazionali. Abbiamo 2 temi in particolare che sono molto importanti: uno è relativo al fatto che talvolta nel mondo globalizzato le merci circolino in maniera un po’ anonima e anche senza rispettare l’origine, la proprietà intellettuale, se non in contraffazione vera e propria, vogliamo quindi sviluppare dei sistemi di blockchain, che è una tecnologia emergente, per la tracciabilità dei prodotti ed informare il consumatore a tutto vantaggio delle produzioni come Made in Italy, al fine di eliminare i fenomeni di contraffazione che si traducono in vendita sotto costo di prodotti di scarsa qualità. L’altro tema ed obiettivo è la trasformazione digitale della manifattura. L’Italia è fieramente una delle più grandi manifatture al mondo, noi ogni anno esportiamo circa 550 miliardi, 1/3 del PIL circa. Di questo la stragrande maggioranza è manifattura, le famose quattro A: arredo, abbigliamento, agroalimentare e automazione. Vi è un processo di trasformazione digitale della manifattura. Noi vogliamo dare dei criteri perché questo avvenga in maniera sostenibile sia dal punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista della tutela dei posti di lavoro e dell’occupazione. Stiamo quindi elaborando dei principi nell’ambito del G20 che speriamo vengano finalizzati durante la nostra Presidenza.
Un augurio per il futuro?
Abbiamo le risorse del PNRR, del settennato del Bilancio dell’Unione Europea con i fondi coesione, del Just Transition Fund, della futura legge di bilancio, dobbiamo far atterrare queste risorse. Il nostro è un grande paese che se sa lavorare con spirito di squadra fra le sue componenti non ha rivali.
1 Stime preliminari povertà assoluta e delle spese per consumi, ISTAT, 2021 (https://www.istat.it/it/archivio/254440);
2 L’economista Lusardi: Insegnare la finanza con l’educazione civica, Il Sole 24 Ore, 2021
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