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VITTORIO EMANUELE AGOSTINELLI Consulta giovanile del Pontificio Consiglio della Cultura

Microcredito, occupazione, imprenditorialità, valorizzazione e recupero del territorio, giovani e sostenibilità. Intervista al Commissario straordinario di Governo per il recupero e la valorizzazione dell’ex Carcere borbonico dell’Isola di S. Stefano - Ventotene On. Silvia Costa.

L’On. Silvia Costa è una giornalista e politica italiana, dal 24 gennaio 2020 è Commissario straordinario di Governo per il recupero dell’ex carcere borbonico sull’isolotto di Santo Stefano a Ventotene. È stata Sottosegretario di Stato al Ministero dell’università e ricerca scientifica e tecnologica nel governo Ciampi, deputata alla Camera per tre legislature: la IX, la X e la XI, europarlamentare dal 2009 al 2019, dove ha presieduto dal 7 luglio 2014 al 18 gennaio 2017 la Commissione per la cultura e l’istruzione al Parlamento Europeo.

Quanto sente la necessità di riqualificare e valorizzare il prezioso paesaggio e patrimonio culturale italiano?

La tutela del patrimonio culturale e del paesaggio è un dovere costituzionale nel nostro Paese, oltre che un impegno morale. La nostra Costituzione è l’unica costituzione in Europa e nel mondo che presenta la tutela della libertà, dell’arte, della scienza, della cultura ma anche all’art. 9 la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, che è appunto una specificità italiana ed europea, come dovere della Repubblica, non soltanto dello Stato ma di tutti i soggetti responsabili. Ritengo che oggi il tema della tutela passi attraverso un superamento di quello che è stato per troppo tempo un po’ una dicotomia: o tutela o valorizzazione. Come se “tutela” volesse dire soltanto mantenere tutto così com’è senza nessun tipo di intervento trasformativo o di adeguamento e dall’altro la “valorizzazione” volesse dire sfruttamento commerciale o mercantile. Nell’impostazione del Ministro della cultura On. Dario Franceschini, ma anche a livello europeo e scientifico, si è finalmente chiarito che il patrimonio paesaggistico è frutto anche di un intervento sapiente dell’uomo sulla natura, non corrisponde alla natura selvaggia abbandonata a sé stessa, ma richiede anche molta cultura. Penso che sia assolutamente doveroso, soprattutto in tempi in cui riteniamo che le risorse naturali non sono infinite e che dobbiamo essere responsabili anche verso le nuove generazioni, preservare la bellezza, intesa anche come educazione al bello.

Il 24 Gennaio 2020 ha ricevuto l’incarico dal governo italiano di Commissario straordinario per dare una nuova vita ad un luogo che è intriso di storia e di importanza culturale che è il carcere borbonico di S. Stefano in Ventotene.

Come è noto il Comune di Ventotene è composto da due isole, l’isola madre più conosciuta che da poi il nome al Comune che è l’isola di Ventotene, la più lontana delle isole Pontine, con un valore simbolico altissimo perché è stata non solo storicamente sede di popolazioni con forme di colonizzazione sotto il regime borbonico ma è stata poi anche il luogo del confinamento sotto il regime fascista di almeno 850 persone fra cui gli autori del manifesto di Ventotene ovvero il manifesto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, che hanno saputo pensare al di là del confino durante una guerra, durante un regime nazista e fascista, a un’idea di Europa che è stata alla base del progetto europeo. Accanto a Ventotene esiste un isolotto dove invece è situato il carcere borbonico di S. Stefano che ha un valore speciale per altraragione. Primo perché ha un valore notevolissimo dal punto di vista architettonico, ovvero è stato uno dei primi “Panopticon” al mondo, perciò un monumento che di per sé è considerato un bene di rilevanza nazionale artistica e culturale. Secondo, è un bene dal punto di vista anche storico culturale perché quelle celle hanno ospitato non solo ergastolani, ma soprattutto sono state sede di detenzione di pensatori liberi, oppositori dei vari regimi, perfino personaggi come Pertini o Terracini, futuro Presidente dell’Assemblea Costituente. Il valore della decisione presa nel 2016 di restituire alla comunità un bene totalmente abbandonato è altissimo. Purtroppo per alcuni anni il progetto non è stato portato avanti, con il concreto rischio di perdere le risorse e di perdere un bene. Per questo motivo il Ministro Franceschini con il Governo Conte ha pensato di nominare un Commissario straordinario, poi confermato dal governo Draghi.

L’Ente Nazionale per il Microcredito sta lavorando molto sulla promozione dello strumento del microcredito per la lotta all’esclusione sociale e per lo sviluppo di un’economia sociale di mercato. Quanto possono essere importanti le microimprese per la biodiversità, la ripresa e la valorizzazione del territorio?

Come struttura commissariale abbiamo lanciato un approccio che oggi si potrebbe chiamare “circolare” avendo sia un tempo limitato sia molte cose da fare su tanti fronti, compreso di coinvolgere sempre più la comunità isolana che vive a Ventotene e qualificare la sua imprenditoria, sviluppare servizi ma anche a dotarla di strumenti che oggi mancano a Ventotene. La prima cosa che abbiamo fatto sulle macro scelte, le faccio solo un esempio che avete anche voi ispirato, è la proposta della banda larga per le piccole isole, questa è una cosa importantissima, con un’altra proposta, in cui si possono inserire molte microimprese, che abbiamo ottenuto dalla Ministra per il Sud e la coesione territoriale On. Mara Carfagna, la quale ci ha dato l’ok per portare ed estendere il bel progetto che si chiama “Resto al Sud”, che ha fatto nascere molte microimprese, anche alle isole minori del centro-nord. Dovremo fare a Settembre/Ottobre un’iniziativa con il Ministero per spiegare bene ai locali, ma anche alle grandi categorie come le reti di impresa a Ventotene e di tutta la costiera, le opportunità che possono esserci di sviluppare azioni e attività, che in qualche modo migliorano e potenziano l’imprenditorialità ed il know-how imprenditoriale locale. Credo che in quest’ottica possa essere fatta, nel momento in cui saranno maturi i tempi, una alleanza con l’Ente Nazionale per il Microcredito e dall’altra coltivare una tradizione per far nascere delle nuove microimprese, anche una joint-venture fra servizi e imprese. Abbiamo poi sviluppato un’azione insieme a Innova Lazio per fare un po’ da incubatori start-up di nuove imprese partendo in particolare, ma non solo, dai giovani, anche con l’aiuto di spazio attivo Lazio di Innova Lazio, in particolare c’è uno specifico lab a Latina che sta supportando questa iniziativa. Abbiamo raggiunto degli accordi formali e non formali con amministrazioni statali, regionali e locali, come previsto per alcune azioni bilaterali, con risorse aggiuntive rispetto a quelle stanziate per il recupero, che possono valorizzare e potenziare l’economia generale e l’occupazione locale. Anche questo progetto, una volta ultimato, sarà un progetto che darà lavoro ma che potrà fare una cosa interessantissima ovvero far nascere microimprese nell’ambito per esempio dell’agricoltura innovativa, dei servizi qualificati, delle attività legate al mare. Tutto questo è una linea sulla quale chiaramente il progetto proverà ad avanzare.

Una duplice domanda di carattere generale. Qual è il suo giudizio sul Ministero per la Transizione Ecologica e qual è secondo lei il primo intervento che il Governo dovrebbe avviare con i fondi del recovery fund?

Ho avuto degli interessanti incontri con il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili On. Enrico Giovannini, la Sottosegretaria al Ministero della Transizione Ecologica On. Ilaria Fontana, il Ministro On. Dario Franceschini e la Ministra della Giustizia Prof.ssa Marta Cartabia. Sto sviluppando, anche in una visione più ampia, quelle macro aree di intervento che possono essere molto importanti per il territorio. Per fare un esempio con il Ministro On. Enrico Giovannini abbiamo concordato che il tema della mobilità sostenibile deve riguardare anche le isole, le quali hanno un grande bisogno di connettività, di connessione e di collegamenti; questo riguarda anche le coste, è molto importante potenziare la navigazione marina dotandosi di navi, barche e tra ghetti che siano ecocompatibili, di intesa con la regione Lazio che vuole potenziare i collegamenti fra le isole pontine ma anche tra le isole pontine e l’arcipelago della Campania con accordi interregionali. Penso che il Governo su questo potrebbe intervenire con un supporto a queste azioni. L’altra cosa per me fondamentale è che il Ministero della Transizione Ecologica, il CNR e le università investano di più nella ricerca e nello spin off di soluzioni innovative. Abbiamo una grande sfida che è una sfida che dovrebbe diventare un applicazione esemplare di quello che diciamo nei convegni, ovvero un modo di rigeneramento dell’acqua che sia compatibile, delle risorse elettriche, un campo di applicazione di tecnologie innovative. Abbiamo stilato degli accordi con le Università La Sapienza, La Tuscia, Roma Tre, e, dal punto di vista ambientale, con l’ISPRA, vediamo però che c’è da fare ancora molto nella ricerca. Questa grande operazione del PNRR deve dare non solo la possibilità di utilizzare risorse per progetti che sono in atto o che devono essere pensati ma anche legare di più la ricerca di base, la ricerca industriale e le risorse europee, perché questo fa cambiare anche l’economia di un Paese in senso innovativo, ma inclusivo. Dobbiamo tenere conto che se fai un salto logico, di transizione troppo forte, l’impresa non ti segue, la ricerca non è abbastanza e la ricerca applicata meno, con il rischio di travolgere anche una occupabilità, ovvero un’occupazione che rimane al palo. Su un altro fronte dobbiamo unire di più cultura, natura, ambiente e paesaggio. Il rispetto dell’ambiente è ormai un must in qualunque tipo di politica che abbia una visione, ma, attenzione, la tutela dell’ambiente non deve diventare prevalente alla tutela del patrimonio culturale. Ad esempio, non si possono mettere pale eoliche in luoghi paesaggisticamente rilevanti. L’ecologismo serio mi piace molto, ma il governo dovrà aiutare a superare un modus operandi secondo cui si dice che non si deve realizzare un approdo a S. Stefano preferendo l’attuale approdo “naturale”, non capendo che vi è la necessità di consentire un diritto, che è quello di fruire di un bene culturale, non soltanto a chi riesce a fare un salto su uno scoglio ma ad un più largo pubblico per garantire una destagionalizzazione degli arrivi, ma anche per garantire che una persona disabile possa visitare l’excarcere borbonico di S. Stefano.

Alla luce degli effetti sociali ed economici della diffusione della pandemia da COVID19, cosa ha da dire ai giovani europei che vogliono oggi avviare un’impresa?

Mi ha molto colpito una riflessione che hanno fatto alcuni ragazzi italiani che sono all’estero. Ragazzi con due lauree che quando si trovano in un luogo di lavoro in una altro Paese si sentono ascoltati, le loro idee valgono perché sono idee e non vengono tacitate dicendo “ma questo non l’hai fatto”, “ascoltiamo chi ha più esperienza”. In qualche modo in Italia i pensieri dei giovani vengono considerati pensieri di “serie b”, questa è la cosa che più mi ripugna e sulla quale dobbiamo lavorare moltissimo, valorizzare di più il meglio dei ragazzi e dargli più occasioni. Ad esempio, favorire opportunità per giovani talenti che hanno molto da dire e da fare ma che hanno problemi economici. Abbiamo bisogno di un’alleanza più forte sul tema del microcredito, più visibile, con policies che vengono fatte per i giovani come avvio di una potenziale autonomia di lavoro e di rete, in modo da trovare delle forme che favoriscano le reti fra giovani professionisti e fra giovani che si mettono in proprio. Si parla finalmente di concorsi nella pubblica amministrazione, è stato un errore tragico per vent’anni aver bloccato questa opportunità anche perché ha allontanato i giovani dalle istituzioni ed ha impoverito le pubbliche amministrazioni. Penso che oggi dovremmo far capire che riconosciamo gli errori del passato. D’altra parte, essere più umili nei confronti dei giovani che propongono idee. Ho scoperto a Ventotene dei ragazzi straordinari che fanno della agricoltura innovativa sperimentale. Nell’accordo con l’Università della Tuscia ho chiesto di mettere uno studio approfondito su questa famosa permacultura che è qualcosa che si sta sperimentando ma che l’accademia ancora non ha preso in considerazione. Provare a mettere al centro proposte e iniziative che nascono dai ragazzi e dai giovani professionisti, perché si dice che si è giovani fino a 40 anni. In ultimo non mi piace che il piano europeo si chiami Next Generation EU, è sempre la “prossima” generazione, dobbiamo uscire dal concetto di “Next” e pensare alla ricchezza culturale e creativa dei giovani che abbiamo oggi.

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