Speciali Rivista
TAVOLO 11 - EDUCAZIONE FINANZIARIA E AGRICOLTURA SOCIALE
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< >TAVOLO 11 - EDUCAZIONE FINANZIARIA E AGRICOLTURA SOCIALE
< >Francesco Verbaro - Presidente
< >Tiziana Lang | Isfol,
Francesca Traclò | Economista, Fondazione Rosselli,
Paola Caporale | Centro Studi dell’Ente nazionale per il microcredito,
Stella Coppi | Centro Studi dell’Ente nazionale per il microcredito,
Luca Ciccotti | Guardia di Finanza,
Francesca De Girolamo | Centro Studi dell’Ente nazionale per il microcredito | Discussant
La necessità di intervenire precocemente nei percorsi d’istruzione con moduli dedicati all’educazione finanziaria è ormai universalmente riconosciuta. Le ricerche realizzate in ambito nazionale e internazionale evidenziano come nelle famiglie, in generale, e nei giovani, in particolare, vi sono scarse conoscenze dei concetti finanziari di base e insufficienti abilità statistiche e di calcolo. Un’appropriata educazione finanziaria può contribuire, in una società sempre più dinamica e complessa, a rendere maggiormente responsabile il singolo nelle sue scelte attuali e future in materia di credito e finanza.
La responsabilità del singolo è evidente in una molteplicità di situazioni che richiedono competenze finanziarie almeno di base: dall’acquisto di una polizza assicurativa per auto alle scelte previdenziali di tipo integrativo.
Deve essere educata l’attitudine dei giovani e meno giovani a valutare le proprie prospettive finanziarie future al fine di poter individuare gli strumenti più adeguati a garantirsi un’esistenza dignitosa in ogni fase della vita: studi, inserimento nel mondo del lavoro, fasi di transizione tra un’occupazione e l’altra, creazione di una famiglia, pensione. La conoscenza del “vocabolario di settore” nonché dei concetti di risparmio, investimento, capitalizzazione garantiscono un approccio più sereno e competente alle future scelte previdenziali e nel complesso alla gestione dei propri guadagni e risparmi. Può inoltre contribuire a prevenire la condizione di “non-bancabilità” che caratterizza ampie fasce di popolazione, in particolare, dall’esplosione della crisi economica nel 2008. L’attenzione dell’Unione europea e dei singoli Stati membri nei confronti delle difficoltà nell’accesso al credito da parte di chi non può offrire garanzie reali e vive lunghe fasi di disoccupazione, è testimoniata dall’esistenza di strumenti finanziari dedicati all’inclusione sociale ed economica di queste persone. Un esempio tra tutti è lo strumento europeo di microfinanza Progress che dal 2010 a oggi ha finanziato lo start up di circa 31.000 microimprese e attività autonome da parte di persone disoccupate o finanziariamente escluse. I settori economici prescelti per l’avvio di queste attività sono stati in prevalenza quelli del commercio (32%) e dell’agricoltura (21%) che raccolgono unitamente oltre il 50 per cento del totale delle imprese avviate.
Circa 4000 i micro-imprenditori agricoli sono stati aiutati a far partire o consolidare le proprie attività rurali provenendo dalla condizione di disoccupati o finanziariamente esclusi a causa della loro incapacità di fornire garanzie reali alle banche e altre istituzioni che operano nel mercato del credito tradizionale. Lo stesso rapporto evidenzia che il 43 per cento degli intervistati si trovava nella fascia di reddito inferiore a quella fissata a livello nazionale per l’accesso agli aiuti sociali, quindi ad alto “rischio di povertà”. Infine, ma non ultimo, è bene rammentare che per avere una buona classe imprenditoriale, anche nella microimpresa, è essenziale favorire l’educazione alla gestione d’impesa compreso l’utilizzo degli incentivi e dei prodotti finanziari dedicati.
La scuola è il luogo privilegiato dove diffondere possibili iniziative formative finanziarie in modo efficace e con effetti duraturi, perché consente di raggiungere ampie fasce di popolazione di ogni condizione sociale con funzione anticipatrice rispetto al periodo della vita in cui solitamente si prendono decisioni di carattere economico. Lo stesso inserimento nell’indagine PISA 2012 (OCSE) di un modulo opzionale sulle competenze finanziarie (financial literacy) è indicativo dell’importanza riconosciuta al tema dalle istituzioni. Anche l’Italia ha aderito a questa proposta e ha confermato la partecipazione degli studenti italiani per la rilevazione del 2015 i cui risultati saranno presentati nel prossimo mese di luglio. In Italia dal 2007 il MIUR e Banca d’Italia hanno avviato un progetto sperimentale di educazione finanziaria nelle scuole. Nell’anno scolastico 2014-2015 hanno partecipato oltre 2.800 classi e 60.000 studenti.
La responsabilità del singolo è evidente in una molteplicità di situazioni che richiedono competenze finanziarie almeno di base: dall’acquisto di una polizza assicurativa per auto alle scelte previdenziali di tipo integrativo.
Deve essere educata l’attitudine dei giovani e meno giovani a valutare le proprie prospettive finanziarie future al fine di poter individuare gli strumenti più adeguati a garantirsi un’esistenza dignitosa in ogni fase della vita: studi, inserimento nel mondo del lavoro, fasi di transizione tra un’occupazione e l’altra, creazione di una famiglia, pensione. La conoscenza del “vocabolario di settore” nonché dei concetti di risparmio, investimento, capitalizzazione garantiscono un approccio più sereno e competente alle future scelte previdenziali e nel complesso alla gestione dei propri guadagni e risparmi. Può inoltre contribuire a prevenire la condizione di “non-bancabilità” che caratterizza ampie fasce di popolazione, in particolare, dall’esplosione della crisi economica nel 2008. L’attenzione dell’Unione europea e dei singoli Stati membri nei confronti delle difficoltà nell’accesso al credito da parte di chi non può offrire garanzie reali e vive lunghe fasi di disoccupazione, è testimoniata dall’esistenza di strumenti finanziari dedicati all’inclusione sociale ed economica di queste persone. Un esempio tra tutti è lo strumento europeo di microfinanza Progress che dal 2010 a oggi ha finanziato lo start up di circa 31.000 microimprese e attività autonome da parte di persone disoccupate o finanziariamente escluse. I settori economici prescelti per l’avvio di queste attività sono stati in prevalenza quelli del commercio (32%) e dell’agricoltura (21%) che raccolgono unitamente oltre il 50 per cento del totale delle imprese avviate.
Circa 4000 i micro-imprenditori agricoli sono stati aiutati a far partire o consolidare le proprie attività rurali provenendo dalla condizione di disoccupati o finanziariamente esclusi a causa della loro incapacità di fornire garanzie reali alle banche e altre istituzioni che operano nel mercato del credito tradizionale. Lo stesso rapporto evidenzia che il 43 per cento degli intervistati si trovava nella fascia di reddito inferiore a quella fissata a livello nazionale per l’accesso agli aiuti sociali, quindi ad alto “rischio di povertà”. Infine, ma non ultimo, è bene rammentare che per avere una buona classe imprenditoriale, anche nella microimpresa, è essenziale favorire l’educazione alla gestione d’impesa compreso l’utilizzo degli incentivi e dei prodotti finanziari dedicati.
La scuola è il luogo privilegiato dove diffondere possibili iniziative formative finanziarie in modo efficace e con effetti duraturi, perché consente di raggiungere ampie fasce di popolazione di ogni condizione sociale con funzione anticipatrice rispetto al periodo della vita in cui solitamente si prendono decisioni di carattere economico. Lo stesso inserimento nell’indagine PISA 2012 (OCSE) di un modulo opzionale sulle competenze finanziarie (financial literacy) è indicativo dell’importanza riconosciuta al tema dalle istituzioni. Anche l’Italia ha aderito a questa proposta e ha confermato la partecipazione degli studenti italiani per la rilevazione del 2015 i cui risultati saranno presentati nel prossimo mese di luglio. In Italia dal 2007 il MIUR e Banca d’Italia hanno avviato un progetto sperimentale di educazione finanziaria nelle scuole. Nell’anno scolastico 2014-2015 hanno partecipato oltre 2.800 classi e 60.000 studenti.
Premessa e contesto (ambito nazionale, internazionale, europeo, pvs,...)
Il tema della financial education è sempre più attuale per le implicazioni che riveste, in una società sempre più dinamica e complessa, nel rendere maggiormente responsabile il singolo in materia di credito e finanza.
La necessità di intervenire precocemente nei percorsi d’istruzione con moduli dedicati all’educazione finanziaria è ormai universalmente riconosciuta. Le ricerche realizzate in ambito nazionale e internazionale evidenziano come nelle famiglie, in generale, e nei giovani, in particolare, vi siano scarse conoscenze dei concetti finanziari di base e insufficienti abilità statistiche e di calcolo.
Per quanto concerne l’Italia, come anticipato nella concept note del Tavolo, la situazione è fotografata abbastanza chiaramente nei rapporti dell’OCSE sull’indagine PISA e sui risultati in Italia dell’indagine PIAAC-OCSE (“Programme for the International Assessment of Adult Competencies”), che ci vedono in posizioni parecchio arretrate rispetto agli altri paesi dell’Unione europea, ma non solo.
In particolare, nelle competenze matematiche (numeracy) il punteggio medio degli adulti italiani tra i 16 e i 65 anni è pari a 247, un punteggio significativamente inferiore rispetto alla media OCSE dei Paesi che partecipano all’indagine (pari a 269 punti). Di questi, il 39% si colloca al cosiddetto Livello 2 di performance (intermedio) nel dominio di numeracy, mentre il Livello 3 superiore è raggiunto dal 28,9% della popolazione. Ben il 31,9% degli adulti non supera il Livello 1, o inferiore, caratterizzato da competenze matematiche molto elementari. Dal confronto internazionale l’Italia si colloca significativamente al di sotto della media OCSE insieme a Danimarca, Germania, Stati Uniti, Austria, Cipro, Polonia, Irlanda, Francia, e Spagna. I Paesi che si collocano significativamente sopra la media OCSE sono Giappone, Finlandia, Paesi Bassi, Australia, Svezia, Norvegia, Estonia e Belgio le cui popolazioni raggiungono il livello 3 della classificazione; mentre tutti gli altri Paesi (Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Canada, Korea, e Paesi del Regno Unito) non presentano differenze statisticamente importanti rispetto alla media OCSE1.
L’OCSE ha promosso la creazione di un network di esperti internazionali sull’educazione finanziaria (INFE) con l’obiettivo di definire le priorità in materia e di facilitare la diffusione delle migliori prassi in questo campo.
Da parte della Commissione europea è stata emanata a fine 2007 la Comunicazione “Un mercato unico per l’Europa del XXI secolo” (COM(2007) 724), che al suo interno indicava l’educazione finanziaria quale elemento essenziale affinché il mercato unico apportasse benefici diretti ai cittadini europei mettendoli in condizione di decidere con cognizione di causa sull’acquisto di servizi finanziari nonché di comprendere alcuni elementi basilari di finanza personale.
Inoltre, nel 2008 la Commissione europea ha costituito un gruppo di esperti in materia di educazione finanziaria per condividere e promuovere le pratiche ottimali in materia; fornire pareri alla Commissione circa le modalità di attuazione dei principi relativi all’offerta di programmi di educazione finanziaria di elevata qualità; coadiuvare la Commissione nell’individuazione di eventuali ostacoli legislativi, regolamentari, amministrativi e d’altro genere all’offerta educativa in materia finanziaria e fornire pareri sul modo di affrontare gli ostacoli così individuati; contribuire alla preparazione delle varie iniziative presentate nella comunicazione sull’«Educazione finanziaria» e alla valutazione di tali iniziative. Il gruppo di esperti ha concluso i propri lavori a fine 2010.
Obiettivo degli organismi internazionali e delle istituzioni europee appare, dunque, quello di migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria e promuovere il consumo responsabile dei prodotti finanziari.
Il Tavolo ha infine rilevato come tale miglioramento possa essere ottenuto solo se si favorirà al contempo l’accesso da parte del pubblico ai servizi bancari e finanziari di base (financial inclusion)2 la cui complessità e segmentazione (conto corrente, Bancomat/carte di credito, mutuo, prestiti, assicurazioni, fondi pensione, polizze infortuni/vita, ecc.) sono andate aumentando nel tempo.
In relazione all’educazione finanziaria degli adulti, presso i servizi sociali di molti enti locali sono stati attivati programmi di questo tipo, dove l’assistenza di personale specializzato è affiancata all’erogazione di un sussidio o di altri servizi da parte dell’amministrazione (pagamento delle utenze di gas e/o luce per un periodo dell’anno, acquisto di piccoli elettrodomestici, banco alimentare, ecc.). L’assistenza si esplica nell’affiancare la famiglia nelle scelte sul risparmio e investimento delle “entrate” (anche minime) tenuto conto delle “uscite” previste e/o impreviste. Il meccanismo della SIA (sussidio per l’inclusione attiva) sperimentato dal Governo nei nuclei famigliari in condizione di povertà residenti in alcune aree metropolitane nel 2014 si basa sul medesimo meccanismo3.
Quanto al legame tra educazione finanziaria e investimento in agricoltura4, il Tavolo di lavoro ha rilevato come quest’ultima rappresenti uno dei settori produttivi scelti con maggiore frequenza dai beneficiari di micro-prestiti. Sono stati richiamati i risultati del monitoraggio annuale dello Strumento di microfinanza Progress5 e del rapporto del valutatore indipendente sul medesimo programma6, secondo i quali ammonterebbero a circa 6000 le nuove realtà (micro)-imprenditoriali avviate tra il 2010 e il 2014 nel territorio dell’UE grazie a questo strumento finanziario della Commissione europea. Queste imprese, come previsto dal programma Progress, sono gestite in massima parte da persone in precedenza disoccupate o, comunque, non in grado di fornire garanzie reali al sistema del credito tradizionale.
Il tema della financial education è sempre più attuale per le implicazioni che riveste, in una società sempre più dinamica e complessa, nel rendere maggiormente responsabile il singolo in materia di credito e finanza.
La necessità di intervenire precocemente nei percorsi d’istruzione con moduli dedicati all’educazione finanziaria è ormai universalmente riconosciuta. Le ricerche realizzate in ambito nazionale e internazionale evidenziano come nelle famiglie, in generale, e nei giovani, in particolare, vi siano scarse conoscenze dei concetti finanziari di base e insufficienti abilità statistiche e di calcolo.
Per quanto concerne l’Italia, come anticipato nella concept note del Tavolo, la situazione è fotografata abbastanza chiaramente nei rapporti dell’OCSE sull’indagine PISA e sui risultati in Italia dell’indagine PIAAC-OCSE (“Programme for the International Assessment of Adult Competencies”), che ci vedono in posizioni parecchio arretrate rispetto agli altri paesi dell’Unione europea, ma non solo.
In particolare, nelle competenze matematiche (numeracy) il punteggio medio degli adulti italiani tra i 16 e i 65 anni è pari a 247, un punteggio significativamente inferiore rispetto alla media OCSE dei Paesi che partecipano all’indagine (pari a 269 punti). Di questi, il 39% si colloca al cosiddetto Livello 2 di performance (intermedio) nel dominio di numeracy, mentre il Livello 3 superiore è raggiunto dal 28,9% della popolazione. Ben il 31,9% degli adulti non supera il Livello 1, o inferiore, caratterizzato da competenze matematiche molto elementari. Dal confronto internazionale l’Italia si colloca significativamente al di sotto della media OCSE insieme a Danimarca, Germania, Stati Uniti, Austria, Cipro, Polonia, Irlanda, Francia, e Spagna. I Paesi che si collocano significativamente sopra la media OCSE sono Giappone, Finlandia, Paesi Bassi, Australia, Svezia, Norvegia, Estonia e Belgio le cui popolazioni raggiungono il livello 3 della classificazione; mentre tutti gli altri Paesi (Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Canada, Korea, e Paesi del Regno Unito) non presentano differenze statisticamente importanti rispetto alla media OCSE1.
L’OCSE ha promosso la creazione di un network di esperti internazionali sull’educazione finanziaria (INFE) con l’obiettivo di definire le priorità in materia e di facilitare la diffusione delle migliori prassi in questo campo.
Da parte della Commissione europea è stata emanata a fine 2007 la Comunicazione “Un mercato unico per l’Europa del XXI secolo” (COM(2007) 724), che al suo interno indicava l’educazione finanziaria quale elemento essenziale affinché il mercato unico apportasse benefici diretti ai cittadini europei mettendoli in condizione di decidere con cognizione di causa sull’acquisto di servizi finanziari nonché di comprendere alcuni elementi basilari di finanza personale.
Inoltre, nel 2008 la Commissione europea ha costituito un gruppo di esperti in materia di educazione finanziaria per condividere e promuovere le pratiche ottimali in materia; fornire pareri alla Commissione circa le modalità di attuazione dei principi relativi all’offerta di programmi di educazione finanziaria di elevata qualità; coadiuvare la Commissione nell’individuazione di eventuali ostacoli legislativi, regolamentari, amministrativi e d’altro genere all’offerta educativa in materia finanziaria e fornire pareri sul modo di affrontare gli ostacoli così individuati; contribuire alla preparazione delle varie iniziative presentate nella comunicazione sull’«Educazione finanziaria» e alla valutazione di tali iniziative. Il gruppo di esperti ha concluso i propri lavori a fine 2010.
Obiettivo degli organismi internazionali e delle istituzioni europee appare, dunque, quello di migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria e promuovere il consumo responsabile dei prodotti finanziari.
Il Tavolo ha infine rilevato come tale miglioramento possa essere ottenuto solo se si favorirà al contempo l’accesso da parte del pubblico ai servizi bancari e finanziari di base (financial inclusion)2 la cui complessità e segmentazione (conto corrente, Bancomat/carte di credito, mutuo, prestiti, assicurazioni, fondi pensione, polizze infortuni/vita, ecc.) sono andate aumentando nel tempo.
In relazione all’educazione finanziaria degli adulti, presso i servizi sociali di molti enti locali sono stati attivati programmi di questo tipo, dove l’assistenza di personale specializzato è affiancata all’erogazione di un sussidio o di altri servizi da parte dell’amministrazione (pagamento delle utenze di gas e/o luce per un periodo dell’anno, acquisto di piccoli elettrodomestici, banco alimentare, ecc.). L’assistenza si esplica nell’affiancare la famiglia nelle scelte sul risparmio e investimento delle “entrate” (anche minime) tenuto conto delle “uscite” previste e/o impreviste. Il meccanismo della SIA (sussidio per l’inclusione attiva) sperimentato dal Governo nei nuclei famigliari in condizione di povertà residenti in alcune aree metropolitane nel 2014 si basa sul medesimo meccanismo3.
Quanto al legame tra educazione finanziaria e investimento in agricoltura4, il Tavolo di lavoro ha rilevato come quest’ultima rappresenti uno dei settori produttivi scelti con maggiore frequenza dai beneficiari di micro-prestiti. Sono stati richiamati i risultati del monitoraggio annuale dello Strumento di microfinanza Progress5 e del rapporto del valutatore indipendente sul medesimo programma6, secondo i quali ammonterebbero a circa 6000 le nuove realtà (micro)-imprenditoriali avviate tra il 2010 e il 2014 nel territorio dell’UE grazie a questo strumento finanziario della Commissione europea. Queste imprese, come previsto dal programma Progress, sono gestite in massima parte da persone in precedenza disoccupate o, comunque, non in grado di fornire garanzie reali al sistema del credito tradizionale.
Note
1. G. Di Francesco (a cura di), PIAAC-OCSE: rapporto nazionale sulle competenze degli adulti, ISFOL, Roma, 2014.
2. In proposito cfr. Verbaro F., “Educare alla finanza”, in Microfinanza n. 10, Anno III, 2015.
3. In proposito cfr. Tenaglia S. “Lo strumento SIA”, in Microfinanza n. 6, Anno II, 2014.
4. In proposito cfr. Lang, T. “Microfinanza e sostegno dell’UE alle microimprese (agricole)”, in Microfinanza n.10, Anno III, 2015.
5. European Commission, Implementation of the European Progress Microfinance Facility – 2013, COM (2014) 639 final, 2014.
6. In proposito cfr. Lang, T. “Microfinanza per l’inclusione sociale. Dove siamo, dove si va”, in Microfinanza n.10, Anno III, 2015.
Criticità
Livello ancora insufficiente di conoscenza dei concetti finanziari di base e delle abilità statistiche e di calcolo in Italia, in particolare, tra i giovani e nelle famiglie (adulti). Cfr. dati OCSE.
1 Aumentata complessità e segmentazione dei servizi finanziari (conto corrente, Bancomat/carte di credito, mutuo, prestiti, assicurazioni, fondi pensione, polizze infortuni/vita, ecc.).
2 Quasi totale assenza di programmi di alfabetizzazione, formazione e accompagnamento alla gestione consapevole delle risorse finanziarie da parte di giovani e adulti.
3 Scarsa conoscenza degli esiti dei programmi di educazione finanziaria sinora attuati in Italia (MIUR-Banca d’Italia, nonché quelli realizzati da numerosi altri soggetti pubblici e privati a livello locale, come ad es. Consorzio Patti Chiari).
4 Assenza di un programma/piano nazionale per l’educazione finanziaria e per l’educazione all’imprenditorialità di giovani e adulti.
5 Carenza (assenza) di servizi gratuiti di sostegno e affiancamento ai beneficiari finali del microcredito (consulenza, mentoring, tutoring, ecc.) nei primi anni di gestione del prestito.
6 Assenza di un repository delle buone pratiche realizzate in materia e di un “vademecum” sulla corretta educazione finanziaria di giovani e adulti (con differenziazione dei percorsi e delle metodologie).
7 Scarsa conoscenza degli esiti e delle ricadute occupazionali dei microcrediti erogati per la creazione di (micro) imprese in agricoltura.
Livello ancora insufficiente di conoscenza dei concetti finanziari di base e delle abilità statistiche e di calcolo in Italia, in particolare, tra i giovani e nelle famiglie (adulti). Cfr. dati OCSE.
1 Aumentata complessità e segmentazione dei servizi finanziari (conto corrente, Bancomat/carte di credito, mutuo, prestiti, assicurazioni, fondi pensione, polizze infortuni/vita, ecc.).
2 Quasi totale assenza di programmi di alfabetizzazione, formazione e accompagnamento alla gestione consapevole delle risorse finanziarie da parte di giovani e adulti.
3 Scarsa conoscenza degli esiti dei programmi di educazione finanziaria sinora attuati in Italia (MIUR-Banca d’Italia, nonché quelli realizzati da numerosi altri soggetti pubblici e privati a livello locale, come ad es. Consorzio Patti Chiari).
4 Assenza di un programma/piano nazionale per l’educazione finanziaria e per l’educazione all’imprenditorialità di giovani e adulti.
5 Carenza (assenza) di servizi gratuiti di sostegno e affiancamento ai beneficiari finali del microcredito (consulenza, mentoring, tutoring, ecc.) nei primi anni di gestione del prestito.
6 Assenza di un repository delle buone pratiche realizzate in materia e di un “vademecum” sulla corretta educazione finanziaria di giovani e adulti (con differenziazione dei percorsi e delle metodologie).
7 Scarsa conoscenza degli esiti e delle ricadute occupazionali dei microcrediti erogati per la creazione di (micro) imprese in agricoltura.
Soluzioni/proposte
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Il Tavolo di lavoro, sulla base delle criticità rilevate, propone di implementare le seguenti soluzioni e piste di lavoro:
1 Predisposizione da parte dell’ENM di una bozza di direttiva della PCM sull’Educazione finanziaria per i giovani e per gli adulti, in alternativa di un Accordo quadro tra le Istituzioni competenti (MIUR, MEF, MLPS, MISE), gli enti locali (ANCI, Coordinamento delle Regioni e P.A.) e le associazioni rappresentative dei settori del credito e della finanza per la realizzazione di un Piano nazionale sull’educazione finanziaria di giovani e adulti che preveda l’inserimento di moduli sull’educazione finanziaria nei programmi di istruzione scolastica e di educazione alla cittadinanza attiva.
2 Creazione di un monitoraggio delle attività/programmi di educazione finanziaria realizzati in Italia e di un repository delle buone pratiche
3 Creazione di un “vademecum” sulla corretta educazione finanziaria di giovani e adulti (con differenziazione dei percorsi e delle metodologie) rivolto ai possibili promotori di programmi di financial education.
4 Aumentare la diffusione di servizi gratuiti di sostegno e affiancamento ai beneficiari finali del microcredito (consulenza, mentoring, tutoring, ecc.) nei primi anni di gestione del prestito ricorrendo alle risorse dei programmi operativi co-finanziati dai Fondi SIE 2014-2020, in particolare il FSE e il FESR.
5 Realizzare il monitoraggio e la valutazione degli esiti (livello di inclusione finanziaria) e delle ricadute occupazionali dei microcrediti erogati per la creazione di (micro) imprese in agricoltura.
Risorse: Fondi SIE della programmazione 2014-2020 (in particolare: PON Istruzione, PON Inclusione sociale, PON SPAO, PON Impresa e competitività, POR FSE e FESR laddove sono presenti misure dedicate agli strumenti finanziari per la creazione e il consolidamento di micro- e piccola impresa e autoimpiego).
(distinte tra: strumenti finanziari, attività tecniche, normativa/regolamentazione, proposte progettuali, fondi di finanziamento, altro)
Il Tavolo di lavoro, sulla base delle criticità rilevate, propone di implementare le seguenti soluzioni e piste di lavoro:
1 Predisposizione da parte dell’ENM di una bozza di direttiva della PCM sull’Educazione finanziaria per i giovani e per gli adulti, in alternativa di un Accordo quadro tra le Istituzioni competenti (MIUR, MEF, MLPS, MISE), gli enti locali (ANCI, Coordinamento delle Regioni e P.A.) e le associazioni rappresentative dei settori del credito e della finanza per la realizzazione di un Piano nazionale sull’educazione finanziaria di giovani e adulti che preveda l’inserimento di moduli sull’educazione finanziaria nei programmi di istruzione scolastica e di educazione alla cittadinanza attiva.
2 Creazione di un monitoraggio delle attività/programmi di educazione finanziaria realizzati in Italia e di un repository delle buone pratiche
3 Creazione di un “vademecum” sulla corretta educazione finanziaria di giovani e adulti (con differenziazione dei percorsi e delle metodologie) rivolto ai possibili promotori di programmi di financial education.
4 Aumentare la diffusione di servizi gratuiti di sostegno e affiancamento ai beneficiari finali del microcredito (consulenza, mentoring, tutoring, ecc.) nei primi anni di gestione del prestito ricorrendo alle risorse dei programmi operativi co-finanziati dai Fondi SIE 2014-2020, in particolare il FSE e il FESR.
5 Realizzare il monitoraggio e la valutazione degli esiti (livello di inclusione finanziaria) e delle ricadute occupazionali dei microcrediti erogati per la creazione di (micro) imprese in agricoltura.
Risorse: Fondi SIE della programmazione 2014-2020 (in particolare: PON Istruzione, PON Inclusione sociale, PON SPAO, PON Impresa e competitività, POR FSE e FESR laddove sono presenti misure dedicate agli strumenti finanziari per la creazione e il consolidamento di micro- e piccola impresa e autoimpiego).
Proposta: riformulare il titolo del Tavolo di lavoro in: “Educazione finanziaria e utilizzo del microcredito per l’agricoltura”.