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Lorenzo semplici

L’urgenza di dotarsi di modelli di gestione della spesa pubblica che non guardino unicamente ai profili economici degli investimenti, ma anche al loro impatto sociale e ambientale, non è più procrastinabile. L’occasione del Recovery Fund, e la necessità di confezionare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza secondo le raccomandazioni della Commissione Europea, fortemente orientate allo sviluppo sostenibile, ne è prova concreta.

In questa intervista, il Prof. Mario La Torre illustra un nuovo modello confezionato dai ricercatori dell’Università La Sapienza per aiutare i Comuni e la PA a disegnare politiche di sostenibilità in accordo agli indicatori di sviluppo sostenibile.

Professore, Lei ha recentemente pubblicato un articolo scientifico in cui propone un modello per la pianificazione delle risorse pubbliche orientato al benessere multidimensionale. Perché ha sentito l’esigenza di approfondire questa tematica?

Oggi ci troviamo di fronte una sfida importante, che rappresenta una grande opportunità di trasformazione per i sistemi convenzionali con i quali vengono gestite le risorse pubbliche, per almeno due ragioni. Primo: non basta spendere, ma bisogna spendere bene, cioè scegliere pensando intenzionalmente all’impatto che gli investimenti generano. Secondo: l’opinione pubblica, internazionale, nazionale e locale, è sempre più attenta alle dimensioni rispetto alle quali l’impatto si manifesta. Oggi il paradigma che guida le scelte di politica economica è cambiato, superando l’approccio riduzionista della crescita del PIL, e orientandosi ad approcci multidimensionali che tengano in considerazione le dinamiche di uno sviluppo umano integrale che sia pienamente sostenibile, inclusivo e capace di rispondere ai diversi bisogni dei cittadini.

Quali sono i riferimenti di questo nuovo perimetro della gestione delle risorse pubbliche?

A livello internazionale il punto di riferimento è l’Agenda 2030, con la quale le Nazioni Unite hanno voluto imprimere una svolta globale per attuare il processo di conversione economica e sociale verso uno sviluppo sostenibile. I 17 SDGs nei quali l’Agenda si articola comprendono tutte le questioni cruciali che oggi le Amministrazioni Pubbliche, le imprese ed i cittadini si trovano ad affrontare.

A livello Europeo, due sono i riferimenti principali che, ovviamente, si ispirano agli SDGs: l’orientamento politico e operativo della Commissione a guida Von der Leyen e le linee guida del Recovery Fund, vincolanti per la scrittura dei Piani Nazionali nei quali deve essere esplicitato come le ingenti risorse messe a disposizione saranno spese, con quali obiettivi e con quali impatti attesi.

A livello Nazionale, oltre al PNRR, è fondamentale ricordare il fatto che già dal 2016, con l’inserimento del BES nel DEF, gli effetti delle politiche economiche del nostro Paese sono valutate non solo in termini di variazioni del PIL ma anche in riferimento agli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile, tenendo, quindi, in considerazione l’impatto multidimensionale che la spesa pubblica genera.

Un altro importante elemento che testimonia il cambio di passo è dato dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, che ad oggi è in fase di aggiornamento, con la quale l’Italia declina gli SDGs e con la quale si impegna a raggiungere gli stessi.

Il modello che Lei propone quindi si inserisce in questo nuovo perimetro?

Assolutamente si; nell’articolo, scritto insieme a Lorenzo Semplici e Jenny Salazar Zapata, proponiamo un modello di Impact Finance per i Comuni italiani, utile a coniugare le politiche di bilancio delle amministrazioni locali con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Come si articola il modello che propone?

Il modello, denominato Piano Strategico di Mandato BES-Oriented, prevede: (i) un’analisi di contesto utile a definire il posizionamento del Comune in chiave BES; (ii) un’analisi del bilancio comunale BES-oriented, utile a definire l’impatto diretto delle politiche di bilancio sui temi sociali e ambientali; (iii) una matrice che consente una lettura combinata del posizionamento e del bilancio; (iv) l’utilizzo delle interazioni fra domini BES per valutare gli impatti indiretti delle politiche di bilancio sugli aspetti sociali ed ambientali.

Quali sono i benefici che l’adozione del modello proposto apporta alle Amministrazioni Pubbliche?

Il modello proposto consente alle Amministrazioni locali di definire priorità strategiche e obiettivi di impatto e in particolare di: adottare delle strategie di welfare in relazione ad un benchmark; collegare l’attivazione di specifiche progettualità in maniera sinergica, riferendole ad una o più voci di spesa pubblica ed al relativo dominio BES che ad esse viene associato; valutare l’impatto diretto che la pianificazione comunale ed i singoli progetti hanno sui conti pubblici; individuare ulteriori dimensioni di benessere sulle quali un investimento impatterà indirettamente, offrendo un quadro complessivo dell’impatto in termini di miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini; calcolare gli impatti diretti e indiretti sulla spesa pubblica (effetto moltiplicatore).

Avete già avuto occasione di testare il vostro modello?

Il modello è già stato applicato ad alcuni progetti di Roma Capitale, e verrà utilizzato anche nell’ambito di un progetto di microcredito ad impatto sociale finanziato a valere sul Fondo di Innovazione Sociale e promosso dal Comune di Trapani, tra i cui partner figura anche l’Ente Nazionale per il Microcredito.

Pensa che il modello possa essere utile anche al Governo per la stesura definitiva del PNRR?

Nell’ambito di un progetto promosso dalla Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione stiamo lavorando ad una versione del modello impostato sugli indicatori SDGs; questa versione risulta congeniale al fine tuning del PNRR, perché consentirebbe di classificare e selezionare i progetti di investimento facendo proprie le istanze della Commissione circa l’esigenza di una transizione verso una crescita sostenibile.

In particolare, il nostro modello offre una metodologia utile a: (i) selezionare gli investimenti secondo priorità riferite agli obiettivi di sostenibilità (SDGs); (ii) stimarne l’impatto sostenibile; (iii) costruire forme di partenariato pubblico-privato per finanziare gli investimenti selezionati.

Esattamente quello che la Commissione UE ha chiesto ai Paesi membri nelle recenti raccomandazioni sulla stesura dei PNRR.

Roma Capitale

Il Progetto “Mobilità Intelligente” per Roma Capitale contribuisce ad una crescita sostenibile della città, allineata al paradigma delle società europee innovative e resilienti. L’obiettivo principale del progetto è di razionalizzare la distribuzione delle merci in ambito urba­no attraverso un sistema intelligente di gestione dei processi logistici last mile (che va dai centri di distribuzio­ne urbani -CDU o Hub- ai negozi e alle attività commerciali del centro storico). In particolare, l’idea progettuale prevede un sistema di distribuzione basato sull’utilizzo di veicoli elettrici facenti capo ad un centro di interscambio (Hub). I veicoli trasportano le merci all’interno del perimetro urbano ottimizzando, tramite processi ICT, gli spostamenti e il carico, e utilizzando, al tempo stesso, energia pro­dotta da fonti rinnovabili. È previsto che l’Hub Logistico, possa essere affiancato da un Hub Energetico, attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici, e da un Hub di Riciclo, destinato allo smaltimento pulito dei materiali di scarico.

Il modello di Impact Finance è stato utile per porre le basi di uno studio di pre-fattibilità di natura tecnica ed economica. In particolare:

- l’analisi di contesto mostra il posizionamento di Roma Capitale rispetto ai domini di Benessere Equo e Sostenibile (BES). I risultati indicano che il progetto “Mobilità Intelligente” si inserisce perfettamente nel quadro di intervento che Roma Capitale deve adottare nei domini Ambiente e Qualità dei Servizi per aumentare la propria competitività BES-oriented rispetto agli altri territori nazionali;

- il collegamento degli indicatori BES alle voci di bilancio fa emergere la misura delle risorse a disposizione del bilancio comunale eventualmente destinabili alle necessità di investimento, anche in ragione di una rimo­dulazione delle voci del bilancio, e lo spazio per l’intervento di uno o più investitori privati.

La struttura finanziaria basata su un partenariato pubblico-privato definisce ogni attore secondo il modello di pay by result tipico dei social bond.

Comune di Trapani

Trapani Micro-Hub è un progetto promosso dal Comune di Trapani, come soggetto capofila di una pluralità di partner (tra cui vi è anche l’Ente Nazionale per il Microcredito), finanziato dal Fondo di Innovazione Sociale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento della Funzione Pubblica). Il progetto, coerentemente con la logica dell’avviso, ha l’obiettivo di intervenire sulle politiche di welfare e di job creation nel trapanese, con particolare riferimento al target dei giovani under 35 e dei migranti. Tre sono gli elementi innovativi: 1) la costruzione di un partenariato pubblico-privato-terzo settore, finalizzato a promuovere un modello auto-sostenibile, ispirato ai social impact bond, di finanziamento di misure di contrasto alla disoccupazione, da riconvertire parzialmente verso il microcredito imprenditoriale, con conseguenti benefici diretti e indiretti dati da maggiori tassi di occupazione (meno sussidi, più tasse, più servizi di qualità per la collettività, più formazione); 2) la realizzazione di un hub, in un immobile in disuso, per l’incubazione e accelerazione di micro-imprese, a titolarità giovanile o straniera, nascenti o già costituite, capace, tramite la digitalizzazione dei servizi di welfare, di aumentare anche la fruizione degli stessi; 3) il passaggio dall’assistenzialismo alla cooperazione per l’inclusione delle persone più vulnerabili.

Il modello di Impact Finance proposto si è dimostrato di particolare utilità, sia per la stesura del progetto, sia nel prossimo futuro per la sua valutazione. In particolare, grazie al modello è stato possibile ex-ante individuare il posizionamento di Trapani rispetto ad una serie di indicatori BES-oriented che hanno fatto emergere il perimetro di intervento e le verticali principali del progetto stesso. Inoltre, in fase di valutazione, il modello permetterà di mettere in relazione i risultati ottenuti in termini di miglioramento sugli indicatori di cui sopra e la riduzione delle voci di spesa pubblica, rendendo esplicito, nel caso in oggetto, il vantaggio anche economico di attivare percorsi di job creation. Infine, tramite gli interlinkages fra i domini BES, sarà possibile individuare ulteriori spazi di miglioramento realizzato in termini socio-economici e, conseguentemente, la possibilità di liberare ulteriori risorse pubbliche da destinare ad altre criticità.

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