LA VIA ITALIANA AL MICROCREDITO

Print Friendly, PDF & Email

TITOLO DEL WORKSHOP: La via italiana al microcredito

COORDINATORE: Marco Paoluzi - Responsabile Area Credito Ente Nazionale per il Microcredito
RELATORI: Diego Rizzato - Direttore generale Microcredito Italiano Spa Stefano Cocchieri - Head of soft loans contributions and subsides Unicredit Spa Guglielmo Belardi - Presidente del comitato di indirizzo del RTI, Gestore del Fondo di Garanzia per le Pmi Andrea Nardone - Segretario Generale di Fondazione Risorsa Donna

Sintesi Il Dott. Paoluzi, coordinatore del workshop, ha aperto la tavola rotonda illustrando il percorso compiuto fino ad oggi dal microcredito che ha assunto negli anni una diffusione ed un radicamento molto forte nel nostro paese. In particolare il microcredito imprenditoriale ha avuto un incremento notevole grazie alla garanzia del Fondo di Garanzia per le PMI che ha permesso agli istituti finanziari di esercitare questo strumento di finanza ordinaria come previsto dall’art. 111 TUB. L’obiettivo del tavolo è stato quello di invitare gli operatori presenti ad indicare i loro suggerimenti circa il funzionamento futuro del microcredito. Lo stesso coordinatore ha offerto due spunti di riflessione: innanzitutto, per il microcredito sociale, ravvisa la necessità di reperire una garanzia di natura pubblica al pari di quella prevista per quello imprenditoriale, prevista a sua volta dal Fondo di garanzia per le PMI. Uno dei percorsi possibili è valutare insieme con il Mef la possibilità di utilizzare le risorse stanziate per il Fondo di prevenzione antiusura. L’altra riflessione riguarda la necessità di reperire una garanzia sussidiaria a quella delle PMI al fine di poter includere finanziariamente anche coloro che i quali hanno conseguito delle segnalazioni nelle Centrali Rischi. Al momento i soggetti che hanno avuto un fallimento o una difficoltà nel loro percorso imprenditoriale sono i veri emarginati dal credito, mentre noi crediamo che si possa partire proprio da loro fornendo una seconda possibilità e capitalizzando il loro patrimonio di esperienza. Una soluzione di questo genere potrebbe essere individuata grazie al supporto di Cassa Depositi e Prestiti. Successivamente sono intervenuti nel seguente ordine: il Dott Belardi, il Dott. Cocchieri, il Dott. Rizzato ed infine il Dott. Nardone. Il Dott. Guglielmo Belardi ha fatto presente che, dopo una partenza lenta, dal 2015 c’è stato una escalation nelle prenotazioni al Fondo di Garanzia per le PMI grazie alla previsione anche per le banche di poter ricorrere alla prenotazione del Fondo. Ha, però, affermato che il microcredito è uno strumento migliorabile perché secondo la sua opinione sono riscontrabili due ordini di problemi. Il primo è che la normativa del 2014 ha ancora dei lati oscuri: i requisiti soggettivi del richiedente microcredito imprenditoriale sono difficili da accertare (L’art. 1 del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n.176/2014 esclude che i finanziamenti possano essere concessi ad una impresa che al momento della richiesta presenti un livello di indebitamento superiore a 100.000 euro. Non è specificato, però, se l’indebitamento sia solo quello finanziario oppure anche commerciale. Il problema è che l’indebitamento commerciale si evince solo dal bilancio, che, non viene redatto nel caso di ditta individuale o libero professionista che, comunque, può accedere al microcredito. Discorso similare vale per il requisito dell’attivo patrimoniale, necessario per ottenere il finanziamento, che deve ammontare complessivamente per anno a 300.000 euro, nei tre esercizi antecedenti la data di richiesta di finanziamento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore -Disposizioni attuative del Decreto MEF n.176/2014-. Attivo patrimoniale che, sempre nel caso di una ditta individuale, non è riscontrabile in alcun modo in assenza di bilanci). Il secondo è che nel microcredito il punto di forza e allo stesso tempo il punto dolente sono i servizi ausiliari: le persone non bancabili hanno bisogno di essere aiutate nella valutazione della loro idea imprenditoriale, però, nessuno sa come poter qualificare “specializzati” gli incaricati di svolgere i servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio. Pertanto occorrerebbe intervenire quanto prima per individuare il limite minimo di tali servizi e circostanziare tali figure professionali, disciplinando le modalità per la loro selezione. Il Dott. Stefano Cocchieri ha rappresentato come l’Unicredit stia attendendo che gli operatori di microcredito iscritti nell’albo unico ex art.111 TUB diventino operativi sul mercato perché a differenza delle banche possono erogare microcredito senza compiere una valutazione del merito creditizio e garantendo l’effettivo l’espletamento dei servizi ausiliari. Nell’attesa, in qualità di primo gruppo bancario che ha risposto al microcredito, l’Unicredit, nella persona del suo amministratore delegato, sta analizzando la propria situazione interna in merito al microcredito per valutare la possibilità di svolgere sia attività di service sia di erogazione del microcredito, anche tramite la possibile realizzazione di una branche appositamente dedicata. Il Dott. Diego Rizzato ha evidenziato, invece, come nell’attesa della normativa per iscriversi nell’albo ex art. 111 TUB il legislatore ha autorizzato le banche a potersi garantire sul Fondo per le PMI per le operazioni di microcredito e che oggi che il vuoto normativo è stato colmato, gli operatori di microcredito si trovano a dover concorrere in materia con le banche, che sono soggetti indubbiamente più strutturati e con maggiore capacità di funding. Il Dott. Rizzato auspica che il microcredito possa quanto prima valorizzare le soft informations del cliente e l’idea imprenditoriale e che si lasci maggior spazio ai 111 TUB che hanno vincoli regolamentari meno rigidi. Le sue proposte sono di semplificare il funding per i 111 TUB e ridurre il suo costo anche chiamando in causa Cassa Depositi e Prestiti, gli enti previdenziali e le fondazioni bancarie. Il Dott. Rizzato propone una forma di collaborazione tra le banche e i 111 TUB che possa consentire una più elevata qualità del microcredito erogato alle imprese. In ultimo è intervenuto il Dott. Andrea Nardone che ha osservato come il microcredito che è uno strumento di inclusione, viene trattato, invece, dal legislatore come uno strumento finanziario. Il Dott. Nardone ipotizza l’intervento di altri Ministeri, come ad esempio quello del Lavoro e delle Politiche Sociali per rendere più solido il microcredito e suggerisce di prendere spunto dal modello di erogazione del microcredito adottato in Francia dove, grazie ai contributi pubblici e privati, si sostengono le spese per le pratiche di microcredito. Ha messo in evidenza, invece, come sia un controsenso che in Italia il costo dei servizi ausiliari sia addebitato ai richiedenti.

Print Friendly, PDF & Email