Sergio Bellucci - Giornalista e saggista
Abstract
Gli interventi a sostegno dell’economia sono necessari per far mettere radici alle nuove intraprese economiche specialmente al Sud. In questi anni il ruolo del microcredito si è rivelato cruciale anche se i dati complessivi dell’andamento economico-sociale risentono molto della crisi pandemica e dei suoi effetti globali.
È sull’intelligenza artificiale, il punto più avanzato dell’innovazione tecnologica, che in Calabria si dimostra che è possibile agganciare le nuove frontiere del fare umano e contribuire a invertire delle tendenze che sembrerebbero scontate.
Parole chiave:
Calabria, Microcredito, SVIMEZ, Occupazione, Salari,
Migrazione, STEM, Intelligenza Artificiale
Calabria: the counter-trend example of Artificial Intelligence
Interventions to support the economy are necessary to put down the roots of new economic initiatives, especially in the South. In recent years, the role of Microcredito has proved to be crucial, even if the overall economic and social trend data are greatly affected by the pandemic crisis and its global effects. It is on artificial intelligence, the most advanced point of technological innovation, that in Calabria it is shown that it is possible to engage the new frontiers of human activity and contribute to reversing trends that would seem obvious.
Keywords
Calabria, Microcredito, SVIMEZ, Employment, Wages, Migration, STEM, Artificial Intelligence
In diverse aree del nostro Paese significativi sono stati, negli anni, gli interventi a sostegno della nascita di attività imprenditoriali. Anche l’Ente Nazionale per il Microcredito ha realizzato una serie di progetti e iniziative in materia di microcredito e microfinanza, in collaborazione con pubbliche amministrazioni a livello nazionale, regionale e locale, nonché con soggetti privati del terzo settore quali banche ed enti non-profit. In Calabria, ad esempio, progetti dell’Ente si sono incentrati nel rafforzamento delle capacità della pubblica amministrazione nell’azione di sistema e al monitoraggio delle iniziative pubbliche e private nel microcredito. Questi progetti si sono caratterizzati nel rafforzamento delle competenze della pubblica amministrazione in materia di microcredito e nella creazione dei necessari partenariati con tutti gli operatori del settore; nel monitoraggio dell’integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi, relativamente al microcredito e alla microfinanza, e nelle iniziative di microcredito attivate in Italia a sostegno dell’occupazione e dell’integrazione sociale dei soggetti esclusi dall’accesso al credito; nella creazione di sportelli informativi per il microcredito presso i servizi pubblici per l’impiego, i Comuni e le Camere di Commercio delle Regioni “Convergenza”; nell’istituzione e nell’animazione di una rete di soggetti pubblici, privati e del non-profit in grado di operare per l’integrazione dei cittadini immigrati, con specifico riferimento alla microimprenditorialità; nella definizione di un modello condiviso di accesso al microcredito; nell’accesso al Microcredito per i Cittadini Immigrati; nella creazione di attività di imprenditoria femminile legate al microcredito.
L’andamento economico sociale dell’Italia e quello del Sud
Gli andamenti economici nel nostro Paese, anche in presenza di tali interventi, tornano, però, a differenziarsi per le macroaree geografiche. Il Mezzogiorno d’Italia, in base alle stime del rapporto Svimez appena pubblicato, è proiettato verso una crescita del Pil dello 0,4% nel 2023. Questo aumento, infatti, rappresenta una crescita dimezzata rispetto al Centro-Nord, che si attesta all’0,8%. La disparità di crescita tra queste regioni riemerge dopo due anni di allineamento, sottolineando le differenze nelle strutture economiche intrinseche tra i territori italiani. Territori che hanno, quindi, necessità di interventi specifici e supporti dedicati.
Secondo le analisi, la divergenza è attribuita principalmente al diverso andamento dei consumi, con il Mezzogiorno che mostra una contrazione più pronunciata del reddito disponibile delle famiglie rispetto al Centro-Nord. La contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali è del 2%, il doppio rispetto al Centro-Nord, evidenziando le sfide economiche specifiche affrontate dalla regione. Anche le differenze sulle strutture e le capacità di utilizzo del credito contribuiscono al dato. Guardando al futuro, le previsioni presenti nello studio della Svimez indicano che nel 2024 il Pil dovrebbe crescere dello 0,7% a livello nazionale, con un andamento simile tra Centro-Nord e Sud (rispettivamente +0,7% e +0,6%). Nel 2025, si prevede una crescita più robusta dell’1,2%, con il Centro-Nord che supera leggermente il Mezzogiorno (+1,3% contro +0,9%). Tuttavia, queste proiezioni sono vincolate all’effettiva attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sottolineando l’importanza delle politiche economiche nazionali nella determinazione del destino economico delle regioni. Il rapporto evidenzia che, nonostante un aumento dell’occupazione maggiore nel Sud rispetto al resto del Paese, questo non sia sufficiente a ridurre il disagio sociale, considerando la diffusa precarietà e i bassi salari. A questo dato si aggiungono il lavoro povero e le emigrazioni giovanili.
Tra il 2020 e il 2022, tale povertà è salita di 1,7 punti percentuali, passando dal 7,6% al 9,3%. Nel Sud quasi una famiglia su dieci vive in povertà assoluta. Nel complesso, nel 2022, 2,5 milioni di persone vivono in famiglie in povertà assoluta nella regione meridionale, un aumento di 250.000 rispetto al 2020 (mentre nel Centro-Nord si è registrata una diminuzione di 170.000). Nel 2022, il Mezzogiorno ha sperimentato un aumento più marcato dei prezzi al consumo rispetto al Centro-Nord (+8,7% contro +7,9%). Tuttavia, la SVIMEZ prevede un sentiero di rientro verso valori prossimi al 2% nel 2025, sebbene con rincari ancora relativamente più alti al Sud. Questa previsione sottolinea la necessità di attuare politiche mirate per mitigare gli impatti dell’inflazione, soprattutto nel contesto delle differenze regionali. Secondo le stime, nel 2023 i consumi delle famiglie nel Mezzogiorno dovrebbero crescere in modo più lento rispetto al Centro-Nord (+1,1% contro +1,7%). Questa tendenza dovrebbe persistere nei due anni successivi, con tassi di crescita tra i cinque e i sette decimi di punto percentuale inferiori al Centro-Nord. La dinamica dei prezzi più elevati al Sud è indicata come uno dei motivi principali di questa discrepanza. Affrontare questa sfida richiederà strategie mirate per stimolare la domanda interna e migliorare il potere d’acquisto delle famiglie meridionali.
Impatto della Stretta Monetaria sulle Prospettive Economiche e gli investimenti
Complessivamente, il panorama economico italiano si trova di fronte a nuove sfide con le decisioni della Banca Centrale Europea (BCE) di attuare una rilevante stretta monetaria nel corso del 2023. La stretta monetaria operata dalla BCE, con un tasso di interesse di riferimento stimato al 4,25%, comporta effetti negativi cumulati sulla dinamica del PIL nel triennio 2023-2025.
Un ulteriore inasprimento della politica monetaria attuata nel 2023, con un aumento di 50 punti base dei tassi ufficiali, potrebbe contribuire ad ampliare le disparità regionali, portando a un calo più accentuato della crescita nel Mezzogiorno, ampliando la forbice tra le due macroaree di due decimi di punto di PIL.
Nei prossimi tre anni gli investimenti nel Mezzogiorno dovrebbero crescere in modo più marcato rispetto alle regioni centro-settentrionali. Tuttavia, la composizione di questa crescita appare disomogenea. Nel Sud, si prevede un aumento significativo degli investimenti nel settore delle costruzioni, alimentato dall’espansione della domanda pubblica. Nel Centro-Nord, invece, si anticipa una maggiore crescita degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, indicando un focus più diretto sulla sostenibilità della capacità produttiva. Le differenze attuali si tradurranno, negli anni futuri, in disequilibri a livello produttivo e, necessariamente, sulla qualità del modello produttivo e della ricchezza distribuibile.
Impatto Economico sulla Popolazione: Occupazione e Salari nel Contesto Attuale
Come abbiamo visto, la composizione settoriale dell’espansione economica rivela una crescita occupazionale concentrata principalmente nei settori delle costruzioni e dei servizi su scala nazionale. Tuttavia, un’interessante divergenza emerge quando si esamina il Centro-Nord, dove l’industria in senso stretto ha svolto un ruolo chiave nella ripresa dell’occupazione. Nel Mezzogiorno, al contrario, il terziario è stato trainato soprattutto dalle attività di alloggio e ristorazione, che rappresentano circa un quarto della crescita totale, mentre il contributo industriale è stato più modesto, soprattutto in confronto alle perdite subite negli anni precedenti. Un ruolo rilevante nella crescita occupazionale nel Mezzogiorno è stato giocato dai settori della Pubblica Amministrazione, della Sanità e dell’Istruzione. In particolare, la Pubblica Amministrazione, includendo sanità e istruzione, ha registrato un aumento complessivo di circa 95 mila occupati nel Mezzogiorno, mentre nel Centro-Nord si è verificata una riduzione di quasi 70 mila unità.
Oltre alle differenze qualitative tra le diverse forme di occupazione e di produzione di valore aggiunto, la dinamica inflattiva che ha caratterizzato gli ultimi periodi ha avuto un impatto significativo sui salari reali in Italia. In generale dai dati dell’OCSE si evince che l’Italia ha sperimentato una corposa erosione del potere d’acquisto dei salari rispetto al periodo pre-pandemico, con una contrazione del 7,5%.
Questo fenomeno ha colpito in modo particolare il Mezzogiorno, con una perdita di potere d’acquisto del 8,4%, evidenziando una situazione più critica rispetto alla media OCSE. Le analisi, quindi, suggeriscono un accentuarsi delle disuguaglianze salariali a livello nazionale, con il Mezzogiorno che si trova in una posizione particolarmente vulnerabile. Le disparità territoriali nei tassi di crescita e nella distribuzione occupazionale e salariale sollevano la questione della necessità di politiche mirate e strategie di politiche industriali e supporti finanziari specifici, per affrontare le differenze territoriali.
La Fuga delle Competenze: Il Caso delle Lauree STEM in Italia
Il tema dei livelli occupazionali, della qualità dei salari – e quindi della forza e della qualità della domanda interna – segnala non solo la necessità della costruzione di una economia sana e capace di affrontare le dinamiche internazionali ma anche di offrire le necessarie condizioni non solo per impedire il depauperamento sociale dei territori ma anche per diventare “attrattivo” verso il lavoro buono. L’Italia, infatti, si trova di fronte alla sfida cruciale, quella di invertire la tendenza in atto della fuga delle competenze, in particolare nel settore STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Il nostro Paese affronta un problema persistente di saldo migratorio negativo, con un numero significativo di laureati che scelgono di cercare opportunità all’estero. Questo fenomeno è particolarmente evidente dal 2012, quando si è registrato un significativo aumento delle emigrazioni intellettuali sia dal Mezzogiorno che dalle regioni centro-settentrionali. La tendenza si è mantenuta fino al 2019 nel Sud, continuando fino al 2020 nel Centro-Nord. Ciò solleva interrogativi cruciali sulla capacità del nostro Paese di trattenere e sfruttare appieno il potenziale delle competenze interne.
Il fenomeno della fuga di giovani è particolarmente evidente, raggiungendo il picco nel 2020, quando il 56,6% nel Centro-Nord e il 63,1% nel Mezzogiorno dei laureati emigrati erano giovani. Questo dato sottolinea l’urgenza di affrontare le questioni legate alle opportunità di lavoro e allo sviluppo delle carriere per i giovani laureati in Italia. Una perdita significativa riguarda le lauree STEM, un settore cruciale per l’innovazione e lo sviluppo economico. Nel periodo tra il 2001 e il 2021, ben 130.000 laureati in possesso di una laurea STEM hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord. Nel solo 2021, circa 9.000 di questi laureati STEM hanno scelto di emigrare. Questo significa che una parte sostanziale degli investimenti meridionali in competenze scientifiche e tecnologiche si è “dispersa” altrove. Affrontare questo fenomeno richiede strategie mirate. Dovremmo concentrarci su incentivi per trattenere talenti, creare opportunità di lavoro stimolanti e promuovere un ambiente di ricerca e sviluppo attraente.
La Calabria e l’Intelligenza Artificiale
È quindi essenziale ridurre il divario economico e di opportunità tra le diverse regioni italiane, in particolare garantendo che il Mezzogiorno possa offrire un futuro prospero ai suoi giovani laureati STEM. Qualche segnale di controtendenza, però, si avverte. Georg Gottlob, docente di informatica e uno dei massimi esperti di intelligenza artificiale, ha deciso di lasciare la prestigiosa University of Oxford per insegnare e fare ricerca all’Università della Calabria. Nella sua decisione c’è il giudizio sulla qualità dell’ateneo calabrese che è all’avanguardia, sia nell’intelligenza artificiale sia nella scienza dell’analisi dei dati. Ma le radici di questo salto continuano a innervarsi.
L’Unical, infatti, riceve un prestigioso riconoscimento nel campo con il prof. Carmine Dodaro, giovane professore associato del dipartimento di Matematica e informatica, che si aggiudica il premio “Marco Somalvico” dell’Associazione italiana per l’Intelligenza artificiale (AIIA). per il contributo personale dato allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Carmine Dodaro è da diversi anni nel team di ricerca sull’Intelligenza Artificiale, creato dall’attuale rettore Nicola Leone, allora direttore del dipartimento di Matematica e informatica.
Il futuro può avere anche radici antiche.