LA FORZA DELLE DONNE

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Emma Evangelista

Direttore Microfinanza

La forza delle donne esiste nella capacità di resilienza, nella possibilità di esprimersi attraverso una poliedricità che non si limita a un campo d’azione univoco ma nella possibilità di rivestire ruoli diversi e sostanziali nella società post industriale. Certo è che duole constatare che ad oggi le donne vengono ancora usate per campagne di moral suasion che distolgano l’attenzione dai problemi economici del Paese, come se le donne non fossero un elemento determinante alla crescita, all’occupazione e alla produttività, come invece è riconosciuto da tutte le statistiche e dalle organizzazioni mondiali, dalla BCE al Fondo Monetario Internazionale. La parte femminile e produttiva del Paese, è invece spesso trattata alla stregua dei Panda che negli anni Ottanta divennero il simbolo delle campagne di protezione del WWF. Bene, la donna non è un panda ed è capace di ‘salvarsi da sola’, purché messa nelle condizioni di farlo. Queste condizioni sono quelle che ci ricordano le Nazioni Unite e che sono scritte, nero su bianco, nell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: prima di tutto istruzione, cura della salute e della integrità e parità nei rapporti economici e lavorativi, in due parole eguaglianza di genere. Purtroppo la pandemia mondiale dovuta al Covid-19 ha creato una profonda frattura nel sistema economico e come rilevato dallo stesso segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, nel suo rapporto annuale sullo sviluppo degli obiettivi dell’Agenda 2030 in cui si legge che sono state proprio le donne a pagare il prezzo più alto: perché il Covid-19 ha esposto ed esacerbato ancor più le disuguaglianze e le ingiustizie preesistenti e le donne stanno soffrendo in misura maggiore l’impatto della pandemia. In Italia una fotografia impietosa e reale di questa situazione è stata curata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro che ha evidenziato come la crisi ha colpito più duramente l’occupazione femminile. Degli 841mila posti di lavoro persi nel secondo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 il 55,9% apparteneva infatti a donne. D’altra parte, proprio le donne si sono trovate a gestire il maggior sovraccarico lavorativo durante il lockdown primaverile: da un lato sono state più impegnate sul piano professionale (il 74% ha continuato a lavorare, contro il 66% degli uomini), dall’altro con la chiusura delle scuole quasi 3 milioni di loro hanno dovuto garantire la presenza al lavoro e al tempo stesso assistere i figli impegnati nella didattica a distanza, con un livello di stress elevatissimo. La diversità di genere è una risorsa che genera ricchezza, ne è fortemente convinta anche Christine Lagarde, attuale presidente della BCE, già presidente del FMI quando asserisce: “Negli ultimi anni abbiamo accresciuto la nostra enfasi sull’emancipazione delle donne proprio perché, al di là delle importanti considerazioni etiche, rappresenta anche un’opportunità persa nella ricerca della stabilità macroeconomica e della crescita inclusiva. La ricerca del FMI ha dimostrato, ad esempio, che se l’occupazione femminile fosse uguale a quella maschile, le economie sarebbero più resilienti e la crescita economica sarebbe più elevata. Le nostre nuove stime mostrano che, per la metà inferiore dei Paesi del nostro campione in termini di disuguaglianza di genere, colmare il divario di genere nell’occupazione potrebbe aumentare il PIL in media del 35%, di cui 7-8 punti percentuali sono guadagni di produttività dovuti al genere diversità”. In questo scenario quasi apocalittico in cui le donne sembrano ancora essere ai margini di una società moderna e produttiva si inserisce uno strumento piccolo quanto potente: il microcredito. Uno strumento che nasce come alternativa di mercato e doppiamente vincente: perché utile all’educazione finanziaria prima dello stesso finanziamento creditizio. Nato come sostegno all’impresa femminile nelle regioni cosiddette in Via di Sviluppo, oggi nella versione occidentalizzata e standardizzata dall’Ente Nazionale per il Microcredito esiste come strumento di autoimpresa e autodeterminazione, che vede nei progetti per le donne e, soprattutto per le ragazze, una nuova opportunità di riscatto socio economico. Non a caso il microcredito è uno degli strumenti di educazione finanziaria e promozione del credito nati in seno alle Nazioni Unite (ricordiamo il 2005 come anno internazionale del microcredito) e oggi previsto nell’Agenda 2030.

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