La Nostra Missione Educativa: Il Microcredito Strumento Completo E Formativo

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Mario Baccini

Presidente ENM

Così globale, veloce e sensibile ci mette davanti ogni giorno è purtroppo la creazione di nuove emarginazioni: una tra tutte, tra le peggiori, a mio avviso è la piaga dei neet, i giovani che finita la scuola dell’obbligo si alienano e, per forza o per inerzia, non continuano gli studi e non trovano un lavoro. Questa è una condizione grave e purtroppo condivisa in tutta Europa, tanto che i programmi comunitari hanno avviato linee progettuali dedicate al contrasto di questo fenomeno. Le politiche attive del lavoro si rivolgono proprio a questi ragazzi che non possiamo, non vogliamo lasciare ai margini della società perché, se non vogliamo ragionare in termini paternalistici, per lo meno con una visione egoistica, siamo vincolati a sostenerli altrimenti diverrebbero l’ennesima risacca sociale di povertà, emarginazione, delinquenza e allargherebbe il debito sociale dello Stato. Contrastare il fenomeno dei neet è un atto dovuto verso la società, e lo Stato fornisce una grande quantità di strumenti finanziari, non ultimo il progetto Yes I start Up, che per la capacità di formazione all’impresa è diventata best practices europea e che per efficacia è stato trasformato dalle amministrazioni locali di Calabria, Sicilia e Toscana in uno spin off determinante per la formazione e il sostegno alle politiche attive del lavoro nei territori. Questa azione, avviata negli ultimi cinque anni in modo determinato, ha prodotto i primi risultati notevoli: dai dati Istat sul 2023 in Italia i Neet, (tra i 15 e i 29 anni) hanno registrato un calo significativo. Nonostante il dato resti superiore alla media europea, evidenziando un gap soprattutto tra i diplomati. Secondo l’Istat nel 2023 i neet erano il 16,1%, con un incoraggiante calo di 2,9 punti percentuali rispetto al 2022 e di ben 7 punti rispetto al 2021. Un dato positivo che si allontana dai picchi del 2014 (26,2%) e che si posiziona al di sotto del livello pre-crisi del 2007 (18,8%). Nonostante il trend positivo, l’Italia si posiziona ancora al di sopra della media europea (11,2%) e supera significativamente Paesi come Germania (8,8%), Francia e Spagna (entrambe al 12,3%). Ancora più critico il confronto con la Romania, unica nazione europea con una percentuale di Neet superiore a quella italiana (19,3%). Il divario con l’Europa risulta ancora più evidente se si analizza il dato in base al titolo di studio. I giovani diplomati italiani presentano un gap di 6,5 punti percentuali rispetto alla media europea, mentre la differenza si riduce a 4,7 punti per i laureati e a 2 punti per chi possiede solo la licenza media. analizzando a fondo i dati si può affermare che questo miglioramento è attribuibile ad una maggiore partecipazione al sistema di istruzione, soprattutto tra chi possiede un titolo di studio inferiore, e a un aumento dell’occupazione, in particolare tra i giovani con bassi livelli di istruzione. La quota sale invece al 19% tra i 20 e i 24 anni e raggiunge il 22,7% tra i 25 e i 29 anni, fascia d’età in cui diminuisce la partecipazione al sistema educativo e aumenta quella al mercato del lavoro. Infine, il report Istat evidenzia un forte divario di genere e cittadinanza. La quota di Neet tra le donne straniere (35,8%) è di quasi 20 punti percentuali più alta rispetto alle italiane (16%), mentre tra gli uomini la differenza si riduce a 1,4 punti percentuali (15,7% tra gli stranieri e 14,3% tra gli italiani). Dunque la ricetta per risolvere il problema appare semplice: formare per educare all’impresa, al lavoro. Inserire nei programmi scolastici la formazione finanziaria, alla stregua della educazione all’uso delle nuove tecnologie, potenziare le soft skill dei giovani e sostenerli in un percorso che possa fornire gli strumenti più adatti a confrontarsi con un mercato globale in rapida evoluzione è fondamentale per ridurre le fasce di soggetti border line che potrebbero essere un peso e non una risorsa per l’economia del Paese e per quella europea. Oltre la scuola c’è di più, potremmo dire. Attraverso le progettualità europee siamo in grado di formare all’impresa, far conoscere le possibilità, gli strumenti e le risorse che aiutano i giovani a trovare la loro strada e ad inserirsi in un tessuto economico e contributivo che non li emargina. La microfinanza è uno strumento dell’economia sociale e di mercato che si prefigge di recuperare le potenziali devianze del sistema. I giovani, i disoccupati di lungo corso, i migranti, le donne e tutti coloro che hanno capacità e volontà di intraprendere possono essere sostenuti. Il passo in più che l’Ente Nazionale per il Microcredito si propone di affrontare è quello che si occupa della persona e della sua integrità attraverso un’azione di tutoraggio, che supplisce alle carenze formative specifiche. Per realizzare un’idea, creare un’impresa che si proietti nel lungo periodo, c’è bisogno di una buona progettazione, di un business plan sostenibile, accurato e realizzabile che può essere costruito attraverso le competenze acquisite dal neo imprenditore o grazie al supporto di un professionista del settore che si affianca al beneficiario, come nel caso del microcredito. In entrambe le soluzioni l’attività dei cosiddetti servizi ausiliari, che la legge sul microcredito rende obbligatori, svolgono un’azione più o meno diretta e pervasiva della attività educativa. I dati supportano questa idea: negli ultimi nove anni di attività del fondo di microcredito per la piccola media impresa grazie a questo strumento finanziario sono nate circa 25mila imprese e proprio per la grande cura verso ogni imprenditore, per lo studio di settore, il business plane rigoroso e il sostegno economico ottenuto grazie alle garanzie dello stato, il default registrato è nettamente inferiore alla media. Ciò che conta nell’avvio di una progettualità, dunque, è la predisposizione e la cultura finanziaria. Se da un lato ci sono le capacità è necessario fornire gli strumenti per comprendere come navigare in un mondo che è fatto di numeri e burocrazia e con cui ci si deve confrontare quotidianamente per non soccombere. Mi piace ripetere che il nostro compito come istituzione pubblica è di sostenere le persone governando i processi. Il mondo dell’impresa segue regole che vanno capite e affrontate per poter essere utili e la nostra azione è propedeutica alla valorizzazione del capitale umano che si approccia al mondo dell’impresa anche senza professionalità. Il microcredito è una risorsa che segue dei criteri che vanno oltre il semplice strumento finanziario, seguendo i principi della finanza etica sostiene la persona e il suo progresso. A questo scopo diventa fondamentale anche un’implementazione delle attività di educazione secondo i principi seguiti dall’Agenda 2030 affinché non solo si sviluppino nuove imprese ma che siano improntate alla sostenibilità con una particolare attenzione per il welfare interno dei dipendenti, che rientrino appieno nel ciclo di produttività secondo i nuovi criteri ESG e siano pronte al confronto con un mondo nuovo che guarda al riciclo, alla natura, al benessere di tutti coloro che lavorano all’interno dell’azienda. Questa è la sfida formativa che affronteremo e non solo perché l’Europa ce lo impone, ma perché crediamo e sosteniamo l’economia sociale e di mercato attraverso lo strumento microfinanziario. Non vogliamo lasciare indietro nessuno, anzi valorizziamo il capitale umano con la conoscenza, la professionalità, l’educazione finanziaria e la garanzia dello Stato che afferma la sua fiducia in coloro che vogliono costruire una nuova strada e una nuova impresa per contribuire allo sviluppo economico del Paese.

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