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Tiziana Lang | ANPAL Esperta politiche del lavoro e microfinanza

In Europa la microfinanza ha assunto una valenza particolare con l’avvento della crisi economica e il conseguente aggravarsi delle disuguaglianze. Essa, infatti, ha rappresentato un importante strumento per le politiche di sviluppo dell’occupazione, dell’inclusione sociale e finanziaria, e per il sostegno alla microimpresa. Il lavoro autonomo - come già detto sulle pagine di questa rivista - è stato riconosciuto dalla Commissione europea tra le tipologie occupazionali da promuovere per l’inserimento nel mercato del lavoro e a questo scopo è sostenuto con politiche attive mirate all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, cui si affiancano strumenti di ingegneria finanziaria costituiti ad hoc (tra i quali il microcredito). Grazie a una serie di studi e dati diffusi negli ultimi due anni è possibile tentare una prima rappresentazione degli asset del microcredito nell’UE e, in particolare, del livello di sviluppo del settore e delle risorse pubbliche investite nel microcredito e nella microfinanza nell’ultimo decennio.

La Rete europea per la microfinanza (EMN) ha pubblicato l’edizione 2017 del Barometro della microfinanza dove sono riportati i dati dell’indagine condotta nel biennio 2014-2015 sulle 149 istituzioni di microfinanza (IMF) associate alla rete in 22 stati membri. Il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) pubblica periodicamente dei Working Paper sulle condizioni finanziarie delle micro e piccole imprese in Europa, con un approfondimento specifico sulla microfinanza. Sempre il FEI ha divulgato un interessante e utile riepilogo dei dati sugli strumenti d’ingegneria finanziaria costituiti dalle autorità di gestione dei Fondi strutturali nel corso della programmazione 12007-2013 che offre una rappresentazione dettagliata dell’andamento degli strumenti finanziari per Stato membro e per singolo strumento, inclusi i Fondi di microcredito e la microfinanza.

Hanno dedicato attenzione al tema dei micro finanziamenti, inoltre: il Global Entrepreneurship Monitor 2017, che ha messo in luce la loro funzione essenziale nel rafforzamento delle micro e piccole imprese rivolgendo alcune raccomandazioni a governi e istituzioni finanziarie affinché si adoperino per il miglioramento dell’offerta e per l’accesso ai finanziamenti da parte delle microimprese, in particolare quelle avviate da soggetti in condizioni di svantaggio sia lavorative che economiche (giovani, donne, immigrati, disabili, disoccupati di lungo periodo, ecc.); l’OCSE con i rapporti annuali e i Policy Brief sulla condizione di imprese e imprenditori nonchè sull’imprenditorialità inclusiva (The Missing Entrepreneurs, Entrepreneurship at a Glance, Inclusive Entrepreneurship in Europe, etc.) fornendo dati e riflessioni su tendenze e politiche per la microimpresa nei vari Paesi membri, con un affondo specifico sulla dimensione occupazionale e le opportunità di microfinanza per lo start up o il rafforzamento delle imprese inclusive. Infine, ma non da ultimo, la Direzione Generale per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione della Commissione Europea ha contribuito a diffondere la conoscenza del fenomeno con i rapporti di monitoraggio del programma EaSI 2014-2020 che ha un asse dedicato alla microfinanza e all’impresa sociale.

Il Rapporto sulla microfinanza 2017 (EMN) riporta una crescita costante del settore microfinanziaria che nel 2015 ha raggiunto la cifra di 552.834 microcrediti per un volume finanziario di 1,6 miliardi di euro circa.

Le microimprese e le start up sostenute dagli organismi di microfinanza intervistate ammontavano a 747.265 (+13% rispetto al 2014) per un totale di microprestiti pari a 2,5 miliardi di euro (+15% sul 2014), dunque la dimensione media dei microcrediti è stata di poco superiore ai 6.000 euro. Nel rapporto si afferma che considerando un arco temporale più ampio (2012-2015) sia i beneficiari attivi sia il portafoglio di microcrediti aumenterebbero del 50% circa.

Secondo il rapporto di monitoraggio del programma EaSI per il biennio 2015-2016, pubblicato dalla Commissione Europea a ottobre ²2017 (DG Occupazione), alla fine di settembre 2016 l’Asse microfinanza del programma aveva erogato 13.021 microcrediti a 12.741 beneficiari finali, per un ammontare complessivo di 152,288 milioni di euro, per un valore medio dei microprestiti di ca. 11.700 euro. Se si considera che poco più di 50 milioni di euro sono stati utilizzati per fornire garanzie agli intermediari finanziari, l’effetto leva dell’Asse Microfinanza è 3.

- avendo i beneficiari finali ricevuto un sostegno dagli intermediari finanziari 3 volte superiore all’importo dei finanziamenti forniti dalle garanzie dell’UE.

La figura 3 riassume quanto evidenziato nella tabella 1 in relazione agli impegni dedicati ai due obiettivi specifici dell’Asse Microfinanza e Impresa Sociale. Si osserva una diminuzione generale di risorse tra il 2015 e il 2016 pari a -3,7 milioni circa e un aggiustamento percentuale tra le due sezioni tematiche che ricevono ciascuna il 50% ca. del totale dei fondi disponibili per il 2016. Più specificamente, la quota di finanziamenti impegnata nel 2015 per l’accesso alla microfinanza era pari al 76% circa a fronte del 24% dedicato al rafforzamento delle imprese sociali, mentre nel 2016 la quota degli impegni per le due sezioni tematiche microfinanza e potenziamento dell’impresa sociale è stata resa uguale e portata al 50% per entrambe le sezioni tematiche dell’Asse.

La figura 4 ricostruisce la distribuzione territoriale delle risorse dell’Asse Microfinanza e impresa sociale (Paesi membri UE e candidati). Tale distribuzione, come noto, non avviene in base a quote-paese, bensì dipende dalla capacità degli intermediari finanziari locali di intercettare le risorse dell’Asse, gestite dal FEI per la Commissione europea, e di erogarle ai beneficiari finali nei territori di riferimento. Dal grafico si evince pertanto la maggiore presenza (e vitalità) degli intermediari finanziari di Francia, Svezia e Romania che hanno ottenuto quote di risorse superiori a 4,5 milioni di euro e la minore forza dei loro colleghi slovacchi, inglesi o estoni che hanno presentato domande al FEI per risorse inferiori a 1 milione di euro. La distribuzione degli importi erogati ai beneficiari finali, tuttavia, vede più performanti le istituzioni di microfinanza della Francia (27,5%), della Spagna (20,6%) e dei Paesi Bassi (15,6%).

Agli strumenti finanziari avviati nell’ambito del programma EaSI, e di altri programmi a gestione diretta dell’UE, si affiancano gli strumenti creati nell’ambito della programmazione dei Fondi strutturali. Nel mese di settembre 2017 il FEI ha pubblicato il riepilogo dei dati inviati dalle autorità di gestione dei fondi strutturali alla Commissione Europea³, inerenti l’andamento dei finanziamenti e l’attuazione degli strumenti d’ingegneria finanziaria, a conclusione della programmazione 2007-2013. Di seguito si riportano le principali evidenze al 31 marzo 2017. Nel periodo considerato 25 Stati membri su 28 hanno utilizzato strumenti di ingegneria finanziaria. Lo hanno fatto per sostenere le imprese (25), per favorire lo sviluppo urbano (11 su 25), per migliorare l’efficienza energetica e incentivare l’uso di energie rinnovabili (9 su 25).

Gli strumenti finanziari sostenuti dal FEI nel territorio dell’UE sono stati 1.058 di cui 77 fondi di partecipazione e 981 fondi specifici. L’89% degli strumenti finanziari 2007-2013 hanno operato ed operano a sostegno delle imprese, il 7% per lo sviluppo urbano, il 4% per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Il FEI ha effettuato pagamenti per 16,4 miliardi di euro, comprensivi degli 11,3 miliardi provenienti dai Fondi strutturali (FESR e FSE). Le erogazioni ai beneficiari finali ammontano a 15,2 miliardi (di cui circa 10 miliardi di Fondi strutturali), pari al 93% dei pagamenti. I costi di gestione e delle commissioni ammontano a 0,9 miliardi di euro (il 6,7% dei pagamenti totali agli strumenti FEI di riferimento). Con riferimento all’ambito privilegiato di azione di microcredito e microfinanza, rileva che nei 15,2 miliardi di euro siano compresi 871,48 milioni dei programmi operativi del Fondo sociale europeo che hanno dato vita a vari strumenti finanziari rivolti a specifiche fasce di popolazione: lavoratori autonomi, disoccupati di lungo periodo, donne, giovani. Tale impegno ha avuto un effetto significativo sul mercato del lavoro se so considera che gli strumenti di ingegneria finanziaria nel complesso hanno favorito la creazione di 170.000 posti di lavoro.

Sono stati 314.000 i destinatari finali degli strumenti finanziari della scorsa programmazione. Il contributo medio erogato dai programmi operativi a ciascun destinatario è di 40.000 euro. La dimensione media dei diversi strumenti finanziari sostenuti dal FEI e dai programmi operativi nazionali e regionali 2007-2013 è di circa 45.000 euro per i prestiti (compresa la microfinanza), 16.000 euro per le garanzie e 410.000 euro per le partecipazioni azionarie. Infine, è interessante sottolineare come le autorità di gestione del FSE e FESR siano riuscite a reimmettere nell’economia dei territori ben 8,5 miliardi di euro restituiti dai beneficiari, come nel caso di fondi rotativi per le erogazioni non a fondo perduto. La tabella 2 mostra come solo 8 Stati membri, tra cui l’Italia, abbiano dato vita a strumenti finanziari creati con le risorse dei programmi operativi del Fondo Sociale Europeo. Detti strumenti sono 59 per un totale di 871 milioni versati al FEI (di questi 498 milioni a valere sul FSE). Si tratta nello specifico di: 5 fondi di partecipazione (holding funds), 10 fondi specifici, 44 fondi specifici attivati senza fondi di partecipazione.

Il contributo erogato ai beneficiari finali da parte dei programmi operativi del FSE è stato pari a 762 milioni di euro (88% del totale dei fondi impegnati dalle relative autorità di gestione). Di questi circa 438 milioni provengono dal Fondo sociale europeo il resto da fondi specifici nazionali o regionali. Per quanto concerne l’Italia sono stati attivati 19 strumenti di ingegneria finanziaria a valere sul FSE (32% del totale). Il contributo versato dai programmi operativi al FEI è stato superiore a 499 milioni di euro (il 57% del totale delle risorse). Di questi ultimi 256 milioni provenivano dal FSE e il resto da fondi specifici (con e senza holding funds). Il contributo erogato ai beneficiari finali è stato pari a 412 milioni di euro ca. (83% dell’ammontare totale dei vari strumenti finanziari), dei quali 232 milioni a valere sul FSE. Deve essere evidenziato, tuttavia, che gli strumenti finanziari sostenuti dal Fondo sociale europeo rappresentano solo il 5,6% dei circa 16,3 miliardi investiti complessivamente dalle autorità di gestione dei fondi strutturali della programmazione 2007-2013. Dei 1058 strumenti di ingegneria finanziaria globalmente attivati, 999 sono a valere sul FESR e 59 sul FSE. La percentuale di risorse erogata ai destinatari finali è maggiore nel FESR (93% ) rispetto al FSE (88%), ma questo dato deve essere messo in relazione con la tipologia di investimenti del FESR rivolti soprattutto alle infrastrutture, mentre il FSE è diretto alle persone.

Conclusioni e prospettive

Le risorse per la microfinanza e il microcredito attivate da parte della Commissione e degli Stati membri a valere sui Fondi Europei sono considerevolmente aumentate negli ultimi dieci anni. Tutte le rilevazioni considerate (monitoraggio EMN, monitoraggio EaSI, monitoraggio FEI) presentano un incremento di risorse finanziarie e del numero di strumenti di ingegneria finanziaria attivati. L’ultimo sondaggio della Rete Europea della Microfinanza (EMN-MFC, 2016) segnala una crescita notevole sia nel valore totale complessivo sia nel numero di microprestiti forniti dalle istituzioni di microfinanza controllate.

Al contempo, però, gli studi e monitoraggi segnalano il permanere nell’Unione di una quota significativa di domanda non soddisfatta proveniente da persone e microimprese finanziariamente escluse. È proprio la quota di imprese che vedono l’accesso ai finanziamenti come il loro problema più rilevante (FEI Working Paper 43/2017) che dovrebbe spingere a introdurre modelli di finanziamento, eventualmente sostenuti dai governi che consentano ai (micro)-imprenditori di ottenere risorse per l’avvio di impresa anche in assenza dei severi requisiti (garanzie) richiesti dalle banche commerciali. Sempre il FEI ha di recente pubblicato un Working Paper (44/2017) che riassume i dati della indagine SAFE (accesso ai finanziamenti delle imprese) dai quali si evince come sia meno probabile che le microimprese utilizzino sussidi statali o crediti commerciali o strumenti finanziari basati sulle proprie attività, piuttosto che strumenti finanziari interni, facendo spesso affidamento sul debito bancario a breve termine (scoperti di conto corrente, linee di credito e scoperti bancari).

Un accenno deve essere fatto anche alle differenze esistenti nei termini e condizioni per l’erogazione di microcrediti tra i vari paesi membri dell’UE⁴ dovute principalmente alle differenze nei quadri giuridici nazionali o alla presenza/assenza di un contesto favorevole o meno alla concorrenza. Le banche commerciali, spesso, non sono in condizione di valutare correttamente i rischi associati al prestito alle piccole e medie imprese, ancor più alle micro. Maggiore spazio andrebbe dunque offerto ai modelli di microfunding dove il prestito si accompagna ad azioni di tutoraggio e formazione nel corso dei primi anni di attività (almeno 1 anno). Tali modelli possono sostenere le micro e piccole imprese che agiscono come motori di sviluppo locale e forza trainante per la creazione di posti di lavoro, soprattutto nei Paesi che presentano alti tassi di disoccupazione.

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