INTELLIGENZA ARTIFICIALE: UN’OPPORTUNITÀ IMPRESCINDIBILE
Emma Evangelista
Direttore Microfinanza
I nuovi applicativi che sostengono produttività e lavoro, basati su intelligenza artificiale generativa, possono consentire di alleggerire il carico di lavoro umano a vantaggio di un nuovo modo di produrre e di generare reddito. Sicuramente i nuovi software che gestiscono, per conto dell’uomo, attività in maniera semi autonoma possono creare disagio e preoccupazione in chi non riesce a comprendere e dominare la tecnologia. La paura nasce soprattutto dalla disinformazione, dall’ignoranza e dal grado di educazione digitale di chi si trova di fronte a questa rivoluzione. L’applicazione di questi nuovi strumenti produce, di fatto, uno stravolgimento delle attività produttive: da un lato assistiamo alla contrazione di posti di lavoro in settori che prevedono ad esempio processi ripetitivi che vengono automatizzati grazie all’uso di macchinari ‘intelligenti’; dall’altro però si aprono prospettive di sviluppo per nuove professionalità legate proprio alla gestione di software e processi. Questa dualità implica, di fatto, che non si possa più procrastinare la riduzione del gap educativo nell’uso delle nuove tecnologie: è necessaria un’alfabetizzazione informatica per avere la misura di quanto la trasformazione che stiamo vivendo sia profonda, irreversibile e repentina. Viviamo la difficoltà di doverci adattare alla gestione di processi che non conosciamo e ai quali dobbiamo riconvertirci per non essere esclusi dal tessuto socio-economico del terzo millennio. Con la pandemia c’è stata un’accelerazione indescrivibile e verticale dell’uso di nuove tecnologie ma, allo stesso tempo, tra coloro che riescono e coloro che non riescono a gestire processi informatizzati si è notevolmente amplificato il divario. Naturalmente nella proiezione di un mondo sempre più digitale resta preminente il valore del capitale umano e della condivisione empatica tra i soggetti in un rapporto che trascende le relazioni uomo-macchina. Se la standardizzazione delle attività può essere regolata da software di gestione, nelle dinamiche di produttività risaltano ancora le relazioni umane e nella gestione manageriale di un’architettura aziendale complessa, un plusvalore è costituito dalla gestione e dalla premialità della risorsa umana che si traduce in termini di alta produttività. Per ottenere un risultato ragguardevole, dunque, il soggetto deve essere sostenuto anche in una formazione continua improntata alla conoscenza tecnologica. Adeguarsi al tempo dell’intelligenza artificiale significa rimettere in gioco le proprie conoscenze e imparare a dialogare con “la macchina” che ci aiuta a gestire il nostro business. In queste dinamiche ci sono due fattori dominanti: la capacità di resilienza del soggetto e l’opportunità di offrire quelle risorse che sono necessarie all’acquisizione delle skills adatte alla gestione di software e progetti. In questo quadro di complessità che si relaziona con soggetti dalla struttura cognitiva non sempre all’altezza, si afferma la necessità di un soggetto mediatore in grado di supportare il processo di crescita personale e aziendale. Per quanto concerne le attività microfinanziarie, ad esempio, il Tutor potrebbe ricoprire esattamente questo ruolo. Da un lato, infatti, è un soggetto con una formazione professionale adeguata a interfacciarsi con il sistema burocratico e finanziario, abituato all’uso degli strumenti informatici per la realizzazione di piani e progetti di business; e nel mentre si mette a disposizione del beneficiario per supportare un’idea di impresa che altrimenti non potrebbe essere realizzata. In questo nuovo processo, diventano attori di primo piano gli operatori finanziari e non finanziari, i tecnici informatici, gli ingegneri e i manager di sistema che devono mettere in connessione le risorse, i professionisti del settore e gli utenti che vogliono avviare la propria attività. L’intelligenza artificiale non solo va applicata ai sistemi ma soprattutto va spiegata agli utilizzatori affinché possa essere utile all’uomo e non prevaricarlo. La questione etica che poi ne deriva è riferibile all’uso che deve essere rivolto al bene comune come valore assoluto. Nella deregulation dell’uso di questi nuovi applicativi l’Europa ha stabilito un primato con l’approvazione dell’AI ACT che contempla da un lato i limiti e dall’altro le risorse per lo sviluppo della quinta dimensione e ribadisce la necessità di un utilizzo e di uno sviluppo di sistemi improntati su veridicità, fruibilità, trasparenza, correttezza, eticità. È la prima legge in materia di tecnologia mai approvata e segna dunque l’apertura di una nuova era a cui non siamo ancora pronti ma a cui dovremo presto adeguarci con le competenze necessarie per gestire i processi e non esserne vittima.