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INTERVISTA ALL’ARCHITETTO LUISA MUTTI
Silvia Sitari Giornalista
Nella sua complessa e poliedrica funzione di sostegno, l’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM), nel 2017, ha siglato un protocollo di intesa con il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC). Oggetto dell’accordo era un’attività volta all’inclusione sociale e finanziaria dei soggetti con maggiori difficoltà di accesso al credito, per favorire nuove attività imprenditoriali e professionali attraverso gli strumenti del microcredito e della microfinanza. In questo quadro è stata costruita la collaborazione con il CNAPPC, volta all’individuazione di questi nuovi strumenti, da inserire nel bagaglio delle conoscenze degli architetti, con particolare attenzione al settore della micro-ricettività. I due Enti hanno collaborato sempre più efficacemente per il finanziamento e l’erogazione di servizi di assistenza tecnica e di tutoraggio, incentivando proprietari e affittuari di immobili ad intervenire sui loro B&B ed affittacamere, riqualificando quella parte di patrimonio edilizio privato e pubblico esistente. All’epoca, l’importo massimo di microcredito concesso era di 25.000 euro, senza richiesta di garanzie reali come l’ipoteca e assistito dalla garanzia pubblica del Fondo per le PMI nella misura dell’80% dell’importo erogato, ma oggi, con le norme contenute nel PNRR, l’importo massimo che può essere concesso può raggiungere i 50.000 euro. Abbiamo chiesto all’architetto Luisa Mutti, già consigliere nazionale del CNAPPC, dove ha coordinato il Dipartimento di Accesso alla Professione, Politiche Iunior e giovani (Di.AP.PIG) e coordinatrice del Gruppo operativo Accessibilità e Universal Design, che, per tutto il suo passato mandato, ha seguito e promosso la misura del Microcredito sul territorio nazionale in collaborazione con i 105 Ordini degli Architetti, di dirci a che punto siamo oggi…
Architetto Mutti, cosa prevedeva l’accordo e come è stato applicato?
L’accordo prevedeva un rinnovamento, nell’ambito della micro-edilizia, con piccoli interventi di riqualificazione di appartamenti, o piccoli edifici, adibiti a strutture micro-ricettive. Questo perché l’Italia, Paese di immensa bellezza, doveva puntare allora, e ancora di più adesso dopo questa pandemia, sul turismo e, con questo progetto miravamo ad aprire nuove imprenditorialità in questo ambito, con giovani imprenditori pronti a mettersi in gioco per il rilancio delle località paesaggistiche e artistiche e dei territori che le circondano. Volevamo valorizzare un turismo sostenibile e accessibile, nell’ambito di B&B e case vacanza, e combattere quelle forme di abusivismo, a volte presenti nel settore, che non garantiscono la piena sicurezza soprattutto per gli ospiti. Puntavamo anche ad una regolamentazione e ad un turismo più controllato poiché spesso, questi soggiorni “mordi e fuggi” avevano comportato delle difficoltà, specie nelle nostre città d’arte. E offrivamo il collegamento con noi architetti garantendo la presenza costante di un professionista che seguiva in tutte le fasi coloro che accedevano a questa forma di microcredito. Le richieste di finanziamento erano, quindi, basate su un’idea imprenditoriale molto forte, che metteva in gioco le potenzialità dell’imprenditore e nelle quali noi diventavamo gli architetti della microeconomia: non guardavamo soltanto il discorso progettuale, l’adeguamento tecnologico ed energetico ma, con il committente e la rete delle banche del microcredito, suggerivamo anche idee imprenditoriali forti per potenziare questa nuova economia.
Si sono aperte delle opportunità per i giovani architetti?
All’epoca, mi occupavo proprio dei giovani e questo accordo doveva servire a dotarli di nuovi strumenti con i quali immettersi nel mondo del lavoro, una nuova “cassetta degli attrezzi”. Quindi è stato fatto un grande lavoro di formazione per giovani professionisti, in collaborazione con i 105 Ordini italiani: fino a prima della pandemia, noi del Consiglio nazionale e gli esperti dell’Ente Nazionale per il Microcredito siamo andati a formare moltissimi architetti negli ultimi due anni. Molto importante è stato proprio questo percorso previsto per il finanziamento, che vedeva i tutor ENM all’opera nel valutare passo passo idee e investimenti: la preparazione degli architetti è stata talmente efficace che alcuni di loro, con una modifica della legge, sono potuti entrare nell’albo stesso dei tutor dell’Ente, avendo la possibilità di accedere ad un ulteriore ambito professionale. In più, la rete di banche che si era venuta a creare, con l’aumentare delle adesioni degli istituti, aveva incrementato anche il plafond del fondo disponibile. Purtroppo, il Covid ci ha colpiti proprio nella fase in cui dovevamo diventare più operativi, cioè far partire l’erogazione dei finanziamenti dei progetti approvati.
Ma, ora, con quanto previsto nel PNRR, queste cifre sono aumentate, giusto?
Sì, durante il periodo del Covid e con l’arrivo del PNRR, l’ENM è riuscito ad aumentare il range del finanziamento portando l’importo di 25.000 a 40.000 euro quello massimo di 35.000 a 50.000 euro. Inoltre, questo discorso recente relativo al potenziamento del turismo, collegato alla rigenerazione degli edifici, ci sono degli interventi previsti per i piccoli centri e speriamo che l’ENM riprenda al più presto tutto in mano, permettendo l’attivazione concreta dei progetti approvati.