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MONITORAGGIO MICROCREDITO
MONITORAGGIO MICROCREDITO
Lucia Cavola* con il contributo di Andrea LOLI
Sintesi dei dati
L’attività di costante osservazione del microcredito – che si mostra in significativa espansione negli ultimi anni in Italia – è stata volta a verificare se tale strumento sia effettivamente un’opportunità concreta e tangibile di integrazione sociale e di inserimento nel mercato del lavoro.
Per conoscere ed analizzare le caratteristiche operative e le più significative tipologie di microcredito all’opera, si è fatto ricorso prima alla identificazione e ricognizione censuaria delle iniziative in questo campo operanti in Italia, una mappa aggiornata di anno in anno, e poi alla consultazione diretta dei promotori di tali pratiche operative, intervistati in base ad un questionario molto articolato compilato on-line tramite piattaforma web. Inoltre è stata ascoltata anche l’altra parte, i beneficiari, per avere un riscontro soprattutto sul piano dell’occupazione generatasi.
Anche nel 2013 si riscontra la presenza di numerose e variegate pratiche di microcredito, messe in campo da una pluralità di attori, che stabiliscono modi, tempi, condizioni, ogni volta molto diversi e peculiari, con un tunrover dei diversi programmi talvolta assai accelerato. Ne sono state monitorate 105. Di fatto, nessun intervento di microcredito è uguale ad un altro ed oltretutto i programmi nascono e finiscono, ovvero vengono temporaneamente sospesi, con un dinamismo talvolta assai accelerato, difficile da tenere sotto controllo. Si tratta, quindi, di un fenomeno in costante e progressiva evoluzione che proprio per questo merita di essere osservato con ricorrenza e regolarità.
A partire dalle puntuali informazioni fornite dai singoli promotori, anche per il 2013 è stata ottenuta una stima abbastanza precisa delle dimensioni del mercato del microcredito in Italia, in termini di numero totale di microcrediti concessi e di ammontare complessivamente erogato.
Pur essendo tra loro molto diverse, le iniziative di microcredito si distinguono innanzitutto per la finalità principale, produttiva o sociale (i primi volti a sostenere l’autoimpiego e le microimprese, i secondi rivolti a persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale). Considerando l’insieme dei programmi in corso si può innanzitutto verificare che la domanda esplicita di microcredito è molto elevata e solo parzialmente l’offerta presente sul mercato riesce a soddisfarla: le richieste di microcredito sottoposte a valutazione sono state 23.500 solo nel 2013. Ma il tasso di soddisfazione della domanda è molto diverso per i due tipi di microcredito: 30% nel caso del mc produttivo e 60% nel caso del mc sociale.
Microcrediti produttivi e sociali si differenziano molto anche in termini di importi medi erogati: 19.000 euro per i primi e 4.300 euro per i secondi, importi molto distanti che spiegano i differenti tassi di soddisfazione appena visti.
Nel 2013, su un totale di circa 10.000 microprestiti (9.941 per la precisione) concessi in Italia nel 2013, il 40% è destinato a quanti puntano ad intraprendere un’attività, mentre il 60% è volto ad interventi socio-assistenziali.
Va tuttavia considerato che se per numero la maggioranza dei microcrediti sono stati concessi con finalità socio-assistenziali, per ammontare erogato prevale invece il valore di quelli concessi con finalità produttive, che assorbono quasi i 3/4 delle risorse complessivamente impiegate, vale a dire oltre 76 milioni di euro, ovvero 50 milioni in più dei 26 milioni volti al microcredito sociale.
Questi primi dati d’insieme confermano la distinzione tra due basilari tipologie: da un lato, gli interventi di carattere socio-assistenziale, significativamente numerosi, ma di importi molto modesti, che però intercettano una quota maggioritaria della domanda espressa; dall’altro lato, il microcredito produttivo, cioè volto all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità, con importi medi erogati più rilevanti e che però, per numerosità, è in grado di soddisfare meno di un terzo della domanda esplicita.
In definitiva, nel 2013 circa 6mila individui/famiglie hanno ricevuto attraverso il microcredito socio-assistenziale, un piccolo aiuto finanziario per l’acquisto di beni e servizi primari, per spese sanitarie, legate all’istruzione ovvero dovute ad una condizione emergenziale; contemporaneamente, altre 4mila persone o piccole ditte hanno ricevuto un sostegno creditizio più consistente per l’avvio o il consolidamento di microattività o di forme autonome di autoimpiego. Tutti soggetti che se avessero voluto accedere al credito bancario ordinario non avrebbero ottenuto alcuna risposta.
Verificando poi i principali cambiamenti intervenuti rispetto ai due anni precedenti, il 2012 e il 2011, si possono misurare le tendenze recenti che restituiscono trend molto positivi del fenomeno.
Anche qui si registrano andamenti molto differenziati, tra microcrediti a finalità sociale e mc produttivi, ma nel complesso i microcrediti concessi aumentano nel biennio 2012-2013 ad un ritmo più sostenuto di quanto erano già cresciuti nel periodo 2011-2012, con un incremento nel triennio dell’81%, vale a dire quasi un raddoppio.
L’ammontare complessivamente erogato, invece, cresce soprattutto nell’ultimo biennio 2012-2013, mentre nel periodo precedente faceva registrare un incremento contenuto, per una variazione complessiva nel triennio pari comunque al 77%; in valori assoluti, l’impegno finanziario del microcredito nel 2013 risulta quindi molto superiore, di circa 44,5 milioni di euro, a quello di due anni prima.
Oltre ad indicare una tendenza alla crescita, i dati appena esposti consentono anche di calcolare che negli ultimi tre anni (2011+2012+2013) in Italia la domanda esplicita è 2,3 volte più consistente del numero dei microcrediti effettivamente erogati, segnalando che l’offerta disponibile non è in grado di soddisfare le crescenti richieste, in special modo quelle per il microcredito produttivo che trovano una risposta solo nel 36,4% dei casi. Nello stesso periodo, sono stati 22.600 gli utenti del microcredito, suddivisi tra una maggioranza (63%) che ha ottenuto un prestito socio-assistenziale ed una minoranza (37%) che ha conseguito un sostegno finalizzato all’impiego. Assommano invece ad oltre 223 milioni di euro le risorse complessivamente anticipate a tali utenti, destinate per il 70% alla creazione di lavoro e solo per il restante 30% volte a coprire bisogni socio-assistenziali. Una mole di finanziamenti che ha arginato l’esclusione finanziaria e sociale attraverso lo strumento del microcredito e che, in assenza di interventi ad hoc come quelli monitorati, non sarebbe stata mobilitata.
A conclusione di questa breve sintesi dei risultati, occorre fare un passo indietro, al 2012, quando fu possibile realizzare un’indagine diretta sui beneficiari di microcredito che hanno avuto accesso ai programmi di microcredito attivi due anni prima, come si conviene nelle indagini valutative, nelle quattro regioni Obiettivo Convergenza. Ciò sia per guardare al fenomeno microcredito da un’altra prospettiva, quella degli utilizzatori, l’unica che consente di verificare come è stato effettivamente impiegato il piccolo prestito ottenuto, sia soprattutto per valutare se esso, specialmente quello produttivo, poteva essere considerato o meno un valido strumento di politica attiva del lavoro capace anche di moltiplicare le occasioni di occupazione.
Proprio le stime tratte da quell’indagine consentono di valutare oggi, alla luce dei risultati relativi all’aggiornamento del monitoraggio delle iniziative di cui si è fin qui trattato, l’occupazione presumibile che il microcredito ha consentito di creare.
Tralasciando l’analisi di molti interessanti dati provenienti da questa fonte e considerando solo quanti hanno utilizzato il microcredito con finalità produttiva, è stato verificato che il ruolo di questo strumento nella creazione di lavoro non si circoscrive ai soli beneficiari: è pur vero che la maggioranza di essi (53,8%), dichiara di lavorare da solo, ma ciò si traduce nel fatto che il restante 46,2% opera, invece, avvalendosi di altre persone, un numero che grazie alle risposte fornite è stato possibile conteggiare.
In altre parole, una quota di utenti di microcredito rappresenta un volano capace di generare occasioni di lavoro (per soci, familiari, dipendenti a tempo indeterminato, collaboratori a tempo determinato e apprendisti) ben superiori al numero degli stessi beneficiari. Tale moltiplicatore, calcolato rapportando il dato dell’occupazione aggiuntiva a tutto l’insieme dei microcrediti erogati con finalità produttiva, è risultato pari a 2,43: ciò vuol dire che 100 utilizzatori producono occupazione, oltre che per loro stessi, anche per altre 143 persone, per un totale di 243 occupati.
Applicando tale moltiplicatore ai microcrediti concessi con finalità produttiva negli ultimi 3 anni, possiamo quindi stimare che l’occupazione aggiuntiva prodotta nel triennio 2011-2013 dal microcredito è stata di oltre 20mila unità, un dato che cresce di anno in anno, e che conferma quanto il microcredito sia da considerare a pieno titolo una politica attiva del lavoro.