Archivio opinioni
Mariarosaria Zamboi
Ricercatrice dell’Eurispes
Educazione finanziaria in Italia: la fotografia del belpaese raccontata nel Rapporto Italia di Eurispes
Negli ultimi anni l’alfabetizzazione finanziaria si sta imponendo come una competenza essenziale per affrontare la vita quotidiana e navigare con successo nella complessità del panorama economico contemporaneo. Secondo la definizione dell’Ocse, l’alfabetizzazione o educazione finanziaria è la combinazione delle conoscenze, competenze, atteggiamenti e comportamenti necessari per prendere decisioni finanziarie efficaci e, in ultima analisi, raggiungere il benessere finanziario individuale. Non si tratta solo di sapere come risparmiare o investire denaro, ma di comprendere i concetti di rischio, rendimento e diversificazione, saper gestire il bilancio personale e familiare, compiere scelte consapevoli sui prodotti finanziari e pianificare il futuro finanziario, aspetto quest’ultimo fondamentale in un’epoca in cui l’incertezza economica accompagna la vita di moltissimi individui, dal giorno del primo stipendio fino al pensionamento. La crescente complessità dei prodotti finanziari e la volatilità dei mercati hanno reso oggi indispensabile accelerare il processo di alfabetizzazione finanziaria a livello globale, divenuta una delle priorità nell’agenda politica internazionale e dei governi. Sono infatti ancora troppi gli individui e le famiglie che si confrontano quotidianamente con la gestione efficace delle proprie risorse cercando di contrastare effetti negativi sulla stabilità economica, personale e collettiva.
Come spesso accaduto negli ultimi anni, la pandemia da Covid-19 ha fatto da catalizzatore, mettendo in luce carenze e necessità prima nascoste dal velo della normalità: la chiusura delle attività commerciali, le misure di lockdown e la conseguente perdita di posti di lavoro hanno colpito molto duramente famiglie e imprese. Secondo le stime della Banca d’Italia, nel 2020 il 36,6% degli italiani non disponeva di risorse sufficienti per affrontare più di due mesi senza reddito e due famiglie su dieci non avevano disponibilità finanziarie per vivere un mese in assenza di reddito. Altrettanto devastanti sono stati gli effetti sulle imprese, in particolare sulle micro e piccole realtà produttive che costituiscono la spina dorsale dell’economia nazionale. Molte aziende hanno dovuto affrontare problemi di liquidità e difficoltà nel mantenere gli impegni finanziari come il pagamento di stipendi, affitti, bollette e fornitori. In questo contesto, le imprese capaci di pianificare sono state in grado di gestire meglio le proprie finanze e, laddove vi erano buoni livelli di conoscenza in ambito finanziario, la comprensione dei termini dei prestiti e la capacità di negoziare con banche e fornitori si sono rivelate essenziali per la sopravvivenza, facilitando anche l’accesso alle misure di sostegno offerte dal governo. La pandemia ha anche accelerato la diffusione dei servizi finanziari digitali, sono aumentati in modo esponenziale gli acquisti e i pagamenti on-line e i servizi offerti da banche e istituti finanziari. Contestualmente, sono cresciute le frodi finanziarie e le truffe on -line specie a scapito di categorie più vulnerabili. È divenuta così macroscopica l’evidenza di una diffusa incapacità nella pianificazione finanziaria, insieme a una bassa attitudine di famiglie e imprese a mostrarsi resilienti alle crisi; si è evidenziato, nello stesso tempo, il bisogno di accompagnare gli utenti verso la transizione digitale anche in ambito finanziario: l’educazione finanziaria è diventata, dunque, una risposta necessaria a colmare un vuoto di competenza non più accettabile nell’economia contemporanea.
È auspicabile, allora, l’inserimento dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici a tutti i livelli: dalla scuola primaria alle scuole secondarie al fine di garantire a tutti l’accesso alla formazione finanziaria di base indipendentemente dal background socioeconomico. L’educazione finanziaria fin dalla tenera età aiuta gli studenti a sviluppare una comprensione solida delle nozioni fondamentali e arrivare preparati ad affrontare le sfide finanziarie della vita adulta; gioca, inoltre, un ruolo fondamentale nel contrasto ai divari promuovendo l’inclusione di categorie vulnerabili che, in età adulta, rischierebbero di rimanere escluse dai circuiti finanziari a causa della minore conoscenza degli strumenti. L’Italia sembra pronta a voler affrontare questa nuova sfida in modo organico: con il cosiddetto “decreto concorrenza” del marzo 2024, ha introdotto nei curricula scolastici l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione finanziaria all’interno dei percorsi di educazione civica, quindi non con una docenza dedicata, ma insegnata in modo trasversale dai docenti delle altre materie.
In questo contesto, ha particolare rilevanza il contributo conoscitivo che proviene dalle analisi dell’Eurispes – Istituto di Studi Politici Economici e Sociali presieduto dal Prof. Gian Maria Fara – che opera dal 1982 nel campo della ricerca sociale a livello nazionale e internazionale. Il Rapporto Italia 2024, l’appuntamento annuale dell’Istituto che attraverso le sue 36 edizioni indaga le nuove fenomenologie emergenti del nostro Paese, si è concentrato quest’anno anche sul tema dell’educazione finanziaria. In particolare, una sezione dell’indagine campionaria contenuta nel Rapporto è stata dedicata a raccogliere le opinioni degli italiani sull’inserimento di questo strumento nei programmi scolastici. Circa due cittadini su tre si sono dichiarati favorevoli al provvedimento (64,6%), mostrando un buon livello di consapevolezza sull’importanza della materia. (Tab. 1)
La quota più ampia di consensi si osserva nelle fasce d’età 25-34 anni (69,6%) e 35-44 anni (65,8%); si tratta verosimilmente della fetta di popolazione che sperimenta per la prima volta le difficoltà relative alla pianificazione finanziaria e si trova a dover compiere le prime scelte in questo ambito. Seguono con poco distacco gli over 64 (64%) e i 45-64enni (63,2%), a chiudere troviamo i giovani di 18-24 anni (61,9%) che, probabilmente, si trovano in una fase della vita in cui le questioni economico-finanziarie appaiono un po’ più distanti. (Tab. 2)
Osservando i risultati dell’indagine in base all’area geografica di provenienza dei cittadini interpellati, gli abitanti del Sud si mostrano più favorevoli degli altri (74,5%), seguiti da quelli del Centro Italia (68,2%), mentre nelle altre aree geografiche, pur registrando sempre una maggioranza favorevole, la percentuale di consensi scende sotto il 60%, risultando inferiore di circa sedici punti percentuali rispetto al Sud e di circa dieci rispetto al Centro (59,6% Nord-Est; 58,9% Isole; 58,3% Nord-Ovest). (Tab. 3)
Guardando al titolo di studio, sono i laureati a riconoscere con più forza l’importanza dell’educazione precoce al mondo della finanza (70%); nelle altre categorie si raggiunge il 63% circa dei consensi fra diplomati e chi non ha titolo di studio e il 60,9% fra chi ha la terza media. (Tab. 4)
In linea con quanto emerso in altre indagini, dai risultati della rilevazione effettuata dall’Eurispes si osserva un significativo interesse degli italiani nei confronti dell’educazione finanziaria, con una maggiore propensione fra i 25 e i 44 e fra i laureati. È interessante notare come la quota più ampia di favorevoli provenga dalle regioni del Sud Italia, dove si registrano risultati peggiori in tutti i test sull’alfabetizzazione finanziaria, ad indicare una consapevolezza sulla necessità di colmare un vuoto di competenza; non accade però altrettanto nelle Isole, altra area geografica dove le conoscenze sono risultate inferiori alla media nazionale.
Dal 2002 l’OCSE sottolinea l’importanza dell’educazione finanziaria attraverso una serie di raccomandazioni e linee guida che hanno lo scopo di sostenere i Paesi membri nel miglioramento delle competenze finanziarie dei propri cittadini. L’International Network on Financial Education è una delle iniziative promosse dall’Organizzazione e riunisce Istituzioni pubbliche e private di oltre 120 Paesi con l’intento di scambiare esperienze e buone pratiche in materia di educazione finanziaria, sviluppare strumenti e risorse per gli educatori finanziari e sensibilizzare governi e opinione pubblica sull’argomento. L’obiettivo è innalzare il livello globale di alfabetizzazione finanziaria con benefici attesi non solo per i singoli individui, ma anche per l’intera collettività. La corretta gestione del denaro e la capacità di prendere decisioni finanziarie informate non aiutano infatti solo a pianificare un futuro economicamente più sereno, a proteggersi da truffe e raggiri e a ridurre lo stress finanziario, ma contribuiscono alla riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali.
Un’educazione finanziaria diffusa può aiutare a colmare il divario fra ricchi e poveri, permettendo a tutti di acquisire le competenze necessarie per gestire efficacemente il proprio denaro e migliorare le proprie condizioni di vita, può ridurre il gap economico di genere, rendendo le donne più consapevoli delle opportunità e meno dipendenti finanziariamente dagli uomini, può permettere di partecipare attivamente alla vita economica di un Paese a fasce di popolazione tradizionalmente marginalizzate. Il tutto si traduce in una maggiore stabilità finanziaria delle famiglie, minor indebitamento e propensione al risparmio e, con ogni probabilità, nella creazione di un clima favorevole agli investimenti e all’imprenditorialità. È evidente che l’educazione finanziaria diventa così per lo Stato un investimento strategico su un futuro meno soggetto a crisi finanziarie e instabilità, in cui i cittadini possano divenire anche meno dipendenti dai trasferimenti sociali.
L’Italia sta affrontando il tema dell’alfabetizzazione finanziaria in modo organico già da alcuni anni. Nel 2017 con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro dell’Istruzione e quello dello Sviluppo Economico è stato istituito il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin), con lo scopo di promuovere e coordinare iniziative utili a innalzare la conoscenza e le competenze della popolazione italiana in materia di risparmio, investimenti, previdenza e assicurazione e migliorare la capacità di tutti di compiere scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie condizioni. Il Comitato è composto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dell’Istruzione, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero del Lavoro, Banca d’Italia, Consob, Covip, Ivass, Ocf, Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti. L’impegno del Comitato nell’alfabetizzazione finanziaria si è concretizzato in numerose iniziative rivolte ad adulti, giovani e bambini in età scolare, imprese. Gli stessi cittadini sembrano aver preso coscienza dell’importanza di essere informati in ambito finanziario e la domanda di educazione finanziaria è aumentata negli ultimi anni1 come anche la partecipazione a programmi di educazione on-line.
Nonostante gli sforzi profusi, il livello di alfabetizzazione finanziaria in Italia resta ancora troppo basso, specie se paragonato a quello di altri Paesi e, tutte le indagini svolte al riguardo pur mostrando miglioramenti, mettono in luce la presenza di ancora troppe ombre, segnale che la strada da percorrere è ancora lunga. La Banca d’Italia, a partire dal 2017 con cadenza triennale, conduce un’indagine campionaria volta a misurare le competenze finanziarie degli adulti italiani e, dal 2023, ha avviato anche un’indagine rivolta esclusivamente ai giovani fra 18 e 34 anni. In entrambi i casi quella che emerge dai risultati è un’Italia con livelli di conoscenza inferiori rispetto alla media Ocse, dove le disparità sono evidenti anche in questo ambito. Donne meno preparate degli uomini sui temi di finanza, differenze territoriali nelle performance registrate al Centro e al Nord rispetto a quelle ottenute al Sud e nelle Isole e, categorie fragili come anziani, persone in condizione di povertà e individui meno istruiti che raggiungono raramente livelli sufficienti di competenza. L’ultima indagine PISA 20222 riproduce queste dinamiche anche nelle scuole: gli studenti italiani hanno ottenuto risultati più bassi della media, al Nord i punteggi sono migliori, gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate parlano meno di questioni finanziarie con i genitori e le differenze di genere sono preoccupanti, specie considerando che la disparità fra i risultati di ragazzi e ragazze è aumentata dalla rilevazione precedente (2018). Occorre sottolineare che tutte le indagini svolte hanno registrato segnali di miglioramento nelle competenze finanziarie dei cittadini italiani, ma appare evidente che, affinché il processo di alfabetizzazione finanziaria sia efficace e raggiunga gli obiettivi desiderati, è necessario il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti interessati alla vita economica del Paese: famiglie, imprese, Istituzioni pubbliche e private, istituti finanziari, media e piattaforme digitali, con un’attenzione particolare nei confronti delle categorie più vulnerabili, dei giovani, dei ragazzi e dei bambini in età scolare, che in questa epoca di instabilità economico-finanziaria ci sono nati e rischiano di coglierne i frutti più amari.
Dall’istituzione del Comitato Edufin ad oggi sono stati compiuti notevoli passi e l’introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole rappresenta un’ulteriore pietra miliare in questo sforzo collettivo. È però altrettanto necessario accrescere il coinvolgimento degli adulti, non solo docenti, affinché l’educazione finanziaria dei giovani si inserisca in un contesto di generale consapevolezza, dove le famiglie rappresentino il primo punto di riferimento e di confronto sui temi finanziari. Fondamento di un futuro in cui le scelte non siano dettate dalle contingenze, ma da una gestione consapevole del denaro: una gestione capace di orientarsi nella vasta gamma di prodotti offerti dal mercato finanziario, di rispondere ai bisogni che si presentano nelle diverse fasi della vita, ma anche di resistere a shock ed eventi inattesi.
NOTE
1 La domanda di educazione finanziaria è stata misurata dalla Banca d’Italia nell’indagine sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze finanziarie in Italia e dal Comitato Edufin nel “Rapporto EduFin”.
2 L’indagine PISA (Programme for International Student Assessment) è un programma internazionale di valutazione degli studenti organizzato dall’OCSE. Lanciata nel 2000, PISA valuta ogni tre anni le competenze dei quindicenni in tre àmbiti fondamentali: matematica, lettura e scienze e, dal 2018, anche in competenze trasversali come la risoluzione dei problemi e il pensiero critico. L’alfabetizzazione finanziaria è stata introdotta nei test PISA per la prima volta nel 2012.