Saremo la resistenza
Mario Baccini
Presidente ENM
Sostenere che l’uso dell’intelligenza artificiale sarà il veicolo di molte opportunità e che allo stesso tempo si creeranno problemi relativi al suo utilizzo e in alcuni campi alla riduzione dei posti di lavoro o all’uso e all’abuso che se ne farà è una tautologia che ambirebbe a fermare la nuova rivoluzione industriale che, peraltro, è già in atto. L’uso degli strumenti AI porterà con sé enormi risvolti positivi per rendere migliore la vita quotidiana, il mondo del lavoro e lo sviluppo economico e sociale attraverso IOT e tecnologie per il supporto alla salute, per esempio. Naturalmente questo sviluppo accelerato ha un’incidenza inevitabile negli equilibri globali. Le questioni etiche che ne derivano sono di notevole peso per discernere tra un uso oculato a vantaggio dei cittadini e un abuso di tecnocrazia. L’obiettivo, nonostante i cambiamenti, resta sempre lo stesso: mantenere al centro dei processi la persona con le sue capacità, i suoi interessi, le sue peculiarità e le sue necessità. Dato questo, non possiamo tornare indietro, ma guardare avanti significa non dimenticarci che dietro a ogni scelta anche imprenditoriale e politica c’è una persona in carne e ossa, questo assioma ci permette di analizzare la trasformazione digitale tenendo sempre a mente che la persona e le sue esigenze restano il centro dell’interesse della politica. Quindi nell’affrontare le nuove prospettive che coinvolgono il lavoro, lo sviluppo, il benessere della persona e la ricerca scientifica bisogna ponderare bene l’uso degli strumenti a vantaggio del bene comune e evidenziarne i limiti laddove ci sia una scelta che tocca temi valoriali. L’intelligenza artificiale e il suo utilizzo, ormai irreversibile, aiuterà anche le scelte di sostenibilità a vantaggio della tutela del pianeta interagendo in modo significativo nelle scelte per i servizi e per il welfare. In questa visione futuristica e futuribile è necessario calibrare le forze: non bisogna farsi prendere la mano, bisogna governare questi processi di sviluppo dell’intelligenza artificiale anche perché senza l’intelligenza umana quella artificiale non ha senso. Nel nostro recente passato abbiamo sempre avuto timore delle novità, osteggiando ciò che non conoscevamo o che risultava difficile da interpretare (come è nella natura umana), oggi però non dobbiamo avere paura: dobbiamo essere consapevoli che l’uomo ha gli strumenti (peraltro da lui forgiati) per governare qualsiasi processo innovativo e di sviluppo senza subirlo. Bisogna far proprio, come un mantra, l’assioma: “non ho paura, ma attenzione”. I processi evolutivi e tecnologici così rapidi ci lasciano sempre una sensazione di inadeguatezza, ma fra 50 anni vivremo altre scoperte e altre intuizioni, l’unica certezza che deve animarci è quella che i nostri scienziati siano consapevoli che la guida che seguono è quella dell’etica. Ogni processo quindi deve essere governato dall’etica: in primis questo deve essere trasferito alla Politica, perché il nostro Parlamento, il nostro Governo devono salvaguardare il capitale umano che si è formato e che verrà istruito, che ha costruito con professionalità e sacrificio le proprie caratteristiche che andranno preservate insieme al posto di lavoro. La tecnologia deve essere un punto di congiunzione non essere divisiva. La formazione continua può essere lo strumento per ridurre il gap generazionale e lo ‘spauracchio’ di un’intelligenza artificiale che sostituisce l’uomo. Noi abbiamo avuto generazioni di giovani local che sono diventati giovani global, in Italia siamo passati da un’editoria di carta stampata al mondo dei social e abbiamo visto una grande trasformazione anche nel mondo delle informazioni che probabilmente senza una gestione etica sarebbero diventate un farwest. Sicuramente c’è una nuova generazione (la famosa generazione z) che dovrà assorbire insieme alle nuove tecnologie e ai nuovi scenari anche massicce dosi di valori ed etica perché dovrà da un lato radicarsi nella storia, sostanziando il percorso che ci ha portati sin qui, e dall’altro proiettarci nel prossimo futuro. Sicuramente ci sarà una generazione di cittadini italiani ed europei, cittadini del mondo, che condivideranno una visione molto più ampia e globale del fenomeno. Di conseguenza anche l’azione politica deve ripensare se stessa e concentrarsi sulle nuove fasi della geopolitica perché l’assetto delle diplomazie del mondo dovrà seguire e raccordarsi con questi nuovi scenari. Il vero problema non è se queste generazioni saranno più o meno capaci di mantenere i valori e i pilastri dell’etica per una convivenza migliore e per una vita migliore, il problema vero sarà capire se la politica sarà all’altezza di tradurre in modo corretto le esigenze adeguandole ai nuovi scenari. Infatti in questo quadro rimane sempre valida la possibile preminenza dell’interesse che i cosiddetti poteri economici, le multinazionali, le grandi finanziarie nel mondo (che in molte occasioni sono anonime), possano esercitare per governare il futuro di queste generazioni; quindi è necessario che, oggi, si aggiungano al bagaglio culturale di questi ragazzi anche quegli ‘anticorpi’ necessari a non diventare domani soltanto dei meri consumatori. Per comprendere quanto questa attività possa essere difficoltosa dobbiamo capire prima quanto noi stessi possiamo investire in questa formazione e come poter fornire quegli strumenti etici e valoriali necessari ai ragazzi. Sicuramente, al di là dei discorsi accademici, la pratica portata avanti da progetti microfinanziari è pregna dei valori necessari a sostenere la trasformazione in modo corretto. Il microcredito sarà la resistenza, sociale e finanziaria di uno strumento a servizio del cittadino, del giovane, dell’imprenditore, della persona socialmente, economicamente e finanziariamente in condizione di svantaggio. Le radici del microcredito e la sua evoluzione, al di là degli effetti speciali che l’estrema digitalizzazione potrà consentire, resta il baluardo di un rapporto che per sua natura è umano e personale tra il beneficiario, la sua idea di impresa, e il sistema economico-bancario mediato dalle capacità di ascolto e comprensione di un professionista preparato. Saremo la resistenza perché il microcredito nasce come strumento local e diventa nel tempo e nelle sue trasformazioni glocal. Saremo la resistenza sociale perché conserveremo l’idea della persona come fulcro di potenzialità economiche e non come mero consumatore come lo vorrebbero identificare le multinazionali e le lobby economiche mondiali. Saremo la resistenza perché alla base delle nuove economie crescenti e dei giganti digitali come Asia e Brasile ci sono economie di scala che dovranno rigenerarsi in un sistema dove la geopolitica e i poteri in campo devono essere riposizionati, perché saltato il bipolarismo in cui non c’è più il combinato disposto America-Russia, ci sono altri continenti pronti a entrare in campo, e tutti questi nuovi mercati che tenteranno di bypassare anche le autonomie e le sovranità locali, necessariamente offriranno una possibilità di sviluppo.